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“Questa ragazza” disse Suor Ologna ad Again “è un'infermiera, non una suora. A me interessa come svolge il suo lavoro qui. Il resto sono affari suoi.” Fissando l'uomo. “Ed ora che il vostro amico è stato medicato, vi pregherei di andarvene. Questo è un ospedale e non un circolo. Andate altrove a scaricare il disprezzo che nutrite verso la mia Fede.”
“Preti e monache...” con odio Agian “... cosa potevo aspettarmi da gente come voi? E sia, difendetevi pure questa sgualdrinella...” indicando Marwel “... ma il giorno in cui Canabias giungerà a liberare il popolo, quelli come voi marciranno nei campi di lavoro della steppa.” “Fuori.” Suor Ologna. E i due uscirono. “Che Dio mi perdoni...” mormorò la suora “... perdoni il mio scatto d'ira...” guardando poi Marwel. |
“Non muovetevi...” disse Icarius a Clio, per poi inginocchiarsi accanto a lei “... si, ho dell'acqua con me...” portando la borraccia sulla bocca della ragazza “... bevete ad agio...” facendola bere.
Si accorse allora della tuta di lei sporca di sangue. “Siete ferita...” mormorò “... riuscite a muovervi? Altrimenti vi porterò io in braccio al mio aereo...” |
Altea lasciò la sua camera e scese di sotto, al pianterreno.
C'era sempre il borghese alle prese col suo solitario, con accanto una ragazza dai capelli bruni. Al bancone poi stavano seduti un uomo con giubbotto militare ed una giovane donna dai capelli rossi. Altri due clienti erano invece appoggiati al camino. E proprio mentre Altea scriveva nel suo quaderno, essendo la più vicina alle scale, udì degli strani rumori provenire dal primo piano. |
Non sapevo se sentirmi più sollevata per il fatto che non si fosse arrabbiato o più a pezzi per ciò che aveva detto.
Com'era possibile che dovunque si andasse c'era sempre un problema, un ostacolo... Mi avvicinai a lui, che stava prendendo dei farmaci e poggiai le mani sui suoi fianchi e la fronte contro la sua schiena. "Scusa, io... sai che non te l'avrei mai detto se avessi saputo cosa c'era dietro, non volevo comportarmi in maniera così sciocca..." sussurrai. |
Quell'uomo mi turbava. In genere riuscivo ad inquadrare le persone nei primi dieci minuti di conversazione, ma con lui mi risultava difficile. Sarcastico, beffardo e arrogante, ma capace di gesti gentili e parole come quelle appena pronunciate. E poi era un pilota, se non avesse attirato la mia curiosità con la sua personalità, sarebbe bastato comunque questo a farmi decidere di tenerlo d'occhio. "Oh oh, vedo che dopotutto non siete il mascalzone che volete far credere..." dissi finendo il mio drink.
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Quell'acqua mi parve la cosa più soave avessi mai bevuto.
Ed era risaputo che io non amassi poi così tanto bere acqua. "Grazie.." cercai di sorridere al cadetto. Poi mi chiesi che ci facesse lì. Perché non erano venuti i miei fratelli a prendermi? Che era successo? Risi piano a quelle parole. L'unico che mi prendeva in braccio di solito era Dimos, al massimo Kostor per prendermi in giro bonariamente. "Ce la faccio, è solo un graffio.." minimizzai "Aiutami ad alzarmi.." mormorai. "Poi mi spiegherai come fa una recluta ad avere un aereo..." lanciandogli un'occhiata incuriosita. Forse erano tutti impegnati nella battaglia, e avevano mandato le reclute a cercarmi. "Sai se i miei stanno tutti bene?" chiesi speranzosa. |
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Presi a giocherellare con il monile, facendolo passare tra un dito e l'altro. E di tanto in tanto i miei occhi tornavano su Guisgard al bancone. Scossi appena il capo infastidita quindi mi alzai all'improvviso. > annunciai e senza attendere altro salii per le scale.Nello spostarmi intravidi una ragazza, che doveva essere una nuova ospite della taverna ma non mi soffermai su di lei. Avevo fretta. Una volta nella mia stanza mi gettai sui bagagli, rovistando fino a trovare il mio vecchio vestito. Con cura ma con impazienza cercai in ogni tasca, ogni piega e cucitura. |
Stavo scrivendo del comportamento del partigiano che mi lasciò libera e mi accorsi vi era più di una persona. Notai vicino all' uomo del solitario una ragazza bruna dal viso pulito ma scosso..la osservai un attimo, era come se qualcosa oltre ad infastidirla la turbasse.
Ad un tratto udii la voce di un uomo raccontare una barzelletta su noi donne e altro ed altri ridere...iniziai a giocherellare con la penna..ero appena arrivata e non potevo permettermi di rispondergli a tono come facevo anni fa con uno simile. Stavo per continuare a scrivere quando udii dei forti rumori al primo piano. La ragazza mi si avvicinò salendo le scale di fretta..che succedeva a quella ragazza? Mi alzai dal tavolo e chiusi il quaderno nascosto dal libro e tenendolo serrato mi avvicinai al bancone dove stava il militare con la donna e mi rivolsi al taverniere.."Scusate, sto udendo dei forti rumori provenienti dal primo piano, potreste controllare?...di questi tempi è sempre meglio stare attenti" e mi volsi verso l' uomo e la donna guardandoli brevemente al volto e qualcosa in quel momento mi turbo'... scossi il pensiero...gli stessi occhi, oh no era una coincidenza. E subito, fingendo indifferenza, mi voltai verso il taverniere. |
Dacey andò nella sua camera e cominciò a rovistare tra i suoi bagagli.
Trovò allora il suo vecchio vestito ed iniziò ad ispezionarlo. Si accorse così, con sua sorpresa, che tra la stoffa vi erano dei fori. In più punti e non erano opera di tarme. I fori infatti erano stati causati da proiettili. Ma proprio in quell'istante la ragazza udì dei rumori strani giungere dalla camera dei due borghesi. |
Cercavo e rovistavo quando mi fermai notando un buco. Lo ispezionai meglio, osservando la trama rotta. In dei punti pareva bruciata come se...
<< Come se fosse stato colpito da un proiettili >> dissi ad alta voce rendendomi conto di quella scoperta. E non vi era un buco ma molti. In più parti del vestito. Non era possibile, qui fori di proiettile però non avevano raggiunto il mio corpo... Ero confusa. I ricordi di quella notte erano confusi e ora questo. Il caos della mia testa fu eguagliato da quell fuori, proveniva dalla stanza dove soggiornavano i borghesi. Nascosi il mio abito ed uscii, andando alla porta della camera dei tre e bussai. << Signori... Tutto bene? Che sta succedendo?>> |
Dacey lasciò la sua stanza e si diresse verso quella dei borghesi.
Dall'interno provenivano ancora quegli strani rumori. Poi la ragazza bussò e di colpo cessarono. Ma nessuno dall'interno le rispose. |
<< Signor Fines... Signor Poeh...>> bussai ancora mentre ormai i rumori era finiti. Portai una mano alla maniglia.
<< Sto entrando...>> avvertii quindi girai la maniglia aprendo la porta. |
“Non parliamone più...” disse Fermer a Gwen “... è inutile, porta solo incomprensioni. Fa come se non ti avessi detto nulla.” Sistemando le medicine. “Accidenti...” non abbiamo più cortisone... bisognerà chiederlo a Baffin... nel suo spaccio c'è di tutto...” cambiando così discorso.
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“Si, stanno tutti bene alla base...” disse Icarius a Clio, aiutandola ad alzarsi “... a parte ovviamente la preoccupazione riguardo alla vostra Sorte...”
Nell'alzarsi però la ragazza avvertì un dolore lacerante al fianco ferito e fu sul punto di accasciarsi. Ma Icarius la sostenne. “Mettete un braccio intorno al mio collo, signore...” fece lui “... poi penserò io a sostenervi... dobbiamo raggiungere quelle rocce laggiù... su, un ultimo sforzo...” |
Sospirai di sollievo.
I miei ragazzi stavano bene. Alzarmi fu difficile, e quasi cedetti, dovendomi appoggiare ad Icarius. "Grazie soldato.." Sorrisi. Lanciai un'occhiata al mio aereo. "Le coordinate... Segnati le coordinate, dobbiamo tornare a pendere il mio aereo.." Mormorai. |
“Io...” disse Guisgard a Gaynor, facendo poi cenno al taverniere di riempirgli ancora il bicchiere “... un mascalzone?” Ridendo. “Oh, ma io sono il re dei gentiluomini.” Bevendo. “Voi mi vedete così, come l'ultimo degli avventurieri, ma vi assicuro che sono, se non di sangue, nobile d'animo.” Divertito. “Ma come mai ve ne andate in giro tutta sola in auto? Alla base legionaria non sono più richiesti i vostri spettacoli? O forse la vita militare vi annoia?” Sarcastico. “Oppure siete di quelle indipendenti? Quelle donne che hanno il bisogno di sentirsi libere sennò vanno in depressione? Anche se non ho mai capito poi da cosa vogliano sentirsi libere.”
Poi Altea si avvicinò al bancone ed informò il taverniere dei rumori uditi in precedenza. E nel farlo lanciò un'occhiata a Guisgard, per poi tornare indifferente. “Rumori strani?” Ripetè il taverniere. “Eh?” Voltandosi Guisgard. “Sopra vi sono Fines e Poeh.” Disse Leones, interrompendo il suo interminabile solitario. Guisgard ed il taverniere allora subito corsero al primo piano, seguiti da Leones. Intanto sopra, davanti alla camera dei due borghesi, Dacey si era insospettita e decise di aprire la porta. E ciò che vide la lasciò basita. La stanza era sottosopra e i due borghesi erano stesi a terra senza conoscenza. |
“Si, state tranquilla...” disse Icarius a Clio, mentre la sosteneva “... verranno poi a recuperare il vostro aereo... su, un ultimo sforzo...”
Raggiunsero alcuni spuntoni rocciosi, dove vi era un aereo. “Sei riuscito a trovarla?” Chiese Palos. “Si, eccola...” annuì Icarius. “Sia lodato il Cielo!” Esclamò l'altro cadetto. “Almeno, forse, non ci fucileranno!” “Gli eroi non si fucilano, ma si premiano.” Sorridendo Icarius. |
Aprii la porta con cautela, cercando di non fare rumori ma ciò che vidi mi strappò un'esclamazione.
<< Oh mio Dio!>> accorsi subito dai due borghesi anche se non sapevo che fare. Fortunatamente fui raggiunta da Leones, Guisgard e il taverniere. << Venite ad aiutami presto, non so che gli è accaduto!>> |
Da quello che dissi sembrò fosse successo qualcosa, seguii il taverniere e il militare ma mi tenni a debita distanza, poi vidi la porta di una stanza aperta.
Guardai dentro senza essere invadente, e mi parse di vedere degli uomini a terra...rimasi perplessa.."Dovremmo sincerarci delle loro condizioni..e forse chiamare la polizia..cosa sarà mai successo?" dissi avanzando e rimanendo di fronte alla porta. |
Incomprensioni? Quali incomprensioni?
Assecondai comunque la sua decisione di cambiare discorso e mi rimisi a lavoro, rimuginando sulla parola che aveva usato. |
Marwel si avvicinò a Suor Ologna e l'abbracciò in segno di riconoscenza. Quell'uomo era malvagio e lei sapeva che prima o poi l'avrebbe incontrato di nuovo e forse avrebbe dovuto tirare fuori altre armi oltre alla lingua tagliente.
"Dio vi perdonerà di sicuro, vi siete arrabbiata a causa mia" disse accarezzandole il viso. "Su, avete un compito da svolgere: insegnare a questa ragazzina ad essere una buona infermiera" sorridendo. |
"Chissà mai perché, ma vi credo..." risposi a Guisgard "Per quanto riguarda me, siete fuori strada... libertà e indipendenza non sono mai state la mia aspirazione. Se sono sola, di sicuro non è per scelta... la vita è beffarda, amico mio, a volte da e a volte toglie... stasera ho una commissione da fare qui al borgo, ma più tardi tornerò al forte a cantare... dopotutto è il mio mestiere, no?"
Poi la richiesta del taverniere di verificare non so cosa stesse succedendo di sopra, così Guisgard lo seguì. Sentii dei rumori, ma non riuscii a capire cosa stesse succedendo. Ero rimasta da sola, così salii anch'io di sopra e vidi una scena sconcertante. I due borghesi con cui avevo cenato la sera prima erano riversi in terra, privi di conoscenza, e la stanza era stata rovistata da cima a fondo. D'istinto corsi nella stanza e mi inginocchiai sui due per controllare se fossero ancora vivi. |
Dacey fece la sconvolgente scoperta.
Un attimo dopo nella stanza arrivarono anche Guisgard, il taverniere e Leones. Altea invece si fermò sulla porta. Un attimo dopo arrivò pure Gaynor, che subito si accertò delle condizioni dei due borghesi. Erano fortunatamente solo svenuti, sebbene fossero stati tramortiti da qualcuno. “Bontà Divina...” disse incredulo Leones. “Sono svenuti...” il taverniere “... aiutatemi a metterli sul letto...” rivolto agli altri. “La finestra è aperta...” avvicinandosi ai vetri Guisgard “... qualcuno è entrato e poi è uscito... e nel frattempo ha rovistato ovunque e stordito Poeh e Fines...” “Ladri?” Chiese Leones. “Forse...” mormorò il militare. |
Aiutai a far stendere i due borghesi nel letto quindi mi alzai guardandomi intorno. Non credevo alla teoria dei ladri. Fors ero paranoica ma era meglio stare allerta. Cercai con lo sguardo Guisgard, avevo bisogno di parlargli ma c'era troppa gente. Troppa. Non potevo dire certe cose davanti a loro.
<< Posso parlarvi?>> presi il militare per un braccio conducendolo fuori dalla stanza, lontano da orecchie indiscrete. |
Fermer e Gwen si rimisero al lavoro.
Ad un tratto entrò un uomo. Era anziano, ma di corporatura robusta, lo sguardo vispo e l'espressione attenta. “Salute.” Disse. “Salute a voi...” sorridendo Fermer “... posso chiedervi chi siete? Non vi ho mai visto al forte...” “Naturale, vi sono appena giunto.” Annuì l'uomo. “Ma in un certo senso ci occupiamo delle medesime cose io e voi. Con la differenza che voi curate il corpo, mentre io mi occupo dell'anima.” “Non comprendo...” stupito Fermer. “Permettete che mi presenti...” con un cenno del capo “... sono Padre Tommaso, il nuovo Cappellano del forte.” |
Sinceramente non sapevo cosa pensare, io ero arrivata da poco ad Evangelia e nemmeno conoscevo la vita di quelle persone.
Aiutai il taverniere e gli altri a stendere gli uomini nel letto ed estrassi una boccettina di lavanda, solitamente me la davano per evitare i giramenti di pressione bassa. E la misi sotto il naso degli sconosciuti svenuti..se fosse stato un semplice svenimento sarebbe funzionato, speravo non fosse di peggio. |
Ci rimettemmo a lavoro e dopo un po' giunse un uomo anziano abbastanza affabile.
Capii subito a cosa si riferiva. "Benvenuto allora" dissi sorridendo "Cosa vi ha portato proprio qui ad Evangelia?" |
Suor Ologna sorrise a Marwel e le accarezzò anch'ella il viso.
“Si, giusto.” Disse. “E basta con ogni formalismo, visto potresti essere mia figlia. Dunque, per prima cosa faremo l'inventario delle medicine rimaste in ospedale. Non sono moltissime ma è bene conoscerle.” E così, pian piano, la religiosa insegnò le nozioni fondamentali alla sua giovane infermiera. L'ospedale non era molto grande, quasi più un ambulatorio e le strutture presenti non reggevano ovviamente il paragone con quelle dell'infermeria della base legionaria. Tuttavia riusciva a svolgere diligentemente il suo compito e permettere alle persone del borgo di curarsi lì. “Abbiamo solo un inconveniente...” la religiosa a Marwel “... non c'è acqua potabile, dunque va raccolta e poi fatta bollire. C'è una fontana nello spiazzo antistante, ti spiace andare a riempire un secchio?” http://www.follow-me-now.de/assets/i...nne_Baxter.jpg |
Alla fine i due poveri borghesi furono messi sul letto.
Altea si avvicinò ed usò una boccettina di lavanda per far riprendere loro conoscenza. Alla fine ci riuscì. “Oh... che male al capo...” disse dolorante Poeh. “Perchè...” indolenzito Fines “... gira tutto?” “Come state?” Chiese il taverniere. “Non benissimo...” rispose Poeh. “Già...” mormorò Fines. “Ma cosa è accaduto?” Domandò Leones. “Io ho un vuoto in testa...” Poeh. “Un vuoto” annuì Fines “ed un gran mal di testa...” “Vi prego, preparereste del caffè?” Leones al taverniere. “Scuro e carico? “Certo, subito.” Annuì il taverniere, per poi andare di sotto. Nel frattempo Dacey aveva preso in disparte Guisgard e i due erano usciti dalla stanza. “Cosa volete dirmi?” Il militare fissando la ragazza. |
In Suor Ologna rivedeva la sua cara zia che l'aveva cresciuta con tanto amore. Era grata a quella donna per non averla lasciata da sola quand'era una bambina e adesso doveva ringraziare Ologna per averle dato la possibilità di rifarsi nella vita.
"Certo, vado subito" disse sorridendo. Prese il secchio ed uscì dall'ospedale per poi raggiungere la fontana. Cominciò a riempire il secchio, mentre quell'acqua cristallina le fece venire in mente una mattina d'estate, quando aveva fatto un bagno nel lago insieme a Danny. Ricordò quanto si erano divertiti e quanto era bello rimanere abbracciati a sorridere e scambiarsi teneri baci. Non riusciva a dimenticarlo e da quando la cartomante le aveva detto che ci sarebbe stato un ritorno dal passato, non riusciva a non pensare a lui e a quanto sarebbe stato bello vederlo tornare e sentirsi di nuovo amata e protetta. |
L'effetto della lavanda ebbe successo fortunatamente, ma i due non ricordavano nulla..anzi chiesero un caffè forte.
"Vi abbiamo trovato a terra svenuti, guardate che tafferuglio vi è qui..per forza qualcuno è entrato dalla finestra..non rammentate nulla di tutto ciò?" guardai i tre borghesi e sorridendo loro dissi.."Scusate la maleducazione, mi hanno insegnato ad essere discreta, spero di non essere stata invadente, il mio nome è Altea comunque, e da poche ore sono qui ad Evangelia ed ospite della taverna..preferite io esca?" non volevo essere di troppo ovviamente. |
Tastai la gola dell'uno e dell'altro... fortunatamente si sentiva il battito del cuore. "Sono solo svenuti" dissi agli altri. Insieme poi li mettemmo distesi sul letto. La faccenda era poco chiara. L'istinto mi diceva che avrei dovuto controllare, ma dovevo passare dal mio contatto e poi al rottamaio. Oh, al diavolo! Ci andrò dopo, di notte se occorre...
Approfittando che Guisgard era uscito dalla stanza con Diana, e che quindi c'erano meno occhi puntati su di me, cominciai a guardarmi in giro nella speranza di trovare una traccia utile a sbrogliare la matassa. Nel frattempo, i due si erano risvegliati, dicendo di non ricordare nulla. Da loro avrei cavato ben poco, ma feci giusto un tentativo. "Signori, non ricordate proprio nulla? Avanti, chiudete di nuovo gli occhi e cercate di pensare... pensate all'attimo prima on cui avete perso conoscenza. Se non avete visto nulla, magari ricorderete un rumore... un odore... qualsiasi cosa, anche la più piccola, può essere utile..." Questo dissi, tornando a cercare in giro un minimo indizio. |
Don Tommaso sorrise a Gwen.
“Il vescovo, naturalmente.” Disse. “Lui mi ha incaricato di giungere qui, in sostituzione del vecchio cappellano andato in pensione per motivi di età. Certo, vi rivelerò, accettare non è stato semplice. Queste lande desertiche, la guerra, il contatto col mondo militare, insomma tutte cose lontanissime dalle mie abitudini, visto sono sempre stato un sacerdote di città. Ma come dicono i Santi Vangeli, Nostro Signore non Ha mai rifiutato nessuno che lo chiamasse a casa sua. E si vede che il mio arrivo qui è parte della Volontà di Dio.” “Padre, cosa pensate di Canabias?” Chiese Fermer. “Uno stato apertamente anticlericale...” “Beh, parlare di comprensione, rispetto, perdono ed Amore nel bel mezzo di una guerra è un po' un paradosso” rispose il chierico “ma io credo che i comunisti siano un po' come dei nostri fratelli confusi, addirittura malati. Crederli lontani da Dio è un errore, oltre che un grave peccato. Loro in realtà hanno molto più bisogno di essergli accanto. Il padre o la madre hanno sempre un occhio di riguardo per il figlio malato.” |
Era ormai sera e l'aria era pungente, fredda, oltre che limpida.
Marwel vedeva l'acqua del secchio incresparsi, mentre infinite goccioline schizzavano ovunque. E ripensava alla sua solitudine, al passato e a quel grande vuoto che sentiva dentro. Le tornarono in mente così le parole della cartomante. E soprattutto la carta che indicava un ritorno. Fu in quell'istante che qualcosa la spinse a guardare in alto. Una sensazione che la portò, istintivamente, a fissare il cielo. Ed allora notò qualcosa. Una luce lontana. Che divenne sempre più grande e vicina. Comprese che si trattava di un aereo. |
Gaynor ed Altea cercarono di far ricordare qualcosa ai due borghesi, ma quelli non serbavano alcun ricordo di ciò che era accaduto nella stanza.
“Piacere, madama Altea...” disse Leones “... e non siate sciocca, non siete di troppo. Anzi siamo in debito con voi per aver fatto riprendere loro conoscenza.” Sorridente, per poi presentare se stesso e gli altri due alla dama di Cherval. Gaynor intanto cercava qualche possibile indizio nella stanza. Era abituata a cercare tracce e a concentrarsi sui particolari infinitesimali, che normalmente sfuggivano alle persone comuni. E ad un tratto notò qualcosa. Un cerotto sporco di sangue secco sul pavimento. |
"Capisco" sorridendo a prete.
Poi lo ascoltai. "Sono sicura che avete ragione, sebbene si stenti un po' a crederlo" sorridendo. |
"Altea.." dissi a Leones e gli altri "Potete chiamarmi Altea, nessuna formalità. Sapete, purtroppo ho ricevuto una educazione particolare e mi hanno insegnato sempre a non essere invadente, ad attenermi ad una certa etichetta" e mi bloccai..stavo andando troppo avanti e avrebbero capito ero nobile "Vedrete col caffè vi sentirete meglio, ne ho bisogno pure io..uno forte..anche se rimane il mistero di quello che è successo...vi manca nulla?" dissi pensierosa e vidi la donna e lo sguardo che vagava nella stanza, sembrava curiosare ma non dissi nulla, fuori vi era la ragazza e il militare...lei era davvero turbata, ma io mi soffermai di nuovo sugli occhi del militare, guardai ogni parte del suo viso..i suoi capelli scuri, quel modo sicuro di sè...ma scossi il capo..ovviamente non temevo lui capisse lo stavo osservando ma sembravo invadente, forse quella era pure la sua fidanzata.
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Vide un aereo sorvolare i cieli di Evangelia e con il naso all'insù lo guardo mentre le luci divenivano sempre più grandi.
Quante volte aveva alzato gli occhi al cielo e aveva guardato gli aerei legionari pensando che in uno di quelli ci fosse il suo Danny? Aveva perso il conto ormai. L'acqua cominciava a traboccare dal secchio e la ragazza si bagnò una mano. Volse dunque lo sguardo all'ospedale, si asciugò le dita bagnate e si avviò. |
Continuavo a guardarmi intorno prima di decidermi a parlare, tenendo un tono molto basso però.
<< Stanno cercando me... Chi ha aggredito i due... Cerca me... Non siamo più al sicuro in questa taverna, in questa città. Per favore dammi retta, é meglio andare via>> |
Guardando in giro, notai sul pavimento un cerotto sporco di sangue. Aspettai un momento in cui nessuno mi stava guardando, lo raccolsi e lo nascosi in una tasca. Lì non avevo più nulla da fare. Salutai la donna che si era presentata come Altea e i due malcapitati, dicendo loro che l'indomani sarei tornata a trovarli. Quando uscii dalla stanza, vidi Guisgard e Diana che bisbigliavano qualcosa fra loro. Ero capitata nel bel mezzo di un'intricata faccenda, intricata e pericolosa, suggeriva il mio istinto. Avrei cercato di venirne a capo, ma non in quel momento. Era tardi e dovevo darmi una mossa. Guardai Guisgard e un brivido mi corse lungo la schiena, ma non sapevo a cosa attribuirlo. Avanzai e salutai i due. "Capitano, miss Diana... io devo andare... magari torno domani per chiedere dei vostri due amici... vi auguro una buona serata..." Un ultimo sguardo a Guisgard e scesi le scale. Salutai anche il taverniere e andai via. Saltai in auto e mi diressi verso il locale del mio contatto. Lo trovai poco dopo, parcheggiai e scesi dall'auto. Entrai nel bar, dove dietro il bancone c'era un ragazzo alto e bruno, di corporatura massiccia. Lo guardai e dissi: "Con questo freddo non mi stupirei di vedere un panda qui fuori..."
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