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Guisgard si accorse che qualcosa non andava in Dacey.
“Vi vedo strana...” disse “... cos'avete?” Poi annuì. “Certo, torniamo alla taverna. E mentre si incamminavano, i due ad un tratto videro un'auto raggiungerli. Era guidata da Gaynor. “Salute...” a lei il militare “... dite, ci dareste un passaggio? Dobbiamo tornare alla taverna e Diana non si sente tanto bene.” |
“Bene.” Disse Suor Ologna a Marwel. “Per prima cosa ci sono da sistemare le medicine sulle mensole. Così da averle bene in vista.”
In quel momento nell'ospedale entrarono due uomini. Uno era malconcio, pieno di lividi e tagli, mentre l'altro, che non riportava alcun segno di colluttazione, era una vecchia conoscenza di Marwel. Infatti la ragazza lo aveva incontrato quando lui le propose di firmare una petizione per mandare via i legionari da Evangelia. |
Il deserto.
Silenzioso, avvolgente, sterminato. Sabbia, rocce e terra ovunque. E più il tempo passava, più l'imbrunire tingeva di ombre quel luogo senza fine. Ombre che in breve presero a sorgere ovunque. Tra le dune, i dossi, i dislivelli, gli sterpi inarditi e i monti che circondavano ogni cosa. Strani versi di creature sconosciute iniziarono ad udirsi, come se l'avanzare del crepuscolo stesse risvegliando le misteriose e selvagge bestie che abitavano in quelle lande sterili ed inospitali. Clio ormai non aveva più forze e la sete era diventata insopportabile. Cominciò allora ad udire strani rumori, che poi divennero voci. Le voci dei suoi fratelli che ridevano e scherzavano tra una bevuta e l'altra. Eppure intorno a lei vi era solo silenzio. Un silenzio che sembrava l'eco della morte. |
Sentii Fermer cingermi da dietro i fianchi e sussurrare tra i miei capelli, mentre mi stringeva contro il suo petto ed io chiudevo gli occhi assaporando quella sensazione.
Anche io sarei voluta scappare. Mi lasciò subito quando entrò un militare, che portò i resoconti sui legionari convalescenti e andò via. "Anch'io vorrei scappare... Per evitare ad entrambi di amarci di nascosto, come clandestini... come se fosse sbagliato..." dissi piano, con poca voce, mentre continuavo a guardare l'oscurità del deserto oltre la finestra e portavo di nuovo le sue braccia attorno ai miei fianchi. Era una cosa che non potevo sopportare. Ero venuta ad Evangelia preparata a tutto, alla guerra, ai numerosi morti durante gli attacchi, ma non a questo. "Ci dev'essere un modo per non dover più sopportare tutto questo..." mormorai, voltando poi la testa indietro per trovare i suoi occhi. Ovviamente, era solo una frecciatina per spingerlo a parlarmi della lettera che avevo trovato, ma non potevo ovviamente chiederglielo apertamente. http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:A...hFXDpGRmVIrq-V |
"Ma certo, salite pure... in effetti siete molto pallida, Diana..." mentre loro salivano in auto, io feci molta attenzione a ficcare la mia borsa sotto il sedile, in modo che non ne scorgessero il contenuto. Una volta saliti, ripresi a guidare in direzione della taverna.
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"Bene, non vedo l' ora di assaggiare ciò che vostra moglie preparerà..non preoccupatevi, posso aspettare giù..anzi dovrei scrivere alcune cose nel mio quaderno..quindi scenderò, ho visto un uomo pure assorto a giocare a carte, e non ho problemi".
Detto questo scesi le scale e mi sedetti in un tavolo poco distante a quella dell' uomo per non essere invadente, presi la mia penna e i miei quaderni dove scrivevo e iniziai a scrivere tutto ciò che accadde dalla mia partenza da Cherval, stando ben attenta però nessuno mi notasse e misi un romanzo sotto il guaderno. http://i63.tinypic.com/t7esmx.jpg |
Come potevo spiegargli cosa stavo passando, senza rischiare di rivelare chi ero davvero e che significato aveva quel ciondolo.
<< É solo un po' di...>> venni interrotta da una voce femminile e notai una bionda su un'auto. Tra tutte le persone in quel momento la diva era proprio ciò che non aspettavo di vedere. << No Guisgard non è necessario...posso camminare davvero>> inutili furono le mie deboli proteste e mi ritrovai sull'auto che ci portò alla taverna. Durante il tragitto il mio ricordo si era un po' sbiadito e anche il dolore che ne provocato da esso. Mi ero imposta di tornare alla normalità, era necessario per restare solo Diana la cameriera. << Siete stata molto gentile ti ringrazio>> dissi infine desiderosa di scendere quando l'auto si fermò davanti alla locanda. << Credo che mangiare qualcosa mi aiuterà a rimettermi... >> abbozzai un sorriso attendendo Guisgard per entrare. |
Sabbia, sabbia e altra sabbia.
La vista si perdeva e nemmeno sapevo che cosa accadeva intorno a me, dove stessi andando. Mi stavo avvicinando o allontanando? Guardavo il cielo in continuazione. "Verranno.." Mi dicevo "Verranno a prendermi..". Poi li sentii, i miei fratelli che ridevano tra loro. Sorrisi. Ero salva, erano arrivati. Ma non era che l'eco di un sogno, lontano e irreale. Forse era davvero la fine, e quell'imbrunire sembrava rendere il tutto più cupo e freddo. Anche se per ora il freddo era una benedizione, visto l'arsura del sole. Poi lo vidi. Il mio aereo. Stavo girando in tondo? Avevo camminato per ore per poi tornare al punto di partenza? O era un miraggio? Accarezzai piano la carena, lasciai che le mie dita percorressero la fiamma vermiglia dipinta sulla coda. Lì accanto al mio aereo, le forze vennero meno. Mi fermai, caddi dapprima sulle ginocchia, lanciai al cielo un'ultima occhiata, senza sapere se erano i miei fratelli vivi che speravo di vedere, o quelli che non c'erano più. Mi stavano aspettando, pensai mentre una lacrima silenziosa mi rigava la guancia. Quell'umidità mi sembrò un miraggio. Ma non lo era. Forse lo era Damasgrada, ma quella lacrima no. Crollai, accanto all'aereo. Riuscii solo a sentire la terra brulla sotto di me, e una mano che sfiorava quel metallo tanto amato. Infondo, avevo sempre saputo che saremmo caduti insieme. Le note di una canzone dei legionari risuonarono nella mia mente. Poi, più nulla. |
Fermer sospirò pensieroso.
“Si, sarebbe bello andar via da qui...” disse stringendo sempre Gwen a sé “... senza più nasconderci, senza più la guerra e tutto il resto.. ma dove? Fuggire dove? Esiste un luogo così? In cui essere liberi? Tutto per noi?” |
Lo guardai a lungo.
"Chissà, magari sì..." dissi a bassa voce. Non sapevo ancora se tirare in ballo la lettera, ma mi presi ancora qualche minuto. "Potrebbe essere una possibilità, e non una vera e propria fuga..." dissi con aria pensierosa, poggiando la testa reclinata sulla sua spalla, vagando con lo sguardo per la stanza. |
L'auto di Gaynor viaggiava nelle strette stradine di Evangelia, già illuminate dai lampioni per l'avanzare del tardo meriggio.
Infine giunse davanti alla taverna. “Siete stata molto gentile...” disse Guisgard alla diva “... anche se forse correte un po' troppo.” Sorridendo sornione. “Sono stradine strette queste e non certo larghe come quelle in cui siete abituata a guidare voi.” Divertito. “Venite, vi offrirò un bicchiere per ringraziarvi del passaggio.” Scendendo poi dall'auto e raggiungendo Dacey davanti all'ingresso della taverna. “Come state? Meglio?” Fissando poi la principessa di Animos. |
Conosceva quei farmaci, le aveva insegnato i nomi e l'utilità sua zia, ma mai aveva avuto modo di utilizzarli. Stava riponendo l'ultima boccetta nell'armadietto, quando due uomini entrarono nella stanza e Marwel si voltò: uno di loro era quel tale che l'aveva fermata per strada e insultata senza alcuna ragione, vicino a lui invece vi era uno sconosciuto pieno di lividi e tagli sul viso.
"Cos'è accaduto?" fece Marwel avvicinandosi al ferito e invitandolo a sedersi sul lettino. Prese il disinfettante e il cotone, poi cominciò a tamponargli le ferite sul viso. |
Volevo solo entrare e cercare di comportarmi come niente fosse e poi. Poi sarei andata nella mia stanza, avevo una cosa da controllare.
<< Si meglio, grazie per la premura >> Una volta dentro chiesi qualcosa da mangiare al locandiere e mi sedetti accanto al borghese. << Novità?>> chiesi all'uomo sedendomi mentre con la coda dell'occhio seguivo Guisgard che aveva deciso di pagare da bere alla cantante. Ma avevo altro a cui pensare ora, come ad esempio provare se il mio ricordo poteva aiutarmi. L'abito di quella notte, nella cantina, era nascosto tra i miei bagagli e speravo di trovarci i gioielli, come aveva detto mia madre. |
Clio sfiorava la lamiera del Damasgrada, che l'umidità cominciava a rendere scivolosa e fredda.
Il calore causato dal danno era ormai stato assorbito e restava solo quel gelido tocco metallico. No, non era un miraggio. Come non lo era quella lacrima. Era la guerra. Fredda come quell'umidità e silenziosa come il deserto. Più passavano i minuti, più aumentava il freddo. E Clio sapeva che non doveva addormentarsi. Lo sapeva bene. Sarebbe stato letale. Forse più che l'aver ingaggiato battaglia contro il Gufo Nero. Eppure il sonno ed il freddo iniziavano ad essere insopportabili. Sarebbe stato così facile chiudere gli occhi. Facile ed indolore. |
"Io non corro mai troppo... è sempre tutto calcolato... e poi, permettetemi, voi non avete idea di dove io sia abituata a guidare" risposi a Guisgard scendendo dall'auto. "Un bicchiere lo accetto volentieri..."
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Marwel cominciò a medicare l'uomo ferito, che si lamentava.
“Vi dirò io cosa è accaduto...” disse Agian, l'altro uomo giunto con quello ferito “... quest'uomo che state medicando è stato pestato a sangue da due legionari. Gli stessi che giunsero l'altra sera quando io e voi discutevamo per strada. Siete ancora del parere che devono restare ad Evangelia?” |
Non era amante della violenza, ma sapeva anche che ad Evangelia un uomo su due faceva a botte e si riduceva in quello stato.
"Perchè, voi non avete mai picchiato nessuno? Io ne dubito fortemente" disse Marwel continuando a medicare il ferito. "Mi dispiace che vi abbiano fatto del male" gli sussurrò sorridendo. Sapeva che di scene del genere ne avrebbe viste a bizzeffe, se non di peggiori. Non giustificava un atto di tale violenza, ma non poteva nemmeno far finta di vivere nel paese dei balocchi. |
Era lì, era davvero lì.
Damasgrada, il mio aereo, la mia spada, la mia amica più fidata. Quel freddo contatto mi riportò alla realtà. Presi un profondo respiro. Dovevo restare sveglia, sarebbero arrivati, lo sapevo. Non avevo ritrovato l'aereo a caso. Sarebbero arrivati, mi diceva. Dovevo solo restare sveglia. |
“E' inutile fantasticarci su ora...” disse Fermer, quasi a tagliare corto “... anzi, sarà meglio rimetterci al lavoro... chissà se si hanno notizie del tenente Clio e dei due disertori...” mormorò fissando Gwen.
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“Nessuna novità.” Disse Leones a Dacey, mentre dalla cucina della locanda arrivava il profumo della cena quasi pronta. “Mi servirebbe un Tre di Denari... altrimenti il mio solitario non riuscirà...” notò il monile al collo della ragazza “... carino...” commentò il borghese “... molto... un regalo? Direi è un regalo da innamorato.” Sorridendo.
Intanto Gusgard aveva ordinato da bere per lui e Gaynor al bancone. “Siete originaria delle Flegee...” mormorò il militare “... ora rammento... beh, anche lì le stradine sono strette... i bambini attraversano spesso e voi donne correte sempre.” Sorridendo. |
“Picchiare qualcuno è un conto” disse Agian a Marwel “ma accanirsi due contro uno è da vigliacchi. Soprattutto se si indossa una divisa. I due cadetti vanno denunciati ed è ciò che farò. E voi testimonierete circa le lesioni riportate da quest'uomo.” Indicando l'uomo che la ragazza medicava.
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Mi voltai verso di lui, guardandolo.
Aveva tagliato corto. Di nuovo. Decisi allora di affrontare la cosa. "È una giornata che minimizzi, che cerchi di tagliare corto. Ho capito che c'è qualcosa che non mi dici, ma non capisco perchè. Stamattina mi hai detto che potevo dirti tutto e io ti ho rivelato il mio segreto più grande perchè mi fido di te" prendendo il suo viso fra le mani, accarezzandolo poi "Se non ti fidi di me, di chi altro? Due persone che stanno insieme devono affrontare qualsiasi argomento, altrimenti non si arriva da nessuna parte" dissi, guardandolo negli occhi quasi a pregarlo. |
Restare sveglia.
Questo si ripeteva Clio. Ma i suoi muscoli, i suoi occhi e tutto il suo corpo pian piano sembravano volersi abbandonare a quel dolce torpore che il sonno prometteva di donare. Allora tutto intorno a lei diventò più vago. Più incerto, mutevole, etero. Sentì di nuovo i suoi amici, i suoi fratelli. Persino Gerin. E poi il sibilo di un aereo. Era di certo Damasgrada. E forse era in volo. Chissà per dove. Poi un rumore di passi. E lo vide. Era Neko che si avvicinava. “Clio...” disse. |
<< Non vi annoiate mai? Voi e le carte?>> osservai per un attimo il suo gioco ma non mi interessava.
<< Oh questo>> e portai una mano a sfiorare il monile, << si è un regalo e...>> udii il vociare di Guisgard e Gaynor al bancone e mi voltai per poi tornare con lo sguardo su Leones, <<non è niente di speciale... e nessun innamorato. Chi ha tempo per l'amore con tutto quello che abbiamo fa fare, che ho da fare e studiare...>> sbottai quindi lasciando il monile. |
Marwel si girò di scatto verso quell'uomo che non faceva altro che alimentare rabbia in lei.
"Se volete denunciarli fatelo pure, ma non aspettatevi il mio appoggio. Io non testimonierò un bel niente!" disse avvicinandosi a lui. "Non provate mai più a darmi degli ordini. Sono stata abbastanza chiara?" fece con gli occhi che bruciavano d'ira. |
Tutto divenne appannato e lontano.
Dovevo restare sveglia. Già, ma come sapevo di esserlo? Magari ero già in volo. Per dove? Eppure sentivo il rombo del mio aereo. Dove stavo andando? Dov'ero? Ero intontita e debole. Poi lo vidi. Allora compresi. "Tu?" mormorai, con un debole sorriso "Non credevo saresti venuto proprio tu a prendermi.." tendendogli la mano. Lo osservai per un lungo istante, e il mio sorriso si allargò sempre di più. Il cuore. Il cuore non faceva male nel guardarlo, la pelle non tremava, il respiro non veniva meno. Ero libera. Alla fine. Mi ero chiesta tante volte cosa avrei provato nel rivederlo, sapendo naturalmente che non c'era questa possibilità. Una parte di me si chiedeva se fossi guarita per i fatti miei o se la sua morte avesse aiutato. Ora sapevo che non era così. Lui era davanti a me e io non sentivo niente. Era la sensazione più bella che avessi mai provato. Ero libera davvero, non stavo mentendo a me stessa. Ironico che ne avessi preso consapevolezza in quel momento, pensai con un vago sorriso. |
"Non credevo conosceste le mie origini... ieri a stento sembravate sapere chi fossi" risposi a Guisgard con un sorrisetto. "E poi dovete sapere che sono un asso al volante... potrei stupirvi..." bevvi un sorso del mio drink e lo guardai fisso negli occhi.
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Fermer guardò Gwen negli occhi.
“Non capisco...” disse “... cosa vuoi dirmi? Certo che mi fido di te... è naturale... dimmi... cosa pensi?” Prendendo le mani di lei nelle sue. |
“Un solitario distende i nervi.” Disse sorridente Leones a Dacey. “Eppure è un oggetto particolare.” Fissando il monile. “Direi anche antico, col bordo consumato. Insomma, il genere di regalo che sovente si trova nei grandi romanzi d'Amore, dove gli eroi di Dumas, di Byron e di Sabatini lo usano come pegno per conquistare il cuore delle belle amate.” Ridendo piano. “Beh, se non è un regalo di un innamorato, allora come siete riuscita a procurarvelo?”
Intanto Guisgard e Gaynor erano al bancone. “Siete stata voi a dire delle vostre origini.” Fece il militare. “Per carità. Una donna al volante.” Sorridendo. “La conoscete la storiella delle donne al volante? Un tipo fa... sai che la statistica dice che le donne fanno meno incidenti degli uomini al volante? E l'altro... naturale, quando le incrociamo siamo noi a spostarci per farle passare.” Ed il taverniere ed altri due clienti scoppiarono a ridere. “Forte questa!” Divertito il taverniere. |
“Io vi citerò come testimone.” Disse Agian a Marwel. “E non potrete rifiutare di comparire davanti ad un giudice. Quei militari devono pagare.” Con astio.
“Che succede?” Arrivando Suor Ologna. |
Neko si avvicinò.
La fissava. Guardava Clio. E la chiamava per nome. “Clio...” disse avanzando verso di lei. Poi, ad un tratto, lei avvertì più freddo. Come se i suoi nervi ed i suoi muscoli avessero reagito. Come se si fossero ribellati a quel torpore di morte. Allora gli occhi di Neko mutarono. Mutò il suo volto. “Clio...” Icarius a lei “... signore... state bene? Mi sentite? Siete cosciente?” http://www.aceshowbiz.com/images/sti...he_world17.jpg |
Marwel piantò gli occhi nei suoi e si avvicinò tanto al suo viso, proprio come aveva fatto con l'ufficiale nel cortile del forte, poi aspramente gli rispose:
"Negherò tutto. Dalla prima all'ultima parola". Suor Ologna entrò e chiese preoccupata cosa stesse accadendo in quella stanza. "Nulla, i signori stavano andando via" fece mentre applicava dei cerotti sulle ferite dell'uomo. "Non dovreste accusare troppo dolore" disse infine. |
"Non ricordavo di averlo detto...". Poi Guisgard raccontò quella storiella sulle donne al volante e tutti scoppiarono a ridere. Io sorrisi e risposi "Inutile che io stia qui a replicare su una questione così simpaticamente futile... le qualità di una donna vanno viste con gli occhi e vissute con il cuore..."
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“Siete una religiosa” disse Agian a Suor Ologna “e ho sentito dire che la vostra Fede richiede giustizia. Ebbene, sappiate che la vostra infermiera” indicando con disprezzo Marwel “se la intende con qualche militare, visto si rifiuta di testimoniare cosa hanno fatto a quest'uomo.”
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Ricambiai il suo sguardo, mentre prendeva le mie mani nelle sue e sospirai.
"È per la lettera di tuo padre, quella per il trasferimento?" chiesi diretta "Sì l'ho trovata, era a vista, mezza aperta e l'ho letta. Ma prima di arrabbiarti, e hai tutte le ragioni per farlo, fammi parlare. Ero qui da solo un giorno e tu mi dicesti che eri diventato ufficiale solo per accontentare tuo padre, poichè la tua vera vocazione è la medicina. Perchè non andare via, Fermer? Via da questa guerra, da questo posto, in un luogo in cui tu potrai essere ciò che davvero hai desiderato nella tua vita e dove potremo essere liberi?" guardandolo negli occhi "Sei comunque libero di non considerare le mie parole e se vuoi adesso puoi anche arrabbiarti, avresti ragione, non dovevo leggerla, sperando che le mie scuse siano sufficienti..." abbassando lo sguardo. Non andavo fiera di ciò che avevo fatto, ma non ne avevo potuto fare a meno. |
"Mi rifiuto perchè so per certo che quest'uomo sta mentendo" ribatté Marwel con furia.
Quell'uomo era riuscita a scuoterle l'anima talmente tanto da indurla a mandare via i suoi bambini, ma non sarebbe riuscito a mettere in cattiva luce i legionari, che con coraggio affrontavano gli aerei nemici e difendevano Evangelia. Proprio come aveva fatto Danny. Se ci fosse stato lui in quella stanza, non avrebbe permesso a quell'uomo di rivolgersi così alla ragazza. |
<< Capisco>> liquidai così la domanda e la sua curiosità sul Guisgard e la sia persona.
<<. E gli altri due... Fines e Poeh dove sono?>> |
Freddo.
Avevo sempre amato il freddo. Ora lo sentivo fin dentro le ossa. Neko si avvicinava sempre di più, eppure era diverso. No, non era lui. Cercai di metterlo a fuoco. La prima cosa che vidi furono i suoi occhi. Per un momento mi parve il volto che avevo visto nel delirio. Ma no, non era lo stesso. Era quella recluta, Icarius. Ero viva. "Icarius.." dissi, sbattendo le palpebre e cercando di mettere a fuoco il tutto "Sto bene, grazie.." provando ad alzarmi "Ti prego dimmi che hai dell'acqua.." rendendomi conto che la sete mi stava uccidendo. |
“Ah, una sognatrice...” disse Guisgard bevendo “... beh, come darvi torto.” Sorridendo a Gaynor. “Ma era solo una storiella, non adiratevi. Certo, raccontata con gusto e bravura” facendole l'occhiolino “ma pur sempre una storiella. Vi dirò invece che ho conosciuto nell'esercito donne molto in gamba. Alcune addirittura arruolate su un sommergibile. E comunque dite il vero...” finendo il suo bicchiere “... tutto ciò che fanno le donne è fatto col cuore... per questo sono migliori di noi uomini... sebbene alcune abbiano un cuore troppo piccolo per sognare davvero.” Posando il bicchiere sul bancone.
Intanto Leones continuava il suo solitario e Dacey stava seduta con lui. “Oh, Fines e Poeh sono di sopra...” disse il borghese alla ragazza “... credo si stiano riposando. Ma tra poco li vedremo scendere per la cena.” |
Fermer ascoltò Gwen senza interromperla.
“Non importa...” disse infine “... era aperta... e comunque non era un segreto di stato, ma solo una lettera...” si voltò a prendere alcune medicine da sistemare “... il trasferimento a Città di Capomazda lo vuole mio padre... ha fatto tutto lui... colloqui con i pezzi grossi, raccomandazioni presso i migliori primari... tutto ciò ad una condizione... sposare la figlia di un ricco medico Afralignonese... un suo vecchio amico che può garantirmi una carriera di successo... beh, ora direi di rimetterci al lavoro.” |
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