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“Dobbiamo andarcene da qui.” Disse Fhael a Cheyenne. “E' chiaro che quell'uomo non ha bevuto neanche per un momento la storia del nostro matrimonio. Ha ucciso le ragazze che vi hanno preceduto, nello stesso modo in cui si è liberato dei miei uomini.” Guardò di nuovo dalla finestra. “Ma per avere almeno una possibilità di successo, abbiamo bisogno di un'arma. E l'unico modo per averne una è di sottrarla a qualcuno dei servi...” si voltò verso Cheyenne “... scenderò nel cortile... tenterò di sottrarre un'arma ad uno dei servi posti di guardia. Voi aspettatemi qui. Se tutto andrà bene, tornerò prima dell'alba. Mi raccomando, chiudetevi bene dentro. Non solo a chiave. Appena uscirò bloccate la porta con qualche mobile. A Presto...” ed uscì.
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Noel annuì a quelle parole di Clio.
“Lasciaci.” Disse Musan ad Ankaru. La servitrice lanciò prima uno sguardo a Clio e poi, dopo aver annuito all'ordine dello spagnolo, uscì. Musan allora si lasciò cadere su un robusto seggio e fissò per un lungo istante la bambina. Questa alla fine chinò lo sguardo. “Avete fatto bene” rivolgendosi poi a Clio “a vestirla in questo modo. Almeno sarà più presentabile. Già, così da risultare credibile quando la mostreremo ai suoi nuovi sudditi.” Riempì allora due bicchieri con del vino. “Prendete...” porgendo uno di quei bicchieri a Clio “... brindiamo al nostro futuro successo e all'avvenire di questa graziosa bambina... all'avvenire della figlia di Sua Eccellenza il Viceré spagnolo di Balunga!” |
Si dissi presi due fucili e due pistole e mi incamminai per andare su quella nave e dissi io sono pronto signore quando volete andiamo e aspettai di muovermi
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Austus, allora, fece un cenno a Cavaliere25 e saltò sul ponte dell'altra nave.
“Avanti, vieni.” Disse al giovane pirata con i fucili. “Scendiamo nella stiva e cerchiamo Rynos, Joao e Maras. Io andrò verso gli alloggi degli ufficiali, tu invece dirigiti in quelli dei marinai. E se vedi qualcosa di sospetto allora non esitare ad usare il fucile.” Si separarono. |
Alzai il bicchiere e lo portai alle labbra, pensierosa.
Cos'aveva detto Musan? La figlia del Viceré spagnolo? Fissai distrattamente il bicchiere, seguendo il filo dei miei pensieri, come se potessero passare attraverso il liquido scuro. "La figlia del viceré, Milord? Immagino non sia affar mio chiedervi che fine a fatto quella vera... O a cosa vi servi una ragazza che la impersoni..." Dissi cauta, guardando Musan. "..ma mi avete detto di badare a lei, dunque mi sento responsabile.. Come pensate di farla passare per una principessa? Credete forse che suo padre non la riconoscerebbe?" Questa volta non avevo parlato con tono irriverente o scontroso, ma con pura curiosità mista a preoccupazione per la sorte della piccola. Poi, ricordai le sue parole. Musan aveva definito Noel "reggente". "..che sciocca.. Non c'è più nessuno che governi il vicereme di Balunga, o sbaglio?" Con un sorriso. "..mi auguro solo che nessuno se la prenda con lei.." Accarezzando con la mano libera i capelli di Noel. |
“Non temete.” Disse Musan a Clio. “Nessuno verrà a reclamare la verità, poiché, infatti, a Balunga non vi sono che fantasmi. La vera Maraiel?” Fissando la bambina. “Ma è questa la vera Maraiel. Convincetevene voi, così presto se ne convincerà anche lei.” Si avvicinò a Clio. “E chissà... un giorno, quando questa bambina rappresenterà la corona d'Aragona e di Castiglia nelle Flegee, forse anche voi ne avrete di vantaggi... siate furba, amica mia...”
Ad un tratto si udì la vedetta che avvistava all'orizzonte l'isola di Vivermagren. |
Alzai le spalle "Se fossi stata furba, Milord, a quest'ora sarei in Inghilterra, con una bella villa, un giardino curato, e un abito decisamente più femminile, invece di essere in mezzo all'oceano a caccia di pirati, non credete?" Con un sorriso.
Mi chinai verso Noel : "Io torno subito, cara.." Mi rialzai e mi voltai verso Musan: "..avete sentito? Se non vi dispiace, devo parlare con il capitano Sumond.. Potete venire con me, se vi aggrada". Guardai Noel e sorrisi "..sono certa che Ankaru si prenderà cura di lei..". E così dicendo mi avviai verso il ponte. |
Vivermagren.
Appariva maestosa, in mezzo ad onde alte e inquiete, sotto un cielo cupo e attraversato da un vento ululante ed intriso di pioggia. Sumond stava sul ponte di comando e scrutava l'orizzonte come un predatore in cerca della sua preda e l'aria fitta di umidità e salsedine sembrava voler scolpire quel suo freddo e tetro volto. In quel momento Clio arrivò sul ponte, seguita da Musan. “Ecco Vivermagren, milady.” Disse Sumond. “E ora indicateci la rotta da seguire. Voglio raggiungere quei pirati il prima possibile.” |
Annuii a Sumond e mi avvicinai alle carte nautiche che aveva accanto.
"Ecco, la rotta prosegue in questa direzione, muovendo l'indice sulla mappa, verso settentrione." Indicai il medesimo percorso che avevo disegnato a Giuff prima di inscenare la mia morte. "..c'è una cosa che dovete sapere, però.. Non ne ho parlato prima per vari motivi: un po' per la mia sicurezza, un po' perché non so quanto credere a queste storie..." Presi fiato. Dovevano sapere, era giunta l'ora che sapessero anche se mi avrebbero riso dietro. "..Giuff.. E quindi anche lo Sparviero Nero, dato che si sono alleati.. Sono alla ricerca dell'Isola Perduta.." Indicai la mappa con un cenno "..queste sono le stesse informazioni che ho dato a Giuff.. A quanto pare sono l'unica ad aver parlato con una sopravvissuta.. E anche l'ultima.." |
I miei occhi erano fissi in quelli di Guisard, le mie mani strette nelle sue...
osservare il suo sorriso mi tranquillizzava, la sua voce calda e morbida mi cullava dolcemente, le sue mani e la sua sola presenza mi facevano sentire sicura e felice. Eppure ciò che disse mi turbò appena. Non sapevo con esattezza cosa fosse a turbarmi... le sue parole erano ragionevoli, serene e piene di senso, il tono gentile... eppure a me pareva di avvertire qualche cosa dietro di esse... come una sorta di velata reticenza... Abbassai lo sguardo appena, cercando di convincermi che forse ero io ad immaginarlo, forse ancora scossa per ciò che avevo letto in quel diario... sì, doveva essere così... lui non sembrava proprio dare alcun peso a ciò che aveva scritto Twiny e non credeva che su quella nave ci fosse niente che non fosse razionalmente spiegabile... eppure io sapevo ciò che avevo sentito là sopra... erano solo sensazioni, emozioni senza alcuna spiegazione, eppure... Sollevai lo sguardo di nuovo su di lui, chiedendomi se avrei mai avuto il coraggio di confessare che avevo paura e che mi sentivo profondamente turbata e smarrita per il tono con cui trattava la cosa... Citazione:
quasi avevo dimenticato che Maraiel fosse lì... Sorrisi nel vederla strofinarsi gli occhi e, dolcemente, le carezzai la testa. |
Fhael partì alla ricerca di un arma lasciandomi sola.
Mi diressi alla finestra e sprangai le imposte. Chiusi a chiave la porta a tripla mandata e bloccai la maniglia con una poltrona e un baule pieno. Mi sentivo un po' paranoica ma contro quel vecchio pazzo le mie protezioni erano il minimo. Si sedetti sul letto in modo da avere una visuale accettabile sia della finestra che della porta. Nella mano destra tenevo il coltello di Fhael e nella sinistra un pesante candelabro. Non avrei lasciato passare nessuno. La notte si trasformò lentamente in giorno. All'alba sentivo vacillare le forze. Non avevo chiuso occhio e le mani, strette attorno agli oggetti, mi pulsavano. Dentro di me tentavo di farmi coraggio, sicura che Fha sarebbe tornato presto. |
Guisgard sorrise e prese in braccio Maraiel.
“E io che volevo mostrarti invece una sorpresa.” Disse il corsaro. “Eh, si vede che non ti interessa... peccato...” “Quale sorpresa?” Chiese incuriosita la piccola. “Ma a te non interessa...” mormorò Guisgard “... e sia, non parliamone più.” “No, voglio sapere!” Fece Maraiel. “Beh...” fingendosi indifferente lui “... volevamo portarti, io e milady, a vedere un'isola particolare... unica...” “Quale isola?” “Un'isola con una forma particolare...” disse lui “... a forma di fungo. Un fungo gigante in mezzo al mare.” “Non è vero!” “Certo che è vero!” Esclamò Guisgard. “Chiedilo a milady se non mi credi.” Indicando Talia accanto a lui. La bambina guardò Talia e poi di nuovo il pirata. “E cosa c'è su quell'isola?” “C'è soltanto una chiesa bianca...” rispose lui “... è dedicata alla Madonna e i marinai la chiamano Santa Maria del Soccorso.” “Perchè?” “Perchè lì approdavano molte navi per salvarsi dalle tempeste.” Fissandola lui. “E moltissimi marinai hanno sposato le loro amate in quella chiesa.” “Andiamo a vederla!” “Ma a te non interessa...” “Non è vero!” Esclamò la piccola. “Voglio vedere l'Isola del Fungo!” “Sicura?” “Si!” “Agli ordini!” Ridendo Guisgard. “Allora corri dal timoniere e digli di dirigere lì la nave! Anzi, indossa pure questo, così capiranno che sei tu a dare gli ordini!” Mettendole in testa il suo cappello. “Si!” Entusiasta la piccola. Corse così verso la porta, per poi arrestarsi di colpo. “Capitano...” tornando da lui “... hai visto com'è bella la mia bambola?” “Che meraviglia!” Esclamò lui. “Bellissima! Eh, ma io me ne sono già innamorato!” “Dobbiamo trovare un nome allora!” “Vediamo...” fissando la bambola “... io direi... si... la chiamerei Talia!” La piccola fissò Guisgard e poi Talia che era accanto a lui, sorrise e strinse a sé la bambola. “Ora vai dal timoniere ad indicargli la rotta!” La piccola annuì. “Però ora è tua, capitano...” porgendo la bambola al pirata. “Ma è la tua bambola...” “No, è tua.” Diede allora la bambola a Guisgard, insieme ad un bacetto e uscì dalla cabina. |
I miei occhi si mossero da Guisgard a Maraiel per poi tornare a lui, mentre un vago sorriso mi increspava le labbra...
il tono divertito di lui... gli occhi dapprima curiosi, poi impazienti di lei... La osservai correre verso la porta, tenendosi con una mano quel cappello, poi tornare indietro e porgergli la bambola... difficile sarebbe stato dire ciò che provavo, eppure il mio cuore era avvolto da un dolce calore, adesso. I miei occhi incrociarono quelli di Guisgard, quando Maraiel uscì dalla stanza... ed io sorrisi. Ci sarebbero state tante cose che avrei voluto dirgli, di tante emozioni era colmo il mio cuore e la mia anima si sentiva così vicina alla sua, e ne era così felice... eppure non dissi niente. Tante cose erano state dette, tante e forse troppe parole... e così rimasi in silenzio, con gli occhi nei suoi... semplicemente felice. |
La porta si chiuse e Guisgard sorrise a Talia.
“Si dice” disse mostrandole la bambola “che per un uomo di mare nulla sia più importante della propria nave...” i suoi occhi erano in quelli di lei “... eppure non ho esitato a metterla agli ordini di una bambina pur di restare solo con te...” sorrise ancora e portò le sue labbra su quelle di lei. La baciò delicatamente, per poi abbassare la luce della lampada che oscillava accanto a loro. Le sue mani sfiorarono poi il suo viso e si persero fra i suoi capelli. Scesero poi lentamente sulle sue spalle, fino a farle scivolare via il vestito, che come una carezza sfiorò la pelle di lei, per poi adagiarsi sui suoi fianchi. Allora il bellissimo corpo di Talia, sotto quella calda e bassa luce, sembrò fatto di cera. Guisgard baciò il suo collo, mentre le sue mani scivolavano lungo la pelle bianca e morbida di Talia. Spostò con un delicato gesto quei lunghi capelli e la sua bocca cominciò ad accarezzare con lenti baci la schiena di lei, che quella luce incerta e sognante aveva reso perlata. “Amore mio...” disse in un sussurro lui “... non mi ero mai accorto avessi un tatuaggio sulla schiena... non so cosa rappresenti, ma ti rende ancora più seducente...” |
I miei occhi si chiusero al delicato tocco delle sue mani...
sospirai. Poi abbassò la luce ed io sorrisi appena, protendendomi in avanti ed andando a cercare le sue labbra con le mie. Ciò che provavo non si poteva descrivere, il tumulto di emozioni e di sensazioni che mi vorticavano nell’anima... le sentivo correre da me a lui, quelle emozioni... lo sentivo così vicino, ed ero così felice... All’improvviso, però, quelle parole mi destarono... Citazione:
“Cosa?” mormorai “Che cosa hai detto? Di cosa... di che cosa parli?” |
“Il tatuaggio...” disse Guisgard a Talia “... qui, sulla tua schiena... è strano, sembra quasi sbiadito... non so... non riesco a capire cosa rappresenti... da quanto tempo lo hai?”
Rimise allora la lampada alla parete, allontanandola così dalla schiena di Talia. Aumentò di nuovo la luce e questa si diffuse in tutta la cabina. Guisgard allora tornò a sedersi sul letto, avvicinando a sé Talia. “Ma...” mormorò, mentre con una mano le sfiorava la pelle “... è scomparso... non è rimasta più traccia... la tua pelle è bianca... mentre un attimo fa c'era tatuato qualcosa...” |
Ad un tratto Cheyenne sentì dei colpi alla porta.
“Sono io...” disse Fhael dall'altra parte della porta “... aprite, Cheyenne...” |
Fissai Guisgard... per un momento pensai quasi che non stesse dicendo sul serio, e sorrisi appena...
ma poi guardai nei suoi occhi... e capii che non stava scherzando. Capii che era serio. Ed allora la mia espressione cambiò... il sorriso scomparve, mentre la sua mano sfiorava la mia pelle. Lo sentii tracciate con il dito sulla mia schiena un disegno a me sconosciuto. Lo osservai per un lungo momento... e quasi involontariamente le mie mani, che stringevano la coperta tenendola sotto il mio mento, tremarono. “Ma...” mormorai poi, senza riuscire a nascondere il tremito nella mia voce “Ma io non ho nessun tatuaggio... non ne ho mai avuti!” E, istintivamente, mi tirai indietro, appoggiando la mia schiena a lui... come a voler nascondere quella parte del mio corpo. |
Qualcuno bussò alla porta.
Scattai ritta in piedi e il sonno scomparve sostituito da un misto di speranza e timore. La voce dall'altra parte disse di essere Fhael. Forse proprio il timore o la stanchezza o ancora una strana paranoia che mi fece dubitare della voce. Per prima cosa mi avvicinai alla porta in assoluto silenzio. Mi stesi sul pavimento e guardai attraverso la lieve fessura che esistesa tra terra e portone. Quando fui certa che ci fosse soltanto un'ombra e quindi una sola persona, mi rialzai. Ma chi o che cosa poteva garantirmi che fosse Fhael e non qualcun altro? Posi allora alla figura che stava fuori dalla mia camera una domanda alla quale nessuno, tranne Fhael e me, pote a sapere in questa casa. "Dove alloggiavo quando ci incontrammo per la prima volta? Ditemi il nome esatto |
Guisgard cinse le braccia attorno a Talia, come a volerla proteggere.
Si era accorto dell'incertezza nella sua voce. Con una mano allora prese il vestito dalle mani di lei, lasciando solo il suo braccio e i lunghi capelli della ragazza, chiari e appena ondulati, a coprirla. La teneva stretta a lui, contro il suo petto e solo la fresca e delicata seta della sua camicia divideva la loro pelle. “Eppure il tuo vestito” disse lui fissando l'interno dell'abito “non mostra segni, né appare sbiadito... ma sono certo che c'era qualcosa sulla tua pelle... un momento...” adagiò di nuovo l'abito fra le mani di Talia, permettendole così di coprirsi ancora e corse ad afferrare una lampada, per poi avvicinarla alla schiena di lei. Passarono così alcuni istanti, senza che nulla mutasse. Poi, all'improvviso, dei strani segni, sbiaditi e confusi, cominciarono a formarsi sulla pelle di Talia. “Di nuovo!” Esclamò lui. “Di nuovo questo tatuaggio!” Prese allora un ricco specchio d'oro e d'avorio, predato su una nave diretta verso il Madagascar. “Guarda, Talia...” mostrandole lo specchio con la sua schiena riflessa “... vedi questo strano tatuaggio che hai?” |
I miei occhi guardarono nello specchio che Guisgard mi mise di fianco... all’inizio non vidi niente, poi lentamente lui mi avvicinò la lampada alla schiena ed allora iniziai a distinguere qualcosa...
Iniziai a vedere delle forme irregolari... sbiadite... sottili... strinsi gli occhi... vedevo dei cerchi... ed altri segni... segni di un leggero blu, o forse verde, che affioravano là dove la pelle veniva colpita dalla luce della lampada... Per qualche momento rimasi con gli occhi fissi sullo specchio, osservando quelle forme... poi li sollevai ed incrociai lo sguardo di Guisgard... “Io non mi ero mai accorta di questo...” mormorai “Mai! Tu... tu che cosa credi che sia?” Per qualche momento tornai a fissare l’immagine della mia schiena riflessa nello specchio, ma poi subito distolsi lo sguardo... E quando i miei occhi tornarono su Guisgard, trapelava da essi uno spavento ed uno smarrimento che non riuscivo più a contenere. |
A quelle parole di Clio, a bordo si diffuse un confuso ed inquieto mormorio.
L'equipaggio restò molto turbato da ciò che la ragazza aveva detto. “Signore...” avvicinandosi uno dei marinai a Sumond “... ecco... l'Isola Perduta...” “Razza di imbelli!” Tuonò Sumond. “Tornate ai vostri posti, o vi farò frustare tutti!” “Ma, signore...” mormorò un altro dell'equipaggio “... quell'isola è...” “Basta!” Gridò Sumond. “Rimettiamoci in vela! Direzione Nord, Nord-Est!” Ordinò. “L'Isola Perduta...” avvicinandosi Musan a Clio “... siete una donna piena di sorprese...” sorrise “... davvero siete disposta a cercare quel vostro capitano fin laggiù? Allora è davvero un grande amore il vostro.” Rise. |
“Alloggiavate” disse Fhael a Cheyenne “alla locanda La Rosa dei Venti... eravate da poco giunta a Las Baias con una nave salpata dall'Inghilterra. E da quella locanda vi ho poi portata a comparare un abito per il vostro incontro con il colonnello.”
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Guisgard fissò quelle strane forme.
Poi guardò Talia e si accorse della sua paura. “Non so cosa sia...” disse “... ma di sicuro nulla per cui spaventarsi. Non è un morbo o simile...” allontanò allora la lampada e subito quei segni cominciarono a svanire “... altrimenti, se così fosse, non svanirebbe con la luce...” restò allora pensieroso. Prese poi le lenzuola e coprì la schiena di Talia. Strinse le spalle di lei nelle sue mani e le baciò la testa. “Stai tranquilla...” sussurrò, massaggiandole le spalle “... scopriremo di cosa si tratta... ma di certo non è nulla di preoccupante...” poi ad un tratto qualcosa attraversò i suoi pensieri “... Talia!” Esclamò. “Ripetimi quell'indovinello in rima che ti ha scritto tuo nonno!” |
A quella risposta sentii il cuore gioire.
Spostai il più veloce possibile gli oggetti che bloccavano l'ingresso. Non appena Fhael poté entrare però bloccai nuovamente la porta. Abbracciai il portoghese, contenta che fosse finalmente tornato. Fhael si sciolse dal mio abbraccio e fece sgusciare da sotto il mantello un oggetto. Ce l'aveva fatta. |
Andai dove mi fu detto di andare scrutai ogni angolo di dove mi spostavo avevo il fucile puntato non sapevo chi ho cosa trovassi su quella nave ma speravo di ritrovare gli altri del equipaggio
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"Si, si.. Avete ragione..." Risposi distrattamente a Musan, ma, in verità, non avevo recepito le sue parole.
Il mio sguardo e i miei pensieri erano fissi sulla mappa. Quella mappa che in un primo tempo mi appariva stranamente familiare. Subito pensai di aver solo riconosciuto le isole del Mar delle Flegee, le stesse che erano presenti sulle mappe di Giuff. Ma poi mi accorsi che vi era molto di più. Avvicinai di soppiatto la mano alla carta, sfiorando delicatamente le forme delle isole, osservando le sfumature, i particolari, la calligrafia. C'era un'unica mano, in Inghilterra, capace di raggiungere quel risultato. No, non ero pazza. Non mi trovavo forse su una nave della marina militare britannica? Trattenni il fiato. Una lacrima, ribelle e incontrollabile, mi attraversò la guancia. La fermai con la mano, rapidamente, prima che chiunque potesse notarla. "Capitano.." Dissi, rivolta a Sumond, con la voce più ferma che riuscii ad ottenere "..dove.." Mi imposi di parlare con pacatezza e distacco "..dove avete preso questa mappa, così perfetta e dettagliata? Dev'essere opera di un artista, senza dubbio.." Cercai, forse invano, di abbozzare un sorriso e di nascondere dietro un calmo respiro il battito crescente del mio cuore. |
ll rumore della pioggia rendeva la discussione impossibile, ma Storm mi aveva compresa al volo e aveva reso le mie parole credibili al vecchio contrabbandiere.........ma Ingrid incominciavo a vederla veramente lontana e il fatto che gli esseri umani avessero poco valore, mi portava ad una rabbia tale che avrei voluto dargli un pugnosu quelnasone butterato.......L'Isola di San Martino....e dove era quest'isola....e quanto distava da noi " Siete uno stupido uomo d'affari, avreste dovuto prima accertarvi a chi appartenesse quella donna e ora magari...avremmo avuto meno gratta capi.......e un bel gruzzolo in saccoccia......".....diedi un calcio alla gamba del vecchio tavolo che reggeva a malapena una brocca di vino e del pane non poi così fresco...." Andiamo via di qui.....e vediamo cosa possiamo fare....stiamo perdendolo solo il nostro tempo....".....rivolgendomi a Storm desiderai che fuori non ci fosse piu' nessuno ad attenderci e magari potessimo raggiungere l'Isola di San Martino
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Sumond si voltò verso Clio.
“Le mappe di questi mari” disse alla ragazza “date in dotazione alle navi di Sua Maestà, provengono tutte da Minisclosa, dove risiede il Quartier Generale della nostra flotta. Ma perchè vi interessa sapere di queste mappe?” A Musan, poco distante, non sfuggì quella curiosa domanda di Clio al capitano. E questo rese curioso lo spagnolo. |
Fhael abbracciò forte Cheyenne.
“Siete stata brava...” disse “... davvero in gamba...” la guardò negli occhi “... la prudenza in questa brutta storia non è mai troppa...” finalmente sorrise. Mostrò allora qualcosa alla ragazza. Era un'arma. Un lungo pugnale, simile ad una piccola falce. Si trattava di un'arma tipica degli indigeni flegeesi. “Ecco...” indicando l'arma “... sono riuscito a sottrarla ad uno dei servi che faceva la guardia nel cortile... non è una pistola, ma può comunque farci comodo... per prenderla ho dovuto far fuori il servo... ho nascosto poi il suo cadavere nel giardino e almeno fino a domattina resterà ben celato... dobbiamo però lasciare subito questa villa, prima che scoprano quel cadavere...” |
“Diteci” disse Storm all'uomo della capanna “come poter raggiungere quell'isola.”
“Bisognerà” rispose l'uomo, mentre rimetteva a posto le cose sul tavolo cadute in seguito al calcio di Elisabeth “attendere che smetta di piovere, altrimenti nessuna imbarcazione salperà da qui. Comunque, giù al molo c'è un nostro uomo... si chiama Aburn... possiede una piccola imbarcazione... andate da lui e vi porterà sull'Isolotto di San Martino.” “Se a quella donna è accaduto qualcosa” fece Storm “tornerò per farvela pagare.” Il suo sguardo era cupo e la voce ferma. “Andiamo...” voltandosi poi verso Elisabeth. E insieme raggiunsero il molo in cerca di Aburn. |
Cavaliere25 avanzava nel corridoio di quella nave.
Tutto intorno a lui andava su e giù, a causa delle onde del mare. Ad un tratto il giovane pirata si accorse che il pavimento ligneo cominciava ad essere scivoloso. Le lampade accese alle pareti permettevano una sufficiente visibilità e allora il nostro bucaniere, guardando davanti ai suoi piedi, vide una lunga scia di sangue. Come se qualcuno, perdendo sangue, avesse sporcato a terra con il suo passaggio. E quelle tracce conducevano davanti ad una porta chiusa. http://us.123rf.com/400wm/400/400/cc...-metallico.jpg |
Ascoltai il vecchio marinaio Wesl con attenzione..il maestro Lin era nei guai e in prigione e forse per colpa mia o forse per il suo tormentato passato.
Ad un tratto sentii una voce e un uomo apparve tra noi...Talhos..il Cercatrore di Tesori..."I miei saluti milord..come non darvi torto, Las Baias è tremendamente noiosa. Certo che ho il manoscritto" dissi estraendolo dalla borsetta e mostrandoglielo "E cosa ancora più interessante è che proprio il marinaio che vedete qui di fronte a me...sir Wesl" sorrisi benevolmente "abbia proprio scritto questo libricino...sotto dettatura del temuto...Pirata Topasfier..sentiamo che avete da propormi?" |
La nostra missione era dunque uscire da quella terribile casa.
Liberammo la porta della camera dai mobili e uscimmo in punta di piedi. Il sole non era ancora spuntato e tutto taceva. Attraversammo il corridoio senza trovare ostacoli. Stavamo per dirigerci nell'atrio di ingresso quando passò un uomo di guardia. Fhael mi tirò dentro una stanza per nasconderci. Una pistola era stata lasciata distrattamente su un tavolino, probabilmente da una guardia del turno precedente. La afferai prontamente e la passai al portoghese. In cambio presi la spada che aveva rubato. Non aveva mai usato un'arma da fuoco mentre mi trovavo perfettamente a mio agio con le affilate lame di coltelli, asce e spade. Sicuri che la guardia si era allontanata uscimmo. Con una forcina nascosta tra i capelli forzai la serratura della porta di servizio. Finalmente fuori avrei voluto assaporare il profumo della libertà ma avrei dovuto di uscire dall'intero perimetro di proprietà del vecchio. Corsimo verso il cancello del giardino dal quale eravamo entrati ma prevedibilmente era chiuso. Fhael allora mi dette una spinta permettendomi così di scavalcarlo più agevolmente. Poi fece la stessa cosa. Sempre correndo ci allontanammo il più possibile senza una precisa metà. Finalmente la villa era lontana. Rallentammo un po' il passo. "Ed ora? Dove possiamo andare? Io non ho alcuna idea di dove ci trovaimo!" |
Miniscolca, il quartier generale della marina. Ringraziai in cuor mio il capitano per le informazioni, seppur vaghe, che mi aveva fornito.
Respirai con calma e tranquillità, per quanto mi riuscisse difficile accanto a quella mappa. "Oh, perdonate la mia curiosità, Capitano.." Con un sorriso innocente e vagamente colpevole. "Vedete.. Non vedevo una mappa così perfetta da quando mio fratello ha lasciato l'Inghilterra, anni or sono.." Indicai la mappa con un cenno e sorrisi "..era stato mandato in queste isole da Sua Maestà, proprio per il suo talento.." Alzai le spalle, come se quella faccenda non fosse importante per me. "..non deve aver avuto molta fortuna, se al posto di animali esotici è stato messo a disegnare mappe delle Flegee.." Sorrisi, dolcemente, guardando lontano "..ogni tanto mi chiedo che ne sia stato di lui, non ho più avuto sue notizie..da quando è salito su quella nave..." Stavo per fermarmi, ma poi, pensai, cos'ho da perdere? Sto parlando con un capitano della marina britannica, infondo, così continuai. "...come si chiamava? Ah, maledizione... L'ho scordato..." Mi mordicchiai il labbro fingendo di scavare nei ricordi alla ricerca di quel nome, che mai avrei potuto dimenticare. "..Lion? No, no.. Tiger? Eppure..." Trasalii "..Non Tiger.. New Tiger! La mia memoria funziona ancora!" Sorrisi verso il capitano e verso Musan, feci un eloquente cenno con la mano. "..beh, non ha importanza.. Perdonatemi, signori..non volevo farvi perdere tempo con le mie sciocchezze.." Sapevo che si sarebbero messi a borbottare di quanto una nave non fosse adatta a una donna e, per una volta, non me ne sarebbe importato. Se il capitano sapeva qualcosa di quella nave, di cui nessuno sembrava conoscere il destino, avrebbe parlato. Altrimenti avrei fatto solo la figura della fanciulla sentimentale con la testa tra le nuvole. Valeva la pena rischiare. |
Fhael e Cheyenne ora erano abbastanza lontani dalla villa, ma il portoghese appariva ugualmente pensieroso.
“Dobbiamo cercare di raggiungere il mare.” Disse. “E sperare poi di trovare un'imbarcazione. E' la nostra unica possibilità.” Fissò poi la pistola che Cheyenne aveva trovato nella villa. “Come pensavo...” mormorò il portoghese “... era troppo leggera... infatti è scarica... e in questo modo non può esserci utile...” fece allora segno alla ragazza di proseguire. Camminarono ancora un po', fino a quando avvistarono una luce in lontananza. “Deve trattarsi di una locanda...” fece Fhael. |
“Qui giungono decine di navi dall'Inghilterra.” Disse Sumond a Clio. “E molte altre attraverseranno questi mari se il dominio britannico di questi luoghi si concretizzerà. Rammentare il nome di una nave è praticamente impossibile.” Fissò poi la ragazza. “Vi consiglio però di concentrarvi sulla nostra caccia ai pirati. Siete al servizio di due governi, vi ricordo ed è vostro dovere impegnarvi in questa missione. Dimenticatevi dunque di vostro fratello e di quella nave. Magari è stata affondata proprio da uno di quei due dannati pirati.” Scosse il capo. “E ora scusatemi.” Dirigendosi poi verso il timoniere.
“Il capitano ha ragione...” avvicinandosi a lei Musan “... siete in missione e condurci da quei pirati è vostro dovere. Tuttavia avete anche un altro compito... ammaestrare quella bambina... c'è molto in ballo... molto...” |
“Mi interessa quel manoscritto.” Disse il cacciatore di tesori ad Altea. “E voglio acquistarlo. Fate voi il prezzo.”
“Forse vi conviene davvero venderlo, milady...” fece Wesl “... infondo è frutto di una mente ormai andata... quel pirata era impazzito dopo aver bevuto acqua di mare... si, vi consiglio di venderlo...” Ma proprio in quel momento si udirono delle voci sul molo. Erano alcuni pescatori che indicavano l'orizzonte. “Cosa accade?” Chiese loro Wesl. “Guardate all'orizzonte...” rispose uno di quelli “... si avvicinano alcune navi.” “Già, è vero.” Fissando il mare Wesl. “Sembrano fregate...” mormorò Thalos. “Fregate?” Ripeté Wesl. “Ma qui non possono arrivare. C'è un decreto del governatore che vieta l'ingresso a Las Baias alle navi da guerra senza autorizzazione.” “Lo so...” annuì Thalos “... ed è molto strano che quelle navi siano ormai prossime al porto...” |
"Acquistarlo? Se fosse come dice Wesl lo scritto di un pazzo...allora non avrebbe valore" dissi stringendo il manoscritto al petto..."Invece che dite se partissimo alla ricerca di questo Tesoro...magari pure assieme a Wesl".
Non terminai le frasi che vidi movimento sul molo...fregate militari? Che stava mai succedendo? Feci segno ai due di avvicinarci di più. |
Scorgemmo in lontananza una luce. Forse una locanda.
Avanzammo in quella direzione finché non fummo in grado di vedere un'insegna: Old Flannagan's Pub. Dall'interno proveniva un allegro vociare e un forte odore di alcol. Io e Fhael ci guardammo e le nostre mani si posarono contemporaneamente sul pomello della porta d'ingresso. Tolsi la mano, Fhael aprì e così entrammo. Al nostro ingresso ci fu un silenzio assordante per qualche secondo, e mi sentii gli occhi di ogni singolo individuo adosso, poi tutto passò e ognuno tornò ai fatti propri. Ordinammo da bere e il locandiere, un uomo sulla sessantina dalla barba grigia con ancora qualche spruzzo di rosso, probabilmente proprio Old Flannagan, ci servi una birra scura. Fhael allora ne approfittò per chiedere una stanza. Flannagan indicò allora il piano di sopra ridacchiando, attese che finissimo le birre e ci scorto lungo una stretta scalinata traballante. Aprì una porta che dava sul corridoio del secondo piano. Fhael pagò il dovuto e aggiunse qualcosa in più per assicurarsi il silenzio dell'uomo. Lo stanzino conteneva a malapena un letto e una piccola panca, ma era più che sufficientw per le nostre esigenze. "Sembra un covo di malviventi e forse il colore della mia pelle gli ha fatto credere che lo siamo anche noi. Dobbiamo farci indicare una barca, forse uno degli uomini al bar ne ha una.." |
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