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Stare calma mentre quella mi inondava di notizie.
Scossi la testa, impaziente di veder Cales coi miei stessi occhi. “ La Bestia uccisa? Da chi?” Domandai di fretta, prendendo un abito dall’armadio senza neanche guardarlo bene e infilandoselo rapida, dando poi indicazione alla ragazza di legarmelo sulla parte della schiena. “ Voglio vedere Cales, adesso. Dimmi dove lo hanno portato dopo averlo operato.” Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Guisgard era intrappolato nel fango, disarmato.
Dai rami saltò giù qualcosa. Era la creatura, non più mimetizzata. Aveva ignorato i richiami di Destresya che inutilmente aveva cercato di colpirla e di portarla via. Alta più di due metri, aveva tutto il corpo rivestito da una spessa ed incredibile corazza che nessuna arma al mondo sembrava in grado anche solo di scalfirla. Strani strumenti erano legati ai suoi polsi ed all'altezza dei suoi fianchi, che emanavano luccichii sconosciuti e quel ronzio udito da tante vittime. Bzzzzzzzzzz... zzzzzz... bzzzzzzzzzz... Si fissarono a lungo. Preda e predatore. Gli occhi azzurri di Guisgard erano in quelli inanimati e misteriosi della creatura. “Avanti, uccidimi e falla finita...” disse l'inviato del vescovo “... avanti, uccidimi, bastardo!” Gridò. Ma ad un tratto la creatura cominciò ad emettere degli strani suoni, che per quanto indescrivibili e misteriosi sembravano assomigliare in tutto e per tutto ad un tossire. Come se quell'essere fosse in grado di tossire. Allora cominciò a togliersi l'elmo, mostrando il suo aspetto. https://78.media.tumblr.com/6ae00515...0vkjo1_500.gif |
“E' stato un bracconiere... Homm de Can è il suo nome...” disse la servitrice a Dacey mentre lei si vestiva “... tutti sono concordi nel ritenere che è stato ucciso finalmente l'animale vero... ora lo stanno imbalsamando per portarlo a Capomazda, dove sarà esposto nei cortili ducali.” Fissandola. “Messer Cales sta meglio come detto... ora è al dormitorio di San Menna.”
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"Dovete essere forte e rimettervi presto." Disse il Frate a Gwen. "Così da andare via da qui e ricominciare tutto d'accapo. Iddio vi ha concesso un'altra possibilità... a voi ed al vostro amico... certo non sarà semplice, dovrete ricominciare tutto, ma nulla è perduto... il suo volto resterà sfigurato, ma il suo animo è intatto... non ha più memoria del passato, ma è lucido... e forse, se Dio vorrà, potrà riavere la sua memoria... magari col tempo, ma può succedere se lo aiuterete."
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Un animale. Ancora.
Subito pensai al lupo che era stato ritenuto la Bestia, prima che tutto si smontasse dimostrando che era un errore. Secondo me lo stesso sarebbe accaduto questa volta. “ Spero sia così...” Dissi invece, forse per non spaventare la donna, forse perché non avevo la forza di controbattere. “ Al dormitorio? No, dovrebbe stare qui a palazzo, Cales sarebbe dovuto restare qui...” Disperata all’idea di essergli lontana, di non essere stata lì al suo risveglio. Non potevo sprecare altro tempo, dovevo andare da lui e così feci. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Niente, niente di niente.
Correvo, ma quando mi voltai mi resi conto che nessuno mi stava inseguendo. Non aveva minimamente calcolato il mio attacco, era rimasta lì, pronta ad uccidere Guisgard intrappolato nella palude. Allora mi bloccai, e tornai indietro, ma sta volta lentamente. La bestia si era avvicinata a Guisgard e aveva iniziato ad emettere quel suo suono, quello che popolava i miei incubi. Passo dopo passo li raggiunsi, nascondendomi tra la vegetazione e cercando di capire cosa fare. Ora si era fermata, lo stava come osservando, un brivido mi attraversò la schiena alle parole di sfida che Guisgard rivolse alla bestia. Lo guardai, cercando di pensare in fretta, di trovare una soluzione. Allora la vidi, benissimo, in modo chiaro e nitido questa volta. Un mostro, era un mostro. La cosa più disgustosa che avessi mai visto. Poi vidi la creatura togliersi quello che sembrava un elmo, come se fosse una corazza, una corazza come quelle dei cavalieri dei secoli andati. Possibile? Un mostro non ha bisogno di elmo e corazza... allora cos'era? Un essere dotato di armi offensive e difensive che se ne andava a caccia di uomini? Trattenni il fiato, e continuai a guardare, sentendomi impotente come mai in vita mia. |
Dacey raggiunse la chiesa di San Menna e qui trovò alcuni frati che la portarono dal naturalista.
Cales era a letto, a leggere uno dei suoi libri, ma stava bene. L'avambraccio era fasciato, ma per il resto appariva in buona salute. “Dacey...” disse guardandola arrivare “... Dacey... come stai?” Con gli occhi lucidi. “Ti... ti devo la vita mi hanno detto...” sorridendole teneramente. |
Un'altra possibilità.
Andare via. Nulla è perduto. Erano solo parole. Parole inutili in quieto momento. Che non servivano a nulla. Aveva dimenticato noi e se stesso. Certo, magari aveva pure dimenticato questa tragedia, ma aveva dimenticato noi e questo avrebbe potuto non cambiare mai, mai. Come potevamo ricominciare? Come potevo pensare che potesse di nuovo scegliermi? Magari non lo avrebbe fatto e sarebbe stato anche peggiore. Avrebbe potuto pure scegliere di ignorare Therese, avrebbe potuto non importargli più nulla, e questo non riuscivo ad immaginarlo. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Il nome della perla
Raggiunta San Menna alcuni frati mi condussero nella zona di ricovero degli ammalati.
Avevo fretta di arrivare, di vederlo. Se ne stava a letto, con un libro in mano. Quella vista riuscì a farmi sorridere e farmi calmare. Sembrava quasi normale, come se nulla fosse successo. Avvicinandomi però notai la fasciatura a nascondere il moncone dell’avambraccio restante. “ Perdonami se non ero qui al tuo risveglio, mi hanno dato qualcosa per calmarmi e dormire e... perdonami se sono arrivata solo adesso.” Sedendomi sul bordo del letto, vicino a lui ignorando di non essere soli e lo baciai dolcemente. “ Non mi devi nulla. È solo colpa mia ciò che è successo. Se non fossi caduta da cavallo tu non saresti venuto lì e non ti avrebbe colpito....” Gli strinsi la mano, accarezzandogli il dorso mentre parlavo. Avevo così tanto da dire ma ero silenziosa, appagata dal poterlo vedere, baciare, stringere, dal saperlo salvo da ogni pericolo. |
Era davanti a Guisgard.
Arrivò anche Destresya e lo vide. Era un essere mostruoso. Senza l'elmo mostrò le sue fattezze inimmaginabili. Un essere raccapricciante, oltre ogni inquietante fantasia ed immaginazione. “Ma...” disse Guisgard incredulo “... che diavolo sei?” Mormorò incapace di smettere di fissarlo. L'essere continuava a tossire. Sempre di più. Respirava a fatica. Si accasciò nell'acqua putrida. Tossiva, con del liquido verdastro che gli colava da quella che sembrava essere la bocca. Tossiva. In pochi istanti si mostrò dolorante, quasi moribondo. Alla fine cadde davanti a loro, stramazzando nell'acqua sporca e vomitando ancora quel liquidi verde simile ad uno strano sangue. Guisgard allora si voltò verso Destresya senza dire nulla. Un silenzio che racchiudeva tutti gli incubi di quella storia. https://78.media.tumblr.com/f72371a2...0vkjo1_500.gif |
I frati li lasciarono soli.
Cales sorrise a Dacey. “Perdonarti...” disse “... perdonarti? Ma se ti devo la vita... se sono vivo è solo grazie a te, Dacey...” guardandola e porgendole la mano “... magari ora sarò un po' meno affascinante così...” indicandole il braccio mozzato. |
Il Frate e la suora lasciarono sola Gwen, in modo che potesse riposare e riflettere.
Riflettere che nulla era davvero perduto, che una vita insieme per loro poteva ricominciare. Poteva si, se solo il loro amore fosse stato abbastanza forte da superare quegli ostacoli. |
Rimasi sola e tanti pensieri confusi si accatastarono nella mia mente.
Non riuscivo a pensare come avrei voluto, tutto nella mia testa era appannato, offuscato ed assonnato, come me. Pensavo, speravo che lui mi volesse di nuovo, che mi cercasse di nuovo, anche se non ricordava il mio nome, anche se non ricordava il mio viso. Anche così come ero ora. Perché io lo avrei fatto. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
“ Ho avuto così paura di perderti, quando hai perso coscienza e tutto quel sangue...
Ho pensato che non avrei avuto modo di dirti delle cose, chiederti delle cose e che ti avrei più visto... Ho pensato a quello che abbiamo avuto un biblioteca, a ciò che ha significato per me, ho pensato che non potevo fingere ancora con me stessa e... La verità è che, lo so sarebbe più una cosa dell’uomo ma... avrei qualcosa da chiederti, e prima che tu lo chieda, sono assolutamente sicura di volertelo chiedere, ora.” Guardai il suo braccio, o meglio il vuoto che ora c’era al posto dell’arto. “ Cioè che mi piace di te sta qui...” E gli sfiorai la testa, a indicare la sua conoscenza e intelligenza. “ E qui...” Poggiando una mano sul suo cuore. “ Non in un braccio. Quindi... “ Facendo un respiro, occhi socchiusi per trovare il coraggio. “ Vorresti sposarmi Cales?” Ci avevo pensato e sapevo di volere un legame con lui, ufficiale, volevo poter dire di essere la sua donna, sua moglie, volevo poter vivere con lui senza nascondermi. “ Perché... se non lo avessi capito, io ti amo, ti amo e neanche sono capace di farti capire quanto.” |
“Dacey...” disse Cales guardandola negli occhi “... oh, Dacey... vorrei essere un poeta, un artista per mostrarti cosa ho nel cuore in questo momento... Dacey... io... ti amo... ti amo da impazzire... ti ho amata prima ancora di dirlo a me stesso... probabilmente ti ho amata sin dal mio arrivo qui...” l'abbracciò e la baciò.
Un bacio che riunì non solo le loro labbra ed i loro corpi, ma anche il loro presente e soprattutto il loro futuro. Un bacio che però non servì per riunire anche i loro cuori, visto che erano già da tempo una sola cosa. Un bacio simile ad una promessa d'amore. Un bacio come un fiore da sfogliare e leggervi dentro, fra i petali, un'intera vita che attendeva solo loro per essere vissuta fino in fondo. |
Spalancai gli occhi, quasi volessi capire meglio che cosa fosse quell'essere immondo che avevo visto.
Non era un demone. Non era nemmeno un fantasma. Non un mostro mitologico. Era vero, reale, tangibile, davanti a noi. Un essere mortale vero e proprio che sembrava tossire, stare male, agonizzare. Un essere che non poteva appartenere a questo mondo. Un essere che doveva venire da un altro mondo, dove ci si poteva rendere invisibili, dove esistevano armi a noi sconosciute, dove esistevano creature così raccapriccianti. Eppure... un mondo in cui esisteva la morte. Quello non era una chimera, una medusa, il mostro marino di Andromeda. Non era nemmeno il demone che cercava Guisgard, venuto dall'aldilà per punirci dei nostri peccati. No, era qualcos'altro. E se fosse venuto dalle stelle? Quelle stelle che scandivano i suoi attacchi? Un mostro piombato dal cielo, proveniente da un mondo diverso dal nostro, un mondo che conosceva armi migliori, eppure che cacciava al nostro stesso modo, e nello stesso modo si moriva. Quel liquido verde sembrava sangue, e i suoi suoni così assurdi e incredibili sembravano una lenta agonia. Ma cosa lo stava uccidendo? Le nostre pallottole che non avevano scalfito la sua armatura? Qualcos'altro? Non lo sapevo, ma non mi importava al momento. Guardai la bestia scivolare e liquefarsi in quel liquido. No, non si moriva nello stesso modo. Ma si moriva. Allora uscii dal mio nascondiglio e raggiunsi Guisgard, senza dire nulla. Poi mi voltai ancora una volta verso la bestia, incapace di dire alcunché. "Possibile che sia davvero finita, Guisgard?" sussurrai, alzando gli occhi a cercare conforto nei suoi. |
Passò un'ora, forse due, con Gwen che non cessava di tormentarsi con quei pensieri, con quelle paure.
Ad un tratto la porta si aprì ed entrò la suora. Non era sola. C'era qualcuno con lei. Era Elv, con la parte destra del volto coperta da bende. “Anche lei come voi” disse la suora ad Elv “è stata assalita dalla bestia. Vi lascio da soli.” Ed uscì. Lui restò a fissare la ragazza, guardando poi il suo braccio. “Mi spiace per il vostro braccio...” mormorò. |
Guisgard si alzò a fatica dal fango, appoggiandosi ad un tronco.
“Si...” disse a Destresya “... è finita... qualunque cosa fosse non potrà più nuocere...” fissando il corpo della creatura che si scioglieva nell'acqua fangosa “... non so cosa l'abbia ucciso... ma di certo nessuno saprà mai la verità... nessuno ci crederà mai...” mormorò alla ragazza. |
Sorridevo nel sentirlo parlare, sapendo che stava tentando di spiegare il suo sentimento così come ci avevo provato io e sapere che era impossibile esprimerlo appieno a parole dava la dimensione di quanto il nostro amarci fosse intenso, fuori dalle solite convenzioni.
Mi lasciai andare al bacio, stendendomi accanto a lui sul letto, stringendolo a me con forza, volendo quell’abbraccio che ci univa finalmente. Quello, lo stringerci e il baciarci, era la vera risposta alla mia domanda. Era una promessa. Una conferma. Una vista sul futuro. Il nostro futuro insieme. Avevamo affrontato tanto, misteri, nostri, pericoli, e questo ci rendeva un grado di guardare all’avvenire sapendo che insieme eravamo capaci di superare ogni avversità. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Rimasi sola.
Sola. Poi la porta si aprì, avevo meno sonno ora, c'era la suora. E lei non era sola. C'era Elv. Istintivamente cercai di sollevarmi, ma poi dovetti usare solo un braccio, facendo il doppio dello sforzo. Alle parole prima di lei e dopo di lui, quando quella uscì, cercai di parlare. Ma riuscii solo a piangere. Ancora. In silenzio. Parte del suo viso era coperta, ma non era quello a spaventarmi. Il peso della sua condizione, temporanea o permanente, mi piombò addosso senza clemenza e non riuscii a fare altro. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
"Non piangete..." disse Elv a Gwen "... siete molto bella e la vita vi sorriderà... io invece" toccandosi il viso "resterò sfigurato a vita... la bestia, dicono mi ha portato via metà faccia... e con essa tutti i miei ricordi... la mia vita... non so più chi sono..." mormorò.
In quel momento entrarono il Frate e la suora. "Avete fatto conoscenza..." il religioso "... sapete che Gwen" ad Elv "è un'istruttrice? E magari, quando si sarà rimessa, potrà aiutarvi? Dopotutto la perdita di memoria è spesso momentanea... chissà che con la sua esperienza non riuscirà a farvi riavere ciò che avete perduto." Elv guardò allora Gwen. |
Ogni parola era una pugnalata ed un sollievo insieme.
Non riuscivo a gestire quel conflitto emotivo che avevo dentro e riuscivo solo a sfogarlo attraverso le lacrime. Poi entrarono di nuovo il frate e la suora. Non feci nemmeno caso a come facessero a sapere che ero un'istruttrice, mentre prendevo un fazzoletto di cotone dal comodino rustico accanto al letto. Annuii piano, ancora scossa dai singhiozzi, mentre asciugavo le lacrime col fazzoletto, alle parole del frate. Mi sentivo male a non parlare, ma non ci riuscivo, qualcosa mi bloccava, mi faceva solo piangere. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
"Dunque" disse Elv a Gwen "mi aiuterete? Aspetterò che guariate, non temete... vi aspetterò..." fissandola.
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Mi sporsi verso di lui, porgendogli il braccio.
"Ecco, appoggiati a me..." gli dissi, preoccupata. "Dopotutto vi devo la vita, cavaliere, è il minimo che possa fare.." cercando di abbozzare un sorriso. La bestia era ancora lì, a liquefarsi nel lago, sotto i nostri occhi. Scossi la testa. "No, avete ragione.." sussurrai, annuendo piano "nessuno ci crederà mai, nessuno saprà mai la verità...". Poi mi voltai verso di lui, sembrava così sicuro e saldo in quel turbinio di orrore. "Cosa pensate che fosse?" chiesi, titubante. |
Alzai lo sguardo su di lui, con gli occhi ancora velati e il cuore che batteva forte.
"Perché aspettare?" mormorai piano, riuscendo finalmente a parlare, fra un singhiozzo e l'altro. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
"Grazie..." disse sorridendo Elv a Gwen e porgendole la mano in segno di amicizia, o meglio affetto.
Nell'attesa che possa di nuovo tornare ad essere amore fra loro. |
Guardai la sua mano allungarsi verso di me, verso l'unica che avevo.
Il suo sorriso mi lasciò senza fiato, come aveva sempre fatto e come avrebbe sempre fatto, sempre. Sorrisi anche io e strinsi la sua mano, suggellando quello che sarebbe stato un nuovo patto fra di noi, in attesa che una nuova vita ed una nuova storia iniziasse fra noi tre. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
“Non lo so...” disse Guisgard sorreggendosi grazie a Destresya “... ho visto tante cose in vita mia... ma mai nulla di simile... ed ignoro come sia morto... di certo nessuno di noi avrebbe potuto ucciderlo...” guardando la ragazza “... venite, torniamo in città...” abbozzando un sorriso.
Il bracconiere Homm de Can il giorno dopo quello che fu chiamato il massacra della Sundra, dove perirono moltissimi uomini e donne, tra cui Ruspon e Justine, avventuratosi con i suoi cani nel bosco incrociò un grosso lupo, dalle dimensioni davvero notevoli, freddandolo con due colpi precisi. L'animale fu imbalsamato e portato a Capomazda, dove l'Arciduca lo fece esporre nei cortili ducali del palazzo Taddeide. Il grosso lupo fu riconosciuto ufficialmente come l'animale autore delle stragi nella Sundra. Dopo la sua uccisione infatti non si registrarono più attacchi da parte della bestia. La questione fu perciò ritenuta risolta e a Sant'Agata di Gotya la gente ritornò a vivere serena e felice. Nessuno, tranne Guisgard e Destresya, conoscevano la verità. Forse neanche loro due fino in fondo. La fantomatica bestia era dunque un essere giunto da un altro mondo, un pianeta lontano, che per secoli, seguendo rotte astrali scandite da fenomeni celesti, giungeva sulla Terra per le sue crudeli battute di caccia, dove il sangue di donne e bambine rappresentava il suo macabro ed ambito trofeo di predatore. Tuttavia la magnificenza della natura può stupire anche le intelligenze più evolute e le tecnologie più avanzate. Così, a contatto con le nostre campagne, intrise di un qualche nuovo concime utilizzato dai contadini del posto per la coltivazione delle patate, l'essere venuto da un altro mondo, come già accadde più volte nella storia, contrasse un tipo di febbre il cui sistema immunitario era incapace di respingere. Come avvenne, ad esempio, alle popolazioni mesoamericane, quando a contatto con i conquistatori spagnoli contrassero malattie a loro sconosciute e dunque fatali. Così si conclude la leggenda della sanguinaria bestia della Sundra che per secoli terrorizzò le popolazioni di quella regione. Oggi tutto giace nella tradizione intrisa di folclore e di superstizione, poiché la verità su questa storia resta ancora custodita dagli alberi di quei boschi, nel buio di secoli antichi e passati. http://www.sanniotour.it/site/wp-con...ta-de-goti.jpg FINE +++ |
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