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Avid guardò stupito Lilith.
“Sentito cosa?” Fece il nano. “Non sento nulla, oltre il vento…” Infatti solo il vento sembrava ora attraversare la selva. “Affrettiamoci a trovare le erbe di cui avete bisogno…” la esortò poi Avid “… così Parsifal potrà riprendere conoscenza…” Ma proprio in quel momento, il vento cessò di colpo. Un attimo dopo tre figure emersero dalla vegetazione circostante. Erano tre uomini a cavallo. Indossavano lunghi mantelli e i cappucci celavano le loro teste. “Salute a voi.” Salutò uno di quelli. “Siamo forestieri e ci siamo persi in questa selva. Siamo diretti in pellegrinaggio alla chiesa di Santa Sofia. Si dice sorga in queste terre. Potreste indicarci la strada?” |
Il soldato fissò per lunghi istanti Altea.
Lunghi istanti nei quali Fyellon avvertì una tensione sempre più crescente. E proprio quando il cavaliere fu sul punto di estrarre la sua spada, il soldato disse: “E sia… del resto è affar vostro se restare qui, oppure lasciare la città.” “Tranquillo, li proteggerà l’amore!” Esclamò un altro di quei soldati. E tutti loro risero. Un attimo dopo, Fyellon e Altea furono fatti uscire da Tylesia. Avevano due cavalli; quello di Fyellon e un altro che il cavaliere aveva comprato da un maniscalco. E appena usciti dalla città, i due finti sposi galopparono via. Galopparono fino a perdere di vista le alte mura di Tylesia e fino a quando la selva non li avvolse nel suo ventre. “Finalmente siamo fuori da quella città…” fece Fyellon “… ormai mi sentivo oppresso…” Continuarono il loro cammino, fino a quando giunsero davanti ad una piccola cappella. Qui stava un uomo impegnato a scolpire un bassorilievo. |
Kojo ascoltò ogni parola di Elisabeth.
“Chi vi ha riempito la testa con tutte queste sciocchezze?” Fissandola. “Di certo qualche chierico… beh, milady, dimenticatele… dimenticate tutte queste cose… siamo nati liberi… liberi di scegliere il nostro destino e tutto ciò che ci circonda è mosso dal caso… dite che non siete mia?” Accennò un sorriso. “Vi ingannate… io vi voglio, milady… e quando questa guerra sarà finita, voi sarete il premio per il vincitore… il mio premio…” si tolse il mantello e con fare sicuro lo avvolse attorno alle spalle di Elisabeth. L’aria della sera si era infatti fatta più fresca. Quasi fredda. Kojo allora accompagnò Elisabeth nella sua stanza. “Rammentate cosa vi ho detto nel parco?” Guardandola con bramosia. “Io vi voglio, milady… e so che voi volete me…” |
" Il caso non esiste.....nulla e' mosso per caso, neanche il piu' abile dei maghi puo' muovere le forze della natura senza prima invocare..........voi non avete idea cosa puo' muovere un popolo in fervida preghiera...non c'e' arma piu' forte che l'invocazione di gente religiosa o che sia l'invocazione di filosofi al grande universo........" Fui avvolta dalle sue parole e dal suo manto..l'aria era inspiegabilmente gelida..ma forse era il gelo che era sceso sul mio cuore a rendere tutto cosi' freddo e distaccato......davanti alla mia stanza.." Voi avete la presunzione di sapere cosa voglio, eppure non mi conoscete.......non sapete neanche se il mio cuore batte per qualcun'altro e credo che forse poco vi importerebbe.........ricordate Kojo...non sono il premio di nessuno...come mi avete rammentato...siamo uomini liberi..." Entrai nella mia stanza e chiusi la pesante porta alle mie spalle........buttai il mantello su una sedia e vestita mi sdraiai sul mio letto.....la stessa stanza che avevo condiviso con Altea.....che strano quel luogo eravamo arrivati io, lei e daniel insieme, eppure ognuno di noi aveva preso le sue decisioni e cammini diversi.....che pero' avrebbe ricondotto tutti nello stesso luogo...e chissa', uniti magari dalle stesse sensazioni...Tylesia ci aveva rapiti.........ripensai al bacio di Kojo e alle sue parole.....e pensai a Reas....Avevo per Reas un sentimento puro che nasceva dal profondo dell'anima....non vi era stato tra di noi nulla...forse un lieve tocco, le nostre mani si erano unite eppure a lui avevo svelato il mio amore......Kojo....invece sucitava in me agitazione, fastidio per i suoi modi brutali.....era convinto di poter avere tutto......ma non avrebbe avuto nulla.......e nulla aveva voluto da me Reas..... Reas non avrebbe piu' voluto neanche vedere la mia ombra..........quanto mi mancava il mio bosco, quanto mi mancava l'essere cullata dalla natura stessa......un profumo speziato arrivo' alle mie narici...provocando un sonno profondo...un sonno senza sogni
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Non risposi ad Avid. Ero immersa nei miei pensieri e non avevo tempo di parlare; dovevo cercare le erbe ed i fiori per Parsifal e cercare di capire perchè potevo udire solo io quei versi e che incantesimo veniva utilizzato de quello che me li faceva sentire.
Improvvisamente il vento cessò e tre figure scure comparvero dall'ombra. Non riuscii a vedere i loro volti, ma uno di loro si presentò e disse che erano pellegrini in cerca della chiesa di Santa Sofia. Io ero l'ultima persona a cui rivolgersi per cercare una chiesa, dato che sapevo a malapena cosa fosse. Guardai il nano Avid, aspettandomi che conoscesse quel luogo di pellegrinaggio, poi osservai quegli uomini a cavallo, cercando di intravedere il loro volto. |
Il soldato mi fissava...il cuore iniziò a battermi cosi forte che temevo quasi si potesse sentire, e osservavo il viso contratto di Fyellon, che si distese quando le guardie ci diedero il lasciapassare.
Uscimmo da Tylesia, salimmo sui nostri cavalli e seguii Fyellon, mi voltai e vidi Tylesia che stava sparendo dalla mia visuale, la sua magnificenza, le sue guglie..in cuor mio speravo di tornarci presto ma per poterla aiutare a tornare veramente...splendente. Ci trovammo in una radura, finalmente sentivo un senso di libertà.."Fyellon, sono da mesi che ero prigioniera in quella città..o forse in quel Palazzo. Ora non dobbiamo scordarci di Tylesia, dobbiamo cercare la Verità". Udii dei lievi rumori, ci trovammo di fronte una piccola cappella antica, molto semplice ma molto gradevole alla vista, e un uomo stava scolpendo un bassorilievo...ero curiosa. Scesi da cavallo e mi avvicinai a lui..."I miei saluti, cosa state scolpendo? una immagine? una frase, un ricordo di un amato alla sua dama?" |
Mi trovaì immerso in una immensa landa fiorita..... probabilmente ero morto......
Mi sentivo leggero e senza preoccupazioni, forse avevo trovato la pace o sono riuscito a divenire parte della città di Eternia. Tutto taceva. Voltandomi, speravo di intravedere qualche amico che fino a quel giorno era stato parte della mia ricerca. Ero tranquillo, ma dall'altro lato mi sentivo triste, abbandonato e combattuto. Non sapevo se ciò che mi era capitato sarebbe stato giusto per me. Cominciaì ad incamminarmi attraverso tale distesa. Era tutto in fiore..... quando all'improvviso intravidi la figura di una ragazza che mi mostrava una via..... sembrava che la conoscessi..... era..... era Lilith. Mi chiesi: "Lilith!! Non ho scambiato neanche una parola e me la trovo in tal luogo? Non può essere....". Osservaì la sua figura ed ella continuava ad indicarmi una via..... seguì la sua mano e mi trovaì dinanzi ad una chiesa..... La analizzaì, osservaì e memorizzaì. Aprì la porta che conduceva all'altare e ciò che vidi non poteva essere vero..... Il Longiniu che porto al collo era nelle mani di una Santa che volgeva gli occhi verso la croce del Cristo. Non si leggeva nulla, neanche il nome di codesta statua. Tutto er silenzio.. |
Andai a sedermi su una sedia vicino al camino per riscaldarmi aspettando il padre dei tre giovani.. Dopo un pò chiesi..
<<Come vi chiamate?>> |
Chiusi gli occhi quando Guisgard iniziò a parlare e nella mia mente apparvero le mille e più immagini nate dalle sue parole... poco dopo, sempre guidata dalla sua voce, iniziai a vagare per l’ampia fabbrica... camminavo lentamente tra i telai, sfiorando con la punta delle dita le stoffe ed i fili intrecciati e tesi... ed ogni volta che, sull’onda delle sue parole, sfioravo una stoffa liscia e vellutata o fresca e leggera, mi sembrava quasi di poterla vedere... mi sembrava di poterne indovinare gli splendidi colori ed intuirne i ricchi decori.
Quando poi la sua voce si spense, mi fermai e tornai a sorridergli... “Sembra davvero un luogo magico...” mormorai “Un luogo meraviglioso, in cui nascono le stoffe più belle che orneranno un giorno i ricchi saloni della corte di Capomazda. Mi sembra quasi di poterle vedere davvero, sai? Il verde ed oro di Capomazda e il delicato Giglio d’oro e argento in campo blu delle terre di Sygma...” Chiusi gli occhi e sospirai profondamente... c’era qualcosa nell’aria, qualcosa che non riuscivo a cogliere completamente... Poi, d’un tratto, dei rumori. Mi voltai e rimasi in ascolto... rumori meccanici, come di macchinari al lavoro, ma bassi e attutiti come se provenissero da molto lontano... eppure c’era qualcosa di strano, perché avrei giurato che, qualsiasi cosa fosse a produrre quel rumore, si trovasse proprio dentro la fabbrica... “Hai sentito?” sussurrai, tendendo una mano verso Guisgard perché mi raggiungesse “Li hai sentiti anche tu quei rumori? Che cosa sono?” Un altro momento di silenzio... li sentii ancora per un istante, ma sempre più deboli e flebili... fino a perdersi di nuovo nel silenzio... “Ma che strano...” mormorai, stringendo di nuovo forte la mano di Guisgard “Vieni... andiamo a controllare!” |
I tre uomini attesero una risposta da Lilith e da Avid il nano.
“Non siamo di queste terre...” disse questi “... siamo diretti a Tyelsia e non conosciamo altri luoghi qui intorno... siamo dolenti, ma non possiamo aiutarvi...” “Guidali oltre il sentiero che declina a Settentrione, dove la luce muore e sorgono ombre come illusione...” E mentre il nano parlava ai tre viaggiatori, Lilith udì queste parole mormorate dal vento. |
Elisabeth si svegliò poco dopo.
La luce del giorno ora investiva la sua stanza e un fresco alito di vento penetrava da una finestra socchiusa. Ad un tratto udì dei rumori. Era Reas che si trovava nel parco ad esercitarsi da solo con la spada, ben visibile dalla finestra della stanza. Un attimo dopo, Isolde raggiunse il capitano della Guardia Reale. |
L'uomo, a quelle parole di Altea, smise di scolpire e soffiò via le piccole schegge dal suo bassorilievo.
“Salute a voi, miei signori.” Sorridente lui. “Si, sto ultimando un'opera commissionatami da un nobile signore... ma non è ancora completa... manca qualcosa...” “E' molto bello ciò a cui state lavorando...” guardando il bassorilievo Fyellon “... adoro lo stile classicheggiante...” “Siete un ottimo osservatore” annuendo l'uomo “e un profondo conoscitore d'arte a quanto vedo...” “Mio padre mi ha istruito, oltre alle discipline cavalleresche anche a quelle che riguardano le umane lettere e le arti.” “Era di sicuro un grande uomo.” Fyellon annuì. “Io mi chiamo Fyellon e lei è mia cugina Altea... possiamo conoscere il vostro nome?” “Ormai è tanto tempo che vivo qui da solo...” ridendo l'uomo “... e nessuno più mi chiama per nome... per tutti sono ormai il Maestro delle imprese di Amore...” |
L'uomo, alle mie parole, si fermò nel suo lavoro, egli lavorava per un nobile signore, ero curiosa di vedere su cosa stesse lavorando.
Fyellon sembrava pure incuriosito e ascoltai le sue parole, oltre a essere un abile cavaliere era pure un cultore della arte antica. Alla risposta dello scultore alla domanda di Fyellon rimasi stupita..."Maestro delle Imprese di Amore? che strano nome...anzi deve essere un appellativo che vi hanno dato perchè rappresentate con i vostri lavori le imprese che tanti cavalieri hanno superato per amore?? o per cosa". Mi avvicinai di più al bassorilievo cercando di capire cosa stesse raffigurando..."A chi è dedicata questa piccola cappella?" |
“Io sono Grimm.” Disse il maggiore dei tre fratelli.
“Io Wett.” Fece il secondo. “Io invece Tod.” Fissando Daniel il piccolo fra i tre. Proprio in quel momento si udirono dei rumori provenire dall'esterno. “E' papà!” Gridò Tod e corse poi fuori. Un attimo dopo, il piccolo e suo padre entrarono in casa. “Vedo che abbiamo un ospite...” fece il padre dei ragazzi guardando Daniel. “Si, papà...” annuendo Grimm “... è un cavaliere e stava attraversando la selva...” |
La chiesa era vuota e Parsival si guardò intorno.
La lunga navata era solo a fatica illuminata dalle poche candele che ardevano davanti alle nicchie laterali, nelle quali sorgevano diverse statue di santi. Ad un tratto Parsifal si accorse di non essere solo. Davanti all'altare stava infatti una donna che pregava inginocchiata. Si voltò e accorgendosi di Parsifal, dopo essersi fatta il Segno della Croce, si avvicinò al ragazzo. “Perdonatemi, messere...” a bassa voce “... sapete dove si trova la statua di Santo Stefano?” |
Appena udii quelle parole mi venne spontaneo indicare il sentiero che conduceva a Nord, ma subito dopo mi resi conto che in realtà non ero certa che fosse veramente là. Ormai però l'avevo indicato e non potevo far finta di niente... "è...da quella parte." Mi affrettai a dire io, senza dare troppe spiegazioni. In quel momento il mio unico obiettivo era quello di salvare Parsifal; anche se desideravo profondamente scoprire chi si celasse sotto a quei cappucci. Infatti la maggior parte delle volte le visioni si presentavano quando vedevo in volto una persona... avrei voluto davvero poter vedere il viso di quei tre pellegrini, ma avevo cose più importanti da fare; infatti dopo aver dato l'indicazione mi girai e continuai a cercare le erbe, anche se Avid stava ancora guardando i cavalieri in attesa di una loro risposta.
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“Ognuno canta di qualcosa, milady...” sorridendo l'uomo ad Altea “... c'è chi ama dipingere il proprio signore, o scolpire la sua immagine nella pietra, magari raffigurandolo con aspetti semi divini, come accadeva nei potenti e remoti regni d'Egitto e di Persia... altri invece non desiderano altro che riprodurre il volto e il corpo della propria amata... altri ancora traggono ispirazione solo dagli affascinanti spettacoli della natura... io invece dedico tutta la mia arte a narrare, nel linguaggio arcaico e solenne del marmo, le gesta che Amore ha fatto compiere ai suoi devoti... chi cerca i miei lavori sa dunque a cosa sono rivolti. Di qui, il mio appellativo.”
“Davvero affascinante.” Fece Fyellon. L'uomo annuì e fissò nuovamente Altea. “Questa cappella” disse “è dedicata a San Giovanni Evangelista... è molto antica... fu eretta da un gruppo di Goti in fuga, dopo l'invasione delle armate Bizantine durante la terribile guerra conosciuta come Greco Gotica. La tradizione narra che quei Goti in fuga, di credo ariano e dunque eretici, fecero voto di divenire Cattolici in cambio della salvezza... e il Cielo volle ricompensarli, facendoli giungere in una terra non lontana da qui, che da essi trasse il nome.” Sorrise nuovamente alla ragazza. “Sapete, milady, che giungete opportuna? Forse il vostro aiuto mi sarà prezioso per il mio lavoro...” |
I tre viaggiatori, dopo le parole di Lilith, si scambiarono rapide occhiate.
“Vi siamo grati di ciò...” disse uno di loro alla fanciulla “... ma essendo forestieri difficilmente riusciremo a proseguire... voi invece sembrate conoscere bene queste zone... vorreste accompagnarci?” “Un nostro amico” intervenne Avid “ha bisogno di alcune erbe per riprendersi e solo lei è capace di riconoscerle...” “Allora attenderemo...” fece il viaggiatore “... e quando le erbe saranno state raccolte, lei potrà condurci alla chiesa di Santa Sofia, mentre voi” fissando il nano “le porterete al vostro amico. Cosa ne dite?” |
"E' tutto interessante ciò che dite...che ci sia ancora qualcuno addirittura che creda nell' Amore...volete il mio aiuto per il vostro lavoro? Se posso, volentieri."
Nel frattempo mi avvicinai a Fyellon..."mio caro cugino, avete ascoltato la storia di quei cavalieri che hanno fatto un voto proprio qui per diventare Cattolici...e che il Cielo ricompensò facendoli giungere in una Terra non vicina da qui??....quale Terra potrebbe essere secondo voi?" |
Avevo dormito.....un sonno pieno e poco ristoratore, mi alzai dal letto e mi lavai il volto....l'aria entrava fresca dalla finestra e quasi corsi ad affacciarmi....e vidi Reas.....il mio cuore comincio' a battere lasciando la mia mente incredula....come poteva il cuore battere cosi' mentre la mia mente sembrava rimanere razionale.....sarei scesa da lui....ma il sorriso che avevo sul volto si spense alla vista di Isolde......questa volta pero'......non sarei rimasta a guardare...presi il mio bastone e scesi.....l'arte del combattimento.......non era un segreto per me..e il mio bastone era pari ad una spada.....scesi quindi nel parco....e senza mostrare alcun interesse per Isolde......" Vi state allenando comandante.....e' tempo di guerra, avrei bisogno di mettermi in allenamento....vi spiacerebbe farmi da compagno d'armi per qualche ora ?.....".....strinsi il mio bastone piu' forte che potevo...stavo scaricando tutta la tensione che avevo in corpo.....stavo rischiando e rischiando grosso.......il amor propio poteva finiermi tranquillamente sotto i piedi......ma in guerra e in amore tutto e' lecito e io dovevo osare......
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Nel frattempo che continuavo a cercare e a prender coscienza del luogo in cui ero, una donna mi parve innnanzi.
Era difficile ritrarre i suoi lineamenti, ma cercaì in tutti i modi di scrutare le sue forme. Mi chiese di Santo Stefano e della sua statua, ma fra le statue che corollavano tal posto risultava difficile. Anche se..... un tentativo lo si può fare. Mi volsi verso la figura eterea e le dissi: "Milady, cercherò di soddisfare la sua richiesta.....", cominciaì il travaglio, benchè, una pulce mi saltò all'orecchio e pensaì..... "a cosa potrebbe servirle?". Cominciaì la ricerca. |
Fyellon scosse il capo a quelle parole di Altea.
“Non saprei...” mormorò il cavaliere. “La terra di cui parla la tradizione” intervenendo l'uomo “è la città di Sant'Agata di Gothia...” sorrise “... allora accettate di aiutarmi, milady? Ottimo! Così terminerò molto prima la mia opera!” Invitò allora Altea ad avvicinarsi al bassorilievo. “Sto scolpendo una scena tratta dalla mitologia classica...” spiegò l'uomo “... e ho inserito diversi personaggi... ma ne manca un altro... un'eroina... voi chi mi consigliate di aggiungere? Laodamia, che scelse di morire nel fuoco con la statua raffigurante le fattezze dell'amato Protesilao? Penelope, che ingannò i malvagi Proci pur di restare fedele ad Ulisse? Oppure Alcesti, che decise di morire al posto del marito Admeto?” |
Reas guardò incuriosito Elisabeth.
“Ignoravo che vi interessasse l'arte del combattimento, milady...” “Anche a me questa giunge nuova...” con malizia Isolde “... ma lady Elisabeth è donna dai vari e diversi interessi...” “E sia...” mettendosi in posizione il capitano “... mai sottovalutare una donna armata... siete pronta? Cominciamo!” E Reas ed Elisabeth si scambiarono alcuni colpi. “Tenete alta la guardia...” disse il capitano “... e sferrate il colpo solo quando siete certa di colpire... se mancate il bersaglio, sarete in balia del contrattacco del vostro avversario...” e con un rapido colpo cercò di disarmare la donna. “Però...” dopo che Elisabeth era riuscita a parare quel suo colpo “... vedo che ve la cavate bene... dove avete imparato a combattere cosi?” |
E mentre Parsifal cercava la statua di Santo Stefano, quella donna si avvicinò al giovane cavaliere.
“Devo confessarmi al Santo...” disse “... spero di riuscire a farlo prima che chiudano la chiesa... altrimenti dovrò ritornare fra quelle giuste e dolorose pene...” Un attimo dopo si udirono dei rumori e un giovane diacono entrò nella chiesa. “Sono qui fuori!” Visibilmente agitato quello. “Si sono riuniti davanti alla chiesa... attenderanno la solenne Benedizione delle Sante Palme e poi porteranno un nuovo attacco a Tylesia durante la Settimana Santa, prima della Resurrezione di Nostro Signore!” |
“Non ho sentito nulla...” mormorò Guisgard guardandosi intorno e prendendo la mano di Talia “... forse era solo il sibilo del vento...”
L'ambiente era infatti avvolto da un malinconico silenzio. I suoi colori erano però vivissimi e pulsanti. Arazzi, stoffe, tessuti e poi drappi, costumi già ultimati, tende, teli e veli, tutti addossati gli uni sugli altri o lasciati adagiati su panche e sgabelli. I loro colori, invasi dalla luce che attraversava i vetri, finivano per mischiarsi, confondersi, legandosi gli uni negli altri, in una silenziosa e sognante danza d'iride. I perlati riflessi della seta siriana si mescolavano col vermiglio bagliore del velluto di Borgogna, mentre lo splendore degli ambrati tendaggi di Ceylon finivano col naufragare nel blu cobalto delle trame ricamate sugli scialli corsi. E quel trionfo di colori continuava tra le venature ambrate di gusto orientale, i luminosi richiami del sandalo malese, il violaceo bagliore di madreperla indiana, il crespo purpureo che bagna le stoffe turche, il denso splendore emanato dall'alabastro toscano e l'intenso scintillio dell'agata di Magna Grecia. Nell'aria dominava un vivo alone rischiarato da infiniti e frastagliati sfavilli, che mutavano come animati dalla vitalità di una luce ultraterrena. “Questo luogo” continuò lui “da un lato affascina col suo splendore e dall'altro, non so... sembra intriso di un che di misterioso...” “Questo starà benissimo indosso alla Granduchessa, non trovate?” Sorridendo una delle donne ai telai. “Ma se non l'abbiamo neanche mai vista di persona!” Fissandola un'altra di quelle. “Dal ritratto sembra molto bella.” Intervenendo un'altra donna ancora. “Del resto” fece la seconda che aveva parlato “il futuro Arciduca non poteva certo scegliere una ragazza non bella...” “Si dice” disse la prima “che le donne di Sygma siano tutte belle, dalla pelle bianchissima come l'alabastro e i capelli di un chiarore mutevole come le colline della loro terra in Autunno.” Guisgard e Talia si aggiravano tra i telai e quelle meravigliose stoffe. “E se rubassi una di queste stoffe?” Sussurrò lui all'orecchio di lei. “La più bella e più preziosa tra queste che ci circondano... e poi ne farei fare un meraviglioso vestito... molto più bello di quello che vedesti al ballo anni fa... ricordi nel palazzo del visconte? Lo rubai quella notte, posso benissimo farlo ancora...” sorrise “... tanto qui sono il padrone, a sentire il nostro pittoresco ospite.” “Arrivano!” Entrando di corsa una delle donne. “Sua signoria e lady Chymela sono giunti sul Belvedere proprio in questo momento!” Tutti si prepararono. “Lord Andros vuol stupire la sua amata...” spiegò il sarto “... sono abbigliati alla maniera dei pastori... lui le ha detto che avrebbero partecipato ad una festa... presto, facciamo finta di niente...” “Ma dobbiamo trattarli come fossero davvero due pastori?” Stupito un garzone. “Si, riprendete tutti il vostro lavoro, come se niente fosse!” Si raccomandò il sarto. |
Nemmeno Fyellon poteva immaginare di che posto parlasse, poi, l'uomo che...scolpiva l'Amore..,sembrava ci avesse ascoltato e rispose...Sant'Agata di Gothia. "Fyellon" guardai il cavaliere "se non è lontana da qua potremmo andarci, che ne dite?".
Lo scultore mi chiamò e capii di quale aiuto necessitasse "Io raffigurata in un bassorilievo assieme ad altri esseri mitologici??chi dovrei scegliere tra queste tre donne..è difficile...ma direi...Penelope, che pazientemente aspettava il ritorno del suo amato e anche con molta furbizia direi. Ma in cambio dovrà dirci se questa città che avete nominato è lontana e dove possiamo dirigerci per vederla". |
“Penelope…” ripeté l’uomo, fissando il bassorilievo “… la vostra scelta cade dunque sulla virtuosa e fedele regina di Itaca… e sia!” Esclamò convinto. “Allora raffigureremo un degno ritorno per il grande distruttore della città di Troia!” E riprese a scolpire la sua opera. “Però non avete certo bisogno di porre condizioni, milady…” sempre fissando il bianco marmo a cui dava forma “… vi avrei comunque indicato la locazione di quella città, davanti ad una vostra richiesta…”
Fyellon allora prese Altea in disparte. “Perché tanto interesse per quella città, milady?” Domandò alla ragazza. “Il nostro scopo non era quello di cercare i misteriosi nemici di Tylesia? Perché allora volete andare a Sant’Agata di Gothia?” |
Lo scultore iniziò a scolpire il bassorilievo, ero davvero curiosa di sapere cosa sarebbe apparso..sperando il tempo fosse anche breve.
Fyellon mi prese in disparte...lo vedevo nervoso.."Che succede Fyellon? Certo dobbiamo cercare i nemici di Tylesia, ma se quella città si trova nelle vicinanze non sarebbe bello andarci a fare una visita?Avete detto pure voi di non conoscerla..ma se la cosa vi crea disturbo non vi preoccupate, rimarremo qui." Mi riavvicinai allo scultore..."Scusate, ma non potrebbe trovare posto in questo bassorilievo pure il volto di...mio cugino?" |
La figura del Santo non riuscivo a trovarla, vidi che la donna ne aveva l'assoluto bisogno..... era in cerca di qualcuno che potesse confessarla..... ma non vi era nessuno.
Nel frattempo le porte della chiesetta si spalancarono ed entrò uno di quei giovani diaconi che si profilano a divenire preti. Finalmente, qualcuno si fece vivo.... non capivo se ciò che vivevo era reale o meno, ma stava divenendo un affare grosso. Dal fondo dell' ingresso udivo la sua voce.... parlava di una rappresaglia nei riguardi della città di Tylesia, il tutto si sarebbe svolto sotto il vessillo del Signore e della sua Passione..... non potevo accettare ciò, restando lì immobile ed assistere ad un massacro compiuto nel nome della Passione di Nostro Signore che in tali giorni si è consegnato nelle mani dei suoi carnefici per espiare le nostre colpe. Non potevo permettere ciò, mi chinaì verso la donna salutandola con riverenza e corsi verso il portone. Dovevo intervenire: "Padre...... perchè volete combattere nel giorno in cui il Figlio di Dio si è sacrificato per noi? Non possiamo disonorare tal giorno..... lasciate che compia io la vostra impresa, non sacrificate gli altri." |
Citazione:
Misterioso, lo aveva definito... e misterioso lo era davvero quel luogo: mi sembrava di avvertire una sorta di insolita energia aleggiare intorno a noi, come se quel luogo fosse stato tanto intriso di vita che essa era rimasta come imprigionata tra le mura stesse di quella fabbrica... Udivo delle voci... voci di donne e di uomini intorno a me... li sentivo bisbigliare, come se parlassero tra loro, e fui sul punto di dirlo a Guisgard ma mi trattenni appena in tempo: quello non era precisamente il genere di cosa che lo avrebbe fatto stare tranquillo, quello non era il genere di cosa che poteva affrontare a viso aperto... e così decisi di tenere per me quelle sensazioni, almeno finché non avessi capito meglio che cosa stava avvenendo lì e perché mai ci eravamo finiti, perché su una cosa aveva avuto ragione lui: niente accadeva per caso, e dunque non era certo un caso se ci trovavamo lì. Ed intanto quelle voci continuavano a bisbigliare nelle mie orecchie... mi concentrai e tentai di cogliere il senso dei loro discorsi ma non ci riuscii, tanto parlavano piano... Mi soffermai e mi concentrai ancora di più, ma non riuscivo a cogliere altro che qualche parola... Citazione:
“Si...” dissi lentamente “Ricordo... certo che lo ricordo!” “Guisgard!” esclamai sorpresa, bloccandomi all’improvviso. Lui strinse di più la mia mano... “Non fermarti...” sussurrò “Non fermarti, ti prego... continuiamo a ballare!” Ma io non badai alle sue parole, perché la mia attenzione era tutta per il suo volto, adesso... le nuvole si erano infatti diradate ed un intenso raggio di luce lunare era piovuto su di noi consentendomi, infine, di vederlo... “Ma che cosa ti è successo?” mormorai allora, sollevando una mano a sfiorare la sua guancia vistosamente gonfia ed il labbro spaccato e sanguinante... “Nulla!” rispose con un’alzata di spalle. “Oh, Guisgard...” tentai di dire, ma lui mi bloccò... le sue mani strinsero le mie più forte, allora, e lui si fece un po’ più vicino... molto più vicino... sempre più vicino... Poi, d’un tratto, una figura si erse di fronte a noi... “Talia...” sentenziò allora la voce severa del Maestro “Torna al Tempio!” “Maestro, io...” “Torna al Tempio...” mi interruppe “E togliti immediatamente quel vestito rubato!” I miei occhi scesero su quello splendido abito, poi si spostarono su Guisgard... esitai... “Non è come pensi, Maestro...” mormorai, allora “Questo abito me lo avevano promesso... e comunque lo avrei restituito... te lo giuro!” Gli occhi del Maestro erano fiammeggianti... “Non ti ho chiesto spiegazione!” esclamò “Ne parleremo domani di quest’abito... ora obbediscimi: torna immediatamente al Tempio. Io voglio parlare con tuo fratello! Fyellon... portala via!” Solo in quell’istante mi accorsi che dietro al Maestro dalla vegetazione era emerso anche Fyellon... non disse neanche una parola, ma afferrò il mio braccio e mi trascinò via... ed io di nuovo tornai a guardare Guisgard, immobile con quel labbro che continuava a sanguinare copiosamente... “Lasciami, Fyellon!” sibilai “Lasciamo subito! ...Maestro, aspetta!” soggiunsi, con la voce che saliva gradualmente “Lasciami spiegare... Maestro, ti prego... Non è colpa sua! Non è colpa di Guisgard! Fyellon, lasciami, ho detto!” Gli occhi azzurri del ragazzino si sollevarono di scatto su di me... “Talia...” mormorò, scattando in avanti. Ma il Maestro lo bloccò, afferrandolo per un braccio... “Adesso basta!” ingiunse, con quella sua voce bassa e autoritaria “Basta! Da oggi, Guisgard, ci saranno nuove regole per te... da oggi ti allenerai di più e non lascerai mai il Casale senza il mio permesso! E non vedrai più tua sorella! Mai più! Non le parlerai più... fino al giorno della sua consacrazione! Non ti permetterò di distruggere il destino di tua sorella, hai capito? Non te lo permetterò!” Mi mancò l’aria a quelle parole, mi tremarono le gambe... Guisgard stava continuando a dibattersi e a tentare di liberarsi da quella salda presa, ma a quelle parole sollevò gli occhi sul Maestro, tremava di rabbia... “Lei non è mia sorella!” urlò. Quello che accadde dopo era ancora confuso nella mia mente... il Maestro lo aveva colpito, lo aveva colpito tanto forte da scagliarlo a terra... “Andiamo, Talia!” aveva allora mormorato Fyellon al mio orecchio, quasi prendendomi di peso “Andiamo via ora!” Avevo tentato di opporre resistenza, ma con scarsissimi risultati... e mentre Fyellon mi trascinava via, ricordavo solo di aver udito la voce del Maestro sentenziare: “Queste sono le mie regole e tu le seguirai, Guisgard, se vuoi continuare a vivere qui! Altrimenti... altrimenti te ne devi andare!” Un brivido mi corse lungo la schiena a quel ricordo... chiusi gli occhi un momento... “Lo ricordo benissimo quel vestito...” mormorai pianissimo, la voce improvvisamente cupa e carica di dolore “Ricordo tutto... l’abito, tu che suonavi, il nostro ballo improvvisato... e poi... poi il Maestro...” inspirai “Oh Guisgard... tutto quello che è accaduto dopo... è stata tutta colpa di quell’abito, di quella mia sciocca vanità... sciocca, inutile, dannata vanità!” Chinai la testa e chiusi gli occhi... tremavo vistosamente. |
Guisgard fissò Talia e il suo sguardo, per un momento, si fece cupo.
“Io…” mormorò “… io ricordo il tuo sguardo davanti al palazzo del Visconte… non lo dimenticherò mai…” prese le mani di lei “… non so… ti ho sentita lontana quel giorno… e non voglio che accada più… non c’è nulla che tu non possa avere a questo mondo… e voglio essere io a dartelo… solo io, Talia…” strinse tanto le sue mani, che Talia avvertì quasi il pulsare del suo cuore “… quanto a quello che è accaduto poi… tu non hai nessuna colpa… e non sei vanitosa…” e accennò un lieve sorriso, simile ad un raggio di Sole che filtra nel cielo grigio. http://www.vokrug.tv/pic/product/e/b...d664af290.jpeg I due finti pastori entrarono nella fabbrica e subito una pioggia di colori, resa dorata dal Sole mattutino che li precedeva, cominciò a luccicare e a scintillare attorno a Chymela. Dalle mille e più tonalità della seta, del velluto, della ciniglia iniziarono allora a vibrare, prima riflessi e bagliori, poi giochi di luci e ombre sempre più complessi, fino a prendere forme e fattezze di un mondo fatato. Una corte fatta di colori, profumi e sapori lontani e sconosciuti alla giovane principessa di Sygma. E da questa corte si prostravano per omaggiarla figure altere e austere, tipiche del mondo nordico, poi calde e sognanti, come quelle che animano i porti a Sud del Mediterraneo. E poi ancora giocolieri e musici, bardi e illusionisti, uccelli dall’esotico piumaggio e scimmie ammaestrate al saluto e all’inchino. Come se lo splendore e la ricchezza di Capomazda, i popoli suoi vassalli e le meraviglie accorse da ogni dove per deliziare gli Arciduchi e le loro Granduchesse si aprissero in cerchio attorno a Chymela. “Salute a voi.” Disse Andros. Tutti gli operai e le operaie fissarono i due giovani abbigliati come pastori. “Ho saputo” continuò lui “che da voi è prodotta la migliore arte tessile del mondo Cristiano.” “Si, è vero.” Rispose il sarto, fingendo di non conoscere i due pastori. “In che modo posso esservi d’aiuto?” “Ecco...” rispose Andros “... io e mia moglie siamo due umili pastori... ci siamo conosciuti alle pendici di questi colli e ogni mattina lasciavamo le nostre greggi mischiarsi e pascolare sui campi... fino a quando anche i nostri due cuori e le nostre anime hanno fatto lo stesso...” Le donne ai telai sorrisero. “E ora” aggiunse lui “vorrei, almeno per un giorno, che mia moglie si sentisse una principessa... se la nobiltà dipendesse non dal sangue o dalla ricchezza, ma dalla bellezza e dalla virtù, allora lei sarebbe un’imperatrice... voglio un vestito degno di lei...” “Veramente, i nostri lavori sono pregiati e costosi…” stando al gioco il sarto. “Questo, a parte il cuore di mia moglie, è la mia unica ricchezza…” mostrando a tutti loro un Taddeo d’oro “... e pagherò con questo...” “Ma con quello” fingendosi sorpreso il sarto “potreste comprare tante di quelle pecore da avere una vita senza stenti!” “Per donare un solo giorno di felicità a mia moglie” sorridendo il falso pastore “o per vedere anche solo per un momento il suo bellissimo sorriso, lavorerei come l’ultimo degli schiavi per il resto della mia vita... e so che per legge nessuno può rifiutare una moneta recante il volto dell’Arciduca…” e la lanciò davanti al sarto. La moneta roteò nell’aria, cominciando a liberare scintille dorate che mutarono in un bagliore sempre più grande, fino ad avvolgere ogni cosa. E quando il Taddeo d’oro toccò il tavolo del sarto, per magia, dal suo tintinnio, tutto si accese. Guisgard e Talia furono destati dal rumore dei telai, dei fusi e degli argani che, improvvisamente, cominciarono tutti a funzionare. Come per incanto la fabbrica aveva ripreso a vivere. |
Il Diacono fissò Parsifal.
“Loro hanno già deciso…” mormorò “… si sono radunati qui per la Benedizione… poi partiranno alla volta di Tylesia… e allora la sorte di quella città sarà segnata… che Dio abbia pietà dei suoi abitanti!” In quel momento suonarono le campane della chiesa. “E’ ora…” mormorò la donna “… devo andare… non posso attardarmi… tornerò qui il Giovedì Santo…” Il diacono annuì e la donna svanì tra il chiaroscuro che dominava la navata. |
Rimasi impietrito da quelle parole..... le campane suonarono.... l'ora era giunta.... ma in cuor mio vi era ancora speranza.
Non posso rimanere chiuso in questo mondo reale o illusorio..... dovevo svegliarmi. Uscì dalla chiesetta e mi diressi al punto in cui mi ero ritrovato dopo "la punizione" di mio padre...... "Non tutto è perduto..... la speranza deve ritrovarsi e la tregua deve tornare....." Fissaì il mio amuleto e lo strinsi in petto. |
Guardai Tieste e dentro di me dissi vinceremo noi assicurato ora vedrai la faccia di quel babbeo appena il falco parlerà e sorrisi guardando Tieste il locandiere e il falco poi rivolgendomi al falco dissi dai forza fagli sentire qualcosa di carino e aspettai
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Fyellon ascoltò Altea e annuì.
“Avete voglia di vedere quella città?” Domandò alla ragazza. “Se volete, io vi ci porterò…” Avvicinatasi poi all’uomo, l’artista sorrise ad Altea. “Su questo bassorilievo” disse “trovano spazio gli innamorati, coloro che amano… voi siete innamorati di qualcuno, amici miei?” “Immagino solo chi sia capace di amare tanto” fissando l’opera Fyellon “abbia il privilegio di comparire, vero?” “Non si ama poco o molto…” fece l’uomo “… o si ama, oppure no…” “E i grandi amori, allora?” Domandò Fyellon. “Quelli dipendono dai loro protagonisti…” continuando a scolpire l’uomo “… vi sono uomini e donne capaci di amare come nessun altro… non è la quantità del sentimento, ma la qualità… Lancillotto, per esempio, non ama più di un qualsiasi altro uomo, ma ama in maniera speciale… per questo il suo amore per Ginevra è tanto straordinario…” |
Cavaliere25 e Tieste fissavano il falco, in attesa di una sua parola.
Il locandiere, invece, guardava i due con fare scettico. “Allora?” Seccato. “Sto aspettando che questo falco parli…” “Su, Alberico…” parlando al falco Tieste “…di qualcosa… su, bello…” Ma il falco lo fissava restando in silenzio. |
ma perchè fai cosi ci fai perdere un pasto caldo e una stanza dissi guardando iol falco dai almeno saluta questo signore
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Citazione:
Ma fu solo un attimo... poi sentii la terra venirmi meno sotto i piedi e la testa iniziò a girare forte, in quella ormai consueta sensazione... Vidi quella fabbrica... ma in un altro tempo. Era gremita di persone al lavoro che, al nostro ingresso, si voltarono a guardarci. Andros mi cingeva la vita con un braccio... mi voltai a guardarlo... non indossava più il ricco abito da ambasciatore, ma uno più semplice di una stoffa chiara e ruvida... Ascoltai la sua conversazione con l’uomo della fabbrica e seguii con gli occhi la moneta volteggiare in aria e finire sul tavolo... Il rumore meccanico delle macchine a lavoro mi portò via da quella visione... facendomi sussultare violentemente. Trattenni il respiro, voltando d’istinto la testa per guardarmi intorno... ma non potevo... mi aggrappai dunque a Guisgard, stringendo la camicia sulle sue spalle... “Ho avuto un’altra visione...” sussurrai, incerta su cosa stesse in quel momento pensando “Ho visto Andros... qui! ...Dimmi che cosa sta succedendo!” |
Guisgard restò turbato da quelle parole di Talia.
Infatti il volto della ragazza sbiancò e i suoi occhi apparivano inquieti. Tutto attorno a loro aveva preso a funzionare, come se quella fabbrica fosse attiva e operante. Ma l’iniziale sgomento di Guisgard per quella scena, fu subito assorbito da ciò che stava provando Talia. “Questo posto…” mormorò “… è questo posto… e tu sei in balia di tutto questo… ti porto fuori, torniamo al palazzo…” Ma le mani di lei stringevano con forza la sua camicia. Lei era davvero presa da ciò che stava accadendo in quella fabbrica. Totalmente. “Tutto…” guardandosi intorno lui “… tutto ha preso a funzionare improvvisamente… forse c’è qualcuno… c’è nessuno?” Gridò il cavaliere. “Cosa sta succedendo?” “Meglio non addentrarsi nelle cantine…” mormorò Guisgard. “Dobbiamo farlo adesso...” fece Talia “... ora che c’è ancora luce... tra un po’ sarà buio pesto...” “E se qui sotto c’è la tana di qualche animale selvatico?” “A te non hanno mai spaventato gli animali selvatici...” fissandolo con malizia Talia “... forse hai paura d’altro...” “Smettila…” avvicinandosi a lei lui “... io non ho paura di nulla...” “Guarda che è normale avere paura di qualcosa, sai?” “Si, forse…” minimizzando lui “... ma qui dentro non c’è nulla che mi spaventi...” “Allora?” “Allora cosa?” Fissandola lui. “Vieni con me oppure no?” “Dove?” “Nelle cantine…” rispose lei “... mi lasci andare da sola?” “Andiamo...” fece lui. “Ho idea che questa villa non ti piaccia molto…” scendendo le scale Talia. “Infatti, non ci vivrei neanche da fantasma...” “A me invece piace…” attenta ai gradini lei “... adoro queste vecchie case diroccate…” “Questa la butteri giù...” Ad un tratto si udì un rumore e poi un’ombra attraversò, rapida, gli ultimi gradini davanti a loro. “Accidenti…” fermandosi Guisgard “... cos’era?” “Un topo, credo…” “Un topo!” Con rabbia lui. “Detesto i topi!” “Preferivi un fantasma?” “Si, magari di una bella dama!” Sorridendo lui e facendole l’occhiolino. “Che scemo!” Voltandosi verso le scale lei. “Bruna o magari bionda...” fece lui “... vestita solo di stracci... tutta sola e triste… pronta ad essere consolata…” Rise e cominciò a canticchiare: “Bella dama bionda o bruna, bionda o bruna. bionda o bruna, da baciare sotto la Luna, sotto la Luna, sotto la Luna…” “Perché non te ne torni al Casale?” Fissandolo lei. “Qui non ci sono dame vestite di stracci!” “Vuoi che vada via?” Sorridendo lui. “Non hai paura a restare sola qui?” “Paura?” Con indifferenza lei. “Paura di cosa? Qui non ci sono fantasmi.” “Come vuoi…” fermandosi lui e appoggiandosi al muro “… ma sappi che in paese si dice di un pazzo… un maniaco... che ama rapire fanciulle sole e indifese...” “Ti odio!” Voltandosi verso di lui lei. “Ti vedo nervosa, mia cara…” ridendo lui “... vuoi chiedermi di restare forse? E cosa mi dai in cambio se resto?” “Magari eviterò di prenderti a schiaffi come vorrei fare adesso!” Contrariata lei. Ad un tratto si udì un rumore e poi scricchiolare. Provenivano dal piano di sopra. “Mondo illuso...” fissando il soffitto Guisgard “... hai sentito? Proveniva dal piano di sopra... eppure questa villa è deserta...” “Forse è la dama vestita di stracci…” sorridendo Talia “... forse vuole essere consolata… chissà se è bruna o bionda... non vai a vedere, Guisgard?” E rise. Quel ricordo balenò in fretta nella mente di Guisgard. I telai e tutto il resto continuavano a funzionare intorno a loro. Poi, all’improvviso, qualcuno apparve sulla porta della fabbrica. |
Avrei davvero voluto non cacciarmi in quella situazione... Sperando che quella misteriosa voce continuasse a suggerirmi cosa fare, dissi: "Certo... ci vorrà poco a raccogliere le erbe..."
Mi chinai e raccolsi una decina di ciuffi di ortiche e li porsi ad Avid con molta attenzione. "le ortiche vanno bollite, altrimenti sono altamente irritanti" gli dissi "poi schiacciate i petali ed uniteli alle ortiche nell'acqua bollente. Mescolate il tutto ed eliminate la maggior parte dell'acqua, poi posatelo sulla fronte. E..." sussurrai "se tutto ciò non dovesse bastare, mettetegli al collo questa" mi tolsi una collana con inciso un triskel "ha un grande potere, apparteneva a mia nonna... è la cosa più importante che ho..." Gliela misi tra le mani. |
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