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Incespicai nell'erba, impigliandomi col vestito.
"Ora basta... smettetela! Non è divertente... se vi avessi chiesto di incendiare qualcosa non sareste stati così... maldestri..." sibilai, mentre cercavo di tenere un equilibrio. Il vento cesso e finalmente potei orientarmi. "Qui? Qui ci sono solo statue!" Sapevo che raramente gli spiriti erano affidabili, che avrebbero iniziato a diventare bizzosi e dispettosi, ma avevo sperato che scegliessero un momento diverso. Mi scostai i capelli dal volto ed proruppi in uno sfogo di rabbia. "Sentito? Solo statue!", gridai risentita. Lanciai una pigna contro una di esse, mentre cercavo di liberare l'orlo dello scialle da un ramo in cui mi ero impigliata. Frustrazione. Non mi ero accorta della musica, ma ci feci caso quando cessò. |
La musica cessò appena Melisendra colpì una delle statue con una pigna.
“Ehi…” disse qualcuno nascosto ai piedi della statua “… Capomazda è già sotto attacco? Però, ad essere sincero, pensavo volessero predare i suoi tesori e non prenderli a colpi di pigna!” E rise di gusto. “Milady, dovreste contenere la vostra rabbia…” continuò “... il fatto che il vostro spasimante vi abbia fatta arrabbiare, non è un buon motivo per prendervela con queste povere statue!” Scostò il capo verso la statua colpita. “Mmmm…” mormorò “… bel gruppo marmoreo, non c’è che dire… Paride ed Elena…” li odiate perché a causa loro è scoppiata una guerra, milady? O forse avete tirato quella pigna solo per far smettere il suono della mia ocarina?" |
"Chi è là?" Mi bloccai appena in tempo prima di aggiungere qualche imprecazione a coronamento della mia sfuriata.
Nuovamente un vento invisibile mi sospinse. Per un attimo rimasi così, sospesa tra le parole e le azioni. Sorpresa. Mi avvicinai con cautela al gruppo di statue che, celato dall'ombra mi aveva nascosto la presenza di qualcuno. Appena lo vidi lo riconobbi. "Voi? Qui?" ero sinceramente sbalordita. E molto grata agli spiriti. Pentita di averli redarguiti in quel modo. "Vi avevo confuso con questo..." lanciai un'occhiata poco interessata alle statue "lezioso gruppo di statue." Mi avvicinai. "Bè, la pigna non era rivolta a voi..." lo guardai un po' imbarazzata. Era stato inappropriato perdere le staffe in quel modo. "Ma... ma cosa ci fate nascosto così nell'ombra?" Raccolsi le gonne e mi appoggiai a una piccola statua rappresentante un fauno, abbandonata tra le felci e l'erba alta. |
“Confuso con Paride? Uhm… lusingato del paragone, milady…” disse Guisgard “… peccato che non ci sia però nessuna Elena ad attendermi… e nessuno dei frutti che pendono da questi rami sembra in grado di accontentare le richieste di una dea…” sorridendo e fissando le albicocche che, sotto la luce della Luna, emanavano riflessi vermigli.
Restò a fissarla seduto ai piedi del gruppo marmoreo. “Cosa ci faccio qui? Beh… perché adoro i bei posti quando sono al riparo dal chiasso diurno… e voi invece? Chi vi ha fatto arrabbiare a quel modo? Non mi direte che basta qualche statua… come l’avete chiamata? Ah, si… leziosa per farvi perdere così le staffe! No, dico che qualcuno vi ha fatto arrabbiare…” accennando di fischiettare alla Luna. “Avanti, se promettete di non tirarmi altre pigne, potrò tentare una sorta di esperimento…” sorridendo con fare guascone “… il mio maestro di cortesia, alle cui cure mia madre mi aveva affidato, soleva dire che la musica, come la poesia, può dar vita ad ogni cosa… cosa dite, vogliamo provare con queste statue? Su, sceglietene una e vediamo se la mia ocarina riuscirà a sciogliere il freddo marmo che le riveste… e magari, chissà, anche a far svanire quel fare imbronciato che copre il vostro bel volto, milady!” E le fece l’occhiolino. |
Layla accennò un sorriso, mentre con un delicato gesto spostò una bionda ciocca che il vento rendeva ribelle su quel bellissimo volto.
“Vostro marito…” disse a Talia con disarmante candore “… già, vostro marito… i libri” indicando quello che aveva in mano “sono colmi di deliziose sciocchezze sull’amore… Amore, in essi, è dipinto come un invincibile e bellissimo re, disposto a tutto per difendere e rendere felici i suoi devoti… e così, bardi, poeti e musici ci narrano delle sue incredibili imprese sul Tempo, sulla Distanza… Amore vince su tutto, dicono… e lo dicono così bene da convincere gli stolti a crederci davvero…” la fissò “… però su una cosa i libri non mentono, milady… non mentono quando ci parlano del tempo perduto… un nemico troppo forte anche per Amore… il tempo perduto… il passato… il luogo in cui racchiudiamo, come uno scrigno, i momenti più belli… ma essi, riguardo all’amore, non torneranno più…” Si spostò di qualche passo fuori dal padiglione, lasciando che il Sole di Giugno, ammansito da una lieve brezza, la illuminasse. “Vostro marito non tornerà, amica mia…” continuò Layla “… e non perché qualcuno glielo impedirà… ma semplicemente perché così è scritto… forse riacquisterà la memoria e tornerà quello di prima, o magari, più semplicemente, incontrerà un’altra donna che gli farà dimenticare il passato… sorte invidiabile, non trovate?” Chiese. “Del resto, quale più grande magia si chiede ad Amore se non quella di cancellare il nostro passato e donarci una nuova vita, felice e ricolma di gioia.” Ripose il libro sul tavolo. “Qui potete essere voi stessa, milady…” tornando a fissarla “… nessuno pretenderà da voi l’immagine di dama cortese e timorata che tanto amavano a Capomazda… accontentatevi di ciò che avete, milady… lasciate ai bardi ed agli aedi gli slanci e gli incanti d’amore… loro sapranno imprigionarli in sublimi versi e ispirate rime che andranno a nutrire i nostri sogni notturni… al sorgere del Sole quei sogni non ci serviranno più… accontentatevi di ciò che siete e di ciò che avete…” ripeté “...col tempo poi vi illuderete che basterà questo a rendervi felice…” Dall’altra parte del cortile i fanciulli si divertivano a giocare con i molossi. “Vi va di accompagnarmi nel verziere?” Domandò a Talia. “Tra i suoi alberi troveremo un dolce riparo da Sole…” Layla allora invitò con un gesto Talia a seguirla. Ed entrate nel verziere, Talia si ritrovò davanti ciò che aveva visto dalla sua camera: le lance conficcate nel terreno e messe in fila, sopra le quali vi erano elmi di ogni genere e specie. |
Icarius mi guardava preoccupato.
"Si, si, sto bene..." mi affrettai a rispondergli. "Ora dobbiamo andare, vi prego di non farmi domande e seguirmi, se non oso chiedere troppo..." sospirai. "Dobbiamo raggiungere la Torre diroccata, una volta là sarà molto più facile trovare Lady Talia..." Mi inoltrai nel bosco, calandomi il cappuccio sulla testa, ma dovetti fermarmi immediatamente, scossa da tremiti incontrollabili. Qualcosa stava cercando di farsi strada dentro di me. Abbassia nuovamente le mie barriere mentali e una strana sensazione percorse tutto il mio corpo. Poi ritornai in me e tutto mi fu chiaro. Il sentiero da seguire... è il potere di Luna... Ma perchè prima mi ha fatto vedere quella strana scena? E chi era quella donna? La strada da seguire ora mi appariva chiara, la seguimmo e in poco tempo giungemmo davanti alla Torre diroccata. La Torre era molto vecchia, ma si ergeva ancora imponente su una piccola collinetta. Poi vidi una figura affacciarsi ad una delle tante finestre della Torre. I lunghi capelli biondi, acconciati in una splendida treccia, i profondi occhi blu come l'oceano risplendevano, nel buio della notte. Sorrisi. Luna... Mi tolsi il cappuccio che mi copriva la testa e lasciai che i corti capelli rossi, mi sfiorassero dolcemente le spalle. La salutai con la mano e aspettai. Sparii improvvisamente dalla finestra e la sentii scendere le scale in tutta fretta. Poi la porta si aprì e Luna comparve sulla soglia. "Luna!Amica mia! Quanto tempo! Se ci fai entrare, facciamo le presentazioni." dissi sorridendo. |
Ascoltai le parole di Layla in silenzio, giocherellando distrattamente con una mela che avevo preso da uno dei cesti di frutta posati sui bassi tavoli. Quando la sua voce si spense, riappoggiai il frutto e sollevai gli occhi su di lei, osservandola per un istante, poi sorrisi...
“Dipingete un ben triste scenario, milady. E quel che è peggio è che sembrate davvero sicura di ciò che andate affermando....” sospirai appena, senza lasciare che quell’espressione serafica abbandonasse il mio volto neanche per un istante, poi ripresi “Dite che non verrà più? No, non lo credo! Dite che riacquisterà la memoria? Beh, può darsi... ma ha detto che sarebbe venuto e lo farà. Non perché qualcuno lo obblighi, come voi dite, ma perché mi ha fatto una promessa un giorno, e vi terrà fede. Quanto a me... siete in errore se credete che potrei essere me stessa in un posto diverso da Capomazda o che là non trovai quella felicità che voi mi promettete qui... vedete, se mai ho avuto un unico, minuscolo pregio è la capacità di saper trovare la gioia nelle piccole cose: in uno sguardo, in un momento, in una parola detta a mezza voce, in un sorriso appena accennato... a me basta così poco per esser felice: chiudere gli occhi e vedere davanti a me quelli meravigliosi di mio marito, sapere che sta bene e che un giorno, che sia in questo mondo o nell’altro, lo rivedrò. E nessuno, né voi, né quell’assurda guerra, né questa sciocca maledizione, potrete privarmi di questo!” Scesi anche io i gradini e lasciai che il sole mi illuminasse il volto e il vento leggero mi facesse volare appena i capelli. Citazione:
“Curioso manufatto...” mormorai, scorrendo con lo sguardo la lancia a me più vicina fino ad osservare l’elmo che brillava là in alto “E’ questo, forse, uno dei vostri trofei, milady?” chiesi, ostentando un tono leggero ma che non celava del tutto una vaga ironia “A chi appartenevano queste lance prima di finire ad ornare il vostro giardino?” |
Vidi in lontananza la chiesetta, era dritta davanti a noi, il sentiero ci avrebbe condotto proprio lì davanti
"Prosegui diritto Pasuan, non ci sono ostacoli lungo il percorso. A circa un miglio da qui vedo una chiesa, forse Zimail si è rifugiato lì dento". Proseguimmo il viaggio, io guardavo con sospetto tutta l'area circostante, anche Pasuan mi sembrò guardingo, almeno così giudicai la rigidità dei muscoli della sua schiena e delle sue braccia. Non c'era nessuno nei paraggi ma, quando fummo nei pressi della chiesetta vidi una giovane donna seduta sul sagrato "Pasuan! C'è, c'è una ragazzi lì seduta, è proprio lì davanti la porta della chiesa. Mi sembra spaventata. Vado a vedere che cos'ha, non mi sembra pericolosa...". Detto questo scesi da cavallo e mi avvicinai alla ragazza che piangeva e si disperava: "Ehi, che succede? Perchè piangi ragazza?? Possiamo aiutarti?" Volevo anche chiedere se avesse veduto il vecchio Zimail ma mi sembrò così scossa che non osai... attesi che fosse lei a parlare. Intanto presi la mano di Pasuan, tutta quella situazione mi stava facendo cadere nello sconforto. |
Lo osservai bene. A meno che gli spiriti non mi avessero ingannata, mi trovavo davanti all'uomo che stavo cercando. Un po' mi dispiacque. In fondo era stata anche colpa mia. Se non avessi detto niente a Monteguard sulla presenza di Aytli a Capomazda, probabilmente non ci sarebbe stato bisogno di un capro espiatorio.
"Anche voi non sorridereste se vi trovaste nei miei panni..." sospirai. "Tuttavia se avessi saputo di trovarvi qui, vi avrei cercato nei pressi delle Tre Grazie, a sciogliere il freddo marmo che le riveste, più che qui a fare da terzo incomodo ai due amanti..." Scherzai. Accarezzai il fauno e i grappoli d'uva che gli scendevano dalla fronte. Buffa statua. "Lasciamo queste statue alla loro pace. Vi propongo una tregua: lascerò stare le pigne, se mi lancerete uno di quei frutti dall'aspetto esotico... come avete detto che si chiamano?" Sorrisi, accennando a quegli scuri piccoli pomi che pendevano da un ramo a poca distanza da lui. Non avevo mai visto frutti simili. Sicuramente provenivano da qualche terra lontana. "Pensavo che una volta recuperato un cavallo ve ne sareste andato... che cosa vi trattiene in questa città? Intendete combattere nella guerra che ormai si prepara?", domandai. |
Di nuovo una visione aveva attraversato il cuore di Morrigan.
La ragazza levò gli occhi a fissare Ravus, lo stesso Ravus che era nella visione e che stava in piedi di fronte a lei… perfetto, pensò, perfetto… i colpevoli sono sempre così pieni di sospetti… ed è facile risvegliare in loro la memoria di ciò che più temono di dover riportare a galla! E quella nuova visione che aveva avuto non era che uno strumento in più per la sua farsa. Avrebbe usato Rasyel, il suo fantasma… anzi, ancor più, sarebbe stata Rasyel! Avrebbe riportato in vita il suo amore, usando le sue stesse parole! Avrebbe ricostruito quella scena e così avrebbe messo alle strette la coscienza di Ravus! Si levò in piedi, e al cenno dell’abate rifiutò di inginocchiarsi. Non voleva una confessione, non si sarebbe spinta a questo, quindi cercò di aggirare l’offerta con eleganza. Si mise a girare per la stanza, torcendosi le mani, preoccupata. “La confessione… no, vi prego… non sono ancora pronta” disse con voce esitante “ma il consiglio di un uomo di Dio… sono certa che voi mi saprete mettere sulla buona strada…” Si fermò, lo inchiodò con lo sguardo. “Padre, io amo un uomo… non sorridete, vi prego, pensando che sia una leggerezza, tipica di ogni donna! Non lo è. Giacchè l’uomo che amo è un nobile molto potente. Da lui, dalla sua vita e dalle sue scelte dipendono le fortune e le sfortune di un enorme casato…” Esitò, scrutò ancor meglio gli occhi del vecchio religioso, per cercare di comprendere quali sentimenti avessero messo in moto le sue parole, quindi proseguì, con voce rotta dall’emozione. “… ed inoltre … egli è già sposato!” Tese la mano verso Ravus, come se avesse voluto impedirgli di parlare. “Aspettate… so cosa state per dire. Conosco la dottrina della Chiesa, e conosco la gravità del mio peccato” E Morrigan chiuse gli occhi un istante, per riportare alla mente l’immagine ardente e dolente al contempo di Rasyel, per sentire scorrere dentro la sua stessa anima le parole di quella donna. “So che forse ho peccato nell’ innamorarmi di lui, ma credetemi non ho potuto fare altrimenti! Ed inoltre so anche che nessuna può amarlo come lo amo io… nessuna a questo mondo potrebbe!” |
Icarius subito manifestò ai suoi servitori la volontà di voler partire.
Izar, ovviamente, tentò di far desistere il suo signore da quella che sembrava essere un’avventata decisione. L’arciduca però non volle sentire ragioni. “Torneremo prima che la guerra entri nella sua fase decisiva!” Disse al filosofo. Chiamò poi il suo giardiniere e si fece consegnare quel prezioso fiore che aveva nome Mia Amata. E sellati tre cavalli, uno per sé, uno per la giovane Sayla ed uno per il fedele Lho, partirono da Capomazda per quel viaggio verso l’ignoto. "Chi emigra per trovare una donna, troverà una donna. Chi emigra per trovare Allah, troverà Allah." (Detto del Profeta Maometto) Sayla indicò la strada da seguire. La ragazzina sembrava esperta e molto a suo agio in quel genere di situazioni. Attraversarono la campagna, per ritrovarsi poi nel folto bosco. L’umidità regnava sovrana in quel luogo, dopo la forte pioggia abbattutasi su Capomazda. E nel bel mezzo del bosco ai tre apparve un’antica torre diroccata. Sembrava disabitata, ma all’improvviso Sayla cominciò a salutare qualcuno. “Non vi è nessuno in questa torre…” mormorò Lho “… credo sia disabitata da anni… meglio proseguire…” Ma proprio in quel momento una donna apparve sulla porta della torre. Era bionda ed etera, con lunghi capelli e una veste bianchissima. “Vi do il benvenuto, nobili viaggiatori…” sorridendo “… prego, la mia dimora è a vostra disposizione…” invitandoli ad entrare. “Meglio non fidarci, mio signore.” Disse Lho ad Icarius. “Tutta questa storia sembra un grottesco incanto…” rispose Icarius “… a questo punto abbiamo ben poca scelta… forse quella donna potrà aiutarci nella nostra ricerca. Ed entrarono nella torre. |
“Dafne, non devi mai allontanarti da me!” Disse Pasuan alla ragazza. “Ricordalo!”
Poi fissò la dama in lacrime. “Cavaliere, damigella…” piangendo lei “… il mio amato… oh, è terribile… mi aveva dato appuntamento davanti a questa cappellina, ma è tutto il giorno che non si vede… comincio a credere che possa essergli accaduto qualcosa di terribile…” “Posso chiedervi del perché di questo appuntamento qui, milady?” Domandò Pasuan. “Perché noi due ci amiamo!” Rispose la ragazza. “Ma mio padre ed i miei fratelli non vogliono! Allora abbiamo deciso di fuggire, trovandoci qui per partire…” “Quando sarebbe dovuto giungere il vostro amato?” “All’alba, cavaliere…” Pasuan restò pensieroso. “Aiutatemi, vi prego!” Gridò lei in lacrime. “Aiutatemi!” Urlando disperatamente. |
Ravus scosse il capo a quelle parole di Morrigan.
“Fermatevi e non andate oltre, milady.” Disse il chierico. “Il male ci tenta in molti modi ed il peccato è un veleno subdolo per la nostra anima.” Si alzò e raggiunse il suo scrittoio. “Volete dunque togliere ad un’altra donna il suo legittimo sposo? Conoscete i dieci Comandamenti che Dio diede al Profeta Mosè? Ebbene, non possiamo desiderare ciò non ci appartiene! Desistete da questi propositi, milady. L’amore è un dono per raggiungere la felicità… e la nostra felicità non può passare per l’infelicità degli altri!” |
"Se potremo vi aiuteremo, lasciate solo che parli un momento da sola con Sir Pasuan" dissi io sorridendo. Mi voltai poi verso il cavaliere e prendendolo a braccetto lo portai alcuni metri lontani dalla giovane. Mi fermai le mi misi proprio davanti a lui, mi avvicinai molto e abbassai la voce. Non volevo essere udita
"Pasuan, non so se possiamo aiutare questa donna, noi stiamo cercando Zimail! Non sappiamo dove sia, potrebbe avere bisogno di urgenti cure. Non so se sia il caso di andare dietro alle vicissitudini amorose di questa ragazza... forse il suo amato c'ha solo ripensato. Possiamo riaccompagnarla a casa e proseguire per la nostra strada. Sta anche venendo buio, Pasuan, dovremmo cercare un riparo per la notte. Conosci qualche posto qui vicino?" |
“Spero che il vostro amante non sia geloso, milady…” disse con tono ironico Guisgard a Melisendra “… altrimenti mi ritroverò in un bel duello… e per esperienza so che gli sfidanti più pericolosi sono quelli innamorati!” Raccolse alcuni dei frutti indicati dalla ragazza, per poi offrigliene.
“Assaggiateli e se ne varrà la pena” sorridendo “troveremo un nome anche per loro… sempre se ciò non disturberà o allarmerà il vostro amante!” Fissò poi l’aria fresca della sera. “Milady, vi apparirò cinico, ma sarò sincero…” mormorò “… io non combatto che per me stesso. Non ho altra causa che non sia la mia e soprattutto non sono portato a far mie le guerre degli altri.” Sorrise di nuovo con quel suo fare guascone. “Posso capire la guerra per la bella Elena…” indicando il gruppo marmoreo alle loro spalle “… ma non credo che Capomazda possa offrirmi un simile premio in cambio della mia spada… chissà cosa disse mai il buon Paride ad Elena” fissando le statue “per conquistare la donna più bella del mondo… perdonate, vi apparirò pedante con questa storia, ma in verità mi ha sempre incuriosito tanto.” E rise di gusto. |
Pasuan restò un attimo a riflettere.
“Non conosco nessun posto in queste terre…” disse “… e poi, stramaledizione, non posso neanche tentare di orientarmi…” respirò con rabbia “… si, forse hai ragione… c’è Zimail da trovare e poi in queste condizioni non posso certo mettermi a fare il Lancillotto per risolvere i guai di quella ragazza… torniamo da lei e riportiamola a casa sua… del resto non possiamo certo lasciarla qui, visto che fra poco sarà buio immagino…” I due tornarono dalla ragazza e Pasuan la invitò a farsi riaccompagnare a casa. Lei inizialmente si oppose, ma poi, visto ormai l’avvento del crepuscolo, a malincuore accettò. Si voltò un’ultima volta indietro verso la cappellina e si abbandonò ad uno straziante pianto. Dopo un pò i tre giunsero presso un palazzo arroccato su una piccola collinetta. “Ecco, vivo qui…” mormorò la ragazza “… vi prego, accettate la mia ospitalità… è buio e voi, cavaliere, non avete il conforto della vista… domattina poi, se vorrete, ripartirete per il vostro viaggio.” |
Ero molto stanca, ero davvero parecchio tentata di accettare la proposta di quella ragazza. In più non sapevo dove altro condurre Pasuan che ovviamente non poteva vedere, mi sentii anzi un po' in colpa per aver chiesto a lui di scegliere un posto per la notte. Presi la parola senza attendere di sentire ciò che aveva intenzione di fare Pasuan.
"Damigella, vi ringraziamo molto e siamo ben felici di accettare il vostro invito. Ci basterà un semplice giaciglio e un po' d'acqua per il cavallo. Nulla di più. Domani mattina partiremo presto, vero Pasuan? Vi chiedo un'ultima cosa, potremmo disporre un'unica camera? Non temete, noi abbiamo già un figlio, non sarà un'alcova illegittima..." Più tardi, quando fummo sitemati all'interno della camera mi avvicinai a Pasuan "So che sei contrariato, so che tra noi è finita, ma non avevo alcuna intenzione di restare a dormire sola in un posto sconoscuito come questo. E poi, sei stato tu a dirmi di non allontanarmi mai da te. Ecco fatto, sono qui. Comunque tranquillo, ci sono due letti divisi!" finii la frase, mi levai il vestito e lo poggiai su di una sedia, alzai le coperte e mi coricai poi ricominciai il discorso "Pasuan, sono in pensiero per Hubert, starà bene? L'ho lasciato alle cure della fantesca di Zimail, era molto malato, io sono qui e non con lui.... sono stata una pazza! Ci servivano quelle erbe però, non sapevamo che avremo trovato quei marrani... Dio, proteggi tutti noi!" |
Guardai meglio la donna e capii perchè non rispose al mio saluto. Non era Luna, ma allora...
Entrai sospettosa nella Torre. Le assomiglia in modo impressionante. E' la donna che ho visto nella visione. Aspettai che la donna servisse qualcosa da bere e poi mi alzai. "Se volete scusarmi, mie signori, vorrei parlare un momento con questa gentile signora." dissi rivolta ad Icarius e Lho. Presi poi in disparte la donna. La fissai e cercai di entrare nella sua mente, per scoprire i suoi ricordi, ma aveva delle forti barriere a proteggerli. "Chi sei? Io stavo aspettando un'altra persona... Perchè mi avete mandato quella visione?" Questa donna possiede un potere molto forte, più forte di quello di Luna... E se fosse... Dopo che la misteriosa donna rispose alle mie domande, tornammo da l'Arciduca e dal suo fedele amico. "Spero non siate deluso mylord," dissi rivolto ad Icarius. "E' lei la donna che ci aiuterà a ritrovare vostra moglie, la Granduchessa e vi assicuro che ella è la migliore. Quindi, visto che d'ora in poi sarà lei la nostra guida, le lascio la parola..." dissi sedendomi su una scomoda seggiola di legno. |
Lo scrutai, inarcando un sopracciglio.
"Non comprendo il vostro entusiasmo... ma penso che Paride le abbia detto le solite cose che gli uomini dicono alle donne e che le più sciocche ascoltano come se nessuno avesse mai detto cose tanto belle dall'inizio dei tempi. Invece gli innamorati si assomigliano un po' tutti... e cadono nelle medesime banalità." Presi un frutto, lo spolverai lievemente con un lembo della manica e lo addentai, assaporandone la consistenza e il sapore dolce. "Ecco... credo di essere stata più cinica di voi...", dissi come se fossi stata una bambina colta a commettere qualche marachella. "Comunque non mi piacciono le guerre... nessuno è felice quando si combatte una guerra. Io invece voglio essere felice." Mormorai, addentando nuovamente il frutto. "Una guerra combattuta per una donna è il modo migliore per offenderle tutte, le donna... e poi quando si ama qualcuno si fanno cose ben più interessanti dell'agitare una spada e correre ad azzuffarsi." Osservai il nocciolo liscio del frutto che avevo in mano. "Un frutto così bello e delizioso contiene un nocciolo altrettanto gradevole... e sono pronta a scommettere che sia velenoso." Nell'aria c'era il profumo scaturito da quel piccolo pomo dai colori del sole. Mi era rimasto sulle mani. Giocherellai con quel nocciolo, tenendolo nel mezzo del palmo della mano. "Ad ogni modo non temete per la vostra incolumità... nessuno si sentirà in dovere di sfidarvi a duello... ma sembra quasi che vi dispiaccia!" Sorrisi. |
Guisgard la fissò vagamente divertito.
“Non so se quel nocciolo sia o meno velenoso…” disse “… ma di sicuro al suo interno avrà qualche sostanza amarognola…” assaggiò anche lui uno di quei prelibati frutti “… che contrasto, vero? Fuori vellutato, colorato e polposo… mentre all’interno duro e dal sapore tutt’altro che dolce… un pò come voi, milady!” Rise. “Vi burlate degli innamorati e delle loro gesta, ma dite di aspirare alla felicità. Secondo i bardi e i poeti non vi può essere felicità senza l’amore. Sono portato a credere che il vostro misterioso amante l’abbia fatta davvero grossa per indurvi a pronunciare parole cosi aspre contro gli innamorati.” La fissò come a volerne scrutare qualche reazione. “Nessuno dunque giungerà a sfidarmi per voi? Beh, devo allora pensare che il vostro amato o è un poeta che predilige la lira alla spada, oppure che ignori totalmente gli incanti di madonna Gelosia! Si, non nascondo che un pò mi dispiace non potermi misurare con questo vostro misterioso amante.” Raccolse allora un altro di quei frutti e si avvicinò a Melisendra. “Albicocche…” sussurrò “… si chiamano albicocche, milady… hanno un unico difetto, ossia, come gli abbagli amorosi, durano poco meno di un’Estate… altrimenti sarebbero perfette… guardate…” aprendone una perfettamente in due parti “… qualche aeda da esse ha ricavato una sublime metafora sull’anima gemella e la perfezione amorosa.” |
Pasuan si sedette sul letto, mentre Dafne si spogliava per andare a letto.
“Hubert è in buone mani, non temere...” disse lui “… al villaggio avrà tutte le cure del caso… però sei stata davvero una pazza ad andare da sola nel bosco col vecchio Zimail… speriamo di ritrovarlo sano e salvo…” Si alzò e cominciò a spogliarsi anche lui. Si tolse la camicia, mostrando la cicatrice causatagli dal colpo a tradimento di sir Lyowel, per poi mettersi anche lui sotto le bianchissime e profumate coperte del suo letto. “Ora dormi e non pensare più alle difficoltà incontrate fino ad ora…” sistemandosi il cuscino “… domani ripartiremo in cerca di Zimail e delle erbe che occorrono per il piccolo Hubert... lascio la candela accesa” avvertendone il calore accanto al letto “in modo che non ci sia buio totale per te nella stanza… buonanotte, Dafne…” La notte trascorse, nonostante tutto, tranquilla per i due ragazzi. L’alba si annunciò con i suoi raggi dorati che, invadendo la stanza, la riempirono di un luminoso alone. Dafne si svegliò con un delicato raggio di Sole che le accarezzava il volto. Istintivamente cercò Pasuan. Il cavaliere era davanti ad una finestra, immobile, a lasciarsi illuminare da quei primi raggi di Sole. Ad un tratto qualcuno bussò ed un attimo dopo entrò nella stanza. “Buongiorno a voi, miei signori…” salutò la ragazza incontrata il giorno prima presso la cappellina nel bosco “… vi ho fatto preparare la colazione dai nostri servitori… i sono latte caldo, biscotti, focacce, miele e frutta fresca…” si sforzò di sorridere, per poi invece scoppiare in un doloroso pianto “… vi supplico, miei signori, dovete aiutarmi! Il mio amato, il mio amato… sento che è perduto ormai!” “Calmatevi, damigella…” tentò di tranquillizzarla Pasuan “… vi prego, non piangete così…” “Oh, cavaliere, stanotte ho scoperto che il mio amato è stato catturato dai miei fratelli! E sono certa che lo uccideranno! Vi prego, aiutatemi!” Si voltò poi verso Dafne. “Damigella, fate qualcosa, vi supplico! In nome dell’amore che portate verso questo cavaliere! Si vede che il vostro sentimento è puro e superiore a qualsiasi ostacolo! Voi conoscete il dono della felicità… vi prego, fate in modo che anche io possa conoscerla! Sono certa che a voi questo cavaliere non rifiuterà nulla! Se sarete voi a chiederlo, egli mi aiuterà! Lo so, lo sento! Non abbandonatemi!” |
"Albicocche, dunque... e quello che mi avete fatto è un inusuale complimento..."
Lo guardai, incuriosita e riflettei sulle sue parole. "Non capisco questa mania delle persone di sentirsi sole e imperfette, mancanti di qualcosa..." riflettei ad alta voce "Io invece penso che siamo già completi. L'amore sfiora questa unicità e la fa risuonare di note musicali, ma certe volte è semplice tempesta e frastuono. L'amore apre crepe, talvolta spacca le persone come voi avete fatto con quell'albicocca... che nome buffo..." Strinsi il mio nocciolo. Ne percepii le imperfezioni e i bordi irregolari. "In realtà l'amore non ha mai aperto, in me, crepe tanto terribili... sono un'incantatrice, lascio semplicemente che fluisca, senza imprigionarlo in grandi dighe che possano cedere sotto la sua irruenza. La gelosia... è una di quelle dighe. Non si può amare qualcuno di cui non ci si fida." Quell'ultima considerazione mi fece pensare al Cavaliere del Gufo. E pensai che quell'affermazione gli si addicesse alla perfezione. "Il modo migliore di apprezzare la felicità è diventare come l'acqua dei fiumi, che non si ferma e scivola accarezzando le pietre." Ricambiai lo sguardo indagatore, con una nota di divertimento negli occhi. "Se qui c'è un poeta, si tratta sicuramente di voi!" Risi. "Se la vostra abilità con la spada è pari a quella delle vostre parole, posso certamente procurarvi un duello che appaghi il vostro desiderio di mettervi alla prova!" |
Guisgard fissò quell’albicocca e sorrise.
“Siete davvero un’incantatrice, milady? Beh, ad incantare, oltre al vostro aspetto, bastano benissimo le vostre parole…” disse Guisgard “… sembrate una filosofa… e mi chiedo se davvero, in fondo al vostro cuore, credete sul serio a ciò che avete detto…” chinò il capo e restò un attimo in silenzio, con fare pensieroso “… io un poeta? Eh, fosse vero, milady! Mia madre desiderava un destino simile per me… un poeta, o un pittore, o magari anche un musico… tutto, fuorché un cavaliere… ma poi mi chiedo, un poeta è davvero tanto diverso da un cavaliere? Entrambi sanno adoperare al meglio la propria arma, che sia una penna, o una spada ed entrambi sono capaci di affascinare i posteri con le loro opere, o le loro imprese. E poi…” sorridendo “… entrambi hanno il potere di conquistare la donna amata… ma per voi, come dite, gli artifici verbali non servono... forse per questo amate parlare tanto di duelli?” Cercando di svelare cosa nascondessero quei suoi bellissimi occhi verdi. “E sia, lady incantatrice… siete una Circe, una Medea o un’Armida? Chi è il vostro misterioso campione contro il quale volete farmi duellare? Un Ulisse, un Giasone o un Rinaldo?” |
Icarius ascoltò le parole della giovane Sayla ed annuì.
La misteriosa donna sorrise ai suoi ospiti ed offrì loro un gustoso e colorato elisir. Quel posto sembrava davvero uscito da un romanzo cavalleresco. La torre era diroccata e danneggiata in molti punti, mentre sterpi e rovi invadevano gran parte delle sue antiche murature. I mobili al suo interno erano in buona parte consumati dal tempo e dall’umidità e numerose candele, danzanti sotto l’alitare del vento, illuminavano quegli ambienti. “Stanotte la Luna si tinge di rosso” disse la misteriosa donna “e gioca a nascondersi sotto un manto fatato…” servì loro un pò di quell’elisir “… eppure il bosco sembra assorto in un irreale silenzio… ma non fatevi ingannare, quel silenzio cela un’infinità di lamenti… tanto angoscianti e terribili da nascondersi ai nostri cuori…” “Milady, io voglio solo raggiungere la Pieve nella brughiera e riavere mia moglie…” fissandola Icarius. “Quella Pieve è solo l’inizio, mio signore…” rispose con disarmante candore quella donna “… come la porta di un castello… solo attraversandola potrete conoscere torri, mura e prigioni del maniero…” “Cosa intendete dire?” Chiese l’ultimo dei Taddei. “Che il cammino è lungo e periglioso…” guardandolo lei “… e nessuno vi ha mai fatto ritorno…” “Mia signora…” tentò di dire Lho, ma lei lo zittì. “E’ tardi e sarà meglio andare a letto…” “No, ripartiremo subito, milady.” Fece Icarius. “La notte cela nebbie e foschie” rispose lei “e in esse si nasconde la tentazione… e la tentazione porta al peccato… e questo alla dannazione… seguitemi, vi mostrerò le vostre stanze…” “Cosa facciamo, milord?” Domandò Lho. “Resteremo qui…” rispose Icarius “… per poi, se Dio vorrà, ripartire domani.” La donna accompagnò Icarius e Lho nelle loro stanze, ma fece segno a Sayla di restare con lei ancora un pò. La portò in cima alla torre, da dove si dominava buona parte del bosco. “Perché ti sei unita a loro?” Le chiese. “Sai bene che le vite degli umani non possono attraversare le nostre… e poi quest’impresa è disperata, insuperabile, neanche noi possiamo fare più di tanto… pensaci, Sayla, puoi ancora tornare indietro… lascia questi disperati al loro dramma… il nemico da affrontare è troppo più forte di te… e vi sta già aspettando, avendo percepito l’odore delle vostre anime…” |
Risi di gusto. Non c'era che dire... a metà tra la lusinga e la sfacciataggine.
"Non potrei mai prendere in prestito tali altisonanti nomi... sono solo Melisendra." RIsposi, facendo spallucce. "Quanto al duellante che ci manca... davvero vi misurereste con tali eroi? Non conoscete dunque la paura?" Lo presi in giro scherzosamente e decisi di stuzzicarlo. "Forse dovreste essere meno imprudente, cavaliere, potrei essere davvero pericolosa come Circe, vendicativa come Medea o manipolatrice come Armida." Scrutai il cielo per cogliere un soffio di vento o qualche segno. L'aria era immobile, mentre la luna splendeva. "Non metto in dubbio che potrei cambiare le mie opinioni, in fondo ogni cosa muta, io non faccio eccezione, anzi... se non cambiassi mai idea penserei di vivere in modo sterile, senza assaporare le sfumature di questa vita." Una ventata gelida mi investì. Mi insospettii e mi voltai a osservare gli alberi alle mie spalle. "Non mi avete ancora detto cosa vi trattiene in questa città in guerra... avete cortesemente aggirato la domanda..." lo guardai di sottecchi. |
“Finalmente sono riuscito a strapparvi una risata che non sia intrisa di velata ironia o sarcasmo!” Disse Guisgard divertito. “Davvero riunite in voi tutte le doti di quelle leggendarie donne, milady? Beh, allora forse dovrei cominciare ad invidiare il vostro misterioso amante! Anche perché, riflettendoci, loro avevano una cosa in comune che m’ispira particolarmente… erano tutte e tre follemente innamorate dell’eroe di turno!” Rise di gusto.
Si alzò come a volersi sgranchire le gambe. “Perchè sono ancora a Capomazda mi chiedete? Beh, credo che in fondo ognuno cerchi sempre qualcosa… un tesoro che ti cambi la vita, una donna che la renda simile ad uno dei tanti romanzi d’amore e cavalleria, un rivale con cui regolare un vecchio conto in sospeso…” sorrise sarcastico “… io però, ahimé, non ho nulla di tanto romantico che mi impone di restare qui… come voi stessa avete ricordato prima, sono ancora in cerca di un buon cavallo… e certe notti” sussurrò “la tentazione di galoppare via da tutto e tutti è davvero forte…” si slacciò il mantello e lo adagiò sulle spalle di Melisendra per ripararla dall’aria fredda della notte. “E a voi” chiese “cosa vi trattiene ancora qui, milady? |
Layla sorrise alle parole appassionate di Talia.
“Sapete perché l’amore è sulla bocca di tutti, milady? Perché ha il dono di poter essere utilizzato in maniera leggera da chiunque.” Disse. “Così ci ritroviamo versi e rime che sembrano capaci di sollevare il mondo, rendendolo come il più meraviglioso dei regni. Anche se poi, il più delle volte, restano solo parole vuote e senza suoni, capaci solo di ammaliare gli uomini con l’illusione dei sogni, per lasciarli poi in balia di un’inesorabile pazzia.” Le due dame entrarono poi nel verziere, ritrovandosi così di fronte a quelle inquietanti lance conficcate nel terreno, con in cima elmi di ogni genere. “Non bramo trofei tanto effimeri.” Rispondendo Layla alle parole di Talia. “Questo che vedete è la dimostrazione di quanto vi dicevo… di come, cioè, l’amore sappia rendere pazzi gli uomini…” restò un attimo a fissare quelle lance. “Questi elmi sono appartenuti a tutti coloro che hanno tentato di superare La Dolorosa Costumanza.” Ed a quelle parole di Layla un vento gelido, accompagnato da un sinistro lamento, attraversò il verziere, quasi a rompere il suo illusorio incanto. |
Accettai il mantello con gratitudine. Sorrisi delle parole del cavaliere, guardandolo con un misto di approvazione e ammirazione.
"Vi rispondo con le vostre parole... bè, eccettuato l'amore, che corre lontano dalla mia spinosa persona, è tutto il resto che mi trattiene qui. E la speranza. Spero che la città non cada." Un po' amaramente pensai a Gouf, che non intendeva desistere dai suoi propositi, che si adirava, che mi accusa, che non intendeva scacciare l'odio dal suo cuore. Che voleva solo una cosa, per poi abbandonare l'assedio e desistere dai suoi intenti distruttivi. "Ricordate e siate prudente, se continuerete a inseguire quei sogni, che le donne innamorate sono tutte molto, molto pericolose... come coi folli, non ci si può ragionare." Risi, ma non era troppo lontano dalla verità. Tornai seria. "Finita questa guerra e sistemati i conti col passato prenderò un cavallo e andrò a nord... tornerò nelle terre selvagge in cui sono cresciuta, lontano da questi intrighi." Sospirai. Io e Uriel saremmo stati liberi. "Non siete l'unico che vorrebbe galoppare via da qui." |
“In tutta sincerità, milady…” disse Guisgard abbandonando, per un momento, i suoi modi di scanzonato guascone “… di uomini e donne veramente felici grazie all’amore ne ho veduti solo nelle poesie e nei romanzi…” mentre quel vento freddo sembrava ammansirsi pian piano “… ma, da piccolo, nei miei libri cercavo altro… cercavo invincibili cavalieri che nessuno poteva attaccare… cavalieri coraggiosi e senza punti deboli…” restò a fissare qualcuna di quelle statue che immobili sembravano indifferenti spettatori di quella scena.
Poi si destò all’improvvisò, come se, a fatica, fosse riuscito a scacciare la pallida angoscia che gli stava nascendo nel cuore. “Anche io un giorno, a Dio piacendo, tornerò nelle terre in cui sono cresciuto…” tornando a fissare Melisendra “… sempre che riesca a trovare un cavallo abbastanza veloce da farmi dimenticare tutto il resto!” E rise di gusto. |
Osservai lo spiraglio che si era aperto in lui e dal quale potevo indovinare meglio chi fosse, sotto quell'instancabile voglia di scherzare. Per un attimo vidi qualcuno che si faceva scudo col proprio sorriso.
"Vi capisco... a nessuno piace ammettere che ci sia una crepa nella propria armatura, ma non esistono persone invincibili e cavalieri perfetti. Come non esistono le dame cantate dai trovatori." Mentre osservavo le ombre che creavano dei giochi di chiaroscuro sui volti delle statue e quasi le animavano, mi domandai se quegli occhi di pietra fossero i soli ad osservarci. "Ditemi, siete un ospite del palazzo? Non mi sembra di avervi visto nella caserma con il Capitano Monteguard." |
“Dite che di cavalieri invincibili non ce ne sono? Eppure in questo posto tutto parla di straordinari eroi, perfetti campioni della Fede e superbi alfieri dei più alti valori cavallereschi.” Disse Guisgard. “Già, questo posto…” guardandosi intorno.
“Finirò con l’odiarlo!” Pensò. “Sono qui perché, come ormai ben sapete, mi ritrovo senza una degna cavalcatura…” tornando a sorridere “… sono tempi difficili e cercano buone spade da arruolare, senza badare troppo agli stendardi, o alla reputazione di chi assoldano. Ma a voi ho già rivelato il mio segreto, circa il mio essere cinico spettatore di fatti ed eventi verso i quali sono del tutto indifferente.” E le strizzò l’occhio. “Ma non ditelo a nessuno, mi raccomando… qui a Capomazda i cavalieri devono essere senza macchia e senza peccato!” E rise di nuovo. L’alba stava sorgendo e si udì il cambio della guardia presso il palazzo ducale, mentre nella caserma cominciavano a svegliarsi i primi cavalieri chiamati a rapporto dal capitano Monteguard. |
Dopo che ci ebbe mostrato le nostre stanze, la donna mi portò nella parte più alta della Torre, per parlare. Avevamo molte cose da chiarire.
Ma le sue parole mi irritarono e non poco. "Io... Senta, non voglio litigare con lei, visto che per Luna è una persona molto importante, ma io aspettavo vostra figlia, non voi!" respirai a fondo e mi calmai un poco. "Anche se Luna è più debole di Voi, è più comprensiva. Devo aiutarli, sai bene la missione che mi è stata affidata dal Sommo Sacerdote. Ciò che è successo è solo un piccolo contrattempo." la fissai negli occhi, sperando che sparisse. Come si permette di parlarmi in questo modo? "E come osi dire che Theenar, il Signore del Sangue è meno potente di questa stupida maledizione?" non riuscivo a contenere la mia rabbia e urlai parole d'odio contro quella donna infedele. "Ora devo andare, ma domattina, voi ci indicherete ove si trova Lady Talia e poi tornerete alla Tana. Non voglio essere intralciata da Voi..." Detto questo, me ne andai nella stanza indicatami dalla madre di Luna e, affacciandomi alla finestra guardai incantata il cielo. Sì, questa notte ci sarà la luna di sangue... Tra poco dovrò compiere il rito... Mi sedetti per terra, presi il mio pugnale e mi feci dei piccoli tagli sui palmi delle mani e le rivolsi al cielo; poi recitai la solita preghiera e raccolsi delle gocce del mio sangue in una piccola ampolla, che, appena possibile, avrei consegnato al Mio Signore in segno di fedeltà. |
Anche io rimasi in silenzio con lei, fissando quelle lance.
“Io non ho alcun interesse a discutere con voi, mia signora!” dissi poi, riprendendo in parte il discorso di poco prima “E meno ancora bramo convincervi di alcunché! Però mi piacerebbe sapere che cosa mai vi può aver spinta a tanta disillusione... non può certo sperare di trovar la felicità chi, come voi, sembra aver ormai rinunciato a cercarla, milady!” La vidi voltarsi verso di me e mi parve di scorgere un lampo di stizza nei suoi occhi... Citazione:
Mossi per un attimo gli occhi intorno, cercandolo... non lo vidi, ma sapevo che c’era... ne avvertivo la presenza come già era avvenuto in passato... “La Dolorosa Costumanza?” domandai quindi, riportando gli occhi su Layla mentre un vago senso di paura mista a preoccupazione stava affiorando in me “Di che cosa si tratta?” |
io amico mio mi vado a stendere sul letto e cerco di dormire un po dissi rivolgendomi a Finiwell caso mai ci si trova a bere alla locanda e mi avviai verso la caserma
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La donna della torre raggiunse Sayla e restò a fissarla per tutto il tempo di quel suo rituale.
“Amica mia…” disse appena la giovane terminò il suo rituale “… io non sono tua nemica… né lo sono del tuo nobile amico… ma il custode della maledizione è troppo potente… se hai deciso di seguire Icarius in questa impresa, allora né io, né nessun altro ti impediremo di farlo… ma sappi che la prova da superare è terribile, forse umanamente impossibile da portare a termine… perché, come tu sai, il peccato richiede una pena per essere estinto… e la Luna Rossa della notte scorsa ne è un segno…” In quel momento Icarius e Lho uscirono dalla torre. Avevano riposato ed erano pronti per ripartire. “Milady…” fece Icarius “… vi sono debitore per l’ospitalità… perdonateci se siamo costretti a ripartire subito…” “Conosco ciò che vi ha spinto ad intraprendere questo viaggio, mio signore… seguite quello stretto sentiero” indicando il passaggio che tagliava il fitto bosco “e vi ritroverete alla Pieve…” “Grazie, milady…” inchinandosi Icarius “… e che Dio vi benedica…” Detto ciò, i tre ripartirono seguendo le indicazioni della donna. |
Citazione:
"Cara Signorina, vi sembra che se questo cavaliere fosse veramente innamorato di me, come dite voi, questa notte si sarebbe comportato come un orso bruno in letargo?? Ovvio che no!" ma capii che non potevo rispondere così e allora restai zitta. Poi decisi di rispondere alla vera domanda postaci dalla giovane "Damigella, comprendiamo bene la vostra tristezza e la vostra preoccupazione ma noi dobbiamo cercare un nostro conoscente che si è perso nel bosco. E' molto anziano e non sappiamo se sia ancora vivo. Poi ricordare che cosa vi dissi ieri sera? Noi siamo genitori di un neonato, dobbiamo tornare da lui. Pasuan, qual è la tua opinione?" |
"Non temete, non tradirò il vostro segreto!" promisi solennemente.
Mi voltai in direzione del sole nascente e pensai che era ora di muoversi. "Credo si sia fatto tardi, devo andare a cercare il Capitano Monteguard... mi aveva promesso una scorta..." Bè, come se potesse servirmi a qualcosa, come se potesse contrastare quel demonio!, pensai, sentendo il sangue ribollirmi nelle vene. Mi tolsi il mantello che il cavaliere mi aveva appoggiato sulle spalle e glielo restituii. "Questo posto cela più insidie di quanto siano disposti ad ammettere." |
Guisgard allora, giunto il nuovo giorno, salutò Melisendra.
“Milady…” disse accennando un lieve inchino “… resterei con voi ancora, anche perché sono incuriosito di duellare col vostro misterioso amato…” scherzò “… ma sono anche io atteso altrove… i miei omaggi…” Si incamminò allora verso la Porta dei Leoni, per poi uscire dalla cittadella fortificata. Raggiunse le mura del borgo e s’incamminò verso la campagna. Il Sole cominciava a scendere oltre la lieve foschia che avvolgeva l’orizzonte, diffondendo un purpureo candore sulla campagna, resa come incantata da quell’atmosfera. Poi, giunto presso una grossa quercia, cominciò a chiamare. “Peogora!” Gridò. “Peogora!” Un attimo dopo si udì un nitrito ed un meraviglioso cavallo dal manto argentato e con una macchia scura sul dorso, raggiunse il cavaliere. “Eccoti, amica mia!” Esclamò Guisgard mentre la cavalla giocava con lui. “Perdonami, ma sai che non potevamo giungere insieme qui!” La cavalla nitrì. “Si, ma devi concedermi che senza sella sei molto più libera per le tue corse nella campagna!” Ridendo Guisgard. “Su, manca poco e potremo far far ritorno nelle nostre terre… manca poco ormai…” accarezzandola. http://img.photobucket.com/albums/v6...rlandokoh2.jpg |
Pasuan restò un momento in silenzio.
“Damigella…” disse poi rompendo il suo silenzio “… siete certa di quel che dite? Davvero il vostro amato è stato catturato dai vostri fratelli? Ne avete le prove?” “Si, ho udito io stessa le loro parole…” rispose in lacrime la ragazza “… dicevano di averlo preso e che erano intenzionati ad ucciderlo… aiutatemi, vi supplico…” “E sapete dove si trova adesso il vostro amato?” “Si, i miei fratelli parlavano di una vecchia tomba abbandonata nel bosco…” annuì la ragazza “… è lì che hanno nascosto il mio Ludovici… che disgrazia, mio Dio…” “Sapreste arrivare a quella tomba?” Chiese Pasuan. “Si, li ho sentiti descrivere la strada per raggiungerla…” “Allora facciamo così…” propose il cavaliere “… io e Dafne fingeremo di ripartire, salutando tutti voi… poco dopo, con una banale scusa, voi uscirete e ci raggiungerete alla cappellina… da lì arriveremo alla tomba nel bosco…” “E sia.” Disse la ragazza. Così, Pasuan e Dafne salutarono tutti e finsero di ripartire. “Dafne…” fece Pasuan quando ebbero raggiunto la cappellina “… non ho avuto il cuore di lasciare nei guai quella ragazza… appena liberato il suo amato ripartiremo alla ricerca di Zimail, tranquilla…” |
Assecondai la decisione di Pasuan, nonostante tutto mi fidavo di lui.
Partimmo così verso la cappellina, ormai la nostra tecnica si era affinata e procedavamo spediti in groppa al fedele cavallo. Mi avvicinai al suo orecchio e, sperando che mi sentisse, gli sussurrai "Pasuan, se ci fosse bisogno di usare la spada, come potremmo fare? Hai avuto modo di pensarci questa notte? Io farò ciò che tu mi dirai...". |
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