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Guardai i miei amici e dissi cerchiamo di stare tutti calmi e tranquilli appena arriviamo in un porto scenderemo e troveremo un altra nave io qui non ci voglio restare anche se il signor Guisgard si sta metendo contro al capitano rischia molto anche lui continuai a dire la nave è solamente del capitano e la comanda lui e non gli interessa del suo equipaggio non ho ancora capito che uomo sia anche se proviamo ad addolcirlo non credo si fara addolcire da gente che non conosce e restai fisso a guardare un punto della stanza
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Ebbi soltanto un breve istante, mentre il pirata bussava alla porta del capitano, per restare sola con la bottiglia di rum. Sfilai lentamente la fialetta dalla manica e versai il suo contenuto nella bottiglia.
Non ascoltai nemmeno le parole dello scagnozzo, pensai soltanto che era stato facile entrare. Staccai gli occhi dal capitano solo per ricambiare lo sguardo di Dydas. La porta si chiuse alle mie spalle, e io restai sola con lui. Chiamai a raccolta tutto il sangue freddo che mi era rimasto e mi avvicinai al letto, dove il capitano mi aspettava con cieca bramosia. Sciolsi i capelli roteando la testa all'indietro, lo vidi sgranare gli occhi quando abbassai leggermente le maniche della camicia in modo da mostrare le spalle. Ma poi, come presa da rimorso, dissi tremante:" dovete promettere che rimarrà il nostro segreto, o io perderò il mio amato e voi la ricompensa". Lo sentii ridere mentre mi sedevo sul letto. "Ah, prima dobbiamo brindare" ammiccai porgendo la bottiglia di rum " bevi.. ". Lo vidi tracannare il rum con sorsi ampi e ingordi. Ma poi la bottiglia cadde sul morbido cuscino e il capitano si ritrovò immobile e in preda a spasmi terribili. Mi guardò come se volesse appendermi all'albero maestro, ma io sfoderai un ghigno sinistro. Tenendolo fermo con una mano gridai, senza togliere gli occhi dai suoi:" Dydas, Dydas torna qui.. Al capitano non basto da sola. Ci vuole tutte per lui." Vidi il terrore crescere nei suoi occhi. "Che c'è ho rovinato i tuoi piani?" Non era abbastanza affilato per recidere la sua mano, così mi limitai a conficcarglielo nel polso. Se avesse potuto, di sicuro avrebbe urlato, ma il veleno lo stringeva. "Questo è per avermi sfiorato e anche" mi avvicinai al suo orecchio: "Anche per tutto quello che avresti voluto farmi, cane". Sentii la porta scricchiolare e aprirsi. "Tocca a te ora, non hai molto tempo o morirà per il veleno." dissi senza voltarmi, mentre pulivo il coltello sulla camicia del capitano. |
Cheyenne, così, si addormentò.
La notte trascorse serena e il mattino giunse presto. Un luminoso Sole ed un'aria gradevole svegliarono Las Baias. Da una finestra i raggi del Sole raggiunsero il bel volto di Cheyenne, destandola così da suo sonno. Gon nel frattempo si era svegliata e correva per tutta la stanza. Ma appena destatasi, Cheyenne dalla finestra sentì fischiettare: era Fhael che aspettava il suo risveglio seduto alla locanda. |
Scelti gli abiti e date disposizioni in sartoria circa la loro consegna alla Rosa dei Venti, Altea e Odette ritornarono al loro albergo.
Qui non trovarono i genitori della ragazza, indaffarati com'erano a preparare l'attesa visita al palazzo del governatore. Odette allora decise di farsi un bagno caldo e poi riposare, lasciando così libera Altea di potersi rilassare un po'. |
Le stanze erano silenziose, e approffittai della situazione.."Odette, sono stanca, mi faccio un bagno caldo e poi mi metto nel letto e penso riposerò".
Entrai in stanza, accesi una candela poichè ormai l'imbrunire era prossimo, mi rinfrescai e cercai il libricino nella sacca, ma questa volta feci scattare lentamente il chiavistello della porta, sapevo che Odette sarebbe venuta a controllare se stessi leggendo Le confessioni del pirata Topasfier. E pensai dovevo trovare un nascondiglio più consono a quel libro, frugai nell'armadio e trovai un piccolo bauletto di legno, regalo di mia nonna quando ero bambina e finemente intarsiato, e corredato di robusto lucchetto. Entrai nel letto, ero proprio stanca dopo quella giornata movimentata, ma volevo scoprire cosa successe a Capitan Lanzaras e la sua ciurma e soprattutto il mistero di quella Isola sconosciuta apparsa nel nulla, cosi aprii il libro e arrivai alla pagina dove ero rimasta. |
Dydas entrò e trovò Clio sul letto accanto a Giuff.
“Ben fatto...” disse la donna appena giunta e subito estrasse il suo pugnale. Ma all'improvviso il pirata si abbandonò ad una sonora risata. “Ah, povere sciocche...” ridendo “... sciocche ed inutili donne... pensavate di farmi fuori con un veleno?” Con un rapido gesto estrasse il pugnale di Clio dal suo polso. Poi schiaffeggiò con forza la ragazza. “Sei solo una ragazzina...” disse con disprezzo “... e non ti uccido solo perchè mi servi più da viva che da morta...” prese poi la bottiglia di rum e ne versò il contenuto a terra “... da piccolo fui venduto come schiavo e divenni una sorta di assaggiatore... in pratica dovevo mangiare e bere tutto ciò che veniva preparato per il padrone... un giorno mi toccò assaggiare del pesce... lo stesso pesce che un attimo dopo avvelenò il mio padrone... buffo vero? A me non aveva che procurato una leggera acidità di stomaco...” rise di nuovo “... si, probabilmente sono immune a molti dei veleni conosciuti... o forse la mia vita è protetta da Belzebù...” chiamò i suoi uomini “... prendetevi Dydas e passatevela fra voi... divertitevi per tutta la notte... poi, domattina, la impiccherete...” “Grazie, capitano!” Fecero in coro, portandosi via Dydas. “Che il demonio ti maledica, bastardo!” Gridò la donna prima di essere trascinata via. “Ora io e te ci divertiremo...” mormorò Giuff senza distogliere mai lo sguardo da Clio. E prese una frusta bianca. “Con questa posso batterti per ore, senza rovinare neanche un centimetro della tua vellutata pelle...” continuò il pirata “... e farti gridare e soffrire come non mai...” |
Fui destata da un fischio proveniente dal primo piano della locanda, la luce del Sole aveva ormai invaso la stanza. Mi stropicciai gli occhi e vidi Gon che correva per la stanza, ormai sveglia da un po'.
Quella furia di scimmietta aveva messo soqquadro la camera.. Mi detti una sistemata con calma, presi le mie poche cose e chiamai Gon, la piccola scimmia mi seguì velocemente verso la sala da pranzo. In uno dei tavoli della locanda era seduto Fhael... Gli feci un cenno e presi l'altra sedia. |
“Questo viaggio” disse Rynos a Cavaliere25 “durerà almeno un anno e mezzo... non faremo che brevi tappe e solo per caricare a bordo scorte e viveri. Capisci ora? Non abbiamo scelta o via di fuga... per un anno e mezzo subiremo le angherie del comandante... perciò” fissando i suoi quattro amici “dobbiamo far si che il signor Guisgard si ribelli...”
Intanto il viaggio della Santa Rita proseguiva. Il capitano Sumond trascorreva gran parte a fissare le carte nautiche. Le studiava con un'attenzione quasi ossessiva e maniacale. Cercava rotte e tragitti che in qualche modo potessero accorciare i tempi di traversata, in modo da anticipare le aspettative dell'ammiragliato. “Non possiamo subire altri ritardi...” disse fra se “... dobbiamo far si che le scorte durino il più possibile... acqua compresa...” E in un tardo pomeriggio si presentò sul ponte. Il crepuscolo avvolgeva l'orizzonte e nell'aria si diffondeva ormai solo il rumore delle onde sulle quali scivolava la Santa Rita. Il capitano si avvicinò al barile con l'acqua e allontanò malamente un marinaio che beveva. “Signor Guisgard...” chiamò Sumond “... mettete una sentinella al barile con l'acqua e fate portare il ramaiolo sul pennone di velaccio. Chiunque voglia bere, dovrà andarlo a prendere lassù... potrà berne uno solo e poi dovrà riportarlo su in cima. E' chiaro?” “Siamo a corto d'acqua, signore?” Chiese Guisgard. “Devo forse ripetervi l'ordine?” “No, signore...” fissandolo il tenente “... è chiarissimo... un po' sconcertante, ma chiaro...” “Bene.” Annuì Sumond. “Allora procedete e non pensate. Pensare sembra confondervi.” “Si, signore...” mormorò Guisgard, con uno sguardo che tradiva inquietudine e rabbia. http://lh6.ggpht.com/_SrxRt4fvC2Y/TP...k/00238673.JPG |
in qualche modo ce la faremo dissi appena mi rimetto in forze gli do una bella lezione a quel maledetto non si deve permettere di fare ciò che vuole con l'equipaggio o Guisgard o io gli farò rimangiare le parole state tranquilli non vi farò mettere di nuovo le mani adosso da quel vigliacco e cercai di alzarmi dal letto ma ancora ero debole dovevo riprendere le forze a tutti i costi dovevo sitemare la questione con il capitano o in bene o in peggio
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Non riuscii a credere ai miei occhi. Il veleno non l'aveva scalfito.
“Padre.. non ce la faccio.. è troppo fredda” la ragazza rabbrividì alla vista del lago ghiacciato, le escoriazioni sulla pelle bruciavano come ferro incandescente. “Sai quanto è leggera e soffice la pelle di una donna? Credi che sia stata creata per la battaglia?” lo sguardo del vecchio generale era severo e imperturbabile. Eppure il suo polso sanguinava, e nonostante le minacce e la frusta, non riuscii a trattenere le risa. Abbassai completamente la camicia sotto il corsetto, scoprendo così mezza schiena, girai le spalle al capitano. "Prego, la mia schiena è più resistente di quanto tu possa pensare. E tu puoi usare solo la sinistra.." Voltai lo sguardo verso il Gufo Nero: "non devi avercela con me, tu avresti fatto lo stesso... infondo ancora poco tempo e ci libereremo l'uno dell'altra, tu avrai il tuo oro, e io la mia libertà". Spostai i capelli da un solo lato, e aspettai lo schiocco della frusta, giurando che non avrei versato una lacrima. Infondo, pensai, pur ammettendo che la mia situazione non fosse delle migliori, avevo un vantaggio che non avevo intenzione di sottovalutare. La sua mano destra era ferita e adesso sapevo dove teneva il pugnale. |
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