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Annuii a Guisgard e iniziai a strisciare, piano.
Anche perchè non sarei nemmeno riuscita a strisciare forte, nemmeno volendo, con una mano sola. Persino il gesto più semplice mi riusciva difficoltoso, ma in quel momento non mi importava, volevo salvarmi la vita più di qualunque altra cosa al mondo, e quel desiderio di sopravvivenza mi dava una forza che non credevo di avere. Dovevo usare il gomito, poi le gambe, poi di nuovo il gomito. Cominciavo a pensare che non sarebbe bastato, che nulla sarebbe bastato e saremmo morti tutti. Poi la vidi... ancora lei, ancora il mio incubo peggiore. Quella sagoma... Solo che ora vedemmo anche gli occhi. Quegli occhi luminosi, una luce che non avevo mai visto prima. Una luce che non era di questo mondo. "È un mostro..." sussurrai "Qualunque cosa sia, non è di questo mondo..:" sussurrai, terrorizzata, guardando Guisgard accanto a me. Continuai a strisciare, in silenzio, troppo terrorizzata per parlare. |
Strisciavano fra l'erba, nel fango, tra i cespugli e sopra le grosse radici sporgenti dal terreno.
L'angoscia di essere spiati, di essere braccati, di poter essere uccisi da un momento all'altro era tangibile e si leggeva negli sguardi di ciascuno di loro. Un sibilo, un fendente nell'aria ed anche l'ultimo cacciatore fu ucciso, praticamente tagliato in due all'altezza dei fianchi. “Continuate a strisciare...” disse Guisgard “... non fermatevi... e non pensate a ciò che avete visto...” guardando Destresya accanto a lui che si muoveva con fatica. “Avanti, Gwen...” mormorò Elv “... ci sono io qui con te... non aver paura...” seguendola vicinissima. Allora dalla vegetazione si udì uno strano suono, già udito da Destresya il giorno della sua aggressione. Bzzzzzz... zzzzz... bzzzzzz... zzz... “Che diavolo è?” Elv. “E' il bosco...” fece la zingara “... si è animato e ci sta per prendere tutti...” Bzzzzzzzzz... zzz... bzzzzz... zzz... Qualcosa ben celata tra le foglie li stava osservando. https://www.extremetech.com/wp-conte...on-640x353.jpg |
Riprendemmo a strisciare lentamente fra il fango e le piante, quando anche l'ultimo cacciatore fu squartato in due.
Trattenni un urlo a stento e continuai, sollecitata dal cavaliere che ci spronava ad andare avanti. La presenza di Elv accanto a me mi rassicurava, ma temevo comunque per noi, e anche per gli altri che erano rimasti. Cercavo sempre di ignorare la zingara e non le rispondevo perché tenevo più alla mia vita che alle sue folli farneticazioni e mi concentravo solo su Elv che mi era accanto. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Continuavo a strisciare, ma intorno a me la gente continuava a morire, morire, morire... come se davvero fosse l'aria ad uccidere.
Ma io sapeco che non era così, non era l'aria era quel mostro immondo che si era portato via la mia bellezza, la mia mano, e ora era lì lì per reclamare la mia vita. Ma io non avevo nessuna intenzione di cedere. Nessuna intenzione di arrendermi. Poi quel suono mi paralizzò. Era lui, lei, o quello che era! Non sapevo che fare, che pensare. Guisgard però riusciva a mantenere il sangue freddo, e io lo guardai negli occhi quando si voltò verso di me, mentre il battito del cuore aveva raggiunto livelli di velocità che non credevo possibili. Non pensare, non pensare, non pensare... Mi immersi nei suoi occhi, annuendo, cercando coraggio in lui che sembrava così saldo e sicuro. Allungai piano la mano sana per darmi lo slancio per un nuovo passetto di quella strisciata continua, e sfiorai il suo braccio per un momento, quasi potesse darmi forza, poi mi spostai subito, arrossendo. Non mi ero mai sentita così fragile e impotente in vita mia. |
Fuggiva.
Fuggiva incredula e spaventata. Tutti gli altri erano stati uccisi, trucidati uno dopo l'altro. Anche le donne. Era rimasta sola lei. Il suo fucile non aveva più pallottole. Le aveva usate tutte per uccidere la bestia, ma inutilmente. Era invulnerabile ai colpi dei fucili e delle pistole, così come alle punte delle baionette. Ma non solo. Prima di essere ucciso Ruspon aveva provato col fuoco, accendendo una torcia. Ma neanche le fiamme parevano in grado non solo di uccidere, ma anche di ferire la bestia. Ora Justine correva. Correva da sola nel bosco, come la preda fa col predatore alle costole. Correva Justine, senza più fiato in gola. Raggiunse un albero e vi si appoggiò. Solo per un istante pensò. Poi avrebbe ripreso la sua fuga disperata. Ma sentì qualcosa. Bzzzzzz... zzzz... bzzzzzzzzz... zzzz... Non ebbe il tempo di voltarsi. Qualcosa la raggiunse e la colpì. Era ancora viva quando le furono aperte le carni e strappata via l'intera spina dorsale. https://78.media.tumblr.com/4dff108e...67gjo1_500.gif Allora un grido si alzò sul bosco. Indefinibile, terrificante e misteriosamente mostruoso. Un grido che nessun animale conosciuto avrebbe potuto lanciare. Un grido quasi di trionfo e di sfida allo stesso tempo. Il grido di un predatore che intimorisce le sue prossime ed ultime prede. Un grido che anche Guisgard, Destresya, Gwen, Elv, la zingara ed Ammon udirono. https://media.giphy.com/media/dTnAK0vr83KTK/giphy.gif |
Improvvisamente, in urlo.
Disumano, agghiacciante, terrificante. Strinsi la mano di Elv. "Ma cosa è..." mormorai pianissimo, mentre ormai ero paralizzata dalla paura, sentendomi completamente inerme. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Quel grido mi paralizzò, letteralmente.
Ero sempre più spaventata, sempre più atterrita, sempre più terrorizzata. Quel grido era diverso da qualunque cosa avessi mai sentito in vita mia. Guisgard aveva ragione, stava giocando con noi, giocava al gatto e il topo, il predatore e la preda.... ci avrebbe uccisi tutti. Tutti, uno dopo l'altro... Il cuore accelerava, sempre di più, sempre di più. "Moriremo tutti..." sussurrai "Non è di questo mondo..." come se quelle stesse parole fossero la nostra condanna a morte. |
La paura.
Si poteva toccare con mano. I superstiti del gruppo continuavano a strisciare nell'erba, tra fango e radici, sterpi e rovi. Sapevano però che la bestia era ancora lì. Intorno a loro. Pronta a colpire ancora. “Forse restare uniti è peggio...” disse Guisgard a Destresya, a Gwen, ad Elv, alla zingara e ad Ammon “... così siamo un bersaglio facile ed inerme... meglio dividersi... io, Destresya e la zingara strisceremo verso destra... voi due” a Gwen e ad Elv “andrete invece con Ammon. Così si divisero. |
Ci sentivamo osservati e studiati costantemente, come se ci tenesse sempre d'occhio.
Poi il cavaliere disse di dividerci e noi andammo con l'uomo che era con lui. Non sapevo se fosse una buona idea, ma comunque avremmo fatto come diceva. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Sentivo il cuore rimbombare in quel silenzio irreale, rotto solo dal rumore dei rovi che si rompevano sotto di noi, dall'erba che frusciava al nostro passaggio e dai nostri respiri che ormai erano irregolari e spaventati.
Ero arrivata a un punto tale per cui ogni istante era regalato, ogni momento in più era una beffa fatta alla morte, perchè lei era lì, vicino a noi, a giocare con noi pronta a pendersi le nostre vite. Continuavo a strisciare quando Guisgard propose di dividerci, e fui lievemente sollevata nel sapere che sarei andata con lui. Mi voltai a guardarlo e sorrisi, non sapevo dire perchè ma mi infondeva sicurezza, forse era il fatto che mi avesse salvato, oppure avevo semplicemente bisogno di sicurezza che la sua mi bastava. "Buona fortuna, Gwen..." sorrisi alla ragazza, sperando con tutto il cuore che la bestia risparmiasse lei e il suo amore. "Ti seguo.." sorrisi piano a Guisgard, continuando a strisciare nella direzione che aveva preso il cavaliere. |
Pensare che la Bestia, qualsiasi cosa fosse, potesse trovarsi ancora nelle vicinanze ci mise in allarme ma non fummo sufficientemente pronti.
Un rumore e i cavalli si spaventarono, imbizzarriti e folli dalla paura, tanto da impennarsi. Normalmente il mio destriero era un animale fidato e dal passo sicuro per questo fui impreparata alla sua reazione e non riuscii a mantenere l’equilibrio sulla sella, finendo sbalzata tra i cespugli. Cercai di mettermi subito in piedi, massaggiandomi qua e là dove avevo preso la botta. “ Va tutto bene Cales, non è la prima volta che cado, non preoccuparti. Sarò meglio andar—-“ Qualcosa. Così veloce da non riuscire a vederlo tra un battito di ciglia e l’altro, irruppe nel bosco, passandomi davanti. Non lo vidi dunque ma vidi con orrore l’esito del suo passaggio. “ Cales...” Rimasi bloccata a fissare quel braccio, il suo braccio, riverso a terra, mozzato dal resto del corpo, e come se non bastasse la sua mano contratta restava fissa a premere il grilletto, tanto che la pistola non smetteva di emettere colpi che però non riuscivano a coprire le urla. Cales urlava dal dolore e furono quelle urla a risvegliarmi, facendomi muovere. Sentii le lacrime farsi strada nei miei occhi ma mi costrinsi a trattenerle. Stracciai la mia gonna per creare delle bende con cui andare a bloccare l’emorragia che gli aveva già fatto perdere troppo sangue. “ Ce la fai a salire a cavallo? Ti riporto in città, ti cureranno.” Non sapendo come poterlo consolare, se poi era possibile consolare una persona in tale stato. Mi passai il suo braccio sano intorno al collo, così da aiutarlo ad alzarsi e camminare fino ad uno dei due cavalli. “ Cerca di metterci tutta la forza che hai, io non riuscire a sollevarti in sella.” Dissi tentando di aiutarlo mentre nel contempo dovevo tener fermo il cavallo. Non c’era tempo da perdere, dovevamo andare subito in città da un medico per fermare la perdita di sangue. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
I gruppi si divisero.
Gwen, Elv ed Ammon continuarono a muoversi nella loro direzione, strisciando nell'erba, con l'odore di morte che non sembrava abbandonarli. Elv era accanto a Gwen, guardandola per infonderle coraggio. Bzzzzzz... zzzzzzz... bzzzzzzzz... “Ancora quel dannato brusio...” disse Elv esasperato “... che sia maledetta la bestia...” “Andate avanti voi...” mormorò Ammon “... io vi copro le spalle...” prendendo il suo tomahawk “... avanti... io vi seguo...” con occhi vigili. |
Furono attimi drammatici.
Il sangue di Cales cominciò a tingere ogni cosa, dalle foglie dei cespugli alle cortecce degli alberi. A fiotti si riversava sul terreno, impastandosi col fango e colando vischioso tra le sterpaglie. Dacey si fece forza, tirando fuori un coraggio ben più grande di quello di qualsiasi altro eroe. Fasciò con un lembo di gonna il braccio del ragazzo e lo issò trascinandolo verso il cavallo. “Dacey...” disse lui tra grida laceranti “... to... toglimi la cintura... e le... e legamela intorno al braccio... altrimenti morirò... diss... dissanguato pr... prima di arrivare... in città...” |
Ci dividemmo e andammo con Ammon.
Camminavo sempre attaccata ad Elv per farmi infondere coraggio, per alleviare la paura e la preoccupazione. Poi Ammon ci disse di camminare avanti, perché lui sarebbe rimasto dietro di noi poiché era armato. "Finirà tesoro, finirà..." gli dissi piano, dolcemente, accarezzandogli la mano. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Elv strinse la mano di Gwen ed annuì, guardandola negli occhi.
Con un cenno del capo le fece segno di continuare a strisciare. Passarono pochissimi secondi quando qualcosa simile al vento si posò sul corpo steso di Gwen. Lei allora vide il volto di Elv farsi vermiglio, coperto da schizzi di sangue rossissimo. Per un attimo la ragazza temette che lui fosse stato colpito, ma poi un dolore insopportabile cominciò a pulsare attorno alla spalle di Gwen, come se andasse a fuoco. Guardò Elv che stringeva ancora la sua mano ma il colpo aveva spostato la ragazza di un paio di metri dal giovane che teneva in mano l'intero braccio di lei. Allora Gwen comprese. Non aveva più il braccio. Le era stato tagliato di netto. Elv cominciò a gridare forte, disperato, mentre lei sentiva un dolore indicibile su tutta la spalla che continuava a gettare via sangue. E per il forte dolore Gwen perse conoscenza. |
Continuammo a strisciare, fin quando sentii un peso sul mio corpo.
Poi bruciore, dolore, io urlavo, urlavo forte e anche Elv urlava, non capivo, non capivo cosa stesse succedendo. Rosso. Sangue. Ovunque. Dolore. Dolore. Dolore. Forte. Totale. Assoluto. Che stava succedendo? Solo un istante dopo vidi. Vidi che Elv era col mio braccio. Ma senza di me. Perché io ero lontano. Lontano da lui. E lontano dal mio braccio. Poi il nulla. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Sudava nel sonno e delirava.
La febbre era stata alta tutta la notte e poi per l'intero giorno successivo. Così come il dolore, lancinante, come se la sua carne andasse a fuoco e si consumasse, non l'ava praticamente lasciata mai. Solo il terzo giorno Gwen cominciò a riprendere conoscenza. La fioca luce di una candela illuminarono un volto. Era il volto di una suora che le asciugava il sudore. |
Cercavo di non pensare all’orrore che provavo, alla paura, all’incertezza del momento. Dovevo forte e razionale per lui.
Solo così ero uscita dal panico, avevo fatto ciò che pensavo servisse, lo avevo aiutato ad alzarsi, avevo preso in mano la situazione. “ Si... si subito...” Balbettai intontita, sentendo la richiesta di Cales, dandomi della stupida per non averci pensato, per aver usato solo un po’ di stoffa. Gli sfilai subito la cintura legandola poi al braccio, sopra la fasciatura improvvisata fatta dai lembi della mia gonna, stringendo più che potevo. “ Andrà tutto bene, te lo prometto...” Dandogli un bacio sulla fronte tentando di ignorare le sue grida di dolore, perché non potevo far nulla per alleviarlo, tentando di ignorare tutto quel sangue che avevo cercato di fermare, tentando di non pensare a lui senza un braccio. “ Forza, sali a cavallo, ti sorreggo io.” Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Il sonno fu un inferno.
Un Averno di dolore, sofferenza. E fuoco. Il fuoco della mia carne che ardeva carbonizzata senza sosta. Forse ero davvero all'inferno. Forse avevano ragione la zia, i preti, De Goth, le insegnanti. Forse ero davvero degna delle fiamme degli inferi. E ci ero finita sul serio. Vedevo tante immagini e nessuna. Tante voci, suoni, ma nessun volto. E poi volti, volti, senza parole. Poi ancora il fuoco. Dentro e attorno a me. Mi avvolgeva e mi consumava. Aprii appena gli occhi, c'era la luce tremula della candela e un volto. Qualcuno mi bagnava la fronte. Una suora forse. "Elv..." sussurrai subito "Elv... Dove... Dov'è Elv..." il tempo di concludere i miei mormorii che un dolore lancinante alla spalla mi trafisse e urlai con tutto il fiato che avevo in corpo stringendo il lenzuolo con la mano. L'unica che avevo. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Dacey usò la cintura di Cales per fermare il flusso di sangue che sembrava inarrestabile, per poi issarlo sulla sella del cavallo, spinta dalla forza della disperazione.
Allora riuscirono a galoppare via, a correre disperatamente verso la città che non era molto lontana. Il naturalista aveva ormai perso conoscenza quando giunsero a Sant'Agata di Gotya, davanti al palazzo presbiterale. |
Lo feci salire davanti, e con una mano guidavo il cavallo mentre con l’altra lo sorreggevo.
Era faticoso e pericoloso ma non avevo intenzione di rallentare il galoppo, ogni minuto era troppo prezioso. Durante quella corsa fino alla città provai a tenerlo cosciente, parlandogli ma mi resi conto che ormai aveva smesso di parlare ed eravamo appena arrivati alle porte cittadine. Spinsi il cavallo al limite, urlando alla gente di liberare i vicoli che conducevano al palazzo. Ero a casa ma non provai sollievo. Con l’aiuto di uno stalliere feci scendere Cales da cavallo e allertai subito i domestici, inviandoli a chiamare medici e anche mio zio. Sentivo bisogno di averlo vicino perché sapevo che di lì a poco sarei crollata. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
La suora cercò di calmare Gwen, chiamando il dottore che subito accorse.
Era un Frate e le somministrò un qualche intruglio, come un denso sciroppo dal sapore molto forte, che avrebbe dovuto attenuare il dolore della ragazza. E così fu. Dopo qualche istante Gwen si sentì intontita ed il dolore era più sopportabile. |
Dacey riuscì a portare Cales in città, fino al palazzo presbiterale.
Qui fu soccorso dai soldati e poi dai servi che lo portarono dentro, affidandolo alle cure del medico personale del presbitero. La ragazza vide così arrivare suo zio. “Dacey...” disse guardandola con tutto l'abito sporco di sangue “... cos'è successo?” |
Urlavo, sentivo anche la gola andare in fiamme e le corde vocali quasi strapparsi.
Arrivò qualcuno che mi diede qualcosa di denso e dal sapore orribile, che fece passare un po' il dolore. E che mi fece sembrare come fossi addormentata anche se ero sveglia e capivo meno di prima cosa succedeva, dov'ero, chi c'era. Ma non c'era Elv. Ogni mio respiro finiva in uno sbuffo e avevo caldo, caldo. "Voglio Elv... Dov'è... Lo voglio..." mormorai, con voce confusa e gli occhi chiusi. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
“Cercate di stare calma e riposare...” disse il Frate a Gwen “... presto le medicine faranno effetto ed il dolore andrà via... siete al Convento di Santa Lucia e qui ci prenderemo cura di voi... non dovete fare sforzi... siete stata aggredita dalla bestia, ma siete sopravvissuta...”
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Avrei voluto entrare con lui, assistere il medico ma sapevo che sarei stata solo d’impiccio in quella stanza.
Mi appoggia alla parete, accanto alla porta, ascoltando ciò che avveniva dentro prima di nascondermi il viso con le mani, piene di sangue. “ Zio...” Alzando appena lo sguardo verso l’uomo e scattai verso di lui, abbracciandolo e scaricando finalmente il mio pianto. “ Ha perso così tanto sangue... ho paura... ho paura che lui... e il suo braccio, il braccio...” Singhiozzando senza controllo. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Cercai di agitarmi nel letto, scuoteva la testa s destra e a sinistra, ma ricevevo solo una pallida risposta dal mio corpo e nessuna oltre la mia spalla.
"No... No... No..." farfugliavo "Voglio Elv... Voglio Elv..." sussurrai, con voce lamentosa e disperata. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Il presbitero abbracciò Dacey, visibilmente sconvolta e le fece somministrare un potente sonnifero, affinchè potesse riposare.
La ragazza così si addormentò, risvegliandosi nel suo letto dopo un intero giorno. Una servitrice si stava prendendo cura di lei. "Siete sveglia..." disse la donna "... come vi sentite?" |
Quell’abbraccio fu liberatorio, riuscì a distendermi, rilassarmi....
Non realizzai cosa mi fu dato, lo presi soltanto perché volevo fermare tutto, cancellare ciò che provavo, dimenticare per un po’... Dormi, a lungo, senza sogni, solo buio. “ Dove...?” Realizzai di essere nella mia stanza, pulita, con una vestaglia di seta addosso. “ Io devo vedere Cales!” Alzandomi in piedi non appena udii la voce dalla domestica, che mi fece tornare a contatto con tutta l’orribile realtà. “ Aiutami a vestirmi, presto!” Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Le grida di Elv e poi quelle di Gwen, con Ammon che col suo urlo di guerra cercava di colpire la fantomatica bestia con il suo Tomahawk, attirarono Guisgard e Destresya poco distanti.
Lui corse verso i tre che erano stati attaccati, vedendo una scena terrificante con Gwen mutilata ed Elv che ancora stringeva il suo intero braccio tagliato. L'attacco di Ammon fu inutile e la bestia colpì ancora. Stavolta Elv, lacerandogli il volto e facendogli perdere subito conoscenza. A quel punto, per salvarli, Guisgard cominciò a gridare verso la vegetazione, cercando di attirare la misteriosa bestia verso di lui. Allora da un vicino stagno apparve qualcosa. Qualcosa che emerse a metà, tra le acque ed il nulla, come materializzandosi davanti a loro. Una creatura dall'aspetto increbile. Fu un istante. Apparve e scomparve. Guisgard allora cominciò a correre, nel disperato tentativo di attirarla lontana da Gwen ed Elv feriti. Subito Ammon prestò le cure ai due giovani, tamponando le loro ferite con speciali unguenti, per poi portarli nel luogo abitato più vicino. https://i.pinimg.com/originals/b3/5b...43f5cf8093.gif |
“State calma... vi prego, milady...” disse la servitrice a Dacey “... non temete, messer Cales sta meglio... certo, ha perduto un braccio... ma grazie al Cielo ora sta meglio... voi non dovete sforzarvi... non ora che la bestia è stata finalmente uccisa...”
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"Calmatevi..." disse il Frate a Gwen "... sforzarvi vi farà stare solo peggio... e dovete essere forte riguardo il vostro amico..."
Anche la suora cercava di farla calmare. |
Cercavano di farmi calmare, ma Elv non c'era e non potevo.
Io avevo bisogno di lui, ora, adesso. "Dov'è..." dissi ancora, mentre le lacrime scendevano copiose. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
"E' stato attaccato come voi dalla bestia..." disse il Frate a Gwen "... gli ha portato via metà del volto, recidendo alcuni nervi del sistema nervoso... mi spiace... è rimasto sfigurato e ha perduto ogni memoria di sè e degli altri..."
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Quelle grida, così forti, così vicine.
Erano i due ragazzi, Elv e Gwen. Erano loro, non potevano essere che loro. "Oddio Guisgard, i due ragazzi!" gli dissi, terrorizzata. Lui subito si voltò e tornò indietro, e io lo seguii. Eravamo morti, eravamo tutti morti. Corremmo verso il punto in cui provenivano le grida, e li trovammo in una pozza di sangue. Allora accadde qualcosa che non mi aspettavo, Guisgard si mise a correre e a gridare per attirare lontana la bestia. Corse via, senza che potessimo fermarlo. Io d'istinto corsi con lui, corsi da lui, e poi mi bloccai nel vedere lo stangno. No, non l'avevo immaginato. Quell'essere era lì, era vero. Solo per um momento, ma era lì. Un essere mostruoso, apparve e scomparve per un momento. "Quel mostro non è di questo mondo!" scossi la testa, terrorizzata, correndo per raggiungere Guisgard poco distante, che correva via. Ma la bestia era lì, pronta a ucciderci tutti. Stavo per morire, così come ero vissuta... sola. |
Guisgard correva nel bosco, col fucile in mano, sperando che la bestia mollasse gli altri e lo inseguisse.
Perchè avrebbe dovuto farlo? Erano prede facili gli altri, mentre lui era sano ed armato. Ma Guisgard aveva compreso la verità. Qualunque cosa fosse, quella creatura era un predatore. Era lì per cacciare. Ed un cacciatore insegue sempre la preda più indomita. Guisgard correva sperando che il suo istinto non avesse sbagliato. Destresya però non era rimasta con gli altri, ma lo aveva seguito, correndo dietro di lui. “Corri...” disse alla ragazza “... corri e non fermarti... qualunque cosa sia non si fermerà...” Ma mentre il cacciatore di demoni correva il terreno gli mancò sotto i piedi e rotolò lungo un dosso, fino a ritrovarsi in una palude. Destresya lo vide così scivolare via, fino alla palude. Ma Guisgard non era solo. Tra i rami apparve la creatura, materializzandosi come dal nulla. L'aveva seguito. Ma ora Guisgard era intrappolato nel fango ed aveva smarrito il fucile. https://vignette.wikia.nocookie.net/...20150910034527 |
No.
No, stavo ancora delirando. Ero in preda al delirio e non era vero tutto ciò. Ero ancora travolta dagli incubi e tutto ciò non era vero. Voltai il capo verso il muro in silenzio. E continuai a piangere. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
"Però siete vivi entrambi..." disse il Frate a Gwen "... e questo è un gran dono, figliola..."
"Ora poi che la bestia è stata finalmente uccisa." La suora. "Un bracconiere della zona è riuscito finalmente ad abbatterla. Hom de Can è il nome del bracconiere." |
Non mi importava.
Non mi importava! Cosa era importante ora? Non che la bestia fosse morta, e noi vivi. Nulla. Nulla! Nulla, se lui non avrebbe più ricordato più niente, nessuno, me, Therese, il nostro amore. Mi avrebbe amata ancora? O mi avrebbe disprezzata per come ero ora. Io non lo avrei disprezzato, anche se non era più come prima, io lo avrei amato, sempre, sempre. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Correva, correva senza una meta, stuzzicando l'appetito del predatore.
E io corsi con lui, ormai preda di una follia in cui non avevo niente da perdere, in quel momento ogni istante era l'ultimo, in quella corsa disperata, e la mia intera esistenza avrebbe avuto valore solo se fossi riuscita a fermare quel mostro. Perché era un mostro, un essere venuto da chissà dove che andava a caccia di uomini come noi andiamo a caccia di cervi e cinghiali. Guisgard corse ancora e ancora, ma poi scivolò. La bestia gli era addosso. Voleva lui, non me. E io a lui dovevo la vita. Una vita per una vita. Presi la piccola pistola che mi era rimasta, e la puntai verso la bestia. Sapevo che non sarebbe servito a niente, ma come aveva fatto prima Guisgard, volevo attirare la sua attenzione. Sparai. Sparai di nuovo. Sparai ancora e urlai. Poi mi voltai e iniziai a correre, attirandola lontano da lui, o almeno così speravo. Correvo, correvo, ancora e ancora, con il cuore che martellava nel petto sempre di più. |
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