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Velven mi sembrava molto teso riguardo a cio` che stava accadendo, ma un po` tutti lo erano in citta`, come noi del resto.
Comunque Velven aveva ragione, era inutile preoccuparsi in questo momento. Ad un certo punto, l'ufficiale ci chiese cosa avremmo gradito per cena. Io e Rida ci guardammo. "Non saprei" dissi io "Sapete, da dove vengo io, i pasti sono piuttosto frugali. Per quanto mi riguarda, avete carta bianca". A qualche passo di distanza, Rida annui`, acconsentendo. Poi, ebbi un'idea. "Velven, avrei una proposta da fare. Io e Rida non siamo sole. Volevo chiedervi se potremmo far unire a noi anche i nostri compagni di viaggio". |
Le tre sorelle ascoltarono con attenzione Altea.
“Vedo ci avete portato molte importanti notizie...” disse Melinna. “E tutte funeste direi.” Fece Atenia. “Si, la situazione è preoccupante.” Annuì preoccupata Sissi. “Io non conosco quella città... Maruania... ma se è retta da un governo ateo allora non promette nulla di buono...” In quel momento qualcuno bussò vigorosamente alla porta. Melinna corse ad aprire e due uomini apparvero sulla soglia, per poi entrare e spingere la via la donna. “Chi siete?” Gridò Sissi. “Cosa osate entrare cosi?” “Zitta, cagna!” Minaccioso uno dei due, per poi estrarre la spada, mentre l'altro mostrò alle quattro donne una pistola. “Pensavate di fuggire via senza essere seguita, vero?” L'uomo con la spada ad Altea. Lei lo riconobbe. Era quello che stava nella cripta con Gvineth, mentre l'altro era un suo soldato. “Cosa volete?” Fissandoli Atenia. “Accertarci che nessuna di voi riveli dove si nasconde lord Gvineth.” Rispose l'uomo con la spada. |
“Allora” disse Velven a Gwen “preparerò io una cena speciale, tipica del luogo in cui sono cresciuto.” Sorridendo. “Certo.” Annuì poi alla proposta della ragazza di Avalon. “I vostri amici sono anche amici miei. Fate come se questa casa fosse vostra. Più siamo, meglio sarà.”
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Tutto ad un tratto entrarono degli uomini e ci minacciarono...mi avevano seguita.."Potete usare metodi meno bruschi? Volete sapere una cosa? A me non interessa proprio nulla di ciò che avviene tra i due Duca contendenti..si ero io al Cimitero, per parlare con un artista..perchè sapete nemmeno io so come mi sono coinvolta in tutto questo..e sinceramente io avrei intenzione di cercare una Dama e un Fiore...voi pensate a Capomazda...fatto un Duca se ne fa un altro" dissi con vera indifferenza.."quindi ora potete stare tranquilli e lasciarci in pace, grazie" sorrisi senza scompormi.
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“Si, idea ottima direi...” disse il Priore ad Elisabeth, per poi annuire “... ottima idea... e lui, devo avvertirvi, non è affatto immune al fascino femminile... dunque devo mettervi in guardia... ma ciò lo rende anche tutt'altro che inarrivabile. Se giocheremo bene le nostre carte non sarà difficile entrare nel suo studio.”
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"Dove siete nato?" chiesi poi a Velven.
E` vero che ogni volta che gli parlavo o gli stavo accanto avevo l'impressione di conoscerlo da sempre, ma sapevo comunque cosi` poco di lui e volevo rimediare. |
Sorrisi scuotendo la testa........." Padre.....il fascino femminile....vi siete già dimenticato che mio marito mi ha preferita ad un'altra ?...evidentemente ....sto arrugginendo....."....ridemmo...lasciando andare un po' la tensione...il cacciatore ci offrì dell'ottimo vino....." Bene...siamo distanti dalla casa dell'artista ?..."....
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"Il prigioniero dalla maschera di ferro è qui, Madre" esordii, senza troppi preamboli.
"Sono riuscita ad introdurre una pozione di Edwig nel carcere e adesso tutti lo credono morto. Io, Edwig e Mertin siamo andati a recuperarlo al fiume e l'ho condotto qua. E' ancora in stato di incoscienza e prima ha mormorato qualcosa riguardo ad un Fiore Azzurro... Vorrei che veniste a visitarlo, Madre." |
La Madre Superiora restò sorpresa dalle parole di Tessa.
“Qui...” disse stupita “... perchè l'hai condotto qui? Non sappiamo nulla di lui... potrebbe essere un ladro o un assassino... e sia... verrò a vederlo... ma sappi che questa storia è pericolosa per tutti, Tessa...” La religiosa così andò con Tessa dove avevano portato la maschera di ferro. Il prigioniero era ancora steso nel letto, senza conoscenza, con Edwig che gli stava accanto. “Comincia a riprendere conoscenza...” disse la guaritrice “... Mertin e Gunvald sono riusciti a togliergli la palla di ferro dal piede.” La Madre Superiora si avvicinò al letto ed osservò il prigioniero. “Questa maschera...” mormorò la religiosa “... potrebbe celarne il volto perchè sfigurato o forse perchè è pericoloso riconoscerlo...” In quel momento il prigioniero aprì gli occhi. Occhi azzurri ed enigmatici. |
Il prigioniero aprì finalmente gli occhi e io mi avvicinai a lui.
"Avete gli occhi azzurri" gli dissi "azzurri come il fiore che nominavate mentre eravate incosciente. Vi ricordate qualcosa? Adesso siete al sicuro, fuori dal carcere. Ce l'avete fatta!" |
Il prigioniero aprì gli occhi e Tessa gli parlò.
“No, non rammento nulla...” disse piano “... ricordo di aver bevuto la fiala...” la fissò, con lei che indossava ancora il cappuccio sul capo, celandone il colore dei capelli “... la vostra voce... siete Tessa... i vostri occhi... ora posso vederli... sono verdi... meravigliosamente verdi...” “Non ricordate altro?” Chiese la Madre Superiora. “Solo la mia prigionia...” rispose l'uomo “... di ciò che è stato prima nulla...” si portò le mani sulla maschera “... dannata maschera... ho sognato di strapparmela... di tirarla via dal mio volto...” “Tessa vi ha udito parlare di un Fiore nel sonno...” mormorò Edwig “... cos'era? Parlavate del Fiore Azzurro...” “Fiore Azzurro?” Ripetè il prigioniero. “No, non ricordo nulla di simile...” tentò di alzarsi, ma era ancora debole. “Dovete riposare ora.” Fissandolo Edwig. “Che posto è questo?” Domandò la maschera di ferro. “Un posto sicuro.” Rispose la Madre Superiora. “Perchè mi avete fatto fuggire dalla prigione?” Maschera di ferro a Tessa. |
“Se vostro marito non apprezza una donna come voi, colta e di una sensibilità fuori dal comune, oltre che naturalmente molto bella, allora è un suo problema, non vostro.” Disse il Priore Tommaso ad Elisabeth. “Dopotutto, viste le sue preferenze politiche, direi che il suo metro di giudizio è quantomeno criticabile.” Sorridendo. “Bene, l'artista si trova a corte ed io lì non ho più accesso. Dunque dovrete fare da sola una volta là. Io magari mi nasconderò in città, in una taverna. Vi sentita sicura?”
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“Altea ha ragione...” disse Sissi “... a noi dei vostri giochi di potere non importa...”
“Allora dimostrateci che possiamo fidarci di voi.” Fece l'uomo. “Venite qui con la forza e ci insultate.” Fissandoli Atenia. “Ora pretendete anche la nostra fiducia? Ci avete umiliate. Noi siamo nobili, poiché imparentate con i Taddei.” “Allora” mormorò l'uomo “se davvero siete imparentate con loro, sapete di certo che anche lord Gvineth lo è. Dunque come tale spetta a lui ereditare questo ducato. Aiutando lord Gvineth è come aiutare i Taddei. Quando lord Gvineth si prenderà il potere tutto tornerà come un tempo. Come quando vi erano i Taddei.” |
Velven sorrise a Gwen, le prese la mano e la condusse al primo piano della casa, per poi uscire fuori ad un piccolo balcone.
Non era infatti molto grande, ma da lì si poteva vedere oltre le altre abitazioni, fin quasi verso i monti che circondavano la brughiera. “Io sono nato laggiù...” disse l'ufficiale, indicando le pendici azzurrognole di alcuni monti “... là, in quella vallata che si intravede... c'è un piccolo villaggio ed io provengo da là... d'Inverno è riparato dagli alti monti, così che i freddi venti del Nord non arrivino a lambirlo, mentre d'Estate la calura è mitigata dai folti pini che racchiudono le sponde di un vasto e limpido lago... le sere sono incantate, romantiche... con la Luna che si bagna nelle acque, lasciando una scia d'argento che chiede solo di essere seguita... chissà, forse conduce verso un mondo fiabesco... un mondo di sogni...” guardando la ragazza negli occhi “... lo stesso mondo che intravedo nei vostri occhi, Gwen...” In quel momento una lieve e fredda brezza soffiò su Capomazda e istintivamente l'ufficiale strinse fra le braccia la ragazza di Avalon, come volerla proteggere dall'aria limpida e pungente che annunciava il chiaro e sognante crepuscolo. |
A quelle parole trasalii.."Non ho capito bene..Gvineth imparentato coi Taddei? Bene io sono figlia di Taddeo l' Austero..chiunque può dire è imparentato coi Taddei...e le prove dove stanno..".
Scossi il capo.."Scusate io non capisco più nulla di questa storia..allora se è imparentato coi Taddei dovrà riprendersi il Ducato, andate a Capomazda e saprete del testamento..Maruania è una città del nord liberale dove vige l' ateismo..vi stanno due uomini..Samondo e Azable..a loro dovete stare attenti..se lui è un taddeide io ho fatto il mio dovere e Dio poi provvederà, io non comando eserciti". Uscii salutando tutti con un inchino ed andai alla Baita dei Cedri e iniziai a metterla a posto, quella sarebbe stata la mia casa, ora mi sarei data a vita ritirata...erano finiti i tempi delle avventure di Altea. |
Un Frate audace........" Vi ringrazio per i complimenti.......anche se fatti da un uomo di chiesa......li accetto ben volentieri......"...quando pero' ascoltai dove si trovava il pittore......guardai con stupore il Priore......" Non credo di aver problemi ad affrontare il mondo....ma c'e' un problema...sono la moglie di un traditore.......e forse non sapete che ho sfidato lord Guanto....devo dire che e' un gran codardo........"......." come diavolo faccio a presentarmi a Palazzo......quelli mi aspettano a braccia aperte.......".....Dovevo schierarmi dalla parte del nuovo Arciduca....quello era l'unico modo per avere accesso a palazzo.........." Bene..........ho un unica possibilità...far parte della schiera di Lord Cimmiero....ma e' un arma a doppio taglio questo lo sapete bene....".....
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Velven mi condusse, senza una parola, al piano di sopra. Uscimmo in balcone e lui mi indico` il luogo in cui era nato e cresciuto.
Ad un certo punto, l'aria della sera inizio` a farsi sentire, provocandomi un brivido. Velven mi strinse a se` ed io poggiai la testa sulla sua spalla. "Il luogo che descrivete sembra uscito da una favola" dissi sorridendo e lui sorrise a sua volta, stringendomi di piu`. "Io vengo da Avalon. Un posto molto lontano da qui, troppo lontano per essere indicato. Sono una sacerdotessa della Dea Madre". |
“Una sacerdotessa...” disse Velven accarezzando il viso di Gwen, che nel pallore vago e surreale del crepuscolo sembrava tingersi di un violaceo rossore “... raccontatemi di voi allora...” stringendola a se, contro il suo petto “... del vostro mondo, di ciò che vi piace e di ciò che sognate...” mentre una leggera, fresca e profumata brezza sfiorava i capelli della ragazza di Avalon “... parlatemi di tutti i vostri sogni...”
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Quasi senza accorgermene, mi ritrovai tra le sue braccia, e sorrisi per poi raccontargli lo strano sogno.
Restai a fissarlo con un sorrisetto divertito alle sue parole, era davvero adorabile e dovetti reprimere l'istinto di passargli una mano tra i capelli. Mi limitai a ridere piano. "Geloso eh..." scuotendo la testa, divertita "Di uno che avrei volentieri preso a pugni? Oh, bella...". La verità era che a me Aneas non ricordava affatto Guisgard, ma evitai volutamente l'argomento. Povero Icarius, avevo giocato sporco con lui, e non se lo meritava, fargli del male gratuitamente non mi sembrava il caso. "Eppure ti giuro che non sembrava un sogno..." sospirai, pensierosa "Sembrava dannatamente reale, senza senso, certo, ma reale..." alzai gli occhi su di lui "Ti è mai successo?". Chissà, magari dai suoi sogni avrei scoperto qualcosa. |
“Sai...” disse Icarius, prendendo Clio per mano e portandola accanto al camino, per poi sedersi con lei davanti al fuoco “... a volte sogno prima le storie che poi scrivo... come bagliori, frammenti di ispirazione... e altre volte nei sogni stessi trovo scene e finali per completarle...” sorrise quasi imbarazzato “... forse perchè infondo sono un sognatore... o magari solo perchè vivo un po' troppo con la testa fuori dalla realtà, come mi dice sempre Giovanni...” massaggiandosi la fronte.
Ma proprio in quell'istante qualcuno bussò. Il pastore saltò in piedi e da dietro le tende sbirciò fuori. “E' Giovanni...” a Clio. Lo fece entrare. “Sono stato a prendere un po' d'aria...” disse il cieco “... e ho incontrato alcuni contadini...” “Bene.” Annuì Icarius. “Mica tanto...” fece Giovanni. “Perchè?” Chiese il pastore. “A Capomazda ci sono novità...” spiegò il cieco “... e non sono buone...” |
Annuii, contemplando quella figura che aveva un nonsoché di millenario, di vetusto, oltre che, ovviamente, una sorta di tormento....
Tormento, sensazione che non mi era affatto aliena, ed in effetti, cosa poteva spingere un uomo a vivere tra coloro che, ahimè, erano da tempo giunti all'esaurirsi delle proprie terrene esistenze? Aldilà di Ordini, Confraternite ed Investiture, ero, e sono, soltanto un uomo, pertanto reputai inopportuno il giudicare, negativamente o meno, le scelte di vita di chi avevo davanti, eppure la sua condizione mi parve triste, quasi una maledizione..... -Chiedo venia se vi abbiamo disturbato- esordii, quasi senza accorgermene, e devo ammettere che, per un istante, provai realmente quello stato d'animo, la sensazione di aver disturbato una sorta di custode; -Ma i nostri passi, nel seguire la nostra cerca, ci hanno condotti qui. Mi auguro possiate capirci- |
Sorrisi a Icarius.
"A me sembra una bella cosa, invece... poter trarre ispirazione dai sogni..." alzai le spalle "I miei di solito non hanno né capo né coda.." ridendo appena. Stavo per ricordargli del nostro patto: io gli avrei insegnato a combattere e lui mi avrebbe raccontato le sue storie. Ma arrivò Giovanni, e le sue parole certo non furono rassicuranti. "Perché, che succede?" chiesi, preoccupata. |
“Io invece credo che sia solo un segno di debolezza...” disse mestamente Icarius a Clio “... un uomo dovrebbe fare altro... tu...” fissandola nei suoi occhi azzurri, quasi trasparenti “... tu non potresti mai innamorarti di uno come me...” sorrise malinconico “... sarai abituata a uomini decisi, forti, dai modi sicuri, abili con le armi e senza paure e fronzoli per la testa...”
Ma poi arrivò Giovanni. “A Capomazda” spiegò al pastore e alla ragazza “tutti sembrano impazziti... il nuovo duca ora è lord Cimmiero che ha messo in fuga Gvineth e pare abbia stretto alleanza con una potente città straniera, nominandola addirittura sua erede...” “Quale città?” Chiese Icarius. “Il nome è Maruania.” Rispose il cieco. “Tu l'hai mai sentita, Clio?” Il pastore alla spadaccina. |
Scossi la testa, sorridendo.
"Perché diavolo dovrei cercare in un uomo qualcosa che posso trovare in me stessa?" alzai le spalle "Certe cose non hanno un senso logico, io credo..". Poi ascoltammo le parole preoccupate di Giovanni. "Accidenti, di male in peggio.." sospirai, per poi scuotere la testa "No, io.. non ne ho mai sentito parlare..." preoccupata "Si sa qualcosa su questa città? Certo, è una mossa astuta, ora ci penseranno due volte prima di ucciderlo... certo, bisognerebbe dimostrare che quel testamento non ha valore, dal momento che il ducato non gli è mai spettato di diritto... ma come?" pensierosa "Ma il vescovo non deve mettere il becco in queste cose? Se non ricordo male serve la sua rettifica altrimenti è duca solo nel suo immaginario...". |
“Nulla accade per caso, cavaliere...” disse la figura incanutita a Galgan “... gli uomini sono burattini o pezzi degli scacchi, seguendo lo spazio concesso loro da invisibili fili e si muovono con mistiche mosse su un'eterna scacchiera chiamata Fato... io venni qui molto tempo fa per unirmi ad una confraternita di cavalieri mossi dai valori della Fede... giurammo di difendere il mondo dal male assoluto... oggi però sono rimasto solo io di quell'antica e nobile congrega...”
“Combattere il male assoluto?” Incuriosito Lucas. “Secondo te, ragazzo...” l'incanutito allo scudiero “... chi è l'eroe più forte?” “Non saprei...” mormorò Lucas “... Ercole, Sansone immagino...” “L'eroe più forte è colui che combatte e vince il male più potente ed assoluto.” Sentenziò il misterioso individuo. “E non vi è male peggiore di quello che rinnega, ignora o combatte Dio. E in queste terre” continuò “un campione di tale peccato sta per giungere...” chinò il capo “... ed io sono vecchio e stanco per animare la mia confraternita...” |
“Si, queste terre, come l'intero regno, sono feudo della Chiesa...” disse Giovanni a Clio “... ma credo che la mossa di Cimmiero miri proprio a questo... Maruania, qualora l'attuale duca morisse, potrebbe avanzare diritti... non so, è una situazione complicata...”
E mentre i due parlavano, Icarius si guardò allo specchio, accarezzandosi il volto. “Forse vi è un motivo se tutti voi vedete in me il defunto duca...” mormorò, senza distogliere gli occhi dalla sua immagine riflessa “... forse... forse è l'occasione che la vita mi da per non essere più un semplice pastore... l'occasione di fare qualcosa e dare un significato alla mia vita...” “Stai farneticando, ragazzo...” fece Giovanni. Icarius si voltò di scatto e guardò il cieco e Clio. |
“Quest'uomo dice il vero...” disse Sissi ad Altea “... Gvineth è davvero imparentato con i Taddei... imparentato alla larga...” guardò l'uomo “... ma ciò non lo rende degno del ducato.”
“Invece si.” Fece l'uomo. “Morti i Taddei, spetta a lord Gvineth prendere il potere. Cimmiero è un tiranno e la storia del suo testamento lo dimostra.” Ma mentre ancora l'uomo e Sissi discutevano, Altea salutò e andò via, per ritornare alla Baita dei Cedri. |
Mi voltai di scatto verso Icarius, ritrovandomi con gli occhi nei suoi.
"E che vorresti fare? Fingere di essere Guisgard redivivo?" perplessa "Potrebbe essere molto pericoloso... saresti in costante pericolo... Perché poi, perché dovresti sconvolgere la tua vita in questo modo?". Effettivamente, sapevo che poteva esserci del buono in quello che diceva, ma sapevo anche che era molto pericoloso, e Icarius rischiava di perdere ogni cosa. |
“Guardami, Clio...” disse Icarius prendendo le mani di lei nelle sue “... chi sono veramente? Uno che si nasconde nella brughiera. E stando così le cose sono destinato a nascondermi e a fuggire per sempre.”
“Icarius, calmati ora...” mormorò Giovanni. “Clio, nulla accade per caso” senza badare a lui il pastore “e forse c'è un motivo dietro a tutto questo... io... io voglio fare la mia parte... non so come, non so quando, ma voglio poter lottare come tutti gli altri per la mia terra...” stringeva senza lasciare le mani della ragazza “... forse quegli uomini... quelli che mi cercavano... lo so che probabilmente sono pessimi individui, ma forse sono gli unici con cui poterci alleare... e credo di essere troppo prezioso per loro... non mi faranno del male... sono la loro unica speranza...” “Non siamo in una delle tue storie, Icarius!” Lo richiamò Giovanni. “Spade magiche, navi volanti e fiori incantati fanno parte della fantasia! La realtà è ben altra cosa!” Scosse il capo. “Fatelo desistere da queste idiozie, madama.” Rivolgendosi poi a Clio. |
“Avete ragione.” Disse il Priore Tommaso ad Elisabeth. “Ma la propaganda, come scriveva un tiranno ateniese dell'antichità, è una debolezza di cui nessun potere può farne a meno. Voi siete la moglie di un traditore, abbandonata dal marito in fuga per paura di essere catturato e condannato. Rendendo omaggio a Cimmiero, lui darà dimostrazione davanti a tutti di come i suoi nemici siano deboli e vigliacchi, incapaci di difendere le proprie donne, che invece addirittura abbandonano. Prendendo nella sua corte la moglie abbandonata di uno dei suoi nemici invece apparirà come benefattore e allo stesso tempo infangherà ancor più il nome di chi lo ha tradito.” Annuì il religioso. “Siete una pedina importante dunque in questa subdola scacchiera chiamata politica. E se giocherete bene le vostre mosse guadagnerete molto da tutto ciò.”
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"Ho sempre desiderato vedere cosa ci fosse oltre le nebbie di Avalon, fin da quando ero piccola. Ovviamente, amo la vita sull'isola, lo studio della magia, i riti per la Dea, i Sabba.
Ma il mio desiderio di andare oltre era troppo grande e incontrare voi e` andato oltre ogni mia aspettativa e oltre ogni mio sogno" dissi guardandolo. |
Dapprima lo guardai stranita.
"Vuoi.. vuoi davvero allearti con quegli individui? Ti hanno chiamato miserabile, ti hanno colpito mentre eri disarmato.. li ho sentiti io stessa dire che volevano rapirti e drogarti, e che saresti stato un fantoccio nelle loro mani, senza mai poter decidere niente... è gente che vuole sfruttare il nome dei Taddei per prendere il potere... vuoi consegnarti a loro e diventare il loro burattino?" dissi, tutto d'un fiato. Guardai poi Giovanni. "Beh, non proprio..." tornando ad osservare Icarius con un sorriso "Le navi volanti esistono eccome, almeno, una di sicuro la Santa Caterina...". Guardai poi Giovanni e ancora Icarius "Giovanni ha ragione, è rischioso.. se anche quegli individui non ti facessero del male, ci penserebbero i seguaci di Cimmiero... " sospirai. "È vero, forse potresti fare del bene a Capomazda, non lo nego.. ma questo non significa che sarà un bene per te" sospirai "Cerro, magari quegli uomini non ti colpiranno, ma non c'è solo la spada per ferire un uomo, spesso basta la parola.. e io non ho sopportato come quegli uomini ti hanno trattato..." chinai il capo "Qualunque cosa tu decida di fare, promettimi che mi permetterai di starti accanto, perché non mi fido di nessuno...". |
Velven ascoltò ogni parola di Gwen, guardandole gli occhi languidi e sognanti e le labbra rosee e vellutate.
E senza dire nulla, quasi d'istinto, si avvicinò a lei e la baciò. La baciò con impeto, trasporto, facendole sentire l'ardore ed il desiderio delle sue labbra su quelle di lei. E nel baciarla la teneva stretta a sé, quasi ad impedire che quella brezza potesse portarsi via la ragazza, come se fosse una visione, un sogno, o qualcuna di quelle intense emozioni che i due stavano vivendo. “Ti porterò io a vedere oltre le nebbie di Avalon...” disse piano lui, staccando appena la sua bocca da quella di Gwen, per poi congiungere ancora le loro labbra ed assaporare di nuovo il dolce nettare che pulsava dai sospiri della ragazza. Ma proprio in quell'istante grida e schiamazzi si udirono giungere dalla strada, seguiti da una confusione generale. “Bel momento ho scelto per innamorarmi di te...” mormorò l'ufficiale, tenendo stretta a sé la giovane di Avalon “... il ducato va a pezzi ed io mi perdo nei tuoi sospiri...” accarezzandole i capelli “... odo i colpi di pistole e fucili in lontananza tra le strade...” la guardò negli occhi ancora una volta “... o forse sono solo i battiti del tuo cuore contro il mio petto...” sorridendole. |
“So che è pericoloso” disse Icarius a Clio “e che quegli uomini non sono poi tanto migliori di quelli che voglio combattere... ma non abbiamo altra scelta... è rischioso, ma vale la pena tentare...” la fissò “... altrimenti cosa faremo? Io fuggirò e mi nasconderò, mentre tu... tu non potrai certo passare la tua vita a proteggermi... soprattutto quando un giorno ti sveglierai e capirai che io non sono ciò che credi tu...” sorrise appena “... certo che ti voglio al mio fianco... è per te che faccio tutto questo, Clio... per te...”
“Sei pazzo!” Esclamò Giovanni. |
Alzai gli occhi al cielo.
"Vedi di piantarla con questa storia..." sbuffai "Mi sembrava di essere stata sufficientemente chiara, e io ti giuro che non ho pazienza e detesto ripetere venti volte le stesse cose.." sospirai. Stavo facendo del mio meglio per scindere Icarius e Guisgard, per quanto fosse difficile, ma sapevo che dovevo farlo, per rispetto di entrambi. Lo guardai negli occhi. "Per me?" risi appena "Questa non è la mia terra, è la tua... a me interessa solo che non ti succeda niente... non sei obbligato a farlo, basterebbe varcare i confini del ducato, e nessuno ti riconoscerebbe... la vita è solo tua, nessuno può decidere al tuo posto, se è questo che vuoi ti starò accanto...". Sapevo che sarebbe stato difficile anche per me, ma forse Icarius aveva ragione, non avevamo altra scelta. |
Fissai l'uomo vetusto;
-Invero, buon uomo, questo regno ha molte colpe. I suoi nobili, uccidono mendicanti inermi, e chi dovrebbe governare le genti è troppo occupato ad accapigliarsi per gli avanzi del tavolo del regnante- Abbassai il tono della voce, ma detti ad esso maggiore intensità, quasi che questo fosse un fendente, menato da una spada fatta di parole ed eloquenza; -Il mio disgusto per tutto questo è innegabile, ma l'essere contro Dio, il ribellarsi al Padre, è contro ogni legge della natura stessa, è il più folle ed abbietto degli atti. Vi prego, messere, chi è il senzadio di cui andate parlando?- |
Icarius sorrise a Clio e le accarezzò il volto.
“Quanto sei bella...” disse in un sussurro “... quel Guisgard era un pazzo e uno sciocco se ha perso così tanto tempo senza chiederti di essere solo sua... di essere sua moglie...” quella carezza fu dolce e lunga “... andiamo da quegli uomini... portami da loro, Clio...” la fissò negli occhi “... ma giurami che quando saremo da soli, che sia giorno o notte, che sia anche solo per un momento, tu mi chiamerai col mio nome... davanti agli altri non mi interessa, ma da soli dovrai chiamarmi Icarius...” “Sei pazzo...” scuotendo il capo Giovanni. “Tu resterai qui, amico mio.” Avvicinandosi al cieco il pastore. “Io verrò a trovarti. Ed abbi fiducia in me.” Rise. “Ricordi cosa diceva Aneas in quella mia novella, no? Capomazda è come un gregge e l'Arciduca è un pastore. Sono avvantaggiato dunque.” Fingendosi spensierato. I due si abbracciarono forte. “Abbiate cura di lui...” Giovanni a Clio. “Dai, non è molto lusinghiero” sbottò Icarius “che tu ti raccomandi ad una donna per proteggermi! Sebbene in gamba come Clio!” Facendo l'occhiolino alla pirtessa. “Andiamo adesso, Clio.” |
“Stanno giungendo qui milizie atee e miscredenti.” Disse l'uomo a Galgan. “Getteranno la loro ombra su tutto e tutto perirà. A meno che...”
“A meno che?” Ripetè Lucas. “A meno che qualcuno non prenda il mio posto e ridia forza all'Ordine dei Puri Folli.” “I Puri Folli?” turbato lo scudiero. “Si, l'ordine a cui appartenevo io.” Annuì l'uomo. |
"Lasciatemi sola con lui", dissi a tutti i presenti nella stanza.
Rimasti soli, presi un vecchio sgabello e mi sedetti vicino al prigioniero. "Non sapete proprio niente di quello che sta succedendo qua fuori?" gli chiesi e, intuendo la risposta, proseguii "Capomazda ha perso il suo ultimo Duca. Era Guisgard Taddei. La città è stata contesa da molti: da Lord Gvineth, da Cimmiero... " feci una pausa, mi alzai e mi avvicinai alla finestra. "Avete mai sentito parlare della Gioia dei Taddei? È una sorta di maledizione che colpisce tutti gli appartenenti a questa stirpe. Anch'io, a quanto pare, sono una Taddei. Non so di che grado e di che provenienza. So solo che qualcuno, quando ero piccola, mi abbandonò per salvarmi la vita e ora sono solo Tessa del Convento." L'alba stava per sorgere. "Vi ho sognato, Messere. Ho sognato che chiedevate aiuto. Siete vestito da nobile, siete mascherato e vi hanno rinchiuso in un carcere abbandonato da Dio e dagli uomini. Non pensate che sarebbe stato più facile uccidervi? Per quale motivo tenervi in vita? Siete forse una persona importante? Siete forse anche voi un Taddei o qualcuno strettamente legato ad essi?" mi allontanai dalla finestra per tornare da lui. "Chiunque voi siate, messere, so che non siete stato chiuso lì dentro per colpa, ma per comodo di qualcuno. E forse, è arrivato il momento di togliere quella maschera" |
Non ebbi il tempo di finire la frase, che` le labbra di Velven catturarono le mie. Lo fecero con foga, passione, trasporto.
Mi sentivo stordita, inebriata e felice. Assaporavo le labbra di Velven come farebbe un modesto contadino con un succulento pranzo. Ad un certo punto si separo`, anche se di pochissimo e la frase che mormoro` sulle mie labbra mi fece sorridere e mi rimbomba ancora adesso in testa, come una nenia. Subito dopo, mi bacio` di nuovo. Ci nutrivamo uno dei sospiri e dell'amore dell'altro. L'idillio, pero`, fu interrotto da alcuni schiamazzi nella strada. Velven sembrava piuttosto turbato riguardo questa situazione. "La colpa non e` di nessuno, tantomeno tua. L'amore arriva quando e` giusto; non sbaglia il giorno, l'ora o il luogo, e` semplicemente il mondo che non lo asseconda" dissi, accarezzandogli una guancia. |
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