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"Questa roba? Ma se è a malapena una sottoveste!" sfiorando la semplice veste di seta "Facile parlare per voi, coi vostri comodi calzoni.... Vi credete davvero tutti grandi e grossi?" scuotendo la testa, ma evitai di ribattere.
Mi sentivo terribilmente a disagio così svestita, ma non avevo alternative. Così seguii i tre sottocoperta. "Che meraviglia.." sorrisi all'uomo "Diamine, non mangio decentemente da giorni.." sedendomi con gli altri. |
“Devi capire il capitano Velv, Altea...” disse Tommaso a sua cugina “... c'è stata la battaglia, l'affondamento delle due fregate e i danni alla nave ammiraglia... e cosa più importante poi la sparizione di lady Yolanda...” le strinse le mani per rassicurarla “... quanto a Costanza non devi preoccuparti, sono certo che sarà già tornata a casa vedrai.” Sorridendole.
“Il giglio è nero” avvicinandosi Musain al parapetto e restando a guardare il mare “perchè è il nostro nemico.” “Si, dite il vero...” annuendo Tommaso “... il Giglio di Capomazda è Verdeaureo, dunque il nero raffigura il suo opposto immagino.” “Hihihihihi...” arrivando Burmid “... se davvero il nostro nemico è un fiore allora sarà più facile strapparlo e gettarlo via... hihihihihi...” In quel momento tornò sul ponte la gabbianella blu e subito si posò sul braccio di Burmid. “Ah, eccoti, amica mia!” Esclamò il capo dei mercenari. “Dov'eri finita? Ti sei persa una bella battaglia, sai? Ma tranquilla, ci sarai quando vedremo penzolare quel bastardo di Irko il Rosso... hihihihihihi...” |
Forse ero troppo ansiosa....forse era il mio animo che si era impantanato in questa situazione......." Messer Nettuno.....io non ricordo di aver umiliato nessuno.......vi ho ospitato anche se non sapevo chi foste.....e mi date della Circe?........Voi forse non ricordate....che mi avete umiliato come donna sino a stanotte eppure....non avete prova che io sia una poco di buono.....lasciate stare....state affogando il cervelli nelle vostre stupidaggini.....". Intanto in lontananza incominciai a vedere un isola...ed ebbi nostalgia per l'isola che mi aveva protetto..."marinaio...a quanto pare...stiamo attraccando sull'isola.....del padrone......".....
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"Posso capire i motivi di Velv..ma i miei..nessuno li capisce? Questa è la vostra vita non la mia..e sono qui senza titubanze e nessuno gliene importa" dissi risentita..nessuno capiva l'inquietudine che si era impadronita di me?
Arrivarono Musain e Burmid e ascoltai perplessa le parole di quello strano uomo e ad un tratto arrivò pure Matiz e alla sua vista sorrisi e mi avvicinai a lei.."E' stupenda" guardai Musain "il vostro capo non vuole regalarmela..non era neppure sua, mi farebbe molto piacere averla, è cosi delicata... quando arriva sembra quasi messaggera di un celato e ignoto messaggio." Udii la sentenza di Burmid e la sua risata....calma Altea, so che vorresti spiattellargli in faccia quanto sia odioso e di smetterla con quella stupida risata. "Messer Musain..perchè un Giglio Nero? Diteci di questo nemico.." |
A quelle parole di Elisabeth, Nettuno non replicò nulla, limitandosi solo a fissare Pileo con una strana smorfia sul viso.
“Sua maestà pare si sia offesa...” disse poi ad un orecchio del vecchio. “Si, madama...” il marinaio alla finta Symoin “... ecco l'isola del padrone...” Poco dopo la barca raggiunse quell'isola, fino ad arrivare ad un piccolo porto. Da qui era possibile scorgere un maniero che dominava quel luogo da un'altura. “Sembra l'isola dei misteri...” mormorò Nettuno “... già, visto che ignoriamo tutto, persino il motivo che ci ha condotti qui...” https://carolinelquick.files.wordpre.../hogwarts2.jpg |
Clio si sedette insieme agli altri intorno a quella ricca tavola, assaggiando quel cibo e gustando quel vino.
Naturalmente gli occhi di tutti erano solo per lei. Avere a bordo una bella ragazza non era probabilmente cosa di tutti i giorni e quel vestito faceva poi il resto. “Champenuan...” disse Afiel “... come mai hai cucinato un piatto di pesce? Certo era squisito, ma al capitano tutti sanno che piace più la carne.” “E chi lo ha detto?” Fissandolo Morice, un altro della ciurma. “Tutti lo sanno.” Annuì Afiel. “Non è vero.” Scosse il capo Luk, un altro di loro. “Al capitano piacciono i cibi buoni.” “Forse preferisce la carne al pesce” mormorò Miseria “ma di fronte ad un piatto buono non muove certo critiche.” “Parole sante!” Esclamò Champenuan. “Ma dov'è ora il capitano?” Chiese Afiel. In quel momento nella stanza entrò un omone. Era alto, grosso e dal volto accigliato. “Ehi, Ammone!” Guardandolo Irko. “Dov'è il capitano?” “Stasera è inquieto.” Rispose l'omone, per poi sedersi a tavola e mangiare con loro. “Inquieto?” Ripetè Miseria. “Si, malinconico.” Annuì Irko. “Questo intendeva Ammone.” “Perchè è triste?” Domandò Afiel. “Malinconico non vuol dire triste.” Rispose Irko. “Che differenza c'è tra malinconico e triste?” Bevendo Miseria. “O anche con nostalgico?” Mangiando Morice. “Lui non è un uomo di mare.” Sentenziò Irko. “E' stato costretto a diventarlo.” |
“Gli animali” disse Musain ad Altea “scelgono loro i propri padroni e non il contrario.”
“Hihihihihi...” annuendo Burmid “... è vero... hihihihihihi... quanto a questo fantomatico giglio, in verità cambia poco... è un nemico, dunque è feccia, melma e come tale va trattato... hihihihihihihi...” In quel momento la vedetta segnalò Baias all'orizzonte. “Finalmente... hihihihihi...” impaziente Burmid “... non ne potevo più... prepariamoci ad entrare nel porto.” “Appena a terra” Velv ad Altea “ti riaccompagnerò a Capomazda. Naturalmente se attenderai che io faccia prima rapporto all'ammiraglio Oxuid.” |
Risi di gusto...non potevo credere quella bellissima gabbianella, dunque, avesse il gusto dell' orrido avendo scelto Burmid come suo padrone.
Finalmente stavamo quasi arrivando al porto di Baias e Velv mi si avvicinò.."A dire il vero..devo andare prima nella mia dimora e accertarmi di mia sorella Costanza ovvero se è stata ritrovata..poi ovvio verrò a Capomazda, anche se non mi mancano le altre tre sorelle e mia madre..ma mio padre, mio nonno e il Duca molto e finalmente potrò stare un pò tranquilla, quindi potrai trovarmi li nella dimora a Baias" dissi guardandolo enigmaticamente...cosa aveva in mente? |
Lo stoccafisso era squisito.
"Diamine, non si mangiava tanto bene sulla mia nave nemmeno quando c'ero io in cucina.." sorrisi "Ah, io sono cresciuta in montagna, ma preferisco di gran lunga il pesce alla carne.." finendo il piatto e il vino "Rimpiango solo il vino di quei luoghi.. e soprattutto il valore che la gente gli attribuisce.." mormorai. E il fresco, e le montagne innevate, e i boschi, i ruscelli. Parlavo di cibo, per la miseria.. "Uomo misterioso il vostro capitano.." sorrisi "Non è un lupo di mare, dite? E' per questo che ha preferito un vascello volante?" scherzai, versandomi altro vino "Beh, posso comprenderlo, io stessa non avrei mai pensato di prendere il mare, darmi alla pirateria... eppure ormai amo questa vita.. la compagnia è migliore, il profitto non manca, e la libertà non ha prezzo..." sorrisi, bevendo un sorso "Ma volte la vita riserva strane sorprese.. io fuggivo dalla legge, quando mi sono imbarcata anni fa, diamine sembrano secoli... cos'ha spinto in mare il vostro capitano, se posso?". Ero sempre più curiosa. |
“Bene.” Disse Velv ad Altea. “Così mentre tu tornerai nella tua dimora a Baias, io andrò dall'ammiraglio. Mi aspetterai ed io appena pronto passerò a prenderti per andare poi insieme a Capomazda.” Sorrise, accarezzandole i capelli che l'aria di mare aveva reso inquieti ed umidi. “Tranquilla, vedrai che tua sorella Costanza è nella vostra dimora a Baias.”
La nave di Picche entrò finalmente nel porto e poco dopo tutti loro scesero a terra. Velv chiamò una carrozza e incaricò il cocchiere di accompagnare Altea nella sua dimora. “Andate anche voi con vostra cugina.” Rivolgendosi a Tommaso. “Non mi va che viaggi sola. Avete un giorno di permesso.” “Grazie, signore.” Ringraziò Tommaso. Velv poi si avviò, con Burmid ed i suoi, verso la sede dell'Ammiragliato. |
Quel gesto improvviso tra i miei capelli di Velv mi prese di sorpresa..speravo non passasse dei guai all' ammiragliato e poi, ovvio, doveva forse parlare col Duca a Capomazda.
Arrivò la carrozza e io e Tommaso salimmo e presto raggiungemmo la nostra dimora e scesi di fretta..."Ci saranno sicuramente buone notizie..anzi forse saranno più preoccupati per me..qualcuno avrà detto alla mia famiglia mi trovavo con voi?..ahi, penso sarà più facile per Velv raccontare tutto a Oxuid che io a mia madre" dissi ridendo con Tommaso e finalmente potemmo abbracciarci come dei fratelli. Entrammo nel palazzo sul promontorio e iniziai a chiamare il servitore.."Rufus..sono Altea con Tommaso..siamo tornati..da un lungo viaggio". Sprofondai in una poltrona, il mondo mi sembrava girare e sentivo ancora il mio corpo galleggiare per il troppo navigare...chiusi gli occhi un momento aspettando l' arrivo del servitore e di Costanza. |
“La legge” disse ridendo Luk “ha spinto anche tutti noi a fuggire!”
Tutti risero. “Già.” Annuì Miseria. “E se non c'è una taglia sui nostri nomi è solo perchè il tiranno ci crede morti.” “O più realisticamente” fece Morice “neanche sa che esistiamo.” “Il nostro capitano?” Irko a Clio. “Forse perchè per lui, adesso, non vi è altro posto. Rinnegato o dimenticato, vivo o morto... è un po' come un fantasma... per questo vive tra terra, mare e cielo...” “E ha reso spettri tutti noi...” mormorò Miseria. “A noi però piace questa vita, vero?” A tutti loro Luk. “Puoi dirlo forte!” Esclamò Champenuan. “Non la cambierei per nulla al mondo!” Sbattendo un pugno sul tavolo Morice. “Siamo più vivi noi” disse Lainos, un altro della ciurma “che il tiranno e tutti i suoi generali, ammiragli, capitani, soldati, valletti e servi!” “Ben detto!” Alzandosi Champenuan. “Propongo un brindisi al nostro capitano!” E tutti brindarono. |
Altea tornò nella sua ricca dimora di Baias e subito chiamò Rufus per avvertire della sua presenza.
Ma appena seduta su quella poltrona, stanca per le traversie dell'avventura fino a Bivar, cadde addormentata senza accorgersene. Sognò una scogliera battuta da alte e spumose onde, il cielo inquieto e un vento forte che soffiava dal mare. Lei camminava a piedi nudi sull'erba verde ed umida, chiamando Costanza senza però ricevere risposta alcuna. Continuò a chiamarla, ma avendo solo come risposta il sibilo del vento. Vide poi all'orizzonte diverse navi. Il mare si fece più grosso e tutti quei velieri allora cominciarono ad alzarsi in volo. Erano tanti velieri volanti. Poi udì un colpo di fucile. Si voltò e vide rotolare giù dalla scogliera il bambino ucciso al porto da Burmid, con quest'ultimo che rideva forte. Ad un tratto alle sue spalle arrivò qualcuno. La strinse in un caldo abbraccio e poi la prese in braccio. Era Velv. Le sussurrò frasi d'amore e la condusse in una vicina grotta. Qui la spogliò e fecero poi l'amore con passione. “Ben tornata, milady.” Disse Rufus, destando Altea da quel sogno. |
Brindai con loro.
"Il tiranno.." Mormorai "Immagino che parliate del duca Dominus.... Non mi intendo molto di politica, me ne guardo bene... Ma di solito si parla di lui e dei suoi simpaticissimi ammiragli e ufficiali, tipo Velv...." Sorrisi "Beh, non mi sembra affatto male essere uno spettro, anzi... Io non tornerei indietro, ma neanche...". |
Mi svegliai di soprassalto da quel sogno..era suggestione..solo suggestione di tutto ciò che avevo vissuto, non avevo riposato ma fu l'ultima parte del sogno a turbarmi..io e Velv..uniti in un unico e caldo abbraccio dell' amore e della passione..quante volte avevo provato quella emozione eppure..ora lui era solo freddezza..come quel vento che spazzava implacabile quella scogliera nel sogno...Velv era varie cose..era freddezza, cinismo e arroganza ma era pure passione, inquietudine e sicurezza..definirlo era impossibile, era sfuggevole e per questo tremendamente odiato, difficilmente si capiva veramente chi fosse.
Aprendo gli occhi vidi Rufus e subito i turbamenti svanirono.."Rufus..sempre qui pronto a donarmi un sorriso..siamo di passaggio, devo tornare a Capomazda appena il capitano Velv arriverà e devo pure cambiarmi di abito e acconciarmi, non posso presentarmi davanti al Duca Dominus in questo stato..ditemi, dove è mia sorella Costanza? E' tornata a Corte?". |
“Già, il caro vecchio Dominus...” disse Miseria a Clio “... cinico, egoista e disonesto...”
“Dimentichi dispotico.” Fece Lainos. “Regna su un trono che non è suo, facendo il bello e cattivo tempo.” “Quando c'era il duca Taddeo” mormorò Champenuan “le cose andavano molto meglio.” “Champenuan...” fissandolo Irko “... una cena magnifica.” Tutti annuirono. “Beh, cosa ne dite di tornare al lavoro?” Chiese loro Irko. “Ci sono da organizzare i turni di vedetta ed io ho alcune cose da fare in sala macchine... voi naturalmente” voltandosi verso Clio “potete tranquillamente tornare nella vostra stanza per riposare se vi va, milady.” Annuì. “Tra poco più di un'ora saremo a destinazione e potrete rivedere i vostri compagni.” Ma proprio in quel momento cominciò ad udirsi una malinconica musica. Era un'ocarina e proveniva dal ponte. |
Avevo un udito finissimo ed avevo ascoltato Nettuno.........sarcastico......" Si mio caro sapientone...mi hai irritata.....il tuo sarcasmo e'a dir poco fastidioso......ma casa e' ormai vicina.....e chi vivrà vedrà......".....mi misi in piedi nella barca...si no a quando non arrivo' a riva.......sentii il marinaio rumoreggiare....anzi sembrava un grugnito...ma gli diedi poca importanza...scendendo......rimasi incantata...da cotanta bellezza...era un maniero imponente..costruito sulla roccia....severo.......respirai a pieni polmoni....bene....ed ora ?....chi era questo famoso Padrone ?....." Pileo siate cortese offritemi il braccio e aiutatemi a raggiungere.....il palazzo..non e' così faticoso infondo.......Nettuno sarà felice di mantenere in allenamento il proprio statuario corpo...."...sorrisi con affetto a Pileo e misi la mia mano sul suo braccio....." Perdonate Nettuno....se ho osato parlare del vostro magnifico corpo...ma ho notato....che siete fuori allenamento..."....e così ci incamminammo.....certo ero così insicura che volevo tornare indietro...ma Elisabeth....doveva essere forte...a tal punto da annientare l'esuberante caratterino di Symoin........arrivata al gran portone....incominciai a bussare tramite un batacchio .....un Uomo venne ad aprire.....
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“Milady...” disse Rufus ad Altea “... vostra sorella non è qui... in verità pensavo fosse con voi. Sono tre giorni che non la vediamo qui al palazzo. Forse sarà tornata a Capomazda.” Le sorrise con un cenno del capo. “Vado subito a prepararvi un bagno rigenerante. E nella vostra stanza troverete abiti degni per l'occasione.”
Altea non solo indossava abiti inumiditi e spiegazzati, ma anche il suo stato emotivo necessitava di rasserenarsi. I capelli infatti era diventati crespi ed il suo volto era arrossato a causa delle sensazioni provate in quel sogno. |
Non dissi nulla a Rufus...Costanza..era scappata davvero..dovevo cercarla..prima dovevo però rinfrescarmi e prepararmi...i vapori rigenerati al sandalo del bagno mi rilassarono ma ero turbata per Costanza.
Mi misi uno dei più bei abiti, dei gioielli e raccolsi i miei capelli. Senza dire nulla scesi dalla scala e uscii dalla dimora..nel sogno la cercavo..ero sopra un promontorio..inizia a camminare dalla altra parte del promontorio, dove non la avevo cercata la scorsa volta e iniziai a chiamarla..un dubbio atroce ovvero si fosse buttata a mare..ma perchè poi. |
Elisabeth avanzava sottobraccio a Pileo e Nettuno li seguiva qualche passo più dietro.
“Oh, non temete maestà...” sarcastico il naufrago “... sono in ottima forma. Molto più dei tanti vostri schiavi e servetti.” Raggiunsero così il maestoso castello. Era una costruzione molto antica, con bastioni, muri a scarpa, arcate e torri da cui si poteva dominare l'intera isola. Ma quel maniero aveva anche un'atmosfera cupa, sinistra. Qualcosa che rendeva quel luogo angosciante. Eppure, stranamente, ad Elisabeth non fece quest'effetto. Giunti davanti al portone d'ingresso, un servitore gobbo venne ad aprire. “Salute a voi, madama...” con un inchino verso la falsa Symoin “... il padrone vi attendeva con ansia... avete fatto buon viaggio?” |
Gustavo...aprii il portone e d io lasciai il braccio di Pileo per entrare comodamente...........Casa...finalmente a casa....." Gustavo mio caro......non sono mai stata tanto lontana quanto in questo periodo...ma alle volte mia assenza e' necessaria.........questi saranno nostri ospiti.....Pileo....uomo saggio e Nettuno...già Nettuno glorioso Dio del mare...possente ed eccitante solo a nominarlo........."...mi voltai verso Nettuno...col sorriso piu' falso del mondo...brutto sbruffone......".....Bene Gustavo......io vado dal Padrone e voi accompagnerete loro nel salone dei giochi........Il salone dei giochi era il mio preferito...dama, scacchi, teatro..lettura ..tutto cio' ce poteva svagare la mente e allietare le mie giornate ......mentre io...consapevole di corridoi e porte che nella realtà non conoscevo....bussai ad una porta intarsiata finemente....la luce..di alcune candele filtrarono attraverso le fessure....e i miei occhi brillarono.....
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“Quale onore..” risi.
Non mi capitava spesso di potermene stare tranquilla nella mia cabina. In teoria sì, certo, ma c’era sempre qualcosa per cui dovevano venirmi a chiamare. Qui ero solo un ospite, infondo, rilassarmi mi avrebbe fatto bene. Mi alzai, congedandomi dalla ciurma. Ma poi mi bloccai. Quella musica melodiosa e triste, come un lamento lontano e suadente. Era un’ocarina. Sorrisi tra me ripensando alla prima volta che avevo sentito un suono simile. Nemmeno sapevo cosa fosse un’ocarina. A dir la verità non avevo la più pallida idea di cosa potesse produrre quel suono. L’avevo subito detestata, mi distraeva dall’allenamento. Come si fa a concentrarsi su un volano con quella musica in sottofondo? Quanto mi aveva fatto infuriare. Ripensandomi, di che mi stupisco? Era una sua specialità. Ma col passare del tempo, quel suono diventò familiare, ancor prima forse di prendere il misterioso musicista e dirgliene quattro, senza poter immaginare le conseguenze di quell'incontro. Sorrisi, seguendo il filo dei miei pensieri. Era successo davvero? Forse potevo farlo di nuovo. Sorprendere il misterioso musicista, e magari essere più gentile dell’ultima volta. “Vedi di piantarla con quell’affare!” sarebbe quantomeno inappropriato, pensai ridendo tra me e me. Anche se, infondo, non era andata poi male con lui. Ma era diverso, io ero diversa. Senza contare che, questa volta, quella musica non mi stava affatto disturbando. Anzi, era così piena di ricordi, sogni e mondi lontani. Com’era buffo, pensai, trovare un suono tanto familiare, in una nave volante che sembrava sbucata fuori da un libro di avventura. Beh, fosse solo questo.. nella tua cabina c’è il pugnale che tanto hai cercato.. Vero, il pugnale! Così, salutai e mi alzai, decisa a tornare nella cabina. Ma mi ritrovai inesorabilmente a seguire quel suono, forse credendo di sognare, e che fosse solo frutto della mia immaginazione, o dei miei ricordi. Chissà, magari anche il pugnale era solo un’illusione. |
Elisabeth entrò in quella stanza e due cose furono ad accoglierla.
La fitta penombra, squarciata a stento solo dal debole pallore di una candela ed il suono di un'arpa. Un suono melodioso ma non invadente, leggero eppure intenso, enigmatico e nello stesso tempo rassicurante. Un suono fatto di note simili a parole che raggiunsero subito l'animo di Elisabeth con l'effetto di appagarlo. Appagarlo dalla malinconia e dalla paura. E appena la falsa Symoin oltrepassò quella soglia, come accolta da criptico limbo, si sentì inspiegabilmente parte di tutto ciò. La musica si interruppe di colpo e la donna avvertì qualcosa, come un verso, un gemito. Una sorta di latrato, di lamento quasi bestiale, come se in quella stanza ci fosse un animale, probabilmente un cane. Allora altre candele si accesero di colpo e l'ambiente si liberò di quella indecifrabile penombra. “Mia cara...” avanzando verso di lei un uomo “... vi attendevo... ogni castello, ogni giaciglio non può dirsi vivo se manca la sua signora...” le sfiorò la mano e la baciò. Era un uomo dal fascino misterioso. Qualcosa di mutevole e sfuggente animava i suoi occhi. “Se gli antichi greci vi avessero conosciuto” aggiunse fissandola negli occhi “vi avrebbero di certo innalzata al ruolo di dea... dea della bellezza...” sorrise appena “... come vedete nella vostra attesa mi diletto con la musica per non divenire folle...” http://img.poptower.com/pic-54860/gary-oldman.jpg?d=600 |
Altea lasciò il suo palazzo e raggiunse la vicina scogliera.
Era ormai buio e l'umidità calava lenta tutt'intorno. Ad un tratto la dama udì qualcosa. Una voce che canticchiava. Vide allora qualcuno seduto sulle pietre intento a fissare il mare della sera. Era un pittore e sulla tela stava dipingendo qualcosa. |
L'incredibile vascello volante proseguiva il suo viaggio con andatura forzatamente lenta, a causa dell'Hydra che si trascinava dietro.
Cinque o sei leghe l'ora al massimo. Il crepuscolo, con le sue tinte screziate, aveva ormai ceduto il passo alla notte, silenziosa e profonda nei suoi terribili misteri e con i suoi indecifrabili sogni. Ovunque dominavano il silenzio sterminato del cielo e la calma apparente del mare, con il ritmico e cangiante scorrere delle onde che parevano rincorrersi senza fine. Nulla di più grandioso e spaventoso sembrava esserci al mondo di quell'infinito e incantato scenario, fatto di primordiale libertà e selvaggia avventura. Eppure in quella sera una meravigliosa quiete pareva invadere quel mondo. Le stelle apparivano come voler diffondere sulla Terra, oltre all'enigmatico fascino del loro scintillio, il presagio di una sconosciuta grandezza, la profezia di un Destino dall'eco eterno. Era una notte senza Luna, eppure intrisa di una vaga magia. Il mare Flegeeo, liscio e fresco all'occhio come una macchia d'olio, estendeva la sua sterminata superficie fino alla perfetta linea di un orizzonte lontano, scuro ed ignoto. L'incedere del vascello volante era regolare, liberando leggere ondulazioni come un'invisibile scia rimasta a poppa, per poi perdersi nel meccanico clangore della caldaia da cui usciva una densa nuvola di fumo nero come la pece. Una fresca e profumata corrente d'aria, proveniente da prua e dovuta alla velocità del vascello, attraversava con regolarità il lungo tratto del ponte, tra i robusti parapetti e gli alti pennoni che oscillavano al pallore di poche lampade penzolanti. E in tutto ciò, quasi senza accorgersene, Clio fu trascinata, come nelle pagine di un romanzo che consumano la nostra curiosità ed accendono la nostra meraviglia, dal malinconico suono di quell'ocarina. E lo seguì fino a quando, tra l'incertezza delle tenebre, scorse una figura. Austera, immobile, simile ad un'ombra abituata a vagare dove il regno dei vivi pare arrestarsi all'incedere di quello dei morti. Avvolta in un lungo mantello, l'enigmatica figura suonava la sua ocarina col volto perso verso quella poetica ed inafferrabile immensità, racchiusa tra Cielo e mare. |
Guardavo la vasta distesa di acqua senza il pallido riflesso lunare..mi inquietava ancora di più. Non riuscivo a capire cosa si fosse impadronito di me, forse le turbolenze di quel viaggio e la vista di quel vascello volante..se non ci fossero stati altri con me mi avrebbero presa per pazza.
La scogliera era rischiarata dalla luce di qualche capanna di pescatore, vi era umido..sentivo sempre umido, non riuscivo a capire il motivo e mi avvolsi tra le mie braccia. Ad un tratto sentii un uomo cantare, istintivamente guardai verso il mare pensando fosse Sam ma non era cosi..a rompere quella strana sensazione di quiete era un pittore..era seduto tra le rocce e rischiarato da una lampada a olio dipingeva guardando il mare, rimasi perplessa e mi voltai istintivamente verso il blu cobalto. "Duchessine, mettetevi in posa..il gran pittore di corte deve farvi ritrarre assieme e poi una a volta". Scossi il capo.."Non io..odio farmi ritrarre, sono la più brutta delle sorelle anzi la più brutta di tutte le ragazze e dame di corte..cosa vorreste espormi?". Mio padre mi guardò abbassando lo sguardo, mia madre con severità dicendomi con freddezza.."A te non deve vederti nessuno..tu sei già destinata". Ad un tratto sentii delle mani sulle mie spalle, grandi e calde come rassicuranti..."Nonno.."dissi sorridendo "per fortuna sei venuto a salvarmi, volevano fare il ritratto della più brutta e antipatica del reame..poi con questi capelli che si increspano sempre, ancora peggio". "Il tuo ritratto me lo ha chiesto il Duca Taddeo l' Austero, ma a metà..manca qualcuno vicino". Trasalii, il cuore in gola.."Ah, il Duca vorrebbe un ritratto della più brutta del reame assieme a un fantasma". "Smettila Altea" tutti in coro e cosi fu. Mie sorelle si facevano ritrarre in bella mostra di se e io aspettavo il mio turno guardando Costanza farsi ritrarre nella sua semplice bellezza ma cosi affascinante, a lato vi stava un altro pittore e mi ritraeva mentre ero in piedi, fu cosi che quando fu finito il dipinto andai a vederlo e vidi me con una corona e un posto vuoto vicino.."Bene" disse il nonno.."come voleva Sua Signoria...tornerà Altea e per te sarà un grande giorno" disse mio nonno, il Duca Mandus de Bastian, come una profezia. Quella tela sta nella camera di mio nonno, il quale alla sua veneranda età aspetta ancora il ritorno...più volte il Duca Dominus mi voleva ritratta ma mi ero sempre rifiutata... sapevo Sua Signoria Dominus mi apprezzava, anche se fin dall'inizio ho sempre detto e avevo appoggiato la idea di mio nonno sulla legalità del trono, ma io mi rifiutavo poichè ancora odiavo la mia bruttezza." Deglutii e mi avvicinai al pittore incuriosita...ascoltai con attenzione ciò che cantava e pensai cosa mai stesse dipingendo, guardava il mare ma era buio, quindi stava dipingendo una tela blu con stelle..ovvero la inquietudine e la luce rassicurante delle stelle o si immaginava qualcosa su quella tela. Mi posi dietro lui senza disturbarlo e guardai la tela mentre con attenta maestria usava il suo pennello. http://i61.tinypic.com/vy9vv9.png |
Quella musica.
Così triste eppure così melodiosa. Così intensa e carica di ricordi sopiti del mio passato. Un passato che credevo ormai perduto per sempre. Eppure ancora capace di farmi vibrare l’anima. Mi aggrappai forte al parapetto della mia finestra, lasciando che il vento della sera si portasse via le mie lacrime. Il medico era appena andato via. Il mio maestro stava sempre peggio, ma almeno quella notte avrebbe riposato. Era uno strazio vederlo così, ma dovevo essere forte per lui, l’ultima cosa che voleva era essere compatito. Non riuscivo a stare ferma. Presi il mantello ed uscii nella notte, illuminata da una pallida luna crescente. Dapprima camminai senza meta, invisibile come un’ombra. Poi la sentii. L’ocarina, lenta, melodiosa, malinconica. La seguii, quasi senza accorgermene, finché non fui vicinissima a quel suono. Proveniva da un punto ai margini del bosco, da cui si vedeva il panorama circostante. Mi avvicinai di soppiatto, non volevo spaventarlo. Ma il suono si bloccò di colpo. “Chi è là?” tuonò. Non ebbi scelta, e sbucai fuori dai cespugli. “Scusa, non volevo spaventarti..” con aria colpevole. “Ci vuole ben altro per spaventarmi, ragazzina..” strizzandomi l’occhio “Non è un po’ troppo tardi per girare da sola? Che ci fai qui, Clio?”. “Ho avuto una brutta giornata..” alzai le spalle “Avevo bisogno di fare due passi..” sorrisi “Poi ho sentito questa lagna, e sono venuta a dirti di piantarla..” con finta sufficienza. Lui mi guardò torvo “Gentile da parte tua..” rise, e io con lui. Riusciva sempre a farmi tornare il sorriso. “Tu come mai sei così malinconico?” con aria divertita “Stavi aspettando una bella dama e ti ha piantato in asso, eh?”. Lui si limitò a lanciarmi un’occhiataccia “Non sono malinconico..” affermò, guardando lontano. “E allora cos’era quella lagna?” indicando l’ocarina “Se stavi facendo le prove per una serenata, dai retta a me, hai sbagliato strada..”. Lui alzò gli occhi al cielo “Ti ha mai detto nessuno che sei insopportabile?”. “Fammi un po’ pensare…” fingendomi davvero pensierosa “Dici a parte te? No, nessuno..” con un gran sorriso. Lui restò serio solo per un altro momento, e poi sorrise, facendomi segno di sedermi accanto a lui. Io mi sdraiai con le braccia incrociate dietro la testa, e lo sguardo perso nell’immensità del cielo. Restammo così, in silenzio a guardare le stelle per un bel po’. “Suona qualcosa..” dissi poi, di punto in bianco. “Così puoi criticarmi?” voltandomi verso di me. “Oh, andiamo.. non sono così terribile.. suona qualcosa di bello, su, un po’ più allegro magari.. anzi, fammi sentire il tuo pezzo forte..” voltandomi verso di lui, appoggiata ad una spalla. “Il mio pezzo forte?” con aria interrogativa lui. “Sì, quello che suoneresti sotto il balcone della bella dama di turno, prima che lei sciolga il suoi capelli…” giocando con una ciocca di capelli con fare teatrale. Lui prima mi guardò male, poi scoppiò a ridere. “Fai poco la spiritosa.. potrei sempre venire sotto la tua finestra..”. E fece l’occhiolino. Io alzai gli occhi al cielo. “Che assurdità, non verresti mai sotto la mia finestra…” scherzai “Andiamo.. suona, ti prego.. prometto di fare la brava..” dolcemente. Lui mi guardò poco convinto, ma poi prese l’ocarina e iniziò a suonare. Una musica dolce e avvolgente, ma allo stesso tempo intensa e coinvolgente, che sembrava conoscere tutti i miei segreti. Restai a guardarlo, girata su un fianco, mentre suonava con lo sguardo perso tra le stelle, lasciando che la musica mi avvolgesse e portasse via tutti i miei pensieri. Per la prima volta desiderai essere diversa, avere capelli perfetti e curati, modi gentili e aggraziati, portamento leggiadro, un bel vestito di velluto. Allora provai a sognare che lui stesse davvero suonando per me, soltanto per me. Ma poi lui mi guardò e sorrise, e non esistette nient’altro. Ero immobile, persa in quel dolce ricordo lontano. Solo allora mi accorsi della figura austera e immobile, intenta a suonare l’ocarina. Sapevo di dovermene andare, mi sembrava di spiare, ma ero come rapita da quella musica, e quasi senza accorgermene, continuai ad avvicinarmi. Finché non si udì un rumore sordo oltre alla musica. Avevo urtato qualcosa col piede, ed era rotolato poco più in là. “Maledizione..” imprecai, tra i denti, maledicendo il mio essere così maldestra. Mi immobilizzai, sperando che la musica avesse sovrastato il rumore, così potevo andarmene senza essere vista. |
L'anima di una donna o di un uomo ....diventano malleabili al tocco dei sensi.....riescono a percepire..piccoli flutti....e come anse riescono a raccogliere quelle piccole percezioni che solo la musica tra note definite e pressioni del corpo...puo' trasmettere....aprii quella porta e la luce tremula di una candela.....fece risvegliare in me.....il piacere del ritorno...la musica ....a tratti quasi sussurrata a tratti..lanciata come mille mani che toccano l'anima mi investi'...rendendomi parte di quel luogo.....un rumore sinistro...che non provoco' in me paura.......sorrisi.....ero tornata da Lui.....improvvisa la luce di mille candele...e il silenzio...........la musica aveva cessato la sua arrogante presenza....Lui...meraviglioso come sempre...devoto come il migliore dei servi degli Dei.....era lì.....mi attendeva.......come in un tempo immemorabile..........mi accolse.......prese la mia mano e sentii le sue labbra posarsi per un umile bacio.........le lodi alla mia bellezza......sentenziarono ciò che potevo scorgere in uno specchio..............le lusinghe....mi inebriarono come vino antico......portato alla mensa degli Dei........." Come potrei fare a meno di voi........io stessa non potrei esistere se non potessi abbandonarmi tra le vostre braccia.........".....accarezzai il suo volto...seguii la linea delle sue labbra...per poi catturarle........e baciarle con avidità........."....Hanno il sapore del tempo che ho perso lontana da voi..........ogni volta che mi allontano...sento il peso dell'angoscia.........e i sensi reclamano.......e la mia anima chiede giustizia...."..........Symoin....aveva preso il suo posto.....ed Elisabeth ?......La magia....e' un potere che si trasmette.....ma solo se chi lo riceve ne ha le potenzialità......Symoin era una Maga....ma Elisabeth...no......ella aveva il dono del percepire ciò che gli Dei le rivelavano...e Gedeone le parlava e la consigliava....era una guida per le sue ancelle e anche per se stessa.....Elisabeth.......era nel limbo...era sospesa tra l'incanto e la realtà........Assistevo alla scena....Symoin e quell'uomo....ero terrorizzata...no...meglio dire che lo sarei stata...ma non mi sentivo in pericolo...aveva toccato la mia mano...baciato le mie labbra.......e li vedevo....lei travolta dai suoi sensi sempre in attesa......e i miei ?...incominciavo a sentirli....incominciavo a provare il gusto delle labbra di un uomo.....Nettuno..sulla scogliera lo avevo baciato e luimi aveva respinta.........Cosa vuoi da me Symoin...che ruolo ho adesso.........." Mio caro.....questa mia assenza e' stata molto fruttuosa......potrei non allontanarmi piu' da palazzo..o almeno così potrebbe sembrare....."......
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Altea si avvicinò a quel pittore, che invece, quasi senza badare a lei, continuava a dipingere sulla sua tela.
La dama allora riuscì a scorgere il soggetto di quel dipinto. Era una bella ragazza che fissava il mare. E nel vedere quel volto ritratto, Altea riconobbe in lei sua sorella Costanza. https://ragionesentimento.files.word...ee-miranda.jpg |
Quell'uomo, dal fascino così enigmatico, inquieto, eppure misteriosamente carismatico, assaporò prima le dita di Elisabeth e poi le sue labbra, in un bacio lungo, intenso e peccaminoso.
Come se qualcosa di proibito, ma anche terribilmente appagante, aleggiasse in quel luogo. “Invece presto ripartirete...” disse l'uomo in un sussurro, con le labbra che, lasciata la bocca della falsa Symoin, presero a sfiorarle con lussuria ogni parte del volto “... infatti finalmente è apparso il segno che stavamo attendendo da tempo, mia cara...” |
Quella musica, fatta di note mutevoli e sfuggenti, malinconiche ed inquiete, ingentiliva il ponte della Santa Caterina, sospeso tra il silenzio della notte ed il leggero tintinnio che si percepiva giungere dalla sala macchine.
Poi il piede di Clio improvvisamente urtò qualcosa e a quel rumore la musica cessò di colpo. “Vedo che avete ripreso conoscenza...” disse l'austera figura, senza però voltarsi verso Clio “... sono lieto dunque che il medico di bordo si sia sbagliando, ritenendo che con ogni probabilità vi sareste ripresa fra tre giorni almeno.” Aggiunse restando immobile a fissare l'orizzonte sterminato, mentre il freddo vento della sera scuoteva appena il suo lungo mantello e accarezzava dolcemente i suoi capelli scuri. |
Ecco, brava, l'hai fatto smettere!
Non si girò nemmeno verso di me, come poteva sapere che ero io? Beh, probabilmente gli altri dell'equipaggio non sarebbero mai venuti a disturbarlo. "Tre giorni, addirittura?" Sorrisi, anche se lui non poteva vedermi "Evidentemente non sapeva con chi aveva a che fare..." Scherzai. Ti sembra il caso, Clio? Non mi dà l'idea di uno che ami scherzare. Presi un profondo respiro. "Vi siete preso molto disturbo per me.." Dolcemente "Ve ne sono grata... Io.. Vi devo la vita, la vita del mio equipaggio... La mia nave.. non è un debito che si salda facilmente, ma se c'è qualunque cosa che possiamo fare per voi, non avete che da chiedere...". Il pugnale.. il pugnale. Alzai gli occhi al cielo, esasperata da me stessa. Per gli dei, piantala, mica posso parlargliene adesso. Hai presente, le buone maniere.. no, eh.. |
Finalmente focalizzai il dipinto, egli dipingeva come se io non fossi lì a guardarlo..quando ebbe preso forma il soggetto della sua tela mi mancò quasi
l' aria..era la mia amata sorella Costanza, bella come non mai..così ritratta sembrava quasi essere divenuta una ninfa o qualcosa di spirituale. Divenni di ghiaccio e non era dovuto alla umidità che ormai si stava impossessando del mare e della zona, visto l' imminente arrivo della stagione dalle foglie dai mille colori. Presi la parola usando indifferenza, sempre se mi avrebbe ascoltata.."I miei saluti messere, il vostro dipinto è stupendo, con quale precisione avete dipinto la dama che ne è il soggetto..ma parlatemi di questa dama e come mai la state dipingendo visto che guardate il mare buio della notte..la avete forse incontrata in questa zona?". E mi sedetti vicino a lui tra le rocce dove solo quella lampada ci illuminava. |
“Da come vi agitavate nel delirio” disse la figura a Clio “vi immaginavo meno mansueta...” sempre col volto verso l'orizzonte “... e comunque non siate così riconoscente... tutti i tesori presenti nel vostro veliero ora sono su questo vascello e lì dividerò fra i miei compagni... siamo in guerra e tutto ha un prezzo, persino la vita... dunque ritenetevi libera da ogni obbligo verso di me, visto che avete pagato profumatamente la vostra salvezza...” finalmente scosse il capo e si voltò a fissarla con i suoi enigmatici e profondi occhi azzurri, che scintillavano nel buio della notte “... e poi, oltre l'oro e i gioielli, sono lieto di vedervi in salute... sono un romantico e mi piacciono le storie d'Amore... mi sarebbe seccato allora se prima di morire non foste riuscita a rivedere il vostro amato, visto il modo con cui parlavate di lui nel delirio...” socchiuse gli occhi per un momento, accennò un vago sorriso e tornò a guardare l'orizzonte sterminato, mentre il suo vascello proseguiva tra gli scintillii delle ultime stelle di quella notte.
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“Grazie a voi, milady...” disse sorridendo il pittore ad Altea, senza però smettere di dipingere “... sono lieto che questo ritratto vi piaccia... non conosco la ragazza che sto raffigurando... l'ho veduta tre notti fa, era qui che fissava il mare... mi ha dato l'idea di chi stesse aspettando qualcuno tornare dal mare, forse il suo amato... ebbene, ella mi colpì a tal punto che ne fissai i tratti nella mia mente ed ora a memoria la ritraggo sulla mia tela...”
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A quelle parole trasalii...tre sere fa..aspettava qualcuno che arrivasse dal mare forse il suo amato..egli disse.
Mi venne un dubbio forte..Velv..lei si era innamorata di lui e poi..era strano come Velv e Tommaso avessero preso la scomparsa di Costanza con totale indifferenza..andavano a prendere Yolanda ma a loro non interessava di Costanza..anzi al ritorno entrambi erano convinti essa fosse tornata a corte. Non potevo andarmene da Baias senza aver risolto questo mistero..magari Costanza amava qualcuno e mai me ne parlò e la avrei lasciata libera ma non potevo andarmene cosi..e poi potevano tornarsene soli a corte..dopo aver visto il volto sfigurato di quella povera ragazza nell' isola di Bivar e altri morti avevo capito che molte cose mi differenziavano da Velv..lui era abituato a risolvere tutto con la violenza..i nostri ideali erano diversi..pensavo fosse cambiato ma non potevo sposare un uomo di cui non approvavo molte cose, sarei rimasta infelice per sempre. Sospirai..se fossi nata uomo ora avrei un lavoro per il Duca ma ero una donna e soprattutto una dama della corte del Duca..cosa mi rimaneva? Diventare moglie..impossibile, non sentivo di amare nessuno e poi sapevo dove andavano a parare mio padre e mio nonno..e quindi? Appena tornata a Palazzo mi sarei proposta come dama di compagnia..scossi il capo..già..la corona nel dipinto. "Vi ringrazio per le informazioni..siete stato gentile e ora vi dirò..quella è mia sorella..la duchessa Costanza de Bastian..non la trovo da giorni, è scomparsa, voi sapreste come aiutarmi? Dove stava guardando..dove si trovava?" |
Fui avvolta dal suo mistero......che mistero non era....era piena conoscenza dei nostri desideri, nati dall' anima e mai rifiutati.........assaporai quel bacio come fosse il preludio ad un grande delirio.......ero immersa in lui ....ed Elisabeth era rilegata in un posto dove godeva appieno di quello che avveniva....ma non ne toccava neanche un lembo....la sua anima era sospesa.........".....Avete avuto il segno che attendavate ?.........e dovrò ancora una volta allontanarmi da voi....volete ......punirmi......ma ho in serbo una sorpresa...una grande sorpresa....ditemi allora...cosa mi attende..."
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“Oh, sono dispiaciuto per vostra sorella, milady...” disse il pittore ad Altea, smettendo all'improvviso di dipingere “... purtroppo non credo di potervi aiutare... l'ho veduta solo quella notte, poi nulla più... ho anche pensato di cercarla in paese, per chiederle di farmi da modella, ma non sono riuscito ad avere sue notizie...”
In quel momento qualcuno chiamò Altea dalla scogliera. Era Velv, venuto a cercarla. |
L'uomo sorrise ad Elisabeth.
“Allontanarmi da me...” disse “... assolutamente no... non potrei e non vorrei... amo il vostro corpo e ammiro le vostre capacità... per questo so che voi siete l'unica per realizzare ciò che il segno mi ha indicato... ma ditemi prima della vostra sorpresa...” fissandola incuriosito. |
Sorrisi.
"Beh, il denaro è il modo più semplice per pagare un debito, se le ricchezze dell'Hydra vi bastano, allora ho fatto un ottimo affare... Sarò libera di riprendere la mia nave e la mia ciurma, dunque?" risi appena "Il mio amato, dite?" trattenendo il fiato quando si girò, per un breve momento, e mi ritrovai immersa in quegli occhi così azzurri e intens, nonostante il buio della notte. Il cuore iniziò ad accelerare. Non essere assurda... Ti suggestioni, dai retta a me... "Oh, temo di dovervi deludere, non c'è nessuna storia d'amore.. non c'è mai stata.." lasciando che anche il mio sguardo si perdesse lontano "Potrei avere amato qualcuno, un tempo.. anche se non l'ha mai saputo.. ma è passato talmente tanto tempo che a volte mi chiedo se non abbia dimenticato persino il mio nome o il mio volto.." mormorai. Smettila, Clio.. pensa a cose serie, invece di fantasticare.. domani al sole sarà tutta un'altra cosa, vedrai.. Pensa al pugnale.. Presi un profondo respiro. "Bene, dato che non sono in debito con voi, e mi pare di capire che avete bisogno di fondi per la guerra, posso parlare liberamente di affari.." sospirai "Voi possedete qualcosa che io desidero da molti anni.. e sono disposta a pagarvela dieci, cento volte il suo valore se necessario.." sorrisi "Certo non mi portavo dietro tutte le mie ricchezze..." esitai "Un pugnale, con l'impugnatura in corno di capriolo.. se siete disposto a vendermelo, fareste un ottimo affare..". Dovevo almeno tentare. |
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