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" Altea.....l' Amore non si impara...l' Amore si nutre di noi come noi ci nutriamo di lui......l' Amore e' la vita stessa che ci e' stata donata, l' Amore e' cosi' semplice che a volte agli umani sfugge di di mano..".....Guardai Rykeira.....nessuno poteva stare nel mio regno senza conoscervi le leggi......il bosco stesso l'avrebbe risucchiata e spedita al centro dell' inferno....
" Daniel....la notte cosa vi ha portato ?....." |
Alcune nuvole si erano addensate sul cielo sopra il bosco e solo a fatica il Sole riusciva a penetrare sulla verdeggiante macchia sottostante e sulle calme acque del lago.
“Mi sembra impossibile che il maestro non ci sia più…” sospirò lui, dopo essersi seduto accanto a Talia “… se ripenso al nostro ultimo incontro… a quello che gli gridai con tutto l’odio che avevo dentro… ed ora…” chinò il capo “… cerca una ragione… un motivo a tutto questo…” si voltò poi a fissare la ragazza “… forse tu sei l’unica che mi rivolge la parola qui… dimmi, Talia… come è morto il maestro? Era malato?” |
Citazione:
“Gridasti!” mormorai “Sì, gli gridasti quanto lo odiavi e quanto odiavi questo luogo... quanto odiavi ciascuno di noi... quando rimpiangevi l’essere finito qui...” Mi voltai e lo osservai a lungo, poi mi strinsi nelle spalle... “Ma eri arrabbiato, e lui questo lo sapeva! Sapeva molte cose. Capiva di te probabilmente molto più di quanto non ne capissi tu stesso, in quel momento!” Sorrisi e allungai una mano a carezzargli la spalla... “Non era arrabbiato con te! Ti voleva bene! Ed era certo che saresti tornato un giorno... ti ha aspettato. Ti ha aspettato a lungo!” Silenzio accolse le mie parole. Poi quella domanda... Citazione:
Ma lui non era come gli altri, non lo era mai stato... “No...” mormorai “No, non era malato!” |
“Sono stato al castello del visconte…” disse il maestro “… forse dimenticherà l’accaduto…”
Lui lo fissava senza dure nulla. “Cosa hai da dire a tua discolpa?” “Dov’è Talia?” “Sto parlando con te...” schiaffeggiandolo il maestro “... non rispondermi con un’altra domanda!” “Voglio vederla!” Ringhiò lui. “Hai già fatto troppi guai, per ora.” Arrivando Fyellon. “Sta zitto, tu!” “Sei solo un pallone gonfiato!” Fissandolo Fyellon. “Un giorno ti darò una lezione…” “Non aspetto altro…” “Smettetela!” Li riprese il maestro. “Voglio vedere Talia!” Gridò l’apprendista cavaliere. “Non la vedrai.” Rispose il maestro. “Hai rischiato di rovinare tutto.” Fece Fyellon. “Fyellon…” fissandolo lui “... un giorno verrò a cercarti…” “Basta!” Arrabbiato il maestro. “Resterai in punizione per giorni!” “Sono stanco…” fissandolo l’apprendista “…sono stanco… tu mi odi ed io odio te, maestro… questa non è più casa mia…” “Se vai via” disse il maestro “poi non tornerai più.” “Andate tutti al diavolo!” Con impeto lui. “Talia!” Cominciò a chiamare. “Talia!” Il maestro allora lo colpì nuovamente. Lui cercò di reagire, ma il vecchio cavaliere lo spinse via. “Vuoi attaccarmi, Guisgard?” “Ti odio…” stringendo i pugni lui “… e non tornerò mai più qui…” e corse via. “Fyellon…” disse il maestro “… non deve più avvicinarsi a Talia…” “Forse non tornerà più, maestro…” replicò il figlio. Quel ricordo, come sussurrato dal tempo e dal dolore. Si voltò poi verso Talia. “Talia…” mormorò “… come è morto il maestro?” |
Citazione:
E rividi il Maestro... udii di nuovo le sue ultime parole... poi rividi Fyellon... e quella sensazione che avevo provato, così strana... non vi avevo posto sufficiente attenzione... e infine quel dolore... immenso, lancinante... e poi il buio... Gli occhi mi si riempirono di lacrime, tutte le lacrime che non avevo versato, tutte le lacrime che avevo tenuto dentro per proteggere i miei fratelli... lacrime e singhiozzi... dapprima leggeri, poi sempre più accorati... Mi nascosi il viso tra le mani, ma non serviva... le mie sole mani non sarebbero bastate a contenere tutto quel dolore, quella rabbia, quella paura e quel senso immenso di smarrimento... Infine, incapace di sostenere da sola tutto quel dolore, mi aggrappai a lui... proprio come accadeva quando eravamo piccoli, come avevo sempre fatto... Mi chinai e appoggiai leggermente la testa sulla sua spalla... “Abbracciami Guisgard!” mormorai “Abbracciami, ti prego... Non lasciarmi sola!” |
Chantal e la governante fissavano quell’uomo, tra le mille inquietudini della notte.
Ad un tratto un rumore proveniente da fuori. “Forse…” mormorò la governante “… forse è tuo padre…” Sulla porta apparve allora una figura. A quel pensiero Chantal si sentì il cuore arrestarsi. Desiderava tanto mettere fine a quei momenti,riabbracciare suo padre,e finalmente vedere sorgere l'alba del giorno. Guardò l'uomo che ancora era adagiato sulla veste avvolta fino alle sue ginocchia,cercò di accomodargli il capo su un cuscino di fortuna che aveva ricavato precedentemete dal ripiegare numerose volte su se stessa la giubba e la camicia dell'uomo stesso nel tentativo di scostarsi appena un poco da lui. Gli toccò la fronte imperlata e pallida,scottava ancora,ed era ancora delirante,continuando ad agitarsi nel sonno. Ma ora anche il cuore di Chantal si agitava e ussultava alla speranza ed alla paura allo stesso tempo. Speranza di sincerarsi sull'incolumità di suo padre e paura per lui,perchè quegli uomini senza scrupoli,potessero ferirlo o addirittura..ma si scosse,si scosse e trattenne malamente quel pensiero inquietante,non voleva neanche che le affiorasse alle mente. Eppure,niente le dava certezza che potesse essere proprio suo padre alla porta. Niente. Chiunque poteva essere sopraggiunto. Ma volle affidari un momendo a Dio e confidare nella sua misericordia affinchè quella notte,oramai volta a conclusione delle sue tenebre,precipitasse rovinosamente. “Una di voi due venga qui…” disse Monty “… presto…” La governante ebbe un attimo di paura. Chantal vide la governante esitare in preda alla paura.le sorrise appena,come a volerle infondere coraggio,come a dirle di confidare nella buona sorte,come a voler ammansire i suoi respiri spezzati,e ricomporli in quelli di un'insperata serenità. La donna comprese,ma i suoi occhi le comunicavano ancora terrore quando l'uomo si rivolse a Chantal: “… allora vieni tu… su, non ti accadrà nulla…” rivolgendosi a Chantal “… devi spiegarmi una cosa di questa casa… per meglio sorvegliarla…” spiegò Monty “… avanti, vieni e non farmi perdere tempo…” fissò poi la governante “… tu resta qui e bada che al capo non accada nulla…” Devi spiegarmi una cosa di questa casa.. Quelle parole..le fermarono il cuore all'improvviso,andando a infrangersi nei suoi antri. Devi spiegarmi una cosa di questa casa..parole sussurrate in un sorriso dolce e malizioso anche Pierre le aveva pronunciate,e nel' udirle si animò tra i pensieri di Chantal un ricordo mai sopito che le faceva mancare il fiato.. Chantal se ne stava seduta sulla sponda del letto,con la coperta riversa sulle gambe,e adagiata nelle fresche lenzuola di batista,a spazzolare i suoi lunghi capelli nel buio attutito appena dal lume della Luna che lasciava penetrare i suoi argentei raggi attraverso i battenti appena socchiusi quando fu colta,inapettatamente, dall'aromatico profumo che andava diffondendosi come un velo sollevato da un alito,fino a che le avvolse i sensi,completamente. Lo conosceva,e sapeva apprezzare da dove provenisse. Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente,continuando a spazzolarsi,poi le sue mani si abbandonarono all'inerzia,rapita e cullata dai suoi pensieri,e la spazzola scivolò sul letto.Allora la ragazza si ridestò,la raccolse,la strinse al petto e si riversò nel corridoio sul quale dava la sua stanza.Pochi passi e bussò alla porta accanto alla sua. "Avanti!" La voce ferma le rivolse l'atteso invito. La ragazza schiuse la porta ed avanzò piano,a piedi nudi,stringendo forte al seno la sua spazzola,come a voler raccogliere l'audacia,mentre ancora i capelli le cadevano ondulati sulle spalle. "Chantal,non dormi?"La voce fendeva il silenzio. "Sapevi che ero io?"Chiese la ragazza. Il cavaliere annuì con la testa,senza voltarsi. La stanza era avvolta nella luce calda e dorata di due candele accese sul davanzale della finestra,nel mezzo stava una ciotolina nella quale bruciava un incenso orientale che,sospinto dal fresco venticello notturno di fine estate,si stemperava nell'aria avvolgendo ogni cosa con i suoi aromi caldi e penetranti. L'uomo se ne stava seduto sul pavimento guardando il nero orizzonte oltre la finestra,con gli occhi persi nelle costellazioni del firmanento. Aveva la schiena dritta,le gambe incrociate e le braccia,tornite e muscolose che gli pendevano lungo il fusto fino a sciogliersi nelle mani che andavano poggiandosi con fermezza sulle ginocchia. Ricercava la meditazione. Il suo maestro gli aveva insegnato,oltre alle arti marziali,a praticare un'antica disciplina orientale per preparare la mente a placrsi degli affanni prima di ogni combattimento. Ma il cavaliere,spesso,esercitava quella disciplina quando i suoi pensieri erano offuscati e turbati,sanciti da una amara malinconia.. Chantal avanzò lentamente,e mentre scivolava nella stanza come un'ombra fluttosa lo guardava. Lo guardava e lo sentiva sulla pelle. Conosceva ogni fibra di muscolo di quel ragazzo forgiato dalla disciplina e dagli allenamenti fisici. Era ai suoi occhi la forza racchiusa nella pelle ambrata e trasparente. Era la dolcezza avvolta nelle scolpite forme di un corpo statuario. Era la bellezza che trasudava dai pori e investiva l'osservatore. E se ne stava seduto Pierre,con le spalle rivolte verso la porta,quindi verso di lei,nel mezzo della stanza,con indosso solo un paio di pantaloni morbidi di un tessuto misto tra la seta e la lana,di colore nero,stretti in vita da una larga fusciacca di raso vermiglio e allacciati morbidamente alle caviglie. E con quel dorso nudo che si slanciava nel robusto collo appena avvolto nei capelli dalle sfumature di nocciola,portati un po' lunghi e bradi,il cavaliere appariva a Chantal come l'ottava Meraviglia del mondo. Senza accorgersene,la ragazza era giunta presso di lui. Questi,immobile ed eretto nella schiena,lasciò che lei le si accomodasse dietro le sue forgiate e nude spalle. Chantal si chinò sulle ginocchia,sedendosi sulla punta dei suoi talloni,come usavano le donne d'oriente,stringeva ancora la spazzola al petto che il cuore le percuoteva incessantemente di fronte al seminudo corpo di Pierre. Non parlava,lo guardava solamente,lo guardava come chi vuole farsi entrare nell'anima qualcosa di così bello di cui si ha il timore di perderne le meraviglie se solo si osa chiudere le palpebre per un istante. E si ritrovò col suo respiro sul collo dell'uomo. E ne aveva già nostalgia. Chinò appena la testa in avanti,come sommessa dal pudore,e con flebile voce si rivolse al cavaliere . "Lascia che ti spazzoli i capelli.."Sussurrando la ragazza. Lui annuì ancora con un cenno del capo,permettendoglielo. E mentre Chantal glieli accarezzava con le morbide setole,le stesse che lasciava scivolare nei suoi lunghi capelli,cresceva in lei un irrefrenabile voglia di indigiare lì,vicinissimo a lui,per un tempo lungo lungo.. Rimasero così davvero a lungo,la ragazza morbidamente gli accomodava il capo,una spazzolata dopo l'altra,fino a che,riposta la spazzola,non continuò con le sue mani e prese a raccogliergli i capelli con le dita trattenendoli e raccogliendoli in una coda di cavallo che legò in una ciocca stessa della lucente e robusta chioma del cavaliere. A quel modo,era capace di apprezzarne anche i fini lineamenti del volto che si elevavavo sul collo e che lei riusciva perfettamente a cogliere con i suoi sensi scorrendo gli occhi sulla nuca oramai nuda. Percepiva tensione e turbameto fluire dalla pelle e dal calore di Pierre attraverso le sue mani,Chantal. Lo conosceva,e sapeva cosa significasse per lui quella notte. Poi questi,senza voltarsi,si portò una mano al collo,ove la ragazza teneva poggiata la sua,e nella sua trattenne la mano di Chantal,costringedola ancora al calore della sua pelle ed alla tensione dei suoi muscoli. "Vieni qui."le disse poi in un sospiro."Di fronte a me.Vieni.Voglio guardarti." Chantal allora si sollevò piano a quell'invocazione e andò a posarsi come egli le aveva domandato.Quegli occhi,verdi come le acque di un lago,profondi come una notte di speranza,luminosi e raggianti di una bellezza vitale e fresca di giovinezza la turbavano ogni volta che li penetrava,così se ne stava ora in piedi,di fronte a lui,col capo chino,le braccia abbandonate lungo i fianchi e gli occhi poggiati sul petto del cavaliere,a vederlo sollevarsi al respiro,a ricercare in esso la sagoma del cuore che pulsava. Lei era avvilluppata appena in una sottoveste ampia e lunga fino ai piedi,raccolta in vita da una sottile banda dello stesso tessuto,dalle ampie maniche legate ai polsi e impreziosita da teneri ricami sul seno,una veste bianca come un raggio d'aurora che s'amalgamava con la sua pelle d'alabastro. E il cavaliere la guardava. Lui tese,poi,le braccia e le posò le mani sui fianchi. "Guardami,Chantal..negli occhi,ti prego."Le disse attraendola un po' più a sè. Poi il silenzio scese di nuovo tra i due,fino a che Chantal sollevò gli occhi in quelli di lui,come egli desiderava. "Sii felice,Pierre."Sussurrò sottovoce penetrandogli lo guardo Chantal.. "Ti ordino di essere felice!"Si espresse la ragazza a voce rotta di commozione. Il cavaliere,ancora seduto,ancora cingendole i fianchi nelle sue robuste mani,poggiò il capo in grembo a lei che se ne stava immobile,in piedi,trattenedo il respiro per non lasciare che fluissero i suoi timori per lui. Allora Chantal prese ad accarezzargli il capo,stringendolo forte a sè e alzando un momento gli occhi al Cielo,chiudendoli serratamente e riaprendoli sgranati.Poi si chinò lievemente inarcando la schiena su di lui,e gli posò un bacio tra i capelli. Un bacio,lungo,meditato,come a volerlo trattenere a sè con quel suo bacio sul capo,a occhi velati di malinconia. Allora il cavaliere sembrò distendersi a quel gesto,sembrò rilassarsi e rincuorarsi nel calore di quel bacio tra i suoi capelli. Rimase a lungo così,con gli occhi chiusi ed il suo volto premuto contro il ventre della ragazza. Chantal gli tratteneva il capo nelle mani fino a che il cavaliere slegò le sue mani dalla presa ai fianchi e accolse quelle della ragazza nelle sue,schiudendo gli occhi per legarli a quelli di lei aperti u di lui. E quando li vide,grandi ed umidi,ed interamente allargati a lui,le allungò la mano al viso,le accarezzò il mento,trattenebdolo tra due dite e in un sorriso lasciò scivolare la sua voce nella silenziosa stanza:"Ehi,mio piccolo fiore"..Sorridendole con gli occhi"..Devi spiegarmi una cosa di questa casa.." Allora Chantal gli soffiò sugli occhi,e il suo alito investì leggermente il volto del cavaliere inducendolo a socchiudere le palpebre per un momento,la ragazza emise quel soffio come una carezza,accendendo in lui un luminoso sorriso sul volto. Lui le posò la mano sulla bocca,come a vler intrappolare quel soffio nel suo pugno e liberarlo sul cuore,schiuse delicatamente le labbra di lei poggiando su esse i polpastrelli delle dita,e delineando il profilo della sua bocca continuò:"..Devi spiegarmi come posso rapire la sua luce,chiuderla nel sospiro di un bacio e portarla con me per sempre.Per sempre.." L'incenso continuava a bruciare e le candele a consumarsi riflettendo i loro bagliori negli sguardi intrecciati di loro due,armati di cuor leggero in quella notte di Luna e di Stelle.. La luce di questa casa,diceva sempre di lei Pierre. "Devi spiegarmi una cosa di quesra casa..come posso rapire la sua luce.."Le aveva domandato e ora facevano eco nella sua testa le vorticose parole di quel desiderio espresso alla magia della notte.La notte che lo avrebbe visto partire. "Devi spiegarmi una cosa di questa casa.."Aveva detto quel forestiero in casa di Chantal scuotendole i pensieri e procurandole che quel ricordo si impossessasse delle sue facoltà intellettive e sensoriali.. Cosa le procurava evocare quel cavaliere e i suoi profondi ed intimi riflessi. E in quella notte di scempio quei lumi emersi come dal buio,impreziosendo i suoi pensieri,rifrangevano in Chantal mille e più iridi. Bastò un momento ad evocare la sua figura e il suo ricordo al suono di quelle parole,poi Chantal incrociò lo sguardo dell'aggressore e riemerse nella triste realtà di quella notte. La voce scosciuta di un uomo ignaro,privo di pietà e sentimento di umanità aveva inquinato,col suo suono e le sue intenzioni,il profondo significato di quelle parole urtanti i sensi e i ricordi della ragazza. Raccolse le forze e tutto ciò che le rimaneva ad attraversale la carne tremante e l'anima pulante. Si sollevò adagio, rivolgendo ancora uno sguardo al febbricitante ferito,gli accomodò la vestaglia fino a sotto il mento liberandogli lancora le tempie dalle gocce di sudore,poi,passando accanto alla governante le allungò la mano,cercò la sua ,la strinse forte per qualche istante,cercò i suoi occhi per rinfrancarli e,facendole cenno di rimanere seduta lì,accomodata accanto al focolare,seguì l'uomo verso la porta che dava sul viale. Respirò così piano Chantal che poteva sentire il suo cuore battere convulsamente ai mille timori ed alle numerevoli speranze che si stavano affacciando a quella circostanza al suono dei rumori provenienti da fuori. Chiuse gli occhi e,con suo rammarico,aprendoli vide che quell'uomo ancora la fissava con aria di rimprovero per la sua esitazione. Allora Chantal soffocò nell'anima i suoi pensieri e represse quell'invocazione che le era insorta in cuore.. "Padre.."Fu la necessità più invocata ed impellente,il nome più affiorabile alla bocca dei suoi pensieri,l'invocazione più sottratta al desiderio soppresso in fondo a se stessa. E la notte,avvolta nel suo tenebroso manto ad accogliere l'eco dei lamenti e delle angoscie,sembrava non voler più abbandonare quella casa sul Calars.. http://u.jimdo.com/www8/o/sfc82c600e...-twilights.jpg |
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<<No.. Mi dispiace.. Della mia infanzia porto solo questo..>> http://www.misticoemagico.com/images/8a34_1.jpg <<Ricordo di averlo da neonato ma non so nulla di lui.. Non so chi sono i miei veri genitori ne da dove vengo.. Nulla.. >> Un pò di tristezza mi assalì.. |
La misteriosa ragazza cercò riparo in acqua, tra gli schizzi resi cromati dal pallore di quella sera e la fredda corrente che agitava le onde.
Ma non riuscì ad allontanarsi più di tanto, braccata com’era ormai da quegli uomini. “Quella maledetta vuole sfuggirci!” Gridò uno di loro. E subito un paio dei suoi compari si lanciarono in acqua, bloccando il tentativo di fuga della ragazza. “Ora ti farò passare la voglia di scappare!” “Fermo, non farle del male!” Lo riprese un altro. “Non dobbiamo sciuparle la pelle, altrimenti il suo valore diminuirà!” La presero di peso e la condussero sul loro carro. La legarono per bene e poi ripartirono. “E cerca di fare la brava…” intimò alla ragazza uno di loro “… Marcus sa usare il gatto a nove code come nessun altro… sa far sentire dolore senza lasciare segni sul corpo…” Il viaggio durò due ore, forse tre, fino a quando il carro giunse in un piccolo villaggio. La ragazza fu fatta scendere e rinchiusa in una stanza umida e semibuia, insieme ad altre donne di diverse età. “Sei…” mormorò una di quelle prigioniere “… sei stata catturata oggi, vero? Come ti chiami?” |
Presi tra le mani il ciondolo di Daniel......" Daniel ...speravo ci fosse un momento speciale per il nostro incontro, ho sognato per anni il momento in cui ti avrei riabbracciato, ma anche nel nostro mondo le cose non vanno sempre come il nostro cuore desidera......."..Presi le sue mani tra le mie e incurante del fatto che ci fossero altre persone con noi....decisi che daniel doveva sapere "....Quel ciondolo, me lo regalo' tuo padre qualche giorno dopo il nostro incontro......allora vivevo nelle acque del lago e potevo uscire solo la notte.......amavo vivere la luna quando la sua ombra viveva il bosco e fu proprio lei a far scintillare l'armatura di un Cavaliere.......non ebbi subito il coraggio di avvicinarlo, ma un animale del bosco fece rumore e quando si volto' i nostri sguardi si unirono......Veniva dal Casato dei Fraser.........veniva dalle terre del nord, da quella notte rimanemmo insieme....e i nostri giorni sembravano vivere di amore puro.......conobbe cio' che ero...e lo accetto'........Divenni Regina dei Boschi e visse la nostra ritualita'.....ci sposammo con rito celtico e il nostro sangue venne unito.....nacque tuo fratello e dopo quattro anni nascesti tu.........Isolde la conosci, il fatto che divenni regina non fu di suo gradimento e allora c'era un unico modo per gferirmi a morte..........Amalio' tuo padre, facendolo uscire di senno vedeva solo lei.......e quando mi accorsi che tra lei e me sarebbe stata guerra, Chiamai il Grande Mago e vi diedi a lui, lo pregai di starvi accanto e di accudirvi.....a costo della sua morte......misi tra le tue fasce il dono di tuo padre.........Isolde, vinta......riusci' a rintracciare le vostre tracce e tuo fratello perse la vita....ma il Grande Mago riusci a portarti in salvo......Isolde non e' del tutto sconfitta e i tempi ancora non erano maturi per incontrarti.......ma Madre natura ha deciso per me.....e oggi ti ho difronte, sapendo di aver perso tutte le cose belle che tu e tuo fratello avreste potuto farmi vivere........".....credo di aver avuto la sensazione di morire per il dolore che stavo provando......ma Daniel aveva tutto il diritto di sapere
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La donna sorrise ad Altea.
“Perché mi guardi stupita?” Domandò. “Non mi riconosci? Sono Rykeira.” Fissò poi Elisabeth e Daniel. “Neanche voi mi riconoscete?” Sorrise nuovamente. “Dobbiamo tornare sul Carrozzone… ci stanno cercando…” e guardò verso il fiume. Ad un tratto si udirono delle voci. Erano gli uomini del Carrozzone che le stavano cercando. “Altea?” Chiamò la voce del maestro. “Dove siete?” Altre voci si udirono, compresa quella di Goz: “Lady Elisabeth? Lady Altea? Messer Daniel?” Gridava il capitano. “Dove siete?” |
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