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Poco dopo eravamo in città, alla ricerca di un qualsiasi indizio ma non fummo molto fortunati.
Avevo notavo che alla gente, comprensibile, non piaceva parlare della Bestia e quando Cales decise di andare fino da un uomo che aveva appena perso la figlia, non fu difficile immaginarmi lo stato d’animo in cui stesse vivendo e che avremmo dovuto essere molto accorti nel rivolgerci a lui. “ Mio zio dice che ho molto tatto e poi non è la prima volta che ho a che fare con persone in lutto, non temete.” Notando il fucile che imbracciava, sperando che non fosse necessario usarlo. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Guardai l' uomo stupefatta.."E le prove per incolpare questo signore? Elsin..solo perché un uomo fa vita ritirata deve essere accusato?" guardandolo in tono severo.
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“Come immaginavo, siete uno dei tanti burattini di De Goth...” disse con sdegno Elv a Gwen “... mi chiedo cosa possa insegnare una come voi ad una bambina... povera Therese...” fissandola.
Con i loro cavalli, Dacey e Cales uscirono dalla città e presero un sentiero che dava verso il bosco. Sul limitare della boscaglia intravidero una casa con uno spiazzo davanti coltivato ad orto. La casa sembrava disabitata, ma una finestra socchiusa tradiva una qualche presenza umana all'interno. I due giovani arrivarono e lui bussò. Venne ad aprire un uomo anziano, dal volto rugoso e l'espressione stanca. “Cerchiamo il signor German, il mugnaio.” Disse Cales. “Siete voi?” “No, sono Anfrant, il suo socio. Voi chi siete?” “Siamo studiosi della fauna locale...” Cales “... vogliamo parlare con German della cosiddetta bestia.” “Mi spiace, perdete il vostro tempo...” “Falli entrare, Anfrant.” Una voce dall'interno. Entrarono e videro un secondo uomo che preparava dei sacchi di farina. “Avete trovato German.” Quello. “Siamo qui per sapere della bestia...” fissandolo Cales. “Madama, possiede molti cani e sono tutti feroci...” disse l'uomo ad Altea “... inoltre vive da solo eppure non ha mai subito attacchi dalla bestia... credetemi, è pazzo!” |
Nulla, non c'era verso.
Non voleva capire. Era tanto bello quanto ottuso, anzi forse pure di più. "Mi domando la stessa cosa..." mormorai. Poi mi voltai ed uscii tornando alla carrozza. Ero mancata già troppo tempo e non potevo permettermi di stare ancora fuori. Voleva dire che avrei continuato ad illudermi che fosse una persona migliore, magari solo nel mio immaginario. Perché la realtà era ben diversa. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
“Aspettate...” disse Elv rincorrendo Gwen “... la lettera...” facendola passare nel finestrino della carrozza “... io l'ho consegnata a voi... mi rimetto alla vostra coscienza... se ne avete una... altrimenti resterò con le mie convinzioni.” Rientrò in casa, chiudendosi dentro.
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Insistette ancora con la lettera, facendola entrare dal finestrino.
Non voleva capire che non era un fatto di coscienza? Scesi dalla carrozza, misi la lettera fra le sbarre del cancello e risalii. "Possiamo andare" al cocchiere. Se tenevo più al mio posto che a lui? Ovviamente. E tenevo anche a Therese, era per questo che avevo preso questa decisione. Se le avessi dato quella lettera, sicuramente De Goth mi avrebbe mandata via, lei non avrebbe potuto vedere Elv e sarebbe rimasta sola, ma se lo evitavo, avrebbe potuto avere ancora me e questo era più importante. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
All'ordine di Gwen la carrozza partì ed Elv, nascosto dietro la tendina di una finestra, vide la vettura andare via.
In breve attraversarono il ponte ed uscirono dalla città. Era una soleggiata e calda mattina di inizio Giugno e si sentivano le campane delle chiese cittadine suonare per la Santa Messa del Primo Venerdì del mese. Dopo un po' alle mura di Sant'Agata di Gotya si sostituirono le alte cime di alberi frondosi, l'odore forte della boscaglia, i versi degli animali selvatici ed il gorgoglio del fiume che scorreva lento poco distante. Ad un tratto i cavalli cominciarono a mostrare irrequietezza e solo a stento il cocchiere riuscì a farli camminare per qualche altro metro, poi fu costretto a fermare la carrozza in pieno bosco. |
Lasciammo la città.
Invece delle alte mura cittadine, c'erano gli alti alberi a circondarci. Era una bella mattinata calda e soleggiata di inizio Giugno ed i raggi luminosi squarciavano il tetto frondoso del bosco. Improvvisamente, i cavalli iniziarono ad innervosirsi ed il cocchiere fu costretto a fermarsi. "Che accade?" gli chiesi, affacciandomi. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
“I cavalli...” disse il cocchiere a Gwen “... si sono innervositi e si rifiutano di continuare...” tenendo forte le briglie ed usando la frusta.
Ma i due cavalli non ne volevano sapere di continuare. “Ma cosa diavolo gli prende?” Sorpreso il guardiano. “Stupidi cavalli!” Urlò. Ad un tratto qualcosa cominciò a muoversi nella vegetazione. Subito il guardiano imbracciò il fucile e lo puntò davanti a loro. “Chi c'è la?” Gridò. I cavalli erano sempre più nervosi. |
Non fu difficile individuare la casupola sebbene a una prima occhiata sembrasse abbandonata a se stessa.
Mi chiesi se forse l’uomo che cercavamo non si fosse trasferito altrove ma avvicinandoci notai invece qualche segno della presenza di qualcuno. Smontammo da cavallo per poi bussare alla porta. Ad aprirci fu un uomo che però non sembrava molto intenzionato a collaborare e neanche a farci parlare con German ma proprio lui vi invitò invece ad entrare. Lo trovammo quindi, intento nel suo lavoro di mugnaio. Entrai con circospezione, osservando l’interno e poi l’uomo, al quale rivolsi un sorriso. “ Buongiorno, la ringrazio per il tempo che ci sta dedicando. Il mio nome è Dacey e lui è Cales.” |
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