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Il Giglio Verde.
A quella domanda di Altea, Orlando tradì un eccessivo nervosismo. “Milady…” disse il misterioso uomo, sempre celato nella penombra “… il Giglio Verde è il nome del fiore più puro ed immacolato, tinto di quel colore straordinario che è simbolo della speranza. E dalla speranza nascono i desideri, i sogni e la forza per realizzarli.” Continuando ad accarezzare il superbo Blender. “Mi chiedete del Giglio Verde, milady… ebbene vi dirò egli è l’eroe che, se fossi un ragazzino, vorrei emulare sopra ad ogni altro. L’uomo che, se fossi donna, non potrei fare a meno di innamorarmene perdutamente.” “Il Giglio Verde è solo un criminale, Altea.” Intervenne con disprezzo Orlando. “Un uomo che si fa beffe delle leggi e delle norme civili!” A quelle parole di Orlando, Blender si alzò e cominciò a ringhiare. “Buono, amico mio…” calmandolo quell’uomo “… messere, il Giglio Verde rispetta solo le leggi naturali e divine, quelle celate nell’animo e nel cuore dell’uomo.” Rivolgendosi ad Orlando. “Tutto ciò che va contro questo codice è suo nemico. E voi, vi rammento, insieme alla vostra bella moglie siete ospiti qui…” “Siete dunque voi il Giglio Verde?” Domandò sempre più turbato Orlando. “Io sono solo un umile servitore del mio padrone.” Rispose l’uomo. “La mia vita, come la vostra e quella di vostra moglie in questo momento, dipende dalla volontà del mio signore.” E detto ciò, fece un passo in avanti, mostrando finalmente il suo volto. Era un moro d’Africa, col capo avvolto da un vistoso turbante bianco ed il corpo stretto in una lunga tunica dello stesso colore. |
Dal pubblico, visto i modi incerti e restii di Tafferuille, cominciarono ad arrivare i primi mormorii.
L’uomo dalla maschera variopinta sembrava inchiodato su quel palcoscenico, assolutamente incapace di prendere qualsiasi decisione. Poi, finalmente, la bella musa comica, accortasi dell’insolito imbarazzo di Tafferuille, recitò alcune battute improvvisate, volte a sollecitarne una qualche reazione. E nel recitare quel fuori copione, Talia si avvicinò a lui. Alle loro spalle, con la testa che sbucava dal sipario, Essien inveiva contro Tafferuille, contro se stesso e contro l’intera tradizione teatrale, da Aristofane e Menandro, fino a Plauto e Terenzio. Il pubblico cominciò a rumoreggiare per quell’inspiegabile attesa. “Ecco, lo sapevo…” mormorò Essien ritirando dentro il sipario il suo testone truccato e mascherato per l’occorrenza. “… è finita… non reciteremo mai più…” Tafferuille continuò a guardarsi intorno, stravolto e quasi intontito, fino a quando il suo sguardo non raggiunse di nuovo la bella Colombina. La nostra graziosa musa comica lo fissava a sua volta, sorridendo e sospirando. E più sospirava, più appariva deliziosa, facendo ondeggiare i suoi bellissimi capelli chiari, mentre gesticolava per il suo sentimento amoroso. Tafferuilla ora poteva vederla molto meglio e si accorse che i suoi occhi non erano né azzurri, né verdi, ma di un intenso color nocciola. Ma mai, amici lettori, degli occhi nocciola parvero tanto infinitamente più luminosi e belli di mille e più scintillanti occhi chiari. Talia era lì, che sospirava per l’amato. Ma Tafferuille ora doveva dire e fare qualcosa. Tutti ormai pendevano da una sua reazione. Fece allora l’unica cosa che sentì di poter fare. “Si… porto un messaggio…” disse a Talia. E, senza aggiungere altro, abbracciò la ragazza, per poi baciarla con una passione che Renart, e forse nessun altro, mai avrebbe potuto eguagliare. http://anotherfilmblog.files.wordpre...aramouche2.jpg |
Ascoltai con interesse il racconto di quell'uomo, il Giglio Verde sembrava un eroe pronto a sacrificarsi per i diritti della giustizia, quando Orlando con un impeto di rabbia distrusse quelle mie intuizioni.
Non approvai il suo comportamento, gli lanciai una occhiata di rimprovero e lui capì, come poteva giudicare senza conoscere i fatti? Poco dopo l'uomo mascherato si fece avanti, ed ecco apparve un uomo dal volto scuro, sembrava un eunuco. Rimasi esterefatta, i miei dubbi aumentavano ancor di più. "I miei omaggi messere, dunque siamo tutti nelle mani del vostro padrone. E chi è egli per poter decidere del nostro destino? Vi prometto che se ci lascerete non faremmo cenno di quanto abbiamo visto." Orlando si alzò di scatto, trasalii, egli era imprevedibile. |
C’era qualcosa di diverso in Tafferuille... ora che eravamo più vicini e potevo vederlo meglio, mi resi conto che il suo sguardo era diverso, così come i movimenti delle sue mani...
Lo osservai stupita ancora per un attimo... non riuscivo a capire che cosa mai gli potesse esser successo in quei pochi minuti dietro le quinte. Poi accadde qualcosa di assolutamente inatteso... inatteso e tanto rapido che mi colse di sorpresa, così mi ritrovai tra le sue braccia quasi senza rendermene conto. Citazione:
Poi le braccia dell’uomo mascherato allentarono la presa e i miei occhi tornarono ad incrociare i suoi... ero confusa, sorpresa... e nonostante ciò non potei non pensare che c’era qualcosa di diverso in quegli occhi: mi sembravano ora più chiari e forse persino più luminosi, mi sembravano privi di quella malcelata acredine che mi pareva di scorgere nello sguardo di Tafferuille ogni volta che mi guardava. Per qualche momento rimasi immobile, abbandonata tra le sue braccia... Poi d’un tratto udii la voce di Essien da qualche parte dietro la quinta che sibilava qualcosa circa il proseguimento... sbraitava, si sbracciava, si muoveva convulsamente... Battei le palpebre, quindi, e mi sforzai di tornare in me... “Monsieur!” dissi, ostentando -e forse senza neanche che fosse necessario fingere troppo- sorpresa e un fremito di eccessivo turbamento. Contemporaneamente frapposi le mani tra me e lui e lo allontanai da me, scostandomi di vari passi... il palcoscenico intero ci separava ora, io sul proscenio dalla parte sinistra e lui, un po’ più arretrato, dalla parte destra... “Chi siete voi, monsieur?” mormorai, quasi tremando “Voi che vi spacciate per un messaggero di Amore... Qual è il vostro nome?” I miei occhi per un attimo corsero alle spalle di Tafferuille, dove Essien continuava a strepitare silenziosamente... sospirai, quindi, e portai una mano alla bocca “Non posso credere che davvero sia stato il mio amato a mandarvi... Volete forse prendevi gioco di me, monsieur?” |
<<Pff bazzecole..>> schioccai le dita e dissi: <<dormiens lobortis.>> Una leggera luce rossa brillò nei miei occhi e la guardia cadde a terra in un sonno profondo.. Mi girai verso gli zingari e dissi:
<<Dopo di voi..>> |
Il viaggio iniziò a farsi sentire, la stanchezza avanzava ed era giunto il momento di meritarsi un pò di riposo. Appena avemmo la cella assegnata, subito mi stesi sul letto e nemmeno pochi secondi caddi in un sonno profondo. La luna andava calando quando mi svegliaì, il mio mentore dormiva come un ghiro ed io onde evitare di disturbarlo con molta accortezza cercaì di non fare alcun rumore. Uscito dalla cella, dinanzi a me si apriva un lungo dormitorio, ed io con il mio fidato diario decisi di appuntare il tutto, tracciaì alcuni bozzetti e ne feci una piccola analisi.....
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Sulla platea scese un silenzio assoluto, come se quel bacio avesse rapito tutti.
Tafferuille non guardava più il pubblico, ma solo il volto della bella Colombina. Attraverso quella maschera variopinta i suoi occhi azzurri cercavano di leggere nello sguardo di lei. Gli altri della compagnia, come il pubblico, erano ammutoliti. “Ma…” balbettò Essien a Tissier, che era con lui dietro il sipario, “… non è la sua battuta… non doveva baciarla…” “Si, fu lui a mandarmi qui…” disse Tafferuille a Colombina “… e mi affidò un messaggio per voi…” fissò Talia “… ma era talmente bello, talmente meraviglioso… ed io, che non sono un poeta, ma solo uno spadaccino, non ho trovato altro modo che riportarlo sulle vostre labbra, mademoiselle…” Il pubblico seguiva il loro dialogo con un’attenzione ed un trasporto che andava oltre i più sfrenati sogni di Essien. “Ditemi, mademoiselle…” continuò Tafferuille, quasi incoraggiato dalla reazione del pubblico “… qual è dunque la vostra risposta?” Ad un tratto, dal fondo della sala, apparvero delle figure. Erano dei soldati. “Fermi tutti, in nome della Repubblica!” Gridò il sergente. “Voi tre, controllate fra il pubblico in sala!” Ordinò ad alcuni dei suoi. “Voi altri invece con me! Controlleremo gli attori!” E si avvicinarono al palcoscenico. “Avanti, toglietevi tutti le maschere e rivelate i vostri veri nomi!” Disse il sergente a quelli sulla scena. |
Il comandante della caserma annuì alle parole di Lancelot.
I suoi uomini avevano in lui una fiducia incrollabile. Come Cesare nelle Gallie convinse i suoi legionari a seguirlo fino a Roma per prendere il potere, così Lancelot sarebbe riuscito, se avesse voluto, a farsi seguire dai suoi fino anche all’Inferno. “Eppure vi sbagliate, capitano…” disse all’improvviso una voce alle loro spalle “… l’Idra aveva una testa vera, fra tutte le altre… e senza quella testa…” “Chi sei tu?” Chiese il comandante. “Cabuan de Jussac, per servirvi.” “Chi vi ha fatto entrare?” “Sono qui per aiutarvi…” sorridendo “… per aiutarvi a riprendere quel chierico… e forse anche il Giglio Verde…” |
Citazione:
Tafferuille era giunto di nuovo di fronte a me, era molto vicino ed io, stranamente e in modo del tutto inatteso, mi sentii a disagio... come colta da un sentimento nuovo... “La mia risposta...” ripetei e contemporaneamente, quasi senza accorgermene, feci mezzo passo verso di lui... Citazione:
Mi voltai di scatto e vidi un manipolo di soldati venire verso di noi, mentre gli altri si sparpagliavano tra il pubblico controllando tutti i presenti. Soldati? Doveva avere davvero molta fretta la Guardia Repubblicana se piombava lì in quel modo... me ne chiesi il motivo... Tuttavia sollevai il mento e accolsi con un sorriso l’uomo che, in testa agli altri, giunse di fronte a noi... “Bonjour, mon capitaine...” dissi, esibendomi in un delicato e cortese inchino. |
Il moro sorrise.
Blender, allo scatto di Orlando, ringhiò ed il nobile conte di Carrinton tornò a sedersi. “Il mio padrone è anche il vostro, milady.” Disse il moro ad Altea. “Visto che siete giunti nel suo covo.” “Se dovete ucciderci, allora fatelo subito!” Urlò Orlando. “Deciderà il mio padrone…” rispose il moro “… potrebbe uccidervi entrambi… che morte romantica, non trovate? O forse, vedendo la bellezza di vostra moglie, potrebbe addirittura decidere di uccider solo voi, amico mio, per tenere poi per sé la nostra signora…” “Maledetti criminali!” Con rabbia Orlando. Il moro rise di gusto. |
era qui il vostro amico non so dove sia andato dissi eppure non riusciva a muoversi e mi spostai dalla guardia sapendo che stava per essere attaccata
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Allo scatto repentino di Orlando il lupo si avvicino in modo aggressivo.
Ascoltai le parole del neunuco, capii che ci eravamo invischiati in una situazione pericolosa, e Orlando ne conosceva il motivo. Non vi era modo di poter fuggire da lì, forse era meglio non essere frettolosi per il momento. Ascoltai le parole del servitore e rimasi sbigottita "Perchè mai dovreste uccidere il mio consorte? Egli non ha fatto nulla. E va bene, aspetteremo il vostro...padrone. Non il mio certamente, io sono libera.Mi auguro non tarderà ad arrivare, non ho intenzione di rimanere rinchiusa qui per molto." Feci un cenno di intesa a Orlando, facendogli capire di non reagire. |
Eravamo compagni di viaggio, un viaggio che aveva avuto un inizio ed un preciso disegno e che con il passare dei giorni prendeva forme diverse...mai avrei pensato di avere come compagno di viaggio un uomo....un uomo come Emile, alle volte sembrava freddo e scostante altre poteva riempire il cuore con enormi quantita' di tenerezza......mi feci aiutare a scendere da cavallo......e al suo inchino cosi' galante.....mi sistemai quel vestito che non aveva nulla di gran dama...e con fare altezzoso....." Caro Emile....vi ringrazio come consorte mi avete destinato una reggia di immensa grandezza....."...risi di gusto, la tempesta sembrava passata, quando entrai....era tutto polveroso, sembrava non fosse abitato da tempo, ma la mia immaginazione ebbe un sussulto.....alla vista di quei luighi che dovevano essere stati intimi....dove l'odore del pane e dei biscotti, aveva invaso....quelle stanze ora cosi' fredde......eppure mi vedevo ad impastare farina e a sfornare pagnotte, a rincorrere bambini che rubavano i biscotti odoranti di latte.............".....E' meglio di una Reggia Emile.......e poi....non volevo farvi una promessa da innamorata, forse non so neanche cosa sia l'amore.....volevo solo che tu sapessi che potevi fidarti di me come iomi fido di te........non so chi stai aspettando, ma non credo mi possano fare alcun male.....so che sei qui e questo basta.......vorrei preparare qualcosa da mangiare, sinceramente ho una fame da lupi...il mio stomaco sta borbottando sonoramente...".........
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“Già.” Annuì Emile. “Capisco il viaggio, i pericoli ed il vostro libro, ma, dopotutto, anche lo stomaco ha facoltà di farsi sentire. Del resto siamo nella libera Repubblica Ginestrina di Magnus.” Il suo tono era chiaramente sarcastico. “Però non siamo più tra i boschi…” continuò “… dunque il cibo bisogna acquistarlo e non più cacciarlo.” Sorrise ad Elisabeth. “Allora, moglie mia, sistema un po’ la nostra dimora, magari accendendo quegli sterpi laggiù… stanotte farà freddo, temo. Quanto a me, andrò in cerca di qualcosa da mangiare.” Prese allora, da una tasca, il permesso e lo consegnò alla donna. “Se arrivano i soldati, basterà mostrare questo e se ne andranno senza darci problemi. Io cercherò di fare il più presto possibile.”
Emile, così, si recò verso il centro della città, in cerca di cibo, lasciando Elisabeth a preparare il fuoco per la notte. |
“Che temperamento, milady!” Sorridendo il moro a quelle parole di Altea. “Il mio signore e padrone adora le donne come voi. Viaggia in lungo e in largo per il Mediterraneo in cerca di schiave, ancelle e odalische. Una volta arrivò a sfidare il campione del Califfo Ommaide, un guerriero cipriota abile come nessun altro con la sciabola… e tutto questo solo per avere le grazie di una magnifica schiava siriana.”
“Canaglie!” A denti stretti Orlando. Blester ringhiò di nuovo. “La prossima volta, amico mio, non terrò fermo Blester dall’azzannarvi.” Fece il moro. “Ora perdonatemi, amici miei, ma devo andare… resterà Blester a… farvi compagnia. Badate che al minimo passo falso il lupo vi sbranerà.” Ed andò via. “Siamo intrappolati qui dentro…” mormorò Orlando, che sembrava sempre più agitato. |
I soldati saltarono sul palcoscenico.
“Salute a voi, bella mademoiselle…” sorridendo il capitano a Talia “… davvero incantevole…” baciandole goffamente la mano. “Perché avete fermato lo spettacolo?” Domandò intimorito Essien. “Cerchiamo un fuggiasco.” Rispose il capitano. “Crediamo si sia nascosto in questo teatro.” A quelle parole, Tafferuille cercò di mettersi quasi da parte, ma i soldati ormai bloccavano ogni passaggio. “Ora toglietevi tutte le maschere e fateci controllare…” ordinò il capitano. “Io sono Essien de Gougnac, padrone e capo della compagnia del Milos Gloriosus!” Esordì Essien. “Va bene, ora piantala!” Lo zittì il capitano. “Io sono Gobert!” “Io Tissier!” “Io Fantine, capitano.” “Io sono Renart.” E tutti loro si tolsero le maschere. “E tu?” Domandò il capitano a Tafferuille. “Io?” Fece Tafferuille. “Io sono… Tafferuille!” Saltando e mostrando un vistoso inchino. “Si, ma togliti la maschera.” Tafferuille restò come turbato. Poi si destò, saltellando verso il capitano. “Ah, non posso!” Disse. “Non posso togliermi la maschera… perché se lo facessi sarei poi costretto a vedere il mio cuore… e se fosse brutto quanto il vostro?” “Ah, smettila, buffone!” Contrariato il capitano. “Avanti, togliti quella maschera!” Ordinò. “No, non posso!” Scuotendo il capo Tafferuille e mettendosi, involontariamente, proprio sulla botola che si usava per gli spettacoli. “E sapete perché? Colombina sa… e lo dirà… può darsi…” E restò a fissare con i suoi occhi azzurri il volto di Talia. http://3.bp.blogspot.com/_2NZkxefiY-...s400/10uu0.png |
Daniel, così, utilizzando la magia riuscì a stendere l’altra guardia.
Gli zingari allora nascosero anche il secondo corpo. “Ottima lavoro.” Disse uno degli zingari, rivolgendosi a Cavaliere25 e a Daniel. Quest’ultimo però cominciò ad accusare un leggero capogiro. Non era molto forte e dunque sopportabile, ma era comunque un segnale di cui tener conto. Usare la magia, anche se per stendere quella guardia Daniel non ne aveva utilizzata poi molta, comportava un dispendio di energia. Intanto, due di quegli zingari, vista l’assenza di guardie, fecero segno a Hagus di entrare nel palazzo. “Bene, ora conducici nelle prigioni, ragazzo.” Rivolgendosi a Cavaliere25. “Ma teniamo gli occhi aperti… ci saranno delle sentinelle laggiù…” |
Parsifal cominciò a vagare per il monastero, mentre tutti dormivano.
C’era una pace ed un silenzio che sembravano rendere quel santo luogo fuori dal mondo. Ad un tratto però Parsifal cominciò a sentire dei rumori. Come dei passi. Eppure era solo. Nessuno altro era sveglio. Seguirono attimi di silenzio, poi di nuovo quei passi. Stavolta erano stati molto più vicini. E proprio in quel momento Parsiflal notò come un’ombra. Un’ombra che si muoveva sicura in quell’austera oscurità. Un’ombra simile ad uno spettro. |
Come osava rivolgersi a me come una schiava? Quell'eunuco doveva dimostrare l'irriverenza del suo padrone.
Per fortuna il neunuco se ne andò presto e cercai di rassicurare Orlando "Non temere, ne usciremo da qua. Purtroppo vi è quel lupo che ci blocca l'uscita, dovremmo sopprimerlo...ma perchè? e poi potrebbe avere una reazione inaspettata. Sembra per noi non ci sia pace, mi sento quasi in colpa." |
"Cabuan de Jussac..."
Scruto il mio interlocutore dalla testa ai piedi, cercando di leggere i suoi sentimenti oltre quel velo di benevolenza. "Siete qui per aiutarci, dite? Lo apprezziamo molto. Comprenderete però come i buoni propositi non possano bastare come passepartout per ogni situazione, quindi vi ripeto: chi vi ha fatto entrare? E chi vi ha mandato qui?" |
Durante il mio esplorare, le meraviglie che vidi furono tante: altarini, vetrate, quadri etc... si vedeva il tocco della storia che aleggiava fra queste mura; mentre osservavo il tutto qualcosa distolse la mia attenzione sentì dei passi provenire dal camminatoio, mi voltaì e dissi:
"Chi va là? C'è nessuno? Siete voi Maestro?" a codeste parole non sentì più nulla.... continuaì ad attender risposte, rimanendo vigile ma non arrivarono. Subito dopo sentì nuovamente quei passi stavolta erano passati proprio vicino a me. Un brivido percorse la mia schiena.... un'ombra andava muovendosi con destrezza e sicurezza in codesto corridoio. "Dio mio" risposi "non mi dire che quello è proprio....." Uno spettro avanzava solitario, chissà cosa andasse cercando, tra un misto di paura e curiosità decisi di seguire quell'ombra. Non sapevo dove essa potesse condurmi, ma mi lasciaì trasportare. |
Mi girava la testa.. Usare la magia comportava un dispendio di energie.. e le avrei divute conservato se dopo ci fosse stato un combattimento.. Sentii dei fruscii dietro di me..
<<Sbrigatevi..>> sussurrai <<Ho un brutto presentimento..>> |
va bene dissi guiardando gli zingari e mi avviai verso le prigioni dove c'era la povera donna dentro di me dissi fra poco sarà salva e sorrisi
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Presi il permesso che mi porgeva Emile...e lo misi nella tasca del vestito, il libro a quanto pare non era cosi' al sicuro....." Andate e tornate presto Emile, si sta facendo buio e non vorrei ritrovarmi da sola......."...diedi una pacca al suo cavallo e mi voltai verso il mulino.....incomincia a raccogliere tutti i rametti secchi che trovai fuori dalla porta......stando attenta al cambiamento dei suoni,entrai quindi nel mulino con le braccia cariche di legnetti che posai all'interno del forno......mi guardai intorno e a dir la verita' era tutto in ordine....due panche un tavolo...al centro della grande stanza la macina......addossato al muro c'era un'altro lungo tavolo in legno dove probabilmente impastavano...il pane e preparavano i biscotti....il tutto era ricoperto da ragnatele e polvere....ma dove c'era un mulino c'era dell'acqua e cosi'....uscii fuori portando con me due secchi sgangherati.......c'era un corso d'acqua e prima di ogni cosa immersi le mani in quel liquido freddo e cristallino.....Madre Acquacos'e' l'uomo senza di te.....nulla, mi lavai le braccia ed il viso e mi sentii rinascere...........riempii ii secchi ed entrai per togliere un po' di imbarazzanti animaletti....incomincia a darmi da fare...accesi il fuoco e diedi una sistemata...troppo immersa dai miei pensieri......non mi ero accorta delcalar del sole...e del rumore di cavalli.....Emile doveva essere di ritorno.....e lui aveva un solo cavallo.......pensai che gli altri due sul retro della casa si fossero sciolti e mentre mi affacciavo all'uscio....mi accorsi.......che i nostri cavalli erano ancora li'....e che ......non poteva essere Emile almeno cosi' sembrava, misi la mano in tasca e toccai il lascia passare......istintivamente feci un passo indietro, come a volermi proteggere tra quelle mura...ed attesi l'arrivo degli ospiti.....
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Cabuan fissò Lancelot e sorrise.
“Sono la vostra fortuna, capitano…” disse “… la vostra salvezza… perché alla fine di questa storia dovrà per forza cadere una testa… o la vostra, o quella di Missan… o quella del Giglio Verde…” “Parlate dunque.” Fece il comandante della caserma. “Ero nella fortezza dell’Antica Memoria, quando è partito il carro col prigioniero…” raccontò Cabuan “… e non so perché, ma il comandante Rebout mi incaricò di seguire, da debita distanza, il carro… e ho visto tutto…” “Tutto cosa?” Domandò impaziente il comandante della caserma. “L’arrivo del Giglio Verde e la sostituzione del prigioniero…” rispose Cabuan, mentre un lampo gli attraversò lo sguardo “… e ho visto anche il capo della banda…” “Avete visto il suo volto?” Chiese il comandante della caserma. “Aveva un cappuccio…” spiegò Cabuan “… duellò con due soldati, ferendoli a morte… non ho mai visto nessuno maneggiare così la spada… io ero tra i cespugli… uccisi tutti i soldati, si avvicinò per lanciare un qualche segnale ai suoi… ed un raggio di Sole illuminò il suo sguardo… solo i suoi occhi vidi, ma non li dimenticherò mai… freddi come il ghiaccio e azzurri come il cielo…” |
Elisabeth attese così l’avvicinarsi di quei cavalli.
Erano due ed in sella conducevano due figure: un uomo ed una donna. “Credi che lo troveranno qui?” “Beh… non abbiamo altra scelta…” rispose l’uomo “… le chiese non esistono più in questo lercio paese…” Prese allora un fagottino dalle mani della donna e lo posò sulla porta del mulino. “Dio ci punirà…” piangendo la donna. “Non possiamo fare altrimenti…” fece l’uomo, risalendo poi a cavallo “… sia fatta la Sua Volontà…” Ed andarono via, sparendo in quel malinconico pomeriggio di Novembre. |
Gli zingari, insieme a Daniel, seguirono così Cavaliere25 fin nel cuore delle segrete del palazzo.
Qui, davanti alla cella della prigioniera, c’era di guardia il furbo Mercien. “Alla buon’ora!” Esclamò nel vedere arrivare Cavaliere25. “Dove diavolo eri finito? Detesto restare qui troppo a lungo! Questa dannata non fa che frignare e piagnucolare tutto il giorno! Bene, prendi il mio posto… io andrò a farmi una partita ai dadi con le guardie che sorvegliano il portone.” |
mi ero perso perdonatemi signore dissi andate pure senza problemi resterò io di guardia fino al vostro ritorno e mi avvicinai alla cella aspettai che Mercien fu abbastanza lontano e dissi mylady fra poco sarete libera da questa prigione e aspettai
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Parsifal cominciò a seguire quell’ombra, che con movenze spettrali si aggirava nel monastero.
Era difficile non perderla di vista, dato che il buio dominava ad ogni passo. E ad un tratto, infatti, l’ombra svanì. Parsifal si ritrovò così senza più tracce da seguire. All’improvviso avvertì qualcosa. Era la porta della cappella. Era socchiusa, come se qualcuno fosse appena entrato. Eppure, tutti dormivano a quell’ora nel monastero. |
“Perchè ti senti in colpa?” Chiese Orlando ad Altea. “Non è colpa nostra. Non potevamo sapere che questi furfanti si nascondevano qui sotto… ma vedrai, riusciremo a fuggire… ed allora pagheranno ogni loro crimine!”
Il lupo intanto li fissava con aria minacciosa, quasi come se comprendesse i loro propositi. “Dobbiamo trovare il modo di liberarci di questo lupo…” mormorò a voce bassa Orlando. Allora si guardò intorno e vide una bellissima sciabola damascata appesa al muro. “Altea, dobbiamo raggiungere quell’arma…” disse “… è la nostra unica salvezza… facciamo così… io tenterò di distrarre il lupo, mentre tu prenderai quella sciabola… poi la lancerai a terra verso di me… sei pronta? Conto fino a tre, poi corri verso la sciabola!” E al tre, Orlando si lanciò verso il lupo. Iniziò una lotta corpo a corpo tra lui e l’animale. |
Un fuggiasco?
Osservai i soldati, stupita e turbata... cercavano un fuggiasco? ...E lo cercavano in teatro? Poi i miei occhi caddero su Tafferuille... su Tafferuille che stava discretamente arretrando verso il fondo del palco, dove però erano già arrivati i soldati a chiudere le uscite... Lo fissai per un istante... Tafferuille... quegli occhi più chiari del solito... quella esitazione all’ingresso in scena... la voce bassa, quasi a volerla celare... il bacio... I miei occhi si allargarono impercettibilmente... era un’idea folle, pazzesca... per un istante mi mancò l’aria... Citazione:
Solo per un attimo... poi sorrisi e tornai ad osservare i soldati che, nel frattempo, si erano voltati verso di me... “Voi chiedete chi sia Tafferuille, mon capitaine?” domandai, facendo qualche passo verso di lui “Oh, ma Tafferuille è molte cose... guardate i suoi occhi, ascoltate la sua voce... Tafferuille può essere il più sincero degli uomini e il più mentitore, Tafferuille può essere uno spadaccino o un innamorato, può essere comicità o dramma, più essere ciò che voi stesso desiderereste essere o ciò che più temete...” Sospirai, quasi avessi una terribile confessione da fare... “Sapete, mon capitaine, ciò che si dice? Si dice che togliere la maschera a Tafferuille sia rischioso per un uomo, poiché egli stesso vedrà calare la propria in quel momento... pochi sono gli uomini che non temono di veder calare il velo che cela la propria anima...” La mia voce si era fatta bassa e cadenzata, sentivo i loro occhi su di me... “Tuttavia, monsieur...” conclusi, arretrando dal centro del palco fin quasi al fondo della quinta “Se voi volete davvero sapere chi si cela dietro la maschera di Tafferuille... ebbene, toglietegliela allora. E lo scoprirete!” Ci fu un attimo di immobilità... un attimo soltanto, poi gli occhi di tutti si spostarono sull’uomo mascherato, immobile al centro di quel piccolo cerchio... Io percepivo ogni movimento come ad una velocità rallentata... attesi che i soldati facessero mezzo passo verso di lui, che stessero per acciuffarlo e fossero tanto presi da ciò da non notare nient’altro... quindi infilai una mano dietro il sipario, afferrai la leva che di solito Gobert manovrava e la tirai con forza: la botola sotto i piedi di Tafferuille si aprì all’istante e lui scomparve alla vista di tutti, proprio un istante prima che la Guardia Repubblicana gli mettesse le mani addosso. Un leggero sorriso mi increspò le labbra, subito però mi scostai di qualche passo dal sipario e mostrai enorme sorpresa, proprio come tutti gli altri. |
Mi avvicinai alla cella per fissare la ragazza.. piano oiano le chiesi..
<<Chi sei?>> |
Prima che potessi rispondere Orlando era già contro quel meraviglioso lupo, non era il momento di avere paura, come mi insegnò mio padre, valoroso guerriero, e non era il momento per i sentimentalismi per la vita di quel meraviglioso animale. Mi lanciai verso il muro, usai uno sgabello di velluto e presi la sciabola lasciandola correre a raso terra "Orlando, ecco è vicino a te. E che il Signore ti assista, ma basta tu lo ferisca solo per salvargli la vita, ti prego".
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Citazione:
"Jaym, quando tornerà il tuo padrone? Mi sento così sola... ed anche inutile, qui senza far nulla. Per favore, portami dei fogli, dell'inchiostro ed una penna d'oca, ho voglia di scrivere un po'..." Scrivere... si, si sentiva ispirata... e tutto d'un tratto le venne il desiderio di leggere della sua storia d'amore preferita, quella che fin da giovinetta le faceva battere il cuore... "Jaym, vorresti trovare per me una copia di Lancelot ou le Chevalier à la charrette? Te ne sarei grata..." |
La sagoma era scomparsa nell'ombra....forse si trattava veramente di uno spettro, l'indomani lo avreì chiesto ai frati per capirne qualcosa. Continuaì il mio cammino e la mia attenzione fu attratta da una porta mezza socchiusa che dava alla cappella..., sinceramente ero un poco intimorito, ma oramai giunto a quel punto non potevo tornare indietro. Attraversaì la porta e....
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La donna in cella, a quelle parole di Cavaliere25 fu colta da un impeto di stupore misto a gioia.
“Sono…” mormorò poi fissando Daniel “… sono la dama di compagnia della signora di Du Blois…” “Un momento!” Esclamò all’improvviso Hagus al resto del gruppo. “Se quell’uomo raggiungerà il portone, si accorgerà dell’assenza delle due guardie e darà l’allarme! Bisogna fermarlo!” |
<<Salve io sono Sir Daniel siamo venuti ad aiutarvi milady>> e dissi sorridendo poi sentendo Sir Hagus gridare rischiai e urlai verso la guardia <<AVADA KEDAVRA!>> un lampò verde attraversò il corridoio e la guardia morì all'istante.. Un capogiro fortissimo mi costrinse a sedermi a terra.. Vidi il ragazzo dai capelli rossi avvicinarsi a me.. <<Non.. dovevo.. usare.. la.. magia..>> Riuscii solo a sentire gli altri uomini avvicinarsi verso di me poi la tenebra mi avvolse nel suo caldo abbraccio..
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guardai la signora e dissi ora siete salva e sorrisi poi mi avvicinai a Daniel e dissi hei va tutto bene? domandai tutto preoccupato dobbiamo andarcene di qui prima che arrivi qualcuno dissi mentre guardavo il resto del gruppo
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Altea aveva lanciato giusto in tempo la sciabola ad Orlando.
Il lupo, infatti, era riuscito a ferirlo ad una spalla e senza un’arma quello scontro non sarebbe durato molto per il bel nobile. Ma, impugnata la sciabola, Orlando riuscì a bloccare la bocca del lupo: infatti l’animale afferrò la sciabola fra i denti. “Lo tengo fermo, Altea…” ansimò Orlando a sua moglie “… preso… fuggi da questa stanza… presto!” |
Parsifal, attratto dalla porta socchiusa, entrò nella cappella.
La penombra dominava ovunque. La poca e debole luce proveniva da due candele accese davanti all’altare. La cappella sembra vuota ed un’austera atmosfera dominava fra i suoi pilastri. Ad un tratto suonò la campana del monastero: era l’ora delle prime preghiere del nuovo giorno. Poco dopo i monaci uscirono dalle proprie celle. |
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