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“In nessun luogo.” Disse lei ad Altea. “Sono felice qui. Non potrei andare in nessun altro luogo.” Fissandola.
Poi ad un tratto si udì il lento rintocco della campana che nonostante l'ora tarda suonava ancora. “Ora devo andare, è ora.” Layla. |
I due poliziotti annuirono a Gwen ed uscirono seguendo Blasius, diretti al piano di sopra.
“Roba da matti...” disse Elv appena andarono via. “L'avete uccisa voi, signori?” Chiese Missan senza tradire emozioni. “L'avete aggredita e morsa?” |
Lì seguii con lo sguardo mentre uscirono, poi mi abbandonai ad un sospiro sconvolto.
Poi guardai Missan. "Sei impazzito? Ovviamente no!" esclamai, furente. Cercai di calmarmi, non volevo di certo attirare l'attenzione dei due, di nuovo. "Qualcuno deve aver deciso di incastrarci. Ma chi? Siamo appena arrivati, nessuno qui ci conosce" dissi, pensando a voce alta. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
“Non ne vedo il motivo.” Disse Missan a Gwen. “Tuttavia credo sia opportuno tenersi pronti ad andare via da qui.”
“Cosa?” Elv. “Perchè mai?” “Perchè difficilmente riusciremo a spiegare il perchè quel ciondolo sia stato trovato qui.” Rispose Missan. “E di certo non basterà uccidere quei poliziotti. Si scatenerebbe un polverone che finirebbe comunque per arrivare a noi.” “Stramaledizione!” Nervoso Elv. |
La ascoltavo affascinata, era davvero una donna strana, misteriosa ed esuberante e mi alzai "Ora? Ora per cosa? Perché andate?" ad un tratto realizzai era arrivata col rintocco della campana e se ne andava quando la campana della chiesa di San Menna suonava nuovamente.
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"Maledizione..." sibilai fra i denti.
Era incredibile. Fuggivamo da un posto e dovevamo subito fuggire di nuovo. Roba da non credere. "Anche scappare sarebbe rischioso, proprio ora che siamo sospettati. Piuttosto, dobbiamo fare calmare le acque e pensare ad una soluzione. Tu, intanto, fai un giro e cerca di capire se qualcuno può avercela con noi o può avere a che fare con la morte di Tia. Cerca, insomma, qualcosa che possa esserci utile" a Missan "Almeno cerchiamo di capire chi ci abbaiare da subito presso così in simpatia..." sarcasticamente. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
“Perchè mi aspettano al castello e non posso fare tardi.” Disse lei ad Altea, stringendosi nello scialle. “Devo andare.” Mentre il rintocco lento della campana echeggiava lungo il crostone.
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Trasalii..."Pure io devo andare al castello, allora ci troveremo laggiù" sorridendole, ma trovavo tutto assurdo.
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Era così bello, così incredibilmente sensuale e peccaminoso il suo sguardo, il suo portamento, la sua presenza, il suo aspetto.
I suoi occhi ardenti promettevano grida di piacere infinito, momenti di estasi senza fine, mani calde e ardenti che facevano perdere ogni controllo. La sua bocca ispirava pensieri lussuriosi, faceva immaginare una lingua che ti cercava, che ti trovava, ti scopriva, ti faceva sussultare, gemere, gridare senza fine e perdere ogni controllo, ogni dignità, ogni remora. Sentivo il battito del mio cuore accelerare, le mie mani fremere, tutto il mio corpo sussultare, impazzire, bramare il contatto, il compimento di quel desiderio che mi invadeva da ogni parte, mente, cuore, anima e corpo. Non avevo mai provato qualcosa di simile, eppure ero stata spesso preda della passione più sfrenata, più folle. Ma lui era diverso da qualunque uomo avessi mai incontrato, i suoi occhi azzurri e intensi sapevano smuovere corde del mio animo che non pensavo nemmeno di avere, così segrete che credevo fossero invisibili, così remote che credevo perdute, dimenticate. Ma lui aveva saputo trovarle, stuzzicarle, eccitarle fino allo sfinimento esattamente come aveva fatto con ogni altra parte di me stessa. Lui era tutto quello che avevo sempre desiderato, un uomo così saldo, eccitante, capace, interessante, affascinante, da farti perdere la testa al solo guardarti, dall'eccitarti solo con delle parole, dal farti perdere il controllo, ogni remora e scednere con lui nell'abisso più profondo, più oscuro, peccaminoso e lascivo, quello in cui bramavo di perdermi. Quel modo poi di sottolineare che io ero la padrona e allo stesso modo presagirmi che mi avrebbe reso una schiava mi eccitava oltre ogni misura. Tutto in me ribolliva, tanto che non riuscii più a trattenermi. Eppure ero brava a quel gioco, ma per la prima volta avevo incontrato qualcuno capace di tenermi testa. Allungai una mano e sfiorai lentamente il suo braccio, con un movimento di per sè casto ma che tradiva impazienza, voglia, una lussuria senza pari. "Per voi, conte, mi muterò in qualunque animale vi aggrada.." fissandolo "...oh sarò una cavalla fedele, vi seguirò ovunque, potrete essere buono con me oppure crudele e io sempre vi servirò, portandomi in me oltre le vette più alte del piacere.." la mia voce tradiva la mia eccitazione, la mia voglia, la mia determinazione ad averlo, e non celava quanto fossi persa in quell'azzurro striato d'oro dei suoi occhi. Poi quella parole sulla puledra basca o persiana, che immediatamente non capii, almeno finchè non vidi Lila poco distante, nuda che mangiava dell'uva. Un sorrisetto divertito mi si dipinse sul viso. Oh, povera ragazzina... Tornai a guardare il conte, senza preoccuparmi della ragazza. Lo fissai con uno sguardo eccitato, sensuale, lascivo e lussurioso come nessuno mai. Allora aprii la vestglia definitivamente, la lasciai cadere a terra con un gesto elegante, sensuale, senza remore e senza pudore, restando completamente nuda davanti a lui, eccezion fatta per le scarpe. Il mio sguardo percorse il suo corpo dal basso verso l'alto come l'avrebbe fatto la mia lingua, o meglio, come bramava di farlo la mia lingua. Giunta poi ad incrociare i suoi occhi, sorrisi. "Ditemi conte... avete ancora dubbi?" con uno sguardo che mostrava quanto fossi fiera di me stessa e non temessi alcuna rivale. https://cdn.pornpics.com/pics/2015-0...1552_15big.jpg |
Missan annuì a Gwen ed uscì.
Elv invece era in piedi davanti alla finestra, nervoso e teso per quella strana storia. |
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