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Entrai sentendo che era sotto la doccia, aspettando che uscisse dal bagno.
Le sensazioni della serata e del sogno ancora tornavano, di tanto in tanto e avrei voluto davvero avere più tempo per analizzare tutto ciò che era successo in così poco tempo, fin tanto che ci preparavamo per questa strana avventura. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Lo ascoltai attentamente, sembrava davvero una storia contorta e interessante.
Volva darmi il profilo psicologico di questo tizio perché lo analizzassi. Dopotutto, perché no? "Ma certo, fa vedere!" gli sorrisi, tendendo la mano per prendere il profilo che ancora non mi stava porgendo. |
Bret uscì dalla doccia e si vestì.
"Oggi è il gran giorno..." disse lui infilandosi la camicia e raggiungendo Marin "... viaggio verso l'ignoto." Ridendo. "Mi sembra di essere in un romanzo di Jule Verne o di Arthur Conan Doyle." Sistemandosi i capelli con del gel. "Però non ho ancora capito quanto sia alto il livello di rischio. Non credo si avrà un'assicurazione sulla vita." Divertito. "Eccomi, sono pronto per l'avventura." E insieme raggiunsero gli altri al pian terreno. Una grossa Jeep li stava attendendo per portarli in un luogo non specificato dell'isola, dove una nave aspettava loro per salpare. Erl guardò Sunis e le fece l'occhiolino, per poi tirare fuori alcuni fogli dal borsello e passarli alla ragazza. Lei diede un'occhiata e si trovò davanti il profilo psicologico di un idividuo a lei molto familiare. Il tipico cattivo dei suoi romanzi, che amava usare un controllo mentale e violento sulle sue donne. |
"Lo spero anch'io, un viaggio verso l'ignoto è sempre una roulette russa" commentai, mentre si preparava.
"Speriamo di non tornare in pezzi" sarcasticamente. Poi, raggiungemmo la jeep per dare inizio al nostro viaggio. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Lessi attentamente il profilo psicologico.
Io stessa ne avevo consultati diversi per creare i miei personaggi, e non fu difficile individuare a chi assomigliasse quello che mi stava porgendo. "Oh ma questo è Lord Tarbol..." mormorai, annuendo, mentre leggevo. "Sì, il profilo psicologico sembra tratto da quelli che ho consultato per crearlo, dunque ha anche i suoi stessi gusti in fatto di crimini?" gli chiesi, sempre più incuriosita. |
Erl guardò Sunis negli occhi, tirando un'ultima boccata di fumo, per poi gettare via la cicca.
"Parlami di questo lord Talbot..." disse con interesse. Il viaccio in Jeep non fu comodissimo, poichè le stradine nella foresta erano anguste e dissestate. A bordo erano in 4: Marin, Bret, Laudrup e Fellay alla guida, affiancato da un strano individuo che non si era fatto vedere fino a questa mattina. Si trattava di un certo Junho, un giovane uomo alto e muscoloso, dai lunghi caplli corvini, lo sguardo scuro e accigliato, i linamenti gradevoli ma asciutti e poco amore per i discorsi. https://m.media-amazon.com/images/M/...1ODcy._V1_.jpg |
Il viaggio a bordo della jeep non era il massimo, poiché i percorsi erano dissestati, poco uniformi.
Con noi, vi era un uomo, Junho, che aveva tanto l'aspetto di un nativo dell'isola, anche se non sembra a molto espansivo. Mi chiedevo quale sarebbe stato il suo contributo alla spedizione, ma qualcosa mi diceva che potesse conoscere molto bene i territori che avremmo esplorato. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
La Jeep con a bordo Marin e gli altri attraversò un folto braccio di giungla, dove la vegetazione sembrav invadre tutto, crescere rigogliosa, selvaggia, quasi non temesse l'uomo bianco e le su armi, coì strane e diaboliche rispetto alla magia e alle tradizioni degli indigeni.
Infine l'auto arrivò dove sorgeva un villaggio abitato da nativi del posto, ma anche di alcuni missionari giunti qui anni fa per convertire gli indigeni e aiutarli. Qui la Jeep avrebbe sostato, poichè non c'era possibilità di proseguire con quel veicolo. Infatti la giungla oltre il villaggio diventava immensa, come uno sterminato oceano verde, attraversato da corsi d'acqua, alcuni infestati di serpenti acquatici, macchiettato da lagune covo di coccodrilli e abitato da tribù di selvaggi che vedevano nell'uomo bianco un qualcosa da temere e combattere. Al villaggio Fellay acquistò 5 robusti buoi, gli unici animali in grado di addentrarsi nella giungla tropicale ingaggiò 3 nativi come guida. Così il cacciatore, Marin, Bret, Laudrup e Junho, il solo del gruppo a conoscere la lingua dei nativi, insieme ai loro fucili, qualche pistola, i viveri e i 5 buoi, lasciarono il villaggio per entrare nella misteriosa giungla vergine. https://www.africarivista.it/wp-cont...este-Kenya.jpg |
Vi addentrammo nel fitto della foresta, sempre con maggiore difficoltà, fino a doverci fermare nei pressi del villaggio poiché era impossibile proseguire a piedi.
Lì, vennero acquistati dei buoi, seppur con qualche perplessità da parte mia e, armati e corredati di viveri, il nostro viaggio iniziò. Era davvero una strana esperienza, ma mi dicevo che non avrei dovuto considerarla diversa da un safari o che altro, per impedire al peso dell'eventuale scoperta di far nascere in me panico ed ansia. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Acquistati i buoi e diversi viveri, Marin, Bret, Fellay, Laudrup e Junho prosguirono verso il cuore della foresta.
Il verde dominava ovunque, con le sue infinite variazioni, i suoi continui giochi cromatici e i riflessi che sotto il caldo Sole tropicale parevano rendere quel luogo uno dei tanti regni perduti e fantastici che da sempre arricchiscono le canzoni e le ballate dei nativi. Più il gruppo proseguiva, più quel mondo selvaggio e meraviglioso sembrava aprirsi davanti a loro e chiudersi alle loro spalle, come se volesse rapirli dal mondo conosciuto. E infatti, dopo aver raggiunto una leggera altura fra giganteschi bambù, il gruppo si ritrovò davanti a un fiume. "In questo punto" disse Fellay "l'acqua non è molto profonda. Ognuno si leghi a uno dei buoi e attraverso il fiume. Attenti a non inciampare o la corrente potrebbe rendere difficile il rialzarsi." Parlando a tutti loro. "Inoltre se sentite pizzicare le gambe non fateci caso. Ci sono piccoli pesci in questi corsi d'acqua, sono fastidiosi ma non pericolosi." Così, dopo che ognuno si era legato a un bue, il gruppo passò il fiume, raggiungendo la sponda opposta. Marin accusò qualche graffio sulle caviglie, ma nulla di che. Le cose furono diverse dopo circa un'altra ora di marcia, quando la ragazza sentì bruciare all'altezza dei polpacci. Aveva un paio di sanguisughe attaccate alla pelle. "Ferma, non muoverti." Mormorò Junho, facendola sedere nonostante il bruciore causato da quegli animali. "Non provare a strappartele tu, o finirai per lacerarti la carne." "Qualcuno aiuti Marin a liberarsene!" Nervosamente Bret. Fellay si avvicinò, guardò le gambe della ragazza e si accese una sigaretta, fissando le sanguisughe. https://www.sognipedia.it/wp-content...sanguisuga.jpg |
Più ci addentravamo nella natura, più il nostro mondo ci sembrava lontano.
Era una sensazione sempre più evidente. Arrivati ad un corso d'acqua, seguimmo le istruzioni del nostro "capo spedizione" e lo attraversammo, seppur con il fastidio dei pesci. Tuttavia, qualcosa non andava. Il fastidio che provavo ai polpacci non era normale e proseguii anche dopo che fui uscita dall'acqua. Erano sanguisughe ed erano parecchio sgradevoli. Junho mi fece sedere, mentre io cercavo di trattenere i gemiti di fastidio e dolore che quei maledetti animali mi provocavano. Strinsi poi la mano di Bert, in realtà più per tranquillizzare lui, paradossalmente e sperai che facessero in fretta nel togliere quegli affari. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Fellay tirò qualche boccata dalla sua sigaretta, mentre Bret, che teneva Marin per mano, lo incitava a darsi una mossa per toglierle quelle sanguisughe.
Il cacciatore allora con la sigaretta scottò una per volta quelle sanguisughe, facendole contrarre, così da poterle togliere senza che causassero ferite sulla pelle della ragazza. "Ora possiamo riprendere il cammino." Disse, mentre Junho applicò il succo di alcune foglie sulle gambe di Marin per toglierle il bruciore. Il gruppo riprese la marcia, fino a giungere dove il fiume diventava una placida laguna. Qui trovarono una grotta. "Ci ripareremo lì dentro." Indicò Fellay. |
Fellay sembrava avesse tutt'altro di meglio da fare piuttosto che darsi una mossa con quelle sanguisughe, finché si decise e le scottò, staccandole con facilità.
Che schifo, davvero. Che scena orripilante... Ringraziai anche Junho, che applicò una mistura di foglie sulle ferite. Ad essere onesta, pensavo peggio, anche se iniziavo a chiedermi cosa mi avesse portata qui, ad accettare... Giungemmo poi nei pressi di una grotta ed il suggerimento di ripararci dentro una grotta poco distante mi sembrò molto sensato, dato da quant'eravamo in marcia. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Il Sole picchiava ancora forte e l'idea di ripararsi in quella grotta fu accolta da tutti con entusiasmo.
Ma una volta che Marin e gli altri etrarono in quella caverna notarono qualcosa in fondo, dove la parete rocciosa ne delimitava la fine. C'era uno scheletro, con accanto una pergamena arrotolata. https://i0.wp.com/noworriesbz.com/wp...75%2C395&ssl=1 |
Ci riparammo dal calura, godendoci la frescura della grotta, ma saltai quando vidi uno scheletro.
Dopo lo shock iniziale, però, vidi una pergamena arrotolata accanto e curiosa com'ero la presi. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Marin, dopo lo spavento iniziale, si avvicinò e raccolse la pergamena arrotolata accanto allo scheletro.
Il testo così recitava: "Partito da Aversia nel 1569, raggiunsi queste foreste allo stremo delle forze. La mia mappa era ormai perduta, bruciata nel rogo della mia carovana acceso dagli indigeni. Non ho più viveri e le ferite ormai mi tormentano senza sosta. ppure, ne sono certo, mancano poche miglia per giungere nel Fruiland. Avevo giurato di giungervi, attratto dai suoi tesori, ma oscuri idoli mi hanno preso di mira e ormai devo definirmi vinto. Chiunque troverà questa pergamena, in Nome del Cielo, desista da ogni proposito e da ogni avidità. Per quanto siano immensi i tesori di quel regno, le sue mura sono maledette e nessuno potrà mai arrivarci vivo. Che il Cielo abbia pietà di me." |
Osservai quel gesto così naturale di buttare la cicca nel posacenere, senza nemmeno sapere dove fosse. Un gesto che era difficilissimo da inserire in un libro, mi ripromisi di provarci, anche solo come esercizio di scrittura.
Poi mi concentrai sulla sua domanda, su Lord Talbot. "Lord Talbot è un sadico e uno psicopatico, la sua sete di potere è soltanto una scusa per poter vedere la sofferenza negli occhi delle sue vittime, con un minimo di scusa, ecco... come se volesse giustificarsi" cercai di spiegare. "Cosa che per esempio Viktorija non fa, lei è sadica e basta..." sorrisi divertita. Perché a scrivere le parti che la riguardavano mi divertivo sempre moltissimo. "Ma c'è qualcosa che vuoi sapere in particolare di Lord Talbot?". |
Ciò che lessi non fu per niente rassicurante, in merito al nostro viaggio.
"Leggi qui" dissi a Bert, mostrandogli la pergamena. Dubitavo fosse solo uno spauracchio infantile, era tutto decisamente troppo serio per me. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Bret lesse la pergamena passatagli da Marin, per poi mostrarla a Fellay e a Laudrup.
"Sembra che qualcuno ci abbia preceduto arrivando qui tempo fa..." disse Fellay dopo aver letto. "Parla di un misterioso posto chiamato Fruiland, che sembra essere molto ricco..." mormorò Laudrup, dopo aver anche lui letto la pergamena "... non ho mai sentito quel nome..." "Sarà un vecchio mito..." accendendosi una sigaretta Fellay "... il mondo è pieno di terre fantastiche, ricchissime e impossibili da raggiungere. Questo poveraccio si sarà imbarcato in un viaggio assurdo per trovare il suo paese immaginario." indicando lo schletro dello sfortunato viaggiatore. |
"Si..." disse Erl a Sunis "... vorrei capire perchè quel tipo ha scelto un uo personaggio da cui prendere spunto e perchè... potrebb essere qualcuno che tu conosci? Un amico, un lettore ossessionato dai tuoi scritti, qualcuno che hai incontrato a qualche evento o magari un aspirante scrittore che vuol copiarti?"
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Tutti lessero la pergamena e formularono delle ipotesi.
"Beh o quel luogo non è mai esistito e lo sventurato ha inseguito un mito, o è disperso ed inesistente da tempo immemore, forse a metà, un po' come Atlantide" ipotizzai allora io. "Certo è che aveva il gusto per il melodrammatico. Magari è stato anche lui attaccato dalle sanguisughe ed era un animale da palcoscenico..." aggiunsi poi, con cinico sarcasmo, pensando al tono cupo della pergamena. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
"Risistemiamo la pergamena davanti allo scheletro." Disse con tono mesto Laudrup. "Veglierà suo sonno." Facendosi il Segno della Croce.
"E sia." Mormorò Fellay, rimettendo la pergamna nel punto in cui era stata raccolta. "Ma dubito che questo scritto potrà vegliare sulla sua anima." Ridacchiando. "Vorrà dire" fece Laudrup "che servirà da monito da altri che giungeranno qui, mettendoli in guardia." "In guardia da cosa?" Bret. "Solo il Cielo lo sa." Rispose cupo Laudrup. "Di certo" disse Fellay "con noi non è servito. Proseguirmo il nostro viaggio. Non ci lasciamo spaventare da queste cose." "Le rammento" fissandolo Laudrup "che molti deridevano i racconti di Omero prima che Schliemann riportasse alla luce le tombe micenee e le mura di Troia." "Ho paura che qui molti rischiano di farsi ingannare dal canto delle sire." Ridendo Fellay, per poi far cenno a tutti loro di lasciare la cavarna e prosguire. Dopo quel cupo ritrovamento non era più il caso di sostare lì. Bret fece una smorfia a Marin e tutti ripreseo il cammino. Proseguirono per una mezz'ora, sotto il Sole che solo a stento dava tregua grazie a brevi zone d'ombre. Due buoi morirono per il morso di alcuni serpenti, mentre un altro fu abbattuto da Fellay dopo essersi azzoppato. Arrivarono infine presso una laguna circondata da una foltissima vegetazione tropicale. "Faremo sosta qui." Fellay al gruppo. "Ma non potremo bere l'acqua di questo luogo." Mormorò Junho, per poi indicare agli altri un simbolo inciso su una pietra che sorgeva dall'acqua. "Si, hai ragione..." annuì Fellay "... è un segno degli indigeni... indicano che l'acqua è tokapi... ossia posseduta dagli spiriti." "Anche l'acqua ha bisogno quindi di un esorcista?" Sarcastico Bret. "Significa che è acqua velenosa..." accendendosi una sigaretta Fellay "... porta alla pazzia..." fumando. "Vi sono dunque indigeni in queste latitudini?" Chiese Laudrup. "Secondo le carte gli unici esseri umani in queste zone siamo noi." Guardandolo Fellay. "Se ci fossero tribù indigene ne sentiremmo i tamburi." "Questo segno allora chi lo ha inciso?" Domandò Laudrup. "Sarà vecchio di secoli, quando qualche selvaggiò vi giunse per cacciare." Spiegò Fellay. |
Osservai con aria dubbiosa la scena fra Laudrup e Fellay, anche se credevo poco a tutto ciò.
Avremmo proseguito comunque il nostro viaggio. Infatti, andammo. Il Sole non dava treegu, ma speravo che ciò non portasse troppo vicini al collasso, sarebbe stato il colmo dopo il morso delle sanguisughe. Perdemmo anche tre animali, nel tragitto, a causa delle pessime condizioni della foresta. Ma del resto, cosa ci aspettavamo? Non era certo una serata al cinema, o una gita al parco. Ci avvicinammo, infine, ad una laguna, la cui acqua era veramente invitante, ma ci fermammo in empo per renderci conto che era contaminata ed inutilizzabile. "Che spreco, un grande specchio d'acqua come questo..." scossi la testa, pensando di non poter alleviare la forte calura, dopo tutto il tragitto. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
"Già..." disse Fellay a Marin, accendendosi una sigaretta "... la giungla è questo..." fumando.
"Perderemo altri buoi di questo passo..." fece Laudrup. "Probabile." Asciugandosi il sudore Fellay. "Ehi, guardate." A un tratto Junho al gruppo. "Là." Indicando un punto oltre la vegetazione. Qualcosa luccicava sotto le fronte degli alberi tropicali. Fellay allora prese il binocolo. "Sembra..." mormorò. "Cosa?" Bret. "Sembra una lunga costruzione tra le piante..." Fellay "... qualcosa di grosso..." posando il binocolo "... andiamo a dare un'occhiata." Così il gruppo si mosse verso la misteriosa costruzione sommersa dalla vegetazione. Attraverso alberi secolari dai rami giganteschi, ciclopiche radici che spuntavano dal sottosuolo e liane che come fitte ragnatele crescevano ovunque, il gruppo arrivò in un angolo dimenticato della giungla tropicale, dove tra questa vegetazione dominante vide spuntare basamenti di blocchi megalitici, come fossero i resti di remote costruzioni dimenticate. https://www.ab-in-den-urlaub.de/maga...Angkor-Wat.jpg |
"Non penso che noi, insieme agli animali, ce la passeremo meglio" aggiunsi, con tono diretto e senza fronzoli.
Del resto, come potevamo andare avanti con un collasso causato del Sole e senza accesso agli specchi d'acqua? Bah... A quanto pareva, era tutto da vedere in questo viaggio, speravo solo non avessimo troppi danni. Poi, notammo qualcosa fra la vegetazione. Una costruzione, a ben vedere. Avanzammo e ci trovammo di fronte ad un edificio di cui era possibile individuare l'appartenenza ad un'epoca ancestrale ormai persa nei millenni. "Sembra una sorta di tempio, come quelli che presenti in India, o in Thailandia" ipotizzai, guardandolo. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
La vegetazione cresceva ovunque, selvaggia e lussureggiante, permettendo solo a sprazzi di intravedere quelle antichissime vestigia di un'epoca ormai dimenticata.
"Si, qualcosa di simile..." disse Laudrup stupefatto e annuendo a Marin "... forse è ciò che resta di un'antica città ora immersa nella giungla. Anche gli altri del gruppo erano stupefatti. "Nessuna mappa segnala nulla di simile..." stupito Fellay "... probabilmente siamo i primi uomini moderni a giungere in questo luogo." "Di certo nessun altro negli ultimi secoli ha mai visto nulla del genere..." mormorò Bret guardandosi intorno. "In queto luogo albergano ancora gli spiriti..." fece Junho fissando quelle rovine "... odo chiare le loro voci..." "Magari i nostri problemi fossero spiriti e fantasmi..." Fellay, per poi indicare al resto del gruppo alcune figure immobili fra la vegetazione a fissarli. https://www.sorrisi.com/wp-content/u...7d-886x494.jpg |
Il tempio non sembrava figurare sulle mappe, ma poteva essere comunque interessante studiarlo.
Seguimmo poi la zona della vegetazione indicata e notammo degli uomini fissarci. "Speriamo siano pacifici e solo curiosi." Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
"Non arretrate ed evitate di fissarli negli occhi." Disse sottovoce Fellay a Marin e al resto del gruppo. "Non fte gesti improvvisi o altro che possa impressionarli."
Qui selvaggi erano immobili a fissarli, tutti armati di lance, asce e archi con frecce e segni dipinti sui loro corpi. "Hawku, tunde mokao nai!" Gridò uno di quelli. "Amunike, loko nubure!" Alzarono alloro tutti le lance, puntandole verso il gruppo. "Si mette male..." fece Bret "... non voglio fare da bersaglio..." "Cosa facciamo?" Laudrup. "Voi nulla, lasciate fare a me." Mormorò Fellay, per poi prendere il suo fucile e puntarlo verso i selvaggi. "Se ne ucciderete uno diventeranno ancora più ostili..." Laudrup. "Lo so, anche se ho una gran voglia di farlo..." rispose Fellay, per poi sparare e colpire una grossa noce di cocco sulle teste dei selvaggi. La noce esplose e la sua acqua finì sui quegli uomini, che impressionati restarono sgomenti davanti alla canna fumaria di Fellay. |
Seguimmo le indicazioni di Fellay, mentre prendevo la mano di Bert e la stringevo.
Il modo in cui gli indigeni ci fissavano non mi piaceva, specie quando ci puntarono contro le lance. Lì ebbi davvero timore, ma mi imposi di rimanere calma e di avere sangue freddo. Alla fine, il nostro compagno di viaggio colpì una noce di cocco, che aprendosi fece arrivare l'acqua sugli indigeni, che arretrarono. Potevano solo sperare che fossero intimoriti tanto quanto noi. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Si sentiva ancora l'eco del fucile di Fellay nell'aria, il che spaventò ancora di più quei selvaggi, finiti inginocchiati davanti al gruppo di Marin e gli altri.
"Waku tumpa ineko..." disse uno di quelli, visibilmente spaventato. "Forse siamo riusciti a impressionarli..." sottovoce Fellay agli altri "... anche se non ho idea di cosa stia parlando quel selvaggio..." "Pensavo che lei conoscesse tutti i dialetti di queste latitudini." Mormorò pianissimo Bret, che teneva stretta la mano di Marin nella sua. "Qualunque idioma parlino questi selvaggi" sempre a bassavoce Fellay "nessuno al mondo penso possa comprenderlo." "Sta dicendo che abbiamo scovato una tribù sconosciuta?" Laudrup. "Più o meno." Annuì Fellay, per poi voltarsi a guardare i selvaggi inginocchiati. "Voi!" Con tono imperioso a quegli uomini tribali. "Siamo dei giunti dal cielo! So che non potete essere degni di capirci, ma portateci dal vostro capo!" Gesticolando, cercando così di farsi capire. "Anko! Itto, anakunde!" Esclamò uno di quelli, per poi alzarsi e far segno al gruppo di seguirlo. "Vuol farsi seguire." Fellay ai suoi compagni di viaggio. "Mi raccomando, prudenza..." E così il gruppo seguì i selvaggi. |
Lo scambio fra il nostro gruppo e gli indigeni fu strano, a parte le manie di grandezza di Fellay.
Guardai Bert indecisa, mentre li seguivamo. "Onestamente non capisco dove stiamo andando a parare... Perchè dobbiamo deviare dal percorso, adesso? Dove ci potrebbe portare tutto questo?" Dissi sottovoce a Bert. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
"Non ne ho idea..." disse sottovoce Bret a Marin, mentre il gruppo seguiva quegli indigeni "... a me sembra di essere in un vecchio film d'avventura degli anni'30..." con un filo di sarcasmo.
Attraversavano la folta giungla tropicale in una densa e vaga nuvola di umidità, dove persno i loro orologi, collanine, anelli e armi sembravano sul punto di ossidarsi. In certi passaggi la vegetazione era così fitta e gigantesca da intrecciarsi sopra le loro teste, al punto che prsino i raggi del poderoso Sole degli tripici faticava a farsi spazio. Titanici bambù spuntavano dal terreno molle come fossero gli aculei di un antico mostro preistorico addormentato, mentre immani radici emergevano nel fogliame equatoriale rendendo il suolo scosceso e deformato. "Crede" piano Laudrup a Fellay "sia prudente seguire questi selvaggi?" "Per ora non abbiamo altra scelta..." sottovoce Fellay "... nella loro cultura un nostro rifiuto potrebbe farci apparire come degli spergiuri... e da queste parti nulla è più rischioso che sembrare ostile a qualche divinità tribale... io comunque ho il fucile a portata di mano..." A un certo punto il gruppo di bianchi e di indigeni si inerpicò su un pendio alquanto ripido, al punto che Marin fu aiutata da Bret per risalirlo, sbucando poi su una lieve altura, da cui si poteva ammirare l'interno dell'isola. E lo spettacolo agli occhi di Marin e dei suoi compagni di viaggio fu spettacolare. https://www.slashfilm.com/img/galler...tro-import.jpg |
"Probabilmente sbarcheremo su un set di Hollywood..." risposi al sarcasmo di Bert.
Nel frattempo, continuavamo a seguire gli indigeni senza sosta, sovrastati dall'umidità come una nuvola, ad attraversare il percorso spesso incidentato, tanto che Bert dovette spesso aiutarmi. Alla fine, la vista che ci si parò davanti agli occhi fu... Molto strana. "Sembra... Sembra New York abbandonata fra ottant'anni" dissi stranita. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Marin aveva ragione, davanti a loro si mostrò una gigantesca città in rovina, con la vegetazione che folta e selvaggia cresceva e spuntava in ogni dove.
Liane lunghissime, fogliame dalle dmensioni innatutali, fiori dai colori esotici e sconosciuti, radici monumentali che fuoriuscivano dove un tempo asfalto e basamenti ricoprimano tutto. I grattacieli, decadenti e fatiscenti, si stagliavano come rovine di un tempo perduto su un orizzonte postapocalittico. Non solo Marin ma anche gli altri restarono increduli di fronte a quello scenario. "Cosa..." disse quasi balbettando per lo stupore Laudrup "... cosa ci fa una città nel bel mezzo di questa giungla tropicale?" "Ciò che resta di una città vorrà dire..." scioccato Fellay. "Forse... forse Marin ha ragione... è un set cinematografico e qualcuno ci sta prendendo in giro..." incredulo Bret. |
Eravamo tutti in stato di shock e non stentavo a crederlo, del resto.
Non sapevo cosa potesse farci una copia di New York proprio qui. "Credete che abbia un senso chiedere agli indigeni? Ci saprebbero rispondere? Vorrei davvero capire che senso abbia tutto questo" guardandomi attorno incredula. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
"Dubito che che capirebbero la nostra lingua..." disse Fellay a Marin "... come del resto noi la loro..."
"Seguiamoli, a questo punto sono curioso da impazzire." Bret. "Si, solo così, forse, capiremo tutta questa assurdità." Mormorò Laudup. "Tu cosa ne pensi?" Fellay a Juninho. L'altra non rispose nulla, ma il suo sguardo era eloquente, circa il suo stupore. Seguirono così gli indigeni, attraversando quel luogo assurdo, tra cemento in decadenza e una flora che dominava su tutto. Passare in quelle che un tempo dovevano essere state strade trafficate, con negozi, vetrine, piazze, rioni e quartieri, fra grattacieli altissimi e costruzioni di ogni genere, trasmetteva una profonda angoscia nell'animo di Marin e degli altri. Alla fine arrivarono davanti a una struttura ampia, alta, che un tempo doveva apparire lussuosa e monumentale, forse il municipio o qualche palazzo governativo, tutta circondata da una moltitudine di indigeni armati che circondavano una tenda, sotto cui c'era un trono fatto di legno e gemme preziose, sul quale sedeva una strana figura. Si trattava evidentemente di uno stregone, o forse uno sciamano, abbigliato con pelli e maschera rituale. "Aka, tinde mo tak!" Disse uno degli indigeni che avevano portato lì Marin e i suoi compagni. "Uke rusta tabeke!" Lo stregone lo zittì con un cenno e poi si alzò, uscendo dalla tenda ed avvicinandosi al gruppo dei bianchi, proprio di fronte a Marin, fissando i suoi capelli rossi. https://m.media-amazon.com/images/M/...pg_UX1000_.jpg |
Non avevano torto, ma dovevamo essere onesti nel dire che fosse una visione scioccante.
Avanzammo fra quelle strade, che un tempo -ma quale?- dovevano essere state trafficate, piene di un vivace viavai. Ora, invece, restava solo uno scenario post-apocalittico raggelante. Alla fine del percorso, gli indigeni ci portarono fino ad una tenda, sotto cui c'era un trono. Su di esso, sedeva quello che sembrava una sorta di capo, con una maschera sul viso. Si alzò e si avvicinò a noi, piazzandosi di fronte a me. Presi allora la mano di Bret stringendola forte, non sapendo a questo punto cosa aspettarmi da questo viaggio. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Lo stregone fissava Marin attraverso gli occhi della sua maschera scimmiesca, accarezzandole i capelli rossi.
La ragazza teneva la sua mano in quella di Bret, mentre lui osservava che quello stregone non facesse gesti pericolosi. Dietro di loro stavano Laudrup e Juninho, con in mezzo Fellay. "Da queste parti" sottovoce questi "le rosse scarseggiano..." accarezzando con la mano il calcio della sua pistola, pronto a farla sparare in caso di necessità. "Allontanatevi dagli uomini bianchi!" Ordin all'improvviso la voce autoritaria di una donna, facendo arretrare di scatto lo stregone e gli altri indigeni. |
Mi irrigidii quando sentii che mi toccava i capelli e strinsi ancora di più la mano di Bert accanto a me.
Sentii le parole di Fellay che, comunque, non mi tranquillizzarono. All'improvviso, però, sentimmo tuonare una voce femminile, che intimò a tutti di allontanarsi da noi. Non sapevo chi fosse, ma gliene ero grata. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Tutti si voltarono a quella voce, così diversa dal tono, quasi animalesco, adoperato da quegli indigeni.
Marin e gli altri videro così una donna di alta statura, slanciata e dai lunghi capelli di un biondo pallido, la pelle diafana e gli occhi che scintillavano come smeraldo. Indossava un lungo abito di una seta preziosissima e sul capo una corona di oro purissimo. "Ehi..." disse sottovoce Fellay agli altri "... che ci fa una donna simile in mezzo a questi selvaggi?" "Comincio a pensare che siamo finiti fuori dal mondo..." mormorò Laudrup. La donna avanzava con passo sicuro e solenne, mentre gli indigeni si inchinavano, come spaventati, al suo incedere. https://i.pinimg.com/originals/a3/ff...003895a75c.jpg |
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