Vidi il terrore sui loro volti, e non potevo dar loro torto.
Elv voleva quei tre milioni e non si sarebbe fermato se non glieli avessero dati.
Erano questi i momenti in cui non lo riconoscevo, era come avere davanti un altro.
Anzi.
Avevo davvero un altro, davanti ai miei occhi.
Poteva dire qualsiasi cosa, ma non era lui.
E adesso, era un'altra la domanda che mi ponevo: ero disposta a stargli accanto nonostante tutto?
E benché lui stesso affermasse che fossero uomini senza morale, erano sconvolti, turbati.
Allora li guardai con fare incoraggiante, sperando che si decidessero ad accettare.
Non volevo che la sua follia si abbattesse su altra gente.

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“Mi fai morire, Altea...” disse Hunt.
Poi si staccò da lei e rispose al cellulare.
“Ciao, cara...” al telefonino “... si, tutto bene... ti mancavo? Anche tu...” mentendo.



“Si, va bene...” disse Tocan ad Elv “... avrà il suo sporco denaro...”
“Perfetto.” Compiaciuto Elv. “Riceverete i dati per trasferire il denaro su un conto bancario stabilito.” Alzandosi. “Credo sia tutto. E' un piacere fare affari con voi, signori.” Divertito. “Andiamo, mia bellissima amica?” Porgendo la mano a Gwen.

Quelle parole, quelle frasi...anche se false, il solo pensiero lei in quel momento lo volesse e desiderasse quanto me, un moto di gelosia pervase il mio animo.
Hunt doveva fare una scelta, ci sapeva fare con le armi, le bombe, i dispositivi, era un ottimo agente segreto..e con le donne?
La mia mano andò sulla sua e presi il telefonino poggiandolo sul mio viso.
Sentivo lei parlare e dissi.."Sta mentendo, ora si trova in auto con me, mi sta baciando...non ti stava pensando, ha detto che mi ama...forse preferisco dirtelo io, perché non mi piace una donna sia ingannata" e rimisi il cellulare nella mano di Hunt porgendolo all' orecchio suo..ora avrei capito, non volevo perdere, non ora.

Hunt restò sorpreso ed incredulo da ciò che fece Altea.
“Pronto...” disse poi cercando di ritrovare lucidità “... pronto? Ma no, cara... avevo lo stereo acceso in auto... trasmettevano uno di quei racconti in cui a leggerli è un attore famoso... hai presente?” Ridendo. “Si, esatto... una di quelle storie romantiche... ora devo andare... anche io...” e staccò.
Guardò allora Altea.
“Ma sei impazzita?” Fissandola.

Alla fine Tocan si convinse, per fortuna.
Non avrei retto altri morti in diretta.
Sospirai silenziosamente quando si rivolse a me e presi la sua mano alzandomi da tavola.
Non sapevo se essere felice perché stavamo andando via, o essere tesa perché non sapevo cosa mi aspettava adesso.

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Non potevo udire alle mie orecchie, no...non era così che doveva andare.
Oh si, ci sapeva fare con le donne come nel lavoro..sapeva recitare la parte.
Appena riattaccò e mi parlò, mi alzai di scatto e lo guardai negli occhi "Ora ti dirò perché ti sto guardando in questo modo" furibonda "A che gioco stai giocando...ahhh...ho capito, ti vuoi tenere la moglie e pure l' amante, no io non ti dividerò con nessuno, mi hai tradita...se davvero mi amassi avresti detto era vero...comodo vero...amoreggi con la collega in auto" estraendo la pistola con rabbia e ponendogliela sotto il mento "E poi vai a casa e vai a letto con tua moglie dimenticandomi....da ora in poi Signor Hunt....mi parlerai solo di lavoro o ti ammazzo e forse Montes mi darà ragione".
Staccai la pistola dal mento e mi abbottonai la camicetta "Vai avanti, ho da fare" senza pietà ma col cuore distrutto.

“Io invece non vado da nessuna parte.” Disse Hunt togliendo le chiavi. “Da qui non ci muoviamo se non mi ascolti.” Fissando deciso Altea. “O mi ascolti o mi spari.”



Gwen ed Elv scesero a prendere l'auto e lasciarono quella casa.
“Tutto andato per il meglio.” Disse lui guidando. “Serata fruttuosa, non trovi?” Sorridendo.

Lo guardai con sguardo torvo e caricai la pistola puntandogliela..."Si, o sparerò...dimmi....puoi dire qualsiasi cosa sai? Come potrei crederti...dimmi..quando hai fatto il doppio gioco ora...parla avanti...ti do la possibilità di parlare" con la pistola puntata su di lui e osservandolo in viso seria.

Salimmo in macchina e subito partimmo per tornare alla villa.
"Pare di sì" mi limito a dire.
Non sapevo neanche io con che tono.
Non sapevo che dire, che pensare e cercavo di fare chiarezza dentro di me.
Cercavo di capire cosa volessi veramente, SSE questa fosse la strada che volevo percorrere, soprattutto al suo fianco.


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“Si, se proprio devo essere ucciso, allora mi piace pensare che sia tu a farlo...” disse Hunt facendo l'occhiolino ad Altea “... spero ora mi ascolterai e ragionerai... ti pare voglio dirlo così a mia moglie? Con la mia amante che le parla al cellulare come in una puntata di quei reality in tv? Non voglio gettare una simile bomba, potrebbero subirne le conseguenze i miei due bambini. Io ti amo... e lo dirò a mia moglie... ma non così.”



“Ti sento inquieta...” disse Elv guidando “... dimmi cosa pensi... tutto ciò a cui stai pensando ora...” a Gwen.

"E tu....tu.....mi baci, ti prendi tutto di me compreso il mio cuore" puntandogli la pistola al suo cuore e sputai tutta la rabbia "E come nulla fosse dici a tua moglie ti mancava e altre romanticherie...senza preoccuparti che mi avresti ferito..? Volevi rassicurarla..potevi semplicemente dire eri al lavoro...agente Hunt, non si portano cellulari personali nelle missioni, si ricordi...non ti preoccupare che i tuoi bambini non subiranno conseguenze poiché io in questo momento non ti credo, e puoi dirmi qualsiasi storia, che la troverò menzognera e banale...e ora o accendi questa stramaledetta auto e vai da quel Demonologo o andrò a piedi" rimanendo fissa con la pistola al suo cuore, mi aveva ferito e io non lo avrei più perdonato.

Il suo tono non era ora di sfottò, nemmeno sornione, o minaccioso.
Solo molto serio.
Era come se tornasse, a volte, l'Elv che conoscevo.
Solo vaghi sprazzi.
"Sto pensando se sia questa la strada giusta da percorrere, per me" risposi con sincerità e schiettezza.

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Hunt scisse il capo ed accese l'auto.
“Spero tornerai a ragionare, senza essere più così cocciuta...” disse ad Altea.
Partirono, diretti da Don Tommaso.
Hunt però non voleva arrendersi.
La voleva troppo.



"Si, è la strada giusta." Disse Elv guidando. "Perchè sei accanto a me." A Gwen.

"E questo è scontato, secondo te?" chiesi allora, a metà fra il curioso e il dubbioso.
Tecnicamente lo sarebbe stato, sì, se non si fosse rivelato uno che faceva saltare in aria la gente con la stessa facilità con cui si beveva un bicchier d'acqua.
Era stato tutto troppo veloce e c'erano ancora tante domande a cui non sapevo dare una risposta.

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"Bene, vedo hai capito" tamburellando nervosamente la mano sul finestrino dopo aver riposto la pistola, mi guardai allo specchietto, il mio viso diafano era diventato ancora più pallido per l' ira e la tensione ma non parlavo, rimasi in silenzio.

La Ferrari arrivò in città e poi raggiunse la chiesa della Santissima Annunziata.
"Eccoci arrivati..." disse Hunt ad Altea "... vuoi dirmi qualcosa prima che andiamo da Don Tommaso?"



"Non do nulla per scontato." Disse guidando Elv. "Soprattutto le cose importanti, come l'averti qui con me ora..." a Gwen.

Arrivammo alla chiesa e risi.. "Io... E che dovrei dirti.. Che sto male e mi hai ferita.. Che ci tenevo a te e ho sbagliato?" scossi il capo.

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Mi voltai verso di lui, guardandolo alcuni istanti.
Poi, viste le dimensioni ridotte dell'abitacolo della Corvette, poggiai la testa sulla sua spalla, accarezzando lentamente il suo braccio.
"Mi sento confusa... In bilico..." ammisi, con voce non bassa, bensì meditabonda.

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La Ferrari si fermò davanti all chiesa.
"Se non mi credi..." disse Hunt "... se sei convinta di ciò che pensi ed ogni mia parola è inutile, se sei disposta a gettare tutto così... beh, allora forse non è vero che mi ami..." fissando Altea.



Lui le accarezzò il braccio, dolcemente.
"Per me il mondo e la vita di ogni uomo non conta nulla..." disse Elv guidando nella notte "... ma tu sei diversa... questa è la verità... per me sei solo tu il mio mondo..." a Gwen.
Era una sera umida e piovosa, con la campagna silenziosa e buia.

Inevitabilmente mi colpirono quelle parole.
E non potevo fare a meno di crederci.
Il suo tono, la sua voce, le sue carezze sul mio braccio.
Tutto mi obbligava a credergli.
Era l'unica cosa da fare.
"Ti ricordi quando accettai la tua proposta di vivere fuori città per poter stare insieme?" dissi poi, accarezzando la sua mano sul mio braccio.

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"Io ricordo tutto..." disse Elv a Gwen "... ogni parola, ogni momento, ogni sensazione..." guidando nella notte.

Accennai un sorriso.
"Volli subito mettere in chiaro che non accettavo perché mi piacesse l'idea, ma perché volevo starti vicino e avevo capito che era l'unico modo per stare con te. E probabilmente è così anche adesso..." dissi, iniziando a trovare un vago senso a tutta quell'assurda situazione.

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Elv guardò Gwen con i suoi profondi occhi neri.
Senza rallentare ed incurante della strada bagnata si sporse verso di lei e senza dire nulla la baciò.
Un bacio breve ma intenso, lungo un solo istante, ma profondo e capace di fermare il Tempo, anche se per un solo attimo.

Mi guardò coi suoi occhi scuri e profondi e prima che potessi dire qualcosa mi baciò.
Durò solo un istante, ma fu intenso e bellissimo, come solo con lui poteva essere.
Sorrisi di nuovo e tornai con la testa sulla sua spalla, stringendomi a lui.
"Ti amo... Può essere folle, adesso, ma ti amo..." mormorai.
Dovevo arrivare a vederlo col suo vero volto per decidermi a dirglielo, ma era questo il momento giusto per farlo.
Rimasi sulla sua spalla, in silenzio, chiudendo gli occhi in totale abbandono e rilassatezza, mentre avanzavamo nella campagna silenziosa.

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Era una sera umida e silenziosa, avvolta in una campagna dai tratti ancestrali e le ombre mutevoli, come a perdersi nei giochi di un mondo magico e misterioso.
L'auto correva lungo la stradina quasi percorresse la sagoma oscura del Tempo.
Tutto infatti sembrava essersi fermato.
Così Gwen si ritrovò nel palazzo del Duca Bianco.
Il cameriere di colore servì loro un tè caldo, aromatizzato al limone, con dei deliziosi pasticcini.

Dopo un tempo che mi sembrò infinito, tornammo alla villa e il cameriere ci servì del tè al limone con dei biscotti e subito mi premurai a sorseggiarlo, ristorandomi dal fresco della brughiera.
Era stata una giornata lunga, infinita, una giornata fatta di sconcerto ma anche, inspiegabilmente, di amore.
Quello fra noi, che nemmeno in questo caso riusciva a mutare, rimanendo saldo e incrollabile.

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Il camino era stato acceso ed il tepore investiva il salone.
Elv finì il suo tè, per poi sedersi davanti al fuoco leggendo una lunga lista scritta a matita, mentre Gwen terminava di bere il tè e mangiare i biscotti.
Lui era assorto nella lettura.
"E' rimasto un ultimo cliente e poi il mio lavoro in questa città sarà finito." Disse.

Il camino acceso, il tepore nella stanza ed Elv seduto lì davanti mi riportarono alle sere nella sua casa in montagna.
Quell'atmosfera calda, raccolta, intima.
Finii il mio tè e lo raggiunsi, sedendomi accanto a lui.
Stava controllando una lista.
"Cosa hai in mente di fare dopo?" chiesi a quel punto.

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“Forse mi riposerò per un intero anno, o magari per due...” disse a Gwen “... c'è sempre un'isoletta nei mari del Sud... incontaminata e sconosciuta ai più... dall'acqua mista di un celeste e di un verde, la sabbia bianca, il cielo azzurro che si specchia in un mare sconfinato e spumoso di onde calde... chissà, un'isoletta fatta apposta per due persone...” sfiorandole i capelli “... ho sentito dire che la Luna a quelle latitudini splende di una luce diversa... le stelle sono sconosciute ed il vento porta con sé l'eco di mondi e storie lontane...” accarezzandole con un dito le labbra, mentre il bagliore del fuoco del camino sembrava dipingere quell'isola da sogno nei suoi occhi neri.

"Magari tre, è il numero perfetto..." con tono divertito.
Poi, rimasi ad ascoltare la descrizione di quel meraviglioso panorama che dipingeva davanti ai miei occhi, accarezzando una ciocca sfuggita all'acconciatura.
Ed era una prospettiva stupenda, impagabile, di quelle che fin da subito si assaporano e si pregustano con soddisfazione.
Lasciai un bacio sul sito che accarezzava le mie labbra, poi sciolsi i capelli, che crollarono vaporosamente giù.
"È un'immagine stupenda..." mormorai guardandolo, quasi potessi attingerla dai suoi occhi luminosi che brillavano nella penombra.

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“Non stupenda come quell'immagine che vedo ora davanti a me...” disse Elv restando a guardare Gwen con tutti i capelli rossi ora sciolti e vaporosi ad incorniciare il suo viso.
Ed allora, al caldo tepore del camino acceso, la baciò.
Quasi un bacio fiabesco, di quelli incantati, magici, speciali, dopo i quali tutto può accadere.
Forse anche realizzarsi il sogno di quell'isola sconosciuta immersa nei mari del Sud, oltre ogni orizzonte ed al di là di tutti i loro sogni.

Sorrisi di un sorriso innamorato, mentre mi beavo del suo sguardo rapito su di me.
Mi baciò al caldo tepore di quel camino, mentre stringevo il suo viso fra le mani e quasi lo avvolgevo coi miei capelli ramati, portando con sè in quel bacio la magia di quei luoghi da favola, lontani e misteriosi, magici.
Quei luoghi in cui tutto era possibile, soprattutto l'Amore, come quello unico e indissolubile che ci legava.


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Sospirai e mi misi le mani tra i lunghi capelli osservando quell'azzurro intenso e sicuro dei suoi occhi.. Che non ammetteva repliche "Come puoi dirmi questo, se non ti amassi non sarei arrabbiata e furibonda. Ti osservo e dietro vedo l'ombra di lei. Tu non devi competere con nessuno, pensi sia facile per me saperti pure di un'altra? Temo pure di rovinare la tua vita se dovesse andare male.. Dovresti.. rassicurarmi. Strano vero.. Agente CR9 che deve essere rassicurata"con un lieve sorriso.

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Tenevo il tizio sotto tiro mentre andavamo in macchina dal grande capo misterioso.
Ma d'un tratto uscimmo di strada e la macchina si ribaltó e andò in fiamme.
"Maledizione!" Imprecai mentre cercavo di uscire dall'auto, per poi aiutare Settimius, che poteva essermi ancora utile.

Si baciarono, a lungo e con passione.
Gwen si ritrovò stretta ad Elv, a cavalcioni su di lui, seduto sulla poltrona.
Si baciavano con enfasi, con ardore, quasi in una lotta corpo a corpo, l'una sull'altro, l'una contro l'altro.
I loro volti erano sommersi dai capelli di lei, in un amplesso di labbra e di lingua, di sapore e profumo, di sospiri e sussurri.
Allora Elv cominciò a spogliarla.



“Altea, io voglio te...” disse Hunt “... solo te... non c'è nessun'altra nei miei pensieri... neanche mia moglie... non lo capisci? C'è un alberghetto poco lontano da qui... lungo la strada... andiamo lì per il resto della notte... dammi la possibilità di dimostrarti quanto io ti ami... ti prego...”



La Pantera cercò di uscire dall'auto.
Fuori era tutto buio, umido e freddo.
In quel momento lei si accorse che Settimius non c'era nell'abitacolo.
Poi da fuori sentì dei rumori.

Tutto esplose all'improvviso.
Quella passione incontrollata esplose come le fiamme di un incendio che divampa.
Mi ritrovai stretta a lui, seduta sulle sue gambe, mentre insieme riempivamo lo spazio esiguo della poltrona.
Quel bacio era appagante, profondo, travolgente, esattamente ciò che nasceva fra noi anche al minimo sguardo.
Sentii che iniziava a spogliarmi, così io sbottonai la sua camicia, per poi toglierla, mentre ancora il fuoco del camino continuava a riscaldare la stanza.

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Mi voltai verso lui..."Si...ma Don Tommaso...abbiamo una missione, lo sai che poi..ci licenziano e che facciamo poi? Andiamo a parlare con lui e poi..andiamo là.." poggiando la testa sulla sua spalla, stranita da quel turbinio di sensazioni e sentimenti.

Cominciarono a spogliarsi, con la medesima foga di quel bacio.
Gwen potè vederlo così nudo al chiarore del focolare, con quei giochi di chiaroscuro sui suoi muscoli asciutti.
"Sei bellissima..." disse lui cominciano a toccarle i seni "... non mi abituerò mai alla tua bellezza..." giocando con le sue dita affusolate su quei seni "... dimmi tutto ciò che pensi..." guardandola negli occhi.



"No, non voglio aspettare..." disse Hunt quasi in modo disperato, tanto era ardente di passione "... ora, Altea... voglio il resto di questa notte solo per noi... io e te... il resto del mondo non mi interessa stanotte..."

Osservai Hunt nei suoi occhi azzurri, il suo ardore che fece avvampare il mio corpo e animo e lo baciai "Come vuoi tu....ora sei tu a comandare il gioco e io non voglio perderti, non voglio rimanere nemmeno un secondo senza te".

La stessa foga di quel bacio la mettemmo nello spogliarci.
In fretta, con desiderio.
Gemetti nel mezzo di quell'intreccio di labbra sentendo le sue mani sui miei seni, mentre le mie accarezzavano senza sosta i suoi muscoli asciutti e definiti, perfetti alla luce lieve del camino.
Sorrisi innamorata sulle sue labbra alle sue parole stupende su di me.
"Penso che ti amo e che per quanto io possa sforzarmi, non riesco ad immaginarmi lontana da te..." sussurrai.

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