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Altea, non vedendo più suo marito, guardò verso gli scogli.
Ad un tratto cominciò ad avvertire freddo. E poi una sorta di lieve lamento nell’aria. Un attimo dopo alcune ombre, dalle tenebre, presero forma. “Cosa ci fai qui tutta sola, bella signora?” Disse una di quelle avvicinandosi ad Altea. Un momento dopo la ragazza si ritrovò circondata da quattro uomini armati di bastoni. |
“E sia!” Esclamò Essien, come a voler attirare l’attenzione di tutti su di lui. “Avanti, dobbiamo completare gli ultimi preparativi in vista dello spettacolo!”
Diede così le ultime indicazioni ad ognuno. Talia e Fantine prepararono i costumi ed aiutarono poi Gobert a sistemare gli attrezzi da utilizzare in scena. C’era fermento nella compagnia per lo spettacolo. Si sarebbero esibiti davanti ad un pubblico diverso da quello che avevano visto fino ad oggi. Il pubblico della capitale era probabilmente, non solo più colto, ma anche più esigente dei contadini che popolavano i villaggi e i borghi del Nord del paese. E questo lo sapevano bene i nostri attori itineranti. “Dov’è Tafferuille?” Domandò improvvisamente Essien. “Eccolo!” Indicò Tissier. L’uomo senza volto era appena tornato. Appariva più silenzioso e pensieroso del solito. “Tutto bene, amico mio?” Domandò Essien. Ma Tafferuille non rispose nulla, limitandosi solo ad un enigmatico cenno col capo. Raggiunse allora il retro del carro e, estratta una bottiglia di vino, cominciò a bere. “Non prima dello spettacolo, Tafferuille.” Avvicinandosi a lui Essien. “Va al diavolo, Essien…” mormorò Tafferuille “… lasciami in pace, oppure il tuo spettacolo andrà in scena senza la maschera di Tafferuille…” |
Intanto, in uno dei vicoli di Ostyen, alcune ombre si muovevano col favore della sera.
“La città pullula di soldati.” Disse una di quelle ombre. “Ogni uscita è sorvegliata e ci sono posti di blocco ovunque.” “Silenzio…” fece un’altra di quelle figure “… li sentite? Sono i soldati pesantemente armati… sarà impossibile uscire da questa città… come i Romani, braccati da Sanniti nelle Forche Caudine…” “Abbandonatemi qui, amici…” mormorò l’uomo che era con loro “… sono vecchio e stanco… sarò solo di peso alla vostra fuga…” A lui si avvicinò una di quelle figure che era stata in silenzio fino a quel momento. Queste erano tutte col capo celato da un cappuccio. “Siamo venuti per trarvi in salvo, padre” disse quella figura “e non lasceremo questo paese senza di voi.” “Chi siete voi?” Domandò il chierico. “Amici.” Rispose la figura, che nel frattempo l’alone della Luna, sfiorandone il volto, aveva illuminato i suoi occhi azzurri. “Siete inglesi?” Chiese il chierico. La figura non rispose nulla. “Già, comprendo…” sorridendo il chierico “… conoscevo un ragazzo, tempo fa… un mio studente… giunse a studiare qui ad Ostyen proprio dall’Inghilterra…” “Vedrete che riusciremo ad uscire da questa città, padre.” Disse la figura dagli occhi azzurri. “Aveva i vostri occhi, quel ragazzo…” sorridendo il chierico. La figura, a quelle parole, si coprì meglio il volto col cappuccio del mantello. “Non possiamo restare oltre, capo.” Disse un’altra di quelle figure. “Ogni momento il rischio di essere presi aumenta.” La figura dagli occhi azzurri annuì. “Dobbiamo dividerci.” Fissando i suoi uomini. “Solo così avremo una possibilità di uscire da questa città.” “E il chierico?” “Viaggerà con te.” Rispose la figura dagli occhi azzurri. “Lo condurrai al luogo dell’appuntamento, dove ci sarà il nostro uomo. Penserà lui a farvi uscire dalla città. E ognuno di noi cercherà di fare altrettanto.” “Dio protegge sempre i Suoi Angeli.” Fissandolo il chierico. “Ed io pregherò per voi.” “Non abbiate paura, padre.” Disse la figura dagli occhi azzurri. “Ci sono ancora molte cose che voglio fare prima di morire…” sorrise “… non ho ancora visto le Indie, per esempio.” Tutti loro sorrisero. “E poi…” continuò la figura “… non ho ancora incontrato il grande amore.” “Che Dio ci assista, amici miei.” Sussurrò il chierico. “E’ ora di andare, amici miei.” Disse la figura dagli occhi azzurri. Allora, come deciso, si separarono ed ognuno prese una strada diversa. http://pad.mymovies.it/cinemanews/2010/37009/taylor.jpg |
Mi diressi verso gli scogli, il vento iniziò a fischiare di nuovo impetuoso e freddo, mi sentii improvvisamente a disagio. Quando apparvero nel buio delle ombre, mi guardai attorno circospetta e davanti a me si presentarono quattro uomini armati di bastone. Cercai di mantenere la calma, già la situazione era preoccupante e risposi all'uomo che mi aveva rivolto la parola "No messere, non sono sola. Mi trovo qui con mio marito, avete qualche problema? Vedo siete armati, non sarete cosi vili da voler picchiare una donna?" Li guardai con sfida. Ero certa che Orlando sarebbe arrivato presto.
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Rimasi al tavolo insieme agli altri miei compagni, avreì voluto parteciparvi anche io dal vivo ma il mio Maestro mi chiese di attendere ed io gli obbediì; anche se credevo di essere ferrato per tali situazioni era sempre meglio imparare da chi avesse più esperienza di me. Osservaì la scena e presi appunti sul mio diario di viaggio.
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“Non è raro incontrare zingari da queste parti, signore.” Disse Iwane a Rodolfo. “Si aggirano come ombre tra la campagna, traendo vantaggio dall’indecifrabilità delle tenebre.”
Un attimo dopo una cameriera servì a Rodolfo il vino e le polpette ordinate. Ma proprio in quel momento, qualcuno si avvicinò al loro tavolo. Citazione:
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Uno strano individuo si avvicinò al tavolo dove il mio Maestro conduceva la conversazione, non sapendo cosa fare ero indeciso dall'intervenire camuffando il mio intento o rispettare gli ordini del mio Maestro.
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Quei quattro uomini avevano circondato Altea.
“Oh, milady, ma dipenderà da voi…” mormorò uno di quelli “… se sarete docile ed arrendevole, allora non ci sarà bisogno di questi bastoni…” e rise, subito imitato poi dai suoi compari. “Avanti, bellezza, perché non ci fai vedere il tuo bel corpicino?” Fece un altro di quelli. “Su, spogliati, non essere timida… vedrai che ti faremo divertire…” Ma proprio in quel momento, da dietro una cappellina dedicata alla Santa Vergine col Bambino, un’ombra si lanciò su uno dei quattro, colpendolo al volto e disarmandolo. “E tu da dove salti fuori, bastardo?” Gridò uno dei tre uomini rimasti. “Fate i gradassi perché siete in quattro contro una donna…” disse con disprezzo Orlando “... vediamo come ve la cavate contro un uomo, invece…” I tre subito si lanciarono contro Orlando. Questi, per istinto, portò la mano sulla cintura, ma non era armato. Allora raccolse il bastone dell’uomo che aveva tramortito ed affrontò i tre rimasti. In breve, il bel nobile, riuscì a far valere la sua abilità e mise fuorigioco i tre lestofanti. “Come stai, Altea?” Avvicinandosi a sua moglie. Accorgendosi poi che quegli uomini non erano arrivati a farle del male, si sentì liberato. “Perdonami, non volevo lasciarti da sola…” continuò “… ma avevo notato una strana apertura tra quegli scogli. Mi sono avvicinato e ho scoperto una sorta di passaggio. Forse è lì che si è nascosta la ragazza col tuo anello.” |
Intanto, per le strade di Ostyen, una bella e giovane contadinella canta alla pallida Luna di Novembre:
"Dove mai sarai e in che modo fuggir tenterai? La Repubblica tutta senza sosta ti cercherà, lo sai! Madonna Morte famelica a ogni angolo ormai ti attende! Per Magnus è un ossessione catturarti, mio amato Giglio Verde!" http://svenko.net/img/lit_gypsies/es...hback-1939.jpg |
Io, Fantine e Gobert stavamo ancora finendo di controllare gli attrezzi di scena quando Tafferuille fece di nuovo la sua comparsa nel gruppo...
Lo scrutai nascostamente per un istante... era teso, preoccupato... e ciò mi parve curioso: dopotutto lui e i suoi amici Pomerini non avevano che da guadagnare da ogni singolo colpo inferto al potere ginestrino... e se, oltretutto, il responsabile di questo era il Giglio, non avevano neanche niente da temere! Eppure Tafferuille era scontroso quella sera... tanto che rispose male persino ad Essien, quando gli si fece incontro. Continuai a fissarlo per qualche istante... poi spostai gli occhi di nuovo sulla strada, dove la Guardia Repubblicana continuava a controllare chiunque si trovasse a passare... non potevano sperare -pensai- di scoprire davvero il Giglio Verde e la sua banda in quel modo... ma allora come avrebbero proceduto dopo? Avrebbero iniziato con i rastrellamenti per tutta la città, probabilmente... e noi? Cosa ne sarebbe stato di noi, attori itineranti, categoria più che sospetta, in quel caso? Un acuto senso di disagio si impossessò di me in quel momento... e, forse per la prima volta da quando mi ero imbarcata in quella impresa, mi sembrò che tutto fosse in dubbio... la meta mi pareva tanto lontana, ancora, e gli ostacoli sul cammino fin troppi... Avevo bisogno di procedere, avevo bisogno di ritrovare una dimensione che mi permettesse di visualizzare di nuovo il fine... E fu allora che mi miei occhi si posarono di nuovo su Tafferuille... Tafferuille... lui poteva aiutarmi... perché non ci avevo pensato prima? Ero stata sciocca e cieca... mi ero fossilizzata su un’idea senza valutare il quadro generale e le possibili vie alternative... avevo agito senza riflettere, avevo agito con trascuratezza... Quasi con noncuranza, quindi, mi avvicinai al retro del carrozzone, dove erano ammassati gli oggetti utili allo spettacolo e qui mi fermai, fingendo di contarli per controllare se c’era tutto... Essien si era allontanato ed ora stava discutendo animatamente con Tissier su non sapevo che cosa... Tafferuille invece si era appoggiato al carrozzone, aveva lo sguardo cupo e distante... “Mattinata interessante... ricca di colpi di scena, direi!” sussurrai, senza tuttavia guardarlo e continuando a fingere di continuare il mio piccolo inventario “Sul palco c’erano De Jeon, Missan e Oxio... sono sempre loro che compaiono in pubblico, vero? Ed è a loro che ci si riferisce parlando dei Ginestrini... eppure pare che il vero capo sia qualcun altro... il Novizio Hordisfreyus... l’uomo conosciuto come ‘Il Maestro’...” La mia voce, bassa e grave, si spense per un istante... “Ma chi è il Maestro?” domandai, voltandomi finalmente a guardarlo “Perché si nasconde?” |
Tafferuille smise finalmente di bere e si voltò di scatto verso Talia.
“Ma cosa sono tutte queste domande?” Disse palesando insofferenza. “Non sapete che ogni parola strana o misteriosa può portare all’arresto? Io non conosco niente di ciò che dite, intesi? Io sono solo un attorte ed il mondo è solo questo teatro. E non voglio correre alcun rischio. Non certo per la curiosità di una sciocca ragazza.” “Avanti, è ora!” Gridò all’improvviso Essien a tutta la compagnia. “Fra tre ore al massimo tutto deve essere pronto per andare in scena. E dobbiamo ancora sistemare lo scenario. Forza, in marcia!” “Pensi che il trambusto scoppiato in città” fece Tissier “possa darci problemi?” “No, tranquillo.” Lo Tranquillizzò Essien. “Il funzionario mi ha spiegato che gli spettacoli sono ben visti dal governo, specialmente quando seguono le direttive scese dall’alto. Spettacoli come il nostro servono a tenere a bada le tensioni del popolo.” Tafferuille, a quelle parole, lanciò la bottiglia vuota a terra, facendola rompere in diversi pezzi. Poi si alzò e saltò sul carro. “Non bere più, Tafferuille.” Fissandolo Essien. Il resto della compagnia, così, raccolse le ultime cose e dopo un po’ lasciò quel posto per recarsi al Theatre Royal. |
Le strade di Ostyen.
Alcune ombre le percorrevano, sperando di confondersi con le tenebre che si erano impossessate di quella città. Tenebre ben più profonde di quelle della notte. I soldati erano ovunque. “Il permesso…” disse il tenente “Eccolo, signore…” “Mmm…” leggendo il militare repubblicano “… dunque venite dalla Linguadoca… e siete un poeta… vero?” “Si, signore.” Rispose il giovane. “Hai sentito, Gavron?” Voltandosi il tenente verso uno dei soldati che erano con lui al posto di blocco. “Si, tenente.” “Gavron, guarda caso, è proprio originario della Linguadoca…” disse il tenente al poeta “… e magari gradirà di ascoltare qualche poesia nel suo dialetto… avanti, recitaci qualcosa…” In quel momento gli occhi azzurri del poeta fissarono i soldati che, avvicinandosi, cominciarono a circondarlo. “Allora, signor poeta…” ridendo il tenente “… stiamo aspettando…” “Mi occorre solo una pena, signore…” sorridendo il poeta “… perché, sapete, la penna è talvolta più potente di una spada…” E con rapido gesto sfilò la spada di uno dei soldati e cominciò a duellare contro gli altri, che un attimo dopo, gli si erano lanciati tutti addosso. “Catturatelo!” Gridò il tenente. Il poeta allora, visto il numero troppo alto di soldati, si lanciò nella strada, cercando di mischiarsi alla folla impaurita. “Inseguitelo!” Ordinò il tenente. |
Citazione:
“Certo!” sibilai, strappandogli malamente quella bottiglia di mano “Non mi sorprende affatto che tu e i tuoi amici siate stati costretti ad andare a nascondervi in buie ed umide catacombe, scappando e nascondendovi come topi! Non mi sorprende che le cose qui vadano come vanno, se gli uomini di questo paese hanno paura persino di parlare!” C’era acredine nella mia voce e un dolore che non riuscivo a celare... immagini mi tornavano alla mente, immagini di morte e di dolore: il silenzioso cortile del convento di Saint Germaine, il patibolo che vi era stato montato e poi quel cumulo gettato lì alla rinfusa, quasi si trattasse di cose di nessun valore... Quel ricordo improvviso e doloroso mi strinse il cuore... tentai di accantonarlo, di tornare a respirare... ma non ci riuscivo e fui travolta da un vago senso di nausea. Chiusi gli occhi un istante, poi tornai a guardare Tafferuille con occhi fiammeggianti... “Ecco, prendi!” sbottai, ficcandogli di nuovo tra le mani la sua bottiglia “Tanto siete tutti uguali: guardate al vostro orticello e vi accontentate così! Non fate niente, non avete un briciolo di coraggio! ...L’unico che abbia il fegato di alzare la testa in questo paese è il Giglio Verde! L'unico che dimostri un po' di orgoglio, di coraggio, di audacia... Dovreste prendere spunto da lui!” Ero arrabbiata, troppo arrabbiata... così tanto che avevo parlato senza pensare, e probabilmente avevo parlato troppo. Mi voltai di scatto, quindi, e senza aggiungere altro tornai verso Fantine. Citazione:
Raccolsi, quindi, le mie cose e mi apprestai a seguire gli altri verso il teatro. |
<<Di certo non ho paura di te.. Ho armi ben più peggiori di uno stupido coltello!>> dissi sprezzante allo zingaro poi rivolgendomi a Sir Hagus dissi:
<<Che tipo di impresa?>> |
Tafferuille fissò Talia senza dire nulla. La reazione della ragazza aveva preso un po’ tutti di sorpresa.
Fantine restò meravigliata dall’impeto di Talia. Così come Gobert e Tissier. “Va tutto bene, Talia?” Chiese Essien. “Va tutto bene, Essien!” Con disprezzo Tafferuille. “Tutti possono perdere la calma! O forse credevi che la tua Talia fosse davvero Colombina? Ingenua, cortese e solare? Può mettersi tutte le maschere del mondo e truccarsi come le più belle eroine dei romanzi e del teatro, ma finito lo spettacolo tornerà ad essere una ragazza comune, come tutte le altre!” Prese allora la sua bottiglia e salì sul carro. “Da oggi, tieni lontano i tuoi attori da me, Essien.” Continuò. “Altrimenti dovrai trovarti qualcun altro da far esibire al mio posto.” Si racchiuse nel suo mantello e continuò a bere, senza rivolgere più la parola ad alcuno. “Non badarci, Talia…” mormorò Fantine “… ignoralo.” Anche Tissier annuì alle parole della donna. Essien invece si limitò a fissare Tafferuille, senza però dirgli nulla. Guardò poi Talia e le sorrise. Gli altri allora, raccogliendo maschere, costumi ed attrezzi, salirono poi anch’essi sul carro. Poco dopo si ritrovarono tutti in teatro. “Avanti, preparatevi, ragazzi!” Ordinò entusiasta Essien. Mano a mano, intanto, il teatro andava riempiendosi. “Quanta gente…” mormorò Gobert. “Non pensare al loro numero, ma al denaro che porteranno nelle nostre casse.” Fece Essien. Giunse così il momento dell’atteso spettacolo. La scena fu aperta da Arlecchino che descrive il folle amore del suo padrone per la bella Colombina. “E chi è il tuo padrone?” Chiese Ragonda. “E’ il migliore spadaccino di Francia.” Rispose Arlecchino. “Ma è sfortunato… come Lancillotto, infatti, è il migliore con la spada, ma soffre per amore… Colombina non lo ama… ama il bel Renart, soldato di ventura…” “E chi sarebbe il tuo padrone?” “Monsieur Tafferuille!” “Talia, tocca a te!” Disse Essien alla bella Colombina. |
A quelle parole di Daniel, tutti gli zingari risero di gusto.
“Il ragazzo possiede un bel coraggio!” Esclamò Hagus. “Ebbene, mi piaci!” Fissando lo scudiero. “Oltre ad essere coraggioso, dimmi, sei anche leale? Il tuo padrone, sir Guisgard, giura di si… e noi lo proveremo subito… possiamo davvero fidarci di te, ragazzo?” |
eh si dissi rivolgendomi alla guardia e dopo un attimo entrai mi guardai intorno per capire se c'era un pericolo intorno e aspettai
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Gaynor era turbata. Era stata rapita e portata in una dimensione da favola, aveva uno stuolo di servitori al suo servizio, pronti a soddisfare ogni sua richiesta, e lei non ne capiva il senso. L'uomo mascherato la considerava una nemica, eppure l'aveva trattata da regina e le stava ora concedendo ogni lusso. Per quanti sforzi facesse, non riusciva a darsi una spiegazione. Ma la cosa che più turbava Gaynor era lui, l'uomo dagli occhi azzurri, la cui voce bassa e calda la soggiogava... quando le aveva sfiorato la pelle nuda, la sensazione che aveva provato era stata una sorpresa, perchè a lei sconosciuta fino ad allora. Lui era andato via da appena un paio di giorni e Gaynor ne sentiva la mancanza. Avrebbe voluto passare ancora un po' di tempo con lui, con quel misterioso personaggio che aveva rapito lei e la sua mente. Quella prigione dorata le piaceva, dovette ammettere suo malgrado.
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Lord De Jeon aveva parlato con molta acutezza.
Stavano trasportando un chierico, anziano, probabilmente avrebbe nascosto il suo viso dietro una cappa, per non essere riconosciuto. "Diramerò presso tutte le pattuglie un ritratto del nostro vecchio maestro, sono proprio curioso di sapere quanti anziani incappucciati e sotto scorta gireranno per Ostyens dopo i nostri recenti appelli alla collaborazione pubblica." Avvicinandomi a Lord Missan, ma sempre fissando De Jeon, proseguii... "Se noialtri volessimo sfuggire alle maglie della sorveglianza, cosa faremmo? Certamente come un granello di sabbia sfugge al setaccio meglio di una pietra, cercheremmo di muoverci da soli, o massimo in due. Da sempre aggregazione diviene sinonimo di sedizione, in un clima di guerra. Tuttavia..." Mi portai alla finestra, mentre con la mano destra accarezzavo la morbida barba sul mio mento, come se trovassi gusto nella logica che stavo a poco a poco sciovinando. "...stiamo parlando pur sempre di un vecchio prete, indifeso, solo, non avrebbe avuto senso salvarlo se poi decidessero di separarsi da lui. No, sono certo che gli lasceranno almeno un uomo del Giglio Verde di scorta. Quindi possiamo già restringere il campo della ricerca... Fermare ogni gruppo di persone dalle due in su, soprattutto se in tale gruppo è presente un anziano." Nel dubbio, li arresteremo tutti. Meglio non rischiare, una giornata di fermo per accertamenti non ha mai fatto male a nessuno... E del resto, qui stiamo lavorando per il bene della Repubblica. "Farò immediatamente partire dei dispacci per tutte le pattuglie e i posti di blocco, con le nuove istruzioni. Ora, se volete scusarmi, intendo seguire personalmente questa faccenda." Con un rapido inchino, abbandono la stanza. |
<<Di me sicuramente potete fidarvi! In che modo dovrei dimostrarvelo?>> dissi fissando sir Hagus
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D'un tratto una altra ombra apparve dietro i quattro uomini, mi accorsi era Orlando che con coraggio riuscì a colpirli.
Per fortuna anche stavolta ci eravamo salvati "Orlando, alla taverna ti dissi che questo luogo non mi rassicurava molto. In mezzo a questi marinai si celano anche persone disposte a tutte per fare soldi.Appena troveremo la ragazza, forse è meglio facciamo ritorno a Camelot". Mentre dissi questo Orlando mi prese per mano e mi parlò di un varco tra gli scogli, dove poteva nascondersi la ragazza, lo seguii..."Orlando, prova ad andare avanti tu, forse è meglio". |
“Interessante ragionamento il vostro, capitano.” Disse Oxio dopo aver ascoltato attentamente le parole di Lancelot. “Sono totalmente d’accordo con voi.”
“Se riuscirete ad acciuffare quei dannati inglesi, il governo non lo dimenticherà, capitano.” Intervenne De Jeon. Un attimo dopo Lancelot abbandonò la sala. E proprio in quel momento si ritrovò uno dei suoi davanti. “Capitano, presto…” visibilmente eccitato il soldato “… un dispaccio dalla caserma in rue Veslay afferma che è stato appena catturato un uomo… secondo l’ufficiale responsabile si tratterebbe di un membro della banda del Giglio Verde...” |
La guardia fissò Cavaliere25.
“L’ambasciatore è partito con urgenza per la Francia.” Disse. “Ti stavamo aspettando… la prigioniera è sempre in cella e a fare la guardia è rimasto solo il repubblicano Mercien. Recati nelle segrete per dargli il cambio.” |
Hagus scrutò con attenzione il volto e lo sguardo di Daniel.
“Si, voglio davvero fidarmi…” disse “… ma bada che se dovessi ingannarmi io poi ti ucciderei senza alcuna esitazione…” si avvicinò allo scudiero “… gli uomini che vedi” indicando gli zingari “sono membri della banda del Giglio Verde… lo siamo tutti qui. Il nostro compito ora è quello di liberare una donna innocente catturata da quel furfante di Missan, l’ambasciatore di Magnus. Abbiamo appena inviato uno dei suoi servitori, anch’egli unitosi alla nostra causa, col compito di farci entrare nel palazzo. Tra qualche minuto ci avvicineremo alla dimora di Missan, in attesa di un segnale da parte di quel servitore ora dalla nostra parte. Nel frattempo ecco il tuo compito… indossa questi abiti” mostrando a Daniel un costume tipico da zingaro “e poi andrai con alcuni dei miei uomini presso il palazzo… fingerete di accamparvi lì per la notte…” |
Orlando ed Altea scesero così attraverso quel passaggio tra gli scogli.
Ben presto la poca penombra causata dalla Luna si annullò ed un buio profondo avvolse ogni cosa. “Tienimi per mano e procedi lentamente dietro di me…” disse Orlando ad Altea. I due continuarono allora la loro discesa in quel misterioso Ade. Ad un tratto, nonostante le difficoltà dovute all’oscurità, si ritrovarono in una sorta di corridoio sotterraneo, in fondo al quale brillava una debole luce. “Sembra ci sia una stanza laggiù…” indicò Orlando a sua moglie. Cominciarono allora ad avvicinarsi. Orlando, giunto presso la soglia, si affacciò lentamente al suo interno. “Pare non ci sia nessuno…” mormorò. I due sposi così entrarono nella misteriosa stanza. Era un luogo molto particolare. C’erano abiti di ogni terra conosciuta, armi appese alle pareti e pelli di animali selvatici a terra. Erano accese due grosse lampade ad olio, di uno stile molto pittoresco, forse originario dell’estremo Oriente. Nella stanza inoltre era diffuso un profumo molto particolare, di una qualche essenza esotica. “Per Belzebù!” Esclamò Orlando. “Non avrei mai immaginato di trovare un posto simile sotto gli scogli!” |
Gaynor era rimasta da sola in quella stanza che sembra uscita da una novella de Le mille e una notte.
Ovunque vi erano dipinti, anfore, pelli di animali e monili che ricordavano l’Estremo Oriente. In ogni oggetto c’era un senso di ricchezza e nobiltà. Come se la presenza del misterioso Anfitrione echeggiasse costantemente in quell’ambiente. A tratti, Gaynor sembrava quasi ancora avvertire i suoi occhi azzurri su di lei, insieme al tocco, delicato e sensuale delle sue mani sulla morbida e vellutata pelle che ora era avvolta da quella preziosa clamide. All’improvviso qualcosa sembrò destarla dai suoi pensieri. Era uno dei dipinti appesi alla parete. Raffigurava un insolito e bellissimo fiore. Un fiore che nessuno aveva mai visto prima d’ora. “Salute a voi, milady…” entrando in quel momento un servitore “… sono Jaym e sono ai vostri ordini…” E restò a fissare Gaynor, mentre lei era ancora accanto al fiore del dipinto. http://s009.radikal.ru/i309/1106/51/d999b959229dt.jpg |
Orlando mi afferrò una mano e ci addentrammo verso lo sconosciuto, ero un pò spaventata, cosa ci avrebbe aspettato dietro quella oscurità?
Ad un tratto vedemmo una debole luce, entrammo in una stanza e vi trovammo un luogo assai particolare. Orlando era stupito alquanto me. "Orlando ma che posto è mai questo? dalle fattezze e da questi aromi che odo sembra siamo approdati in Estremo Oriente, il mio maestro me ne parlò molto, e dei suoi viaggi e mi mostrò i suoi ricordi che da laggiù portò. Ma chi può abitare in questo posto? Non un eremita, le fattezze degli oggetti sono troppo particolari. Guarda..." presi in mano una spazzola cesellata d'ambra, mi guardai allo specchio e iniziai a giocare e spazzolarmi i capelli, quando dallo specchio vidi apparire un'ombra. |
Mi sentivo delirante...potevo percepire lo stesso dolore in quella parte di me che viveva in qeul libro......come potevo spiegare a quell'uomo come il regno umano, potesse intrecciarsi con il regno animale......voltai il mio volto verso di lui......." non so neanche chi siete, mi avete ridotta in fin di vita... e volete sapere la verita'..........siete sicuro che e' per un opera buona ?...chi vi ha parlato di me.......vi prego..solo questo.......e se mi farete comprendere la vostra buona fede.....vi aiutero'...senza di me....non potreste attuare nulla....."........rimasi in silenzio ed attesi.....
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Si si dissi ora vado a dare il cambio a Mercien dissi e mi avviai verso le celle dovevo trovare il modo di teere aperto il cancelo ma come???? dovevo trovare un modo mi misi in un angolo nascosto e guardai i movimenti delle guardie
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Altea giocava a spazzolarsi i bei capelli rossi.
Ad un tratto però le sembrò di vedere un’ombra. Si voltò, ma sulla porta non vi era nessuno. Orlando non si era accorto di nulla e continuava ad osservare quel misterioso ambiente. “E’ assurdo un posto simile in un piccolo borgo di pescatori come questo…” mormorò, mentre cercava di risolvere quel mistero. |
“Madame, siamo nel giusto noi.” Disse l’uomo ad Elisabeth. “Se facciamo tutto questo, è perché odiamo il male che si è impossessato di queste terre. E pur di raggiungere il nostro scopo siamo disposti a tutto. Ora, se ci tenete a quel libro, raccontateci tutta la verità.”
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Cavaliere25 si mise ad osservare le guardie.
Erano rimaste in due di guardia al portone: una restava ferma, mentre l’altra passeggiava per il cortile. Ad un tratto la seconda disse qualcosa: “Al diavolo!” Fa troppo freddo per stare qui senza far nulla. Vado a prendere qualcosa per scaldarci.” “Si, ottimo.” Rispose l’altra. “Mi raccomando, un liquore che sia forte. Forte come il fuoco.” L’altra guardia sorrise ed annuì. Un attimo dopo si allontanò. |
Aspettai che la guardia si allontanasse poi aspettai il momento giusto per attaccare la guardia rimasta mi avvicinai furtivamente alla guardia e gli diedi una botta in testa e quando fu svenuta a terra la trascinai in un angolo nascosto dove non poteva vederlo nessuno e apri il cancello e feci un fiscio per richiamare l'attenzione degli altri che spettavano di entrare
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Rimasi ad osservare i movimenti di quell'uomo che si aggirava intorno alla figura del mio Maestro.... sembrava un tipo strano in quanto notavo che si limitava solo ad osservare. Senza dare troppo nell'occhio mi avvicinaì a costui e porsi i miei saluti, chiedendogli: "Saluti Nobile Signore, qual buonvento vi porta in queste terre?"
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Mi voltai di scatto, ma di quell'ombra non vi rimase altro che quel vago presentimento. "Si hai ragione Orlando, questo posto cela degli strani misteri, mi stavo appena pettinando i capelli mentre...mi era sembrato di vedere un'ombra dietro di noi. Tu non ti sei accorto di nulla?" Mi avvicinai vicino delle bellissime tazze di porcellana, vicino vi era del thè dei paesi orientali, sfiorai la tazza e notai era calda.
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Misi gli abiti da zingaro in poco tempo... E assicurai il mio pugnale alla cintura.. <<Una dama eh? Tipico..>> dissi..
Poi rivolgendomi a Sir Hagus chiesi: <<E dopo che ci saremmo accampati cosa dovremmo fare?<>> |
Il vento freddo della sera strappa i miei capelli mentre galoppo di gran carriera verso rue Veslay.
Se davvero è un uomo del Giglio Verde potremmo trovarci a una svolta decisiva... Giungo alla caserma, e le guardie di ronda mi conducono velocemente dal comandante della guarnigione. "Dunque è vero, avete preso uno di quei pidocchi? Gran bel lavoro, comandante. Ora ascoltatemi bene. Quand'anche la persuasione o la tortura fallissero nel farci dare le informazioni di cui necessitiamo, potremmo pur sempre usarlo come merce di scambio. O ancora, usarlo per attirarli in una trappola... Qualora dovesse essere necessario, ci accorderemo per favorire una fuga del prigioniero. Tutto dovrà sembrare puramente casuale... Ho giù un piano per questo e in ogni caso ci inventeremo qualcosa, se necessario. Poi lo seguiremo, e ci porterà dritti al loro covo. Per il momento comunque limitiamoci a interrogarlo, e cerchiamo di fargli abbastanza male da fargli credere che non abbiamo altri progetti per lui se non di mandarlo al Suo Creatore il prima possibile. Ed ora portatemi da lui." |
L’uomo, nel vedersi davanti Parsifal, lo fissò incuriosito.
“Non mi sto occupando di voi, messere.” Disse con tono infastidito. “Dunque abbiate la compiacenza di non seccarmi.” Nel vedere quella scena, i due fedeli di Fountaine raggiunsero Parsifal. “Va tutto bene?” Chiese uno dei due al ragazzo. |
Hagus fissò Daniel e sorrise.
“Attenderete un segnale.” Disse, per poi fare cenno a tutti loro di andare. Così, gli zingari, tra i quali vi era anche Daniel, raggiunsero il palazzo dell’ambasciatore e si accamparono nella campagna circostante, in attesa che Cavaliere25 desse loro il modo di penetrare nella dimora di Missan. Qualche istante dopo il portone si aprì, mostrando la sagoma di Cavaliere25. Questi fece qualche passo in avanti e lanciò un fischio verso la campagna. “Ecco, è il segnale.” Mormorò uno degli zingari. “Andiamo.” Un attimo dopo furono tutti nel palazzo dell’ambasciatore. |
A quelle parole di Altea, Orlando si insospettì.
Si affacciò allora sulla soglia di quella stanza, cercando di scorgere qualcosa. Ma non vi era nulla. Nel frattempo Altea guardava le bellissime tazze di porcellana. La ceramica era quella tipica cinese, mentre il tè che stava accanto era scurissimo. Le tazze erano ancora calde, come se qualcuno avesse preso il tè solo pochi minuti prima l’arrivo dei due sposi. “Questo posto non mi piace…” mormorò Orlando “… mi sento osservato…” Ad un tratto Altea, fissando il finissimo e prezioso mobilio, si accorse di un biglietto tra le tazze. |
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