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La bellissima diva che aveva allietato quella serata cantò, e la sua voce risuonò nel saloon creando un'atmosfera che non si era mai vista.
La ascoltai in silenzio e sorrisi. Ero sicura che avrebbe fatto bene la sua presenza ai legionari. Poi Goz applaudì e si diresse al nostro tavolo. Mi alzai repentinamente per poi salutare Gaynor con un cortese cenno del capo. "Benvenuta ad Evangelia, Milady..." Sorridendo "Avete una voce splendida..". |
“Ne sono davvero lieto.” Disse Fermer a Gwen. “Rufus è forse il mio unico amico in questo posto.” Accarezzando il gatto. “Era un gatto randagio e lo trovai un giorno che gironzolava davanti all'infermeria. Gli lasciai allora una ciotola di latte e lui apprezzò. Lo feci anche il giorno seguente e poi quello successivo, fino a quando divenne un'abitudine. Ed alla fine credo mi abbia scelto come padrone.” Sorridendo all'infermiera. “Il bambino si è finalmente addormentato.” Voltandosi poi verso il lettino del piccolo. “Ha chiuso gli occhi stringendomi la mano. Poverino, deve aver visto l'Inferno in terra...” scuotendo il capo “... un bambino non dovrebbe conoscere la guerra...” tornò a fissare Gwen “... venite, lasciamolo riposare... io credo mi farò un panino ed un bicchiere di latte... vi va di farmi compagnia? Detesto mangiare da solo...”
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“Capisco...” disse Guisgard, mentre con Dacey attraversavano quelle stradine sotto la pioggia “... siete a corto di denaro e vi occorre un posto in cui stare... beh, allora per stanotte, se volete, sarò io ad invitarvi... credo infatti che i miei amici, i tipi che erano con me alla taverna, avranno di certo trovato un alloggio per la notte... e magari, visto avete bisogno di un nuovo lavoro, potreste aiutarci con il nostro...” restando vago lui “... venite, torniamo alla taverna...”
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Goz presentò Gaynor a Clio e a Tesua, sedendosi poi insieme alla diva al loro tavolo.
“Sicuramente con l'arrivo di madama” disse il capitano riferendosi alla diva “questo fortino ne guadagnerà. Sia per l'umore dei soldati, il che non guasta di certo, sia per quel tocco di bellezza ed eleganza che rende ogni ambiente più godibile..” Ridendo ed ordinando altro liquore. “Ah, tenente Clio...” fissando il bell'ufficiale “... com'è andata la missione di recupero? Avete trovato il convoglio? Immagino non ci siano stati problemi di nessun genere, giusto?” |
<< Io non so se... >> mi finsi titubante, << Signore se pensate che io sia una ragazza facile e se vi siete fatto questa idea su di me allora credo sia il caso che le nostre strade debbano dividersi. Se invece >> e qui lo guardai, << le vostre intenzioni sono nobili e volete davvero darmi un lavoro allora va ben>>
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Camminarono a lungo tra il fogliame e l'oscurità.
Era una notte umida e silenziosa. Più di una volta Altea spronò e rimproverò le sorelle. Voleva che comprendessero come il loro mondo ovattato e sfarzoso fosse al tramonto. Almeno lì a Cherval. Per continuare ad essere loro stesse, nobili e libere, dovevano per forza raggiungere l'unica terra dove ancora erano riconosciuti i valori e gli idealicon cui erano cresciute. “Non disponiamo di una pista di decollo” disse Dorat ad Altea “e per questo l'unico mezzo in grado di portarci via da qui è quell'aereo.” E proprio in quel momento qualcuno uscì dalla capanna. Era un uomo che Altea subito riconobbe. Si trattava infatti di Rodian. |
I loro passi nelle pozzanghere sguazzavano, tra la pioggia che batteva sui tetti e sui marciapiedi.
I due camminavano sotto quell'unico ombrello in una strada ormai deserta. “Ho detto che voglio offrirvi un tetto sulla testa” disse Guisgard a Dacey “e forse un lavoro. Non una notte di passione.” Fissandola. “E state tranquilla, avrete anche una chiave con cui poter chiudere ben bene e dall'interno la vostra camera. Dunque non temete, nessuno attenterà alle vostre grazie.” Con un sorriso ironico. Poco dopo raggiunsero la taverna, che vista l'ora ed il cattivo tempo era ormai quasi vuota. |
Sorrisi mentre sentivo la storia di Rufus e poi il mio sorriso svaní quando si parló delle condizioni del piccolo.
"Avete ragione, ma il problema é che chi fa la guerra questo non lo capisce..." dissi mestamente, scuotendo la testa. "Certo, volentieri" sorridendo al medico. |
Ricevuta quella rassicurazione camminai con passo più spedito raggiungendo finalmente un luogo caldo e asciutto. Una volta dentro mi tolsi il giubbotto e lo restituii a Guisgard.
<< Se ci fosse una tazza di thè sarebbe l'ideale...>> mormorai sistemando i miei capelli infradiciati. |
Gwen e Fermer raggiunsero la cucina dell'infermeria, dove il giovane medico cominciò a preparare da mangiare.
“Gwen...” disse alla ragazza “... vi secca prendere una bottiglia di latte dal frigo?” Sorridendole. “Preparo un panino anche per voi?” Ad un tratto però qualcosa attirò la sua attenzione. Sulla porta c'era il bambino. “Ehi, piccolo...” Fermer a lui “... cosa c'è? Già sveglio? Hai forse fatto un brutto sogno?” “Il Gufo...” mormorò il piccolo. |
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