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Sorrisi sarcasticamente con gli occhi in su.
"Va bene, va bene, tornerò con la cena tra poco. Comportatevi bene mentre non ci sono" ironicamente. Uscii dalla stanza e poi da casa, arrivando al mulino. "Scusate, signor Piecourt, vorrei preparare qualcosa da mangiare, di sopra hanno un certo languore. Se volete posso preparare qualcosa anche per voi" al fattore. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Aggrottai la fronte, incerta di aver compreso bene il discorso.
“ Vuole dire che questi calcoli sono troppo perfetti...” Realizzai all’improvviso, temendo che tutta la nostra teoria stesse per crollare da un momento all’altro. “ Troppo perfetti. Come se qualcuno li avesse messi lì per sviarci... È questo che intende.” Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Piecourt staccò per un attimo l'occhio dal suo cannocchiale e guardò giù, da Gwen.
“Si, certo...” disse in modo spiccio “... è una buona idea... in cucina e nella dispensa troverete l'occorrente... io intanto continuerò a scrutare i cieli.” Tornando ad osservare il cielo azzurro. “Esatto, ragazza mia.” Disse Aratos a Dacey. “Ogni calcolo astronomico, circa la posizione della Terra relativa ai corpi celesti ,vede riportato un certo coefficiente di errore. Ciò è dato dalla posizione dell'asse terrestre rispetto alla nostra posizione, da cui viene effettuato il calcolo. Gli antichi avevano già qualche conoscenza per simili osservazioni, tuttavia i mezzi in loro possesso non potevano dirsi perfetti e ciò generava margini di errore. Le strumentazioni di oggi ci permettono calcoli più precisi rispetto al passato, ma la perfezione non può essere raggiunta. Questi calcoli invece hanno un coefficiente di errore minimo, improponibile con gli strumenti conosciuti oggi.” “Volete dire che sono troppo perfetti per essere veri?” Cales perplesso. “Dunque qualcuno vuole depistare? Celarsi dietro a calcoli errati? Ma perchè? Che senso ha? Questi dati erano chiusi in cronache vecchie di secoli, censurate e dimenticate in una piccola chiesetta in mezzo ad un bosco. Tutto ciò non ha senso...” |
“Si, mi sarebbe utile avere la vostra testimonianza, milady...” disse Guisgard a Destresya “... cosa avete visto esattamente nel bosco? Vi prego di non omettere nessun particolare, neanche quello che vi sembra più insignificante...” prendendo carta e piuma d'oca.
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“ No. Non ha senso se non che...”
Ripensai a come eravamo entrati in possesso di quelle vecchie cronache, ripensai alla locanda e disegni e simboli alle pareti. “ A meno che chi ci ha dato questi annali non volesse intenzionalmente depistarci. Oh cielo... proprio ora che pensavo di averci capito qualcosa, siamo nuovamente da capo.” Sbottai delusa, con tanto di sbuffo. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Annuii lentamente, scuotendo poi la testa.
Mi misi a cucinare e preparai del pollo con contorno di patate, con salvia e rosmarino. Ne misi un po' in caldo per Piercourt e poi in un vassoio portai il resto sopra. "Ecco la cena" ad Elv e Therese. Avevo anche portato dei piatti, così divisi il pollo e le patate e potemmo iniziare a mangiare. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
"E' tutto dannatamente assurdo..." disse Cales guardando Dacey e poi Aratos "... davvero quelle cronache erano un depistaggio? Messe lì apposta? Chi poteva immaginare che qualcuno giungesse in quel bosco dimenticato in cerca di qualcosa? Imbattendosi poi in quella chiesetta isolata? Solo qualcuno dotato di preveggenza... o forse fin troppo prudente e scaltro... di qui si spiegherebbe perchè questi accadimenti non sono registrati in nessun altro archivio del regno..." perplesso il naturalista "... eppure tutto ciò mi sembra assurdo... dopotutto il locandiere ci ha detto che da sempre queste aggressioni sono presenti nella memoria popolare... significa che sono tutti d'accordo? Tutti congiuranti?"
"Non so cosa dirvi..." fece Aratos "... l'unica cosa che posso confermarvi è che questi calcoli sono troppo perfetti per essere reali. A meno che..." "A meno che?" Fissandolo Cales. "A meno che l'autore non abbia conoscenze o poteri a noi ignoti..." mormorò Aratos. "Io non credo a demoni e fantasmi." Deciso Cales. |
Elv e Therese cominciarono a mangiare l'invitante pollo preparato da Gwen, trovandolo molto gustoso, al punto che la bambina ne chiese un'altra porzione.
Ma mentre mangiavano ad un tratto da fuori giunsero voci e rumori. Poi risa e schiamazzi. |
Sembrava che avessero gradito, tanto che Therese ne chiese ancora.
Poi, dei rumori fuori. Poi delle risate. Allora mi affacciai. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Gwen dalla finestra vide giungere un gruppo di giovinastri, che divertiti raggiunsero il mulino dal quale Piecourt continuava a fissare il cielo.
"Ehi, Piecourt..." disse uno di quelli "... l'hai veduto oggi?" Gli altri risero. "Lascialo stare, se si distrare poi gli sfugge l'Angelo!" Un altro. Risero ancora. "Sarà uno dei tre Arcangeli?" Un altro ancora? "Ma che quanto vino ti scoli?" Un altro di quei tipi. "Razza di idioti!" Gridò da lassù Piecourt. "Come fate a parlare degli Angeli con tanta irriverenza? Non credete nella loro esistenza? La Sacra Bibbia ed i Santi Vangeli ne parlano!" "A te non crediamo, pollo!" Ridendo forte uno di quelli, facendo ridere ancora tutti gli altri. "Imbecilli!" Sbraitò Piecourt. "L'ho visto! Con questi occhi! Ha attraversato i cieli velocissimo, avvolto da una luce incredibile!" E quelli sotto non smettevano più di ridere. Allora Piecourt scese di gran carriera e corse in casa, uscendono poco dopo con un fucile. "Andate al diavolo!" Sparando a terra, fra i loro piedi. "Tu sei pazzo!" Urlò uno di quelli spaventato. Tutti allora corsero via. |
Vidi dei ragazzi prendere in giro Piecourt.
Non stentavo a credere che la gente lo considerasse un po' matto, anche se non era giusto prenderlo in giro. Sobbalzai quando Piecourt sparò alcuni colpi per farli andare via. "Quest'uomo è proprio impazzito" mormorai, incredula. Va bene arrabbiarsi, ma era un po' esagerato. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
I colpi di fucile fecero innervosire Elv e spaventarono Therese.
Allora Piecourt entrò nella stanza. "I giovani di oggi sono tutti idioti." Disse posando il fucile ancora fumante. "Non mi meraviglierei se un giorno questo mondo fosse abitato da stolti." Scuotendo il capo. "Che buon profumino... ho un certo appetito devo dire..." con l'acquolina in bocca. |
Eravamo entrambi sgomenti, io e Cales, tutto il nostro lavoro appariva un castello di carte distrutto alla prima folata di vento.
“ Lo so che sembra assurdo... ma non possiamo perderci d’animo.” Non sapevo neanche io bene che dire per rincuorarlo dato che io stessa vivevo dello sconforto nel medesimo istante. La cosa che mi venne spontanea, più che perdermi in mille parole di vano incoraggiamento, fu quella di stringere la mano di Cales alla mia. Non era la prima volta che mi veniva spontaneo fare quella azione, quasi di riflesso, ed ormai inizia a piacermi quella sensazione che scaturiva dall’incontro delle nostre mani insieme. “ Ipotizzare che qualcuno abbia conoscenze avanzate non implica per forza il paranormale. Mi rifiuto di scadere nelle arretrate credenze popolari per spiegare un fenomeno.” Con fare risoluto. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Rassicurai Therese, che si era spaventata.
Poi Piecourt entrò nella stanza ed io mi irrigidii un po'. Accennai un sorriso. "Ho lasciato del pollo anche per voi. È in caldo dentro al forno." Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Cales strinse la mano di Dacey nella sua, guardandola negli occhi.
Era uno sguardo complice, di chi sapeva di condividere con l'altra tutti gli stati d'animo e le sensazioni di quel momento. “Voi siete un uomo di scienza, non potete parlare così...” disse poi ad Aratos “... non posso credere che riteniate reali simili fandonie...” tenendo stretta la mano di Dacey. “Ragazzo mio, io non sono giunto a conclusioni estreme...” replicò Aratos “... sono un uomo che studia la natura e so che essa ha molti segreti. Non escludo nessuna ipotesi. Magari siamo al cospetto di un alchimista o molti alchimisti, che hanno raggiunto conoscenze profonde e misteriose. Dopotutto l'alchimia è una realtà.” Fissando i due giovani. |
"Bene, ne voglio una bella porzione." Disse leccandosi i baffi Piecourt a Gwen. "E servitemelo con un bel bicchiere di vino che ho nella dispensa." Annuendo.
"Perchè vi prendevano in giro quei tipi?" Chiese Elv. "Perchè sono degli idioti!" Piecourt. "Io ho davvero visto un Angelo!" "Potete descrivercelo?" Fissandolo Elv. "Volava veloce ed avvolto in un alone luminosissimo!" Rivelò il proprietario della fattoria. "Ma era un Angelo vero?" Therese. "Certo, non esistono Angeli fasulli!" Annuì Piecourt. |
Annuii lentamente e servii una porzione di pollo con un bicchiere di vino.
Speravo tuttavia che non mi usasse come cameriera, visto che non ero certo qui per questo. Poi ci parlò del famoso angelo e mi chiedevo cosa fosse stato che lui aveva scambiato per tale, anche se non avevo molte idee in merito. Dubitavo che avesse a che fare con la bestia, ma non si poteva mai sapere. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Per un attimo mi persi nello sguardo di Cales, trovandolo quanto mai famigliare e rassicurante.
Riusciva persino a calmarmi e a darmi speranza, poiché capivo di non essere da sola in quella ricerca. “ Un alchimista... è tutta un’altra storia rispetto a demoni e mostri fantasiosi! Un esperto di alchimia non è un mago ma un conoscitore degli elementi, si basa sulla scienza dopo tutto. Ma come si può capire se davvero ci troviamo davanti a uno o più di questi studiosi?” Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
“Aspettate...” disse dubbioso Elv a Piecourt “... dite che era avvolto da un alone luminoso... ma che aspetto aveva? Voglio dire... era come normalmente viene raffigurato un Angelo? Con le ali e dall'aspetto umano?”
“No, non ho visto nulla di tutto ciò.” Scuotendo il capo Piecourt. “Era avvolto da questo alone luminosissimo... così luminoso che era impossibile fissarlo e vedere qualcosa...” “Allora come fate a dire che era proprio un Angelo?” Elv perplesso. “Cos'altro può attraversare il cielo avvolto da una luce così intensa?” Fissandolo Piecourt. “Magari una cometa...” Elv guardando poi Gwen. |
Ma... Se non aveva visto nulla di tutto quello, come poteva dire che era un angelo?
Ricambiai l'occhiata di Elv ed annuii, facendo sedere Therese sulle mie gambe. La sua ipotesi era decisamente più probabile di quella di un angelo. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
“Ah, non ne ho idea, ragazzi miei...” disse Aratos guardando Dacey e Cales “... io posso solo dirvi che questi calcoli sono probabilmente fasulli, a meno che, appunto, non siano stati fatti con conoscenze e strumentazioni di cui noi oggi ignoriamo l'esistenza.”
“Bene, vi ringrazio...” mormorò Cales un po' deluso “... vi ringrazio del tempo che ci avete dedicato...” alzandosi, ma senza lasciare mai la mano di Dacey. “Non siate sconfortato, ragazzo mio...” Aratos “... non abbattetevi... siete in gamba e state facendo del vostro meglio...” “Evidentemente non basta...” Cales all'uomo “... visto che la gente continua a morire in queste lande...” Aratos annuì rammaricato ed i due giovani lasciarono la sua casa. Un cielo cupo aveva avvolto la città ed i boschi tutt'intorno. La pioggia aveva cominciato a scendere con una certa intensità e qualcosa di sinistro si respirava nell'aria. “E se ci avesse mentito?” Cales mentre camminavano verso il palazzo presbiteriale. “Se quell'Aratos ci avesse volutamente messo fuori strada?” A Dacey. “Se davvero c'è una setta che opera in queste terre devono pur esserci i suoi adepti, no? Magari nascosti tra la gente comune... quell'Aratos è un astronomo... potrebbe benissimo essere tra i sospettati, non credi?” Aratos intanto era rimasto a guardarli andare via, celato dietro le tendine della finestra di casa sua. |
"Una cometa..." disse perplesso Piecourt "... che sciocchezza!" Esclamò. "Perchè mai dovrebbe essere una cometa?"
"Perchè mai un Angelo?" Elv. "Perchè gli Angeli esistono, ecco perchè!" Annuì deciso l'uomo. "Anche le comete esistono." Replicò Elv. "L'ho visto cadere proprio dietro alcune colline qui vicino!" Piecourt. "Siete mai andato a controllare?" Chiese Elv. "No, mai..." mormorò l'uomo. Gwen e Therese assistevano alla scena. |
Se credeva che una cometa fosse più probabile di un angelo, c'era qualcosa che non quadrava.
Oltre al fatto che non aveva mai controllato se davvero questo angelo fosse caduto, come un novello Lucifero e questo non gli conferiva certamente credibilità. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Quando eravamo entrati in casa di Aratos eravamo pieni di convinzioni e pure speranze, ora che uscivamo eravamo abbattuti e pieni di nuove domande cariche di dubbi.
“ Cales non mi piace vederti tanto demoralizzato... ti preferisco quando sorridi.” Facendo una smorfietta per alleggerire la situazione ma soprattutto quella specie di broncio che si era instaurata sul viso del naturalista. “ Non mi sento di escluderlo. Non possiamo far nulla per scontato, questo è chiaro. Per assurdo il nostro astrologo potrebbe davvero averci mentito perché lui stesso parte della setta. Oppure al villaggio il locandiere, il mendicante e persino il prete, tutti erano coinvolti ed hanno macchinato contro di noi... oppure...” Non volevo neanche dire ad alta voce che c’era l’eventualità che ci vedeva un errore su tutta la linea, riducendo a zero tutto il nostro lavoro. “ Ci mancava solo la pioggia...” Alzando gli occhi verso il cielo grigio dal quale cadevano copiose gocce. Fu spontaneo per me correre, alla ricerca di un riparo momentaneo, e trascinai con me Cales, non lasciando la presa della sua mano. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
“Vi propongo un patto...” disse Elv a Piecourt “... appena starò meglio vi accompagnerò a controllare il luogo dov'è caduto ciò che avete visto. Magari scopriremo la verità.”
“E se ci accadesse qualcosa?” L'uomo. “Cosa potrebbe capitarci mai?” “Non so...” dubbioso Piecourt “... magari è Sacrilegio cercare di spiare un Angelo... non voglio incappare in una loro punizione... ricordate la Bibbia? Cosa accadde ai primogeniti egiziani? Gli Angeli amministrano la Giustizia Divina e bisogna andarci cauti.” Elv guardò Gwen. La pioggia aveva sorpreso i due giovani. Istintivamente Dacey corse verso un porticato che sporgeva sulla stradina, tirandosi dietro Cales. I due arrivarono bagnati sotto quella loggetta, stringendosi contro il muro per il poco spazio, cercando così di non bagnarsi. Erano vicinissimi. I loro sguardi si accavallavano, il loro respiro si confondeva e le loro labbra quasi si sfioravano. |
Elv propose all'uomo di andare a vedere oltre le colline, ma quello si rifiutò ed io roteai gli occhi quando mi guardò.
Perché la gente nonncercava di essere più razionale e di vagliare innanzitutto le ipotesi più concrete e plausibili e poi quelle più improbabili? Inoltre, se avesse avuto a che fare con la bestia e avessimo scoperto qualcosa, sarebbe stato un ottimo affare. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
“ Siamo stati fortunati a trovare un riparo, anche se piccolo come questo.”
Stringendomi contro la parete per restare all’asciutto e permettere a Cales di fare lo stesso. “ Quando ero piccola stavo spesso sotto la pioggia, danzavo, facevo capriole... poi mio zio me lo proibì, non era un comportamento adatto a una signorina.” Cercando di imitare la voce del presbitero in quel divieto, cosa che non mi riuscì appieno e che provocò in me del riso. “ Forse dovrei smetterla di parlare...” Sentendo un balzo del cuore fin alla gola, tanto mi trovavo vicina a Cales, tanto riuscivo a smarrirmi nei suoi occhi, tanto sentivo il suo respiro affannoso in sincrono con il mio, tanto che quasi riuscivo a toccare le sue labbra... Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
“Suvvia, gli Angeli puniscono i malvagi.” Disse Elv a Piecourt. “Noi siamo brava gente. E poi se davvero vedessimo un Angelo allora per prima cosa gli chiederemmo di liberare queste terre dalla bestia. Non è così? Non vi sembra una buona causa?”
“In effetti...” mormorò l'uomo. Elv guardò Gwen in modo complice. La pioggia continuava a scendere, battendo sul porticato fatto di tegole e gocciolando sui ciottoli levigati della strada. I loro occhi erano gli uni negli altri, i loro corpi inevitabilmente vicinissimi fino a toccarsi. “Si...” disse Cales a Dacey, per poi colmare la distanza, ora finalmente minima, che per troppo tempo aveva tenuto lontane le loro labbra e baciandola. Le sue labbra calde raggiunsero quelle morbide di lei, rese bagnate da una goccia di pioggia che dal porticato aveva lambito la bocca della ragazza. Si baciarono, con Cales che subito strinse a sé il corpo di Dacey, contro il suo petto, tenendola con le braccia. Un bacio che divenne subito intenso, ardente e profondo. Un bacio intimo e complice. Un bacio vero. |
Le parole di Elv sembrarono essere molto convincenti, infatti ridacchiai silenziosamente e di nascosto quando mi guardò, scuotendo il capo.
A quanto pareva, l'importante era solo trovare la formula giusta. "Sì, anche io la penso così. Sarebbe davvero meglio andare a controllare." Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Alla fine le parole di Elv sembravano aver fatto centro ed anche Gwen disse la sua, invitando Piecourt ad ascoltare il giovane.
"E sia..." disse l'uomo "... ci andremo! Mai si dica che io abbia paura di qualcosa! Appena starete meglio andremo a controllare!" Annuì. "Altro pollo!" Mostrando il piatto vuoto a Gwen. |
Alla fine si convinse e accettò di andare vedere.
Poi mostrò il piatto vuoto ed io guardai Elv con disappunto per i modi che aveva usato. Riempii il piatto, ma controvoglia, perché avrei preferito di certo che usasse delle maniere più consone. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Gwen riempì ancora il piatto di Piecourt, con Elv che trattenne una risata.
Anche Therese guardava divertita l'ometto che mangiava. "Ah, davvero buono..." disse massaggiandosi la pancia Piecourt. "Che forma aveva l'alone che avete visto?" Chiese Elv. "Una palla..." rispose l'ometto "... era una grossa sfera con una sorta di scia anch'essa luminosa dietro..." bevendo per digerire. "Sono sempre più convinto che sia una cometa o qualcosa di simile." Mormorò Elv. "Non vi intendete di queste cose..." seccato l'ometto "... cosa volete saperne voi di comete? E di Angeli poi? Io sin da piccolo invece guardavo gli Angioletti dipinti nella chiesa del villaggio." "Non credo che quegli Angioletti assomigliassero a sfere luminose con tanto di scie." Ridendo Elv. |
Ah, ora rideva pure.
Che simpatico. Continuarono a parlare di quell'affare luminoso e l'ipotesi dell'angelo perdeva sempre più terreno, anche se quello non voleva convincersene. Sul serio, come poteva una sfera somigliare ad un angelo? Menomale che Elv doveva essere quello inesperto... Andai a sedermi accanto a lui insieme a Therese, gustando un po' di quella parvenza di famiglia che iniziava davvero a piacermi. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Sorrisi a Guisgard, accomodandomi su una sedia, fissando un punto indefinito davanti a me.
“Si.. vi racconterò ogni cosa...” sospirando. Dovevo ricordare, dovevo riuscire a rivivere quel momento. Avevo pagato a caro prezzo quelle informazioni, pensai, guardando la mia mano che non c’era più. Non c’era più! Non c’era davvero più? Ancora non mi ero ancora abituata all’idea, mi sembrava così assurdo, come se non fosse vero, come se fosse solo rotto, legato com’era. Non dovevo pensarci ora. Sospirai. “Dunque...” Alzando lo sguardo verso Guisgard, con la penna in mano “Sembrava che la bestia fosse stata uccisa, quindi ero uscita a cavalcare..” mentii, ma fu l’unica bugia, perché poi raccontai ogni cosa per filo e per segno. Il cavallo che si imbizzarriva e mi lasciava a piedi. La sagoma trasparente nel bosco, alta due metri ed enorme. Il rumore. Il mio essere armata. La paura. Il non essere stata in grado di scappare. La luminescenza. L’attacco. La presenza. La paura, il dolore. Infine lo sparo.... Ogni dettaglio, ogni piccolo frammento. Tenevo gli occhi chiusi mentre parlavo, rivivendo quel momento. Poi li riaprii, sospirai e guardai il mio braccio martoriato. “Questo è quanto, spero di non aver dimenticato nulla!” Sorrisi, guardando l’inviato del vescovo. |
Mi resi conto di star trattenendo il fiato, in quella attesa alimentata dalla vicinanza.
Poi quel ‘sì ‘ di lui e tornai a respirare, per poco, prima di sentire le sue labbra sulle mie. Non c’era più la pioggia, o il porticato, ma soltanto le sue braccia che mi tenevano stretta e le sue labbra che si mischiavano alle mie, diventando una cosa sola. Non mi importava di essere vista, magari persino da mio zio, non mi importava poiché ciò che contava era l’essere abbracciata a Cales, finalmente, era arrendermi a lui e al contempo era donarmi a lui, ricevendo lo stesso in cambio. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Trascorsero così il resto della tarda mattinata e parte del primo pomeriggio così, seduti in quella camera come fossero una famiglia, chiacchierando con Piecourt.
Ed infatti lo stesso padrone della fattoria credette che Gwen, Elv e Therese fossero una famiglia. E forse lo erano davvero. Ad un certo punto Piecourt si alzò sazio e soddisfatto. "Ora ripasate..." disse ad Elv "... io andrò dalle mie mucche per portarle nella stalla. Domani andreamo in cerca di Angeli." Ridendo. |
Si baciarono.
Per un tempo indefinito, stretti, l'una all'altro, sotto quello stretto porticato in quella stradina secondaria, con la pioggia che batteva sulle tegole e scivolava tra i ciottoli a terra. Un bacio vero, intenso, con cui Cales assaporava le labbra di Dacey. Un bacio caldo, avvolgente, intimo. La stringeva a sé, con le mani che scivolavano sulla schiena della ragazza. Piano lui aprì gli occhi, cercando quelli di lei, senza lasciare le sue labbra. |
Il resto della mattinata fu inaspettatamente piacevole.
Sentivo che quella situazione, quella che ci vedeva tutti e tre insieme, era tutto ciò di cui avevo bisogno. Già pregustavo il momento in cui avremmo trovato un posto tutto nostro in cui vivere e trascorrere serenamente la nostra vita familiare. Solo noi. Ridacchiai di nascosto poi alle ultime parole dell'uomo, prima che uscisse. "Lo hai convinto davvero." Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Eravamo complici in quel bacio passionale, unico.
Che rendeva vivi. Che colorava quella giornata di pioggia. Che faceva dimenticare i problemi mettendo in risalto solo quel perfetto momento insieme. Ero felice e sorrisi nell’incrociare gli occhi di Cales, restando sulle sue labbra, volendole ancora e ancora. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Veloce, velocissimo percorreva i prati, le radure, scavalcando crostoni rocciosi, selve di alberi e cespugli di bacche selvatiche.
Rapido, silenzioso scavalcava dossi e fossati, quasi volando tra i rami fitti e frondosi, sguazzando nelle paludi e risalendo la boscaglia. Il predatore conosceva quei luoghi come nessun altro. Li conosceva da sempre, era il suo territorio e noi eravamo le sue prede. Il bambino correva, affannando, inciampando ma alzandosi sempre. I vestiti lacerati tra i rivi, gli sterpi, le ginocchia sbucciate, le mani sanguinanti. Correva con tutto il fiato che aveva in gola. Ad un tratto gli mancò la terra sotto i piedi e scivolò in un fossato, fino alle acque fangose di un fiumiciattolo. Rapido si alzò ancora, per riprendere la corsa, ma ad un tratto un rumore metallico e in quel clangore il ragazzino gridò, cadendo in acqua. Il piede era stretto in quella morsa dai denti di ferro, strappando la carne e segando l'osso. Intanto al palazzo presbiterale Guisgard ascoltò le parole di Destresya, senza smettere di lavorare al suo schizzo. “Grazie, milady...” disse infine alla dama “... mi spiace avervi fatto rivivere quei momenti.” Ad un tratto un soldato arrivò. “Eminenza...” fissando il presbitero “... la bestia ha colpito ancora... un ragazzo...” Guisgard mostrò il suo schizzo. https://www.monstersandcritics.com/w...erewolves-.jpg |
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