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Si si dissi vi aiuterò basta che non mi ucciderete farò tutto ciò che volete risparmiatemi per favore sono solo colpevole del rapimento della donna ma posso sempre salvarla col vostro aiuto continuai a dire mentre guardavo tutti in faccia
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"Orlando di Wessex...portate un nome veramente bello, è un peccato lo avete tenuto celato per così molto tempo."
Entrammo nella locanda, si avvicinò a noi il locandiere e rimasi stupita e meravigliata dalla proposta fatta, quando si allontanò dissi al bel milord "Sapete che dalle mie parti si usava festeggiare pure la ricorrenza di San Martino? e per tradizione spirava un vento caldo, che sembrava portasse come nella leggenda un'improvvisa estate.Ne sono entusiasta, ma dite sia luogo da fidarsi questo? Vi siete stato più volte, d'altronde non conosciamo nessuno qui". |
“Allora stanotte, mia dolce sposa, assaporerai un po’ della magia delle tue terre con questa festa di San Martino.” Disse Orlando ad Altea.
I due sposi allora, appena usciti dalla locanda, si diressero verso il porto. Qui c’era radunata buona parte degli abitanti del borgo, tutti in attesa dell’inizio dei festeggiamenti. Il porto era in realtà un piccolo molo, con una stradina stretta ma caratteristica, che attraversava delle tipiche case da pescatore, rivestite da uno strato di calce bianca come si può vedere in molti villaggi delle isole sparse per il Mediterraneo. Le case scendevano poi sul mare ed un faro lontano col suo fascio le attraversava, per poi abbandonare un attimo dopo il tutto di nuovo al manto della notte. I primi falò erano già stati accesi e attorno a questi molti giovani del posto avevano cominciato a ballare e a cantare. Orlando ed Altea così si unirono a quei giovani e alla loro gioia di vivere. “Avanti, signori!” Gridò all’improvviso un ometto. “Chi di voi vuol dimostrare la sua forza contro Hursus?” E alle spalle, quasi affondando i piedi nella sabbia per l’enorme peso, stava un gigante di quasi due metri. “Su, non abbiate paura!” Continuò l’ometto. “Sono pronto ad accettare qualsiasi scommessa! Su, non è roba per molli aristocratici, ma solo per veri uomini!” “Quell’ometto ed il suo fenomeno da baraccone” fece Orlando ad Altea “mi suggeriscono un’idea…” fissò sorridendo sua moglie “… sentito cosa ha detto? Una sfida non per molli aristocratici… chissà, ma forse se riuscissi a battere quel gigante, riuscirei a farti abbandonare quel tuo formale modo di rivolgerti a me… dandomi così finalmente del tu.” “Ma cosa vedo, miei signori…” gridò l’ometto “… vi è forse un pretendente?” “Se ne cercavate uno, l’avete appena trovato, amico mio!” Disse Orlando. Si voltò poi di nuovo verso Altea e la baciò. “Questo bacio mi porterà fortuna.” Sorridendo. “E vediamo se riuscirò a meritarmi un tono più confidenziale da parte tua.” Le fece l’occhiolino e raggiunse l’ometto ed il suo gigante. “Però, ne ha di coraggio quel tipo!” Esclamò qualcuno dei presenti. “Già, io non combatterei mai contro quel gigante.” Gli fece eco un altro. “Nessuno vuole scommettere?” Chiese l’ometto alla folla. “Io scommetto sul gigante!” “Anche io!” “Si, pure io!” Si udì tra i presenti. “Eh, non hanno fiducia in voi, amico mio.” Disse l’ometto ad Orlando. “Magari smentirò i pronostici.” Sorridendo Orlando. I due contendenti così raggiunsero la piccola spiaggia, mentre tutti i presenti si misero in cerchio attorno a loro. “Che vinca il migliore!” Fece l’ometto, dando inizio all’incontro. Orlando subito si lanciò su Hursus, ma questi lo afferrò e poi lo lanciò tra gli spettatori. “Chiedo scusa.” Disse Orlando a quelli, per poi lanciarsi di nuovo sull’erculeo avversario. “Eh, vostro marito possiede davvero un coraggio da leoni.” Uno degli spettatori ad Altea. “Io non sfiderei mai un colosso come quello.” “Speriamo solo che non venga colpito sul volto…” fece una ragazza tra i presenti “… è così bello!” |
“Volete che lo sgozzi qui, davanti ai vostri occhi, signore?” Chiese uno degli zingari a Hagus.
“No, voglio dargli fiducia…” rispose questi, senza togliere mai i suoi occhi da quelli di Cavaliere25 “… magari è davvero pentito…” In quel momento si udirono dei passi: era lo zingaro che Hagus aveva mandato per controllare il palazzo dell’ambasciatore. “Allora, cosa hai visto?” Domandò Hagus. “La casa è ben sorvegliata.” Rispose lo zingaro. “Ci sono tre soldati all’ingresso e almeno una mezza dozzina nel cortile. Inoltre altri sorvegliano da finestre e camminamenti presso le due torri del palazzo.” “Sembra quasi un fortino militare.” Mormorò un altro di quegli zingari. “Già, occorre un piano per avvicinarci…” fece Hagus. Poi fissò Cavaliere25. “E sarai tu il nostro piano…” disse “… ascoltami bene, ragazzo… tu ora tornerai al palazzo di Missan. I soldati, riconoscendoti, ti faranno entrare. E una volta dentro, tu ci aprirai il portone d’ingresso. Non so in che modo, devi pensarci tu. Una volta aperto il portone, noi faremo il resto. Hai capito tutto?” |
“Sarò sincero, ragazzo…” disse il cacciatore di taglie a Parsifal “… unendovi a noi imparerete molte cose sulle armi e sul loro utilizzo. Apprenderete varie tecniche di sopravvivenza e diversi metodi di combattimento. Daremo la caccia a rinnegati, criminali, briganti, eretici e tutti coloro sui quali sono state poste taglie da parte delle autorità. Questo è quello che posso promettervi, messere. Con noi diventerete sicuramente un abile cavaliere. Tuttavia, la strada che abbiamo intrapreso, almeno per il momento, non ci permetterà molti momenti di libertà, neanche per le vostre ricerche. Forse queste saranno possibili fra qualche tempo, ma non ora. Adesso, noi tre” indicando se stesso ed i suoi due compagni “abbiamo un importante compito… stiamo dando la caccia ad un pericoloso criminale. Sta a voi decidere cosa fare, messere.”
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Sentendo ciò e la schietezza con cui mi parlò il nobil cavaliere, la mia anima provò un senso di abbandono e di fallimento nei confronti del mio ordine e soprattutto del mio maestro che con tanto amore mi aveva allevato tra le nobili virtù dell' Antico Codice. Forse stavo per infrangere la promessa fatta al capezzale del mio maes.... anzi, di mio padre.... improvvisamente mi vennero le lacrime agli occhi pensando a quanta dedizione e amore quest'uomo aveva donato nel crescermi anche se non fossi suo figlio, ma sentì che qualcosa poteva essere trovato se avessi seguito questo cavaliere, vi era in gioco la serenità della popolazione, delle mamme, dei bambini che giocavano allegri nelle piazze senza conoscere veramente l'orco cattivo..... non potevo negare il mio aiuto a questa gente. Un vero cavaliere deve saper mettere da parte i propri egoismi dinanzi alla richiesta di aiuto e mantenimento della quiete. Presi un grande respiro e infine mi decisi: " D'accordo Signore aiuterò la vostra causa, difenderò questa gente e la loro serenità". Qualche lacrima ricopriva ancora il mio viso, spero che non se ne accorga. " Padre le prometto che la storia del nostro ordine e della mia vita riuscirò a recuperarla, non ho dimenticato la promessa che vi feci".
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“Allora brindiamo al nostro nuovo compagno!” Esclamò il cacciatore di taglie. “Locandiere, portaci altro vino!”
E finito di bere, i tre raggiunsero le stalle della locanda. Qui il cacciatore e i suoi compagni presero i loro cavalli ed insieme a Parsifal lasciarono quel posto. “Ora ti parlerò della nostra missione, ragazzo.” Fece il cacciatore di taglie. “Noi vediamo dalla Francia. Precisamente dalla Repubblica di Magnus. Stiamo dando la caccia ad una banda di pericolosi criminali. per poi intascare la taglia promessa dal governo di Magnus. Quei fuorilegge si fanno chiamare Il Giglio Verde.” |
Un leggero sorriso trapelò il mio volto al vedere con quanta gentilezza codesti uomini mi accolsero tra loro, però il pensiero mi riportava ancora a quella promessa, ma non bisogna disperarsi io non demordo, adesso un nuovo orizzonte si dipana dinanzi al mio sguardo. Usciti dalla taverna sellaì il mio amico Belfagor e gli bisbigliaì: "Mio caro amico, una nuova missione ha incrociato la nostra via per il raggiungimento del vero.... non dimentichiamo ciò che siamo stati, anzi, che siamo tuttora.....forse, potremo imparare qualcosa di nuovo". Lasciati le stalle il mio nuovo maestro mi parlò del Giglio Verde, sinceramente, non avevo mai sentito parlare di questa banda nei miei viaggi e mi sentì un pò imbarazzato... tanto che risposi con fare goffo: "Signore, non credo di conoscere questa banda di criminali, anzi non li ho mai sentiti nominare. Cosa hanno fatto di così terribile da essere definiti "pericolosi"......". Detto ciò mi saltò alla mente un qualcosa che forse era troppo banale e stupido da dire, ma lo feci lo stesso: "Preferite essere chiamato Signore o Maestro?".
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La sua mano colpi' il mio volto con una violenza tale....che persi l'equilibrio e finii a terra, il dolore fu' violento ma l'anima mi doleva di piu', vidi sussultare il libro tra le sue mani, ma fu lieve quasi impercettibile e la Bestia nella sua infinita crudelta' non se ne accorse.....mi pulii un rivolo di sangue all'altezza della bocca con il palmo della mano........." Io non so nulla di quel libro...nulla che voi non possiate leggere e comprendere......se fossi una maga se ci fosse magia....via avrei gia' distrutti..e invece sono qui a subire delle vostre angherie......pensate che sono uno donna fuori dal comune solo perche' porto con me un libro......al giorno d'oggi la cultura e' pagata come un'oltraggio a qualche forma di governo ?.......Non temo le vostre minacce......non implorero' la vostra pieta'....se avete deciso di uccidermi lo farete comunque......volete sfreggiarmi a vita ?....il dolore sara' tremendo...il battito del mio cuore sara' furioso sembrera' volermi esplodere in petto....poi si chetera' e tutto tornera' nell'ordine di come ogni cosa ebbe inizio........non so sa chi prendete ordini.......perche' siete voi che dovete aver paura........"......Mi alzai da terra...e mi piazzia davati a lui, la cosa che non riuscivo a comprendere e' che per la prima volta in quella brutta storia ebbi la sensazione che ogni cosa stesse abbandonando me e quella piccola parte di me che mi portavo dietro.........Avrei voluto chiedere al mio Maestro......cosa non ero riuscita a percepire durante questo tratto del mio cammino, ma forse comprendevo che quel piccolo lato umano che vive nelle piu' grandi menti illuminate....fa capolino quando pensiamo che qualcosa o qualcuno ci ha abbandonato.....l'abbandono e' la paura piu' grande che l'uomo ha in tutta la sua vita, ed io non ero un'eccezione....mi sentivo abbandonata......
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Vidi Orlando avviarsi con quel enorme uomo verso la spiaggia, a ogni colpo che prendeva il mio cuore sussultava "Ma non cambia mai, in un modo o nell'altro deve dimostrare la sua forza" pensai. In realtà ero seriamente preoccupata, la folla mi spingeva, mi sentivo soffocare e sentii i commenti di una ragazza, voltandomi dissi "Mi auguro vivamente non sia cosi, mia cara milady, vorrei guardare il bel volto di mio marito per l'eternità". Sussultai, ebbi un fremito di gelosia??
Mi avvicinai..."Orlando ritirati, per favore fallo per me. Vedi ti sto dando del tu, non sfidare troppo la sorte e ricordati quando ti dissi nessuno è impeccabile". |
Succedeva tutto in fretta, troppo in fretta per me...
I miei occhi spalancati erano fissi sul palco, le mie mani stringevano la transenna di legno tanto forte che alcune schegge mi si conficcarono nel palmo facendo uscire qualche goccia di sangue... non ci badai. Non me ne accorsi neanche. Mi mancava l’aria, respiravo a fatica. La folla intorno a me vociava e si agitava convulsamente, e questo contribuiva solo ad aumentare il doloroso frastuono nella mia testa... La mia voce suonava in un modo quasi irreale nell’edificio deserto. Una voce che quasi non sembrava più la mia, tanto era rauca e stridente per l’angoscia... la sentivo grattare nella gola ed ogni parola, ad ogni disperata invocazione. Citazione:
Eppure quel silenzio... quel silenzio assoluto, così pesante e irreale, quel silenzio opprimente, angosciante, quel silenzio di morte... Poi la voce di Essien da qualche parte vicino a me... le sue braccia, che con paterna amorevolezza mi avevano presa quasi di peso e mi avevano condotta via... E poi il buio... un buio cieco entro cui la mia anima era sprofondata... si dibatteva la mia anima in fondo a quel pozzo di disperazione, si dibatté con tutta la forza che possedeva... finché non ne ebbe più. Ad un tratto un rullo di tamburi risvegliò la mia mente la trascinò di nuovo in quella piazza. Si stavano apprestando all’esecuzione... “Philip!” gridai d’istinto... ma la mia voce si perse in quella babele di urla e schiamazzi. E poi, quando ormai credetti che tutto stesse per giungere alla fine... Citazione:
Tutti iniziarono a gridare e a correre qua e là disordinatamente, come se il palco d’onore avesse preso fuoco... uomini e donne, giovani e vecchi... tutti correvano e sgomitavano, presi da una cieca follia, tentando di farsi strada verso l’uscita della piazza. Io fui schiacciata contro la transenna dall’irruenza della folla, presi un paio di gomitate da non sapevo chi, barcollai e fui travolta, persi l’equilibrio. Ebbi paura. Gridai e stavo per cadere a terra, dove sarei di certo stata calpestata da tutta quella gente impazzita, quando una mano si serrò intorno al mio braccio e mi tenne in piedi. Un attimo dopo, quella stessa mano serrò la mia e mi trascinò via. Non sapevo chi fosse il mio salvatore: lo spavento mi aveva spezzato il respiro e offuscato gli occhi... Eppure strinsi quella mano, quasi fosse la mia ancora di salvezza, chiusi gli occhi e mi lasciai condurre da lui tra la folla. |
Elisabeth fissò quell’uomo con fierezza.
Il dolore per quello schiaffo sembrava ben poca cosa in confronto alla forte tensione che si era impossessata di lei. “Questo libro ci occorre per rimettere le cose al loro posto.” Disse quell’uomo ad Elisabeth. “Noi siamo gli unici a poterlo fare. Senza di noi tutto andrà a rotoli ed il male, da questo lercio paese, si diffonderà pian piano in tutto il resto del mondo. Dunque, se davvero questo libro non potrà esserci di nessun aiuto, allora lo distruggeremo… e tu ne sarai la responsabile.” Detto questo, l’uomo lasciò cadere il pesante libro sulla fiamma ardente del camino. La fiamma, pian piano, cominciò ad avvolgere il grosso volume. |
Il cacciatore di taglie fissò quasi con tenerezza il giovane Parsigal.
“Ragazzo mio, maestro è colui che nutre non solo l’abilità fisica, ma anche quella spirituale. Tu sei un giovane di alti principi ed io non posso insegnarti nulla che non riguardi l’arte della guerra e le tecniche di sopravvivenza in questo duro mondo. Signore poi!” Rise. “Non sono nobile ed il mio titolo di cavaliere me lo sono guadagnato servendo il Re Alfonso D’Aragona. Chiamami dunque come ti suggerisce il tuo cuore. Un cavaliere segue sempre il suo cuore.” Il suo volto perse poi quel sorriso e si fece serio di colpo. “Quanto al Giglio Verde… non conosco i suoi crimini. Non sono affar mio. Io devo solo catturarlo per intascare la taglia. E puoi starne certo che lo troveremo!” |
A quelle parole, cariche di gelosia di Altea, la ragazza che aveva commentato la bellezza di Orlando si voltò stizzita.
Poi Altea si avvicinò di qualche passo verso la lotta dei due contendenti e gridò a suo marito: Citazione:
Ma quella distrazione permise a Hursus di prenderlo e lanciarlo di nuovo a terra con forza. “E’ inutile, mio Ercole redivivo…” rialzandosi Orlando “… hai sentito la voce di quella bella ragazza? Era il dolce suono dell’amore che sussurra per me… per me questa contesa non ha più senso… ho avuto il mio premio!” “Ed io ora voglio il mio di premio!” Esclamò ridendo Hursus. Si lanciò allora su Orlando e afferrandolo lo scaraventò in mare. “Allora, cosa ne dici?” Ridendo Hursus. “Sei bello quanto Narciso… ed io ti ho fatto fare la sua stessa fine!” Ma Orlando non emerse dalle acque. Tutti allora cominciarono a preoccuparsi. Hursus, spaventato si tuffò in acqua per cercarlo. Ad un tratto il gigante emerse ma si ritrovò avvolto in una grossa cima. “Aiuto…” gridava “… sono bloccato e non riesco a nuotare!” In quel momento Orlando emerse anch’egli. “Forte ma tonto, mio buon gigante!” Ridendo il conte di Wessex. “Ti dichiari sconfitto?” “Si, hai… vinto… ma slegami!” Orlando allora liberò il gigantesco avversario dalla corda che lui stesso gli aveva messo addosso e lo trascinò a riva. E qui tutti lo acclamarono come vincitore. |
Quella mano tirò via Talia da quella marea impazzita.
La trascinò attraverso le onde confuse e gli schiamazzi di quella gente che ora si disperdeva come un gregge senza più il suo pastore. Le parole di De Jeon erano state forti fino a quando tutto seguiva lo scorrere dei suoi piani. Ma poi qualcosa era andato storto ed il grande Ginestrino aveva perso il controllo del suo gregge. Era bastato l’ululato di un lupo per disperdere il suo pascolo. Talia era trascinata da quella mano forte, fino a quando giunsero in un piccolo violetto laterale. “Non capisco perché la gente si ecciti tanto per questo genere di spettacoli!” Disse Renart guardando la strada. “A me quel discorso ha quasi fatto venire sonno e mi sarei di certo addormentato, se ogni tanto qualche scossone della folla non mi avesse tenuto sveglio.” Si voltò poi verso Talia. “Come stai? Va tutto bene?” |
Grida, urla, confusione... e io continuavo a correre, trascinata da quella mano cui mi ero aggrappata, pur senza sapere dove stessimo andando...
D’un tratto mi sentii trascinare in uno stretto vicolo laterale... non c’era caos qui, né gente che gridava impazzita... e il mio cuore smise di pulsare tanto forte da assordarmi... Citazione:
Come chi si sveglia di soprassalto da un brutto sogno, sollevai gli occhi su di lui e lo fissai per qualche istante, ammutolita... “Renart...” mormorai poi. Non ero mai stata tanto felice di vederlo, non ero mai stata tanto felice di sentire la sua voce, qualsiasi cosa dicesse, né di avvertire il calore della sua mano intorno al mio polso... “Oh, Renart... ho avuto così paura, per un momento...” Feci mezzo passo indietro, quindi, accostandomi alla parete retrostante... appoggiai la testa al muro e chiusi gli occhi, come a cercare di rasserenare il mio animo da quel caos di emozioni... Le parole di De Jeon... Quei suoi occhi fiammeggianti mentre parlava, mentre inveiva... L’uomo con il cappuccio, i suoi occhi terrorizzati sul viso pesto... Il Giglio Verde... Qui la mia mente ebbe un sussulto: il Giglio Verde... ancora lui... il Giglio Verde, che con tanta disinvoltura si era preso gioco del potere ginestrino proprio nella sua roccaforte... chi era il Giglio Verde? Dov’era? Sembrava essere ovunque e in nessun luogo, com’era possibile? Poi Renart parlò di nuovo e interruppe il filo dei miei pensieri... Citazione:
“Si... si, sto bene!” risposi. Lentamente sollevai una mano e gli carezzai delicatamente la guancia... “Renart... grazie!” mormorai. |
"No..."
La mia mente non riusciva a contemplare che quella parola. Ci avevano giocati, e la cosa che più mi bruciava è che non mi era neanche stata una possibilità di vincerla, quella partita. Era stata persa in partenza, a diversi chilometri di distanza da noi. "Che il Giglio Verde sia maledetto...", sibilai. La piazza era nel caos. La gente sciamava a destra e a manca, e le guardie non potevano trattenere quella folla urlante per più di un istante. "Compagni rivoluzionari! Fermatevi, non temete!" urlai, togliendomi il cappuccio. "Cospiratori si celano in mezzo a voi, aiutateci a fermarli!" Ma le mie parole si perdevano nella confusione e nel rumore assordante di una moltitudine nel panico. Rivolsi il mio sguardo a Lord Missan, cercando un cenno, una parola su cosa fare. Conscio in cuor mio, che questa battaglia era stata perduta. |
Queste parole mi ricordarono, molto quelle del mio Maestro tanto che lo sorrisi replicandogli:
"La chiamerò Maestro, avrò molto da imparare da lei e sono pronto a fare la mia parte, spero di poter essere un degno allievo e che al più presto potrò avere la fortuna di conoscere il vostro Sire". Soffermaì i miei pensieri sul Giglio Verde, purtroppo non conoscevo questo nome....-mi sentivo così impotente-, ma se codesti criminali impensierivano così tanto il mio nuovo Maestro tanto da farlo oscurare in volto significa che i loro crimini sono più neri degli occhi e le ali di un demonio. Decisi con fervore di abbracciare tale causa e rassicuraì il mio nuovo mentore dicendo tali parole: "Maestro state tranquillo, le mie conoscenze anche se inferiori e molto più giovani delle vostre la serviranno a dovere" mi caricaì di un sorriso così sicuro che lanciaì il mio amico Belfagor nel vento. Era in gioco la serenità di questa terra. |
Io non capivo niente.. Mi alzai in piedi di scatto procurandomi una fitta di dolore alla schiena ma senza darlo a vedere e dissi:
<<Chi è il Giglio verde? Che cosa volete da me? Io sono un semplice scudiero.. Non voglio tornare nella malavita.. Ditemi cosa volete da me!>> Fissavo negli occhi Sir Hagus.. Se mi volevano uccidere bastava un'incantesimo per stenderli tutti e scappare abbastanza lontano.. |
Trassi un profondo sospiro quando il mio caro milord, cosi mi piaceva ricordarlo ancora, decise di sottrassi alla lotta. Alla fine aveva ottenuto ciò che voleva, non era possibile..per la prima volta avevo trovato qualcuno che riusciva a farmi accettare le sue volontà e io non sapevo ribellarmi.
Ad un tratto vidi Orlando tra le braccia di quel gigante che lo scaraventò in mare, la folla si gettò sul piccolo molo, io cercavo di farmi largo tra quella folla col cuore che sentivo fino in gola, ma tutti lo cercavano e di lui non vi era traccia. Diventai di ghiaccio, rimasi immobile a guardare le persone che urlavano preoccupate, quando vidi emergere quell'omone grosso e poco dopo il mio bel milord che vittorioso aveva usato la furbizia al posto della violenza. Iniziai a ridere assieme alla folla, mentre notavo le belle ragazze che lo aspettavano uscire dall'acqua cercando di asciugarlo e applaudendolo. "Dovrò imparare ad avere mille occhi" pensai!!!! |
Ero confusa, perche' rapirmi e non dirmi a cosa serviva il libro...e poi chi erano per sapere a cosa servisse....una cosa era certa non conosceva il loegame tra me e il libro.......non ebbi il tempo di fermare gli eventi.....non ebbi neanche il tempo di rendermi conrìto se nelle sue parole ci fossero bugia o verita'.......quando il libro volo' tra le fiamme.......incominciai a sentire caldo.....e a sentire i polmoni riempirsi di fumo......la mia pelle sis tava arrossendo....." Tirate fuori quel libro dalle fiamme...ve ne prego...vi aiutero'...ma tiratelo fuori e voglia Dio che non state mentendo.......non avrete una seconda opportunita'..."......Mi accasciai al suolo....con la pelle arrossata edal forte calore...e i capelli in qualche parte bruciacchiati......respiravo male.....e gli occhi mi bruciavano da morire..non riuscivo a tenerli aperti......Dio mio fate che il libro...sia salvo....se il mio cuore batte ancora nel mio petto....forse....e' stato salvato dalle fiamme.......stavo soffrendo, le bruciature.....incominciavano a darmi fastidio.....fortunatamente solo piccole parti del corpo si erano ustionate ........dovevo strapparmi le maniche del vestito...o mi si sarebbero incollate alle ferite......ma avevo inspirato troppo fumo....e per la nause.....ebbi un capogiro.....che mi impedi'...di vedere il mio libro...
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Il caos.
La paura regnava tra la gente che correva nella piazza, mentre la rabbia dominava tra i Ginestrini sul palco. “Non ci hanno ancora sconfitti!” Urlò Missan. “Capitano, presto, sguinzagliate ogni soldato tra le strade e fate mettere posti di blocco ad ogni ingresso della città!” Ordinò poi a Lancelot. “Forse è già tardi!” Intervenne De Jeon. “Se hanno sostituito il direttore del carcere col prigioniero, vuol dire che lo scambio è stato fatto nella prigione!” “No… repubblicano…” mormorò all’improvviso il direttore del carcere. “Siete in grado di parlare?” Avvicinandosi a lui Missan. “Rammentate cosa è accaduto?” “Si… repubblicano…” “Ebbene, parlate!” “Ricordo…” raccontò il direttore “… che il carro col… prigioniero… aveva appena lasciato… il carcere… quando qualcuno… travestito… da soldato…” ansimando il direttore “… entrò nel mio… ufficio… e mi tramortì… e mi sono… risvegliato su questo… patibolo…” “Allora hanno sostituito il prigioniero quando il carro era già giunto ad Ostyen!” Fece Missan. “Siamo dunque in tempo per bloccarli!” “Si, forse si.” Annuì De Jeon. “Capitano, attuate subito ogni disposizione per bloccare tutto e tutti in città!” Ordinò Missan a Lancelot. “Il Giglio Verde ed i suoi uomini sono ancora ad Ostyen in questo momento!” |
Appena Elisabeth mormorò quelle parole, l’uomo tolse il libro dal fuoco ed avvolgendolo in un panno spense le prime fiamme che lo stavano consumando.
“Siete ragionevole…” fece l’uomo “… bene…” Presero Elisabeth e la fecero stendere su un lettino. Uno di loro le fece sorseggiare un liquore dal sapore fortissimo e questo ridò i sensi alla donna. “Come mai ha reagito in questo modo?” “Perché quel libro possiede oscuri poteri” rispose l’uomo al suo compagno “e questa donna ne è in profonda simbiosi.” Si avvicinò allora ad Elisabeth. “Avanti, ora ditemi tutta la verità su quel libro… vi ascolto…” |
Orlando uscì dall’acqua, trascinandosi dietro un esausto Hursus.
“Non mi dovete nulla?” Chiese il nobile all’ometto che aveva organizzato l’incontro. Questi allora, sbuffando, lanciò un sacchetto di monete ad Orlando. Il nobile però, indifferente al clamore della gente per la sua vittoria, cercò subito un volto tra la folla. E quando i suoi occhi incontrarono quelli di Altea, allora la fatica per lo scontrò svanì in un istante. Uno dei pescatori gli aveva dato un lungo mantello, che il nobile aveva indossato dopo essersi tolto la camicia bagnata. Avvicinandosi così a sua moglie, avvolse entrambi in quel mantello e la baciò con passione. Il suo corpo era ancora bagnato e inumidì i vestiti di lei. Dall’abito di Altea allora Orlando sentì sulla sua pelle ogni tratto e forma della bella irlandese. La sera era fredda ma limpida ed i bagliori dei falò illuminavano ogni cosa con una luce particolare. Il volto di Altea, bellissimo, assumeva indefinite espressioni, che sembravano scendere su quei meravigliosi lineamenti come fanno i versi di un poeta nel descrivere la propria amata. Nei suoi stupendi occhi danzavano agili e luminosi riflessi, frutto dei fuochi accesi sulla spiaggia e della passione che animava il suo cuore. “Sei tutto il mio mondo, Altea…” sussurrò Orlando. Un attimo dopo ripresero i canti e i balli e di nuovo la spiaggia si animò per la festa di San Martino. |
Lord Carrinton fu subito messo all'asciutto da un premuroso pescatore, egli non aveva abiti sontuosi addosso, poichè disponevamo di poco, ma si capiva subito che egli era di alto rango e le persone vi portavano rispetto.
Ad un tratto i nostri sguardi si incrociarono e non bastò altro per farci trovare stretti l'un altro "Orlando, ho temuto di perderti per un attimo. Fu un secondo ma come durasse un eternità. Sei sempre il solito vuoi sempre mostrare di essere impavido." Sorrisi "E poi inizi ad avere una strana influenza su di me, sei l'unico che riesci a farmi fare ciò che desideri....per ora, avrai modo di conoscermi". Si accesero i falò, emanavano il calore del fuoco che bruciava i ceppi accesi e le faville guizzavano maestose verso l'alto e la gente iniziò a ballare attorno a quel calore e quella luce che illuminava e riscaldava gli animi. Lasciai la stretta di Orlando e mi gettai tra quella gente, chi faceva una riverenza, chi ballava a braccetto, il tutto animato da una forte allegria. Notavo che il mio caro marito ci stava guardando divertito, certo egli non era consono a questi balli che più volte rallegravano la mia Terra. Ad un tratto, passando da dama a messere tenendomi la gonna di broccato rosso mi trovai a braccetto della ragazza che fece degli apprezzamenti a Orlando e a cui risposi per le rime. Ella già prima mi aveva lanciato delle occhiate furtive e mi parlò prima sottovoce, poi urlò, ma la sua voce fu celata dalle grida della gente. Improvvisamente mi strattonò e mi trovai senza l'anello nuziale e la ragazza scappò, accorsi da Orlando raccontandogli dell'accaduto "Orlando è successo una cosa tremenda, una ragazza dalle belle sembianza e scura di carnagione, ti aveva fatto numerosi complimenti sulla tua bellezza mentre gareggiavi col gigante, io le risposi a tono. Ora mentre ballavo, mi si avvicinò e mi disse che mi riteneva una persona altera solo per il fatto che avessi sposato un uomo ricco, bello e coraggioso come te e ne era invidiosa, perchè ti voleva conquistare e mi vedeva come un ostacolo....e per vendetta mi ha sottratto l'anello nuziale ed è scappata verso quella piccola spiaggia" indicai il luogo con la mano priva dell'anello con la bellissima rubinea pietra. |
si dissi ho capito tutto e iniziai a camminare per rientrare al palazo sperando che non mi vedesse nessuno tranne che le guardie dopo poco tempo arrivai al cancello e mi fermai
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Accomiatatosi dall'ambasciatore, Rodolfo seguì all'uscita il servo,felice di essere passato indenne all'incontro con i lupo nella sua tana,compiendo la sua missione, senza destare in lui alcun sospetto.
Ma,salutato il servo, mentre,allontanandosi, prendeva il sentiero che conduceva sulla strada che portava in città, si accorse della presenza di un' ombra che,tra le tenebre della notte rischiarate da una pallida luna, si aggirava con passo furtivo nei pressi del palazzo per poi correre in direzione della vicina campagna. "A quanto pare non ero l'unico in missione pericolosa da queste parti" pensò. Certo è che non avrebbe dato al padrone di casa l'allarme ma nemmeno avrebbe insospettito il servo cambiando repentinamente direzione,seppur fosse curioso di scoprire chi si celasse tra le tenebre,potendo solo intuire,dalla sagoma sgangherata, che si trattava di un mendico,di uno zingaro. Decise che avrebbe raggiunto il servo che lord Tudor gli aveva affidato e l'indomani sarebbe tornato da lui per riferirgli dell'incontro e chiedere se lui sapesse qualcosa circa quella strana presenza in quei paraggi. |
“Non siamo criminali o briganti.” Disse uno di quegli zingari a Daniel.
“Calma.” Lo tranquillizzò Hagus. “Ragazzo, il Giglio Verde non è certo una banda di lestofanti.” Rivolgendosi a Daniel. “Se siamo qui è per salvare una donna innocente che è stata rapita dal quel viscido ambasciatore. Ora, se vuoi renderti utile, bene, altrimenti resta lì e non darci noie.” “Signore…” mormorò uno zingaro fissando Hagus “… state tranquillo… appena ci darà noie, lo sistemerò io.” Ed estrasse un lungo coltello. “E’ un ragazzo in gamba.” Replicò Hagus. “Sono certo che non ci darà problemi.” |
Nel frattempo, Cavaliere25 era giunto al castello dell’ambasciatore.
E arrivato davanti al portone vide le guardie. “Ah, sei tu.” Riconoscendolo una di loro. “Vedo che hai fatto tardi stanotte.” Fece cenno all’altra guardia e questa aprì il portone per farlo entrare. Un attimo dopo Cavaliere25 era all’interno dell’edificio. |
Rodolfo, lasciato il palazzo di Missan, si diresse verso la locanda dove aveva inviato il servitore di lord Tudor.
Giunto nel locale, il cavaliere di Roma vi trovò Iwane a bere ad un tavolo. “Siete già di ritorno, signore?” Chiese il servo a Rodolfo. “Avete incontrato qualche difficoltà?” |
Parsifal e i suoi nuovi compagni di viaggio avevano appena formato una squadra.
Fountaine de Acernou sorrise e ordinò subito ai suoi di mettersi in cammino. “Cercheremo qualche indizio fra queste terre.” Disse mentre galoppava insieme a Parsifal e ai suoi due aiutanti. “Ho raccolto delle informazioni sul Giglio Verde… la banda è formata da inglesi e dunque è da questa terra che partono per le loro imprese in terra di Francia. Li cercheremo perciò qui a Camelot, dove hanno trovato rifugio molti profughi francesi.” “Da dove cominceremo di preciso, signore?” Domandò uno dei due assistenti. “Fra le campagne.” Rispose Fountaine. Poco dopo, i quattro giunsero ad una locanda situata proprio sulla strada che tagliava in due la campagna. |
Renart fissò la strada, ancora percorsa da quella marea agitata e spaventata.
Poi si voltò di nuovo verso Talia. Era accigliato e non vi era traccia di sorriso sul suo volto. “Si, è stato solo un forte spavento.” Disse. “Appena la situazione si sarà calmata torneremo al carrozzone, così potrai stenderti e prendere qualcosa per calmarti.” Una ciocca di capelli scendeva ribelle sul volto di Talia e Renart la spostò con delicatezza, sfiorandole il volto ancora pallido per lo spavento. Passarono diversi minuti, poi la situazione sembrò calmarsi. La Guardia Repubblicana era già scesa nelle strade e, anche se faticosamente, era alla fine riuscita a riportare ordine sufficiente per poter circolare. “Andiamo, si torna al carrozzone.” Fece Renart prendendola per mano e portandola fuori da quel vicoletto. Poco dopo i due giunsero al carrozzone. Qui, tutti erano intenti a provare per lo spettacolo della sera. “Ah, eccovi di ritorno.” Disse Essien vedendo Talia e Renart. “Allora, Talia, ti è piaciuta la parata?” |
Giunti alla locanda scesi dal mio fidato Belfagor e insieme al mio Maestro entrammo, io per ripagarlo di ciò che aveva fatto per me decisi di offrire da bere alla mia nuova compagnia sperando di fare un buon gesto e annotaì sul mio diario di viaggio ciò che mi venne raccontato. Quindi tra me e me cercaì di pensare a come avremmo potuto comportarci, qualora saremo stati costretti ad estrapolare informazioni.... sicuramente il miglior approccio nei confronti di un contadino o signorotto di campagna doveva essere la più totale cordialità e capacità di farli sentire propri pari senza deriderli e nei casi più complicati concedere il proprio aiuto si sà non tutto è possibile ottenere usando solo il proprio carisma.
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Le parole di Lord Missan mi smuovono dalla profonda amarezza nella quale ero caduto. Mi tolgo l'abito da boia, rivelando la divisa militare e la lunga spada.
"Li prenderemo, mio signore!" Poi, rivolgendomi ai miei uomini tra la folla: "Veloci, uomini! A gruppi di tre, montate a cavallo e correte come il vento presso ognuna delle quattro vie di accesso di Ostyens, ognuno seguendo la direzione della propria disposizione originaria. Non possiamo impedire alla gente di abbandonare questa piazza, ma possiamo bloccare ogni persona in entrata e in uscita dalla città! Correte immediatamente ad avvisare la Guardia cittadina ai varchi, e datele un primo rinforzo. Io ve ne invierò presto degli altri." Detto ciò prendo anche io un cavallo, e corro verso la caserma. Entro nel piazzale d'addestramento come una furia, e comincio a gridare ordini: "Allerta! Quattro squadroni di archibugieri, 8 pezzi di artiglieria, 80 cavalieri in gruppi di 20! Quindici minuti per presentarsi sul piazzale. Riterrò i sottufficiali direttamente responsabili dell'inadempimento. Muoversi!" Nel giro di una decina di minuti il piazzale comincia a riempirsi di uomini. Prima gli archibugieri, poi la cavalleria e per ultimi, più lenti, i pesanti pezzi d'artiglieria. "Uomini, la questione è della massima priorità. Cospiratori contro la Repubblica hanno appena sventato l'esecuzione prevista per stamane. Sono ancora in città, e il nostro compito è impedire che la lascino. Ogni manipolo di Cavalleria cavalcherà come il vento e si unirà alla Guardia Cittadina nel fortificare le vie d'accesso e impedire che nessuno entri e nessuno esca. Non fatevi fermare da nessuno, dovete arrivare lì il prima possibile. Andate!" Alle mie parole, gli squadroni partono al galoppo, ognuno in una diversa direzione del quadrangolo della caserma. "Voi archibugieri, insieme a 2 pezzi d'artiglieria per ogni squadra, marcerete più lentamente seguendo le medesime direttive, e avrete un compito più oneroso: identificate ogni carrozza, ogni viaggiatore a cavallo, avete pieno mandato da Lord Missan e Lord De Jeon di chiedere i documenti e di fermare chiunque vi risulti un volto sconosciuto in questa città, se necessario impiegate la forza con chi dovesse fare resistenza. Chi non sarà in grado di qualificarsi debitamente, avete facoltà di prenderlo in custodia fino a nuovo ordine. Una volta arrivati presso i varchi, schieratevi in assetto da battaglia. Gli archibugieri punteranno verso la città, pronti a far fuoco su chiunque tenti di forzare i blocchi. I cavalieri metteranno a disposizione della Guardia la loro versatilità e mobilità. L'artiglieria punterà verso le vie d'accesso alla città, per proteggere lo schieramento da eventuali traditori che dovessero venire a dare man forte ai Cospiratori ancora dentro il sedime cittadino. Io vi raggiungerò presto per coordinarvi, e fare con ognuna delle quattro postazioni il punto della situazione. Se non avete domande, andate, muoversi!" |
Ero ancora un po’ scossa, ma ad ogni momento che passava la paura e la tensione scomparivano man mano e presto la mia mente iniziò di nuovo a lavorare frenetica...
I Ginestrini dovevano essere in subbuglio... subire un colpo tanto grave... un colpo per giunta infertogli davanti a tutta la popolazione della capitale... era un colpo alla loro credibilità più che altro... E il fantomatico Giglio Verde? Era in città? Pensai che, se c’era, non poteva certo sperare di fuggire via... probabilmente i Ginestrini stavano già mettendo posti di blocco su tutte le strade in uscita dalla capitale... era dunque impensabile che un uomo, chiunque fosse, riuscisse ad uscire indisturbato... Citazione:
Mi sorpresi a scrutare ogni volto che incrociavo, quasi mi attendessi di riconoscere il fantomatico Giglio... dove si poteva nascondere un uomo pluriricercato nella tana del suo nemico? Questa domanda mi assillava, mi arrovellava la mente... E intanto giungemmo al carrozzone... Citazione:
“Beh...” risposi “Direi che è stata... sì, direi che è stata interessante!” Lanciai uno sguardo a Renart, poi tornai a guardare Essien e soggiunsi: “Per altro... devo dire che il nostro soldato, qui, è stato molto coraggioso!” Con un vago sorriso sulle labbra, quindi, mi voltai e raggiunsi Fantine che stava sistemando gli abiti di scena... E, sedendomi con lei, i miei occhi caddero di nuovo sulla strada principale, poco distante dallo spazio in cui ci eravamo sistemati: la via era bloccata da manipoli di soldati che continuavano a fermare e a chiedere informazione ad ogni singolo passante, gruppi di guardie a cavallo passavano al trotto verso ogni angolo della città... I Ginestrini erano sul piede di guerra! |
Orlando ascoltò con attenzione le parole di Altea e poi guardò in direzione della piccola spiaggia, dove la ragazza era fuggita con l’anello.
“Presto, inseguiamola!” Disse lui, prendendo per mano Altea e portandola con sé. I due così corsero verso quella spiaggia. Era un luogo isolato, racchiuso da poche vecchie capanne, sulle quali dominava il pallido alone della Luna. “Sembra un luogo deserto…” mormorò Orlando guardandosi intorno “… sei sicura che quella ragazza è scappata da questa parte?” Domandò a sua moglie. |
Giunti nella locanda, Fountaine, Parsifal e i due assistenti presero posto ad uno dei tavoli liberi.
Ad un tratto uno degli assistenti fece notare al cacciatore di taglie due individui che parlavano fra loro sottovoce. Erano Rodolfo e Iwane. “Si, hai ragione…” disse Fountaine al suo assistente “… hanno un qualcosa di sospetto quei due…” “Cosa facciamo, capo?” Domandò l’altro assistente. “Ecco, ragazzo.” Disse Fountaine fissando Parsifal. “Ora ti mostrerò come ci si comporta davanti ad individui sospetti.” Il cacciatore di taglie allora si alzò e si avvicinò al tavolo di Rodolfo e Iwane. “Salute a voi, messeri.” Sorridendo Fountaine. “Dai vostri abiti e dai modi che tradite, io e i miei compagni di viaggio abbiamo capito che appartenete di sicuro al rango dei cavalieri. Ebbene, col vostro permesso, volevo approfittare del vostro tempo per domandarvi una grazia…” |
Orlando mi prese per mano e corremmo in direzione della spiaggia, era deserta e in lontananza si sentivano le urla e grida della gente.
Orlando era meravigliato dal posto silenzioso. "Orlando, ne sono certa, ella è venuta proprio in questo posto. Ho una idea, io andrò a cercarla lungo il riva e tu vedrai tra quegli scogli". Così detto mi incamminai sulla riva, il mare era calmo, udivo solo il rumore delle onde, ma non era momento per fermarsi per ammirare quel mare rischiarato dalla luna. Della ragazza non si trovava traccia, mi voltai cercando la figura di Orlando ma non lo trovai più e pensai che doveva essere tra gli scogli. |
Lancelot aveva preso la situazione di petto.
In quei momenti di confusione e rabbia, occorreva sangue freddo. Il nemico numero uno del regime era giunto fin nel cuore del potere Ginestrino ed aveva lanciato un guanto di sfida che non poteva essere ignorato. Tutti gli uomini, ricevuti gli ordini da Lancelot, corsero ai propri posti. Nella stanza poi entrarono i tre leader del governo: De Jeon, Oxio e Missan. “Capitano ci attendiamo il massimo da voi e dai vostri uomini.” Disse De Jeon a Lancelot. “Non deludeteci.” “Non perdiamo la testa, signori.” Prendendo la parola Oxio. “La situazione non è poi così critica.” “Cosa vuoi dire?” Domandò Missan. “Quel che ho detto, amico mio.” Rispose Oxio. “Rilassati. Il nostro Giglio Verde è ancora in città. E questo lo sappiamo bene. Ma il difficile, paradossalmente, comincerà proprio ora per lui e per i suoi uomini.” “Perché?” Chiese De Jeon. “Immaginate… hanno con loro un chierico, dunque la velocità con cui possono muoversi è molto limitata. Si, sono armati, ma questo è più un peso, che non un vantaggio. Con le armi, infatti, attirerebbero l’attenzione degli uomini del nostro capitano Lancelot. Ovvio dunque immaginare che ne faranno tranquillamente a meno. Come vedete, amici miei, abbiamo un buon vantaggio sul Giglio Verde… un vantaggio che dobbiamo sfruttare al massimo.” |
Rodolfo, lasciato il palazzo di Missan, si diresse verso la locanda dove aveva inviato il servitore di lord Tudor.
Giunto nel locale, il cavaliere di Roma vi trovò Iwane a bere ad un tavolo. “Siete già di ritorno, signore?” Chiese il servo a Rodolfo. “Avete incontrato qualche difficoltà?” Prendendo posto di fronte al servo e ordinato un calice di vino bianco e un piatto di polpette, gli rispose francamente: " Nessuna difficoltà,grazie! Ho potuto vedere ed ascoltare i pensieri dell'ambasciatore e farmi un'idea più precisa sul suo conto e le sue intenzioni. Unico imprevisto,è stato, uscendo, la vista di un'ombra aggirarsi fugace nei paraggi del palazzo, per poi perdersi nella campagna vicina. L'unica cosa che sono riuscito a capire,dalla sagoma che la luna concedeva di discernere, è che si trattava di un vagabondo, uno zingaro. Chissà se il nostro comune amico potrà domani svelare l'arcano." Nel frattempo li raggiunse un'ancella che porse a Rodolfo quanto da lui ordinato. |
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