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Nel vederla arrivare cosi' trafelata.......e con quel lieve rossore sulle gote.......volevo mantenere un' espressione irritata...e invece non riusciia trattenere un'allegra risata......." Morrigan......avete l'espressione di una ragazzina a cui verra' un gran mal di pancia a furia di rubare e mangiare ciliege.......pensi che per un po' Mion potra' aspettare ?
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Le parole di Elisabeth la piombarono in un profondo imbarazzo, ma dopo qualche istante, Morrigan si sentì quasi sollevata dal fatto che l'altra gliele avesse rivolte. In fondo, non c'era nulla che potesse nasconderle, e non aveva in realtà nemmeno voglia di farlo. Elisabeth era la persona che aveva sentito più vicina a sè, e il suo affetto ciò che più somigliava al calore di una famiglia... Elisabeth... Mion... bizzarro pensare di aver trovato tutto quel calore in così pochi giorni... quel calore che una parte del suo cuore aveva sempre invidiato agli altri, pur senza mai ammetterlo!
"Aspetterà..." mormorò con un sorriso sereno sul viso "Abbiamo entrambi molto da fare qui, e anche lui lo sa bene quanto me... è un uomo buono e leale, confido nel fatto che comprenderà e ci aiuterà con tutto il suo cuore!" |
" Aspettera'......quando il nostro cuore ci parla...non sempre siamo pronti ad ascoltarlo, il tempo mia cara, devi sapere che la parola Amore non ha tempo,ma acquista tempo......Morrigan, un momento della tua vita ti ha mostrato il vuoto dei tuoi affetti.....un sorgere di sole ti ha fatto scoprire l' amore, desidero che tu sappia che in questa guerra, che non sara' ne' tua ne' di Mion....dovrai scegliere.....dovrai scegliere chi ti stara' accanto per tutta la vita"......presi le sue mani...ed incominciai a massaggiarne i palmi........guarda nel tuo cuore figlia mia.......
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Morrigan, sul momento, non riuscì a comprendere le parole di Elisabeth... troppo presa dalle sue emozioni, parole come quelle che aveva appena ascoltato non riuscivano ad assumere chiarezza nella sua mente! Ma aveva fiducia in Elisabeth e nel suo operato!
Lasciò che le prendesse le mani, che cominciasse ad irradiare in lei la sua magia... si abbandonò a quel contatto... sono pronta... sono pronta... parlate, ed io vi ascolterò! |
"....Dovrai essere pronta a vedere due corpi di donna visibili solo ai tuoi occhi......combattere con armi che non hanno forma....perche' energie potenti saranno presenti.......dovrai stare accanto a Guisgard...in qualsiasi momento.....se lui perdera' l'anello che gli ho donato...non solo non potro' aiutarlo.....per me sarebbe la fine.......sarai tentata di andare in soccorso di Mion qual'ora ne avese la necessita'....ma se Guisgard perdera' questa battaglia.......il male avra' la meglio..........spero tu non debba mai trovarti a decidere.......sappi comunque che io ti amero' lo stesso....anche se decidessi si salvare il tuo Amore "
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Mentre sprofondava dentro i pensieri di Elisabeth, lentamente le immagini si fecero chiare e Morrigan sperimentò un profondo sgomento. Quando infine comprese di quale scelta ella parlava, per un istante avrebbe voluto urlare... avrebbe voluto allontanarsi, per scacciare da sè quel dubbio... avrebbe voluto respingere quel momento... l'Oriente... l'Oriente, e i sogni... dove vanno i sogni? ... dove va la gioia? ... Mion!
Ma poi le parole sacre ritornarono a parlarle, con la coscienza della loro profondità... la necessità viene prima del desiderio... lo farò, Elisabeth, lo farò... starò accanto a Guisgard... per la prima volta combatterò con la coscienza di servire il bene, senza incertezze e senza ambiguità... lo devo a me stessa, lo devo a voi che mi avete chiamata figlia, e lo devo a Mion... devo dimostrargli che posso seguire la luce, e meritarlo... resterò salda e farò ciò che chiedete! |
Vivevo le emozioni e pensieri di Morrigan....fui invasa da un'intollerante malessere.......le stavo chiedendo la prova piu' grande che si possa chiedere ad un essere umano........gia' e' questo che Morrigan doveva comprendere.... lei..... aveva poco a che fare con gli esseri umani......il punto era che non avevo ancora avuto il tempo di spiegarglielo...........presi il sacchettino di erbe essiccate....." Morrigan, in questo sacchetto c'e' il futuro degli uomini.....non dovrai mai sparpagliare il suo contenuto.....se non si e' pronti si rischia di cambiare il corso degli eventi......me lo restituirai quando tutto sara' finito...."....tenendo le sue mani tra le mie una luce bianca passo' da me a lei.....adesso nessuno potra' farti del male......le tre luci si sono unite perche' tu possa essere...protetta....... " Morrigan ...Guisgard ha l'anello.....quando il vento scompigliera' i tuoi capelli........e togliera' il mantello dalle mie spalle....tu dovrai dire........Is urrain don bhoireannach sin a dheanamh (una donna puo' farlo)......saremo cosi' un unica persona..."......L'abbracciai ora ero nelle sue mani
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Mion ascoltò la preghiera di Morrigan.
Rinunciare ad un duello? A regolare una questione d'armi? Chi conosceva Mion sapeva che questa era pura utopia. Lui provava un cieco rancore verso Guisgard. Quell'uomo aveva portato con sé la futura moglie del suo signore. Inoltre da tutti aveva udito dell'abilità di quel cavaliere. L'amore per la sfida, la determinazione a migliorarsi battendo ogni avversario erano state da sempre le caratteristiche di Mion. Quindi le parole di Morrigan non avrebbero potuto in nessun modo influenzarlo. Invece no, non fu così. "Mi domandi molto..." disse alla ragazza "... di rinunciare a duellare per una buona causa..." Chinò il capo e poi si voltò verso il carro, senza aggiungere altro. Ed appena i due raggiunsero gli altri, furono subito messi al corrente di tutto. "Dobbiamo restare uniti o saremo ancora più vulnerabili!" Urlò Guisgard. "Eccovi, messere!" Esclamò poi vedendo arrivare Mion. "Dove eravate? Occorre l'abilità di tutti in questa situazione!" Poi, vedendo che Mion e Morrigan, forse senza neanche accorgersene, si tenevano per mano, Guisgard sorrise. "Forse nessuna battaglia potrà mai eguagliare il valore di ciò che avete conquistato stasera" disse "ma se non escogitiamo subito un piano temo che non coglierete mai il frutto che la sorte sembra avervi donato... a meno che non crediate all'amore eterno anche nell'altra vita!" "Cosa volete insinuare gaglioffo?" Chiese Mion. "Se vuoi soddisfazione..." Disse minaccioso Guisgard. "I nostri nemici stanno arrivando!" Intervenne Maladesh. "Contro di loro dobbiamo combattere, non fra di noi!" Guisgard e Mion si scambiarono uno sguardo di sfida. Poi, calmatosi, il cavaliere di Capomagnus cominciò a dire: "Ascoltatemi tutti... quei cavalieri cercano me, non voi... questa non è la vostra battaglia, quindi non vi chiedo inutili rischi e sacrifici. Se volete andare..." "Ma con chi diavolo credete di parlare?" Lo interruppe Mion. "Io non abbandono mai una battaglia! E poi quei dannati hanno massacrato i miei compagni! No, cavaliere, questa battaglia non è solo vostra!" "La pensate tutti come lui?" Chiese Guisgard agli altri. "Si, tutti!" Rispose per tutti Maladesh. "Ed ora dacci un taglio! Possibile che tu debba sembra ritagliarti un ruolo tra l'eroico ed il melodrammatico! Ora occupiamoci di cose serie, per favore!" "E sia." Disse Guisgard. "Presto avremo addosso almeno una trentina di cavalieri! Questo spiazzo è troppo largo per aspettarli qui... direi di proseguire lungo il sentiero" continuò indicando la direzione da seguire "e trovare un passaggio angusto e stretto, in modo che, affrontandoli lì, il loro numero non conterà a niente, permettendoci di far valere le nostre abilità individuali!" "Su quante spade possiamo contare?" Chiese Maladesh. "Tutti noi uomini più la ragazza" rispose Guisgard, indicando poi Morrigan "che da come è abbigliata sembra avere dimestichezza con le armi. Abbiamo armi per colpire a distanza?" Chiese poi a Maladesh. "Nel carro abbiamo due archi ed una balestra." "Ottimo." Sentenziò Guisgard. |
Finito di parlare, Guisgard si voltò verso Elisabeth ed ascoltò con attenzione le sue parole.
"Mi state parlando forse... di magia?" Chiese confuso. "Io..." Restò un attimo turbato. "Voi conoscete Cosimus bene, milady..." prese a dire "... e forse, per certi aspetti, anche meglio di me... ascolterò le vostre parole e farò come mi imponete." Fissò poi quell'anello e lo baciò. "Sono pronto, mia signora..." Intanto, Maladesh, Cavaliere25, Tisson e i due asistenti cominciarono a preparare il carro per partire. |
Di li a poco, il carro partì, seguendo il sentiero e giungendo nella foresta.
Qui trovarono una rientranza naturale del sentiero, che permetteva con difficoltà il passaggio ad un singolo cavaliere a cavallo. "Qui è perfetto. Ci fermero qui!" Disse Guisgard. "Ora possiamo prepararci." Così, ciacuno cercò un luogo in cui appostarsi. Guisgard si staccò dal gruppo e raggiunse un'irregolare radura. "Dovranno passare di qua, non hanno altra scelta." Pensò. Si appostò allora accanto al tronco di una quercia ed attese di scorgere qualche segnale del loro arrivo. E mentre attese, i suoi pensieri cominciarono a vagare tra il passato e ciò che potrebbe essere il futuro. E ripensò a Talia. Chi legga non pensi che il ricordo di quella ragazza ritornasse in lui di tanto in tanto. Neanche il pericolo imminente e la drammaticità di quella battaglia affievolivono in lui quel pensiero. Talia era costantemente presente nel suo cuore e nel suo animo. Ogni pensiero, ogni gesto erano intrisi del ricordo di quella ragazza. E la sua mancanza lo tormentava ben oltre la minaccia di Cosimus o dell'ombra del boia che l'attendeva. All'improvviso però udì dei passi. Si voltò di scatto e vide un uomo davanti a lui. |
Quell'uomo era davanti a Guisgard e lo fissava.
Era tarchiato e grassoccio, con i lineamenti duri e lo sguardo vispo. "Chi sei tu?" Chiese il cavaliere. L'uomo sorrise e alzò, brandendolo in aria, lo strano bastone che aveva con sé. "Io sono Eschilo!" Cominciò a dire con voce tesa. "Sono Sofocle! Sono Euripide! Sono Plauto! Io sono Terenzio!" Guisgard restò stupito da quel personaggio singolare. "La vita è come la scena di un teatro" aggiunse l'uomo "ed io sono l'artefice dei suoi risvolti!" "Da dove salti fuori, buontempone?" Chiese Guisgard rilassandosi. "Non mi credi?" "Sei folle, amico mio!" Disse il cavaliere. "Io animo la scena!" Replicò l'uomo. "Io sono il Fato! Sono la Fortuna! Sono la passione e lo slancio insieme! Io sono Amore!" Guisgard scosse il capo. "Non temi Amore tu?" "Amore mi ha abbandonato, amico mio." Rispose Guisgard. "Come il senno ha abbandonato te!" "Amore è follia! E' pazzia! E' avventatezza! E' temerarietà!" Urlò l'uomo. "E tu, vuoi sfuggirgli!" "Ascolta, tra un pò qui scorrerà sangue, quindi ti consiglio di andartene il più lontano possibile!" Disse Guisgard. "Ma tu la ferita più profonda la porti già nel tuo cuore!" "Insomma, ma chi diavolo sei?" Domandò Guisgard. "Tu devi chiederti chi sei!" Rispose l'uomo. "Sei Perseo! Sei Admeto! Sei Pigmalione! Sei Tristano! Sei Lancillotto!" "Io sono solitudine, malinconia e tormento..." "E' notte, non temere di confidarti..." "La notte..." ripetè Guisgard "... la notte è il momento peggiore, quello che più mi lacera..." "Perchè?" "Perchè" sospirò Guisgard "è il momento in cui mi assalgono i ricordi... troppe notti ricordo... troppe notti più benevole e clementi di questa..." "Ti ascolto..." "Ricordo ogni momento della nostra fuga... e ricordo ogni notte... da quella in cui partimmo da Camelot a quella quando dovetti lasciarla all'abbazia..." L'uomo si avvicinò e gli accarezzò la testa. "Perchè non vi sono spade a questo mondo" continuò Guisgard "infallibili come i dardi di Amore? Vorrei trovarla stanotte una spada così... una spada che mi..." "Uccida?" Lo interruppe l'uomo. "Che mi liberi!" Rispose Guisgard. "Chi ama non si libererà mai del suo sentimento." "Quando arriveranno quei maledetti?" Chiese con rabbia ed impazienza Guisgard. "Tu cosa farai?" Chiese l'uomo. "Andare via e vivere..." sussurrò Guisgard "... o restare e morire... ma senza di lei sarei comunque come morto..." "L'hai perduta?" "L'ultima notte che la vidi... mi gridò in faccia il suo odio..." "Talvolta l'amore si maschera da odio..." "Questa notte è troppo per me... è troppo inclemente... vorrei averla qui... ma non c'è... e mi chiedo dove sia ora..." "Una notte contro mille..." disse l'uomo "... forse la verità è celata nelle notti in cui ti era accanto..." "Ho paura, amico mio..." sospirò Guisgard "... ho paura... ho paura che sia tutto un'illusione, un dolce ed effimero incanto... la notte è il regno dei sogni... e se fosse tutto un sogno? Se lei non mi appartenesse davvero?" L'uomo si alzò dal tronco cavo sul quale si era seduto. "Io amo Talia e forse lei amava me..." aggiunse Guisgard "... ma questo va oltre l'incanto della notte? La lady di Carcassonne... la vera Talia, quella che discende da una nobile famiglia e il cui sangue le concede di dominare su terre e su uomini... quella Talia, ha il suo stesso cuore? Sulle sue labbra prendono vita uguali parole... o su quelle stesse labbra muoiono tutti i miei sogni? Forse è davvero tutto un incanto... un gioco della notte... una finzione, proprio come il teatro..." "Il teatro non è diverso dalla vita." Rispose l'uomo. Ma proprio in quel momento si udirono dei rumori lontani. Guisgard scattò su e cominciò a scrutare il sentiero. "Stanno arrivando..." disse "... devo avvertire i miei compagni che manca poco ormai... vieni con me?" "Non sono un soldato..." rispose l'uomo "... ma potrei esserlo... potrei essere Alessandro il Grande! Annibale! Giulio Cesare! Augusto! Traiano! Costantino il Grande..." E si allontanò ripetendo altri nomi di altri grandi combattenti, fino a sparire nella foresta. Guisgard restò a fissarlo fino a quando vide la sua sagoma. Rimasto solo, il cavaliere, tornò dai suoi compagni. |
L'abbraccio di Elisabeth la travolse, ma Morrigan non riuscì a restituire quel gesto con lo stesso affetto che avrebbe desiderato. La sua mente era già volata altrove, inseguendo un pensiero affannoso che non riusciva del tutto ad abbandonarla, nonostante la sua determinazione.
Dopo aver ricevuto tanti colpi di spada e tante ferite in ogni parte del corpo esposta alla battaglia, il pensiero e la consapevolezza che avrebbe potuto perdere Mion tanto rapidamente quanto rapidamente l'aveva trovato, era una ferita che non sapeva come curare. Una ferita nell'unica parte del suo corpo che fino a quel momento era stata celata e trascurata. Si rivolse allora verso gli uomini, che, poco distanti da loro, stavano organizzando la resistenza. Mion e Guisgard si guardavano ancora con sfida, come se fossero stati pronti a lanciarsi l'un contro l'altro da un momento all'altro... "Mi domandi molto... di rinunciare a duellare per una buona causa"... erano le ultime parole che lui le aveva rivolto, e quel pensiero fu per Morrigan molto triste. Perchè gli aveva fatto quella richiesta? Si pentiva amaramente, in quel momento, di avere cercato di strappargli quella promessa, perchè il suo agire era stato dettato puramente dall'egoismo... e non perchè temeva che Mion fosse ucciso da Guisgard, anche se era questo che il suo cavaliere aveva scioccamente pensato! No, elle temeva invece il contrario... che Mion potesse ucciderlo, e se l'avesse fatto avrebbe dovuto vivere con il rimorso di aver macchiato irrimediabilmente la sua spada e la sua anima, facendo torto, in un solo gesto, all'Amore, alla Giustizia e ai suoi stessi compagni... ed un uomo che aveva lo spirito di Mion e la sua tensione alla perfezione, non avrebbe voluto sopravvivere ad un simile rimorso! Ma Morrigan era nel torto, e lo capiva adesso, dopo le parole di Elisabeth. Aveva cercato, con quella richiesta, di impedire a Mion di fare la sua scelta, secondo la propria coscienza... ma Elisabeth le aveva rammentato che anche lei avrebbe dovuto fare le sue scelte! ... e come posso io, allora, impedirgli di seguire la sua strada, solo perchè desidero proteggerlo? L'unica giustificazione possibile per il suo agire era il pensiero che Mion fosse la prima cosa che avesse mai desiderato proteggere. E ogni bambino che si appassiona per un nuovo oggetto che gli è stato donato, all'inizio vi riversa addosso ogni sua energia in maniera smodata, per timore che quell'oggetto possa smarrirsi, rompersi o essergli sottratto... così aveva fatto lei! Era giunto invece il momento di disporsi ad un sentimento più saggio... come aveva detto ad Elisabeth, lei voleva meritarlo, il cuore di Mion! Perchè finalmente anche lei aveva trovato qualcosa, qualcosa di prezioso per cui lottare! Si avvicinò agli altri, riuscì a cogliere le loro ultime discussioni. "Io so usare discretamente l'arco, se vi serve qualcuno che vi copra da dietro," azzardò piano "anche se non ho in quest'arma grande perizia" Disse questo, quindi si sistemò sul carro, insieme al resto della spedizione. Per quel breve tratto, nessuno di loro parlò. I loro volti erano tutti tesi verso l'orizzonte, tesi all'ansia della battaglia, mentre il sangue iniziava a scaldarsi nelle loro vene a quel pensiero... molti ricordi passarono nella mente di Morrigan... visi di coloro che aveva visto andare via, nell'ombra, acquattati dietro ripari improvvisati, con addosso l'ansia di saltare fuori al più presto per combattere... visi di soldati, che avrebbero anche potuto sognare una casa ed un futuro, stretti invece contro gli scudi dei loro compagni, votati alla battaglia... così erano loro, in quel momento! Il suo sguardo, scorrendo su quei volti, carezzò quello di Mion... quanto diverso sarebbe stato quel momento, se ella avesse scelto di condurre un'altra vita? Scesero dal carro, e ognunò cercò il luogo migliore in cui appostarsi. Morrigan, per un po', seguì Guisgard con lo sguardo. Avrebbe dovuto imparare a stargli dietro, ed in fretta, se doveva obbedire agli ordini di Elisabeth... doveva almeno un po' cercare di capire quell'uomo, perchè una rapida intesa era essenziale in una simile battaglia, dove anche l'esitazione di un attimo poteva regalare ulteriore vantaggio al nemico. Vide che si allontanava, spariva per un po' dietro alcuni alberi frondosi, quindi, alcuni minuti dopo, lo vide tornare indietro. E l'espressione turbata che gli vide sul volto la fece sussultare... inquietudine, dubbio, tristezza si contendevano le pieghe del suo volto in quel momento... tristezza! Quel sentimento salì in un istante alla testa di Morrigan e un pensiero improvviso la colse, il pensiero di qualcosa di urgente che andava fatto prima che fosse tardi! Lasciò rapidamente il suo posto, e in un attimo sgattaiolò svelta là, dove si trovava invece Mion, che si era appostato a difendere la parte opposta a quella in cui avrebbe combattuto Guisgard. In gran fretta lo strinse in un abbraccio, senza dargli nemmeno il tempo di stupirsi o di parlare. "Colui che scende in battaglia con la tristezza nel cuore, è colui che per certo perderà la vita..." gli sussurrò rapida all'orecchio, con il cuore che le scoppiava "ma colui che scenderà sul campo con la gioia nel cuore non vedrà nè la morte nè la spada del nemico!" Disse questo e lo baciò con trasporto, un attimo prima di scappare via per tornare al suo posto. Non si preoccupò nemmeno per un attimo dell'avventatezza di quel gesto o di ciò che avrebbero potuto pensare gli altri scorgendolo, e neppure si chiese se lo stesso Mion non l'avrebbe giudicata troppo sfacciata! Morrigan riusciva soltanto a pensare all'immenso tesoro di baci che avrebbe potuto perdere di lì a poco, e di come quell'unico dato in quel momento avrebbe forse potuto salvarli. |
Guardai Guisgard e dissi adesso come ci sistemiamo abbiamo gia un piano per iniziare la battaglia domandai poi dissi rivolgendomi a Maladesh voi che dite amico mio sono pronto per combattere anche io ? poi chiamai buck e lo guardai e gli dissi tu amico mio devi stare nascosto se mi succederà qualcosa non intervenire rimani qui da bravo.
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Stavano entrando tutti in fibbrillazione......l'odore di tempesta mista a sangue era nell'aria.......avevo seguito Morrigan......doveva controllare le sue emozioni...o sarebbero stati guai........mi avvicinai a lei..." Morrigan, ti ho chiesto di stare al fianco di Guisgard...non perche' voglia allontanardti da Mion... ma....e' giusto che tu sappia che io vivro' tutte le sue emozioni......subiro' del suo tormento...soffriro' ad ogni sua ferita....Tu sei l'unica che sa' cose' la magia......"...detto questo...vidi i capelli di Morrigan far parte di un vento che solo lei ed io potevamo sentire....e il mio mantello..magicamente..scivolo dalle mie spalle.......il momento era gia' arrivato....." Morrigan e' ora che io faccia il salto......le parole ti prego......".....
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Morrigan assentì con un cenno del capo, in silenzio.
Sapeva che Elisabeth aveva scorto la sua piccola infrazione all'ordine, e aveva scorto quel suo ultimo bacio dato a Mion, con urgenza e quasi con disperazione, subito prima di tornare al suo posto, vicino a lei e a Guisgard... ovvio, pensò Morrigan, che adesso più che mai Elisabeth non si fidi di me... è normale, lo comprendo... vedermi lasciare il mio posto per abbracciare Mion, mentre la sua vita dipende solo da me... ma era l'ultimo bacio prima della battaglia, l'ultimo prima che arrivi il panico e la febbre del combattimento... no, Elisabeth, non temere... è stato come dire addio, o arrivederci... adesso sono solo tua e della tua battaglia! Guardò Elisabeth con uno sguardo deciso, e con voce imperiosa Morrigan pronunciò le parole che le erano state insegnate... "Is urrain don bhoireannach sin a dheanamh!" |
Un ultimo sorriso......per dirle che non avevo mai dubitato di lei......un ultimo sorriso per ringraziare madre terra di aver messo quella creatura al mio fianco.......e poi fui risucchiata al centro dell' anello che Guisgard aveva al dito.....passai cosi' attraverso la " vena amoris "....arrivando sino al suo cuore........adesso io e lui eravamo due esseri in uno.....lui combatteva contro Cosimus e io avrei fatto altrettanto......io avrei combattuto contro Caitley e lui avrebbe fatto altrettanto........Morrigan....ascoltami........le nostre menti saranno unite..i nostri pensieri un unica energia..........Certo che in quel momento Guisgard era un vulcano in eruzione..........puoi sentirmi Cavalier testa calda ?.......
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<Empi aveva seguito il gruppo di umani, aveva posato i suoi occhi su Elisabeth. Il vento le aveva recato le sue parole rivolte a Morrigan. Fu su di lei che la sua attenzione si concentrò mentre le seguiva. Percepì le sue emozioni, la sua momentanea confusione ma vide anche la forza della donna> Quando il recipiente è vuoto, il Tutto si manifesta <mormorò. Il suo corpo fu scosso da un vento improvviso, un vento di cui gli alberi erano ignari> La Madre sceglie con cura le sue figlie <esclamò con soddisfazione poi le giunse cristallio e fresco il ringraziamento di Elisabeth alla madre> Solo il Cervo che ha saputo sconfiggere la notte potrà giungere alla Foresta. Guidate il Cervo verso la via, Signora di Luce. Questo è il volere della Terra e così si compia <pronunciò nel linguaggio che vince il tempo in un soffio di fiato diretto ad Elisabeth.>
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Nell'austera cappella dell'abbazia, le penombra dominava come un velo che ricopriva ogni cosa.
La poca luce proveniente dai ceri accesi proiettava le lunghe ombre delle statue della Vergine e dei santi lungo la navata. "Non vi è colpa in voi, figlia mia." Disse padre Alwig. "Chi ama ha avuto un dono dal Cielo e chi ama veramente non conosce peccato, diceva Sant'Agostino." La segnò allora tre volte e pronunciò la formula che le rimetteva ogni peccato. In quel momento, sulla porta della cappella comparve un'ombra, che sembrava quasi voler contrastare quelle delle statue. Era Gerard di Carcassonne. Si udivano i passi di diversi cavalli appena giunti. Gerard attese la fine della confessione e quando vide Talia e il Chierico alzarsi dalla panca, cominciò a dire: "Milady, sono giunti cavalieri da Carcassonne e dalla Borgogna... recano una lettera... è importante, credo..." |
Sorrisi a padre Alwigh: comunque sarebbe finita quella storia, ero felice di aver potuto incontrarlo di nuovo!
L'arrivo di Gerard mi sosprese... mi alzai dunque, mentre fuori dalla chiesa si udiva rumore di molti cavalli al trotto, e ascoltai le sue parole. Un vago senso di nera disperazione mi riempì completamente, ma non lasciai che la mia espressione tradisse niente. "Molto bene!" risposi, in tono piatto "Lo vedremo subito! Io e padre Alwigh riceveremo i cavalieri in questione all'interno dell'abbazia. Lì vedremo la missiva che recano. Vi prego, sir Gerard, siate così cortese da condurre quegli uomini da noi." Dopo di che mi inchinai al cavaliere, mi inginocchiai ancora una volta di fronte alla statua della Vergine e, lentamente, uscii dalla chiesa. |
Mion restò stupito da quel gesto di Morrigan.
Non perchè non colse la passione e la spontanietà della ragazza, ma perchè si stava accorgendo che per la prima volta in vita sua sentiva la paura per una battaglia. Paura perchè, per la prima volta, aveva qualcosa da pedere. Aveva sempre combattuto con la consapevolezza che nulla gli stesse a cuore. Neanche la sua vita. Ma ora comprendeva che era diverso. "Morrigan!" La chiamò prima che la ragazza tornasse al carro. "Sta attenta durante la battaglia..." la fissò per un istante e poi le sorrise. Guisgard, intanto, era ritornato. "Stanno arrivando..." disse agli altri. Si rivolse poi a Morrigan: "Bene, munitevi di un arco e sistematevi sul tetto del carro." Poi, alzando gli occhi alle stelle, forse per interrogarle o, forse, per pregare, ebbe una strana sensazione. Gli parve infatti di scorgere qualcosa. Un qualcosa di piccolo e luminoso. Fu un attimo, poi non vide più nulla. Gli uomini danno molti nomi a ciò che vedono e non comprendono. Ma noi tutti ben sappiamo che quella visione era la piccola Empi. http://www.clubdilettura.it/our/wp-c...08/fatina1.jpg |
Giunti nell'abbazia, Talia ricevette i cavalieri che erano appena giunti.
"Milady..." cominciò a dire quello che sembrava esserne il capo "... sono Boise de Walliant e vengo a nome del mio signore e vostro futuro consorte, sua signoria il duca di Borgogna. Questa lettera reca il duplice sigillo, quello ducale e quello vescovile, e proclama la grazia accordata all'ex capo della guardia di sua grazia il vescovo di Avignone, messer Guisgard di Capomagnus. Inoltre la lettera continene un'ordine speciale per un altro cavaliere, il cui nome però qui non ha importanza rivelare." "Bene... intervenne Gerard "... milady, ora che tutto è stato fatto secondo i vostri desideri e le vostre richieste, sollecito la nostra partenza per Carcassonne, dove ritroverete vostro padre." I cavalieri omaggiarono con un inchino Talia, la futura duchessa di Borgogna. |
Nel frattempo, a poca distanza dal carro, i cavalieri di Provenza di apprestavano ad attaccare.
"Sono pochi e si sono intrappolati da soli!" Disse uno dei cavalieri di Cosimus al suo signore. "Stanarli e massacrarli sarà come uccidere i topi in una cloaca!" Cosimus ascoltava in silenzio. "Come vi disporrete in battaglia, mio signore?" Chiese il cavaliere. "Non esponetevi ad inutili rischi, mio signore!" Lo supplicò Caitley. "Cesare, quando combattè la battaglia decisiva contro i galli di Vercingetorige" prese a dire Cosimus "ebbe tre opzioni... restare in disparte e lasciare le sue legioni combattere da sole, rischiando però che fallissero senza la sua guida... mettersi a capo delle truppe, ma col pericolo di essere ucciso subito... o restare nel cuore delle sue armate, protetto ma presente agli occhi dei suoi uomini." Un ghigno sorse sul suo volto. "Andiamo, io sarò nel cuore del nostro schiaramento!" Ordinò ai suoi. |
Osservavo quei cavalieri dall'alto in basso... apparivo altera, apparivo fiera e distaccata, mi sentivo sola.
"Vi ringrazio, sir Boise per aver recato fino a noi questo importante dispaccio!" ma le sue ultime parole mi incuriosirono... "Un ordine per un altro cavaliere, dite?" chiesi, ignorando completamente l'affermazione di Gerard "Volete aver la bontà di dirmi di cosa si tratti?" Era una domanda ma al contempo non lo era, vi era decisione e fermezza nel mio tono: le parole, pur gentili, suonarono come un ordine e io stessa me ne resi conto all'ultimo. |
"Milady..." disse Boise "... sua grazia il vescovo è venuto in possesso di una testimonianza che mette in discussione il ruolo di quel cavaliere negli eventi che condussero Guisgard al processo. Ed ora quel cavaliere è chiamato a rispondere davanti a quella testimonianza."
"Milady, non credo che queste nuove abbiano un qualche modo interesse per voi." Lo interruppe Gerard. "Avete posto delle condizioni, dure e perentorie, e siete stata accontentata. Vostro padre ha un impegno morale e scritto con sua signoria il duca di Borgogna. Comportatevi secondo il vostro rango e lignaggio e tornate con noi a Carcassonne ora." |
Una leggera nebbia cominciò a scendere nella foresta ed in breve avvolse ogni cosa.
Antichi echi, dimenticati da tempo, da quando la vera Fede era giunta a civilizzare questi luoghi, si risvegliarono. La fitta vegetazione, attraversata da quella nebbia, si confondeva nelle sue stesse forme e cominciava ad apparire come un'anticipazione dell'Oltretomba. Sul carro dominava un profondo ed innaturale silenzio. Ad un tratto, ai suoni lontani della foresta, cominciarono a mischiarsi strani versi. Qualcosa si stava avvicinando. "I cavalieri..." mormorò con vivo timore Tisson "... arrivano..." Guisgard annuì. Un attimo dopo quei versi lontani e confusi divennero di colpo chiare e spaventose grida di battaglie e dalla nebbia mischiata al'oscurità emersero le sagome dei loro nemici. |
Morrigan obbedì lesta all'ordine di Guisgard. Prese l'arco e una faretra piena di dardi dal carro, quindi si acquattò in alto, sul tetto. Passò un dito sull'impennaggio, per saggiarne l'equilibrio, quindi incoccò una freccia e si dispose in attesa... un sorriso, rivolto a lei, un attimo prima o un secolo prima... solo un sorriso... "sta attenta durante la battaglia"... chiuse gli occhi piano, per far svanire quel ricordo il più lentamente possibile...
... quando li riaprì. il suo sguardo era puntato su Guisgard, in attesa di ogni suo segnale. Era giunta l'ora. Le porte del giorno si aprivano e Morrigan sentì nuovamente il roco verso del corvo che, lugubre, la incitava alla battaglia! |
Mi voltai verso Gerard...
"Non ho bisogno, sir, che mi ricordiate i miei doveri e le mie promesse..." dissi a testa alta, ostentando un tono gelido "Conosco perfettamente le condizioni, poiché fui io stessa a stilarle, e nessuno prima d'oggi si è mai permesso accusarmi di non tener fede alla mia parola. E' forse questo ciò che voi, adesso, state facendo?" Non attesi la risposta: non mi occorreva! Tornai e guardare il cavaliere di Borgogna... la mia testa intanto lavorava freneticamente: mi tornarono in mente le parole di Guisgard, poi un altro volto crudele, spietato, ancora mezze frasi, allusioni, sensazioni... "Cosimus!" mormorai. Puntai gli occhi in quelli dell'uomo di fronte a me: "Cosimus è l'uomo cui alludete, non è così? Ebbene quell'uomo è qui... E' vicino!" Pensai con terrore a Guisgard che era partito e alla facilità con cui Cosimus aveva annientato i cavalieri di Borgogna: "Lo troverete cavalcando in direzione di Capomagnus!" dissi in fretta "Aveva preso stanza in una torre da cui ha trucidato un manipolo cavalieri di Borgogna. Questo è tutto ciò che so!" Sostenni il suo sguardo un istante, poi mi voltai verso padre Alwigh... "A voi affido quell'anima adorata di cui vi parlai, padre!" mormorai "Abbiatene cura, vi supplico!" Infine tornai a guardare Gerard: "Ebbene, sono pronta! Come vedete mantengo la parola... anzi, vi consiglio di andare a far preparare il mio cavallo immediatamente! Ho intenzione di cavalcare fino a Carcassonne!" |
Un momento dopo l'Inferno.
Un nutrito numero di frecce infuocate si abbattè tutt'intorno a loro, dando fuoco a tutto ciò che circondava il carro. "Eccoli!" Urlò Guisgard. "Lanciate le frecce e mirate con attenzione!" Mion vide i cavalieri avanzare lungo il sentiero. D'istinto si voltò verso il carro, cercando il volto di Morrigan. Ma la ragazza era già presa dalla battaglia. Lo scintillio delle armi, le grida dei feriti, gli scudi in pezzi, il sibilo delle frecce e l'acciaio nelle carni. In breve solo questo dominò nella foresta, mentre un Averno di fiamme sembrava voler ingoiare ogni cosa. |
Gerard chinò il capo in segno di rispetto e lealtà.
Poi corse a preparare i cavalli. Alle parole di Talia però Boise accennò a bassa voce qualcosa al suo luogotenente. "Bene, milady, il nostro compito qui è concluso." Disse poi rivolgendosi a Talia. "Sir Gerard vi condurrà da vostro padre e lì sarete informata delle imminenti nozze con sua signoria il duca." Salutò la dama ed il chierico e con i suoi ripartì. Erano diretti verso Capomagnus. Poco dopo tornò Gerard. "E' tutto pronto, milady." Padre Alwig allora baciò sulla fronte la giovane e le pose fra le mani un antico rosario. "Quando si prega non occorre recitare formule o proclami... Lui sa di cosa ha veramente bisogno il nostro cuore. Abbiate cura di voi, milady. A lui penserò io." http://www.arciconfraternitasantanto...0Ghiandata.JPG |
"E io so che non avrei potuto metterlo in mani migliori!" mormorai al chierico, poi abbassai gli occhi sul rosario "E' bellissimo... lo porterò sempre con me ed ogni volta penserò a voi, padre! Grazie... siete stato per me un amico, non lo dimenticherò!"
Strinsi ancora per un momento la sua mano... mi sentivo gli occhi lucidi e un'infinita tristezza nel cuore, ma mi sforzai di sorridere. Infine tornai a guardare Gerard... "Va bene!" dissi, con la voce che suonò mortalmente gelida "Partiamo!" |
La battaglia era violenta, feroce, densa di inumana crudeltà.
Sul carro, Morrigan, Cavaliere25 e Tisson lanciavano le frecce proprio nel punto in cui il sentiero dava accesso a dove erano tutti loro. I cavalieri di Cosimus, costretti dall'angusto passaggio, giungevano uno alla volta, divenendo quindi più vulnerabili. Maladesh ed i suoi assistenti si battevano con vigore e determinazione, lasciando sul campo diversi nemici. Ancor più letale era poi Mion, che faceva gran scempio dei suoi avversari. La sua spada non perdonava e lacerava, mutilava i corpi dei nemici. Ma proprio nel bel mezzo della battaglia, il suo sgardo cade sul carro e qui vide una cosa che gli gelò il sangue. Uno dei cavalieri era salito sul tetto e si apprestava a colpire Morrigan alle spalle. Rapido come un fulmine, come se null'altro ci fosse su quel campo, Mion balzò sul carro e trafisse il cavaliere. Ma proprio in quel momento un freccia lo colpì alla spalla. Un grido intenso e poi i suoi occhi su Morrigan. "Resta giù!" Lo disse, mentre altre frecce cominciarono a piombare sul carro. |
La freccia fu scoccata e andò a bersaglio.
Le divinità della guerra sembravano sempre arridere a Morrigan, e lei vide con soddisfazione che il tiepido interesse che aveva rivolto in quegli ultimi giorni verso quei sanguinari numi non aveva tuttavia affievolito la loro presenza, allorchè furono evocati. In quello stesso istante, di rimando, le frecce nemiche si precipitarono verso di loro, e per qualche attimo Morrigan non riuscì a vedere nient'altro che quella pioggia di gocce scure e scintillanti. Perse di vista Guisgard e cercò, dalla sua posizione, di ritrovare una chiara veduta della battaglia. Ma ciò che in quel momento le fu nascosto agli occhi, fu chiaramente rivelato alle sue orecchie... il clamore delle spade, il cupo stridore del ferro e le urla di battaglia... non v'era suono che non avesse già udito e che non le rivelasse i dettagli di ciò che stava accadendo. Cercando come meglio poteva di aguzzare la vista in quella confusione, Morrigan mirò contro un altro dei nemici, proprio nel punto in cui il pettorale e gli spallacci lasciavano una sottilissima ma mortale via d'accesso alla carne. Fu allora che qualcosa che Morrigan non aveva previsto, accadde. Celato alla sua vista da quella confusione, uno dei cavalieri nemici l'aveva raggiunta e si apprestava a colpirla alle spalle. Ma non fece in tempo, perchè una lama, più veloce del suo occhio stesso, lo trafisse. "Mion!", esclamò la ragazza. Ma la sua voce si spense quando una freccia colpì l'uomo, che la stava riparando. "Resta giù!" le disse, mentre altre freccie cominciarono a piombare sul carro. La vista di Mion ferito fece impazzire Morrigan di rabbia e di dolore. "No, mai! Combatterò con te e morirò con te, se occorre!" |
Intanto, all'abbazia, Talia partì con Gerard e i suoi cavalieri alla volta di Carcassonne.
L'alba era ormai prossima e la nebbia sembrava, pian piano, svanire, mentre i primi raggi di Sole squarciavano gli ultimi aloni di oscurità sulla foresta. A Talia si mostrò così tutta la bellezza di quella terra. La sua campagna, il suo borgo in lontananza. Rivide quei colori, risentì quei suoni e riassaporò quell'aria, rivivendo di nuovo quel mondo del quale tante volte Guisgard le aveva parlato. E nella campagna, la ragazza, vide alcune lucciole, ultimo incanto della botte ormai morente, e rivide quella sera in cui Guisgard le parlò proprio delle lucciole e dei loro richiami d'amore. E tra questi mille pensieri e ricordi, Capomagnus e la sua campagna le apparvero come un sogno. Un sogno che con l'arrivo dell'alba era prossimo a svanire. |
Mion estrasse la freccia senza lasciarsi sfuggire nemmeno un gemito.
"Resta giù, ti ho detto!" Ordinò poi a Morrigan. Si strappò allora un lembo dal mantello e lo strinse attorno alla spalla. "Non è niente..." rassicurò a Morrigan "... ora resta giù e continua a tirare frecce!" A terra, nel frattempo, la battaglia era sempre più dura. Guisgard faceva valere la sua abilità e molti dei nemici cadevano per sua mano. E nella foga arrivò ad ucciderne diversi, fino a quando, voltandosi all'improvviso, quasi trafisse qualcuno alle sue spalle. Era Maladesh che lo fissò con stupore e paura. Guisgard lo guardò a sua volta e sorrise. "Sei pazzo a venirmi alle spalle!" Disse. "Al diavolo!" Esclamò il cacciatore di taglie. "C'è più carne macellata qui che in un mattatoio durante la settimana di Pasqua! A stento riconosco me stesso!" Ma proprio in quel momento Guisgard riconobbe un volto nella battaglia. Era Cosimus. "Eccolo, Elisabeth..." sussurrò "...andiamo..." |
Morrigan gli lanciò uno sguardo fulmineo. Quasi non sapeva se voleva più guardarlo con rimprovero, per quell'istinto irrefrenabile che Mion aveva sempre di proteggerla, o più con ammirazione, di fronte al valore di quell'uomo e alla sua dedizione. Poi si risolse di obbedirgli senza altre storie... in fondo, pensò Morrigan, non ho nulla da ribattere o rimproverare... siamo uguali... teste dure, tutti e due! Sorrise tra sè a quel pensiero... sarà un bel problema, questo, in futuro... e si stupì perchè per la prima volta aveva trovato un motivo per sorridere persino nell'infuriare della battaglia.
"Resto giù, va bene!" rispose, con finta scontrosità "Ma tu non farti più infilzare! Te lo dissi già il primo giorno che curare le ferite non è il mio forte!" Così spostò malamente il cadavere del nemico, mettendolo davanti a sè come barriera, si distese e incoccò una nuova freccia. In quel momento, dal suo interno, venne una voce profonda che la scosse... Guisgard... sta arrivando... la voce di Elisabeth! Morrigan si voltò verso quel cavaliere, che a terra, a pochi metri da lei, stava seminanado la morte, e si avvide che anche lui, anche Guisgard si era fermato e fissava qualcosa davanti a sè. Anche lui aveva sentito che Cosimus stava arrivando a tiro della sua spada. |
"Cosimus!" Gridò Guisgard.
Il malvagio cavaliere si voltò. "Siamo uno contro uno..." disse Guisgard "... io contro di te..." Cosimus rispose con un ghigno e gli fece cenno di seguirlo. I due si appartarono in uno spiazzo irregolare. Ad un tratto una sagoma apparve li vicino. Era Caitley. Un attimo dopo tutto si fece confuso, come se la nebbia stesse ricominciando ad avvolgere tutto. Guisgard era solo. Si guardava attorno ma non vedeva nessuno. Eppure udiva ancora i rumori della battaglia e le folli grida di dolore. Ma erano solo suoni e voci. Nella selva era lui solo. Ad un tratto avvertì una presenza. Si voltò e vide una figura, immobile che lo fissava. Guisgard la guardò. "Sei... sei... tu...?" Chiese. Ma la figura non rispose nulla. "Sei tu..." disse il cavaliere "... si, ti riconosco... sei tu, amore mio adorato..." ed abbassò la spada. "Si, sono io..." rispose Talia sorridendo. "Sono stanco, sai..." disse lui "... stanco..." "Ora è tutto finito, ci sono io qui con te..." "Davvero? Resterai qui con me per sempre?" Chiese lui. "Si, per sempre..." rispose con dolcezza Talia. "Come sei bella..." "Ho freddo, Guisgard..." "Ci sono io con te ora..." e tentò di avvicinarsi. "No, fermati, ti prego!" Lo fermò indietreggiando. "Cosa c'è, amore?" Chiese lui turbato. "Ho paura..." rispose la ragazza "... ho paura... la tua spada... è sporca di sangue... buttala a terra..." "Ma non potrei mai farti del male..." "Si, lo so... ma ho paura... lasciala cadere, Guisgard... lasciala cadere e vieni ad abbracciarmi..." Guisgard fissò la sua spada. "Lasciala cadere e scaldami col tuo corpo... vieni, amore mio..." Guisgard cominciò allora ad allentare la presa e l'elsa iniziò, pian piano a scivolargli dalla mano... http://um-buraco-na-sombra.netsigma....08/agrafo2.jpg |
La battaglia degli umani era iniziata.....sangue e polvere si mescolavano, guardavo con gli occhi di Guisgard, potevo avvertire la paura di perdere i suoi uomini.....poco impotava la sua vita se non l'accecante odio che provava per Cosimus, poco importava la sua vita se non poteva piu' guardare il volto amato......quanti pensieri ed emozioni passavano nel cuore di un uomo..il cui braccio era pesante per la fatica...la fatica e l'angoscia di spezzare vite umane.......sentii scorrere sulla mia fronte il sudore.....il respiro era sempre piu' corto.....Quando un alito di vita...mi porto' parole di conforto... Empi .......il tutto si compie..nell'anno di vera luce..il cervo squarcera' le tenebre.........ristabilendo l'antico equilibrio perduto......Udii le parole di Guisgard.....era arrivato il momento.......rividi cosi' il volto di Cosimus........ascoltai rimanendo in silenzio il breve scambio di parole tra i due uomini....sino a quando.....incominciai a guardarmi intorno.....potevo udire Morrigan.....le urla della battaglia......il rumore della spada che penetrava le carni...il sibilo di una freccia...che pretendeva il suo bersaglio........Nebbia.....Caitley......sapevo che ti avrei rincontrata, puoi prendere i panni di chiunque e illudere lui, ma con me non ti sara' concesso............Guisgard ..Talia e' colei che ami ,pensare a lei ti fa' sentire vivo........eppure continui a sentirti solo.........lei non c'e'.......lei non e' qui e' solo illusione...........guardala..guarda i suoi occhi..........non c'e' luce in lei...solo tenebre.......prova a sentirla.......ha freddo....perche' in lei non c'e' il calore di un vero sentimento........se ti amasse correrebbe tra le tue braccia consapevole che la tua spada potrebbe trafiggerla...........Sentii che Guisgard cedeva alle lusinghe di quella donna.......allora diedi forza al suo braccio e la spada torno' salda nella sua mano......ero padrona del suo corpo, ma l' Amore era tutta un'altra storia.........alzai l'arma e la puntai al cuore della ragazza.......la lama lo oltrepasso'....una forza malvagia penetro' nel mio cuore....lo sentii stringere in una morsa....mi mancava il respiro...e fu in quel momento che il pensiero di odio di Guisgard mi arrivo' fino a penetrarmi l'anima.........Come fai a non comprendere, tu puoi sentirmi...accidenti a te..Guisgard come puoi pensare che io abbia ucciso lei........e' tutto innaturale cio' che sta succedendo.........io posso tutto ..tranne uccidere l' Amore..questo non mi e' concesso..............la mia mano..non lascio' mai l'elsa..........
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<Empi osservava la battaglia infuriare, la sua energia vibrava intensa mentre la fata percepiva con intensità un’oscura presenza tra le fila del nemico e la consapevolezza che quella nebbia che avvolgeva il luogo era frutto dell’oscurità. Poi le giunsero distinte le parole di quella donna> Non è lei, un’illusione <mormorò allertandosi e volgendo lo sguardo verso Guiscard. Lo vide allentare la presa della spada ma poi riprendere vigore e colpire l’illusione> Apri i tuoi occhi al Vero, Cavaliere <esclamò la fata mentre la sua energia s’espandeva e una pallida luce verde illuminava lo spiazzo dove si trovava Guiscard> Nebbia, ovattata carezza del cielo, ascolta la mia voce io ti invoco <la figlia della Terra sollevò le braccia al cielo> che si diradi il velo del male e tu possa regnare, così è il volere della Terra e così si compia <un alito di vento impetuoso sembrò generarsi dal corpo della fata e spingere indietro quella nube malefica che avvolgeva la selva. Il potere degli elementi a servizio del bene, la verità contro l’illusione, l’eterna lotta della Luce e del Buio. La nube indietreggiò diradandosi intorno a Guiscard. Al suo posto una sottile brina, formata di minuscole particelle di acqua calarono lievi dal cielo posandosi sul corpo di Guiscard teso nell’impeto del gesto appena compiuto>
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Vidi Mion a terra e saltai giu dal carro e andai da lui e gli dissi sei ferito gravemente? non ti preoccupare ora ci sono io qui a coprirti le spalle e mi misi davanti a lui facendogli scudo col mio corpo e lanciando frecce contro i cavalieri di Cosimus.
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Cavalcavo in silenzio, la schiena diritta, lo sguardo fisso di fronte a me… Gerard era al mio fianco, due dei suoi cavalieri erano davanti a noi, gli altri ci seguivano ad immediata distanza.
Improvvisamente un colpo di vento mi colpì, portandosi con sé il profumo di quella terra e per un istante non fui più lì: rividi una collina in una fresca mattina che tanto lontana appariva ormai nel mio ricordo, udii di nuovo quei suoni, il frusciare del vento, percepii sulle labbra il sapore dell’uva appena colta… Una lacrima mi scese sulla guancia e istintivamente piegai il viso, perché Gerard non la vedesse… ma in fondo che cosa mi importava se pure l’avesse vista? Avevo barattato quella gioia per la vita di Guisgard e adesso stavo mantenendo la parola, ma nessuno di loro poteva pretendere anche che fossi felice… nel patto con mio padre non era inclusa la mia felicità e lui non poteva impormela. Poco importava ciò che sir Gerard pensava, poco importava ciò che chiunque a Carcassonne o in Borgogna avrebbe pensato… ciò che contava era che il mio cavaliere non avesse più taglie che pendevano sulla sua testa, ciò che contava era che non sarebbe più stato braccato e costretto a fuggire… se fossi tornata indietro, altre cento e mille volte avrei fatto quella stessa scelta. Alcune lucciole attrassero la mia attenzione… mentre passavo le osservai con un misto di invidia e malinconia, pensando a lui che probabilmente aveva avuto ragione lui fin dall’inizio: tutto sarebbe stato più facile se non fossimo stati ciò che eravamo… forse ci eravamo conosciuti nel modo sbagliato, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. Forse se fossimo stati qualcosa di diverso… ma era inutile sognare ormai, era inutile e doloroso. Staccai di malavoglia lo sguardo dalle lucciole e tirai dritto. |
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