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Il sarcofago si aprì davanti a Daniel e a Nigros e subito una luce verde e potentissima investì i due.
Daniel non vide più nulla. Come se avesse perso la vista. Poi, dal buio emersero delle voci. “Stella della Mattina...” “Prega per noi.” “Porta del Cielo…” “Prega per noi.” “Regina dei Profeti...” “Prega per noi.” “Regina dei Martiri…” “Prega per noi.” “Regina di tutti Santi…” “Prega per noi.” “Regina della Chiesa…” “Prega per noi.” Poi il silenzio. Un attimo dopo, Daniel cominciò a vedere una luce. E una voce gli parlò: “Daniel... sono Giada... ci stanno circondando… sono ovunque... il loro potere è spaventoso… capace di offuscare il Sole e la luce della ragione...” Poi, finalmente, Daniel tornò a vedere. Era in un paesaggio battuto dal vigore della natura. Stava in piedi a dominare con lo sguardo su una terra che appariva sconfinata. E indossava una corazza. Una corazza verde... Il sarcofago era aperto e quella visione svanita. “Eccola, Daniel…” indicò Nigros “… guarda nel sarcofago… è l’armatura del Cavaliere Verde…” E Daniel, nel vederla, riconobbe subito che era la stessa che aveva indossato in quella straordinaria visione. http://0f.img.v4.skyrock.net/0f5/kir...3_a9P5HzT4.jpg |
All'interno del sarcofago si trovava l'armatura.. Mi attirava verso di lei.. La toccai e una luce verde mi invase per pochi secondi nei quali l'armatura si montò da sola sopra di me.. La spada si sollevo e venne nella mia mano e una voce mi diceva.. Compi la tua missione.. Guardai Nigros e gli dissi:
<<Quale missione?>> |
Avevo ancora negli occhi la luce intensa che vidi negli occhi di Reas, l' Amore non era una questione di tempo, l'Amore era alchimia pura......l'Amore era fatto di sensazioni, di attimi.......leggeri tocchi potevano fare battere il cuore come se fosse pronto ad esplodere...........ma il punto era un'altro, non volevo che innocenti perdessero la vita ed innamorata o no avrei comunque voluto impedire quel duello.....i miei pensieri furono arrestati dalla voce di un uomo...un servitore a quanto pare di Kojo....." Desideravo essere annunciata al vostro Signore.....ditegli che Lady Elisabeth desidera parlargli....."..........era l'ultima cosa umana che facevo...poi la mia vera natura avrebbe preso il suo giusto posto........
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Ascoltai le parole di Reas...."l'Amore...no, non poteva essere solo conoscenza..Amore era qualcosa di magico, un qualcosa che scoppiava all'improvviso, il maestro mi raccontò che uno scrittore disse che..l'Amore non è spiegabile, e non si deve spiegarlo se non lo si vuole rovinare".
Reas si allontanò da me...con le guardie, Elisabeth era scappata, e mi trovavo sola, a Tylesia, non potevo crederci...che la Regina dei Cieli e degli Angeli fosse stata benevola? Mi guardai attorno e imboccai una stradina e iniziai a correre, si udivano i miei passi sul lastricato alabastrato, mi tolsi le scarpe e corsi scalza per non farmi udire, guardavo il Cielo e la Luna si rifletteva sulle cupole di Tylesia. Era vero??...ero libera?? |
La scelta di proseguire insieme,rincuorò le nostre speranze.... seguimmo il suono di quelle campanema ad un tratto tutto tacque.
Avid, sembrava disorientato e perso.... aveva paura di andare oltre, ma all'improvviso una voce di donna, incoraggiava il nostro gruppo a proseguire. IL Maestro Redentos rimase incredulo e la sorpresa fu ancora più grande perchè quella voce era quella del suo amore..... "...... mi manchi...." dissi tra me. Proseguimmo verso quella voce e per la radura, il percorso era irto, sembrava non finisse mai..... finchè ad un tratto, non giungemmo dinanzi ad una cappellina. Ai piedi di essa vi era un uomo che scolpiva un bassorilievo, ci avvicinammo con cautela e dissi: "Perdonate messere, cosa ci fate qui? Cosa state facendo?"...... |
Di nuovo quelle visioni.
E stavolta era stata grandiosa agli occhi di Daniel. Ma, un attimo dopo, tutto svanì. Daniel vide l’armatura, bellissima e dalle fattezze quasi ultraterrene, riposta nel sarcofago. “L’armatura vuole darti un messaggio…” disse Nigros “… ormai è chiaro che tu sei il prescelto ad indossarla… forse sei chiamato a difendere Tylesia dai suoi terribili nemici… tuttavia dobbiamo essere cauti, ragazzo mio… la legge del regno osteggia tutto ciò che è irrazionale, contro i valori dell’intelletto… se qualcuno scopre che siamo riusciti ad aprire il sarcofago, temo, ci farà arrestare… dobbiamo trovare il modo di portare l’armatura in un luogo sicuro, così da poter scoprire tutti i suoi segreti…” |
Il servo, a quelle parole di Elisabeth, annuì ed entrò in una stanza.
Un attimo dopo uscì e fece cenno alla donna di entrare. “Sir Kojo vi attende, milady.” Elisabeth entrò e trovò il cavaliere ad attenderla. “Sapevo che ci saremmo rivisti presto, milady…” sorridendo lui “… anche se, devo ammetterlo, non così presto…” Riempì allora due calici e ne offrì una alla donna. |
I rumori della festa, la musica, le risa, lo scalpiccio di centinaia di piedi che danzavano... tutto ciò, intorno a me, mi causava una sorta di vaga eccitazione...
Ed anche io e Guisgard danzammo... volteggiavo, tenendomi stretta a lui... non vedevo assolutamente niente, ma in fondo non mi importava: non avevo paura perché sapevo che non sarebbe accaduto niente di male, ero sicura che lui non l’avrebbe mai permesso... E poi, senza preavviso, un ricordo lontano mi attraversò la mente... Nella calde sere estive il profumo fresco del bosco giungeva fino al Casale e cullava i miei sogni... Tuttavia quella sera era diversa: quella sera ero inquieta. Il Maestro si era ritirato a meditare nel Tempio, i miei fratelli erano nel cortile e giocavano ai cavalieri tra grida e risa, Guisgard era sparito... ed io ero nervosa. Nessuno si preoccupava troppo delle sue sparizioni, ormai... accedeva, talvolta, che si allontanasse senza darne preavviso, girovagava per il bosco anche se nessuno sapeva dove andasse né perché... ed anche quella volta, come molte altre, nessuno - né il Maestro né i fratelli - dettero peso a quella sua improvvisa ed inspiegabile sparizione. Nessuno, tranne me. Già... anche perché solo io sapevo ciò che era accaduto quel pomeriggio. Quella insensata corsa fino al palazzo del Visconte, dietro a quelle carrozze fin troppo scintillanti... la curiosità, la sorpresa, l’emozione... poi le loro parole e le promesse... i miei occhi larghi di meraviglia... Guisgard non mi aveva detto neanche una parola quando eravamo tornati al Casale, non mi aveva neanche guardata... e poi era uscito ed era scomparso... Ero molto più che nervosa, ormai... ero preoccupata. Poi d’un tratto, attraversando il cortile e percorrendo sovrappensiero il Viale, udii un debole fischio ed una voce... “Talia!” Mi voltai di scatto e lo osservai un momento... era seminascosto tra gli alberi... ma riconobbi la voce. “Guisgard!” mormorai correndogli incontro “Ma dov’eri? Dove sei stato? Ero così in pena...” “Vieni!” disse solo, prendendo la mia mano e conducendomi nel bosco, lontani dalle luci del casale. “Allora?” domandai, quando finalmente si decise a fermarsi... era buio fitto e tutto ciò che riuscivo a vedere erano i suoi occhi chiari, cupi come non mai “Che cosa succede?” Lui esitò per un istante, poi allungò le mani e mi mostrò qualcosa... un fagotto di stoffa candida e liscia. Le mie dita sfiorarono quel ‘qualcosa’ per appena un istante e subito lo riconobbero... fui stupita, sorpresa, emozionata e felice... ed un vago sorriso mi sfiorò le labbra. “Come lo hai avuto?” chiesi. Lui si strinse nelle spalle, poi si avvicinò e mi consegnò quel fagotto: “E’ per te!” Le mie mani accolsero quel ricco abito di quella leggera stoffa bianca con una delicatezza quasi reverenziale... per qualche attimo rimasi immobile, fissandolo... fissando l’abito, poi il ragazzino di fronte a me, poi ancora l’abito ed ancora lui... “Sei tornato fin là per prenderlo?” chiesi infine “Sei tornato a prenderlo per... per me?” Lui non rispose subito... infine, con un sussurro appena percettibile, disse: “A te non deve mancare niente!” Di nuovo sorrisi... Allora, senza una parola, aprii l’abito per poi indossalo sopra il mio semplice vestito, facendolo scivolare dalla testa, ed aprii poi le braccia, facendo un piccolo giro su me stessa... “Che dici?” domandai infine “Potrei sembrare una gran dama?” Anche lui sorrise... poi sfilò di tasca la sua ocarina ed iniziò a suonare una lieve melodia... “Vuoi ballare, milady?” chiese ad un tratto, smettendo di suonare. “Certo che lo voglio, milord!” risposi, con un piccolo inchino. E così danzammo... danzammo per molto tempo, seguendo l’eco di quella melodia... Quel ricordo attraversò la mia mente velocissimo... lasciando dietro di sé un retrogusto dolce ed amaro insieme... “Ti ricordi quella volta che abbiamo ballato nel bosco, Guisgard?” domandai allora “Ti ricordi quell’abito bianco? Era così bello... e la tua ocarina sembrava suonare da sola... Dimmi, ti ricordi di quella sera?” Sorrisi per qualche attimo... poi leggermente mi incupii... “Di quella che fu la tua ultima sera al Casale...” soggiunsi in un sussurro. Citazione:
Scoprii che vi era un cantastorie lì vicino a noi quando Guisgard scambiò qualche parola con lui... Citazione:
“Sshhh... rilassati!” sussurrai, al suo orecchio “Lui non poteva saperlo... non fa niente!” Ma subito fui interrotta da una voce che annunciava l’inizio della gara... strinsi di più la mano di Guisgard, allora, e mi voltai in direzione di quella voce... “Che cosa succede?” domandai piano. |
“Inizia la tenzone per nominare la più bella dama per la nuova Primavera!” Disse il cantastorie.
“Davvero?” Fissandolo Guisgard. “Allora dobbiamo prepararci! Canterete qualcosa per noi, mentre siamo in gara?” “Certo, messere!” Sorridendo il cantastorie. “Andiamo, Talia.” Disse lui a lei. Così, i due ragazzi raggiunsero il centro della piazzetta, dove di lì a poco sarebbe iniziata la gara per scegliere la più bella. Il Sole era ancora alto sull’orizzonte e la sua luce rendeva come assopito il paesaggio, dando a tutto un’aria di sapore antico. Ma la vivacità per la festa destava gli animi e li rendeva gioiosi. Guisgard, sempre tenendo Talia per mano, si avvicinò al banco centrale e prese una coccarda come segno dei partecipanti, per poi fissarla tra i capelli di Talia. “Perdete solo il vostro tempo, messere…” mormorò all’improvviso uno dei presenti. “E perché mai?” Incuriosito Guisgard. “Perché sono due anni ormai che la corona di più bella spetta a Rykele…” “E’ davvero così bella?” “Si, è molto bella…” rispose l’uomo “… e poi a difendere i suoi colori vi è Fauno, il più abile e forte del villaggio…” “Forse lo straniero viene davvero da molto lontano, a quanto pare…” disse all’improvviso qualcuno. “Fauno!” Gridarono felici molti dei presenti. “Si, in effetti vengo da lontano…” rispose Guisgard al nuovo arrivato “… e ad essere sincero non conosco le gesta e la fama di voi pastori…” sorrise con fare guascone “… solitamente leggo di draghi e cavalieri, non di pecore e dei loro guardiani…” Fauno lo guardò con un impeto di rabbia. “Preparati a lottare per la tua bella!” Disse. Guisgard annuì. In quel momento si avvicinò una bellissima ragazza. “Quest’anno la gara pare sarà più divertente…” sorridendo Rykele. “Non più del solito…” con astio Fauno. http://foto.rambler.ru/preview/r/500...5-1244738a8e69 |
Altea correva tra le strade di Tylesia.
Correva libera e finalmente senza tristezza nel cuore. I marmi policromi, le alte guglie e le maestose cupole, i palazzi che lambivano il cielo e i sontuosi crocifissi che si ergevano come a voler congiungere il Cielo e la terra riflettevano lo splendore di quella città, che di terreno aveva ben poco. Ad un tratto Altea udì delle voci. Erano tre bambini. “Io sono Lancillotto!” Esclamò uno di loro. “In guardia Mordred!” “Ti infilzerò, dannato cavaliere!” Rispose l’altro. E cominciarono a scimmiottare un duello con le loro spade di legno. “Attento, mio campione!” Disse la bambina. “Stai tranquilla, Ginevra, vincerò e ti porterò via con me!” Fece il bambino che impersonava Lancillotto. “E saremo felici per sempre! Andremo nelle Isole Felici, dove nessuno invecchia, mia regina!” “L’amore vero non esiste!” Replicò il bambino nei panni di Mordred. “Tutti lo sanno ed io ti batterò!” In quel momento arrivò una donna ad interromperli. “Bambini!” Li richiamò. “Sapete che queste cose non si dicono! Se passano i soldati e vi sentono? Forza, tornate dentro!” |
Correvo libera per le incantevoli e incantate strade di Tylesia, finalmente la scorgevo in tutta la sua bellezza, ad un tratto davanti a me si presentarono tre simpatici bambini, mi fermai a guardarli giocare..Lancillotto contro Mordred, e la sua amata Ginevra.
Mi avvicinai a loro.."Complimenti...sarete dei bravissimi cavalieri un giorno, e tu.." guardando le bellissima bimba dai lunghi capelli e dagli occhi del Cielo "una dama bellissima e cortese". Ad un tratto arrivò una donna e pose fine al loro gioco, intimando che le guardie sarebbero potute arrivare. Raggiunsi la donna..."I miei omaggi milady, scusate io non sono del posto, ma cosa stavano facendo di male questi bambini? stavano solo giocando e parlando d'amore, perchè sarebbe pericoloso un simil gioco?" |
Dovevamo portare fuori l'armatura?
<<Semplice!>> Dissi guardando Nigros.. Presi un pezzo di legno lì vicino a feci una copia del sarcofago con l'aiuto della magia.. Poi mi avvicinai al sarcofago vetro e lo rimpicciolii fino a farlo diventare grande quanto un sassolino.. Misi il sarcofago finto al suo posto e poi dissi a Nigros: <<Ora?>> sorridevo perchè quell'avventura mi intrigava sempre di più |
La donna fissò Altea.
“Allora venite davvero da molto lontano” spiegò lei “se ignorate le leggi che reggono Tylesia! Beh, sappiate che in queste terre è bandito ogni mito ed ogni leggenda sull’amore… anzi, discorsi che vanno contro queste leggi sono pericolosi per la popolazione e vengano aspramente puniti dalle autorità… nessuno ne è esente, neanche i bambini… anzi, i bambini non devono crescere con queste false e bugiarde convinzioni… l’amore è un sentimento, nulla di più, nulla di meno… è figlio di questo mondo e come tutte le cose terrene è sottoposto alle leggi naturali, dunque nasce, cresce e muore… non dura per sempre…” |
Lasciai che Guisgard mi trascinasse avanti... stringevo la sua mano, preoccupata di poterlo perdere... coglievo solo stralci di conversazioni mentre avanzavamo, coglievo mezze parole e discorsi avviati...
Sentivo che c’era agitazione e attesa intorno a quell’evento... ma ancora non capivo bene di che cosa si trattasse... Poi sentii le mani di Guisgard appuntarmi qualcosa tra i capelli... “Che cos’è?” chiesi in un sussurro, sfiorando con le dita quella coccarda. Non capivo... non vedevo... ma lo sentivo parlare con i pastori e la conversazione mi turbava un poco... Citazione:
Quella parola si impose su tutti i miei pensieri... non mi piaceva quella parole e non mi piaceva la voce alta ed arrogante che l’aveva pronunciata... Chiusi gli occhi, li strinsi forte e poi li riaprii nella speranza di vedere... ma non accadde niente. Ero sempre in quel buio cupo, attraversato di quando in quando da bagliori di luce sfolgoranti... “Guisgard!” esclamai quindi, tendendo una mano verso la sua voce. |
Rimasi sbigottita a queste parole..soprattutto perchè a Tylesia sarebbero cresciuti bambini senza sapere il significato dell' Amore..ma l' Amore è un'indole dello Spirito, difficile vietarlo.
"Vi ringrazio milady, non ero a conoscenza di...questa buffa Legge, ma sono in un posto straniero e lo rispetterò, scusate." Mi allontanai per quelle strade, d'altronde la cosa non doveva interessarmi più di tanto, anzi dovevo cercare un posto dove rifugiarmi, non avevo nessuna intenzione di tornare a Palazzo. A costo di andare fuori città incontro...ai nemici? non erano poi miei nemici, io con questo posto non avevo niente a che fare. |
Guisgard strinse la mano di Talia.
“Stai tranquilla, è una festa.” Sussurrò ad un orecchio della ragazza. Le dame allora furono fatte avanzare verso il centro della piazza. “Aspettate, lei non…” mormorò Guisgard. Ma una delle donne annuì e sorrise. Prese allora Talia e accompagnò la ragazza dove si trovavano le altre aspiranti vincitrici. Guisgard la seguì con lo sguardo fino a quando non fu insieme a tutte le altre. Il suono di una campanella, di quelli che usano i pastori sui monti, destò Guisgard. “Inizia la gara…” disse Fauno “… sei pronto?” “Dobbiamo sfilare noi?” Stupito Guisgard. “La scelta non era su una delle dame? Guarda, senza offesa, ma io sono molto più bello di te, amico!” E rise di gusto. “Basta con queste sciocchezze!” Esclamò Fauno. Fu allora appesa una castagna ad un alta trave. “Le castagne” spiegò uno dei pastori “sono doni che l’Inverno fa… uno dei suoi pochi doni… la fine della stagione delle castagne segna la vigilia della Primavera… bisogna che ogni cavaliere colpisca la castagna con una freccia… chi ci riuscirà permetterà alla propria dama di vincere!” Tutti applaudirono. I primi contendenti provarono, ma le loro frecce passarono lontane dal bersaglio. Toccò poi a Fauno. “Avanti, mio campione!” Sorridendo Rykele. “Colpisci quella castagna e ti ricompenserò con un bacio!” “Uomo fortunato Fauno!” Esclamarono molti. Fauno sorrise e poi tese il suo arco. Lanciò la freccia e colpì di striscio la castagna, tra l’esultanza generale. Fece poi cenno a Guisgard di procedere col suo tiro. Il cavaliere tese l’arco e prese la mira. La castagna, appesa al filo, oscillava ed era mancante di un piccolo pezzo. Guisgard scoccò la freccia. Il maestro gli aveva insegnato ad usare le armi che formavano il corredo di un cavaliere. Un attimo dopo la sua freccia spaccò in due la castagna, tra l’incredulità dei presenti. Ma l’incredulità durò poco. Tutti, allora, si lanciarono verso il vincitore, donandogli la Corona della Primavera da dare alla vincitrice. Guisgard passò accanto a Rykele e la ragazza lo fissò. Era molto bella. Guisgard sorrise lievemente e passò oltre, fino a raggiungere Talia. E mise tra i suoi capelli la Corona della Primavera, tra la gioia e gli applausi dei presenti. “Un bel bacio al cavaliere!” Gridò qualcuno a Talia. “Non può, è suo fratello!” Disse uno dei pastori. “Un vero peccato, allora…” con un sorriso Rykele. Cominciarono i festeggiamenti per la vittoria. Guisgard fissava Talia. Era bellissima e quella sua bellezza lo rese quasi inquieto. Come se facesse male al cavaliere. http://www.filmcritic.com/assets_c/2...auto-26352.gif |
Altea proseguì fino a quando si ritrovò davanti ad una locanda.
Sull’insegna era raffigurata una civetta accanto alla Luna. Dall’interno giungevano voci e risate. Da una delle finestre era possibile vedere dentro e la variopinta umanità che animava quel luogo. “Fate la carità, milady…” disse all’improvviso qualcuno “… fate la carità ad un figlio della sfortuna…” era un mendicante mutilato “… ho perso una gamba e l’occhio destro in guerra… ho servito la patria contro i suoi terribili nemici… ed ora sono povero e solo… fatemi la carità, milady…” |
La gioia del momento svanì subito, forse era meglio camminare cauta, anche perchè potevano esserci in giro le guardie reali e riconoscermi..vidi lontano una locanda delle luci e una insegna con una civetta e una luna..buon segno pensai.
Ad un tratto apparve un mendicante, mi chiedeva la carità, era anziano mutilato.."Messere, io non sono ricca, sono qui senza casa e dimora come voi...però aspettate". Misi la mano al collo, vi era una piccola catenina dono del mio maestro in oro, la tolsi e gliela donai "Ecco a voi, sappiate è l'unica cosa preziosa che mi lega a una persona a cui tengo molto e ve la consegno, potete venderla e ricavarne dei soldi". |
Il mendicante prese la collana e ringraziò Altea.
“Che Dio vi benedica, milady!” Disse. “Grazie per aver aiutato un povero mutilato! Ho servito Tylesia e come premio sono stato abbandonato da tutti… ho perso una gamba che mi fu strappata dai feroci nemici che minacciano il regno… e nessuno mi ha offerto ricompense e onori…” Ringraziò di nuovo ed entrò nella locanda, che traboccava di musica e spensieratezza. |
Fui introdotta nella stanza dove Kojo forse si riposava prima di ogni duello, c'erano parecchie armi......la sua voce mi arrivo' alle orecchie come un gelido vento, la mia presenza era quasi irreale, riempi' due calici di vino ambrato.....ne presi uno dalle sue mani e ne odorai la fragranza.....era un misto di uve e frutti...." Gradevole sensazione all'olfatto per questo vino e credo che il sapore sia la delizia di ogni buon conoscitore......devo dire che alla fioca luce delle candele i vostri occhi ne assumono lo stesso colore.....L'ambra....bellissimi colori del miele al cui centro un insetto viene catturato ed immortalato, vorrei regalarvi un viaggio .....prima del duello, anche se so che il povero Capitano Reas avra' poche possibilita' di vittoria....vorrei donarvi il premio prima del vostro incontro....."......Posai il calice sul tavolino.....posai le mie labbra sulle sue....e scostandomi, battei tre volte le mie mani......Il paesaggio cambio'.....un prato immenso tra alberi secolari......io e Kojo ..." guardate ci vuole molto poco perche' intorno a noi le cose cambino.....un battito di mani....un alito di vento il freddo umido della natura al risveglio.....e possimo sentirci soli ed inermi, e le nostre armi diventano inutili, vi sentite offeso dal Capitano Reas ?.....o pensate che uccidendolo voi siate piu' libero di agire per il meglio dei vostri intenti ?........o magari portarmi a letto puo' bastarvi......".....alzai le mani al cielo e il vento mosse tutte le foglie in un vortice ululante.......e tutto cambio' il calore della stanza ritorno'....insieme ai due calici di profumato vino...il cui contenuto era cambiato ed accarezzando il volto di Kojo avvicinai il calice alle sue labbra....
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Daniel con quel trucco sostituì il sarcofago vero con uno finto.
Però, come spesso accadeva, il giovane aveva sottovalutato gli effetti della magia. Un lieve torpore lo prese, facendogli poi perdere i sensi a causa dello sforzo. In quella sorta di veglia, Daniel visse visioni e sogni. Tutto confuso, sfuggente e mutevole. Fino a quando riprese di nuovo i sensi, un’ora dopo circa. E trovò accanto a sé il dottor Nigros. |
Quel paesaggio.
Tutto mutò in un attimo, per poi ritornare come prima un istante dopo. Kojo apparve turbato e fissò Elisabeth. “Chi siete voi?” Domandò alla donna. “Chi siete veramente?” Continuò a fissarla per diversi istanti che apparvero come infiniti. “Siete un’incantatrice o cosa?” Allora afferrò la donna e la portò a sé. “Volete dunque vendermi il vostro corpo? Potrei prenderlo lo stesso e lo sapete…” allora la baciò con ardore. |
" le vostre labbra senza il sapore del vino.....come faranno a farmi perdere la testa, io non voglio vendervi niente....voi mi volete e anch'io ho desiderio di voi.....infondo sono una donna...niente altro che una donna.....l'illusione della immagini e' solo un attimo Kojo...solo un meraviglioso attimo.........vi prego beviamo insieme...e poi lasciamo che il desiderio ci trascini per mano....la notte prima di una grande vittoria.....non trovo altro modo per vivere questo momento..."...ancora stretta tra le sue braccia gli porsi il calice......doveva bere....solo cosi' potevo evitare quel duello
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Ascoltai le parole del mendicante...i nemici di Tylesia...allora esistevano davvero, aveva poca importanza, non mi sentivo in pericolo. Forse vi era una via d'uscita in questa città, mi sedetti sul ciglio di una fontana, gli spruzzi d'acqua iniziarono a bagnarmi il volto e capelli...forse dovevo rinfrescarmi le idee e l'animo. E dove sarei andata? Ma che facevo in questa città? Mi voltai e guardai la Luna riflettersi sull'acqua della fontana, aspettando un segno...
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Padre è appena andato via un uomo non mi a detto chi era ma mi a detto che doveva far dire una messa per non essere maledetto e mi a dato questo elmo cosa vuol significare chiesi sorridendogli e aspettai una sua risposta
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L'incantesimo mi fece svenire per qualche minuto, quando ripresi i sensi Nigros era lì accanto a me.. Lo guardai e gli dissi:
<<Allora? Va bene?>> |
Fui trascinata via... sentivo voci concitate intorno a me, grida, sospiri, invocazioni...
Non sapevo dove fossi... avevo perso l’orientamento da tempo, ormai. E la mano di Guisgard era scivolata via dalla mia... “E’ una festa...” mormorai tra me, rammentando le sue parole “E’ solo una festa...” Sospirai, dunque, profondamente e mi misi in ascolto: forse non vedevo, pensai, ma potevo contare su altri sensi... Citazione:
Chiusi dunque gli occhi e mi concentrai... così avrei potuto ‘vedere’ meglio... vedere con la mente. I primi a scagliare la freccia furono dei giovani pastori... molto giovani e molto poco abili con l’arco, almeno a giudicare dai loro tiri deboli e sprecisi. Poi fu la volta di qualcuno un po’ più abile... dotato di un po’ più di forza, senza dubbio... la freccia, tuttavia, sibilò irregolare, come se avesse preso una pessima rotazione... segno di scarsa perizia, pensai tra me e me. Infine tirò l’uomo con la voce arrogante... lo sentii vantarsi... e poi una ragazza, poco distante da me, gridò forte. L’uomo tirò l’arco con forza... con molta forza... decisamente troppa perché il tiro potesse risultare anche preciso. Ed appunto... seppi che l’avrebbe al massimo sfiorata prima ancora che avvenisse. Ed avvenne ciò che avevo immaginato... lo capii dal sottile rumore della castagna solo in parte colpita... poi il filo che sobbalzava e oscillava... Urla, grida, ovazioni... Sorrisi... pensando che di certo, da quelle parti, non dovevano aver visto molti buoni arcieri di recente: il Maestro avrebbe imposto ai suoi allievi almeno due settimane di punizione e di esercizi ininterrotti dopo un tiro come quello! Ma la folla esultava e così anche io applaudii appena. Infine udii un passo familiare... udii il rumore degli stivali sulla pedana di legno, mentre si sistemava saldamente su entrambe le gambe. Udii lo scricchiolare della corda mentre la tendeva appena, per testarne la resistenza. Udii il modo in cui la rilasciava subito, quasi con stizza, e sorrisi vagamente intuendo che quell’arco non doveva affatto essere di suo gusto. Poi pizzicò appena la corda, ancora una volta... lo sapevo... era il suo modo di lanciare, quello... lo stesso modo di lanciare del Maestro... ed infine incoccò la freccia e la tese. “Impegno, dedizione ed esercizio! Questo è tutto ciò a cui devi pensare!” disse il Maestro, allontanandosi “Esercitati! Quando riuscirai a far centro al primo colpo, allora potrai dirti un arciere discreto!” Il ragazzo osservò il cavaliere allontanarsi. Poi sistemò meglio nel terreno il ramo che fungeva da bersaglio, si allontanò di dieci passi e, incoccando una freccia, tornò a fronteggiarlo. La prima freccia mancò il ramo piantato a terra di pochissimo e finì contro il tronco di un albero lì dietro. Guisgard la fissò con evidente disappunto per qualche momento... poi incoccò una seconda freccia, prese la mira e... Stava proprio per lanciare quando si bloccò ed osservò meglio il ramo, che gli era sembrato essersi mosso. Batté le palpebre un paio di volte, poi tese di nuovo la corda... ma di nuovo si bloccò ad un lieve movimento di quello... ed un vago sorriso gli sfiorò le labbra. Ripose quindi la freccia e tornò verso il bersaglio... la vegetazione era fitta in quell’angolo di bosco oltre il lago: cespugli, arbusti... Il ragazzo aggirò il suo bersaglio e si mise ad osservare là intorno... Io, acquattata dietro un alto cespuglio di gelsomino, risi piano... lo vedevo cercare poco distante da me... ed appena si voltò dalla parte opposta, lasciai cadere il secco rametto che avevo usato per spostare il suo bersaglio e corsi via, ridendo. Corremmo tra gli alberi, io fuggendo e lui inseguendomi... finché, ad un tratto, la sua mano si strinse intorno al mio polso ed entrambi cademmo a terra, rotolando e ridendo giù per il leggero declivio... “Hai di nuovo mancato il bersaglio...” dissi infine, senza riuscire a smettere di ridere, quando il terreno tornò regolare “Temo che la tua mira non sia molto buona, mio povero arciere!” “Beh... forse era il bersaglio ad essere imperfetto...” rispose, ridendo a sua volta. “Oh, io credo che dovresti ringraziarmi, invece... chi altri ha la possibilità di esercitarsi su di un bersaglio mobile, dimmi?” Quel lontano ricordo attraversò la mia mente in un lampo, lasciando dietro di sé l’eco di risa e felicità... ed, al suo ricordo, sorrisi. Il silenzio nella piazza era denso... mi soffermai ad ascoltare il vento, sapendo che anche Guisgard lo stava ascoltando... un vento leggero che mi faceva volare appena i capelli e che, di certo, faceva oscillare quella castagna... un oscillazione leggera, tuttavia, regolare e dunque calcolabile... Ci fu ancora un momento di immobilismo... poi uno schiocco, un sibilo e l’inconfondibile rumore della castagna che si spaccava... Un gridolino di soddisfazione mi sfuggì dalle labbra senza che riuscissi a trattenerlo, risi poi e battei le mani... e nel silenzio generale la mia voce cristallina e gioiosa sovrastò ogni cosa... per un attimo... poi fu inghiottita dalle urla, dagli applausi e dalle grida dei pastori. Citazione:
Poi lentamente cercarono Guisgard di fronte a me e, trovandolo, si mossero delicatamente sulle sue guance e sulla bocca... anche lui stava sorridendo... “Beh, devo ammettere...” mormorai piano, avvicinando il mio viso al suo “Che la tua mira è davvero molto migliorata!” E sorrisi divertita. |
Kojo, a quelle parole di Elisabeth, rise ed un lampo di lussuria attraversò il suo sguardo.
Prese allora il calice e lo scolò tutto d’un fiato. Lo gettò via e cominciò a baciare la donna con fare lascivo. Prima il volto, poi il collo e il petto, mentre le sue mani scendevano lungo i fianchi e poi sulle gambe di lei. Prese allora la donna e la spinse su un comodo e vellutato giaciglio che si trovava alle loro spalle. “Non ho bisogno del vino” disse con la bocca già inebriata dal desiderio di lei “per farvi provare piacere…” |
Redentos, Parsifal, Jovinus e Avid giunsero così presso quella cappellina.
Qui trovarono un uomo che scolpiva un bassorilievo. “Io?” Voltandosi l’uomo verso Parsifal. “Io qui sto lavorando. Sono stato incaricato di riparare questa cappellina… ed infatti la lastra da fissare in essa è quasi ultimata…” “Ditemi, avete udito una voce di donna?” Domandò Redentos. “No, milord.” “Eppure l’abbiamo udita tutti…” fissandolo il cavaliere “… veniva proprio da questo luogo…” “Mi spiace, ma io non ho udito alcuna voce.” “Chi siete?” Chiese Avid all’uomo. “Io sono il Maestro delle Gesta di Amore.” “E a cosa state lavorando?” “A questo bassorilievo…” rispose l’uomo “… esso raffigura Laodamia che si getta nel fuoco insieme alla statua dell’amato marito Protesilao…” |
Nigros fece bere un estratto di erbe a Daniel ed il giovane, in breve, riprese le forze.
I due allora, poco dopo, lasciarono il laboratorio del dottore. Scesero nei sotterranei fino alla cloaca che correva sotto il palazzo. “Qui nessuno ci troverà…” mormorò Nigros “… avanti, ragazzo, prendi il sarcofago che hai miniaturizzato e riportalo alle sue reali dimensioni…” |
Padre Nicola fissò il monile che il misterioso uomo aveva donato a Cavaliere25.
Un attimo dopo lo sguardo del chierico apparve turbato. “Hai veduto il volto di colui che ti ha dato questo monile?” Domandò al boscaiolo. “No, non puoi averlo visto… quell’uomo non ha volto, né corpo…” strinse nel pugno quel monile “… hai avuto una visione, ragazzo mio… una visione però reale… reale come lo siamo io e te… e questo monile ne è la testimonianza…” http://3.bp.blogspot.com/-dgW8jLnjJA...s1600/tepe.jpg |
Altea fissava la Luna, in balia dei suoi malinconici ed inquieti pensieri.
Poi, ad un tratto, la ragazza udì dei passi. Una figura si avvicinava dal buio della strada. Aveva un portamento fiero ed un incedere sicuro. Giunse davanti alla locanda e proprio in quel momento si accorse di lei. “Forse la Luna” disse sorridendo “proprio stasera ha deciso di assumere fattezze umane?” |
Le mani Talia sfiorarono il viso di Guisgard e questi sorrise.
Per un attimo quei suoi pensieri inquieti sembravano essere svaniti. O forse il cavaliere aveva solo tentato di dimenticarli. “Si…” sussurrò lui alla ragazza “… e devo ammettere che i tuoi dispetti di un tempo, quando ti divertivi a spostare i miei bersagli, hanno dato i loro frutti.” Riprese la musica e tutti ricominciarono a danzare. “Beh, visto che ho avuto un qualche merito nella tua elezione a reginetta di Primavera” disse Guisgard a Talia “credo di essermi meritato un ballo con la più bella.” I due, così, ballarono per festeggiare la loro vittoria. “Deve essere tutta per voi, messere?” Avvicinandosi uno dei pastori che li avevano ospitati al loro arrivo al villaggio. “Non merito un ballo anche io con la più bella?” Guisgard sorrise e con un inchino passò la mano di Talia in quella del buon pastore. “Ma solo perché potreste essere suo padre” scherzò il cavaliere “e perché vostra moglie vi tiene d’occhio!” Restò così a fissare la ragazza mentre ballava col pastore, applaudita e salutata da tutti gli altri. Una pastorella portò poi al cavaliere un boccale di birra. “Grazie, amica mia!” Ridendo Guisgard. Un sorso di quella birra e poi tornò a fissare le danze e a cercare Talia tra la folla. Ma non riuscì più a vederla. Tutti danzavano e cantavano ma lei era smarrita. Lui cominciò allora a chiamarla e a guardarsi intorno, ma lei sembrava sparita. Poi, vide due figure di spalle che si allontanavano. Lui era biondo e lei aveva lunghi capelli chiari. Camminavano mano nella mano. Guisgard li riconobbe subito: era Fyellon che andava via con Talia. Sgomento e poi rabbia si impossessarono di lui. Lasciò cadere il boccale di birra e si lanciò dietro i due. Comminava a spintoni tra la folla, con il viso contratto per l’ira e col cuore che batteva all’impazzata. Cercava di farsi strada tra le danze e le risate della gente e sembrava non riuscire mai ad avvicinarsi ai due che andavano via. Finalmente li raggiunse e prese per il braccio Fyellon. “Non osare toccarla, bastardo!” Gridò. “Che diavolo vuoi tu?” Voltandosi il pastore. “Chi è questo, Peter?” Stupita la pastorella che era con lui. Aveva preso un abbaglio. Erano due innamorati e non Fyellon e Talia. “Io…” mormorò Guisgard “… io… vi chiedo scusa, mi sono sbagliato… credevo… perdonatemi, vi prego…” Ma proprio in quel momento si udirono dei rumori. Un gruppo di cavalieri era giunto nel villaggio e sfoggiava un maestoso stendardo: era quello dell’Ordine della Luna Nascente. “Che nessuno lasci la piazzetta!” Gridò uno di loro. “Stiamo cercando due fuggitivi! E chi li aiuterà a nascondersi sarà punito severamente! Sua Grazia il Vescovo ci ha concesso il diritto di vita e di morte su queste terre!” Scoppiò il caos tra i presenti. Talia si sentì allora smarrita, spintonata a destra e a sinistra dalla confusione generale. http://morganmussell.files.wordpress...pg?w=500&h=268 |
Fissavo la Luna in attesa di risposta....pensai ad Elisabeth, mia cara amica, lei sapeva come guidarmi, ora dovevo andare avanti da sola.
Udii dei passi, mi voltai ma non riuscivo a guardare bene di chi fossero, qualcuno si stava dirigendo alla locanda, il suo portamento era fiero. Poi vidi quell'ombra fermarsi e udii le sue parole...mi guardai in giro, vi ero solo io..si rivolgeva a me? "Scusate, chi siete Voi? Non riesco a vedervi al buio e non sono del luogo". Speravo di non imbattermi certo in un ubriacone che andava a proferire rime d'amore, a quanto sembrava. |
Danzavo volteggiando nella piazzetta... Guisgard aveva ceduto il posto ad uno dei buoni pastori che ci avevano ospitato e lui, a sua volta, lo aveva fatto con altri... due giri ed un cambio mano, due giri ed un altro cambio... ma non ero preoccupata... c’era buona gente lì ed io, infine, mi ero rassicurata: anche se non potevo vedere, infatti, ero certa che niente di male poteva accadere in quel villaggio...
Ben presto la testa iniziò a girarmi, però... chiesi così di potermi fermare ed allora l’uomo che stringeva la mia mano, con un ultimo volteggio, mi lasciò cortesemente ai margini della piazza. C’erano risa ed aria di festa intorno a me... “Guisgard?” chiamai, allungando appena le mani di fronte a me... ma non ottenni risposta. Mi mossi, allora, sempre tenendo le mani avanti... ma tentare di orientarsi con l’udito era, in quella confusione, un’impresa disperata... Poi, d’un tratto, accadde qualcosa... Citazione:
La gente cominciò ad agitarsi e a correre da ogni parte, spintonandomi ovunque e mandandomi ripetutamente a sbattere contro sedie, tavoli e non sapevo che cos’altro... “Guisgard...” invocai nel buio e nella confusione più totale, ma non volevo gridare per non attirare l’attenzione dei cavalieri... e così rimasi lì, tentando disperatamente di restare in piedi e di non venir sopraffatta dalla folla in subbuglio. Infine, l’ennesimo spintone mi mandò a sbattere contro il tronco di un albero... le mie mani sfiorarono la corteccia e ne esplorarono l’enorme circonferenza... lo aggirai, dunque, con circospezione e mi acquattai lì dietro, spaventata. |
XI Quadro: Il Palazzo del Belvedere e il Cavaliere Pensoso
(“Ho dormito solo un po’ più del solito, e ho fatto molti sogni inquieti, finché non mi è parso un sogno leggiadro, che non dimenticherò presto, e che mi pare fosse qualcosa un po’ più di un sogno.”) (Novalis, Enrico di Ofterdingen) Talia era confusa e intimorita e cercava di nascondersi dietro quell’albero, mentre attorno a lei era scoppiato un gran caos. Ad un tratto una mano strinse quella della ragazza e la portò via. “Andiamo, Talia…” disse Guisgard “… approfittiamo della confusione per raggiungere i cavalli…” Così, mischiandosi alla ressa generale, i due, a fatica, raggiunsero la stalla dove erano i loro cavalli. Qui trovarono ad attenderli uno dei pastori che li avevano aiutati. “Cavalcate verso Nord…” mormorò questi “… cavalcate fino al grande acquedotto romano… oltrepassatelo e sarete salvi… penseremo noi a ritardare quei cavalieri…” “Io…” fece Guisgard “… io vi sono grato, amici miei…” “Ora andate” disse il pastore “e che il Cielo vi guidi.” Presero i cavalli e galopparono via. Galopparono così fino a quando apparve ai loro occhi, solenne e monumentale, un antico acquedotto romano, simile ad una grande porta. Una porta tra due mondi… http://www.ilcasertano.it/sviluppo/w...-maddaloni.jpg |
La figura si avvicinò ad Altea e mostrò finalmente le sue fattezze.
Era un cavaliere dal nobile e gentile portamento. “Allora sono fortunato…” disse “… neanche io sono del posto e mi sono imbattuto in voi che siete nella mia medesima situazione… pare infatti che ci si faccia coraggio a vicenda, tra forestieri, quando si è in una contrada straniera…” mostrò un lieve inchino “… però, devo dire, che un cavaliere vaghi solitario è quasi normale, anzi epico e romantico insieme, ma che una bella ragazza si ritrovi da sola in una città, perlopiù straniera, beh, la cosa è alquanto singolare…” sorrise “… o forse siete una ninfa? Una di quelle creature che si leggono nei romanzi e che compaiono ai cavalieri erranti?” http://i2.listal.com/image/1045023/500full.jpg |
La mano di Guisgard... la sua voce... mi si aprì il cuore.
Mi alzai senza fare domande e lo seguii senza esitare... giungemmo così alle stalle e a me furono messe tra le mani le briglie di Luthien... “Dovrai essere brava, ora...” le sussurrai all’orecchio, balzando in sella “Dovrai portarmi tu, Luthien... seguire Guisgard... fare ciò che lui dice...” Sospirai... ma mi fidavo di Luthien. E mi fidavo di Guisgard. Un attimo dopo, dopo aver ringraziato il buon pastore, stavamo già galoppando via... Galoppavamo in silenzio, il vento tra i capelli e la luce calda del sole morente sul volto. Poi, all’improvviso, Guisgard si bloccò ed anche Luthien di fermò di colpo. “Che cosa c’è?” chiesi piano “Dove siamo? Cosa vedi?” |
La figura si fece avanti per far apparire un cavaliere dai biondi capelli, egli iniziò a parlarmi...non era conveniente che io fossi sola in questa citta??perchè ero una donna...pensai tra me e me, ma scossi il capo.
"I miei omaggi, se mi trovate qui seduta in questa fontana non è un miraggio, non sono una ninfa ma una comune mortale...e sono fuggita...anzi sto errando senza una meta da molto tempo, ma è una storia che a Voi non appartiene." Mi avvicinai a lui..."Il mio nome è Altea...ma vi suggerisco di non parlare in questo modo cosi...cortese e poetico, per una strana Legge di questo Regno...Tylesia, è bandito far uso di tali parole" risposi, pensando a cosa avesse portato questo cavaliere fino qui e come fosse entrato senza il controllo delle Guardie. |
Bevve il vino senza distogliere il suo sguardo dal mi viso.....le sue mani ormai avevano preso possesso di ogni lembo della mia pelle, le sue labbra erano intinte del rosso vino...e lasciavano traccia sul mio collo....persi l'equilibrio e mi ritrovai distesa tra cuscini di raso e coperte di pelliccia il corpo di Kojo....mi fu sopra ...i miei pensieri cominciarono a correre.....essere toccata in quel modo mi dava strana sensazione......ma quando avrebbe fatto effetto il vino....doveva essersi gia' assopito....e invece la sua forza sembrava crescere, attimo dopo attimo......incominciai ad agitarmi..." Non ho mai pensato che voi abbiate bisogno del vino per poter prendere cio' che volete da una donna...mi dispiace solo che ve lo prendiate senza lasciare respiro........siete cosi' spietato ?...o e' solo una facciata che vi siete creato per ottenere tutto cio' che volete........io sono qua e mi sto concedendo..perche' correre se abbiamo tutta una notte.....infondo non vi sembra il caso prima di un duello alzarvi domattina con una donna accanto ?.."........Avevo la netta sensazione che qualcosa non stava andando per il verso giusto........
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