Camelot, la patria della cavalleria

Camelot, la patria della cavalleria (http://www.camelot-irc.org/forum/index.php)
-   Mura (http://www.camelot-irc.org/forum/forumdisplay.php?f=22)
-   -   Il Giglio Verde (http://www.camelot-irc.org/forum/showthread.php?t=1787)

Talia 03-11-2011 12.03.54

Osservai bene le due guardie mentre parlavano...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 40216)
“La parata partirà dalle mura vecchie di Ostyen, dove si tennero i primi combattimenti della rivoluzione, per attraversare la città e terminare poi alla Place des Martyrs.” Spiegò una di quelle. “E il repubblicano De Jeon parlerà al popolo proprio dal centro della piazza.”
[...]
“La parata ed il discorso si terranno domani.” Aggiunse la guardia. “E credo proprio che accorrerà tutta la città.”

C’era fervore nelle loro parole, e una sorta di vago orgoglio.
Sorrisi con aria compiacente...
“Si!” annuii “Ci saranno sicuramente tutti gli abitanti della città... probabilmente ci sarà gente da tutta Magnus!”
Li ringraziai per le informazioni, quindi, e mi allontanai in fretta.
Camminai ancora a lungo tra quelle stradine, mentre la folla che le aveva affollate durante il giorno si diradava sempre più al calar del sole... e fu proprio nel momento in cui il tramonto stava tingendo il cielo degli ultimi bagliori purpurei che mi ritrovai, per caso, nella Place des Martyrs...
Una lunga passerella di legno, un poco sopraelevata dal livello stradale era stata allestita lì. Essa collegava il Palazzo della Ginestra, che affacciava la sua imponente facciata candida proprio su quell’ampio spazio e nel quale era gestito il potere dei Ginestrini, ad una sorta di palco ligneo. Tale palco era stato appunto predisposto al centro della piazza, piuttosto in alto, in modo che chiunque da qualsiasi angolo potesse vederlo bene, ed era stato decorato da bandiere della Repubblica ad ogni angolo.
Per qualche momento passeggiai intorno a quel palco, i miei passi erano lenti e la punta delle mie dita sfiorava distrattamente l’impalcatura di legno...
Mi sentivo strana, mi sentivo quasi come colui che si appresta ad attraversare il baratro su di un esile e pericolante ponte sospeso... solo un passo falso ed è la fine, solo un’incertezza e tutto precipita...
All’improvviso sollevai gli occhi e li spinsi oltre la piazza a fissare la poderosa e marziale facciata del Palazzo della Ginestra... ero su quel fonte sospeso, forse, ma i miei passi erano sicuro, pensai... e un duro, freddo, implacabile sorriso mi increspò le labbra.

Daniel 03-11-2011 18.25.33

Sentii il rumore del mare.. Dove mi hanno portato? Comunque non sapevo perchè ma quel ragazzo era l'unico di cui riuscivo a fidarmi..
<<Io sono Daniel..>> dissi sorridendo ma quando tentai di alzarmi una fitta di dolore acuto mi costrinse a stendermi per terra.. Guardai il ragazzo e poi sentii dei passi fuori dal carro.. E ora? Che mi toccherà ancora?

elisabeth 03-11-2011 20.21.55

"Certo che ho cercato in ogni angolo di questa stanza, come se fosse Il Castello del Re......state tranquillo non andro' da nessuna parte......"....lo vidi andar via, sembrava infuriato, nonsapevo se per la perdita del libro o per il pericolo che correvo...o per quello che inconsciamente stava correndo lui standomi vicino.......incominciai a gironzolare per la stanza...stare ferma incominciava ad innnervosirmi....quando vidi il Libro dei Salmi...lo steso libro che mi fece vedere l'amico locandiere.......almeno avrei potuto leggere...mi mancavano le ore passate immersa nella lettura........seduta tra i rami degli alberi....soltanto il silenzio.....un silenzio che urlava.....le chiacchiere delle creature del bosco o delle altre sorelle ....che andavano a svolgere le loro opere.....mi mancava il mio mondo.....ma non potevo tornare indietro..e cosi' iniziai a sfogliare le pagine un po' ingiallite.....quando un foglietto......cadde a terra.....lo raccolsi e lo posai sul tavolo........ero incuriosita, ma sapevo che non era corretto leggere qualcosa che apparteneva intimamente ad Emile...senza che lui ne fosse a conoscenza......comincia quindi a leggere.......camminavo e leggevo....ogni tanto pero' gli occhi si posavano sul fogliettino.........la curiosita' incomincio' ad insinuarsi nella mia mente come un tarlo......infondo cosa poteva esserci scritto.....era un foglietto tra le pagine di un libro Sacro.........e cosi'...come Eva...colse e morse la mela...presi il biglietto e me lo rigirai tra le mani....non potevo e non dovevo........Chi era Emile ?...era racchiuso tra le righe di quel biglietto la verita' ?....che importava doveva aver fiducia in me era lui che doveva raccontarmelo...questo mi era stato insegnato.....cosi' presi il foglietto e lo riposi nel libro.......rimisi tutto al suo posto......e mi sedetti sul letto........attesi cosi' il ritorno di Emile..sapevo che la sua ricerca sarebbe stata infruttuosa..........e mi chiedevo chi potesse mai aver rubato quel libro..........chi......

Guisgard 03-11-2011 21.08.15

“Io obbedisco solo a lord Carrinton..” Disse Angry ad Altea.
Il suo sguardo nascondeva dietro ad un sottile velo di indifferenza un forte disprezzo.
“Voi non siete la padrona qui.” Aggiunse la vecchia governante. “E non lo sarete mai.”
“Stai parlando con la donna che amo, Angry!” Intervenne Carrinton. “E presto diventerà mia moglie!”
Moglie…
A quella parola Angry ebbe un sussulto e fissò turbata il suo signore.
“Ma…” mormorò “… avete già dimenticato? Volete che muoia di nuovo?”
“Angry…” fissandola Carrinton “… lasciaci soli e dammi le chiavi di questa porta…”
“Non lo farò.”
Carrinton restò sorpreso.
“In tanti anni non vi ho mai disubbidito, mio signore…” continuò la governante “… ma oggi si…”
“Non sarà una porta chiusa ad impedire che mi liberi dai miei fantasmi!” Esclamò Carrinton, per poi sfondare con un calcio la porta chiusa.
La stanza.
Era profumata e pulita.
Appariva come un santuario dedicato alla memoria di Semanide.
E quel quadro era lì, proprio davanti a loro.
E sorrideva.
Sorrideva come il più compiaciuto degli spettri, tornato dal passato per tormentare il presente ed il futuro.

Guisgard 03-11-2011 21.13.37

Lancelot tornò al palazzo dell’ambasciatore ed attese l’arrivo del suo padrone.
Missan era infatti ancora in compagnia di messer Rodolfo.
Ma proprio mentre attendeva di vedere Missan, Lancelot intravide il fedele Raos che si avvicinava.
“Dobbiamo avvertire subito il padrone…” disse a Lancelot “… il nostro uomo ha appena inviato un suo servitore con questa lettera…” e mostrò la missiva al cavaliere di Magnus.

Altea 03-11-2011 21.21.39

Il cuore sussultò alla reazione di Lord Carrinton, quel forte tonfo e la porta che si apriva mentre Angry cercava di fermarlo. Quanto male possono avere fatto gli spettri del passato e del presente al milord?
Entrammo nella stanza, rimasi ancora in silenzio, sembrava come se ella dovesse tornare in dimora da un momento all'altro, ogni cosa a suo posto, l'aria odorava del suo profumo ancora, alcuni vestiti sontuosi appesi, ogni cosa a suo posto. Guardai quel quadro, vi lessi un sorriso, di mistero, di beffa, di gioia? O di vendetta?
Mi aggrappai alle forti spalle del milord "Vi prego, usciamo da qui, mi sento mancare l'aria.Parliamone altrove."

Guisgard 04-11-2011 01.03.07

Quella stanza.
Tutto sembrava intatto.
I fiori freschi e profumati che ornavano i davanzali, i vestiti di Semanide che si vedevano dagli armadi, i suoi gioielli, le sue spazzole poste davanti allo specchio.
E poi quel ritratto.
Il suo sguardo, il suo sorriso.
“Erano anni che non mettevo piede in questa stanza…” mormorò lord Carrinton, mentre teneva fra le braccia una spaventata Altea “… tutto è come allora… tutto è come quel giorno…” i suoi occhi sembravano ruotare su ogni oggetto di quella stanza, per poi posarsi su quel ritratto “… il fantasma di quella donna mi perseguita…”
Carrinton allora fece qualche passo verso quel ritratto e restò a fissarlo.
“Altea…” sussurrò “… forse non merito il tuo amore… ci sono cose di me che ignori… se tu sapessi la verità, non potresti più amarmi…” e chinò il capo davanti a quel ritratto.

Guisgard 04-11-2011 01.21.37

Hagus ascoltò con attenzione le parole di uno spaventato Cavaliere25.
“Il ragazzo sembra sincero…” disse la monaca a Hagus “… vi è lealtà nei suoi occhi…”
“E sia.” Disse Hagus. “Gli daremo una possibilità… una possibilità di redimersi…” si rivolse così a Cavaliere25 “… ascoltami bene, ragazzo… ora raggiungeremo alcuni miei compagni e da lì ci accompagnerai al palazzo del tuo signore, dove cercheremo di liberare quella poveretta. Ma bada bene di non fare scherzi, o sarà peggio per te.”
Così, Hagus, insieme a Cavaliere25, lasciò la chiesetta sotto gli occhi della monaca, la quale restò a pregare davanti all’altare.
I due, in sella a due cavalli, si diressero verso il porto.
Qui incontrarono alcuni zingari.
“Il capo non è ancora arrivato.” Disse uno degli zingari a Hagus.
“Non importa…” fece questi “… non abbiamo molto tempo… dobbiamo agire subito.”
“Senza di lui?” Domandò lo zingaro.
“Alcuni lo attenderanno qui…” rispose Hagus “… noi invece ci recheremo nel palazzo di Missan per liberare la donna.”
“Chi è questo ragazzo?” Chiese lo zingaro indicando Cavaliere25.
“Ci condurrà al palazzo dell’ambasciatore.”
“Missan è protetto da un cavaliere…” spiegò lo zingaro “… e sembra molto abile…”
“Lo affronteremo, se sarà necessario.”
“Anche noi abbiamo qualcuno nel carro.” Fece lo zingaro, per poi mostrare a Hagus e a Cavaliere25 il loro prigioniero.
Hagus, con suo stupore, riconobbe quel prigioniero: era Daniel.
“Cosa ci fa qui?” Domandò.
“Era ferito nel bosco” spiegò lo zingaro “e abbiamo deciso di portarlo via con noi. E’ stato medicato, ma è ancora debole.”
“Hai visto il mio volto in questa circostanza, ragazzo…” disse Hagus a Daniel “… e non ho molta scelta…” portando la mano ad accarezzare la sua spada.
http://1.bp.blogspot.com/-p1KdGqnskG...00/aragorn.jpg

Guisgard 04-11-2011 02.42.25

Nel Palazzo della Ginestra...

“Io partirei con un tono drammatico, ma solenne!” Esclamò il grasso ruffiano. “Qualcosa di molto teatrale… non so, Seneca. Si, Seneca andrà benissimo! Per Giove, perché non ci ho pensato prima!”
“Fedont, il grasso ti è arrivato al cervello!” Ridendo l’arguto Margutte. “Guarda che bisogna parlare al popolo, non agli studenti dell’Accademia! La maggior parte del tuo uditorio di domani neanche conosce il nome di Seneca!”
“Allora scrivilo tu un discorso decente!” Replicò risentito Fedont. “Io ci rinuncio! Sembra sia diventato complicato anche parlare alle gente comune! Al diavolo il popolo!”
“Non sei molto democratico, amico mio!”
“In malora anche tu, dannato!” Fissandolo Fedont.
“Non azzuffatevi per questo, amici miei.” Intervenne De Jeon, interrompendo così quel principio di zuffa tra i suoi due amici. “Non mi occorre alcun discorso scritto per domani. Per parlare al popolo i miei occhi dovranno essere puntati sui volti della gente, non su un foglio scritto.”
“Cosa intendi dire?” Chiese Fedont.
“Quel che ho detto, mio buon Demostene.” Rispose De Jeon asciugandosi dopo essere uscito dalla tinozza. “Devo rendermi conto dei loro stati d’animo, dei loro umori.”
“La fola è come una bestia feroce.” Mormorò Fedont. “E con le bestie non si ragiona.”
“Sentitelo, il filosofo!” Ridendo Margutte.
“Si, ma una bestia può essere domata.” Replicò De Jeon. “Ed è quello che farò… plasmerò i loro stati d’animo… li trascinerò col mio impeto e li sfinirò con la mia passione. Ruberò loro le anime e i cuori, se sarà necessario. Li catturerò adoperando i loro stessi desideri. Userò i loro sogni per attrarli a me e li svuoterò di ogni volere, così che il mio volere sarà il loro volere ed allora vedranno il mondo con i miei occhi. Ed io descriverò quel mondo a mio piacimento.”
“Potresti incantare e sedurre qualsiasi donna, amico mio.” Fissandolo Margutte.
“Vi è forse donna più affascinante e sensuale di una folla?” Sorridendo De Jeon.
“Neanche Cesare e Augusto possedevano una dialettica come la tua, Philip.” Quasi estasiato Fedont.
Philip De Jeon rise di gusto.
In quel momento entrò un funzionario.
“Ecco i documenti che attendevi, repubblicano De Jeon.”
De Jeon li guardò e poi congedò il funzionario.
“Cosa sono?” Chiese Margutte.
“Attendo da settimane la convalida delle liste di proscrizione da parte di Missan” rispose De Jeon “e visto l’inspiegabile ritardo, ho pensato bene di richiedere la convalida direttamente al Senato.”
“Capisco…” mormorò Fedont “… allora, immagino, questa fretta avrà di sicuro una giusta motivazione…”
“Si, amici miei.” Annuendo De Jeon. “Domani, dopo il mio discorso, ci sarà un’esecuzione davanti al popolo.”
“Forse qualche pezzo grosso?” Domandò Fedont.
“Si, un nemico della repubblica e del popolo.” Rispose De Jeon. “Domani, dopo il mio discorso, avremo definitivamente cancellato l’ultima toga nera da questo paese. E quello sarà il nostro trionfo!”
http://www.squarehippies.com/images/...u_reeves29.jpg



Intanto, nella Place des Martyrs, Talia vagava in balia di indefiniti ed impenetrabili stati d’animo.
Almeno per noi, amici lettori.
Basta descrivere il volto di una donna per conoscere e comprendere ciò che ella prova?
Forse.
Dipende da come la si guarda.
Talia, sotto gli ultimi riflessi del Sole morente, sembrava offrire i suoi occhi ad una strana ed enigmatica luce.
Forse la stessa luce adagiata come un alone lontano perso lungo l’orizzonte, che come un immaginario tratto disegna i contorni di un mondo che appare infinito.
O forse come quella luce incerta che penetra da una finestra con l’approssimarsi dell’aurora, capace di rivestire ogni cosa senza però svelarne la forma e l’essenza.
Ma anche quella pallida luce che si abbandona sul mare, seguendo e disegnando la scia lasciata dalla Luna.
E mentre la ragazza camminava sotto quel palco, avvertì come una sensazione.
“Non è su questo palco che monteranno il balcone di Colombina.” Disse all’improvviso una voce alle sue spalle. “E poi Colombina non è mai malinconica… ella è innamorata e gli innamorati sono sempre felici.”
Aveva un cappuccio sotto il quale celava il suo capo ed il suo volto.
Ma quella voce e l’azzurro di quegli occhi svelarono subito a Talia il nome di quell’uomo.

cavaliere25 04-11-2011 09.10.12

Non sapevo cosa dire pensavo se stavo facendo la cosa giusta oppure no ora mai avevo preso la mia decisione di liberare quella donna e non sarei tornato indietro allora guardai tutti quegli uomini e dissi voi siete pronti quando si parte? domandai poi guardai Hagus e dissi ma dopo che la avremo liberata io dovrò trovare un posto sicuro se no sarei un ragazzo morto continuai a dire Missan vorrà la mia testa e aspettai una risposta

Altea 04-11-2011 09.56.51

Mi avvicinai al milord, ancora il bel volto di Semanide sembrava sconvolgere i suoi pensieri e il suo animo. Gli posi una mano sulla spalla "Milord, sono stata io la causa di tutto questo, ma volevo conoscere il vostro passato prima di esservi moglie. Mi spiace, ma non potevo evitarlo ma vi ho fatto del male. Come volete, sembra che purtroppo Semanide rimarrà per sempre nella vostra vita e io non voglio unirmi a un uomo che ancora ama ed è legato da altra donna. Ma sono qui per ascoltarvi come amica e persona che mi lega a voi da grande affetto". Guardai il volto compiaciuto di Angry.

Talia 04-11-2011 10.37.34

Ero ancora totalmente immersa nei miei pensieri quando quella voce mi raggiunse. Sussultai, quasi mi avesse colta in fallo...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 40264)
“Non è su questo palco che monteranno il balcone di Colombina.” Disse all’improvviso una voce alle sue spalle. “E poi Colombina non è mai malinconica… ella è innamorata e gli innamorati sono sempre felici.”

Mi voltai di scatto, quindi, e trovai quell’uomo immediatamente dietro di me. Indossava il mantello, come sempre faceva, e quel cappuccio calato sul volto, dal quale emergevano con sorprendente luminosità soltanto quei profondi occhi azzurri.
Gli sorrisi...
“Colombina...” risposi, con la voce bassa e sognante “Colombina possiede quella felicità serena, la felicità che le scaturisce dal cuore ogni volta che vede il volto del suo amato... una felicità semplice... e forse, proprio per questo, incrollabile! Ma noi...” soggiunsi sospirando “Noi siamo diversi! A noi è stato dato di vivere in tempi difficili, in tempi nei quali non è più possibile semplicemente crogiolarsi al calore dei sentimenti, in tempi nei quali il cuore e la ragione non sempre vanno d’accordo o in cui il cuore troppo spesso ci inganna, in tempi nei quali occorre prendere una posizione...”
Tacqui per qualche istante, mentre la mia mente volava lontano a percorrere quelle vie lungo le quali le mie parole sconsiderate e uscite di getto l’avevo spinta...
Ma subito la fermai.
La fermai e la costrinsi a tornare in quella piazza.
I miei occhi si indurirono appena, quindi, e il tono della mia voce si fece più pragmatico, mentre staccavo gli occhi dal mio interlocutore e il spostavo sul Palazzo della Ginestra...
“Domani ci sarà una parata...” dissi, quasi sussurrando “Al termine della quale, il repubblicano De Jeon terrà un discorso dall’alto di questo palco. Ebbene, io ho intenzione di esserci... e di essere molto vicina. Lui terrà gli occhi sicuramente piantati sulla platea durante quel discorso, scruterà i presenti ad uno ad uno, stregandoli e convincendoli che ciò che dice, qualsiasi cosa dica, sia l’unica Verità... farà così, lo so... farà così, perché la sua eloquenza e il suo carisma sono la sua forza... una forza ben più temibile di quella di un esercito!”
Di nuovo, tornai a guardare il mio interlocutore, puntando i miei occhi nei suoi...
“Io sarò proprio qui sotto e mi lascerò trascinare dall’impeto e dal fervore della folla... e...” esitai appena un istante, poi mormorai “E, se siamo fortunati, lui mi vedrà! Se siamo fortunati... beh, magari chissà che ben presto non avremo qualcosa di ben più interessante di cui parlare, noi due!”
I miei occhi rimasero nei suoi per un tempo indefinito... non sapevo cosa stesse pensando di me, non sapevo che cosa credesse o che cosa sospettasse... e non sapevo neanche che cosa si fosse aspettato da quel viaggio ad Ostyen... non lo sapevo, e forse fu solo la mia immaginazione che mi dette la percezione di averlo sorpreso... nonostante ciò, la cosa mi donò un curioso senso di soddisfazione.
“Ebbene, monsieur Tafferuille...” dissi, dopo appena un altro istante di silenzio, recuperando un tono melodico e leggero “Si sta facendo ben tarda ora e io credo che sarebbe bene per me tornare al carrozzone... E voi, monsieur? Non desiderate accompagnarmi, forse? Vi faccio notare, per altro, che non è affatto bene lasciare che una povera e indifesa giovane donna vaghi da sola per una così grande città... Non credete?”
Gli sorrisi, facendogli giocosamente l’occhiolino, e mi avviai per la via del ritorno... dopo appena qualche passo, poi, mi fermai e mi voltai a guardarlo, attendendo che si decidesse a seguirmi.

Rodolfo 04-11-2011 15.20.02

Rodolfo ascoltò attentamente il discorso di Missan, mentre lo seguiva con gli occhi in ogni suo gesto e passo, gustando,nel frattempo, il liquore che gli era stato gentilmente offerto.
Al domandare sospettoso dell'ambasciatore,poggiato il calice sul desco, rispose con franchezza: " Nessuno me l'ha rivelato, l'intuito me lo fa agevolmente supporre.
Dato che nè io nè voi siamo inglesi e che non si tratta nè di una locanda nè di un bene immobile della Corona,almeno così penso non avendo scorto da nessuna parte le armi della real casa,
non resta che pensare che questo palazzo appartenga a un qualche,nobile o ricco commerciante, inglese."

Guisgard 04-11-2011 20.26.35

Missan fissò Rodolfo con un enigmatico sguardo.
“Eh, devo dire che siete molto arguto” disse sorridendo “e sicuramente anche un notevole osservatore. Ebbene, dite il vero. Questo palazzo è stato, diciamo, preso in affitto dal mio paese per offrire a me ed ai miei collaboratori una degna dimora.”
Si alzò e si avvicinò ad una delle finestre.
La sera era ormai scesa e tutto taceva attorno al palazzo.
“Quanti grandi valori abbiamo descritto oggi, mio buon amico…” mormorò Missan “… decantiamo la libertà dell’uomo e tutti i suoi sogni. Sogni finalmente liberi dall’oppressione fisica dell’aristocrazia e da quella morale e spirituale della Chiesa. Ma per realizzare tutto ciò…” esitò “… bisogna schiacciare i nostri nemici. Ed è per questo che io sono stato inviato in questo paese che tanto mi odia… per schiacciare l’ultimo baluardo della Società di Antico Regime…” si voltò a fissare Rodolfo “… parlo dell’uomo che cela il suo volto ed il suo nome dietro il Giglio Verde.”

Guisgard 04-11-2011 20.33.31

Lord Carrinton fece cenno ad Angry di andare via.
La vecchia donna fissò per un momento il suo signore, poi, senza tradire emozioni, lasciò la stanza.
“Amare quella donna?” Ripeté Carrionton ad Altea. “Io invece odio quella donna… si, odio come nessuno potrebbe mai… mi ha tormentato da vivo… e continua a farlo anche adesso che è morta…” fissò il ritratto “… amica? Vuoi essermi amica?” Sorrise malinconicamente. “Solo l’amore può salvare un uomo… e tu sei la mia unica salvezza… ma puoi esserlo solo amandomi, Altea… amandomi che io amo te…”
Respirò intensamente, quasi a voler trovare la forza per continuare.
“Si, è giusto che tu sappia tutto…” continuò “… ti racconterò ogni cosa…”

Guisgard 04-11-2011 20.38.16

“Non temere per questo, ragazzo.” Disse Hagus a Cavaliere25. “Missan non vivrà a lungo. Tu invece farai bene ad essere leale con noi, altrimenti sarò io stesso a fartela pagare. Ricorda, noi non abbiamo pietà per i traditori.”
Diede allora alcune spiegazioni agli zingari lasciati a presidiare il porto e con il resto del gruppo, tra cui Cavaliere25, si preparò per la missione di liberazione.
“Avanti, ragazzo…” rivolgendosi a Cavaliere25 “… conducici al palazzo di Missan…”

cavaliere25 04-11-2011 20.55.02

Certo dissi presi e mi incamminai verso la strada del castello dentro di me sapevo che sarei riuscito a salvare quella donna e sarebbe stata felice poi guardai Hagus e dissi non vi tradirò state tranquillo non sono un doppio giochista e rivolsi il mio sguardo sulla strada davanti a me

Altea 04-11-2011 20.57.42

Con soddisfazione seguii con lo sguardo Angry mentre usciva dalla stanza e trassi un respiro profondo udendo le parole del bel milord. Iniziai a camminare per la stanza, evitando di fissare quel quadro. Guardavo invece gli oggetti della bella Semanide, come per carpire qualcosa di lei, della sua personalità, mentre aspettavo che Lord Carrinton si aprisse a quei segreti che rabbuiavano la sua mente.

Guisgard 04-11-2011 21.10.27

Tafferuille affiancò Talia senza dire nulla e i due presero la via per ritornare al carrozzone.
Per un tratto di strada tra i due dominò un silenzio quasi irreale, rotto alla fine solo dai canti e dagli schiamazzi che un gruppo di giovani diffondeva per la strada.
“Come osate fermarmi?” Gridò uno di quelli ai suoi compagni.
Era abbigliato con un lungo lenzuolo color porpora.
“Sono l’arcivescovo e voi, miseri popolani, avete l’ardire di bloccare il mio passaggio!” Continuò.
“Ah, non fate arrabbiare sua eminenza” disse una ragazza scimmiottando una gran dama “o vi scomunicherà tutti!”
“Oh, vi chiedo perdono, monsignore!” Mostrando un grottesco inchino un altro di quei giovani, che sembrava impersonare un soldato.
“Ora va meglio!” Disse il giovane travestito da arcivescovo, per poi mostrare le spalle agli altri.
E subito fu preso scherzosamente a calci dai suoi compagni.
“Se questo è diventato il popolo di Animos…” mormorò Tafferuille a Talia “… allora il vostro De Jeon non avrà alcuna difficoltà a dominarne gli umori…”
In quelle parole dell’uomo mascherato c’era tutto il disprezzo che sentiva.
Soprattutto quel “vostro” echeggiò con un enigmatico suono.
Per tutto il cammino Tafferuille non aveva rivolto la parola a Talia.
Quasi come se le oscure parole della giovane non avessero suscitato nessuna sensazione nell’animo dell’uomo mascherato.
Da lontano cominciò a mostrarsi la sagoma del carrozzone.
“Trovo che siate un’ottima attrice…” disse poco prima di arrivare al carrozzone “… nel senso che siete abilissima a mascherare le vostre sensazioni e forse anche i vostri stati d’animo… per questo non comprendo il motivo di quelle vostre parole a Place des Martyrs…” finalmente, anche se solo per un breve istante, si voltò a fissare Talia “… l’avete detto voi stessa… viviamo in tempi difficili, dunque gradirei di non essere messo al corrente delle vostre simpatie politiche… meno sappiamo di chi ci circonda, meglio stiamo…”
Di nuovo quel tono di disprezzo.
Soprattutto la sua voce aveva calcato la parola “simpatie”.
Proprio in quel momento, riconoscendoli, Gobert li chiamò da lontano.
“Ehi, finalmente! Vi stavamo aspettando!” Gridò. “Essien vuole parlare a tutta la compagnia!”

Guisgard 04-11-2011 21.16.42

Il gruppo capitanato da Hagus seguiva con attenzione Cavaliere25.
Attraversarono la campagna e da lontano cominciò, dopo un po’, a mostrarsi la sagoma del palazzo dell’ambasciatore.
“Meglio non avvicinarci troppo.” Disse Hagus al gruppo. “Raduciou…” chiamò all’improvviso e subito uno degli zingari lo affiancò “…noi resteremo qui… tu avvicinati al palazzo e controlla quante guardie ne presiedono l’ingresso.”
“Si, signore.” Annuì lo zingaro, per poi raggiungere il palazzo.
“Immagino tu ti stia domandando chi siamo noi, vero?” Rivolgendosi Hagus a Cavaliere25.

cavaliere25 04-11-2011 21.19.57

si in un certo senso avevo la voglia di chiedervi chi siete veramente ma avevo paura di intromettermi troppo in affari che non mi riguardano ma se me lo vorrete dire sarò ben felice di ascoltarvi e rimasi in silenzio aspettando che tornasse lo zingaro e dasse notizia di quante guardie c'erano il cuore mi batteva a 1000 ero agitato nervoso non riuscivo a pensare altro che a quella donna

Guisgard 05-11-2011 01.18.42

“Molte dame hanno tentato di conquistare il mio cuore…” disse Carrinton ad Altea “… qualcuna forse attratta dalle mie ricchezze, altre magari dalla mia nobiltà… qualcun’altra invece lasciandosi affascinare dal mio aspetto…” chinò lo sguardo e scosse il capo “… ma dietro questo volto si cela un dolore tanto forte da rendermi quasi folle… ma si può conservare il senno quando per anni un demone giunge ogni notte a tormentarmi?”
Si alzò e restò a fissare il ritratto.

Era una sera di Maggio e tutto appariva perfetto.
L’incanto del firmamento, il profumo della campagna in fiore, l’aria che cominciava ad addolcirsi.
Carrinton la stava riaccompagnando a casa.
“Anche stasera è stata una magnifica serata, milady.” Disse.
“Sembra quasi un addio, milord...” mormorò Semanide.
“No, ma forse solo un arrivederci.”
“Partite dunque?”
“Si, ho degli affari.”
“Siate leale con me, milord.”
“Lo sono sempre stato.”
“Allora perché mi avete illusa?”
“Milady, siate sincera…” turbato Carrinton “... mai vi ho fatto credere che...”
“Milord...” lo interruppe lei “... il vostro blasone vi impone di riparare e salvarmi dal disonore...”
“Cosa intendete dire?”
“Aspetto un figlio da voi.”
Quelle parole gelarono Carrinton.
“Ne siete certa?”
Lei lo fissò con occhi di fuoco che ammutolirono Carrinton.

“Non avevo modo di sconfessare quelle sue parole…” mormorò Carrinton, interrompendo il suo racconto “… e fui così costretto a sposarla… e da lì cominciò il mio Inferno...”
Si portò le mani prima sul volto, poi fra i capelli.
“Ho fatto di tutto per amarla, per innamorarmene…” continuò “… ma quella donna era il demonio… sperperava il mio denaro e mi denigrava continuamente… poi scoprii l’amara verità… aveva diversi amanti…”

“Confessa, mi hai tradito!” Gridò Carrinton.
Lei rise.
Carrinton fu sul punto di impazzire.
“Sciocco…” disse lei, quasi indifferente “... l’amore non esiste e ciò che siamo è in realtà solo il modo in cui appariamo agli altri. Non mi sono forse meritata tutto ciò? Non sono apparsa come moglie devota? La mia bellezza non è stata un degno specchio per il tuo casato? Beh, tutto ciò non è un dono, mio bel marito. No, tutto ciò ha un prezzo. E quel prezzo è il tuo denaro e la mia libertà.”
Carrinton, davanti a quelle parole, a quel suo sorriso compiaciuto e a quei suoi occhi di ghiaccio, perse definitivamente la ragione.
Si avventò su di lei e cominciò a stringerle la gola.
Più stringeva, più gli occhi di lei diventavano grandi.
Fu sul punto di ucciderla davvero, ma trovò la forza di fermarsi e fuggire via da quella stanza e da quella casa.
Trascorse la notte fuori, per ritornare a Carrinton Hall solo al mattino seguente.
E fu allora che trovò sua moglie distesa su quel letto, senza vita.

“Questo è quanto…” mormorò Carrinton “… questa è tutta la storia… quando lasciai Carrinton Hall Semanide era ancora viva. Tossiva ed ansimava per lo spavento, ma era viva. E mentre scappavo via udii la sua voce che mi malediva. Giurò di farmela pagare. Di rovinarmi la vita. E forse ci è riuscita davvero…” si voltò di nuovo verso Altea “… ecco, ora sai tutto, Altea… questa è la terribile verità su questa disgraziata storia…”

Guisgard 05-11-2011 01.30.42

Passò un’ora, o forse poco più.
Elisabeth era seduta sul letto, in pena per il suo libro ed in attesa del ritorno di Emile.
L’uomo finalmente tornò.
“Non sono riuscito a trovarlo…” fissando Elisabeth sul letto “… sembra sia svanito nel nulla… per le strade si sentono canti e balli e tutto appare indifferente a ciò che sta accadendo…” portò le mani in un cratere di ceramica e si lavò la faccia, quasi a voler gettare via tutti i suoi pensieri “… forse dovrei interrogare il locandiere. Del resto, oltre lui, nessuno si è avvicinato alla stanza. Forse è stato qualcuno della sua famiglia…” scosse il capo “… siete stata sciocca a scendere giù e lasciare il libro incustodito. Vi avevo detto di dormire, ma voi siete testarda… testarda come tutte le donne… ed ora, come se non bastasse, abbiamo un problema in più… ritrovare il vostro libro…”
Restò diversi istanti a fissare il vuoto, angosciato da chissà quanti pensieri, fino a quando il suo sguardo cadde sul Libro dei Salmi.
Subito lo prese, accertandosi che all’interno vi fosse ancora il biglietto.
“Forse ora è davvero il caso di dormire un po’ per voi…” aggiunse “… io invece credo che andrò a fare due chiacchiere col locandiere…” la fissò “… o devo attendere di vedervi prima addormentata, per stare più tranquillo?”

Guisgard 05-11-2011 01.53.20

La campagna era silenziosa e le tenebre rivestivano ogni cosa.
I volti di quegli zingari apparivano sfocati, dai tratti indefiniti e dalle espressioni enigmatiche agli occhi di Cavaliere25.
Hagus sembrava il più misterioso ed inquieto di tutti.
Il suo sguardo pareva non tradire emozioni.
“Siamo una banda, ragazzo.” Disse fissando Cavaliere25. “Qualcuno ci definisce setta, congrega. Altri si domandano da dove veniamo e cosa cerchiamo. Alcuni ci vedono come Angeli, altri addirittura come demoni. Se ciò fosse vero, ragazzo, allora tu stai facendo un patto col diavolo in questo momento.”
Alcuni di quegli zingari a quelle parole risero.
Hagus allora, senza togliere mai il suo sguardo da quello di Cavaliere25, mostrò al ragazzo un simbolo che aveva tatuato sul petto.
http://a2.twimg.com/profile_images/6...de2_bigger.jpg

Lancelot 05-11-2011 09.31.33

Avevo ricevuto da Lord Missan istruzioni di dare la massima priorità a qualsiasi notizia giungesse, diretta o indiretta, dall'uomo misterioso. Qualsiasi.
Non esitai un momento, e presa in mano la missiva che Raos mi porgeva, spalancai di colpo la porta dove il mio signore e messer Rodolfo stavano amabilmente conversando.

"Mio signore, messere. Perdonate questa brusca interruzione, richiedo con la massima urgenza la vostra attenzione, Lord Missan."

Sulla bocca semiaperta in un'espressione di furioso stupore leggo una frase mai pronunciata... Ci sarà tempo per le scuse. In seguito.
Con un plateale gesto della mano faccio strada a Lord Missan, offrendogli la precedenza ed invitandolo a seguirmi qualche decina di metri più in là, dove prima eravamo io e Raos.

Lì, gli mostrerò la missiva, affinché possa leggerne il contenuto lontano da occhi indiscreti.

cavaliere25 05-11-2011 10.17.32

cosa vuol dire quel simbolo dissi guardando Hagus? io vi sto solo chiedendo un aiuto per salvare una donna innocente continuai a dire non vi chiedo altro anzi dopo che sarù libera sarò ben felice di ricambiare l'aiuto datomi e aspettai una sua risposta

Talia 05-11-2011 16.03.35

Camminavamo in silenzio, tanto vicini che il mio braccio sfiorava il suo ad ogni passo... eppure eravamo lontani, ognuno immerso nei propri pensieri. Mi chiesi dove fosse la sua mente in quel momento, mi chiesi su quali lontane immagini i suoi occhi stessero indugiando... eppure non osai chiedere, non osai parlare, a fatica osavo respirare.
Poi, ad un angolo di strada, incrociammo quel gruppo di giovani intenti in quella sorta di macabra sceneggiata... li osservai per qualche istante mentre passavamo e non potei che provare disgusto... sì, disgusto per la bassezza e la povertà dell’animo umano.
Udire la voce del mio compagno, e proprio in quel momento, mi sorprese.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 40307)
“Se questo è diventato il popolo di Animos…” mormorò Tafferuille a Talia “… allora il vostro De Jeon non avrà alcuna difficoltà a dominarne gli umori…”
In quelle parole dell’uomo mascherato c’era tutto il disprezzo che sentiva.
Soprattutto quel “vostro” echeggiò con un enigmatico suono.

La voce di Tafferuille mi giunse in un sussurro appena percepibile, eppure quel “vostro” risuonò tra noi come se lo avesse gridato.
Mi voltai di scatto, quindi, e lo fissai in silenzio per qualche momento...
vostro’...
Lui non sapeva, neanche immaginava, cosa significasse davvero quell’aggettivo in quel contesto... il male che mi faceva udirlo... la rabbia, il disagio, la sofferenza che portava in me quell’affermazione...
il vostro De Jeon’...
Mai affermazione era suonata alle mie orecchie più verosimile e, allo stesso tempo, più vuota e scellerata di quella... i miei occhi indugiarono sul suo volto nascosto dal cappuccio per qualche momento... poi tornarono a fissare la strada, senza una parola.
Il resto del cammino fu percorso nel più assoluto silenzio.
Soltanto quando giungemmo in prossimità del carrozzone, il mio misterioso amico parlò di nuovo...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 40307)
“Trovo che siate un’ottima attrice…” disse poco prima di arrivare al carrozzone “… nel senso che siete abilissima a mascherare le vostre sensazioni e forse anche i vostri stati d’animo… per questo non comprendo il motivo di quelle vostre parole a Place des Martyrs…” finalmente, anche se solo per un breve istante, si voltò a fissare Talia “… l’avete detto voi stessa… viviamo in tempi difficili, dunque gradirei di non essere messo al corrente delle vostre simpatie politiche… meno sappiamo di chi ci circonda, meglio stiamo…”

C’era un profondo disprezzo nelle sue parole, lo percepii con chiarezza soprattutto dal modo in cui aveva calcato sulla parola ‘simpatie’... e mi stupii un po’ notando che, oltretutto, non aveva neanche fatto niente per celarlo.
In quell’istante, forse per la prima volta quella sera, avvertii il suo sguardo penetrante su di me.
Un’ottima attrice?” dissi, lasciando che un leggero sorriso mi aleggiasse sulle labbra “Detto da voi, monsieur Tafferuille, ciò suona come se fosse il più meraviglioso dei complimenti...”
Per un istante rimasi in silenzio... e quando tornai a parlare ogni leggerezza e ogni orpello era scomparso dalla mia voce, tanto che il mio tono suonò basso e ruvido.
“Ma se è davvero questo ciò che pensate di me, allora non dovreste faticare nel comprendere ciò che vi ho detto alla Place... non vi era, infatti, espressa alcuna ‘simpatia’ in esse, né nessun giudizio di merito... vi ho semplicemente esposto ciò che avevo appreso circa ciò che avverrà domani, e quanto è mia intenzione fare in merito. Per il resto sono d’accordo con voi, monsieur: meno sappiamo dei traffici l’uno dell’altra e più al sicuro saremo tutti. Compresi i vostri amici!”
La mia voce si spense e tra noi rimase quel cupo silenzio... solo per qualche momento, però, poi Gobert ci vide e ci venne incontro, quasi gridando.
Io chinai la testa in fretta e chiusi gli occhi... solo un istante... e quando tornai ad alzarla e a guardare di fronte a me, l’espressione sul mio volto era di nuovo soltanto quella della sognante e frivola Colombina.

Altea 05-11-2011 16.25.06

Ascoltai il racconto di Lord Carrinton, il suo volto era rosso di collera e il sudore bagnava la sua fronte. Mentre raccontava, fissavo il dipinto di Semanide e pensavo "Non eri perfetta, non mi fai paura, eri solo una donna piena di odio e rancore" e quasi volevo distruggere quella immagine.
Conoscevo già il mistero della sua morte, me ne raccontò Lady Kate rammentai, eppure quella era una morte misteriosa, pensai, come mai nessuno volle accertarsi di cosa ella veramente perì?
Il bel milord, finito di raccontare l'amara storia del suo passato, si lasciò scivolare su una poltrona, era distrutto, sembrava trattenere amare lacrime e mi avvicinai a lui e mi chinai "Milord, non pensavo voi abbiate dovuto subire questi dolori, sembrava la vostra vita fosse perfetta. Se mi permettete, Lady Kate raccontandomi la storia vi descriveva come la coppia più invidiata di Camelot in fatto di bellezza e amore, ma la vostra era solo una facciata, una maschera. Come le mille maschere che Semanide sembrava volesse indossare, voi non dovete rammaricarvi di nulla, voi non siete la colpa di nulla. Avete cercato di non disonorare il suo onore a discapito della vostra felicità e lei vi ha ricompensato prosciugando i vostri averi e prendendosi gioco di voi, addirittura tradendo il talamo nuziale. Forse il suo animo era già morto prima di trovare quella morte misteriosa. E non oserei pensare che ella si tolse la vita per recarvi un dolore addossandovi la colpa. Ma non avete mai indagato su ciò che la portò via alla vita?" Fissavo il milord e ad un tratto i miei occhi ebbero un bagliore "Un erede?" esclamai "milord, avete detto che Semanide vi confessò di aspettare un figlio, ma voi non avete menzionato a nessun erede in questa storia, nè tanto meno da quel che io sappia vi abita un bambino nella vostra dimora, spiegatevi meglio".
Notai un ombra fuori dalla porta, sapevo che apparteva ad Angry, e mi chiedevo come ella potesse ancora essere devota a una donna che, invece, aveva tradito il milord e la sua fiducia.

elisabeth 05-11-2011 19.41.11

Mi ero letteralmente persa nei miei pensieri...ero visibilmente saltata per aria quando la porta della stanza fu aperta con una certa violenza da Emile.....non ero riuscita neanche ad aprire bocca..perche' mi erano stati riversati addosso.....una sfilza di rimproveri...ragionamenti....domande.....sembrava fosse stato morso da una serpe velenosa.......avevo incrociato le braccia sul petto ed attendevo la fine dello sproliloquio........quando sembro' avermi posto l'ultima domanda..decisi di alzarmi e di pormi difronte al suo bel faccino...." Emile prendete respiro mio caro, finirete col farvi venire il coccolone....sembrate mio padre, siete arrabbiato, indispettito e tutto perche' ?....perche' la vostra bambina ha disobbedito...Elisabeth non dovevate scendere, Elisabeth se non vi foste allontanata il libro era ancora qui...Elisabeth dovete andare a dormire...Elisabeth..Elisabeth...Elisabeth....che facciamo Emile passiamo alle sculacciate o a letto senza cena ?.......Ascoltami bene..io non prendo ordini da nessuno..sono un essere umano pensante e libero.....io non vado a dormire perche' non ho sonno, mi spiace se la perdita di questo libro ti ha causato come dire.....una piccola perdita di tempo sui tuoi progetti.......che non conosco ...perche' vedi Emile.....io ti seguo...ma non so chi seguo...tu bene o male sai come mi chiamo.....ma infondo sono solo una donna..perche' darmi tanta importanza....chiacchiero a vanvera..povero il mio Emile............Perdendo quel libro.......mon amour...io mi gioco la pelle..............perche' vedi..chi lo ha preso, certo non vuole leggere le favole ai propri figli prima di andare a letto.....quindi..se hai di meglio da fare, comprendendo che di me non te ne importa nulla....di la' c'e' la porta.........e puoi anche mandarmi al diavolo......e che il Signore ti accompagni".......Tale era la rabbia che ero a qualche centimetro dal suo volto...e le ultime parole le avevo dette talmente ad alta voce..che avevo la gola in fiamme, ottuso era un ottuso.............

Guisgard 07-11-2011 01.11.26

“Quanta fretta, capitano…” disse Missan mentre seguiva Lancelot.
Prese allora la lettera dalle mani del militare repubblicano e cominciò a leggerla.
Un attimo dopo la sua espressione era mutata.
Un lampo, indefinito ed enigmatico agli occhi di Lancelot, attraversò lo sguardo dell’ambasciatore.
“Stavolta il nostro eroe si troverà in trappola…” mormorò questi richiudendo la lettera. “Capitano, date ordine che venga preparato tutto per il nostro viaggio.” Fissando Lancelot. “Fra un’ora voglio una nave pronta a salpare da Dover verso la Francia. Preparatevi, perché la fama e la gloria ci attendono.” Si voltò poi verso Rodolfo. “Perdonatemi, messere, ma temo che il nostro incontro debba interrompersi. Chissà che non lo riprenderemo in seguito.”
E diede ordine ad un servitore di accompagnare Rodolfo fuori dal palazzo.

Guisgard 07-11-2011 01.17.57

Lord Carrinton guardò Altea.
“Il bambino che portava in grembo” disse “non vide mai la luce… ella lo perse dopo pochi mesi… e, per innaturale che possa sembrare, neanche una lacrima rigò il suo bel volto…” restò per qualche istante a fissare quel ritratto, poi, d’improvviso, come a volersi destare da un incubo, prese le mani di Altea fra le sue “… dimentichiamo tutto e tutti. Esistiamo solo io e te… saltiamo in sella al mio cavallo e raggiungiamo una chiesa che si trova verso la costa… e lì, se vorrai, diventerai mia moglie… dimmi di si, Altea…”

Guisgard 07-11-2011 01.31.54

Gli occhi di Elisabeth erano in quelli di Emile.
La voce di lei sembrava voler schiaffeggiare il volto di lui, tanto era l’impeto con cui la donna parlava.
“Si, capisco perfettamente…” mormorò lui sorridendo “… eh, già… mai preso ordini da nessuno, immagino…” restò a fissarla ancora per qualche istante.
Poi, d’un tratto, prese in braccio la donna, portandosela poi sulle spalle e la sculacciò.
“Ecco, c’è sempre una prima volta per tutto!” Disse, per poi far cadere Elisabeth sul letto.
Prese allora la sua cintura e legò le mani di lei alla spalliera del letto.
“Vi consiglio di non dimenarvi troppo, madame.” Fissandola. “Vedete, sono bravo a fare nodi e non riuscirete di certo a liberarvi. Ora resterete qui buona buona, aspettando il ritorno del vostro amato maritino.”
Si diresse poi verso la porta e prima di uscire aggiunse:
“Ah, siete più bella quando vi arrabbiate, madame. Mi sa che vi farò arrabbiare più spesso. E mi raccomando, non struggetevi troppo per la mia assenza…perché, cara mogliettina, tornerò molto presto.” Le fece l’occhiolino ed uscì.

Guisgard 07-11-2011 01.34.34

A quelle parole di Cavaliere25, gli zingari cominciarono a ridere.
“Non hai mai visto dunque quel simbolo, ragazzo’” Chiese Hagus. “Un fiore verde non dice nulla? Non hai ancora compreso chi siamo noi veramente?”

Guisgard 07-11-2011 02.07.05

Tafferuille e Talia ritornarono così al carrozzone.
Gobert comunicò loro che il vecchio Essien aveva intenzione di parlare all’intera compagnia.
I due così seguirono Gobert che li condusse dal resto della compagnia.
Tafferuille si attardò, ricomparendo qualche istante dopo con indosso di nuovo la sua inseparabile maschera.
“Ci siamo tutti?” Chiese Essien a Gobert.
“Manca solo Renart.”
“Bah, quel ragazzo sembra incapace di prestare attenzione a qualsiasi cosa.” Borbottò il capo della compagnia. “E sia, tanto la sua presenza cambia poco… allora, amici miei…” assumendo un tono solenne “… pare che domani in città avverrà un importante avvenimento. Una parata con un discorso al popolo da parte di De Jeon.”
A quel nome pronunciato da Essien, Tafferuille fissò per un istante il volto di Talia.
“Ho incontrato un vecchio amico, evento davvero fortuito, che mi ha presentato uno dei funzionari addetti agli spettacoli.” Continuò Essien. “Da quando è caduta la monarchia non vi sono più Maestri di Cerimonia a curare questo genere di eventi. Ebbene, pagando una certa somma…” sbuffò “… dicevo, pagando una certa somma, sono riuscito ad ottenere il permesso di esibirci… al Theatre du People!”
Scese un religioso silenzio fra gli attori della compagnia.
“Allora?” Fissandoli Essien. “Non dite nulla?”
“Per me va bene.” Rompendo quel silenzio Tafferuille.
“Ma saremo all’altezza?” Chiese Gobert.
“Dobbiamo fare ciò che abbiamo fatto fino ad ora.” Rispose Tafferuille.
“Si, ma un conto è farlo davanti a dei contadini…” replicò Gobert “… tutt’altra cosa è invece farlo davanti al pubblico della capitale.”
“Tanto ormai è deciso!” Intervenne Essien. “Con quello che mi è costato poi… e comunque spero di rifarmi, altrimenti rinvigorirò le casse della compagnia dalle vostre paghe!”
“Quale spettacolo metteremo in scena?” Domandò Gobert.
“Ho pensato a Lo Spadaccino Innamorato.” Rispose Essien. “Il funzionario repubblicano mi ha fatto capire che abbiamo notevole libertà, fatta eccezione per alcune cose… del tipo non fare riferimenti religiosi e lodare, di tanto in tanto, il regime repubblicano… a quest’ultima cosa penserò io. Stanotte lavorerò ad alcune battute per il mio personaggio. E sia, amici, è tutto. Ora andate a letto che domani ci attende una lunga giornata. La mattina ci sarà la parata e poi il discorso. E la sera finalmente il nostro spettacolo.”
Tutti allora, chi brontolando, chi preoccupandosi, andarono a letto.
Giunto il mattino, gli schiamazzi cittadini, per l’imminente parata ed il successivo discorso, svegliarono i nostri attori dal loro sonno.

Guisgard 07-11-2011 02.27.37

Nel castello di Trafford Bridge, Melisendra e Tyler erano con il Presbitero Tommaso.
Ad un tratto, dalla carrozza del chierico, scese un suo domestico.
“Sono spiacente, monsignore…” entrando nella stanza “… ma vi ricordo che siete atteso per quella funzione…”
“Si, rammento.” Alzandosi dalla sedia il chierico. “Perdonatemi, milady, ma i doveri del mio ministero mi attendono… sono certo, a Dio piacendo, che ci incontreremo presto.”
“Padre, vedete, la dama di compagnia di mademoiselle Melisendra è…” avvicinandosi al prete Tyler.
“Il Signore non abbandona mai nessuno dei Suoi figli, amico mio.” Rispose Tommaso. “Bisogna solo confidare in Lui.” Salutò ed andò via.
La carrozza così abbandonò il castello di Melisendra.
“E’ pronta la nave?” Chiese Tommaso al suo domestico che teneva in mano uno specchio in cui il chierico si specchiava per togliersi il trucco.
“Si, padrone.” Rispose il domestico. “Al porto vi attendono per partire.”
“Bene.” Annuì Tommaso, mentre si toglieva la parrucca e si puliva il viso dalla cera. “Passami il tutto per il prossimo travestimento.”
Poco dopo la carrozza giunse al porto.
E appena la videro, gli zingari lasciati lì da Hagus si avvicinarono al veicolo.
“Ti attendevamo, capo.” Disse uno di questi all’uomo che scese dalla carrozza.
Egli ora non era più il Presbitero Tommaso.
Non aveva più nulla in comune con quel chierico, se non i profondi occhi azzurri.
Occhi azzurri che brillavano sul suo volto da zingaro.
“Partiamo allora.” Rivolgendosi ai suoi uomini. “Altrimenti il nostro amico de Jeon avrà il cattivo gusto di far cominciare lo spettacolo senza di noi.”
http://img2.blogs.yahoo.co.jp/ybi/1/...7_0?1160190066

Altea 07-11-2011 08.16.59

"Non posso credere di quale freddezza quella donna era dotata, d'altronde lei aveva raggiunto il suo scopo ovvero sposare Lord Carrinton. Ma questa storia non mi convince del tutto." pensai tra me e me.
Udii senza sorpresa la proposta del bel milord "Certo che lo voglio, d'altronde non amo molto i sontuosi cerimoniali, il mio desiderio è solo diventare vostra moglie. Mi affido a voi, ma dovremmo avere dei testimoni, per me andrebbero bene pure i servitori del vostro palazzio" sorrisi.

cavaliere25 07-11-2011 10.26.04

Dissi guardando Hagus a me quel simbolo mi sembra un giglio verde poi posso sbagliarmi no continuai a dire non ho ancora capito chi voi siete se gentilmente mi volete illuminare con la vostra grazia di presentirvi e aspettai

Lancelot 07-11-2011 10.45.39

"Consideratelo fatto, mio signore."

Alle parole di Lord Missan, un vasto sorriso non potè fare a meno di affiorare sul mio volto. Tornavamo in patria!
Quanto a lungo avevo atteso questo momento... Dal tono del mio signore, poi, sembrava quasi evincersi una nota di positività, di giubilo, avrei osato dire di trionfo. E Lord Missan non era tipo dai facili entusiasmi, evidentemente doveva trattarsi di qualcosa di veramente lieto.
Con la gioia nel cuore, ma la determinazione affinché tutto venisse approntato nel più breve tempo possibile, distribuii ordini e commende.
Entro un quarto di clessidra eravamo pronti alla partenza, e un nostro uomo già ci precedeva alla volta di Dover, dove gli avevamo dato mandato di comprare il primo passaggio disponibile per la Francia, quale che fosse il prezzo.
Chissà come era cambiata la Repubblica, avevamo lasciato un Paese ancora in tumulto e impegnato nella ricostruzione dopo la bufera rivoluzionaria, come lo avremmo trovato ora? L'avrei riconosciuto?
Non importava, gli odori, i sapori di quella terra non sarebbero comunque mai mutati, così come il cuore degli uomini che la abitavano. Stavamo tornando a casa.

Talia 07-11-2011 14.43.40

Quella notte dormii poco e male.
Probabilmente non ero la sola, nel carrozzone, ad avere problemi di insonnia quella notte... ma a me non era soltanto la tensione per lo spettacolo del giono dopo a tenermi sveglia...
Immagini confuse si accavallavano nella mia mente... Colaubain, il monastero, la mia vecchia stanza all’Istituto, Renart e la sua sconsiderata proposta, Philip, soeur Amélie, gli occhi blu cerulei di Tafferuille che avevo avvertito di nuovo su di me durante il discorso di Essien...
Mi svegliai spesso, continuando a girarmi e rigirarmi tra le lenzuola bianche e profumate, per poi cadere di nuovo in un sonno agitato...

Correvo...
Immagini confuse si confondevano nei miei occhi, immagini rese sfocate da quelle cocenti lacrime di rabbia che mi bagnavano gli occhi e mi solcavano le guance...
Non sapevo dove stavo correndo e forse neanche mi importava, non avevo minimamente badato alla suora che avevo quasi travolto nel cortile del monastero, non avevo badato alle sue grida e ai suoi richiami... probabilmente quella suora in quel momento era già corsa dalla Madre Superiora per informarla del mio insolito comportamento, ma a me non importava. Probabilmente mi avrebbero attesa cariche di domande e di rimproveri, ma a me non importava. Probabilmente avrebbero mandato qualcuno a cercarmi, ma a me non importava. A me, in quel momento, non importava più niente di niente.
Mi sentivo male... mille e più pensieri si confondevano nella mia mente... le parole che l’anziana Soeur Loanne mi aveva detto qualche minuto prima, appena prima di morire in pace con se stessa, mi risuonavano ancora forte nelle orecchie... cercai di non pensarci ma non ci riuscivo... altre lacrime roventi mi solcarono le guance... mi sentivo tradita e confusa, mi sentivo come se tutto il mio mondo fosse crollato in quell’istante.
E in quel momento, forse per la prima volta in vita mia, mi sentii sola.
Sola...
Ero sola... completamente sola al mondo.
Mi sentivo tradita dalle suore con cui ero cresciuta. Sentivo di non aver più avuto un amico da quando Philip, anni prima, aveva lasciato Colaubain per andare a vivere in città presso quel suo ricco zio.
Sola...
Quella parola, quel concetto continuavano a fischiarmi nelle orecchie...
E fu così, quasi senza sapere come, che mi ritrovai in quel prato ai bordi della cittadina nel quale, già da diversi giorni, era apparso quel carrozzone e quegli strani personaggi che con tanta forza avevano attratto la mia curiosità.
Non sapevo per quale motivo i passi mi avessero portata proprio lì... tuttavia, quasi senza pensarci, mi accoccolai dietro un albero poco distante e mi misi ad osservarli.
Personaggi curiosi... ridevano e piangevano, gridavano e sussurravano, si atteggiavano a gran signori o a buffi servitori un po’ goffi... abiti colorati... maschere variopinte...
Spesso, negli ultimi giorni, ero sgattaiolata fuori per spiarli... incuriosita e affascinata...
Quel giorno, tuttavia, c’era un’insolita immobilità nel gruppo.
Se ne stavano seduti, chi con la testa tra le mani e chi borbottando scontento, si muovevano con lentezza e rassegnazione...
Rimasi ad osservarli per qualche momento finché, per caso, uno di loro mi notò.
“E tu chi saresti?” domandò l’uomo, avvicinandosi a me e scrutandomi con curiosità.
“Talia!” risposi, asciugandomi in fretta gli occhi ancora pieni di lacrime.
“Talia... e poi?”
“Talia e basta, che vi stia bene o no!” sbottai risentita.
Lui mi scrutò per un attimo, poi un leggero sorriso gli increspò le labbra...
“Va bene, mademoiselle ‘Talia e basta’... che cosa ci fai qui? Non dovresti essere a casa? I tuoi genitori saranno in pensiero...”
“Non ho né genitori né una casa!” dissi, sentendo di nuovo quel dolore lancinante squarciarmi il petto “Sono sola!”
“Sola?” domandò lui, sollevando le sopracciglia con stupore “E posso domandarti dove vivi, dunque?”
“All’Istituto!”
Lui mi osservò...
“E ‘l’Istituto’ sarebbe come un orfanotrofio?”
“Si...” annuii “L’orfanotrofio annesso al monastero di Saint Germaine, là sulla collina, e amministrato dalle suore!”
“Capisco...” annuì lui “E quelle tue suore non saranno preoccupate ora?”
“No!” ringhiai, con più durezza di quanta non fosse necessaria.
L’uomo mi studiò per qualche momento... aveva occhi vigili e indagatori sotto quelle sopracciglia cespugliose...
“E voi, invece?” chiesi, tanto per distogliere da me la sua attenzione “Voi chi siete?”
“Oh, ma certo...” disse lui, come se si fosse appena accorto di aver fatto qualcosa di molto grave “Ma certo... perdonami, mademoiselle, per tanta scortesia... ebbene, il mio nome è Essien. Di professione attore. E questa che vedi è la mia compagnia: Gobert, Tissier e madame Fantine.”
Mossi gli occhi tra loro, poi tornai a posarli sull’uomo di nome Essien...
“Attori!” mormorai “E perché, allora, non state provando qualche spettacolo?”
Lui piegò impercettibilmente la testa prima di rispondere, quasi a cacciare un brutto pensiero...
“Domanda interessante!” disse, con appena una punta di sarcasmo “Ma vedi... purtroppo abbiamo avuto qualche piccolo problema... uno dei nostri attori ci ha lasciati il mese scorso per andare a lavorare presso un ricco signore e già la nostra compagnia era rimasta leggermente menomata... adesso, poi, anche la nostra giovane attrice, colei che era la nostra ‘dama innamorata’, ci ha piantati...”
“Perché?” chiesi.
“Oh...” mi rispose, quasi con noncuranza “Come in ogni copione che si rispetti, ha creduto di trovare l’Amore e la Felicità ed è fuggita con lui... solo che in questo caso l’eroe di turno è un mammalucco, tronfio e danaroso... Eh, che vuoi farci, mia giovane amica? Tra la vita ed il teatro, come vedi, non vi è poi molta differenza... e tutti noi chi siamo, se non maschere che giocano all’improvvisazione su questa sorta di grande palcoscenico a cielo aperto?”
Lo fissavo a bocca aperta... i miei occhi spalancati diventavano vieppiù grandi e lucidi mentre lo osservavo... quell’uomo era totalmente diverso da ciò che ero abituata a conoscere e quella sua diversità, la libertà che la sua vita sembrava promettere, quella sua bizzarra e irrefrenabile eloquenza avevano su di me, appena più che bambina e cresciuta all'ombra di un monastero, un fascino senza posa...
“Posso venire con voi?” domandai ad un tratto, interrompendolo.
Per un istante mi parve di averlo colto di sorpresa, sollevò le sopracciglia e mi squadrò perplesso: “Come?” chiese gentilmente.
“Potrei prendere io il posto dell’attrice che avete perduto!” dissi di getto, quasi senza pensare.
La sorpresa sul suo volto si intensificò per un istante, poi sorrise: “Mia giovane amica, io capisco che questa nostra vita possa sembrarti...”
“Monsieur...” dissi, prima che potesse continuare “Non ho mai recitato, lo confesso... ma sono sveglia e imparo in fretta! Vi prego!”
L’uomo mi scrutò per qualche momento...
“Piangevi quando sei giunta qui!” disse soltanto.
Io annuii, certa che sarebbe stato più che inutile mentire.
“Sei sicura che non sia solo per quello che ora vuoi venire con noi? Sei sicura che non te ne pentirai in fretta?”
Ignorai la prima domanda, ma concentrai i miei occhi nei suoi e dissi, con convinzione: “Non mi pentirò!”
Essien mi valutò per un lungo momento ancora, un momento infinito durante il quale io rimasi immobile di fronte a lui...
“Va bene, signorinella!” disse infine, con un piccolo cenno della mano “Vieni che ti presento il resto delle famiglia!”
Ed era quello che era stata la compagnia da quel giorno in avanti: la mia famiglia.

Mi svegliai di soprassalto...
Erano anni che non ripensavo più a quel giorno, il giorno nel quale avevo lasciato Colaubain e avevo iniziato una nuova vita... una nuova vita per tentare di sfuggire dai dolori di quella vecchia per poi scoprire, anni dopo, che ero scappata dalle cose sbagliate... scoprire che tutto ciò che facevamo presto o tardi ci si ritorce contro... scoprire che, per quanto ci si sforzi, non si può cancellare il passato e non lo si può cambiare...
E ora ero lì... come se ogni mia singola scelta, dal giorno in cui avevo lasciato Colaubain e le persone che mi erano state care fino a quel momento, avesse concorso a portarmi lì... ad Ostyen... con la coscienza macchiata dal senso di colpa ed il cuore pietrificato dalla rabbia e dal dolore.
Era giorno ormai, sentivo molte voci ed un gran viavai fuori dal carrozzone... in fretta, quindi, mi alzai e, dopo essermi preparata con cura, uscii all’aperto.

Parsifal25 07-11-2011 16.06.12

Sentì parlare di divenire un cacciatore di taglie.....l'idea mi allettava molto ma tra me pensaì qualora scegliessi di seguire questo cavaliere o meglio cacciatore di taglie...avreì potuto continuare le mie ricerche sulle origini del mio ordine e sulla verità dei miei primi 10 anni di vita? Divenni scuro in volto, il ricordo delle parole del mio maestro riecheggiavano nella mia mente: "Sei un Longiniu, comportati come tale".... prima di fare questa scelta con fermezza posi una domanda al cavaliere: " Signore....io sono alla ricerca di una verità e di un manoscritto perduto che racconti la storia del mio ordine i Longiniu, vorreì sapere se unendomi alla vostra causa e al vostro gruppo potrò continuare le mie ricerche servendovi e da parte vostra aiutandomi nel mio arduo compito.... qualora trovassimo tale accordo.... mi unirò a voi, ma spero che nel rispetto del codice tra gentiluomini e cavalieri non vi sia alcun imbroglio." Attesi la risposta, sarebbe stata una scelta importante la mia e spero che non venga deluso.


Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 17.09.50.

Powered by vBulletin versione 3.8.11
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Copyright © 1998 - 2015 Massimiliano Tenerelli
Creative Commons License