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“Come vuoi...” disse Elv a Gwen, tornando con la testa sul cuscino “... ti avrei fatto cucire una camicia nuova da qualche serva... o magari te ne avrei donata una io... e sia... ora puoi andare se vuoi...”
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“Malinconico di certo, poetico un po' meno credetemi...” disse l'omone a Clio “... il mio nome? Mi chiamo Petrone e sono il servitore del signore di questo derelitto castello.”
Poi la ragazza gli mostrò il resto della compagnia. “Salute a tutti voi.” Ridendo Petrone. “Su, cosa aspettiamo? Scendiamo nel vecchio salone e celebriamo il nostro incontro con un degno pasto.” E li portò nel salone. |
Sorrisi alle parole di Elv.
''Il fatto che io ne abbia altre di riserva non vi impedisce di farlo... Se volete, intendo..." Annuii alla sua ultima frase, alzandomi. "A più tardi." Quando raggiunsi la porta mi fermai un attimo, voltandomi verso di lui. "Se doveste avere bisogno di qualcosa, non esitate a chiamarmi... Come avete fatto stanotte, mentre dormivate..." lo guardai un ultimo istante nei suoi occhi neri e poi, senza aspettare una sua risposta, uscii. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Sorrisi a Petrone e gli presentai tutta la compagnia.
Era bello quel momento, così semplice eppure caldo, una condivisione tra chi aveva poco. Sorrisi agli altri e seguii il simpatico ormone verso il salone. "Il vostro padrone si unirà a noi?" chiesi, per cortesia. Più camminavo più mi guardavo attorno. "Chissà quante storie possono raccontare queste mura.." sussurrai, distrattamente "Immagino storie tristi visto la lapide e il nome..." sospirando. |
Elv restò a guardare Gwen, a ripensare alle sue ultime parole.
In verità ripensava anche alla notte appena trascorsa e soprattutto a ciò che non riusciva a ricordare, maledicendo la sua sbornia. Quella ragazza aveva qualcosa. Sapeva tenergli testa. Non era una serva in tutto e per tutto, né una concubina o una semplice ospite. Cos'era allora Gwen? Questo pensava restando nel suo letto. Intanto la ragazza era uscita e vide come ormai il palazzo era sveglio ed attivo. Era ancora uno dei suoi giorni di libertà e poteva vedere come tutti pulivano il palazzo dopo i bagordi della sera prima. |
“Un tempo si...” disse Petrone a Clio, mentre gli altri imbandivano la grossa e rozza tavola del salone, una stanza spoglia e fatiscente “... ora però tutto è in rovina qui...” mestamente l'omone “... la lapide? E' la degna descrizione di questo posto.” Scuotendo il capo. “Il padrone? Eh, sarà in giro... questo luogo non da molte possibilità... viviamo alla giornata...”
“Siete messi così male?” Zordone. “Già...” rispose Petrone “... basta guardarvi intorno...” “Come fa il vostro padrone ha mantenervi?” Domandò Ozillonne. “Dividiamo la sventure e l'apatia.” Mangiando Petrone. “Beh, tu ora sei molto più fortunato di me, vecchio mio.” Ad un tratto una voce. “Visto la compagnia che ti circonda.” Era un giovane uomo dai capelli neri e gli occhi azzurri, vestito con abiti alquanto miseri. http://images.fanpop.com/images/imag...59_384_500.jpg |
“Se volete un aiuto” disse l'eremita ad Altea “allora eccovi un degno consiglio... lasciate questa terra. E' maledetta e non avrà pace. Restare è inutile, si rischia solo la testa. In tutti i sensi.” Ammansendo il suo cane con lo sguardo.
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Chinai il capo di lato.."Suor Matilde e gli orfani devono lasciare questa terra..io rimarrò perché voglio contribuire a liberarla. Aiutatemi vi prego..a chi posso rivolgermi per farli fuggire e trovare un degno posto e lavoro ma non alla mercé di questa dittatura" riprendendo la spada dopo che il cane si era ammansito.
http://stra-ordinariafollia.luisalan...2/02/Viola.jpg |
Mi lasciai condurre sotto da mio padre e prima di lasciarmi vedere feci un grande sospiro. "Buongiorno a voi padre" dissi forzando appena il sorriso stanco. "Bene" dissi solo alla sua domanda su come avevo dormito. Praticamente non avevo chiuso occhio. Poi mi illuminai: cosa mi aveva regalato? Sentì un tintinnio e il contatto con il metallo freddo e lo tenni fra le mani per capirne la forma. "Una campanella" dissi sorridendo al suo tintinnio e a mio padre.
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La notte passò senza alcuna notizia degna di nota, riposai come non facevo da tempo e il mattino seguente il mio viso recava un bel sorriso disteso.
Svegliai Amit, era sempre stato un gran dormiglione, e dopo una colazione modesta preparammo gli strumenti. Insieme ci accordammo brevemente su quali canzoni eseguire e poi ci dirigemmo all'indirizzo che l'ometto con gli occhiali ci aveva fornito. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
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