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La notte trascorse lenta e palpitante per le cinque sorelle.
Altea e costanza sapevano la verità, mentre Ellison e Jade ignoravano ogni cosa. Ad un tratto udirono dei rumori. “Un calpestio...” disse impaurita Costanza, per poi guardare Altea e cercando nei suoi occhi conforto. Ellison corse alla finestra e vide qualcosa. “Ho visto una sagoma...” mormorò “... nel buio della boscaglia... si avvicina alla baita...” |
Sorrisi piano a Zac.
"Devi essere un folle per fare questa vita, e per amarla ancor di più... non siamo semplici soldati, siamo molto di più, la legione straniera è una scelta di vita, estrema, epica, unica.. difficile da capire... a volte il limite tra follia ed eroismo non è poi così netto.. e dato che ci sono uomini come voi, che non sono in grado di combattere né vorrebbero farlo, ecco spiegato perché ci sono donne come me, che combattono al posto vostro.." con un sorrisetto irriverente. Poi arrivò Tesua. "Amico mio hai proprio ragione.." guardando il mio boccale vuoto "Dici che Armand si ricorderà di noi?" divertita. "Credo che il comando non sappia un accidente di quello che accade qui.." alzando gli occhi al cielo "Abbiamo gli istruttori di volo no? Ci pensino loro.." sbuffai "Però è un bene che sempre più giovani desiderino arruolarsi.." con un sorriso nostalgico. Io l'avevo desiderato da sempre. Quel giorno camminavo velocemente diretta dalla mia cara nonna, mentre commentavo con lo sguardo qualche manifesto di Canabias che era arrivato fin lì, sognando il giorno in cui sarei stata in grado di combatterli. Pensieri, quelli, che mi assorbivano totalmente. "Clio!" mi sentii chiamare e poi prendere il braccio. Nel voltarmi mi ritrovai a pochi centimetri dal suo viso. Sussultai e spalancai gli occhi increduli. Il mondo si fermò per un istante, mentre il mio cuore accelerò all'impazzata. Odiavo quando mi faceva quell'effetto. "Scusa, non volevo spaventarti.." sorridendo lui. Sarebbe stato difficile spiegare che "spaventato" non era la parola adatta. "Ehi, Neko, che c'è?" cercando di apparire distaccata. Lui mi guardava con un sorrisone. "Indovina.." divertito. "Che diavolo ne so.." vagamente infastidita, al che lui rise e mi porse un foglio. "Su, un po' di suspance.." divertito. Sbiancai. "Dici.. dici sul serio?" alzando gli occhi su di lui, per poi sorridere. Lui annuì. "Beh, è scritto lì, no?" indicando il foglio con lo sguardo. Lo lessi almeno tre volte prima di rendermi conto che non me lo stavo immaginando. La legione straniera cercava volontari. Uomini e donne. "Possiamo andarci insieme.." sorrise lui. Insieme. Una parola meravigliosa che avrei voluto sentirgli dire ogni singolo giorno. Ed in effetti eravamo sempre insieme, ma non come avrei voluto. "Sarebbe il massimo.." risposi, sinceramente, con un sorriso "I miei non mi lascerebbero mai, ma sono anni che preparo la fuga con Azelle, ci potrebbe stare.." divertita. Non amavo starmene con le mani in mano, ed erano anni che sognavamo di combattere Canabias in prima linea. Eravamo inseparabili, io e Neko, stessi ideali, stessi sogni e visione del mondo e della vita. Coltivavamo insieme il sogno di arruolarci nella legione straniera. Anzi, in realtà il sogno era mio ma col passare del tempo lo aveva conquistato. Ahimè, soltanto il sogno di eroismo e la volontà di combattere Canabias. Niente di più. Il pensiero di quel giorno mi strappò un lieve sorriso. Quel manifesto aveva cambiato la mia vita per sempre. Come non mi mancavano quei giorni, quel dolore pulsante costante che non mi abbandonava mai, che diventava più forte ogni singolo giorno, che mi consumava, mi distruggeva, eppure di cui non potevo fare a meno. Ogni tanto mi mancava lui, pensai con un sorriso triste. L'avevamo realizzato il nostro sogno, dopotutto. Lasciai che la mente indugiasse ancora un secondo al pensiero della mia vita da recluta. Giorni che non mi mancavano per niente. "Eh.." sospirai "Se ci pensi Tesua, siamo state reclute anche noi.." ridendo "Per carità come non li invidio.." divertita "Mi sembra siano passati cento anni!". |
Per quanto amasse parlare di se notai che restava comunque molto evasivo, senza in fin dei conti rivelare nulla.
E ancora, attraverso il semplicemente mio nome iniziò ad intessere uno stuolo di poesia cercata dall'orecchio. << Beh se ci provaste ricevereste uno schiaffo, vi avevo avvertito nella locanda!>> ma il destino non sembrava essere concorde. Infatti poco ci volle perché la luna perdesse il suo ruolo da protagonista cedendo il passo alla pioggia. Guiscard, prontamente si tolse la giacca che usò per offrire riparo ad entrambi prima che trovassimo una tettoia. La pioggia ci aveva colti comunque impreparati infradiciandoci, rabbrividii per il freddo dell'acqua che abbondava sui miei vestiti mentre sentivo il calore del corpo del soldato dovuto alla nostra vicinanza. |
Quella fu la notte più lunga della mia vita.
Mentre io e Costanza facevamo la guardia fuori ben vigili dentro la baita vi stavano Ellis, Lavinie e Jade perplesse. Costanza udì un calpestio ed Ellis si avvicinò alla finestra mostrando una sagoma. " Costanza, entra nella baita con nostre sorelle..potrebbe essere l' uomo fidato di nostro nonno ma pure nemici...se dovesse succedere qualcosa uscite dalla porta laterale e scappate. Io ho un pugnale nella mia preziosa scollatura" ridendo facendole l' occhiolino "sperando non sia un plotone di esecuzione..." e rimasi all' erta guardando da dove proveniva il rumore. |
Fermer sorrise ed annuì a Gwen.
“Tranquilla.” Disse “Prometto solennemente che vi avvertirò in caso di necessità. Potrei mai rinunciare all'indispensabile apporto della mia infermiera?” Ridendo piano. “Su, andate a riposare. Ma prima mangiate qualcosa, mi raccomando.” |
Risi alle parole del dottore e poi annuii.
''Allora buonanotte'' sorridendo e poi uscii. Andai nella mia camera, sistemai le mie cose e prima di coricarmi mangiai unpo', ridendo fra me e me pensando alla raccomandazione del dottore. Quando mi misi a letto sentii tutta la stanchezza accumulata sprigionarsi tutta in una volta all'improvviso e sperai che quell'adrenalina e quella frenesia non mi impedissero di dormire. |
La pioggia cadeva copiosa ed in lontananza si vedevano i bagliori dei lampi e si udivano i boati dei tuoni.
Il porticato non era abbastanza largo ed alcune gocce di pioggia schizzavano sui visi di Guisgard e di Dacey, mentre lui cercava di riparare entrambi sotto il suo giubbotto da aviatore. “Tranquilla, non farò come Apollo con Dafne...” disse tra l'ironico e l'irriverente, per poi alzare gli occhi verso il cielo “... speriamo smetta presto di piovere...” stando così vicini si accorse dei brividi di freddo della ragazza dovuti ai suoi vestiti zuppi “... stringetevi a me, vi scalderete... e non temete, non ne approfitterò per fare altrettanto...” ridendo piano “... parola di gentiluomo che non ci proverò con voi...” facendole l'occhiolino. |
Quella vicinanza mi imbarazzava e non sapevo come comportarmi e cosa dire. Mi limitavo ad osservare la pioggia e a stringermi nelle spalle, spostando di tanto in tanto qualche ciocca ribelle che ricadeva sul mio viso.
Ovviamente rifiutai la sua proposta, anche se mi fossi fidata delle sue parole da gentiluomo, la mia educazione mi impediva di compiere gesti simili, così avventati e poco adatti ad una fanciulla di sangue nobile. <<No, vi ringrazio>> dissi semplicemente circondandomi la vita con le braccia, << non ce n'è bisogno, non ho poi così freddo>> e nel dirlo cercai di fermare il mio tremore. |
Altea e le sue sorelle restarono in silenzio e pronte a scappare in caso di pericolo.
Poi quella sagoma giunse davanti alla baita e fu possibile vederla. Era un uomo di mezz'età che si muoveva con fare guardingo. Ed Altea notò subito il ciondolo con queste parole impresse: “Libertà o Morte” |
Attimi di suspence...poi un uomo di mezza età si avvicinò e mi mostrò il ciondolo...vi era la effige di mio nonno e scritto "Libertà o Morte".
"Sono la duchessa Altea...dentro alla baita vi stanno mie sorelle" e feci loro segno di uscire e guardai l' uomo.."Quindi...dobbiamo fare in fretta immagino..volete presentarvi o i convenevoli a dopo visto la situazione" il mio senso pratico e spicciolo uscì fuori immediatamente. |
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