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L'alba non era lontana e la lampada sul comodino tingeva di un lieve alone i contorni della stanza, mentre i due giovani scoprivano a vicenda i segreti dei loro corpi.
Pavel aveva fatto salire Nyoko a cavalcioni su di lui, sul suo corpo, per poi cominciare ad assaporare la sua pelle, i suoi seni. Erano sensazioni nuove per lei, bellissime e fortissime. Avvertiva l'ardore del suo giovane amante, il suo impeto su quei seni ormai diventati ardenti. Quasi le facevano male, eppure le donavano piacere, trasporto, eccitazione. Era l'una sull'altro, l'una contro l'altro, giovani, belli, nudi ed in preda ad un'euforica passione. E così, Pavel, fece scivolare le sue mani lungo i fianchi di Nyoko, afferrandoli ed adagiandola su di lui in modo da poterla prendere. In quell'istante la ragazza scoprì le meraviglie e le gioie dell'amore, la foga della passione, lo stravolgimento che prende due corpi in un unico atto. E Pavel la fece sua. http://ytimg.googleusercontent.com/v.../mqdefault.jpg |
Quelle lacrime di Gwen scossero Elv.
“Ehi, piccola...” disse lui prendendola fra le braccia “... era così spaventoso? Si trattava di un mostro? O qualche episodio spiacevole? Suvvia, è passato... era solo un sogno... guarda, a momenti albeggerà... ti va di restare qui stretti ed aspettare di vedere l'aurora? La sua bellezza spazzerà via ogni cattivo pensiero... ti va?” Sorridendole. |
Il fuoco ormai mi aveva accesa come non mai. Ad ogni suo assaggio del mio corpo, un gemito usciva fuori, sfumandosi nel silenzio della notte ormai pronta a spegnersi. Era quasi doloroso, ma un dolore così avrei voluto provarlo altre mille volte. Pavel mi fece sua. Tutto di me apparteneva a lui ora, e il mio corpo danzava sotto il suo. Cercavo le sue labbra, le sue mani strette alle mie e cercavo... Cercavo di vederlo mentre ci univamo per la prima volta. Lo sentì poi, quando mi prese, uno strappo leggero, un dolore dolce, che lasciò posto al piacere ardente. Mi aprì così a lui, a partire dal mio cuore, che già lo vedeva chiaro. La nostra danza era finalmente sfociata nel momento più bello, il momento in cui due anime diventavano una cosa sola, fondendo anche i corpi. Mi lasciai così travolgere da tutta quella lava di passione, che mi faceva inarcare la schiena e facendomi provare sensazioni mai pensate prima.
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Cercavo di farmi cullare e rassicurare dal suo stretto abbraccio.
Subito il pianto pretese di essere sfogato, senza possibilità di interrompersi, poi iniziò a poco a poco a scemare. Annuii tremante alle sue parole, mentre stavo ancora stretta forte a lui. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
L'uomo sorrise, poi lasciò che Altea toccasse la sua maschera.
“Non sono occhiali...” disse “... è una sorta di maschera... credo sia collegata ad un qualche sensore... a breve, temo, sapranno la mia esatta collocazione... non abbiamo molte possibilità di fuga... forse sarebbe saggio per te se fuggissi via... potresti salvarti...” mentre l'aria fredda della notte attraversava i loro vestiti bagnati ed i loro corpi infreddoliti. |
"Un sensore...no io non fuggo..dobbiamo andarcene..e cercarle di toglierla..andiamo a ripararci in un casolare abbandonato per ora..ti farò da vedetta" accarezzandogli il volto.."Non me ne vado".
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Nel momento più alto, più folle, più travolgente di quella passione, Clio, nel voltarsi, vide quell'immagine.
Justine era lì. Chiuse gli occhi, cercando di scacciare tutto ciò e di nuovo si voltò per guardare. Ed ancora vide Justine, ma stavolta il tutto fu ancora più folle. Il conte, senza abiti indosso, era dietro la musa cosmica, facendola godere ed assaporando la sua pelle. Icarius invece era riverso a terra, senza conoscenza. “Sei bellissima, Clio...” disse tra gemiti Justine, mentre si torceva un seno “... hai lo stesso sapore di quella sgualdrina che come te è giunta da lontano...” ridendo eccitata, con il medaglione di Athia fermo sul suo petto sudato. http://cfs11.tistory.com/original/23.../4926d28ad00c1 |
Era lì, era ancora lì.
Allora scattai, rapida, determinata e implacabile. Quell'essere disgustoso certo non l'avrebbe avuta vinta con me. In un attimo, diventai invisibile, e mi riversai su di lei. Sentivo in me una forza e una rabbia che non conoscevo. Come se tutto il mio corpo si fosse ribellato a quell'interruzione senza senso. E tutta la frustrazione, l'eccitazione bloccata, il potente disgusto per quell'essere immondo si riversano nei miei muscoli. Combattere era quello che sapevo fare meglio, dopotutto. La colpii, prima con il martello che avevo caricato per lei, poi con un altro, e un altro ancora. In quel momento non vedevo né capivo niente. La colpii, con tutta la forza che avevo, ancora e ancora. Nascosta dalla mia invisibilità, non avevo pietà, né accennavo a fermarmi. Aveva pensato di infastidire la donna sbagliata. Le strappai di dosso il medaglione che non era nemmeno lontanamente degna di portare, e continuai continuai a colpirla, senza fermarmi mai. Mai mi ero sentita animata da una rabbia così potente, folle, intensa come la passione che mi aveva sottratto. Quando i pugni non mi bastavano più, quando ormai l'avevo colpita mille e mille volte ancora, mi allungai appena, e presi Damasgrada per finirla, calandola su di lei, con uno sguardo che non avevo da secoli ormai. Perché un essere del genere certo non poteva permettersi di respirare. |
Gli azzurri e caldi occhi di Guisgard divennero freddi e cupi a quelle ultime parole di Gaynor.
“La morte è sempre morte...” disse lui “... è la metafora del sonno, l'immagine del nulla, l'ombra dell'oblio e l'eco di una notte senza sogni e senza stelle... sono un assassino nell'anima... penso, agisco, vivo come tale... sono quindi un assassino... e tu? Tu cosa pensi? Mi disprezzi? Mi compatisci? O mi condanni?” Guardandola. “Ma nessuno può capire... nessuno... nella brughiera vi è una leggenda... parla di qualcosa di innominabile... i contadini credono sia un fantasma, i pastori una belva feroce, i mendicanti persino un demone... la verità è che si tratta di un'ombra... un'ombra che vive da sempre... solo due persone, ogni volta giunge l'ombra, possono sapere la verità...” |
Quella danza, quei gemiti, il sudore sulla pelle, le labbra ardenti, le mani vogliose e poi le grida soffocate di Nyoko, l'ardore di Pavel.
Le lenzuola infuocate, la notte ed il suo silenzio, le ultime stelle che si spegnevano, il vuoto della brughiera. Lui non smetteva di prenderla e di ricominciare ogni volta, come lei non cessava di conoscere quel mondo nuovo, travolgente, infinito e bellissimo. |
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