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Aprii gli occhi, lentamente.
Ebbi pian piano coscienza del mio corpo, e capii di essermi svegliata, e ringraziai immensamente per la fine di quegli incubi. "Spero che l'inferno sia migliore di questo tormento, o dovrò iniziare ad essere un angioletto..." Sussurrai a me stessa, felice di essere viva. Iniziai così a guardarmi attorno, osservai il posto in cui mi trovavo, e mi resi conto di non avere idea di dove fosse. Qualcuno entrò, ma non riuscii a vederlo in viso. Poi si avvicinò. Il mio cuore si fermò per un momento. John.. Sei vivo.. Sei vivo... Sei vivo... In quel momento, non mi importava altro. Mi sentii sussultare e tremare a ogni suo passo. Era lì, davanti a me, era lui. "John..." Sussurrai, con le lacrime agli occhi "... Amor mio.. Sei vivo..." Mi sentii irradiare da un senso di pace: l'avevo trovato, ero a casa. Tentai di alzarmi, di correre da lui, ma ero ancora troppo debole, e dovetti restare ferma ad osservarlo mentre si avvicinava. "Come sapevi che ero io?" Sorrisi "come sapevi che non ero morta davvero? " Non osai chiedere di Guerenaiz o del suo guardiamarina. Poi lo osservai attentamente, e, finalmente, la ragione ebbe il sopravvento. Corrucciai la fronte e indurii lo sguardo : "non sei in catene, hai ancora braccia e gambe, sembri in salute... Ti conviene avere una spiegazione convincente... " non staccai lo sguardo da quegli occhi, che amavo più di qualunque cosa al mondo. Era il momento della verità, quello che attendevo con ansia da anni, ma anche lo stesso che mi terrorizzava immensamente. "Me lo devi.... Ho attraversato l'oceano per sentirla.." Tentai di mantenere lo sguardo incrollabile, ma sentii una lacrima ribelle scendermi sul viso. |
Musan se ne andò così.. pensando al perche' gli uomini dovevano considerarci solo per sciocche e stupide romantiche, non stavo dalla parte di nessuno ma non capivo la brutalità e l'astio di quell' uomo.
Appena entrata a casa mia madre mi abbracciò e provai un grande senso di colpa che svani al tono duro di mio padre.."Io..io sono stata a Nisides..sola.E l'ho fatto per farvi capire che voi non potete avere potere decisionale della mia vita, vorrei essere interpellata prima. Comunque.. " mostrando lo sfarzoso abito "ho fatto in modo di far visita al Governatore per non umiliarvi e mantenere la parola data da voi..padre." Il duca Fletcher sbatte violentemente una mano su un tavolino di legno prezioso, procurandosi una ferita alla mano..corsi verso lui preoccupata ma egli urlo' a mia madre di portarmi in stanza e rinchiudermi per due giorni. Sentii chiudere la porta..in fondo era stato clemente.. forse mio padre si sentiva in colpa. Purtroppo il mio animo era troppo turbolento e due giorni erano troppi. Aprii la finestra che dava sulla piccola loggia, ero diventata una ottima arrampicatrice. Non vi era nessuno attorno e lentamente scesi anche se l'abito non era confortevole ma non era nemmeno troppo alto. Correndo mi diressi verso la piccola zona di pescatori dove andai col maestro e cercai il suo amico..se ben ricordavo si chiamava Wesl, volevo saperne di più di questo Sparviero Nero e raccontargli ciò che mi disse il Cacciatore di Tesori..quel manoscritto che tenevo in mano mi trascinava senza volerlo in quel mondo da cui Musan e altri dicevano di allontanarsi. |
Lo osservai in silenzio prendere in mano ciascuno di quegli oggetti e mostrarmeli, con quella sorta di freddo compiacimento sul volto... ascoltai le sue parole derisorie, accompagnate da quello sguardo beffardo e da un sorriso distante...
E tuttavia non dissi niente. Mi colpiva con quello sguardo, quella voce e quell’atteggiamento... mi feriva... ma rimasi in silenzio, immobile, impassibile dietro la mia gelida maschera di sdegno. Questo almeno finché mi fu possibile... e mi fu possibile finché quella sorta di ostentata arroganza che lo animava non lo spinse a dire qualche cosa che, forse, non avrebbe dovuto... Citazione:
“Oh, taci!” sbottai, con la voce bassa e tremante d’ira e di dolore “Taci... tu non hai il diritto di dire queste cose, non hai il diritto di parlarmi così. Hai perso quel diritto molto tempo fa, quando mi hai dimostrato che le parole e le promesse non sono niente per te, non sono che foglie in autunno portare via al primo soffio di vento. Mi hai dimostrato che avevo avuto torto ad averti creduto, mentre mio padre aveva sempre avuto ragione. Taci, dunque... perché io non voglio ascoltarti. Non voglio ascoltarti più!” Gli voltai le spalle e chiusi gli occhi, tentando di recuperare il controllo... ma tremavo... “Talia...” due leggeri colpi sulla porta “Posso entrare? Sei presentabile?” Non risposi. “Talia?” tornò a chiamare la voce di mio padre da fuori la porta. “Si!” dissi. La porta si aprì, dunque, e Philip fece il suo ingresso nella mia stanza con due servitrici al seguito... “Ma...” mormorò, fissandomi sorpreso “Ma... non sei ancora pronta? Sei in ritardo!” “Io non parto più!” dissi. L’uomo mi osservò per un istante, vagamente contrariato, poi con un secco gesto della mano congedò le due donne. “Che cosa hai detto?” domandò, una volta che fummo rimasto soli. “Io non parto più, padre!” ripetei “Mi dispiace... ma ci ho molto pensato questa notte, ed infine ho deciso: voglio restare qui... con il nonno... con Guisgard!” All’udire quel nome mio padre socchiuse appena gli occhi, come chi è infastidito da un rumore molto sgradevole... “Non essere ridicola, Talia...” iniziò a dire “Non puoi pensare che quell’inglese credesse davvero a tutto ciò che ti avrà detto... non puoi essere così ingenua!” “E’ inutile, padre!” lo interruppi “E’ inutile che continuiate! Perdonatemi... non vorrei essere costretta a disobbedirvi, ma non mi lasciate altra scelta! Vi sbagliate su di lui... e che la cosa vi piaccia oppure no, io gli credo. Per questo resterò in Olanda.” Philip van Joynson mi scrutò per un lungo momento, in silenzio... come valutandomi... sapeva che non mi avrebbe convinta, non questa volta... e sapeva che se mi avesse costretta a partire gliel’avrei fatto scontare per il resto dei miei giorni... i suoi occhi erano fissi nei miei, mi studiava, ed io mi costrinsi a sostenere quello sguardo... Infine sospirò. “Molto bene, signorina...” disse “Vedo che sei molto decisa! E perciò... poiché, a quanto pare, tu nutri così tanta fiducia in quell’inglese... voglio proporti un patto!” “Un patto?” domandai sorpresa “Quale patto?” “Ebbene... faremo così: tu adesso ti preparerai e verrai fino al molo con me e tua madre, io intanto manderò un messo dal tuo inglese per comunicargli la tua decisione ed il tuo desiderio di restare... Se verrà al porto a prenderti, allora io ti darò il permesso di restare qui con lui, con la mia benedizione e sotto la cura di tuo nonno. Ma se, come credo, non verrà... ebbene, allora partirai con noi... ed io non vorrò più sentir parlare di questa storia! Mai più! Va bene?” Gli occhi mi si allargarono a quella proposta... non potevo credere alle mie orecchie... “Allora?” mi incalzò mio padre “Accetti il patto?” “Verrà!” risposi con fervore, mentre un raggiante sorriso mi illuminava le labbra “Ne sono sicura, padre. Verrà!” “E’ dunque un sì?” “Sì!” risposi subito. “Molto bene...” uscendo dalla stanza, Philip “Preparati, dunque. La carrozza che ci porterò al molo sarà qui tra un’ora. Non voglio far tardi!” Tremavo... con gli occhi chiusi e il viso basso mi costrinsi a scacciare quel ricordo via dalla mia mente, dove si era insinuato tanto sottilmente... tentai di scacciare via il ricordo dell’aspettativa e della felicità di quel momento lontano... tentai di scacciare via il conseguente e tormentato ricordo della mia figura che, da sola sul porto, attendeva lui che invece non sarebbe mai arrivato... l’espressione vagamente saputa di mio padre che mi invitava, infine, a salire a bordo... la partenza per Las Baias... la delusione, la disperazione, il tormento di quei momenti e delle settimane a seguire... Ed ora lui era lì... era lì e si permetteva di parlarmi in quel modo... sì, tremavo... tremavo tanto che faticai a ritrovare, infine, un tono di voce neutro. “Ed ora...” dissi lentamente, ma senza più guardarlo “Mostrami la mia cabina! Non ho nient’altro da dirti!” |
Cheyenne aprì finalmente gli occhi.
La sua asta si era conclusa e nella vasta stanza era sorto un vivace mormorio, frutto della meraviglia destata dall'offerta e dal suo autore. Una donna, dai lunghi e ondulati capelli biondi, occhi azzurri come il cielo e la pelle delicata come porcellana si avvicinò al palco. “Preparatela.” Disse al banditore. “Partiremo subito. Ho molta fretta.” “Si, milady.” Disse il banditore. Cheyenne allora fu fatta scendere dal palco e consegnata alla misteriosa donna che la fissava con uno sguardo impenetrabile. http://1.bp.blogspot.com/-BlKcgdgrEn...ie+nielsen.gif |
John fissava Clio senza dire nulla, nonostante le parole della ragazza.
Poi, ad un tratto, scosse lievemente il capo e le sue fattezze mutarono pian piano. Clio allora si ritrovò davanti un uomo di età avanzata, dai lunghi capelli bianchi ed una barba incolta solo appena più grigia. Non era John ed ora anche lei se ne era accorta. “Sei sveglia finalmente...” disse “... come ti senti? Avverti fame e sete?” |
Altea scappò di nuovo da casa.
Corse verso il piccolo molo che le aveva mostrato Lin solo pochi giorni prima. Ad un tratto riconobbe la capanna del vecchio Wesl. L'uomo era su un pontile a sistemare le sue reti per la pesca. |
Era là..Wesl..intento nel suo lavoro da abile pescatore..corsi verso il portile.."Messer Wesl..sono lady Altea, vi ricordate di me? Ho potuto gustare il vostro squisito pesce con il maestro Lin" dissi sorridendo mentre mi sedevo con lui sulle assi di legno del pontile.."Vi sembrerà strana la mia visita ma io ritengo voi..sappiate molto di questi mari sconfinati e infiniti..e vorrei riprendere quel discorso terminato la scorsa volta...sui pirati." Mostrai il manoscritto.."Ebbene sono stata a Nisides, e li ho conosciuto un certo Thalos, un cercatore di Tesori, il quale mi ha detto che questo manoscritto potrebbe essere scritto circa 30 anni fa, forse per mano di qualcun altro e non del diretto interessato..ora che pensate? Certo non è sicuro sia originale".
Osservai Wesl che guardava incuriosito il manoscritto e aggiunsi..."E poi..conoscete lo Sparviero Nero?" |
Il cuore sembrava volermi scoppiare.
Poi, battei le palpebre. John non c'era più. Avrei voluto replicare ma immaginai di aver immaginato il suo viso, per disperazione. "Perdonatemi..." Dissi guardando l'uomo con uno sguardo triste "..il lungo sonno mi ha tirato un brutto scherzo.." Tentando di sorridere. "Dove mi trovo? Come mi avete trovata?" In quel momento avvertii un crampo allo stomaco. "Si.. Vi benedirò se vorrete darmi qualcosa da mangiare.." Tentai di sembrare tranquilla ma cominciai tuttavia a domandarmi chi fosse quell'uomo, dove fossero Guerenaiz e il suo guardiamarina, quanto lontano fosse Giuff. |
Guisgard si portò, quasi istintivamente, una mano sul viso dopo quello schiaffo.
Fissò Talia con un'espressione di viva collera e i suoi occhi azzurri divennero di colpo vermigli sotto i bagliori dell'ira. “Già, tuo padre...” disse avvicinandosi e afferrandola per le braccia “... gli hai sempre creduto, vero? Hai sempre saputo che per te non ero altro che un passatempo? L'ho compreso quella mattina, quando mi inviaste, tuo e tuo padre, quel messo come se fossi un mendicante in cerca di carità!” Gridò. “Ed era giusto! Avevo fatto divertire sua figlia, ero stato una cavalleresca distrazione! Ed in quel momento non servivo più e ci si poteva liberare di me! Vero?” La strinse forte. “Ma ora non sei più in Olanda o nei domini di tuo padre! Ora sei qui perchè ti ho comprata! Sei mia, lo capisci? Mi appartieni come mi appartengono la mia spada e la mia pistola! Con la sola differenza che a te non affiderei mai la mia vita! Ti ho comprata e asseconderai ogni mio capriccio! Posso farti frustare fino a sentirti gridare che mi ami, che sei mia! Capisci? Sei mia!” Restò a fissarla per qualche istante senza dire altro, con gli occhi accesi di rabbia e di desiderio. Poi, di colpo, la strinse ancor più a sé e la baciò. La baciò con impeto e passione. Le sue mani, che scivolavano lungo la schiena e i fianchi di lei, portarono il petto della ragazza contro il suo, racchiudendoli in un abbraccio di tormento e trasporto insieme. Gli occhi di lui si chiusero con l'immagine di quelli di lei impressa in essi, mentre le loro labbra erano ora un tutt'uno. Fu un bacio lungo, fatto di languidi sospiri e di travolgente desiderio. Le labbra di lui, ardenti di quella struggente emozione, scivolavano su quelle, vellutate e calde, di lei. La mano di Guisgard salì a sfiorare e poi a stringere i lunghi capelli di Talia, mentre il pirata sentiva il suo cuore in fiamme ed il sangue scorrergli forte nelle vene. Poi le loro labbra si lasciarono, con quelle di lui che accarezzarono per un momento la morbida e bianca pelle di lei. Come se volesse morire su quel volto. I loro occhi tornarono allora ad incontrarsi. Quelli di Guisgard pulsavano ancora per quella passione senza fine. Il corsaro però non disse nulla. Restò per un lungo momento a fissare Talia, tenendola ancora stretta a sé. Poi, come se quel distacco fosse una tormentata sofferenza, la lasciò ed uscì di colpo dalla cabina. Lasciando Talia sola tra gli ori e i gioielli che scintillavano come stelle senza nome in un cielo sconosciuto. http://media.tumblr.com/tumblr_m9ex8wM9i61qiln5p.jpg |
Il mio padrone era in realtà una donna.
Rimasi alquanto sorpresa. Fui portata sotto il palco e mi furono tolte le pesanti catene. Un servo della donna mi lego invece le mani con una corda e tirandomi mi condusse nuovamente verso la spiaggia. La donna ci precedeva camminando con passo distinto, da quando mi aveva comprata aveva rivolto i suoi occhi ghiacciati soltanto una volta. Giunsimo davanti ad un bel veliero. Un uomo aiutò la padrona a salire poi mi prese in consegna dall'altro servitore e mi tirò sul ponte. Mi ritrovai faccia a faccia con la donna. Non avevo ancora aperto bocca e lei neppure. Ci fissammo per un momento che mi parve interminabile poi finalmente si schiarì la voce per parlarmi. |
Wesl fissò quel manoscritto senza dire nulla.
I suoi occhi erano piantati su quel libretto e sul suo viso calò un cupo pallore. L'uomo poi prese il manoscritto dalle mani di Altea e cominciò ad accarezzare la ruvida e consumata copertina. Lo aprì e ne sfogliò qualche pagina, sfiorando con le dita le parole incise su quei fogli. “Si...” disse rompendo finalmente quell'insolito silenzio “... si, è stato scritto trent'anni fa... sotto dettatura, poiché Topasfier era analfabeta...” i suoi occhi non si schiodavano da quelle pagine “... si, è autentico...” mormorò, per poi alzare, infine, gli occhi su Altea “... come faccio a saperlo? Semplice... perchè sono stato io a scriverlo...” |
Il piano aveva preso forma......iniziammo a spintonarci ed inveire fra noi, finché simulando un urlo rotto in gola caddi in mare.
Poco prima di impattare con l'acqua assunsi la posizione da tuffo e caddi...... l'acqua intorno a me era fredda e cristallina, pensate, potevo persino toccare i pesci ed osservare il suo fondale corallino.>Rimasi immerso e attesi che la nave si allontanasse e con tutte le mie forze spinsi verso la riva. Erano passate le tre ore e mi apprestai' a risalire la costa dove era stata seppellita, innanzi vidi la signorina Clio ed un uomo anziano che le parlava......pensai' fra me: "ma non doveva essere sicura la zona......". Senza indugio scesi dalla costa e mi diressi con mano in arma verso il vecchio e dissi: "Non toccate la signorina......sono stato chiaro, altrimenti...." |
Cheyenne fu così condotta su un battello.
Era un'imbarcazione molto ben fatta, più simile a quelle Europee utilizzate per viaggi privati, che a quelle che si vedevano nelle Flegee e adibite al commercio o armate per scontri navali. La bandiera che sventolava non sembrava appartenere a nessun regno conosciuto ed aveva nel suo centro una rosa nera circondata da schegge luccicanti. “Puoi toglierle.” Disse la misteriosa donna ad uno dei suoi servitori, indicando le corde che tenevano legate le mani di Cheyenne. “Su questa nave e per l'intero viaggio” rivolgendosi poi alla ragazza “non sarai legata e nemmeno rinchiusa. Ma appena tenterai di fuggire, io ti farò recidere un tendine del piede, così da renderti zoppa per sempre. Per ciò che mi occorri, essere o meno claudicante è indifferente. Rammentalo.” Fece allora un cenno ai suoi servi e l'imbarcazione prese il mare. |
L'uomo annuì a quelle parole di Clio.
“Probabilmente avete dormito per un bel po'.” Disse. “E a giudicare dai vostri occhi, molto lucidi ed arrossati, siete stata indotta in quella specie di sonno, chiamiamolo così.” Sorrise. “Avete fame? Oh, allora rallegratevi. La fame è sempre sintomo di buona salute!” Uscì allora dalla capanna, per poi tornare dopo qualche istante. “Polipi, gamberi, seppie e calamari.” Mostrandole un tegame ricco di pesce. “Cotti e conditi con erbe particolari. Vi rimetteranno in forma.” Ne adagiò un po' in una scodella, aggiungendo della verdura e un succo fatto con frutta del posto.” Mangiate. E mangiate tutto, mi raccomando.” Si sedette poi accanto alla branda dove era sistemata Clio. “Vi trovate nella mia capanna, sull'isola di Vivermagren. Avevo raggiunto la spiaggia per pescare, quando mi sono accorto che alcuni pirati stavano seppellendo qualcosa.” Rise. “Vi confesso che in un primo momento ho pensato si trattasse di un tesoro, ma poi, tirando il sacco dalla sabbia, mi sono invece accorto che c'eravate voi chiusa lì dentro. Oh, non che voi siate da meno di un tesoro. Tutt'altro. Ma immaginate la mia sorpresa... aprire il sacco ed invece del bottino predato da pirati, ci trovo una bella ragazza addormentata!” Esclamò divertito. Ma proprio in quel momento sulla soglia della capanna apparve una figura. Era Parsifal, armato e con aria minacciosa. Tutto questo sotto gli occhi di Clio seduta su quella branda. |
Mi slegarono dalle corde.
La donna mi dissi che sul battello ero libera di girovagare a mio piacimento. Mi massaggiai i polsi segnati e con voce bassa chiesi un po' di acqua. Un uomo mi portò una scodellina. Lo ringraziai. Presi un pò di coraggio e mossi qualche passo sulla nave. Mi diressi verso il timone per poi raggiungere la poppa. In lontananza riuscivo ancora a scorgere la punta degli alberi dell'isola di San Martino. Tornai verso prua. Lo sguardo mi cadde sull'albero maestro,dove era issata la bandiera. La guardai attentamente ma non riuscii ad individuare quale paese rappresentasse. All'improvviso udii alle mie spalle una voce. |
Risi con lui a quelle parole.
"Già, non dev'essere stata una bella sorpresa.. ma vi ringrazio di avermi portata con voi..". Mangiai avidamente quello che mi aveva portato, e in breve tempo svuotai il piatto. "Tuttavia vi sbagliate" continuai "Non sono affatto un tesoro.. non ho nulla con me per ripagarvi della vostra generosità.." Perchè di questo speravo si trattasse. Per quanto quell'uomo avesse un'aria bonaria e affabile, non potevo dimenticare l'ultima volta che qualcuno mi aveva "salvata": poco dopo mi ero ritrovata prigioniera sull'Antigua Maria. In quel momento una manica del mio splendido abito rosso urtò il bordo del piatto. Mi fermai a guardarlo, e risi, gaiamente, incapace di controllarmi. Tentai di immaginare come mi vedesse quel pescatore. "Oh, buon uomo quest'abito non mi appartiene.." senza smettere di ridere "..non sono una nobildonna sperduta in un isoletta..ma se mi darete qulunque cosa possa usare come camicia, ve lo donerò molto volentieri.. " osservai le pieghe e gli intarsi del mio abito "..ci sono fili d'oro cuciti nel velluto e questa pietruzza ha tutta l'aria di essere molto preziosa.." Citazione:
Osservai gli occhi sgranati dell'uomo seduto accanto a me. "Buon uomo, vi presento uno dei miei salvatori.." sorridendo "Ragazzo, state tranquillo, sembra che io sia al sicuro... per ora" dissi guardando con occhi interrogativi il vecchio pescatore. "Ma sono sicura.." senza togliere lo sguardo dal mio ospite ".. che mi proteggerete se qualcuno dovesse tentare di farmi del male!". Mi girai nuovamente verso il guardiamarina "Sapete che non so ancora il vostro vero nome? Perchè dubito che sia Casaran!" sorridendo. Poi tentai di portare lo sguardo oltre il giovane olandese, verso la porta "Siete.. siete solo?" tentennai "..dov'è il vostro capitano?" |
Rimasi impietrita da quella risposta..mentiva o era verità.
Il suo pallore in volto non mentiva..istintivamente gli chiesi se egli sapesse pure dove si trovasse il Tesoro o mai abbia cercato di trovarlo. |
“Entrate pure, ragazzo mio.” Disse il vecchio a Parsifal. “E se avete fame, c'è del buon pesce anche per voi. Immagino, dalle parole della nostra bella addormentata, che vi ho anticipato quando l'ho tirata fuori da quella fossa di sabbia.” Sorrise. “In verità ho atteso che i pirati salpassero, per poi subito riportare alla luce ciò che avevano seppellito con così tanta fretta.” Si voltò verso Clio. “Per carità!” Esclamò divertito. “Quell'abito rosso su di me sarebbe un sacrilegio verso qualsiasi canone di bellezza contemplato! Il vostro risveglio e vedervi così in salute è tutto ciò che serve per ripagarmi. Quanto ai fili d'oro e alle pietre preziose, qui, su quest'isola, non saprei neanche come utilizzarli.” Rise. “Piuttosto...” tornando a fissare Clio “... avete un nome, o forse siete una di quelle ninfe che compaiono nelle poesie degli antichi?” Domandò alla ragazza.
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“Sotto coperta” disse uno dei marinai a Cheyenne “troverai una cabina con un fiore stilizzato inciso sulla porta. E' il tuo alloggio. Puoi scendere lì e riposare. Troverai anche una tinozza d'acqua calda per lavarti se vuoi.”
La misteriosa donna che l'aveva acquistata da quei mercanti, si trovava invece dall'altra parte dell'imbarcazione, immobile a fissare l'orizzonte sterminato. |
“E' scritto tutto nel manoscritto...” disse Wesl ad Altea “... tutto, come raccontato dalla bocca del povero Topasfier... ma nessuno credo abbia mai veduto l'Isola Perduta... nessuno ancora in vita, naturalmente...” la sua espressione sembrava non tradire alcune emozione.
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Uscì sbattendo la porta ed io sussultai... ero scossa, ed una marea di emozioni si agitava dentro di me. Difficile sarebbe stato esprimere ciò che provavo in quel momento: tremavo, avevo le guance rosse e accaldate ed il cuore mi batteva tanto forte che avrebbe potuto uscirmi dal petto da un momento all’altro... e non riuscivo a pensare ad altro che all’ardore nei suoi occhi e nella sua voce, al calore delle sue labbra e alla forza delle sue braccia...
Chiusi gli occhi, tentando di riacquistare il controllo. “Talia...” Le mie mani si strinsero intorno al bordo del parapetto quasi convulsamente, mentre i miei occhi scrutavano la folla in modo sempre più frenetico... “Talia...” insisté mio padre “Devi salire... la nave sta per partire!” “No...” mormorai “Dobbiamo aspettare ancora... aspettiamo ancora un momento, padre!” “Talia... non verrà!” “Sì che verrà!” ribattei con forza, portando gli occhi su di lui. Lo osservai per un attimo, caparbiamente... poi tornai a scrutare il viavai del porto... uomini e donne, mercanti e marinai, soldati e sfaccendati... ogni sorta di umanità si accalcava davanti ai miei occhi, ma tra essi non riuscivo a scorgere l’unico volto di cui ero in cerca... “Verrà...” soggiunsi, con il tono di chi cerca con tutto sé stesso di aggrapparsi alla più flebile speranza “So che verrà, padre! Forse... forse è solo in ritardo...” Philip abbassò per un momento lo sguardo, poi mi si avvicinò appena e prese la mia mano tra le sue... “Sarebbe già arrivato, se fosse voluto venire... lo capisci?” sospirò “Ascolta... so che oggi questo è difficile da accettare per te... però... credimi, è meglio così! E’ meglio per tutti!” “Ma, papà...” mormorai, con la voce che si spezzava “Papà, io... io gli ho creduto davvero... e credevo davvero che lui fosse sincero quando...” “Lo so!” mi interruppe lui, prima che io potessi continuare, circondandomi le spalle con un braccio e conducendomi verso la nave in partenza “Lo so che non è colpa tua... ti sei sbagliata... ma non devi essere triste... vedrai, Las Baias ti piacerà. Le Flegee sono un mondo nuovo, tutto da scoprire... e là ti farai una nuova vita...” Sospinta da mio padre e stordita dalle sue parole, mi avviai sulla passerella... ero affranta, distrutta e non potevo credere che davvero non fosse venuto, non potevo credere che papà avesse ragione, non potevo e non volevo crederlo... Una volta a bordo, mentre alcuni uomini stavano già ritirando la passerella, mi voltai ancora una volta, speranzosa, verso il molo... ma di lui nessuna traccia... Battei le palpebre, scivolando fuori da quel doloroso ricordo... la mia mente era confusa, sconvolta dagli eventi... e mi accorsi che stavo ancora fissando la porta da cui, rabbiosamente, era uscito... Mi riscossi, dunque, e mi aggirai per la cabina... oro e argento rilucevano ovunque alla danzante luce delle lampade ad olio, ma io non ci facevo molto caso... la mia mente era tutta concentrata su di lui, su ciò che aveva fatto e su quella rabbia che era improvvisamente esplosa... ne ero stata colpita... per la prima volta in due anni avevo scorto una rabbia ed una frustrazione che non erano le mie... per tutto quel tempo, avevo attribuito a lui la colpa completa del mio dolore... e scorgere ora, così distintamente, il suo dolore e la sua rabbia mi colpì. C’era un sofà nell’angolo più remoto e più buio della cabina... e lì mi sedetti per pensare, accorgendomi improvvisamente di quanto dovevo essere stanca. Non sapevo più da quanto tempo non dormivo e poi tutte quelle emozioni, nelle ultime ore, mi avevano provata. Quasi senza accorgermene, dunque, distesi le gambe e appoggiai la testa... ed un secondo dopo già dormivo. |
Ringraziai il marinaio e mi addentrai sottocoperta.
Un lungo corridoio conduceva nei vari alloggi. Trovai quello con la rosa stilizzata sulla destra e vi entrai. L'ambiente era piccolo ma confortevole nell'insieme. Una branda era adossata ad una parte e ai suoi piedi c'era un baule. Dall'altro lato era posta una tinozza che subito usai per rinfrescarmi. Mi sistemai quindi i capelli in una lunga treccia laterale guardandomi ai resti dello specchio che un tempo dominava appeso sopra la tinozza. Di fronte alla porta c'era un piccolo oblo con delle inferiate dal quale riuscivo a distinguere il blu del mare. Mi riposai un po' sul letto poi decisi di tornare sul ponte. Camminando riflettevo sulla mia sorte..per ora tutto sommato mi era andata bene..ma chissà fino a quando...che cosa voleva quella donna da me...che strano mistero portava con se... Con queste domande in testa giunsi al ponte. La donna era rimasta li dove era quando ero scesa in cabina, immutabile e ferma come una montagna. Sulle prime pensai di andare a porle le mie domande poi, forse proprio a causa di questa sua imperturbabilità che mi metteva un po' a disagio, ci ripensai. Mi guardai allora intorno alla ricerca di qualcuno che potesse spiegarmi. Il mio sguardo infine cadde su un giovane marinaio intento a sistemare delle corde. Il ragazzo, che doveva avere circa la mia età o poco più, era un po' impacciato e piuttosto lento. Sistemare le corde che tenevano le vele era uno dei miei compiti in Scandinavia, avevo dunque una certa famigliarità e dimesticchezza con quel tipo di lavoro. Così mi avvicinai e presi una delle corde rovinate da un cesto, poi mi sedetti accanto al giovane e mi misi a lavorare in silenzio. Quando ebbi finito scoprii il ragazzo intento a guardarmi stupito, la sua corda infatti era ancora ben lontana dall'essere ultimata. Gli sorrisi. "Ciao, mi chiamo Cheyenne, sono nuova qui, spero di poterti aiutare se ti fa piacere...sai non so ancora come funzionano le cose qui..ma non mi va di restare con le mani in mano... |
Guisgard si allontano da quella cabina con gli occhi ancora ardenti e l'espressione contratta per la rabbia e la delusione.
“Capitano...” disse avvicinandosi Fidan “... l'altro prigioniero, messer Blind, vi manda i suoi saluti e chiede di potervi parlare il prima possibile... dice che è affare urgente.” “Ricambia i suoi saluti.” Fissandolo Guisgard. “E digli che io non ricevo i membri della Compagnia delle Flegee. “E riferiscigli anche che non vedo l'ora di sbarcarlo al luogo di sua destinazione.” “Si, signore.” Annuì Fidan. Guisgard allora raggiunse il ponte superiore, dove si trovava gran parte del suo equipaggio. L'aurora, enigmatica e silenziosa, sorgeva pian piano, coprendo ciò che fino ad un attimo prima era apparso buio e indefinito. Guisgard era poco più avanti dal muro di cinta della villa e fissava i primi bagliori del giorno nascente sui vetri delle finestre. “Cercate qualcosa?” Il Guardiamarina si voltò di scatto. “Non temete, so che non siete un ladro.” “Chi siete voi?” Chiese Guisgard. “Ovvio che non sono un ladro. Da quando i ladri indossano le uniformi della marina inglese?” “Siete proprio come vi avevo immaginate, sapete?” Il Guardiamarina di Sua Maestà lo fissò stupito. “Presuntuoso e arrogante come tutti gli inglesi.” Sorridendo l'altro. “Il signor Van Joynson mi aveva avvertito circa il vostro temperamento.” “Siete uno dei suoi dunque!” “Si e reco un messaggio.” “Non mi interessano i messaggi di quell'uomo.” “Neanche se riguardano sua figlia?” “Cosa?” “Eh, Guisgard...” sorridendo di nuovo il messo “... andiamo, amico mio... tu ami quella ragazza... ma lei?” “Maledetto...” avvicinandosi a lui il Guardiamarina. “Vuoi prendermi a pugni?” Fissandolo il messo. “Vuoi rompermi la faccia? E perchè? Ambasciator non porta pena, lo sai...” “Cosa vuoi da me?” Con tono rabbioso Guisgard. “Portarmi le minacce del tuo capo?” “Ti ho detto che porto notizie su lady Talia...” mormorò il messo “... ah, Guisgard... ma davvero vuoi rischiare tutto per questa storia? Andiamo, faresti di tutto per lei, lo so. Ma lei per te? Tu le hai promesso Cielo e Terra. E lei? Quale prova di amore ti ha dato?” “Sta zitto!” Prendendolo per il bavero Guisgard. “Zitto!” “Perchè non è venuta qui?” Fissandolo il messo. “Io non mi intendo di queste cose. Le storie che riguardano il cuore per me sono incomprensibili, ma tu? Tu invece cosa ne pensi? Nei romanzi gli amanti fanno cose incredibili per l'altro. E lei invece? Perchè non è qui? Perchè non ha lasciato tutto per te? Dovrebbe essere qui e non su una nave per le Americhe. Suvvia, Guisgard... se io amassi una donna come tu ami lei, pretenderei il medesimo slancio. E tu invece? Sei qui, come un novello Romeo, sotto ad un balcone dal quale nessuno più si affaccerà!” “Chi sei, maledetto?” “Forse la tua coscienza...” rispose il messo “... forse la tua Ragione... di sicuro un tuo amico...” “Dov'è ora Talia?” Strattonandolo il Guardiamarina. “Perchè vuoi farti del male?” “Dimmelo!” “Seguimi...” Andarono così verso la villa. La ricca dimora era tutta avvolta in un alone profondo e distaccato. Solo una piccola finestra era illuminata. “C'è solo il vecchio signor Arkwin...” mormorò il messo “... il resto della famiglia è partito... anche la tua Talia...” “Allora andrò al porto!” “Non ti basta ancora, vero?” “Al diavolo!” “Se lei ti amasse davvero, allora sarebbe qui e non su una nave diretta dall'altra parte del mondo.” Disse il messo. “Vado al porto!” Fece Guisgard. “Sciocco...” scuotendo il capo il messo “... qualsiasi altra donna di questo mondo, se tu le avessi detto ciò che hai detto a lei, ora sarebbe qui, pronta a rinunciare a tutto... si, forse ti è affezionata, non lo nego... ma per superare le distanze, per vincere il Tempo, occorre l'amore, quello vero... e se ora sei qui con me e non con lei, beh, amico mio, forse non è il sentimento che ti aspettavi...” Guisgard restò a fissarlo, ma, nonostante tutto, non volle attendere oltre. Scosse il capo e corse via. Verso il porto. Ma era troppo tardi. All'orizzonte si vedeva la sagoma della nave che da Amsterdam sarebbe giunta nelle Flegee. Quella con Talia a bordo. E Guisgard restò a fissarla, con le onde del mare che coprivano, con il loro fruscio, il lamento del suo cuore. http://www.elmulticine.com/imagenes/...do_bloom_b.jpg “Uomini!” Gridò Guisgard ai suoi. “Vi voglio tutti ai posti di manovra! Rynos! Rynos!” “Eccomi, capitano...” “Voglio sù tutte le vele che gli alberi possono sopportare!” Con tono fermo Guisgard. “Si cambia rotta!” “Ma...” sorpreso Rynos “... si, certo... avanti, uomini! Fiocchi e contro fiocchi!” “Austus!” Chiamò Guisgard. “Austus!” “Eccomi.” Giungendo il suo fedele. “Cosa succede?” “Possibile che tu non sia mai sveglio!” Indispettito Guisgard. “Ma, ero sveglio...” stupito Austus “... ero al timone...” “Preparati a virare!” Ordinò lo Sparviero Nero. “Fa rotta verso Las Baias!” “Las Baias?” Quasi incredulo Austus. A bordo sorse un vivace mormorio. “Si, Las Baias!” Urlò Guisgard. “Subito!” E restò a fissare il mare dal parapetto. E tutto quel trambusto svegliò Talia da suo sonno. http://static.tumblr.com/cinsdc5/oc8...zabeth_bed.jpg |
mi girai di scatto pronto per dargli una sberla ma mi fermai va bene dissi vuoi l'aqua te la vado a prendere basta che poi con me non parli piu e andai a prendergli l'acqua dentro di me dissi che bambina viziata
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Sorrisi a quelle parole bonarie.
"Siete davvero gentile, e vi ringrazio di tutto cuore..." Sospirai "..perdonate la mia diffidenza ma non ho fatto ottimi incontri su queste terre." Scossi la testa, pensierosa "allora i pirati sono ripartiti... Sono libera..." Sussurrai. Guadai negli occhi il vecchio "..il mio nome é Clio... Clio Timory..non sono affatto una ninfa, solo una fanciulla alla ricerca del suo amore perduto, che è riuscita a sottrarsi ai pirati... Anche grazie a voi " sorridendo "..e che mi dite di voi? Qual'è il vostro nome?" |
“Il mio nome è Manolo Ramanquera” disse il vecchio a Clio “e un tempo sono stato un gesuita... ho scelto di vivere qui, da solo, perchè ormai i miei simili non sono più in grado di stupirmi o meravigliarmi... e così, dopo tante delusioni, mi sono stabilito a Vivermagren...” sorrise “... certo, di tanto in tanto, vengono da queste parti quei galantuomini che anche voi avete conosciuto, ma solitamente si limitano a dividersi bottini o a duellare fra loro, giusto per regolare le varie controversie sorte in seguito a quelle spartizioni. Ora però non avete più nulla da temere. Siete libera e con un valente Angelo Custode al vostro fianco.” Voltandosi verso Parsifal. “Immagino vogliate ritornare il prima possibile a casa vostra. Ma prima però sarà bene che vi rimettiate al meglio.” Tornando a guardare Clio. “Posso chiedere il nome della vostra terra?”
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“No, non dovresti...” disse il giovane marinaio a Cheyenne “... non dovresti lavorare a queste corde, o finirai per rovinarti le mani... e dopo si arrabbierebbero se se ne accorgessero...”
Il marinaio allora riprese il suo lavoro. La misteriosa donna, intanto, era sempre ferma a guardare il mare. Di tanto in tanto le si avvicinava qualcuno dell'equipaggio per dirle qualcosa, per poi restare di nuovo da sola ed in silenzio. |
Mi svegliai di soprassalto... la nave stava virando violentemente e, per questo, per poco non caddi dal divanetto.
Mi alzai, appoggiandomi alla parete per restare in piedi... ero ancora molto scossa per ciò che era successo, e le parole di Guisgard continuavano a vorticarmi in mente, la rabbia con cui le aveva gridate, in modo in cui mi aveva scossa e poi attratta a sé... mai prima di quella volta l’avevo visto in quello stato, mai. E, a quei pensieri, di nuovo prese a battermi forte il cuore... mi ammonii per questo. La nave di nuovo sobbalzò quando un’onda traversa la percosse sulla chiglia, mentre terminavamo quella brusca virata... e di nuovo dovetti appoggiarmi alla parete. Esitai solo un attimo... mi aveva lasciata lì, pensai: quelle parole fredde, quelle allusioni, quel bacio... e poi mi aveva lasciata lì quasi fossi uno dei suoi stupidi tappeti, o un’inutile oggetto da decoro... fui colta da rabbia, dunque, e da una sorta di istinto ribelle... e così, senza pensarci su neanche un po’, mi diressi verso la porta della cabina e la spalancai con irruenza, per poi uscire nel corridoio che mi trovai davanti. |
Avevo pazientato abbastanza. Nessuno sembrava voler dirmi nulla.
Se quella donna continuava ad ignorarmi sarei andata io da lei. Mi alzai di scatto facendo cadere la corda a cui stavo lavorando. A gran passo mi diressi verso la donna, che continuava a guardare il mare. "Sentite io non so chi siete e che cosa volete da me, ma ho il diritto di saperlo, che lo crediate o meno. Il fatto che mi abbiate comprato non significate che avete il pieno controllo su di me, la mia mente è perfettamente attiva ed esige di sapere. Che significa la bandiera che avete issato sull'albero maestro? Dove siamo diretti? Rispondetemi!" |
Talia si ritrovò così nel corridoio che dagli alloggi dava verso le scale per risalire sul ponte.
La Santa Rita aveva preso a navigare rapida e tutto sembrava sussultare intorno alla ragazza. Dal ponte provenivano voci e grida degli uomini impegnati nelle normali manovre di navigazione e si sentivano gli alberi della nave quasi scricchiolare sotto la foga del vento. Ad un tratto Talia passò davanti ad una cabina, di fronte alla quale vi era un uomo. “Milady.” Disse il pirata salutandola. “Volete forse rivedere l'uomo che era con voi?” E aprì la porta. Dentro vi era Blind seduto su un piccolo sofà che fissava il mare da una finestrella. “Lady Talia...” alzandosi in piedi l'avvocato “... come state? E' accaduto qualcosa?” |
"Si" annuii "conosco tutta la storia...quella Isola è Misteriosa e Maledetta al tempo stesso e compare solo a pochi...e non vi è mai venuto il forte desiderio di cercarlo? Sempre sia vero..e non frutto della sua immaginazione, questo è anche da prendere in considerazione."
Ripresi il manoscritto dalle mani di Wesl..."Messere, si sta facendo buio e io è meglio torni alla mia abitazione..ci vedremo presto..e non avete soddisfatto la mia curiosità sullo Sparviero Nero..ma penso già basti ciò che mi avete raccontato". Mi alzai e dopo averlo salutato mi avviai verso casa, in preda a mille pensieri..come mai il maestro Lin aveva messo in dubbio che quel manoscritto fosse vero? Eppure Wesl era suo grande amico. |
Altea lasciò la casa di Wesl ed il molo, per fare ritorno alla villa.
Mille pensieri attraversavano la sua mente, seguiti da inquietudini e turbamenti. Come se la misteriosa ombra di quel tesoro la perseguitasse. Infatti Wesl, prima che lei andasse via, aveva risposto con strane parole: “Quel tesoro è maledetto e dannerà chiunque parta a cercarlo...” Ma poco prima di a casa, vide un calesse lungo la strada. Era quello di Lin. L'uomo si fermò ed entrò in una bottega che vendeva libri. |
Scossi il capo fermamente..dovevo dimenticare quel Tesoro..quella storia..non volevo correre pericoli...le ultime parole di Wesl suonavano come profezie.
Ad un tratto vidi il maestro Lin, stava entrando in un negozio di libri, ebbi uno strano impeto..infatti riuscii ad afferrargli la mano prima che entrasse dicendogli.."E se ci facessimo una bella camminata sul molo e sulla spiaggia invece mio maestro?". |
"Già.." Dissi voltandomi verso il Guardiamarina "..anche se dovrebbero essere due... " guardandolo con aria interrogativa "..dove diamine si è cacciato il vostro capitano?"
Sospirai. "Inghilterra.. " i miei occhi si illuminarono al solo nominarla. Quel nome invocava in me scenari più diversi. Era tutto quello che mi rappresentava, che mi apparteneva, tutto quello per cui avevo combattuto e per cui avrei dato volentieri la vita, almeno finché non John non é comparso nella mia esistenza. "Sono inglese.." Continuai, scacciando i miei vaneggiamenti sulla mia patria lontana ".. Ma ho lasciato la mia terra non molto tempo fa.. Non tornerò a casa, dunque.. Non ne ho una al momento.." Sorrisi, tristemente ".. Sono giunta in queste isole per ritrovare il mio promesso sposo, imbarcato su una nave della marina britannica, la New Tiger, ma appena sbarcata sono stata inseguita prima dai soldati del governatore di Las Baias, che pare non avere un buon rapporto con gli inglesi, e poi rapita da quei galantuomini.." Sorrisi beffarda "..non tornerò finché non avrò trovato quello che cerco" dissi pensierosa, come se parlassi a me stessa. "Perdonatemi, non volevo annoiarvi con la mia storia sventurata.." Sorridendo al vecchio. |
Riposi l'arma, poiché, vedendo la giovane Clio in buon stato......mi tranquillizzai'.
Mi volsi verso l'anziano e risposi: "Perdonate la mia irruenza signore, ma il compito che mi è stato affidato e infinitamente arduo....." Vidi che Clio, osservava al di là della porta e sorrisi dicendo: "il vostro principe azzurro, non è qui.....ha mandato il suo scudiero......." risi fortemente. Tornando a Clio, risposi: "Mia dolce donzella, il mio nome è Parsifal......sono l'ufficiale in seconda del comandante Gurenaiz, nonché suo caro amico.....avremo molto da fare milady, però, adesso rilassiamoci....". Accettai' l'invito dell'anziano e lo deliziai' con qualche piccolo trucchetto da illusionista per rallegrare la giornata. |
La donna misteriosa fissò Cheyenne per alcuni lunghi, interminabili istanti, per poi tornare a guardare il mare.
“Sei sta comprata, sei dunque una schiava.” Disse senza voltarsi. “Non hai più alcun diritto. Tuttavia risponderò ad una sola delle tue domande... sceglila dunque con cura... avanti, cosa vuoi sapere?” |
Lin si voltò verso Altea e sorrise.
“Beh, è un'idea molto allettante” disse “e vi confesso che un bel giro in spiaggia lo farei volentieri. Tuttavia devo prima sbrigare una certa faccenda. E' stato suo eccellenza il governatore ad affidarmela. Devo acquistare un libro per conto suo. E vi confesso che come incarico è tutt'altro che facile. Mi accompagnate in questo mia importante missione per conto del governo?” Chiese divertito. |
I tre, così trascorsero qualche momento tranquillo.
Nella capanna del vecchio gesuita, Parsifal si presentò finalmente a Clio e per i due ci furono finalmente attimi di serenità. “Chissà...” disse ad un tratto il gesuita “... tutti noi infondo cerchiamo qualcosa... chi la propria patria, chi il suo amore, qualcuno persino se stesso... in gioventù, appena entrato nell'ordine, re Filippo inviò una spedizione di gesuiti in Oriente, per raccogliere informazioni su quelle remote terre... io ero con gli altri monaci e fummo ricevuti da un potente re indiano... egli aveva alla sua corte molti saggi ed uno di essi, di nome Bramavisca, mi raccontò di un antico mito... un lungo viaggio, dall'Oriente all'Occidente in cerca di alcuni testi sacri del Budda... e quando io gli chiesi del contenuto di quei libri, il saggio mi rispose con queste parole... quando si parte per un viaggio non è importante conoscere la meta, ma cercarla... poiché se non la cerchi, non potrai né conoscerla, né raggiungerla...” sorrise “... cercatelo allora...” rivolgendosi a Clio “... cercatelo insistentemente... e sono certo che lo troverete...” si voltò poi verso Parsifal “...la nostra bella dama più di una volta vi ha domandato di un certo capitano... come mai non è qui? E se mi è concesso, dove vi dirigerete una volta partiti da Vivermagren?” Tornò a guardare Clio che nel frattempo, in quel suo meraviglioso abito rosso con fili d'oro, aveva riacquistato il suo colore naturale e scacciato via quel pallore causatole dal lungo ed innaturale sonno. “Anche perchè” aggiunse il gesuita “non è molto saggio quel capitano se lascia una deliziosa ragazza ad attenderlo così a lungo.” |
Avevo mille domande che mi giravano vorticosamente in testa, e fu quasi senza accorgermene che dalla mia bocca uscirono queste parole:Voglio sapere perché! Perché mi ha comprata?
Forse se ci avessi riflettuto di più sarei stata in grado di formulare una domanda più articolata al fine di ottenere maggiori informazioni. Ma ormai era fatta. Nel cielo il sole splendeva sovrano ed emanava un immenso calore, che faceva sudare tutti i membri dell'equipaggio. La donna invece era perfettamente composta, neppure un capello era fuori posto, tanto da sembrare una statua in candido marmo. I suoi occhi, azzurri come il cielo sereno, si posarono su di me, dandomi un senso di gelo improvviso. Stette in questo modo per un momento poi si accinse a rispondermi. |
Il vostro principe azzurro...
Quelle parole, seppur pronunciate con gaia innocenza, colpirono il bersaglio. Senza volerlo, arrossii. Non so dire se per collera o turbamento. "Bada a come parli ragazzo, lui non é il mio principe azzurro e io di certo non sono una principessa..." Era questa la risposta che avrei dato volentieri a quelle parole, ma non mi parve giusto apostrofare chi era lì per proteggermi, così mi morsi la lingua. "Parsifal, dunque... Il nome di un cavaliere.. Vi si addice" sorrisi. Fu un sollievo passare qualche momento di pace e tranquillità. Poi, il vecchio gesuita ci chiese dove eravamo diretti : "Non ne ho idea... Per quello chiedevo notizie di Guerenaiz" dissi rivolgendomi poi verso Parsifal. "Se fossimo stati qui tutti e tre avrei immaginato che Las Baias sarebbe stata la destinazione più logica.." Scossi la testa " ma non so cosa ha in mente.. " ripresi a guardare Parsifal con aria interrogativa ".. Anche se sono convinta che il piano non sia mai stato soltanto portarmi in salvo.. Quanto piuttosto catturare Giuff.. Mi sbaglio?" I miei occhi trapassarono i suoi per un istante. Poi tornai a guardare Manolo, e alzai le spalle : "non sono così importante da giustificare una spedizione.... Nemmeno per lui" sussurrai. Poi, mi tornarono alla mente le parole di Parsifal alle quali, in un primo momento, non avevo dato peso. "Che vuol dire che ha mandato voi? Che lui ci ha preceduti verso un vascello olandese nascosto da qualche parte? O.." No, nemmeno io credevo a quelle parole, respirai profondamente "o che lui è rimasto a bordo dell'Antigua Maria?" Sbarrai gli occhi, terrorizzata da quella possibilità. |
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