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Gli zingari fissavano Daniel, abbandonandosi a grosse risate.
“A vedere il mare, amico mio!” Esclamò quello che sembrava il capogruppo. “Non ti piace il mare?” E rise forte. Il carro correva rapido nella campagna, sussultando e scricchiolando. “Avrai l’onore di conoscere il nostro capo, ragazzo!” Continuò lo zingaro. “E sarà lui che deciderà circa la tua sorte.” Il ragazzo dai capelli rossi fissò Daniel e gli fece un cenno con la testa, come a dirgli di non preoccuparsi. |
Lady Kate fissò Altea e sorrise.
“Oh, baronessa…” disse “… costui è Montgomery di Hannery ed è uno dei più apprezzati pittori del reame! E’ stato lord Carrinton ad inviarlo qui, per farvi ritrarre! Il vostro futuro consorte vuole un magnifico ritratto per abbellire il vostro palazzo!” “Beh, perdonatemi, mie signore, ma temo che dobbiamo affrettarci.” Fece l’artista. “Avete deciso dove ritrarre la baronessa?” Domandò Kate. “Si, direi in giardino.” Rispose l’artista. “La bellezza di milady sfuma in quelle armoniose fantasie di idilli pastorali. Possiede un che di genuino, fresco, incontaminato che la rende simile a quelle eroine descritte nelle elegie di ambientazione pastorale. Si, il giardino è il luogo ideale per raffigurare il fascino di milady.” “Meraviglioso!” Esclamò Kate. |
“Non dovreste bere allora…” mormorò Emile a Elisabeth “… andate a letto… anzi, andate via da questa città e da questo paese…” e buttò giù l’ultimo sorso di vino “… ma non sono vostro padre… e nemmeno vostro marito, dunque, se vi va di bere…” si voltò allora verso il locandiere “… portaci altro vino!”
Un attimo dopo il locandiere servì loro un’altra brocca di vino. “Perché mi avete rivelato il vostro vero nome?” Fissandola. “Elisabeth… è un bellissimo nome… ma, d’altra parte, qualsiasi altro nome sarebbe stato bello… già, qualsiasi… perché siete scesa qui? Il letto non era abbastanza comodo?” |
Così, Talia e Renart raggiunsero il centro di Ostyen.
Come sempre le strade apparivano brulicanti di ogni sorta di umanità. Diversi studenti, qua e là, agli angoli delle strada o fuori a qualche bottega, tenevano piccoli comizi, tutti volti a suscitare sussulti ed applausi tra gli indifferenti passanti. Nelle piazze invece dominavano i canti e i balli dei giovani che la rivoluzione aveva reso felici e senza più pensieri. Renarti indicò il vecchio ponte che metteva in comunicazione la città nuova con quella vecchia. Qui passeggiavano diverse coppiette, tra sospiri ed occhi languidi. “Sei pensierosa…” mormorò il bel soldato “… cos’hai? Ah, certo… sei preoccupata per lo spettacolo… sta tranquilla, alla fine la gente è sempre la stessa… indipendentemente dal posto in cui vive. Ci applaudiranno anche qui, come hanno fatto altrove.” Si guardò intorno e sospirò, come se si sentisse pronto per compiere chissà quale impresa. Proprio come faceva il suo personaggio sulla scena, quando riusciva a conquistare il cuore di Colombina. “Sai, ci ho pensato a lungo…” disse alla ragazza “… voglio sposarti. Si, è questo che voglio. E voglio farlo qui, ad Ostyen. Magari subito dopo il primo spettacolo.” Ad un tratto, un gruppo di giovani invase quel tratto del ponte, cominciando a cantare e a motteggiare. Poi una bella ragazza dalla carnagione chiara e gli occhi languidi, staccatasi dal gruppo, iniziò a ballare. “Avanti, Amelie!” Gridò uno dei suoi compagni. “Recitaci qualche verso!” Lei si voltò e li fissò divertita. Annuì e cominciò a recitare: “Chi mai sarà? E da dove mai verrà? E Magnus, tutta inquieta, dov’è non sa! La repubblica lo cerca e non si arrende e catturerà quel dannato Giglio Verde!” http://3.bp.blogspot.com/_CAUlobDjuX...00/dame018.jpg |
"Un quadro?" esclamai con una punta di disapprovazione "Mi spiace ma ora non mi sento di posare e comunque desidererei che Lord Carrinton parlasse prima con me delle sue idee."
Lady Kate e il pittore mi guardarono stupiti, non avevo intenzione di rimpiazzare la moglie scomparsa anche in un dipinto, quel dipinto che inquietava i miei sogni. Rientrai in dimora, andai verso le stalle e chiesi di sellare il mio destriero, ne volevo parlare con il milord, e non sopportavo che si decidesse per me. Anzi ero intenzionata a chiedere a Lord Carrinton di aprirmi subito quella stanza a Carrinton Hall e raccontarmi i fatti avvenuti, era inutile rimandare, dovevo sapere tutto prima delle nozze. Subito arrivai in dimora e chiesi di parlare con egli. |
"Avete i miei ringraziamenti, bravo monaco, mi hanno parlato molto bene di questo presbitero, come persona pia in grado di restituire la pace anche alla pecorella più smarrita del suo gregge..."
Saluto il monaco, e decido di spendere i prossimi giorni nell'osservazione della cappella che mi ha menzionato, prima eventualmente di abbandonare Camelot per le campagne. Mi reco così al Belvedere, una modesta cappella a pochissimi metri dal Palazzo Reale, adiacente ad una delle principali piazze di Camelot. Riservata, discreta. Il luogo ideale per camuffare un incontro segreto. Oggi mi soffermo a bere una tisana alla taverna, domani mi fingo interessato a far spessorare dal fabbro la mia armatura, l'indomani ancora mi rivolgo a un venditore di stoffe per una nuova tunica color verde. E intanto scruto, osservo, studio... e aspetto. |
Guardai Hagus er dissi io sono innocente signore non sono un vigliacco io non so cosa abbia fatto quella donna continuai a dire fatemi arrestare se volete ma vi dico che sono innocente e poi lasciatemi che mi fate male
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Io e Renart salutammo gli altri e ci incamminammo verso il centro della città. Passeggiavo in compagnia del soldato, ma la mia mente era lontana da lì... la mia mente volava tra Colaubain e quella umida e buia catacomba a Cardien, tra le immagini del passato e quelle del presente... tutto mi pareva sospeso in una duplice dimensione, entro la quale era però difficile distinguere i contorni esatti... Ginestrini e Pomerini, Francia e Inghilterra, giustizia e vendetta, odio e amore...
D’un tratto la voce di Renart interruppe il filo dei miei pensieri... Citazione:
Tuttavia quel sorriso mi morì sulle labbra un istante dopo, non appena lui pronunciò quelle parole... Citazione:
Renart! Gli volevo bene, dopotutto! Gli volevo bene perché, nonostante tutto, Renart era uno spirito semplice... era una di quelle anime cui basta poco per esser soddisfatte, un’anima che non si interessa di niente altro che del proprio orticello e su quello costruisce tutta la sua esistenza, nel bene e nel male, nella prosperità e nella miseria... E forse, chissà, era davvero quella la ricetta della felicità! Forse era quella la scelta giusta in quei tempi difficili... il guaio era che io non avevo la possibilità di scegliere... io, volente o nolente, ero stata scelta da una sorte avversa tanti e tanti anni prima. Inspirai profondamente, infine, e mi sforzai di tornare a sorridere tristemente... “Renart...” mormorai, sollevando una mano a carezzargli la guancia “Oh, mio buon Renart... perché? Perché vuoi fare questo a te stesso? Eppure un po’ mi conosci e sai bene che tu meriti qualcosa di meglio. Sai come sono fatta... sai che sono inquieta, difficile... sai che non sarei mai una buona moglie, non sarei mai capace di essere la moglie che tu desideri... finirei con il farti male, Renart... finiremmo per farci del male entrambi!” Mi protesi e gli poggiai un leggero bacio sulla guancia... era il primo vero bacio che gli avessi mai dato... “Quelle come me non sono fatte per diventare mogli... lo hai detto tu stesso una volta, ricordi? Ed avevi ragione! Quelle come me hanno troppi fantasmi dentro l’anima, troppe ferite, troppo dolore con cui convivere...” All’improvviso, però un gruppo di giovani irruppe tra noi e mi interruppe. Citazione:
Doveva dare davvero un bel daffare alla Repubblica per esser così, sulla bocca di tutti... Li fissai per un momento, vagamente incuriosita... ma subito distolsi lo sguardo: avevo già troppi pensieri e troppe ombre che mi inseguivano per potermi curare anche di quel fantomatico Giglio Verde. Voltai quindi le spalle a quel gruppo di giovani e tornai a guardare Renart... “Perdonami!” mormorai, osservandolo “Perdonami, ti prego... ma non posso! E’ meglio così, credimi... è meglio per tutti!” Poi, prima che il soldato potesse avere il tempo di ribattere, mi allontanai e un attimo dopo ero già scomparsa tra la folla. |
Giunta al palazzo dei Carrinton, Altea vi trovò un soldato davanti all’ingresso.
“Lord Carrinton non è in casa, milady.” Spiegò il militare alla dama irlandese. “E’ uscito poco fa col suo cavallo. Lo fa spesso per cavalcare nella campagna silenziosa. Desiderate attenderlo qui?” Ma proprio in quel momento Altea udì un nitrito. Si voltò e vide Carrinton sul suo cavallo. Era tra alcuni alberi, abbastanza lontano dal palazzo, ma ben riconoscibile. Soprattutto agli occhi di lei. |
”E pretendi che io creda a queste tue parole?” Disse Hagus fissando Cavaliere25. “Ora diresti qualsiasi cosa pur di cavartela!”
“Forse questo giovane dice il vero, sir Hagus…” intervenne la monaca “… forse davvero è stato travolto da una situazione più grande di lui…” “Non ditemi che credete alle sue scuse, sorella?” “Dico solo che forse dobbiamo dargli la possibilità di parlare…” Hagus allora allentò la presa, sempre però tenendo fermo il polso di Cavaliere25. “E sia…” mormorò “… raccontaci tutto, ragazzo…” |
Lancelot erano giorni ormai che vagava attorno alla campagna del Belvedere.
Era stato anche nella taverna e per le strade del villaggio. Sempre in cerca di indizi e tracce di quel misterioso chierico. Ad un tratto, una mattina, fu avvicinato da due uomini. Erano abbigliati con la tipica uniforme della guardia ducale, i fedelissimi di lord Tudor. “Salute a voi, messere.” Disse uno dei due a Lancelot. “Vi abbiamo visto spesso da queste parti… siete di sicuro in cerca di qualcosa… possiamo aiutarvi?” Il tono di quel militare era tutt’altro che amichevole. |
Uniformi della Guardia Ducale. E volevano allontanarlo da lì. Quasi una conferma che quel posto era in qualche modo "caro" a Lord Tudor, e non solo, la cosa più grave è che sembravano prendere corpo le ipotesi millantate dall'uomo misterioso di una possibile partecipazione del Duca ai piani del Giglio Verde.
Vediamo fin dove sono disposti a spingersi... "Siete molto gentili a offrirmi il vostro aiuto ma, in verità, non ne ho bisogno. Le cose procedono magnificamente già da sé, la giornata è bella, il clima mite, e questa piazza mi è davvero congeniale. Qui riesco a ritemprarmi dai miei molti doveri, e nella sua quiete trovo ristoro. Mi auguro che questo non contravvenga alle vostre leggi, miei signori." |
Rimasi impietrita......il suo umore aveva il movimento delle foglie d'autunno spostate dal vento...sembravano impazzite.....avrei voluto piangere..piangere di rabbia.....vidi la brocca ricolma di vino...e la nausea mi riempi' la bocca.......".....Urlate..ditelo ad alta voce Emil che per me non siete nulla, non siete un marito, un padre un fratello....ditelo....volete che me ne vada..e perche' non me lo avete detto prima, chi vi ha tenuto dal farlo, vi ricordo buon uomo che vi ho chiesto solo un' informazione..non vi ho chiesto protezione, perche' so perfettamente prendermi cura di me stessa......sai che ti dico Emil....non meriti neanche la carezza di una prostituta...neanche quella...adesso salgo prendo la mia roba e mene vado tolgo il disturbo..puoi tenerti illetto la stanza e la tua boria di uomo vissuto....la verita' per me e' sacra...e moriro' in nome della verita'......."...Spostai ilbicchiere ricolmo di vino verso la sua parte......spostai la sedia indietro e mi alzai....una lacrima scivolo' sulla mia guancia.....non tentai neanche di fermarla.....mi voltai e salii in camera..una volta dentro.....cercai la mia borsa.......la mia borsa, ma dove diavolo era finita, non c'era eppure era li'...o Signore dove poteva essere..."...Accidenti a te Emil......accidenti a te...".....in mezzo alla stanza...adesso le miei lacrime scendevano copiose.....da dove dovevo cominciare...chi mi aveva seguita..........
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”Sono qui…” disse quella voce a Chantal “… sono sempre stato qui… non mi vedi? Ti sono sempre stato accanto… quando ricamavi, cucivi e un ago ti pungeva il polpastrello… o quando non ti andava di mangiare nel refettorio del convento… non volevi stare con gli altri bambini, ricordi? Io ero la tua sola compagnia…”
Chantal sentì i passi della sentinella che andava avanti e indietro tra le celle. “Io solo posso aiutarti adesso…” continuò quella voce “… e tu lo sai…” |
hanno portato quella donna nelle prigioni ma non so il motivo o cosa abbia fatto e sta sera dovrà concedersi al governatore mi a chiesto di aiutarla venendo qui e trovando la persona a cui chiedere risposte ma non so come salvarla dissi vi chiedo aiuto datemi una mano per favore e rimasi ad aspettare
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Emile restò al tavolo a bere.
Sorseggiava quel vino rosso mentre le parole di Elisabeth ancora echeggiavano nella sua testa. Fissò poi le scale ed un impeto si impossessò di lui. Corse allora al piano di sopra, nella loro stanza. “Se tu fossi una prostituta” entrando nella stanza “tutto sarebbe più semplice… potrei pagarti e non avere alcun debito con te. Non dovrei rivelarti il mio vero nome, il mio passato e farei l’amore con te senza neanche guardarti negli occhi…” In quel momento il locandiere si presentò sulla porta., “Cosa accade qui?” Chiese. “Vi ho visto correre su di corsa… e poi alzare la voce… va tutto bene?” |
Renart si morse la lingua ed una smorfia di rabbia attraversò il suo volto.
“Stupida ragazza!” Disse fra sé. “Se non sarai mia, sappi che non sarai di nessun altro!” Allora tentò di seguirla, ma Talia si era già confusa fra la folla. Il soldato cercò, ma lei sembrava svanita, quasi assorbita da quei volti tutti uguali. “Talia, dov’eri finita?” Avvicinandosi ad una ragazza dai capelli chiari che gli passò accanto. “Cosa vuoi?” Voltandosi questa. “Fila via e non importunarmi!” “Scusatemi, mademoiselle…” fece lui. Non era lei. Renart cercò ancora. Altre ragazze dai capelli chiari e con la sua corporatura attraversarono quella folla, ma nessuna era Talia. Alla fine, stanco, Renart si appoggiò ad una delle colonne della piazza e tirò un pugno per la rabbia sulla dura pietra. Le strade di Ostyen. Dove portavano? Ognuno trovava qualcosa alla fine di quelle. I Ginestrini, percorrendole, erano arrivati in alto. Il Clero e l’aristocrazia, invece, avevano trovato la rovina alla fine di quelle strade. E Talia ora le attraversava. “De Jeon…” udì all’improvviso. Si voltò. Erano due soldati della Guardia Repubblicana. “Si, la decisione è sta presa direttamente da lui.” Continuò il soldato. “La parata avverrà fra tre giorni e a quanto pare lui terrà un discorso davanti al popolo.” |
Una guardia mi fermò davanti alla dimora del milord, ero un pò spazientita, ero la futura moglie del suo padrone ed egli mi impediva di entrare?
Sentii un nitrito, anche se la notte era avvolta da una leggera nebbia riconobbi la sagoma del bel milord. "Vi ringrazio" mi rivolsi alla guardia e mi congedai. Tra alcuni alberi vi era Lord Carrinton che solitario cavalcava pensieroso, scesi da cavallo, e presi le briglie di Darkmoon, il quale come sempre, fido amico, capiva al volo i miei pensieri, cercava di non destare rumore coi suoi zoccoli. Lo legai, e mi sedetti su un tronco di albero, guardando il milord che non si era accorto della mia presenza. "E' cosi che lo vidi la prima volta" pensai "seduta sul tronco di un albero, presa da una interessante lettura ed egli cavalcava felice con una bella dama." Rimasi silenziosa, fissandolo nascosta. Qualcosa forse turbava i suoi pensieri? |
Le due guardie, a quelle parole di Lancelot, si scambiarono rapide occhiate.
“Beh, messere, da queste parti amiamo molto la calma e siamo sempre attenti a chi giunge a farci visita.” Disse una di loro. “Però abbiamo delle leggi che tutti devono rispettare… le terre tra il Belvedere ed il villaggio sono sotto il controllo di sua signoria il duca e chiunque le attraversi deve consegnare le armi.” “E quella spada che pende dal vostro cinturone, messere, contraddice a quelle leggi.” Intervenne l’altra guardia. “Dunque, vi chiediamo di consegnarci la vostra spada, messere.” |
Lord Carrinton restò in silenzio tra quegli alberi, contemplando chissà quali pensieri.
Poi si destò all’improvviso, come se avesse avvertito la presenza di Altea. Allora un sorriso illuminò il suo bel volto. Spronò il cavallo e raggiunse la ragazza. “Marte si avvicinò a Venere…” sussurrò “… la mirò, contemplandone l’aurea bellezza… mormorando poi… in terra e nei cieli non vi è nulla di così perfetto...” scese da cavallo e baciò con passione la dama irlandese. L’imbrunire si calava con dolcezza sulla verdeggiante campagna, in attesa di abbandonarsi all’incanto del crepuscolo. “Esprimi un desiderio, amor mio…” fissandola Carrinton “… ed io lo realizzerò per te… foss’anche più grande del mondo intero…” |
Lord Carrinton si accorse della mia presenza, quasi me ne pentii, poichè volevo spiarlo nella silenziosità per carpire i segreti della sua mente.
La notte rendeva il milord ancora più affascinante nella sua tenebrosità. "Davvero posso esprimere un desiderio? Ma per ora, non per l'eternità". Mi feci seria "Sono scappata dalla casa di Lady Kate, lo so..lo so, sono incorreggibile ma non volevo farmi fare il ritratto che volevate. Il motivo? Mi ero appena destata nel sonno quando, non so se fosse suggestione, ma udii quelle voci che mi tormentavano l'animo a Carrinton Hall. Quel quadro, racchiude misteri. Vi prego portatemi laggiù, voglio vedere quella stanza e che mi parliate di cosa successe alla vostra...moglie.So vi costa fatica, ma fatelo per me". |
Osservo le due Guardie, per un attimo valuto l'opportunità di rispondere positivamente alla loro richiesta. Poi ripenso al mio ruolo, al dovere di proteggere la vita di Lord Missan contro ogni nemico palese o nascosto, e la mia linea di condotta cambia drasticamente. Se consegnassi la spada, mi esporrei a pericoli che non potrei fronteggiare, e, a differenza di queste guardie, il Giglio Verde mi conosce sin troppo bene.
Se d'altro canto non la consegnassi, questi bravi soldati andrebbero sicuramente a riferirlo al loro Lord, nella migliore delle ipotesi; nella peggiore, si potrebbe addivenire a uno scontro. Devo cercare di evitare entrambe queste cose. Rivelarmi, ma senza destare troppi sospetti... Devono credere che sia il mio orgoglio di cavaliere a dettare la mia ritrosia. "Gentili soldati, la vostra è una richiesta cui non mi è possibile ottemperare, a meno di mancare al compito per cui sono giunto a Camelot. Io sono il capitano Lancelot, comandante della guardia di Lord Missan di Magnus. Cavaliere consacrato, e possessore del diritto di amministrare giustizia sulle mie terre. Vi sembra accettabile da parte mia essere trattato come un guitto qualsiasi? Lord Tudor in persona mi ha dato pegno della sua fiducia e amicizia, ospitando me e il mio signore nella sua ridente città, la mia parola d'onore di Cavaliere che non avrete fastidi sarà tutto ciò di cui avrete bisogno per considerare svolto egregiamente il vostro lavoro. Ed ora, vi prego, lasciate che mi disseti un poco." Così dicendo, riprendo in mano la mia birra e comincio a sorseggiarla, celando il crescente fastidio. |
In mezzo alla stanza il viso bagnato dalle lacrime rosso dalla disperazione.......i pugni serrati dalla rabbia....e lui che mi urlava che preferiva io fossi una prostituta......per poter far l'amore con me pagandomi.....il denaro era alla base di ogni buon dovere...io ti pago e tu stai zitta....non sai chi sono e a te sta bene......una qualsiasi merce di scambio tutto molto piu' semplice...le cose invece si stavano complicando ....certo il caro buon Emil si stava complicando la vita.....La verita'.....dove non c'e' impegno che importa conoscere la verita'..........L'oste fece il suo ingresso..nel bel mezzo della scena madre......e sapevo nella mia immensa ignoranza che se avessi continuato a piangere ed a urlare avrei dato adito a fare domande imbarazzanti e dare motivo di sospetto....." Nulla credetemi nulla.........sono in attesa e le mie voglie fanno infuriare il mio sposo..........le reputa capricci......e forse ha ragione lui..mi rendo conto che e' tutto passato..."...mi toccai dolcemente il ventre con l'espressione piu' ingentilita che potevo......lo udii dire qualcosa sulle donne e ando' via........"....Emil credetemi, pensavo di voi cose diverse, ho sempre temuto l'uomo nel suo essere....mi ero affidata a voi....per la prima volta mi ero sentita diversa..avevo provato qualcosa che non ho saputo spiegare neanche a me stessa.......e voi cosa avete fatto........avete spezzato quel sottile filo di fiducia che mi legava a voi...........i sentimenti esistono Emil...esistono.....la verita' esiste.....e comunque.....devi sapere che la mia borsa con il libro e' sparita....nessuno sa' della mia esistenza, nessuno mi conosce eppure il libro e' svanito......quel libro Emil....e' di un potere straordinario....puo' essere la mia vita o la mia condanna a morte......ora...avete un vero motivo per cui dovete lasciarmi andare....."...
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avrei voluto usare un incantesimo e scappare ma non potevo.. Ero troppo stanco.. Il ragazzo dai capelli rossi sembrava l'unico ad avere compassione i me.. Dopo parecchie ore il carro si arrestò.. "E adesso che mi succederà?" pensai spaventato..
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Fuggire da Renart fu facile, fu facile in mezzo a quella confusione mischiarsi alla folla e svanire...
Camminai a lungo senza neanche guardare dove andavo, e forse neanche mi importava... per quanto mi seccasse ammetterlo, ero triste. Ero triste perché sapevo che Renart non avrebbe capito la mia scelta, sapevo che si sarebbe arrabbiato e che probabilmente avrebbe dato in escandescenze... non mi preoccupavo per me, non mi importava cosa avrebbe detto a me, ma speravo solo non facesse qualche sciocchezza, o stavolta Essien non gliel’avrebbe mai perdonata! Continuai a camminare a lungo, immersa in questi e mille altri pensieri... senza la pur minima voglia di tornare al carrozzone perché là ci sarebbe stato Renart e ci sarebbero stati tutti gli altri, e a me non andava di parlare, di spiegare, di giustificarmi... Poi d’un tratto, come una secchiata di acqua gelida sulla schiena, colsi quel nome e quello stralcio di conversazione... Citazione:
Quel nome, udito così per caso, quasi a tradimento, senza che fossi preparata... Un brivido mi percorse tutta la schiena... Infine, tuttavia, una parte della mia testa riuscì a recuperare un minimo di autocontrollo... Mi accostai, quindi, alle due Guardie e sfoderai l’aria più candida e ingenua che possedevo... “Perdonatemi...” dissi “Ho udito per caso ciò che dicevate e... dite che il repubblicano De Jeon terrà un discorso? Il repubblicano Philip De Jeon? Sapete... ho udito ogni sorta di meraviglie su di lui e mi piacerebbe tanto poter andare ad ascoltare ciò che avrà da dire... potreste dirmi dove si terrà la parata di cui parlate e, soprattutto, dove si trova il luogo dal quale lui parlerà?” |
Con le sue accorate parole era riuscito a conquistare la simpatia e il favore dell'autorevole ginestrino e con esse la possibilità di sfruttare al meglio il tempo che gli veniva concesso per compiere la sua delicata missione. Poco o molto fosse risultato quel tempo non importava,l'importante era trovare le parole giuste e puntare sui temi che più potevano fornirgli risposte utili alla sua ricerca.
Raggiunto lo studio che il padrone del palazzo aveva destinato al suo celebre o celeberrimo, che dir si voglia, ospite, invitato da questo a prender parola, mentre si guardava intorno come meravigliato da tanta magnificenza esordì: " Esimio signor Ambasciatore,sono tante le domande che mi piacerebbe porle,ma cercherò di essere il più breve possibile per non tediarvi troppo nè tantomeno rubarvi troppo del vostro tempo,davvero prezioso per le sorti del popolo che reggete. Innanzitutto che rapporto c'è fra voi e la plebe ? Cioè questa vi segue con vivace partecipazione o tende a essere distaccata, indifferente o mostra più di qualche difficoltà di comprensione e abbisogna di essere spronata, essendo stata tenuta troppo a lungo nel torpore di una remissiva schiavitù ? E cosa fate nel quotidiano per assicurarvene il favore e la fedeltà? Poi, per popolo,intendete tutto il popolo di Magnus, senza distinzioni di ceto,di ricchezza, di opinioni politiche, proprio come nell'antica Roma repubblicana per Stato s'intendeva l' imprescindibile unione della plebe e dei patres riuniti nell'atavica istituzione del Senato? Oppure avete inteso diversamente il concetto di popolo da quello classico, rivolgendo il vostro favore verso una sola parte di esso, escludendone un'altra? In tal caso,cosa pensate sia meglio fare della parte esclusa dal concetto di popolo? La pietà religiosa è compatibile con le classiche istituzioni repubblicane? Per l'antica Roma sì, per voi? Se sì, perchè giungono invece voci che non consentite nessuna fede religiosa,nessun culto? Temete che i vari religiosi potrebbero complottare contro di voi, contro la Repubblica, per ristabilire la diarchia trono altare? Non c'è il rischio,che,dando la caccia a tutti i religiosi,indiscriminatamente,vi alieniate il favore di alcuni abitanti di Magnus,compresi quelli più poveri? Che colpa imputare contro la Giustizia -parola pronunciata da Rodolfo con particolare enfasi e sollevando il palmo della destra a indicarne la maestà - a chi,di quei religiosi, si è comportato con benevolenza verso i più deboli, i più poveri e i più indifesi, con onestà verso i cittadini tutti ? Sempre che a Magnus non ci siano e non ci siano mai stati religiosi di questo genere. Anche Arnaldo da Brescia,uno dei martiri della causa repubblicana,era,mi tocca ammettere per amor del vero, per quanto mi sia indigesto, un religioso. Un religioso che predicava,tra l'altro, il recupero delle virtù di povertà e carità della chiesa primigenia, in contrapposizione alla corruzione e alle mollezze della curia romana. In caso di una crociata indetta contro la Repubblica dal papa, potreste contare di appoggi esterni? Purtroppo Cola di Rienzo a Roma non poteva contare che sul suo popolo, voi avete provveduto a garantirvi alleati al di fuori di Magnus? Se non l'avete ancora fatto,mi raccomando fatelo al più presto,per non rimpiangerlo un domani,qualora,sciaguratamente, vi ritrovaste i principi, soliti ad arruffianarsi le benemerenze del papa, ad assediare la vostra bellissima terra! E,in particolare, mi raccomando, dato che l'Inghilterra dispone di molte risorse, cercate appoggi anche qui, sempre che non ci abbiate ancora pensato. A proposito del padrone di questo palazzo siete già sicuro di potervi fidare? Ne avete già conquistato un sincero sostegno alla causa?" Poste queste domande, attese fiducioso risposte,sorridendo al suo interlocutore. |
"Padre", mi inchinai e lo salutai rispettosamente, "Siete il benvenuto... Mary, fate portare qualcosa di caldo... sicuramente gioverà trovare conforto da una notte così fredda." Mi rivolsi nuovamente al chierico. "Sono lieta di incontrarvi, ma cosa vi conduce lontano dalla vostra chiesa in una notte come questa?"
Rivolsi uno sguardo nervoso a Tyler. Non comprendevo. |
Un' improvvisa aura di gioia e calore mi avvolse il cuore...."ne sareì onorato Signore,spero che la mia presenza non intralci le vostre faccende". Inoltre, la possibilità di poter guadagnare qualche moneta in più e il grande onore di poter servire un maestro d'arme in modo da poter imparare nuove tecniche o arti fanno sempre bene all'intelletto umano. Chissà, forse costui potrà anche aiutarmi nella mia ricerca sui Longiniu. Attesi istruzioni.
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Tyler fissava quel chierico.
Lo fissava con un’espressione enigmatica ed inquieta. Poi, ad un tratto, i suoi occhi chiari incontrarono quelli del giovane servitore dei Du Blois. Per un istante restarono sovrapposti gli uni sugli altri. Poi Tyler abbassò lo sguardo. “Ogni notte è particolare, milady…” disse il chierico tornando a fissare Melisendra “… suor Beatrice mi ha detto della vostra visita in chiesa e di come chiedeste di me… se Nostro Signore si è degnato di raggiungere i peccatori e i pagani fino nelle loro case, beh, non vedo perché io non debba fare altrettanto con voi, che di certo non siete paragonabile a quei miscredenti.” Accennò un lieve sorriso. “Ebbe, milady, ditemi… in cosa posso aiutarvi?” |
A quelle parole di Altea, lord Carrinton ebbe un sussulto.
I suoi occhi neri e lucenti furono attraversati da un’ombra di inquietudine. “Mi chiedi di parlarti del mio passato…” disse fissando il cielo che cominciava ad illuminarsi di stelle “… un passato fatto di sofferenza, malvagità, rancore…” si passò la mano tra i lunghi capelli “… non volevo renderti partecipe di quel dolore, di quell’infamia…” sospirò, cercando quasi consolazione nel silenzio che l’avvolgeva “… ma se vuoi… ti mostrerò ciò che chiedi…” La prese con sé, facendola salire in sella davanti a lui. Cavalcarono allora verso Carrinton Hall. Attraversarono la campagna fino a quando apparve la sagoma del palazzo. Al nitrito del suo cavallo subito il cancello d’ingresso venne aperto. Carrinton condusse così Altea dentro il palazzo, salendo al piano superiore fino a raggiungere la porta di quella misteriosa stanza. Ma i due trovarono la vecchia Angry proprio davanti alla porta. “Salute a voi, milord.” Disse al suo padrone, senza però degnare di uno sguardo Altea. “Come mai non avete annunciato il vostro arrivo a Carrinton Hall?” |
Le due guardie fissarono Lancelot.
Il cavaliere di Magnus beveva la sua birra senza, almeno apparentemente, tradire emozioni. “Bevete la vostra birra e poi andatevene.” Disse con disprezzo uno dei due militari. “Già…” mormorò il suo compagno “… sua signoria, per dovere e per cortesia, ha concesso ospitalità a voi e al vostro padrone… ma fossi in voi non tirerei troppo la corda… la gente di Magnus non è molto amata da queste parti e non mi stupirei se… vi accadesse qualcosa… qui non c’è posto per chi sputa sui valori dell’aristocrazia e manda i chierici al macello!” Aggiunse con tono risentito. “Vi abbiamo dato un consiglio, messere…” fece l’altro che aveva parlato per primo “… vi conviene seguirlo!” |
Missan ascoltò con attenzione ogni parola di Rodolfo.
Fissò allora il cavaliere in incognito, mostrando un sorriso compiaciuto. “La repubblica” disse “è la più alta forma di governo. Essa è l’unica a non cadere nei mali che attanagliano le altre forme di potere. Voi, amico mio, sembrate ben conoscere gli antichi valori sui quali il popolo di Roma fondò la sua grandezza. Allora non vi saranno ignote le parole di Polibio, il quale spiegò meglio di chiunque altro i motivi che resero Roma padrona del mondo.” Un servitore entrò e servì loro del liquore aromatico. “Prego, bevete pure.” Fece Missan al suo ospito. “Come dicevo…” dopo aver sorseggiato un po’ di quel liquore “… la monarchia è destinata a divenire tirannide, mentre l’aristocrazia a degenerare nell’oligarchia… la repubblica invece sfugge a tutto ciò… in essa trovano equilibrio tutte le forze politiche e sociali… proprio come nell’antica Roma… i consoli rappresentavano il potere monarchico, il senato quello aristocratico e i tribuni della plebe, infine, incarnavano quello popolare e democratico… e, come ben sapete, Roma fondò il suo impero ben prima dell’avvento del principato… etruschi, sanniti, magno greci e poi Cartagine e i regni ellenistici d’Oriente caddero ben prima sotto il dominio romano.” Rise compiaciuto. “Cesare asservì la Gallia quando era triunviro e Ottaviano rese l’Egitto provincia poco prima di prendere il potere nelle sue mani. Gli imperatori, tolto il governo di Traiano, si limitarono a controllare le immense conquiste del passato. Come vedete, amico mio, la repubblica è davvero il governo ideale. Quanto al potere, esso a Magnus appartiene al popolo. Infatti, noi Ginestrini veniamo da popolo e ne siamo la sua più alta espressione.” Si alzò e cominciò a camminare nella stanza. “La religiosità… essa è la vera cattività in cui versa l’uomo… essa è nemica della Regione e della libertà… e fino a quando esisterà un solo stato religioso a questo mondo, allora nessun uomo potrà dirsi libero da questa minaccia. Quanto ad un’eventuale crociata contro Magnus, beh, mentirei se vi dicessi di non temere quest’eventualità… il papato ci odia perché rappresentiamo l’antidoto al suo veleno e sappiamo che è nei piani di Roma proclamare una crociata contro di Magnus… ma il nostro popolo si batterà contro tutto e tutti. L’uomo è nato libero e non vi è alcun dio che possa negare questa verità!” Tornò a sedersi. “Alleati qui in Inghilterra? Qui ci odiano…” lo fissò poi con uno sguardo enigmatico “… avete accennato ad un padrone per questa casa… chi vi ha rivelato questa cosa?" http://s11.allstarpics.net/images/or...jxtsu2i5x8.jpg |
Emile restò turbato da quelle parole di Elisabeth.
“Hanno rubato il vostro libro?” Fissandola. Si voltò allora di scatto e chiamò il locandiere. Spiegò così l’accaduto a quell’uomo e s’infuriò davanti al suo stupore. “Se il libro di mia moglie non salterà fuori” gridò “allora voi ne pagherete le conseguenze!” “Non alteratevi, monsieur…” balbettò il locandiere “… vi assicuro che qui siamo gente onesta…” “Al diavolo!” Inveì Emile. Cacciò il locandiere fuori e chiuse la porta a chiave. “Siete certa di aver cercato ovunque qui?” Rivolgendosi ad Elisabeth. “Cercate ancora… io proverò al piano di sotto e magari intorno alla locanda… voi aspettate qui il mio ritorno. E stavolta cercate di restarci in questa stanza.” Ed andò a cercare la borsa di Elisabeth. Rimasta sola, la donna si accorse che Emile aveva lasciato sul letto il Libro dei Salmi che gli aveva consegnato il suo amico. E dalle pagine di quel libro usciva una parte del biglietto che era stato nascosto in esse. |
Hagus allentò ancora di più la presa con cui teneva bloccato Cavaliere25.
“Allora sei disposto a tradire il tuo padrone?” Chiese fissandolo. “Come mai questa decisione? Devo crederti davvero? O stai solo cercando di salvarti la vita?” |
Il carro degli zingari si fermò di colpo.
Daniel era bloccato al suo interno, prigioniero di quegli uomini. “Tra un po’ il nostro capo si farà vedere…” disse lo zingaro che sembrava essere la guida del gruppo “… e sarà lui a decidere riguardo alla tua sorte.” Daniel sentiva il rumore del mare provenire da fuori. Dopo qualche istante alcuni di quegli zingari scesero dal carro. “Stai tranquillo…” fece il ragazzo dai capelli rossi a Daniel “… il capo è un uomo straordinario. Non credo esista qualcuno più giusto di lui. Sei in buone mani. Qual è il tuo nome?” Domandò al giovane scudiero. |
Fountaine de Acernou fissò compiaciuto Parsifal.
“Avevo visto giusto!” Esclamò. “Sei un ragazzo sveglio, in gamba!” I suoi due compagni dietro di lui annuirono a quelle parole. “Sappi però che sarà un duro e lungo apprendistato.” Continuò Fountaine. “Dovrai essere scaltro e rapido ad apprendere ogni cosa io potrò insegnarti. La vita di un cacciatore di taglie e tutt’altro che semplice. Si rischia la vita ogni giorno e anche quando si dorme bisogna tenere almeno un occhio aperto. Per i primi tempi non percepirai guadagno, visto che ti prenderò al mio servizio come apprendista. Un giorno poi, se saprai meritartelo, riceverai una paga. Ti è tutto chiaro?” |
Le due guardie si voltarono a quelle parole di Talia.
“La parata partirà dalle mura vecchie di Ostyen, dove si tennero i primi combattimenti della rivoluzione, per attraversare la città e terminare poi alla Place des Martyrs.” Spiegò una di quelle. “E il repubblicano De Jeon parlerà al popolo proprio dal centro della piazza.” La Meiria. Scorreva calma e malinconica, mentre il Sole morente sembrava sciogliersi in mille e più riflessi purpurei sulle sue acque. In essa si specchiava il profilo delle case, che dal colle Degli Albani, dove era posta la parte più antica di Ostyen, scendevano fino a perdersi nel caos della città nuova. Il fiume tagliava letteralmente in due la città ed il suo corso secolare pareva scorrere via, quasi indifferente, agli umori, ai sogni e alle illusioni di quella gente. “La parata ed il discorso si terranno domani.” Aggiunse la guardia. “E credo proprio che accorrerà tutta la città.” |
No dissi io sono una persona buona non potrei mai fare del male a qualcuno dissi sto parlando seriamente quella donna mi sta a cuore anche se non la conosco di persona ma c'è qualcosa in lei che mi lega e aspttai
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Notai che la mia richiesta aveva reso inquieto il milord, notavo la sua cavalcatura veloce e nervosa e uno strano silenzio era calato tra noi, ma non avrei mai potuto sposare un uomo senza conoscerne il passato e i suoi misteri.
Arrivati a Carrinton Hall un brivido freddo pervase la mia schiena, salimmo la scala sempre in dignitoso silenzio, e rispettavo quel silenzio perchè erano segno di inquietudine da parte di Lord Carrinton. Arrivammo davanti a quella porta, nella dimora si respirava ancora l'aria tetra e d'improvviso si presentò davanti a quella stanza misteriosa Angry, con il suo solito viso severo. Udii le sue parole e non riuscii a trattenermi "Come osate rivolgervi cosi a Lord Carrinton? Egli è il padrone della dimora e non deve certo avvertirvi di quando vuole recarsi qui.Ora gentilmente lasciateci soli." La fissai con aria di sfida. |
Chinando cortesemente il capo saluto le Guardie, accompagnando con un sorriso il mio parlare...
"Sua Signoria sarà felice di conoscere queste vostre parole, non temete, saranno riferite con dovizia di contenuti e toni usati." Come 'suggeritomi' dagli armigeri, sorseggio la mia birra prendendomi ben più del tempo necessario ma, trascorsa mezza clessidra, decido di dipartirmi dal Belvedere. In fondo che occhi indiscreti non siano graditi in quel posto è cosa chiara, riferirò a Lord Missan ciò che ho appreso, lui saprà meglio di me come meglio muoversi. Ciò pensando, dirigo nuovamente verso gli appartamenti del mio Signore. |
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