![]() |
Presi un dolce e iniziai a mangiare..lo stesso rituale del giorno prima, quanto mangiava questo uomo?
"Si..una notte tranquilla, milord..anche se ogni tanto mi destavo per il suono dell'organo" e finsi indifferenza... quando egli mi chiese della rosa. "La rosa? E' sul mio comodino milord, non immaginavo dovessi portarla sempre addosso, una rosa solitamente appassisce non pensate? O la vostra è una rosa particolare..magica..." mi alzai posando le posate "Non preoccupatevi, ora vado a prenderla...non sono scappata dal maniero se sono qui". Ritornai in camera...e poi una luce improvvisa. Il tintinnio dei monili e campanelli la leggiadria del suo passo tra la seta e l'organza azzura e alzatasi il velo vidi gli occhi smeraldini spiccare tra l'ebano della pelle "Siete voi...la sacerdotessa" e sorrisi. "E così..hai donato la collana..quindi stai scordando il Passato". "Ditemi cosa devo fare...avevate detto sareste apparsa in sogno al mio futuro amato, eppure egli non mi riconosceva". "Però hai dimenticato ciò che ti ha fatto male in passato e ti ha bloccata" e dal comodino prese la rosa e si avvicinò a me. "Non temere" disse posandomi la rosa sul capo "stai agendo nel giusto". "E riuscirò a liberarlo?" chiesi con trepidazione. "Elvet?" disse lei sorridendo "non lo conosci nemmeno..non sai chi sia..il Tempo..il Tempo darà le sue ragioni". Improvvisamente dalle sue mani comparve una collana uguale a quella data a Elvet..non cambiava in nulla e Lei me la agganciò al collo. "Elvet ha ancora la tua collana, questa è una altra uguale per te..perchè tu possa ricordare di cercare sempre..quel Fiore". Scomparve nel nulla come arrivò. Mi destai e misi la mia mano istintivamente sul capo, la rosa si trovava proprio li ed era intatta e al collo portavo di nuovo la collana. Ritornai nel salone dove si stava consumando la colazione e mi versai del the con indifferenza ma sapevo benissimo lui stesse guardando la rosa..."Milord, scusate quante Lune mancano al primo Venerdì del mese? Ovviamente come sto mantenendo io la promessa anche voi dovrete mantenerla e darmi poi la libertà". |
“Non temete...” disse il padrone del castello ad Altea “... io rispetto sempre le mie promesse... nel bene e nel male...” si alzò allora e raggiunse il posto dove sedeva la donna.
Cominciò così a fissare la rosa. Poi la prese. “Gli antichi” mormorò “credevano che i fiori possedessero poteri particolari... dunque a parer loro tutti i fiori sono magici... in particolare si pensava che sapessero trarre vigore dalle anime dei giusti e di contro, patire la vicinanza di quelle dei malvagi...” mostrò la rosa ad Altea. L'avventuriera allora si accorse che quel fiore stava cominciando ad appassire velocemente. “Sapete perchè?” Chiese alla donna. “Perchè l'avete toccata voi per portarla qui... e voi stanotte siete stata vicino ad un'anima malvagia... dunque siete voi che non mantenete la parola data...” |
Flees condusse così Eilonwy all'interno del castello.
“Questa è la vostra stanza...” disse poi aprendo una porta e mostrando alla ragazza quella camera. Non era molto grande e neanche troppo sfarzosa, ma appariva comoda ed accogliente. “C'è anche un tinello in cui potervi lavare...” aggiunse il giovane “... naturalmente se vi occorre una mano non avete che da chiederlo...” e rise con tono irriverente “... sistematevi pure... io vi attenderò in giardino... a dopo, damigella...” e andò via. |
Lo vidi alzarsi e avvicinarsi a me..guardava la rosa attentamente e poi..egli sentenziò la sua profezia..rimasi ben ferma e salda.."Milord...io sono stata anche vicino a voi, a milady Geroa, ai servitori..quindi...come potete affermare ciò?E con tale sicurezza?" lo guardai anche se si celava sotto il cappuccio..."I giusti non hanno paura del Male e si fanno pure vedere alla Luce del Sole, non hanno bisogno di celarsi".
|
Clio e Kastor erano ormai quasi riusciti a portare in salvo la donna e la sua bambina.
Si trovavano ad attraversare ciò che restava dell'ingresso di quella casa, in gran parte assalito dal fuoco. Davanti a loro si vedeva l'uscita, con la luce del Sole e l'aria pulita. Ma proprio in quel momento la bambina in braccio a Clio cominciò a ridere forte. La sua voce era mutata. Era quella di una donna adulta. Mostrò allora il suo volto al Capitano della Guardia Reale, spingendola a terra. Kastor, nel frattempo, vedendo quella scena si bloccò di colpo. Ma in un attimo il corpo della donna che portava in braccio mutò in un grosso tizzone ardente, che in un momento lo avvolse in una grande fiamma, per poi farlo bruciare vivo lentamente tra le sue urla disperate. “Sciocca ragazza...” disse la misteriosa donna a Clio “... chi credi di essere? Sei solo una stolta... e pagherai per la tua insolenza...” ridendo forte, per poi svanire nel fumo. In quello stesso istante alcuni uomini armati apparvero sulla soglia della casa. Clio li riconobbe subito: erano i mercenari di Gufo Scarlatto. “Guardate chi c'è, ragazzi...” fece uno di quelli nel vedere la ragazza a terra ed indifesa “... il nostro bel capitano... cosa ne dite di divertirci un po' con lei?” “Si, non è niente male...” ridendo un altro di quelli. E la circondarono, cominciando ad emettere versi osceni e a fare gesti volgari verso di lei. |
“Voi mentite.” Disse il padrone del castello ad Altea. “Avete visto quell'uomo. E questa rosa vi ha tradito.” Il suo tono era freddo. “Vi avevo messa in guardia dal non girare per il castello. Voi invece, forse attirata dalla musica, avete disobbedito ed incontrato quel maledetto. Confessate o vi terrò prigioniera in questo castello fino alla fine dei vostri giorni.”
|
"Scusate milord..prima di tutto rivolgetevi a me con altro tono...e poi io ho dormito..non capisco poi..perchè nessuno potrebbe vedere quell' uomo disturbatore della notte?Ditemi il motivo..." rimasi imperturbabile.
|
"Grazie" dissi con tono incolore e cortese e mostrandogli un sorriso di circostanza.
Quando se ne andò, mi chiusi la porta alle spalle. Guardai la stanza. Era molto cupa e semplice, ma molto accogliente. All' interno c' era un letto a baldacchino con coperte di cotone, un tinello con una vasca da bagno, una scrivania con uno specchio, dei cosmetici da donna, un caminetto e un manichino. Il manichino metteva in bella mostra un vestito di velluto blu con le maniche dello stesso colore, velate, lunghe e svasate. Mi tolsi di dosso il mantello di Flees. Nel camino ardeva sopra la brace un pentolone nero. Lo aprì e vidi che aveva al suo interno dell' acqua bollente. Facendo attenzione, versai l' acqua nella vasca e ci aggiunsi dei sali profumati alla mirra e alla menta piperita, i quali si trovavano sull' architrave del camino. Mi immersi, dalla testa ai piedi, nella vasca e mi lavai e districai i capelli con un pettine d' osso. Mentre mi pettinavo, i miei occhi si posarono su tre cicatrici. Me le ero fatte in varie battaglie ed erano le medaglie del mio valore in guerra. Quella sul ventre me l' aveva procurata Slathnir in persona. Cosa avrei dato per infilzarlo con la mia Spada di Fuoco Fatuo! http://i62.tinypic.com/jr6x6x.png Dopo essermi asciugata e raccolto i capelli in una semplice crocchia, abbellita con dei piccoli fiorellini azzurri, indossai l' abito blu. Mi accorsi che ai piedi del manichino c'erano delle scarpe blu di camoscio senza tacco . Le calzai e notai che erano proprio della misura giusta. Certo che non si può dire che trattino male i loro ospiti! Decisi di truccarmi. Era da circa otto mesi che non mi imbellettavo a causa delle battaglie per difendere la mia patria. Mi ricordai che le cose che mi mettevano di buon umore erano: scherma, tiro con l' arco, nuotare, pattinare sul ghiaccio, leggere e, naturalmente come ogni donna, truccarmi. Mi sedetti davanti allo specchio e mi passai sul volto un po' di cipria di riso. Presi, poi, una boccetta che conteneva un unguento per labbra, il quale era stato fatto mescolando succo di ciliegia, succo di melograno, succo di fragola, argilla rossa e olio d' oliva. Spalmai l' unguento sulla bocca e un po' sugli zigomi. Per rendere gli occhi magnetici, piu' grandi ed intensi, misi sulle palpebre del Kohl in polvere. Mi spruzzai del profumo alla rosa e alla vaniglia. Mi sentivo decisamente meglio! Era proprio vero che lo star bene fisicamente rendeva la mente piu' lucida e l' anima piu' serena. Uscì fuori dalla mia stanza e raggiunsi in giardino il presuntuoso ed arrogante Flees. Sembrava intento a guardare le rose rosso porpora del giardino. http://i57.tinypic.com/2cwr5ow.png |
Il Villano fu una persona gentilissima e per nessuna delle nostre domande sembro' rimanere sorpreso.......Quelli sorpresi fummo invece Daizer e io........il colmo.....neanche il rintocco delle campane, impossibile......noi lo sentivamo perfettamente, e poi l'unico superstite un chierico in una chiesetta fuori le mura........salutammo il Villano e percorremmo la strada da lui indicata......" Daizer io non capisco......le campane....le sentiamo...l'oste lo abbiamo visto...e poi il resto.....magari solo io nei sogni...ma era il proseguimento del dopo messa.....e la messa l'abbiamo vissuta tutti.....non so se dirti che tutto questo e' affascinante o spaventoso......"...proseguimmo sino a quando una minuscola chiesetta si piazzò dinanzi ai nostri occhi......." E ora ?....chi troveremo all'interno ?......il prete che ha officiato la messa in queste sere al villaggio ?......o avrà la faccia del Borgomastro dei miei sogni...".....fui la prima ad avvicinarmi al portone...era socchiuso...e un prete di spalle....guardava il quadro della Vergine Maria......." Padre ?......"......Daizer era alle mie spalle e le sue mani poggiavono sui miei fianchi.......
|
"Kastor! Kastor!" Urlai. Ma le fiamme lo avvolsero senza che potessi fare nulla.
Non aveva senso, nulla di tutto quello aveva senso. Dovevo rialzarmi, dovevo farlo. Ma poi udii quelle voci, e non lo feci. Un sorriso perfido mi attraversò il viso, facendomi dimenticare lo strano fenomeno della bambina. Aspettavo quel momento dalla prima volta che quei mercenari avevano messo piede in città. Era meglio che mi credessero indifesa, molto meglio. Infondo, sottovalutarmi era stato il loro più grande errore. Mi circondarono, ma io non sentivo i loro versi osceni, tanto erano sempre gli stessi, intenta com'ero a studiare la loro posizione, a pianificare le mosse. Poteva sembrare che fossi sdraiata, ma avevo i piedi e le mani puntate, pronte a scattare. Il tempo di un respiro, e partii. Con la rapidità ormai acquisita, afferrai la gamba di uno di loro, facendo leva, lo feci cadere a terra, per poi portarmi immediatamente dietro la sua testa, e posare il mio peso sul suo collo, non aveva scampo. Benedetto pancrazio! Non sarei mai stata grata abbastanza al mio maestro per avermi insegnato a lottare in quel modo. Mi impossessai della sua arma. E la festa ebbe inizio. In una situazione del genere non ero altro che una macchina da guerra, la cavalleria, gli ideali, l'onore, erano ricordi sbiaditi. Ero una tigre in pericolo, più pericolosa che mai. Un colpo, un altro, un calcio preciso. Miravo alla gola, agli occhi. Colpivo per uccidere, al massimo mutilare. Rapida ma forte, e implacabile. Nessuna pietà, uomini che assalgono in gruppo una donna non la meritano. I vestiti mi si appiccicavano addosso, sentivo del sangue ma non sapevo se fosse mio o no. Schivavo, colpivo, schivavo ancora, sentivo la mia spada affondare nella carne, una volta, un'altra ancora. Non era un duello, ma la mischia della battaglia. Quando ti allontani un secondo e ti assalgono in quattro contro uno. Non c'erano eroi, solo guerrieri. Ma nonostante il sangue, l'orrore, le ferite, il mio cure batteva forte, la battaglia ti fa sentire vivo. Devi essere un pazzo per amare questa vita, ma io lo ero, eccome. Ero me stessa, inequivocabilmente. I loro volti erano simili, distanti, io vedevo solo punti da colpire. La rabbia degli ultimi giorni verso quegli uomini indecenti si riversava nella mano che stringeva la spada. La forza che riuscivo ad ottenere in simili momenti mi sorprendeva sempre. In un momento vidi la soglia. Non l'avevo calcolata. Fronteggiai ancora per un po' i mercenari, e poi corsi fuori. Mi sarei buttata per terra, ma cercai di resistere. Feci cenno ad alcuni miei soldati di avvicinarsi, e indicai loro la casa. "Se qualcuno di quei cani è ancora vivo, sbattetelo in cella, con meno gentilezza possibile.." ordinai loro "hanno tentato di aggredirmi.." con un sorriso perfido "poveri sciocchi..". Solo in quel momento sentii la stanchezza, le ferite, ma non mi importava. Appoggiata al muro di una casa non toccata dalle fiamme, al sicuro tra i miei uomini, piansi in silenzio. Il viso di Kastor la mattina della battaglia decisiva si mescolava a quello sfigurato dalle fiamme. Fratello mio... perdonami... perdonami, amico mio... aspettami.. Avevamo combattuto insieme, avevamo superato gli orrori della guerra ridendo tra di noi, facendoci forza l'un l'altra. E l'avevo visto morire tra le fiamme. Cos'avrei detto a sua madre? La verità, che era morto per cercare di salvare una donna e la sua bambina. Cos'era accaduto in quella casa? C'era una donna, io l'avevo vista, avevo sentito le sue grida. Il pianto della bambina si udiva dalla strada. Non capivo, non capivo nulla. Non aveva senso tutto quello. Ero debole e stanca. L'energia quasi sovrumana della battaglia ha un prezzo. E io lo stavo pagando. "Ho bisogno di un medico.." dissi ad alcuni dei miei "Scortatemi in caserma, e fate chiamare Amian.." ordinai loro. |
Elisabeth e Daizer avevano raggiunto la chiesetta indicata loro dal villano.
Fuori il semplice porticato videro un sacerdote intento a spostare una statua di Santa Lucia. Era un uomo sulla sessantina o poco più, ma energico, vitale. Aveva il volto pulito, lo sguardo acuto ed i modi fermi. Di corporatura robusta, tradiva un dinamismo non comune. E nell'udire la voce della maga, il chierico subito si voltò verso i due nuovi arrivati. “Salute voi...” disse sorridendo “... qual buon vento vi conduce in questo isolato asilo? Che San Giuseppe vi benedica.” Indicando l'immagine del Santo col Bambino dipinta sulla facciata della chiesa. “Se siete giunti qui” continuò “vi è di certo un motivo... San Giuseppe non abbandona mai i suoi devoti... egli fu così dedito e grande nella Fede che il Signore Dio nulla gli nega.” |
“Perchè quell'uomo” disse il padrone del castello ad Altea “è un essere malvagio. Un uomo dedito agli inganni, al tradimento, all'egoismo ed all'odio. E se non credete a me, crederete allora al vostro fiore!” E indicò alla donna la rosa ormai completamente seccata. “Io sono a casa mia e quando do disposizioni esigo poi che vengano eseguite! Voi osate giudicare il mio tono, eppure non avete avuto remore a calpestare ciò che vi avevo detto! Avete visto quell'uomo... ammettetelo!”
|
Eilonwy scese in giardino e trovò ad attenderla Flees.
Il giovane cavaliere era intento a fissare alcune rose e nel sentirla arrivare si voltò subito verso di lei. “I miei omaggi...” disse con un vistoso e fittizio inchino “... vedo che volete far appassire tutte le mie rose con la vostra bellezza, damigella...” la fissò facendo l'occhiolino “... e che meraviglioso profumo... sono lieto che i sali e le essenze preparate per voi siano state di vostro gradimento... anche se, ammetto, il profumo di acqua e di campo che avevate durante il tragitto era particolarmente eccitate... ma prima eravate una sirena, ora siete una dama di corte...” le fece segno di sedersi ad un tavolino posto sotto un olmo “... prego, facciamo colazione insieme?” E ordinò al servitore gobbo di portare loro la colazione. “Sorseggiate un po' di quel succo rosso...” indicando Flees una brocca ad Eilonwy “... è gradevolissimo... ammesso che non pensiate possa essere un elisir per farvi invaghire di me...” rise. |
Rimasi gelida ed impassibile alle parole di quel seduttore leccapiedi.
Tuttavia, per non passare da maleducata e da ingrata gli risposi così: "Siete troppo buono, Milord!....Io non merito questi complimenti, ma per non recarvi tristezza e rancore li accetterò volentieri". Mi sedetti sotto l' olmo ed assaggiai il succo scarlatto che mi aveva consigliato. Sapeva di uva moscata, ribes ed arancia rossa. "E' dissetante e deliziosa!....Grazie per avermela consigliata" dissi sempre con garbo. http://i58.tinypic.com/2mozblg.jpg |
“Oh, avanti...” disse divertito Flees ad Eilonwy “... smettete di fare l'indifferente... tanto so di piacervi... e molto...” le fece l'occhiolino “... anche perchè quell'aria da fanciulla virtuosa e innocente non vi si addice affatto...” sorseggiò anch'egli un po' di quel succo “... e sinceramente penso che le mie attenzioni vi lusinghino un bel po'... sono certo anche che quel vostro sciocco spasimante... com'era il nome? Ah, si... sir Riccardo... beh, sono certo che non vale molto... né come cavaliere, né tanto meno come amante...” e rise forte.
|
Clio era sfinita per lo sforzo causatole dello scontro con quei mercenari.
Da sola aveva saputo tener testa a quegli uomini armati, ma ora pagava il prezzo per quella dura fatica. E nel vederla barcollare i suoi soldati, che nel frattempo avevano catturato gli assalitori del loro capitano, si avvicinarono a lei. “Presto...” disse uno di loro “... recuperiamo i cavalli e portiamo il capitano al palazzo...” Ma in quello stesso istante alcune sagome emersero come demoni dal fuoco. Furono rapidi e letali nell'avventarsi sui militari, trucidandoli grazie all'effetto sorpresa, per poi liberare i loro compagni ancora vivi. Erano infatti altri mercenari e di numero doppio rispetto ai soldati. E davanti agli occhi di Clio con ferocia finirono i militari della Guardia Reale. Un attimo dopo ben dieci di quei mercenari circondarono Clio. “Bene bene...” fece Boyke, uno dei luogotenenti di Gufo Scarlatto “... vedo che le guardie del re avevano pensato bene di arrestare alcuni dei nostri...” rise insieme ai suoi “... e perchè mai poi?” Sarcastico. “Siamo dei gentiluomini... infatti non abbiamo osato alzare una sola mano contro questa bella fanciulla...” indicando Clio “... eh, ma ora che ci penso, il nostro affascinante comandante si è sempre ritenuto pari ad un uomo... dunque nessuno potrà biasimarci se lo tratteremo come tale...” rise di nuovo “... ma forse è uno spreco...” avvicinandosi a lei, per poi fare un cenno ad alcuni dei suoi. Questi subito presero Clio e la bloccarono tenendola ferma davanti a Boyke. La ragazza ora non solo avvertiva la stanchezza, ma cominciava anche a sentire le ferite causate dallo scontro di poco fa. Ferite che iniziarono a darle leggeri capogiri. Boyke allora la fissò e poi, con gesto improvviso, le strappò la tunica, facendo si che tutti i suoi uomini potessero vederla mezza nuda. “Eh, amici miei...” guardandola con lussuria Boyke “... di un uomo questo capitano non ha proprio niente...” rise nuovamente “... tenetela ferma... molto ferma...” ordinò a quelli che la tenevano bloccata. Infatti Clio era impossibilitata a muoversi e completamente alla mercé di quei mercenari. http://eowyn-88.narod.ru/rotkeowyndistant.jpg |
Quelle ultime parole mi fecero imbestialire, ma probabilmente era meglio rimanere indifferenti a ciò che mi diceva.
Tanto lo sapevo che se mi fossi arrabbiata, lui avrebbe continuato a fare lo sbruffone con me. Quindi, era totalmente inutile perdere le staffe per quello che diceva, anche se mi sarebbe piaciuto da morire spaccargli la faccia. Risposi a quel povero sciocco con tono distaccato: "Non ci posso far niente, Sir Flees!....Io sono fatta così....ho un cuore piu' duro di un diamante. Solo il mio amato è in grado di farlo sciogliere come neve al sole. E non è affatto vero che sia come cavaliere che come amante è un fallito!....Anzi, io non ho mai incontrato un uomo tanto speciale come lui!". Mi ritornò in mente il volto di Riccardo, le sue parole, i suoi delicati e cortesi complimenti, il nostro primo incontro e quando aveva cercato di difendermi dai briganti. Tutti quei ricordi mi fecero sorridere come una fanciullina. http://i60.tinypic.com/dlnehd.png |
Non ebbi nemmeno il tempo di respirare. I miei uomini! I miei uomini!
Maledetti mercenari! Stupidi, idioti senatori. Il sangue dei miei uomini era sulle loro mani, e l'avrebbero pagata cara. Non avevo più forza. Non riuscii ad impedire che mi prendessero. Cosa stava dicendo quel cane? Non sentivo, il dolore era forte. Sentivo gli occhi chiudersi. No, Clio.. non adesso, non adesso... avanti, avanti un ultimo sforzo... Ero sfinita, ma riuscii a tenere gli occhi aperti. Sentii la camicia strapparsi, il mio speciale corsetto in bella vista. Respiravo a fatica, ma dovevo resistere. Li contai, erano troppi, non sarei mai riuscita a batterli, in queste condizioni, poi, men che meno. In dieci contro uno, che gentiluomini. Ah, ma se pensavano di avermi in pugno si sbagliavano di grosso. L'animale ferito è il più pericoloso, mi diceva sempre Forterios. Avanti, Clio.. non puoi cedere adesso, non adesso... concentrati, concentrati, un ultimo sforzo, l'ultimo.. non hai tempo, non hai tempo, devi agire ora.. Già, ma come? Mi tenevano in tre, e io ero sfinita. Ragiona, avanti ragiona... uno è dietro che ti tiene i capelli con una mano e la vita con l'altra, gli altri sono alla tua destra e alla tua sinistra, cosa stringono? Non sentire le ferite, avanti, le prese.. dove ti tengono? Le braccia, una mano sulla spalla, l'altra sull'avambraccio.. ragiona, ragiona... l'ultima mossa, avanti, avanti.. Cercai di concentrarmi, di ascoltare quella imperiosa parte di me. Non avevo tempo. Dovevo scappare, ma come? Guardai la piccola strada in cui eravamo, in cerca di un segno. E lo vidi. Il cavallo di Kastor era legato svoltato l'angolo, gli uomini avevano preso il mio e i loro, che ora giacevano in una pozza di sangue, ma non il suo, non serviva, vedevo il muso del bel baio fare capolino dalla strada laterale. Una speranza. A cavallo potevo farcela. Cosa stai aspettando? Avanti! Ancora uno sforzo, ancora uno sforzo.. dovesse costarti la vita... non ti toccheranno mai.. mai... I miei occhi vuoti e distanti si accesero di un nuovo fuoco. Quello dietro, ti è troppo vicino... devi fare in modo che si stacchi da te.. Devi essere rapida, non devono fare in tempo a reagire... Mentre quelli erano impegnati a ridere, lanciai indietro la testa con tutta la forza che avevo, insieme alla gamba, facendogli perdere l'equilibrio. Gli altri, avanti.. gli altri, non c'è tempo.. sono in troppi.. l'ultima presa, a terra, portali a terra e corri.. forza! Strinsi i denti per non sentire il dolore, cercai di concentrarmi solo su di loro. Agganciai la gamba di quello alla mia destra con la mia, mi abbassai facendolo cadere mentre con una veloce rotazione mi portavo dietro l'altro, che era attaccato al mio braccio. Il tutto in un istante. Non ci pensai nemmeno ed iniziai a correre, non sentendo le grida disperate delle mie gambe, dovevo solo raggiungere il cavallo. Era vicino. Loro erano a piedi, avevano ucciso i cavalli dei miei uomini, e il mio amato Ercole. Montai in groppa al baio e lo spronai al galoppo tra le strette vie. I mercenari non conoscevano la città, e io cambiai più volte direzione per far perdere le mie tracce Mi aggrappai al cavallo, il corpo riposava, ma gli occhi di tanto in tanto si chiudevano. Dovevo raggiungere il palazzo, dovevo farcela. Non sarebbero mai entrati lì. Poi c'era Nestos, mi avrebbe curato. Avanti Clio, ti dovevi proprio fare qualche nuova cicatrice, eh.. Che bel regalo di nozze.. Risi, e quella risata liberatoria mi diede l'ultima riserva di forza. Entrai al Palazzo Reale da un ingresso laterale, il più vicino. Cavalcai nei giardini, e il mio stato mal si confaceva a quello lussureggiante delle aiuole con piante esotiche e bellissime. Raggiunsi a fatica il Palazzo vero e proprio. I miei uomini sorvegliavano ogni porta. Smontai da cavallo, e dovetti appoggiarmi a lui per non cadere. "Grazie amico mio..." dissi con gli occhi rivolti al cielo, accarezzando dolcemente il bel muso dell'animale, mentre trattenevo a stento le lacrime pensando a Kastor "Mi hai salvato ancora una volta.. non temere.. mi prenderò io cura di lui..". Salii i gradini marmorei e mi avvicinai agli uomini di guardia. Ero ancora mezza nuda. "La..." ansimai "La giubba, soldato... dammela, per favore..." coprendomi con un braccio. Presi un profondo respiro, le gambe cedevano. La testa girava. Ma ero sempre il Capitano. "Quello è il mio cavallo, adesso.. pensateci voi.. Avvisate Astin che servono rinforzi.. i mercenari sono incontrollati, hanno aggredito me in dieci, e hanno ucciso i miei uomini.. sono dei fuorilegge.." mi aggrappai ad uno dei miei "Nestos.. portatemi da Nestos..". Ma era troppo. Avevo chiesto al mio corpo molto più di quanto potesse sopportare. Così, nella sontuosa sicurezza del Palazzo Reale, lontano dagli orrori che avvenivano in quel povero quartiere, crollai. Sul pavimento in marmo decorato, che stavo sporcando col mio sangue, crollai. Cercai di aggrapparmi al soldato che era con me, e mi lasciai andare. Ero tranquilla, nonostante tutto, non mi avevano toccato, e solo questo contava. Poi, tutto divenne buio. |
"Milord..abbiamo due concezioni diverse di ospitalità vedo..a me hanno insegnato che l'ospite deve essere come a casa sua e sentirsi come a casa sua, voi invece dettate le vostre leggi...bene lo ammetto...ho visto quell' uomo...aspettate" finsi di pensare un attimo e poi dissi in modo ironico.."Elvet..ecco il suo nome..è bello e affascinante ma voi dite altrettanto malefico e ingannatore?" sostenni lo sguardo su quell'uomo.."Già..tempo fa nella foresta conobbi una strega malvagia e suo figlio, apprendista cavaliere, capace di trasformare le persone..ricordo disse nella foresta nulla è come sembra...forse pure in questo maniero??Potrebbe essere...ah naturalmente non sono caduta nella trappola di quella donna malvagia ma ho seguito..la Via del Signore" e il mio sguardo andò a Geroa che osservava silenziosamente.."Quanto la rosa me la avete donata voi, milord, io so solo che le rose appassiscono per natura..voi sapete darmi una motivazione diversa..visto non credo alla magia..o forse la comandate voi".
|
E quando il prete si voltò.....notammo che non assomigliava a nessuno.....era adulto, ma energico......tipica persona che vivi a contato con la natura e con quello che gli offre......notai solo in quel momento che sulla facciata vi era dipinto San Giuseppe...e che quella che stava spostando era San Lucia e non la Madonna........non avevo un'ottima cultura in materia....mio padre lo sapeva e rideva ogni volta che cercava di farmi indovinare i nomi delle statue...dei Santi all'interno del convento........." Padre.....siete la gioia in persona in questo luogo silenzioso.........ecco noi siamo venuti in cammino attraverso il bosco per cercare il villaggio qui vicino......sapete dicevano che al centro del bosco c'era una chiesa romanticissima e siccome volevamo sposarci.....siamo andati alla sua ricerca, il punto e' che siamo entrati in uno strano villaggio........vi prenderete gioco di noi...ma....la notte si anima e il giorno sembra deserto.......direte che e' pazzesco...ma riusciamo a sentire il rintocco della campana.......ho sognato un Borgomastro....e siamo andati a visitare il cimitero..........San Giuseppe...forse ha pensato che era meglio non sposarci.......visto che stiamo impazzendo...."......era un prete ... o urlava al demonio.....o si avrebbe raccontato un'altra storia...
|
Il prete ascoltò con attenzione le parole di Elisabeth.
“Vi prego...” disse poi a lei e a Daizer “... venite in sacristia...” e li condusse all'interno della chiesa. Li fece sedere ed offrì loro un po' di liquore. “Questo vi scalderà dal freddo di questi giorni” fece il chierico “e vi preparerà ad ascoltare una storia...” “Quale storia, padre?” Chiese il contrabbandiere. “La storia di un luogo speciale, sospeso tra il giorno e la notte...” fissandoli il religioso “... e se vogliamo usare le metafore che i dotti tanto amano, allora diremo che la vita è il giorno e la notte è la morte... e talvolta capita che si avvicinino così tanto l'uno all'altra, che finiscono per confondersi... e allora tra i vivi compaiono anche i morti...” |
“Non ho intenzione di discutere con voi...” disse il padrone del castello ad Altea “... anche perchè difficilmente una donna come voi capirebbe il significato di questo dramma...” scosse il capo “... è bastato vedere un uomo dall'aspetto piacevole e dai modi cortesi per lasciarvi affascinare... siete una donna vuota ed infantile, attirata solo da ciò che vede...” prese ancora la rosa ormai secca “... questo è il risultato di ciò che avete fatto... e come ha fatto appassire questa rosa, così la malvagità di quell'uomo farà lo stesso con la vostra bellezza, facendovi sfiorire pian piano, fino a perdere ogni slancio verso la vita...” gettò la rosa sulla tavola “... comunque, non sono più disposto a sospettare la vostra disobbedienza...” in quel momento entrò un servitore con una nuova rosa “... se ancora una volta farete appassire una mia rosa, resterete in questo castello per sempre...” adagiando la rosa tra i capelli della bella avventuriera “... e questa non è una minaccia, ma una promessa...”
|
Quelle immagini attraversarono la mente di Clio come se fossero reali.
Come se davvero lei fosse riuscita a liberarsi, fuggire e raggiungere il palazzo. Ma mentre la sua mente correva lontano con le ultime forze rimaste, il corpo della ragazza era tenuto ben fermo dalle dure braccia di quei mercenari. Infatti, come detto, Clio era ormai senza più forze, con le ferite causate dallo scontro precedente che cominciavano a bruciare sempre di più. E a mano a mano perdeva anche quel po' di lucidità rimasta, fino a quasi delirare per il dolore. Fino a quando, stretta fra le braccia di quegli uomini rozzi e violenti, perse definitivamente conoscenza. Questo però non fece desistere Boyke dal suo lussurioso intento. “Meglio così...” disse ridendo, mentre cominciava a slacciarsi la cintura “... non credo avrebbe resistito troppo al mio ardore se fosse rimasta lucida...” E tutti i suoi risero forte. Ma proprio mentre il mercenario cominciava ad avvicinarsi alle nudità della ragazza, accadde qualcosa. “Fermi!” Una voce all'improvviso. Tutti allora si voltarono e videro Gufo Scarlatto con il resto della compagnia. “Capo...” fece Boyke “... stavamo solo divertendoci un po'...” “Rimettiti i calzoni...” avvicinandosi Gufo “... e rivestitela...” ordinò poi. Ed alcuni dei suoi misero un mantello addosso a Clio. “Se volete divertirvi” guardando tutti loro lo Scarlatto “allora cercatevi una delle tante donne che si vedono per la città... il capitano del re merita ben altro trattamento.” Qualche ora dopo Clio finalmente riprese conoscenza. Era ancora avvolta in quel mantello e guardandosi intorno si accorse di essere in una stanza semibuia ed umida, chiusa da una porta con grate di ferro. E a guardia, fuori dalla stanza, la ragazza vide la sagoma di un uomo armato. Era uno dei mercenari di Gufo. |
“Allora” disse con un sorriso sarcastico Flees ad Eilonwy “si vede che non avete mai incontrato un vero uomo...” e sorseggiò ancora quell'elisir “... ma ci penserò io a farvi ricredere, damigella...”
“Cosa fa il mio bellissimo figlio?” All'improvviso una voce di donna. Era bellissima, con lunghi capelli chiari ed occhi azzurri. Tutto in lei appariva perfetto. Le labbra vermiglie e carnose, le forme giunoniche ed abbigliata con sete e oro. “Madre...” alzandosi Flees ed abbracciandola “... mi sei mancata...” “Piccolo mio...” accarezzandolo lei “... sai bene che ovunque io sia, il mio pensiero è sempre rivolto a te...” poi i suoi occhi si spostarono su Eilonwy “... e chi è questa graziosa ragazza? Forse una ninfa che ha saputo catturare il cuore del mio bellissimo figlio?” Aggiunse sorridendo. http://img.photobucket.com/albums/v3...r/ph-12047.jpg |
Aprii gli occhi e mi guardai intorno, disorientata.
Dov'ero? Cos'era successo? Chi mi aveva coperto con quel mantello? Sentivo il dolore ma non la stanchezza. Mi alzai, e mi guardai attorno. Una cella, ero in una cella. C'era un uomo a guardia della porta. Un mercenario. Mi sistemai la camicia in qualche maniera, e mi avvicinai a lui. La grata ci divideva. Ero troppo disorientata per infuriarmi. "Si può sapere cosa ci faccio qui?" Chiesi. Era assurdo, anche se non più di tanto. I miei uomini avrebbero smosso mari e monti per trovarmi. Probabilmente si aspettavano che il senato fosse pronto a sborsare una bella somma per riavermi, ma in realtà Bool mi avrebbe abbandonata volentieri a me stessa. Ma i miei soldati non avrebbero mai abbandonato il loro capitano. Mi chiesi quanto avessi dormito, se il nuovo giorno fosse già sorto. Era venerdì, dovevo incontrare Maria. E i mercenari dovevano partire per salvare il nostro re. Per poco non scoppiai a ridere. Quella situazione era davvero surreale. Sembrava quasi che da un momento all'altro mi dovessi svegliare come da un sogno. Nulla aveva più senso, ordine, ragione. |
"Ma no....io ne ho avuti tanti di fidanzati, ma nessuno di loro risultava essere la mia vera anima gemella. E non credo che voi...." fui interrotta dall' arrivo di una bellissima donna.
Era una donna dai lunghi capelli biondo platino e gli occhi turchesi. Era lei...era la Strega Nera Isolde! A prima vista sembrava gentile, ma sapevo bene che sotto quell' aspetto si celava un' anima nera. "Una ninfa?.....Dite a me, Milady?.....Siete troppo buona, ma io sono una semplice mortale!" e detto questo feci un leggero ed aggraziato inchino e le rivolsi un dolce sorriso. Era meglio fare la carina con lei, non sia mai che mi trasformi in un rospo o peggiori la mia situazione. http://i60.tinypic.com/r07epy.jpg |
Quel mercenario, nell'udire la voce di Clio, si voltò di scatto.
“Sei stata molto fortunata, bellezza...” disse guardandola “... si, molto fortunata...” rise. All'improvviso si udirono rumori vari provenienti dal corridoio davanti alla cella. Poi dei passi, fino a quando apparve la sagoma di un uomo. Era un individuo di mezz'età, con una piccola brocca di terracotta ed una scodella di latta. Le fece passare attraverso le grate, lasciandole davanti alla prigioniera. “Mangia e bevi tutto.” Rivolgendosi la sentinella a Clio. “E' roba buona, no?” Fissando poi l'uomo che aveva portato alla ragazza da bere e da mangiare. “Certo...” annuì questi “... il brodo è caldo e l'acqua è fresca...” “Lupos” mormorò la sentinella indicando l'uomo “è il tuo carceriere. Si occuperà di te. Cerca di stare tranquilla e non darci noie. Magari un giorno potrai raccontarlo ai tuoi figli...” rise ancora “... sorvegliala tu, io vado a prendere un po' d'aria.” al carceriere. “Si, signore...” mormorò Lupos. E la sentinella uscì. |
Isolde sorrise in modo enigmatico a quelle parole di Eilonwy.
“So benissimo chi siete, damigella...” disse con tono cortese “... e poi l'avete detto voi stessa poco fa, mentre discutevate con mio figlio...” sorrise ancora, con un leggero e delicato cenno del capo “... siete una ragazza che ha conosciuto molti uomini, benchè non sia mai riuscita a trovare l'anima gemella... molti non credono alla sua esistenza, sapete? Parlo dell'anima gemella... voi invece? Credete esista davvero?” |
Risposi decisa, ma allo stesso tempo mielosa ad Isolde: "Sì....sì, io credo fermamente nel Vero Amore!...Mio padre e mia madre, pur essendo stati entrambi dei regnanti, hanno combattuto contro tutti e tutto pur di far valere il loro amore. Mi hanno sempre insegnato che anche se devo usare la fredda ragione, per cercare di ritrovarmi sempre bene e in un discreto lusso, devo saper anche ascoltare la voce del cuore. E voi....credete nell' anima gemella?".
Dopo aver fatto quella domanda, la guardai in modo curioso. http://i60.tinypic.com/wvabdg.png |
Mangiai in silenzio quello che mi davano, senza nemmeno sentirne il sapore.
Tornai a stendermi dove mi ero svegliata. Non riuscivo a ricordare. Possibile che mi fossi arresa così facilmente? Non avevo nuove ferite, dunque non avevo lottato? Io? No, impossibile, mi dissi. Eppure, ero lì, imprigionata, disarmata. Che razza di donna cede in una situazione simile? Non io! Ero sempre stata categorica su questo. E invece l'avevo fatto, non avevo saputo resistere. Come potevo fissare il mio riflesso nello specchio? Con che coraggio? Mi ero arresa, arresa senza lottare. Ero disgustata e allibita dal mio comportamento. A cosa mi era servito imparare a combattere? A cosa erano serviti i sacrifici, tutto quello che avevo imparato? Mi ero fatta sopraffare dal dolore. Mi ero lasciata andare, mi ero arresa. Non riuscivo a capacitarmi di quel comportamento. Provavo un forte senso di disgusto verso me stessa. Sentii le lacrime affiorare, e qualcosa nei miei occhi si spense. Non avevo fatto che prendermi in giro per tutti quegli anni. Al momento decisivo avevo ceduto senza lottare. Non mi sarei mai perdonata, mai. Evidentemente non ero la donna che credevo di essere. E di questa Clio che disprezzavo avrei fatto volentieri a meno. Karel si meritava di meglio, cosa se ne fa di una donna che si arrende così facilmente? È stata una fortuna che non mi abbia sposato. Troverà una donna alla sua altezza. Chiusi gli occhi, non mi importava più nulla, in preda ad una tristezza talmente profonda da sopraffarmi. Era un incubo, il peggiore di tutti. Mai avrei creduto di arrivare a perdere la stima di me stessa. Ma riuscivo a provare solo disgusto e disprezzo, con un vuoto improvviso nell'anima. Volevo solo dormire, dormire e dimenticare. E mi addormentai. |
"Oppure sono le parole di un vostro sortilegio..mettendomi quella rosa sui capelli e dicendo ciò che potrebbe accadermi state profetizzando un vostro sortilegio?" presi la rosa e la gettai a terra e alcuni petali si staccarono.."Ora spiegatemi perchè quei petali si sono staccati..per me è normale che gettando violentemente una rosa a terra si stacchino i petali ma forse voi avete un oracolo su questo? Altra cosa, spiegatemi...visto io sono infantile e sciocca...se io dovessi farmi delle false illusioni, se io sbagliassi e la mia bellezza sfiorisse sarebbe solo per colpa mia e sarei io a subirne le conseguenze...se finissi prigioniera in questo castello..perchè allora vi preoccupate cosi tanto?" e mi avvicinavo a lui arrabbiata per quel suo modo di fare superbo e le offese "Mi volete prigioniera a una catena come milord Elvet? Fatelo allora..anzi mettemi in stanza con lui, almeno i due colpevoli morirebbero assieme, e voi continuereste tranquillo a fare da padrone in questo maniero..non vostro...o come potreste liberarmi e mandarmi via da qui e io vi dimenticherei per sempre..e allora cosa ho a che fare io con questo maniero, spiegatemelo.".
|
A quel comportamento di Altea, il padrone del castello perse il controllo.
Prese la tavola e la capovolse con forza, rompendo poi le sedie una ad una. Si voltò poi imbestialito contro la donna, fissandola con i suoi occhi grandi e luminosi. La sola cosa del suo volto che si mostrava da quel cappuccio. “Dovrei spezzarvi le braccia” disse con rabbia “come voi avete fatto con i petali della rosa!” La prese per le braccia, scuotendola forte. “E ringraziate il Cielo che non sono un vile come il vostro Elvet, altrimenti vi batterei e frusterei come si fa con le donne come voi!” La spinse a terra. “La prossima volta che mi mancherete di rispetto” intimò all'avventuriera “ve ne pentirete amaramente!” Ed uscì sbattendo la porta. Nella stanza c'era Geroa che subito si avvicinò ad Altea. “Come state, milady?” Chiese preoccupata. |
Isolde sorrise ad Eilonwy.
“Io credo in tutto ciò che esiste...” disse con candore “... solo gli stolti negano la realtà... dunque credo anche all'anima gemella... dopotutto” accarezzando la bionda chioma di suo figlio “l'amore è una forma di magia... ed io credo fermamente nella magia... ed immagino anche voi ci crediate...” fissando la ragazza con uno sguardo enigmatico. |
L'asso di picche.
Era là, fissato tra due rami sottili. “Avanti...” disse con tono fermo suo padre “... spara la tua freccia e colpiscilo.” Clio allora caricò la balestra, prese la mira e puntò l'arma contro quella carta. “Deve esistere solo quell'asso...” continuava a ripetere nella sua mente la ragazza “... tutto il resto deve sparire... e questa balestra... devo essere un tutt'uno con essa...” Lanciò così la freccia, colpendo in pieno l'asso di picche. Poi si ritrovò in una vasta campagna. “Io non credo di poter tirare bene di spada...” fece Karel fissando la spada che aveva in mano “... non come te voglio dire...” e guardò Clio con occhi luminosissimi “... forse non sono un degno principe... magari lo pensano tutti nel reame... ma tu...” con i suoi occhi in quelli di lei “... tu cosa pensi, Clio? A me interessa solo questo...” “Capitano!” Correndo verso di loro Astin. “Presto, venite! Gufo ha rapito il re e chiede di poter sfidare il principe! Altrimenti ucciderà il nostro sovrano!” “Mi tocca andare...” mormorò Karel “... non posso tirarmi indietro, anche se con ogni probabilità quel mercenario mi ucciderà...” “A meno che” arrivando all'improvviso Nestos “non useremo quell'unguento su di voi...” Poi il rumore della scodella di latta fece svegliare Clio di Colpo. Il carceriere prese quella scodella attraverso le grate. “Vi conviene mangiare sempre tutto...” disse alla ragazza “... la prigionia è dura e bisogna tenersi in forze... questi uomini non hanno intenzione di uccidervi, altrimenti l'avrebbero già fatto...” |
Nell'accogliente torpore della casa del Signore.....entrammo in Sacrestia.....ci sedemmo attorno ad un vecchio tavolo e il prete ci verso' del liquore......era ambrato....e rigirai tra le miei mani quel caldo elisir....ascoltai il Prete che come un buon padre ....voleva rassicurare i suoi figli......raccontò una storia stupenda poche parole, ma era la storia che noi avevamo vissuto in quei giorni e in quelle notti.......Era un dono.....ogni tanto i morti camminavano tra i vivi...e mi venne in mente la donna a cui avevo chiesto cosa avevo preso nel cestino.....sorrisi....non sembrava morta.....non meno di quanta gente viva lo era........." Padre.....noi abbiamo vissuto tutto questo......abbiamo sentito la campana ......ho parlato con loro....e mi e' stato chiesto di mettere apposto le cose...perchè tutto riprendesse il suo corso......pensavo di vivere ogni cosa....ma poi Daizer mi ha detto che dopo la messa in realtà non succedeva nulla e che era in sogno che continuavo a stare con loro....anzi per meglio dire....con il Borgomastro....voi lo conoscete........e se conoscete lui...conoscerete anche un certo Comino il Maniscalco......io non so se tutto questo e' un dono oppure no...........so per certo che vorrei aiutare quelle persone...aiutando loro forse aiuterei altri ragazzi........Voi che sapete Padre.........potreste guidare i nostri passi...sulla strada dei giusti....".......quel liquore era forte....ma era così buono....ne avrei bevuto altro...ma la mia testa era una giostra .......non dovevo bere alcolici.....
|
L'uomo diventò quasi una bestia inferocita..una violenza inaudita tale da poter sollevare un tavolo e rompere le sedie...e per cosa? Per la rosa rovinata...poi mi trovai violentemente a terra.
Dopo quella violenza e le sue parole di rabbia uscì e Geroa venne vicino per accertarsi di come stavo. Mi alzai subito..."Sto bene Geroa, non preoccupatevi...solo non capisco cosa significhi per lui quella rosa..anzi tutte le rose..ha un significato e il mio gesto deve aver avuto una conseguenza" ero stanca di tutto questo.."Madama Geroa, dite a questo uomo che intendo trascorrere il resto degli ultimi giorni nella mia camera, gentilmente venite a portarmi i pasti..non ha senso per me stare qui...è già essere in prigione e passato il primo Venerdi del mese..quasi una settimana..me ne andrò..io non metterò piede fuori da quella stanza". Detto questo uscii dalla stanza...avevo preso la mia decisione..in questo maniero troppe cose erano strane..i giorni sarebbero trascorsi in fretta. Entrai in camera e la serrai bene...mi guardavo attorno..presi un libro e mi stesi sul letto e mi misi a leggere...si il tempo sarebbe trascorso in fretta. |
"Sì, Milady!....Io credo fermamente nella magia come credo in Cristo, in Dio, negli angeli e nella Madonna!...Ed è per questo motivo che mi sono recata da voi. Vorrei che mi toglieste una maledizione a me e al mio amico merlo!....Il maleficio fatto al mio amico è stato fatto da voi stessa, mentre quello mio è stato fatto da Lord Slathnir. Ma vorrei precisare una cosa: a me sarebbe molto gradito che mi toglieste la maledizione, ma non....e dico non i poteri legati ad essa, poichè ne sono molto affezionata e mi potrebbero sempre servire contro lo stregone che mi ha maledetta..." dissi l' ultima frase in modo deciso, ma allo stesso tempo con grande umiltà.
Dopo dodici secondi di pausa, ripresi a parlarle: "Purtroppo, però, non so come ricompensarvi del disturbo, dato che i doni che volevo portarvi sono con il mio destriero e i miei amici, i quali, grazie a vostro figlio, ci hanno persi di vista. Infatti, avevo portato per voi tre alicorni (corni di unicorno), un' anello in oro bianco e diamanti e una coppa in grado di tramutare l' acqua in oro fuso! Magari, mia Signora, voi potreste farli comparire qui!". Non avrebbe resistito a tutto ciò! Come tutte le streghe, scommetto che andava matta per i corni di unicorno. Difatti, gli alicorni potevano essere utilizzati per tutti i tipi di pozioni e magie. http://i61.tinypic.com/2nh2u1d.png |
Aprii gli occhi, sperando che tutto quello non fosse altro che un sogno.
E invece no, era tutto vero. Lanciai un'occhiata alla scodella, la tentazione di rifiutarla fu tanta, ma non sarebbe servito a niente. Mi alzai e la presi. "Grazie.. Ci credo che non mi uccidono, credono di poter fare un mucchio di soldi, ma non credo ci sia qualcuno disposto a liberarmi.." Dissi, meccanicamente. Mangiai come un automa, e me ne tornai nel buio. Seduta contro il muro freddo, con lo sguardo perso nel vuoto. C'era silenzio. Nessuna voce saggia o insolente a consigliarmi. Il soldato se n'era andato schifato, la donna, solitamente più comprensiva, era allibita e disgustata. Mi rinfacciava di averle fatto promesse vane. E aveva ragione. C'era silenzio.. Silenzio e vuoto. Non avevo mai provato una tristezza tanto grande. Chiusi gli occhi sperando di addormentarmi di nuovo, avrei voluto dormire per sempre per non dover convivere con me stessa. Pensai a Karel, steso in un letto, ignaro. Gli serviva quell'unguento, ma io non potevo far niente per lui, se non stargli lontano. Si meritava di meglio, si meritava la donna che non si sarebbe arresa. Ormai era evidente che io non lo ero, dunque non ero più niente. Avevo sempre detto che un soldato senza onore non vale niente, una donna che non lotta per difendere la propria virtù non vale niente, e io avevo fatto entrambe le cose. E i miei severi giudizi sono doppiamente validi quando si tratta di me stessa. Non avevo mai amato i compromessi o le vie di mezzo. No, decisamente non ero degna di un uomo come Karel. Ma volevo comunque che vivesse, che fosse felice. Avrei fatto di tutto per salvarlo. Così, forse, avrei potuto permettere a me stessa di osservarlo da lontano, confusa tra la gente, di sentire la sua voce, rubare uno sguardo, e immaginare per un momento la vita che avremmo potuto avere insieme. Ma ormai era tardi, avevo perso tutto, e solo l'Amore mi avvebbe tenuto in vita. |
“Il Borgomastro...” disse il prete pensieroso “... immagino parliate di lui...” sorrise lievemente, per poi fissare Elisabeth “... si... fu anche Borgomastro di un piccolo paesino...”
“Di chi parlate, padre?” Chiese Daizer. “Di Michele di Arkwin...” rispose il religioso “... Gran Maresciallo dell'Arciduca di Capomazda... uomo alto, robusto, dalla voce sicura, il temperamento deciso, eppure animato da una nobiltà di spirito che lo rendeva carismatico e nello stesso tempo gentile...” la descrizione rispecchiava alla perfezione l'uomo incontrato al villaggio da Elisabeth. “Dov'è ora costui?” Domandò il contrabbandiere. “E' morto...” fece il prete “... che Dio conceda pace alla sua anima fiera...” Daizer allora fissò Elisabeth con uno sguardo incredulo. “Comino il Maniscalco...” continuò il chierico “... forse ho udito questo nome, sebbene rammenti poco chi fosse... ricordo di un giovane maniscalco, addetto al cavallo preferito del giovane Duca...” restò a riflettere “... si, forse pian piano qualcosa mi sta tornando alla mente... si, ricordo a stento di un giovane maniscalco con quel nome... morto in seguito ad una caduta da cavallo...” “Ma è assurdo!” Esclamò Daizer. “Parlate di gente che non c'è più!” Si, amico mio...” annuì il prete. |
Ma mentre Clio era in balia di quei pensieri, si udirono d'un tratto vari rumori.
Qualcuno stava arrivando. Un attimo dopo davanti alle grate apparvero Gufo, Boyke e tre mercenari. Lo scarlatto fece un cenno col capo al carceriere e quello andò subito via. “Allora, capitano...” disse poi a Clio “... siete lieta di essere mia ospite?” Rise. “Non è confortevole questa sistemazione?” Rise di nuovo. “Si, ammetto che non è proprio degna del Capitano del Re, ma tuttavia poteva capitarvi un alloggio ben peggiore... e poi nessuno potrà mai dire di noi, in quanto cattivi ospitanti... magari, con altri individui, la vostra virtù a quest'ora sarebbe stata già ampiamente oltraggiata...” sorrise “... invece, da veri gentiluomini, nessuno qui ha osato disonorarvi... comunque, siccome non siamo egoisti, sappiamo che la vostra presenza è richiesta altrove, al Palazzo Reale... dunque, anche se a malincuore, rinunceremo alla vostra deliziosa compagnia, milady... infatti un mio emissario sta già cavalcando verso il Senato, dove presenterà una richiesta di riscatto... ed io so apprezzare una bella donna come voi... per questo ho richiesto un prezzo molto alto per la vostra liberazione...” e tutti loro risero forte. |
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 21.33.18. |
Powered by vBulletin versione 3.8.11
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Copyright © 1998 - 2015 Massimiliano Tenerelli