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Ci inoltrammo ancora in quella stradina che sembrava condurre in un altro mondo, chiedendoci forse che cosa ci avrebbe aspettato più avanti.
Infatti incontrammo due monaci. Anche questi stavano parlando tra loro, ma quando ci videro ci salutarono cordialmente. Poi ci chiesero la carità, e Icarius donò loro niente meno che un Taddeo d'oro. Io non disponevo di quella cifra, naturalmente, ma misi a mia volta nella ciotola una moneta d'argento. |
“I tuoi capelli...” disse Dension a Dacey “... puzzano di mare? Non sapevo che il mare puzzasse.” Divertito. “Eppure” chinando il capo sui capelli di lei “adoro questo profumo che hai...” ed i capelli della ragazza accarezzarono il viso di lui.
Era vicinissimo al volto della giovane e lei poteva avvertire il suo respiro. “Capitano...” ad un tratto una voce. Si?” Voltandosi Dension e staccandosi da Dacey. “Che succede?” “Siamo ormai nei mari Flegeesi.” Spiegò il contrabbandiere. “Si, arrivo.” Annuì il capitano. “Va a riposare ora, Dacey.” Rivolto poi alla ragazza. E andò via, lasciandole il suo mantello sulle spalle ed il suo profumo tra i capelli. |
Il rumore del mare, il profumo di salsedine, il canto dei gabbiani e ad un tratto la luce forte.
Poi lo sterminato blu del cielo. Gwen piano piano riprese conoscenza e lentamente comprese dove si trovava. Era su una barca ed accanto a lei stava steso Elv malconcio ed addormentato. Qualcuno remava. |
Mi irrigidii nuovamente, era vicino, forse troppo vicino e di certo se qualcuno ci avesse visti così non avrebbe fatto altro che fomentare le già diffuse voci.
Tuttavia per mi concedetti un singolo istante di debolezza socchiudendo gli occhi mentre i suoi capelli sfioravano dolcemente il mio volto. Sobbalzai alla voce di uno marinaio allontanandomi di qualche passo da Dension. In un certo senso ringraziai l'arrivo di quell'uomo, era tutto troppo strano, quella notte, l'abbraccio con la scusa del freddo e del mantello, quelle parole sull'Amore, ma benché tutto fosse bello e piacevole nelle mie orecchie risuonavano come un campanello di allarme le parole del marinaio superstizioso, il capitano aveva nomea di essere un casanova e io non volevo certo diventare una qualsiasi delle tante. Annuii semplicemente alle sue parole lasciando di fretta il ponte per rifugiarmi nella mia stanza, incapace di dormire in preda a mille e mille pensieri. |
Mi destai, svegliata dall'odore di salsedine, il canto dei gabbiani e una luce abbagliante.
Poi, il blu del cielo e compresi di essere su una barca. Subito, mi sollevai di scatto e pensai ad Elv. Mi voltai e lo vidi, steso accanto a me, addormentato e facendo attenzione a non svegliarlo, lo feci appoggiare a me. Ovviamente, qualcuno stava remando: sbattei piu` volte le palpebre e cercai di mettere a fuoco la figura. |
Il monaco ringraziò anche Clio e mise via le due monete.
Poi si avvicinò l'altro religioso e mostrò al gruppo un Santino della Vergine Maria col Bambino. “Lo abbiamo trovato nella cesta delle offerte” disse il monaco, riferendosi al Santino “e qualcuno ci ha scritto dietro queste parole...” E lesse: “Come il falegname conosce il suo mestiere, poiché tra legni pregiati sceglie fante ed alfiere, che al forte e duro noce preferisce il fedele ulivo, così Amor intende ogni cuor, poiché egli solo è...” |
Dacey tornò nella sua camera, forse in balia di pensieri ed inquietudini.
Aveva con sé ancora il mantello di Dension e con esso le sensazioni donatele da quello strano incontro sul ponte. La nave intanto proseguiva e l'orizzonte ad Oriente cominciava a schiarirsi. Ormai col nuovo giorno si intravedevano le fattezze delle prime isole Flegeesi. Erano infatti quelle la meta del viaggio, come riportato dal diario del capitano che la ragazza aveva in parte letto. |
Gwen si mise accanto ad Elv che ancora non rinveniva.
Qualcuno remava e la ragazza finalmente, con i suoi occhi abituatisi alla luce, lo vide. Era uno dei pirati di Gurenbarba. Ed un altro filibustiere se ne stava a poppa. Poi, poco dopo, raggiunsero una riva. I due pirati saltarono a terra e poi di peso fecero scendere dalla barca prima Elv, poi Gwen, buttandoli sulla sabbia umida. “Ecco, lasciamoli a morire qui.” Disse uno dei due all'altro. |
Ripiegai con una cura insolita il mantello del capitano, poggiandolo poi su una sedia, quindi decisi di stendermi a letto, a volte la testa girava ancora e i rumori della nave non aiutavano a far passare quel mal di testa.
Stavamo arrivando alle isole citate nella pagina del diario. L'avventura, quella vera dunque, era alle porte. "Finalmente", aggiunsi sorridendo mentre lasciavo affondare la testa nel morbido cuscino un tempo di una donna nobile e facoltosa. Chissà magari un giorno sarei diventata facoltosa anche io. Risi a quell'idea immaginandomi in una spiaggia deserta con una bandana sul capo accanto ad un forziere colmo di monete e preziosi. L'influenza dei contrabbandieri si stava facendo sentire. Per ingannare l'attesa decisi di sistemare la mia stanza secondo il mio gusto, spostando qualche mobilio. Dormire era fuori discussione, oltre ai miei pensieri derivanti dall'incontro con il capitano ora si aggiungevano immagini ipotetiche del prossimo futuro. Una volta soddisfatta rimasi un attimo a guardare il risultato del mio lavoro mentre sul ponte le voci si susseguivano, una su tutti quella del capitano intenda a impartire ordini precisi. |
Quando i miei occhi si abituarono alla luce, vidi che erano due pirati. Quando raggiungemmo la terra ferma, ci trascinarono di peso sulla sabbia ci lasciarono li`.
Adesso suo serio nonbsapevo che fare. Guardavo Elv accanto a me: non volevo svegliarlo, ma ero preoccupata per lui e speravo che rinvenisse, sebbene seguissi il suo flebile respiro dai movimenti del suo petto. Mi sentivo tremendamente in colpa per aver contribuito negativamente a questa situazione e ora eravamo bloccati qui. |
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