Stavamo flirtando? I malpensanti avrebbero detto di sì, ma io vedevo la faccenda assolutamente tranquilla. Eravamo colleghi, persone civili, ed era perfettamente normale volersi conoscere.
”Ho mangiato così tanti piatti prelibati che sinceramente un panino mi farebbe molto piacere. Ogni tanto ci si dimentica del buon vecchio cibo da asporto!”

Presi il vino con un sorriso intrigato.
"Anche questa è una tecnica? Tu che mi vendi l'appartamento del tuo amico così da potermi tenere d'occhio? Accidenti, credo di starmi divertendo troppo a psicanalizzarti" con una risatina, bevendo.
"Ad ogni modo, considererò la proposta. Al momento sono troppo affezionata al mio loft industriale con soppalco, per separarmene" sorniona.

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La risposta di Jean a Britty arrivò subito:

"Bene, lo prendo come un si. Quindi preparati che oggi ti porterò nel variegato mondo dei locali e delle salse. Tra un'ora sarò davanti al tuo albergo."

"In effetti non è male come idea..." disse divertito Bret a Marin "... come facevano gli antichi re di Francia, no? Regalavano palazzi o castelli alle loro favorite." Facendole l'occhiolino.

"Ecco, per un castello potrei separarmi dal mio loft, mi sembra un salto di qualità" ridendo divertita.
Passeggiai per un po' davanti alla grande vetrata, dirigendomi poi verso il divano.
La musica in sottofondo era gradevole ed il vino ottimo.
Non era stata male come prosieguo di serata, davvero.
"Come è nato il tuo programma?" gli chiesi poi, curiosa, vuotando il bicchiere.

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"Per smentire imbroglioni e cercatori di notorietà." Disse Bert a Marin, sorseggiando dal suo bicchiere e fissando lei che si avvicinava al divano. "Mi piace indagare i cosiddetti misteri e smentirli, smaschrarli."
In quel momento squillò il telefono e scattò la segreteria, facendo sentire ai 2 un messaggio:

"Buongiorno, signor Bret. La vuole un'anteprima succosa? Di quelle davvero sconvolgenti? Oh, non tema, non parlo di qualche profezia degli antichi Egizi, degli Aztechi o aborigeni. No, le parlo della vera fine del mondo. E non a causa del capriccio degli dei, ma ad opera nostra... della Banda delle 6 Scimmie."
https://www.radionovelli.it/images/s...e/909981_1.jpg

"Interessante" commentai ascoltandolo.
Poi, scattò la segreteria e partì un messaggio.
Lo ascoltai con discreto interesse, ma alla fine guardai Bert, certa che avrebbe collegato.
"Sembra che oggi questo tema sia diventato scottante, che dici, signor Sper?" con aria sorniona ed un sopracciglio sollevato.

https://i.pinimg.com/736x/f5/b8/4e/f...36ce00fd1f.jpg

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"Ammetto che questo messaggio ha discreta fantasia" disse svogliato Bret a Marin "e finalmente non abbiamo la solita distruzione ad opera di dei gelosi o arrabbiati." Finendo il suo vino e riempiendo ancora i loro bicchieri. "Ma questo non fa altro che confermare quanto detto prima... il mondo è pieno di pazzi e di fanatici... ma mi interessa il tuo parere da psicologa." Guardandola negli occhi.

Era divertente come continuasse a rimanere sulla sua posizione, ma del resto aveva tutto il diritto di farlo.
"Beh, tendenzialmente, nei casi in cui si voglia generare un sentimento generale di panico, si tende a divulgare quanto più possibile la notizia e nella stragrande maggioranza delle volte, si tratta di accadimenti falsi o comunque ingigantiti. Stavolta abbiamo il caso opposto, ma è ancora troppo presto per sbilanciarmi, potrei commettere un errore di valutazione e credo che nei prossimi giorni avremo altri indizi, poiché dubito si fermerà qui" risposi, con tono professionale e compito.

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"Intressante diagnosi... o almeno principio di diagnosi..." disse Bert bevendo "... però mi incuriosisce ciò che hai detto, circa il fatto che tornerà a farsi sentire... perchè? Solitamente i mitomani non sono insistenti se vengono ignorati." Fissando Marin.

"Appunto, è proprio per questo" confermai "Se il fenomeno continuerà, sapremo che non si tratta di semplice isteria di massa" snocciolai, con tono pratico.
Ero convinta che ci fosse dell'altro, dietro e probabilmente avrei avuto presto le risposte che cercavo.

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"Vedremo..." disse Bert a Marin "... io non credo... te la senti di scommettere? E se si... cosa mettiamo in palio?" Divertito.

La mia espressione divenne furba e divertita al contempo.
"Pensi che chiederti un castello o un palazzo sarebbe troppo pretenzioso?" con aria sorniona, per poi ridere.
Presi dunque solo un sorso del vino con cui aveva riempito ancora il bicchiere, perchè sebbene la sensazione di leggerezza non fosse sgradevole, preferivo non esagerare.

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Misi da parte il telefono, andai verso l’armadio e mi cambiai di nuovo. Scelsi un top nero senza spalline, abbinato ad una gonna del medesimo colore.
Non mi restava che attendere l’arrivo di Jean.

"E se ti dicessi..." disse Bert guardando Marin negli occhi "... che avrei, diciamo, proprio un castello da proporti?" Con tono vago lui.


Britty si cambiò e poi attese l'arrivo di Jean.
Poco dopo fu avvertita dalla reception che un'auto davanti all'hotel la stava aspettando.
Si trattava della Ferrari di Jean Van Bell.
https://m.media-amazon.com/images/I/...Rk30L._AC_.jpg

La reception mi contattò, notificandomi che una macchina mi stesse aspettando.
Uscii dalla mia stanza a passo tranquillo, lasciando prima la mancia per i camerieri sul tavolino all'ingresso della suite.
Quando vidi la Ferrari, le mie labbra si tesero in un sorriso. Jean aveva sfoderato l'artiglieria pesante, pensai tra me e me.
"Buonasera." salutai avvicinandomi all'attore. Di persona si vedeva che lui fosse parecchio più grande di me. L'esperienza, l'età e la sua bravura, mi avrebbero certamente insegnato molto.
"Voglio che tu sappia che sono molto onorata di fare la tua conoscenza!" dissi con gentilezza, porgendo la mia mano a Jean.

Assottigliai lo sguardo, per capire a cosa si riferisse, poiché il suo tono vago non me lo suggeriva.
"A cosa ti riferisci?" chiesi a quel punto, dal momento che ero convinta di scherzare e invece lui diceva proprio sul serio.

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Gli occhi di Jean, notò subito Britty, vagaro lenti su di lei, osservandola ben bene, dalla testa ai piedi.
"Molto lieto." disse lui stringendole la mano con una certa sicurezza. "Mi aspettavo una soecie di ragazzina prodigio, una rampante star piena di talento, ma mi accorgo che sei anche molto carina." Con un sorriso furbo. "Anzi, molto più che carina." Aprì la portiera della sua Ferrari. "Posso avere l'onore di condurre la giovane star per un breve giro della città?" Con tono marcatamente galante.




Bert rise piano.
"Parlo proprio di un castello vero, mia cara." Disse a Marin. "Con tutto l'occorrente al proprio posto, come bastioni, torri, merlature, ponte levatoio e segrete con annesse camere delle torture. Volendo potrebbero anche essere due o più fantasmi, ma su questo non posso garantire." Ridendo di gusto.

Adesso mi sentivo davvero disorientata.
"Mi prendi in giro?" con un risolino "E cosa avresti a che fare tu, con questo castello vero? Hai potuto comprare anche quello, oltre alla Ferrari?" ridendo.

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Bert rise ancora, riempiendo poi di nuovo i loro bicchieri.
"In realtà" disse a Marin "un uomo mi ha dato spunto per una nuova puntata del mio programma. Si tratta di un vecchio gentiluomo di campagna, un ex scienziato ora ritirato a vita privata nel suo castello. Vuoi venire con me? In veste di consulente psicologa?" Fissandola.

Sgranai gli occhi, al sentire la notizia.
"Wow" commentai "Sembra molto interessante. Ti seguo" accettai la proposta, rifiutando però il vino.
Poteva essere un'esperienza interessante, specie perchè il programma di Bert era molto seguito.
E poi, un castello era sempre un castello.

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"Perfetto." Disse Bert brindando con Marin. "Allora siamo d'accordo. Domattina ci recheremo al castello, tieniti libera." Facendole l'occhiolino.

"Sperando che Joe Sev non mi raggiunga anche lì, per parlarmi di nuovo della fine del mondo" con sarcasmo.
"Anzi, non hai detto cosa chiederesti tu, se vincessi la scommessa" con sguardo furbo "Io ho già detto che mi accontenterei di farmi regalare un castello" ridendo.

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Nel mio lavoro i complimenti erano all'ordine del giorno, così come le critiche. C'era chi mi apprezzava per il talento, chi per l'aspetto, e chi per entrambi. Poi, dall'altro lato della barricata, c'era chi invece non apprezzava nulla e criticava ogni cosa. Faceva parte del gioco e per tanto amore ricevuto, in ricambio vi era anche una generosa quantità d'odio a bilanciare le cose.
Sorrisi a Jean, lasciando che mi aprisse la portiera.
"Anche tu non sei male." ricambiai il complimento con fare cortese, per poi accomodarmi "Sono molto curiosa di vedere la città, quindi possiamo andare dove desideri!" risposi con entusiasmo, salvo poi voltarmi in direzione dell'attore "Dimmi una cosa: tu hai capito che ruolo avranno i nostri personaggi? Io l'ho trovato un po' ambiguo e questa è la prima volta che prendo parte ad un film d'azione. Non vorrei fare qualche errore."

Mi sembrava incredibile che fosse sucesso davvero: ero sola.
Sola in quel bellissimo hotel, completamente a mia disposizione.
Sembrava davvero l'inizio di un'avventura... e probabilmente era così!
Non appena il custode mi lasciò, me ne andai al piano di sopra, scegliendo la più bella suite, quella con vista lago, dove lasciare le mie cose.
Sistemai i vestiti nell'armadio con cura, tirai fuori il computer e lo poggiai sul tavolino che si affacciava sulla finestra, da cui potevo godere di uno splendido panorama, e mi preparai un the. Ero pronta per iniziare a sognare, iniziare a scrivere.
Potevo sentire Jackie accanto a me che scalpitava per intraprendere la nuova avventura che la attendeva.
Ridacchiai tra me e me, perché potevo vederla mentre si aggirava per quel palazzo, un po' troppo sfarzoso per i suoi gusti.
«Oh non preoccuparti, cara, vedrai che ci divertiremo» le dissi, come se fosse davvero accanto a me.
«Su, versati da bere, che abbiamo da fare» sospirai mentre mi sedevo alla scrivania e iniziavo a scrivere.

Il vento era placido quella sera, mentre la barca ondeggiava, cullata dalla corrente del lago, che sembrava inesorabilmente spingerla verso la riva.
Jackie era intenta a controllare il suo trasmettitore un'ultima volta, sperando di avere notizie, ma invano.
Aveva preso l'irritante abitudine di controllarla ogni cinque minuti.
(Vik li aveva cronometrati!)
Non aveva ancora perso le speranze. E come avrebbe potuto, dopotutto? Non era certo una che si arrendeva lei. Non l'aveva fatto per il suo pianeta quando tutto sembrava perduto, e non l'avrebbe certo fatto adesso.
«Ecco il palazzo del governatore» esclamò Vik alla sua strana alleata.
Era così strano parteggiare per una Fenixana, per lei che aveva imparato a odiarli per tutta la sua vita. Eppure, aveva scoperto che i reggenti del suo pianeta avevano in mente qualcosa di decisamente diverso.
«Andiamo e facciamola finita!» sbuffò Jackie, prendendo un sorso di Amaro dalla sua immancabile borraccia, che non abbandonava mai.
Era il migliore della galassia, almeno era quello che sosteneva nel suo bar.
Vik l'aveva assaggiato e non le era sembrato poi granché, ma lei aveva decisamente altri gusti!

Mentre le avventure delle mie due eroine prendevano vita sotto le mie dita, tutto intorno a me si fermava, entrando in una sorta di quiete.
Così, in quel momento di pura contemplazione, mi accorsi che il sole stava tramontando e che era ora di una pausa.
Ormai il the era quasi finito, e avevo voglia di sgranchirmi le gambe.
Iniziai così a camminare per l'albergo deserto, godendomi quel silenzio irreale.
Finché non mi ritrovai davanti alla porta della stanza 701.
Un sorrisetto divertito mi si dipinse sul viso.
"Oh andiamo..." pensai. "Dopotutto, che può succedere?".
E la aprii, come una bimba dispettosa!

"Mi riserverò" dsse sorridedo Bert a Marin "di rivelartelo a scommssa conclusa. Immagino che tu sia sicura di vincere, no? Quindi accetterai il tutto a scatola chiusa, giusto." Facendole l'occhiolino.


La Ferrari partì sgommando e la in un attimo Jean e Britty si ritrovarono a sfrecciare per le strade cittadine.
Afragola City era una megalopoli praticamente infinita, dove il cemento e il cristallo dei suoi grattacieli parevano slanciarsi fino a toccare il cielo, quasi a sorreggerlo facendo da tramite da l'uomo e l'infinito, mentre in ogni angolo dei 4 punti cardinali le sue strade e i suoi quartierisi allargavano senza sosta.
Jean mostrò alla giovane diva i quartieri più modermi, ma anche gli angoli più antichi e storici, in un tripudio di magnificenza dove il passato toccava il presente, vrso il futuro.
"Ambiguo..." disse lui guidando "... perchè mai? Temi qualche scena di nudo?" Ridendo.


Finito di scrivere, Sunis si prese una pausa, girovagando nell'hotel deserto e silenzio.
Arrivò davanti alla porta della famigerata camera 701, provò ad aprirla ma era chiusa a chiave.
A un tratto sentì dei passi alle sue spalle, come se qualcuno si avvicinasse dal fondo del corridoio.
Erano i tacchi bassi di stivaletti da donna, proprio come quelli indossati da Jackie nel suo romanzo.

"Ti sembro il tipo che accetta a scatola chiusa" dissi ridacchiando "Eh..." aggiunsi, abbassando lo sguardo sul bicchiere di vino con cui giocherellavo.
La cosa però dovevo ammettere si faceva interessante.

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"Rende tutto più intrigante..." disse Bert a Marin "... no?" Finendo il suo bicchiere e fissandolo. "Resti qui stanotte? Coì domattina partiremo direttamente da qui?" Sorridendole.

"Non so, sono una maniaca del controllo..." con aria sorniona.
"Beh, visto che ora sono qui... Anche se mi chiedo se fosse il tuo intento fin dall'inizio..." ridacchiando divertita.

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Eccola lì, la 701, la stanza dei misteri.
Dovevo trovare il modo di metterla nel romanzo, perché la curiosità era troppo forte, e il mistero mi piaceva e solleticava la mia fantasia.
Ma era chiusa a chiave, c'era da aspettarselo!
Sbuffai, pensando dove potessero tenere il passparteou con cui si sarebbe aperta... forse.
Ma d'un tratto sussultai.
Un rumore di passi alle mie spalle.
Chi poteva essere? Dovevo essere sola!
Cioè, io Jackie e Vik ma loro erano nella mia testa, prevalentemente.
Mi resi conto che quel rumore sembrava, in modo inquietante, proprio quello che avevo descritto proprio prima, relativo agli stivaletti di Jackie.
«Chi c'è?» mi voltai di scatto, quasi aspettandomi di trovarmela di fronte.

"Beh, dipende..." disse sorridendo Bret, con fare misterioso "... ma dubito che accetterai di dividere il mio ltto stanotte, giusto?" Tirando fuori un pacchetto di sigarette e offrendone una a Marin.


Sunis si voltò, ma non vide ovviamente nessuno alle sue spalle.
Il corridoio era vuoto.
Tutto era silenzio.
Ma poi quel silenzio fu interrotto dal bussare di qualcuno dall'interno della camera 701.
Come se da dentro la stanza qualcuno bussasse alla porta per farsi aprire.

No, non c'era nessuno.
E come avrebbe potuto? Va bene essere mezza matta e parlare con i miei personaggi ma addirittura vederli rischiavo di scendere nella schizofrenia paranoide!
Peccato però, ci avrei fatto una bella chiacchierata con quella mattacchiona!
Poi mi gelai di nuovo, quando sentii bussare dall'interno della stanza.
Mi voltai di scatto, con gli occhi sbarrati.
Me l'ero immaginato?
Possibile???
«Chi c'è??» ripetei, un po' meno convinta di prima, perché un conto pensare di vedere la tua amica di penna, un altro un mostro nascosto nella stanza, o tutte le altre immagini orrende che la mia mente stava producendo in quel momento.
...ecco, avere una fantasia spiccata in una situazione del genere, sicuramente non aiutava.
«Chi c'è?» ancora una volta, giusto per essere sicura di dover prenotare lo psichiatra.

Nessuno più bussò e nessuno rispose alla voce di Sunis.
Ma poi, all'improvviso, delle voci riempirono il corridoio.
"Il mondo era loro all'inizio..." disse una voce di donna "... e se fosse invece tutto vero? Se non fossero mai spariti del tutto? E se ora reclamassero lo spazio che prima possedevano?"

Lo guardai non offesa o interdetta, ma genuinamente sorpresa.
Non avevo mai sentito un tono così esplicito, nei miei confronti e mi stupì parecchio.
"Sei sempre così diretto, tu, oppure è un privilegio mio?" con un sorriso enigmatico, prendendo una sigaretta.

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Bert rise e accese la sigaretta fra le labbra di Marin.
"Avere a che fare" disse divertito ma senza giri di parola "con una ragazza virtuosa, tutta studio e casa, è un pò come una battaglia tra Cesare e una fortezza gallica apparentemente imprendibile. Inutile prdere tempo e forze con manovre evasive, perchè tutti sanno, assediati e assedianti, che sarà lunga e dura per entrambi, no?" Fumando anche lui.

Sollevai un sopracciglio con aria divertita, in uno sbuffo di fumo.
"Interessante metafora, devo riconoscerlo" concessi, poi tirai ancora dalla sigaretta "E dunque, quali argomentazioni metteresti in campo per convincermi? A meno che non risultino anche quelli tentativi superflui" lo sfidai.

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"Convincerti..." disse a Marin "... a far cosa? Sulla bontà delle mie metafore? O sull'entrare nel mio letto?" Rise piano fumando. "Dovremmo fare un gioco, sai? Tu sei la psicologa, no? Mi avrai già studiato e magari anche catalogato? Che tipo di uomo sarei? sono curioso?" Finì la sua sigaretta. "Da buona psicologa dimmi un motivo per venire a letto con me e uno per non venirci." Facendole l'occhiolino.

Ridacchiai divertita, finendo anch'io la mia sigaretta.
"Hai bisogno della mia validazione? Mi sembrava avessi parecchia autostima" lo punzecchiai.
"Beh, sei un tipo molto sicuro del tuo fascino e della tua favella, dell'effetto che hai sugli altri e non lo intendo per forza in modo malizioso. Ma credo che la tua sicurezza possa essere un motivo valido sia per farlo che per non farlo. Potrebbe essere un deterrente per una personalità altrettanto sicura e determinata, come si dice, gli uguali si respingono e gli opposti si attraggono. Oppure, potrebbe essere un confronto interessante proprio per questo, si sa che la curiosità a volte vince su tutto" con sorriso sornione.

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"Beh, sappi" disse divertito Bert, fissando Marin negli occhi "che questo tuo approccio tecnico è molto eccitante. Quindi ora sono curioso di sapere quale delle due motivazioni vincerà." Avvicinandosi a lei, al suo viso. "Me lo dirai tu..." avvicinandosi alle sue labbra "... o devo scoprirlo io?" Baciando Marin sulla bocca.

Ridacchia silenziosamente, al suo commento.
In effetti, la psicologia stava aggiungendo il giusto sprint a quella situazione già frizzante di per sé.
Vidi il suo viso farsi sempre più vicino e lo spazio fra noi divenne elettrico, finché quell'elettricità si trasferì dalle sue labbra alle mie.
Risposi al suo bacio senza indugio, traendo da ciò una scarica di piacere da ciò e sorridendo appena poi.
"O potremmo scoprirlo insieme, ti va questa terza opzione?" dissi piano.

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