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Il controllore prese i soldi e consegnò ad Altea il prezioso biglietto.
La fece salire poi a bordo, indicandole un cabina in cui cambiarsi. Il treno allora fischiò di nuovo e cominciò a fumare. E pian piano prese a muoversi. “Ehi...” disse qualcuno correndo sui binari “... aspettate... ci sono anche io!” |
Leones sorrise ed annuì a Dacey.
“Non ne dubito.” Disse. “Ora però rimettetevi a studiare.” “Dite...” Fines al taverniere “... dov'è possibile inviare un telegramma?” “Al vecchio istituto postale.” Spiegò il taverniere. “Recatevi là e potrete spedirlo.” “Vi ringrazio.” Annuì Fines. “A chi devi scrivere?” Incuriosito Poeh. “Alla Gran Baronessa.” Rispose Fines. “Ma il capitano aveva detto di no.” Fissandolo Poeh. “Forse lui avrà qualcosa da nascondere” seccato Fines “ma non certo io.” |
Fermer sorrise a Gwen, la prese per mano e insieme lasciarono il capannello di militari, per tornare poi all'infermeria.
“Oggi c'è stato poco lavoro...” disse il giovane medico “... e non credo qualcuno si darà malato ora... avete fame? Fatevi bella... non che impiegherete molto...” fissandola “... vi porto a mangiare da Armand... il Venerdì fa degli ottimi gamberetti.” Facendole l'occhiolino. |
Goz rise a Reddas.
“Venite, ne discuteremo davanti ad una bella bottiglia di quello buono.” Disse. “Quello che Armand serve solo col mio permesso.” Guardò Clio. “Continuate con le reclute, tenente.” E andarono via. “Che ne pensi di quel tipo?” Chiese sottovoce Icarius a Palos. “Non penso nulla.” Rispose piano questi. “Tipi così meglio mi stiano lontani. Preferisco concentrarmi sulla bella ufficialessa...” sorrise “... visto come sta bene in canottiera? Ingaggerei volentieri un bel corpo a corpo con lei...” facendo l'occhiolino ad Icarius. |
Quel nome, Danny.
Un nome che tanto significava per Marwel. E forse per questo, come se lo avesse compreso, il bambino sorrise alla ragazza. “Ehi, sorride...” disse Betty, indicando il piccolo “... significa che il nome gli piace.” “Benvenuto, Danny.” Tutti in coro gli orfanelli. |
Park sorrise a Gaynor, mentre l'aria gonfiava i lunghi e chiari capelli di lei.
Zac, seduto dietro scattava foto a raffica. “Eh, il mondo è bello...” disse il vecchio ex pilota collaudatore “... peccato l'uomo faccia di tutto per rovinarlo.” “Guardate là!” Indicò il fotografo. “Sembra un rottamaio. “Si, ora è in disuso...” annuì Park “... c'è poco da vedere là... meglio raggiungere il centro del borgo. Conosco un localino niente male. Cucina casalinga, sana e nutriente. Naturalmente offro io.” |
Salii rapidamente sul treno e, gentilmente, il controllore mi indicò una cabina.
Mi cambiai di fretta, indossai un nuovo corpetto dove infilai il piccolo taccuino di madreperla color cipria. Poi sistemai le calze a rete e la giarrettiera dove erano riposte le armi, ovvero il pugnale e la piccola pistola. Misi il vestito...era semplice, non dovevo mostrare di essere nobile, ma alla moda e scollato. Legai un foulard al collo e vidi uno specchio, mi pettinai la bionda chioma e mi truccai leggermente, rimisi i tacchi a spillo. Mi sentivo un' altra anche se avrei preferito un bel bagno ristoratore...ma soprattutto che portasse via tutti i miei dolori. Uscii e presi posto tirando fuori un libro dalla sacca, dovevo sembrare una comune persona quando udii qualcuno urlare..un uomo..doveva salire. Speravo non fosse qualche soldato di Canabias e con un tocco repentino gettai col tacco a spillo la sacca sotto il sedile. |
Dovevo studiare certo, o per lo meno fingere di farlo visto che conoscevo a menadito ogni cosa che era contenuta in quel libro. Quindi abbassai il capo sfogliando le pagine, curandomi di saltare quella con la foto della mia famiglia. Non volevo piangere di nuovo.
<< Ma siete sicuro? Avvisare la Baronessa di me é una mossa prudente?>> |
"Beh, è già un buon inizio" disse Marwel alzandosi in piedi, poi lasciò ai bambini la libertà di uscire in giardino e divertirsi e chiese loro di far giocare Danny e di non lasciarlo mai da solo. Quel bambino aveva bisogno di affetto e Marwel era pronta a dargliene più di quanto gliene servisse.
La ragazza andò in camera sua e si vestì abbandonando finalmente la camicia da notte, poi si acconciò i capelli in modo che non le dessero fastidio e tornò di sotto per mettere in ordine la casa. C'erano da fare una marea di cose e in più sarebbe dovuta uscire per poter acquistare qualche vestito per Danny e della verdura per la cena. Lo sguardo le cadde casualmente sul barattolo in cui teneva il denaro per i biglietti del treno nel caso in cui Evangelia fosse stata bombardata e i bambini fossero stati costretti ad andarsene. Sapeva bene dove li avrebbe mandati: a Capomazda abitavano dei grandi amici dei suoi defunti zii. Li aveva conosciuti tanti anni prima e quando scoprirono che aveva messo su un orfanotrofio, non rimasero con le mani in mano e cominciarono a mandarle dei soldi per aiutarla. Aveva già scritto loro chiedendo di accogliere i suoi bambini in caso di pericolo e avevano accettato di buon grado. Fece il bucato e rimise in ordine le stanze dei bambini, poi uscì di casa e si diresse verso il centro. |
"Già" risposi a Park " la mano dell'uomo sta distruggendo pian piano ciò che è stato creato dalla mano di Dio. Ma un giorno si rimpiangerà questa stoltezza..."
D'un tratto, Zac ci indicò una costruzione che Park asserì essere un rottamaio in disuso. Non so perché, ma ne fui incuriosita. Decisi quindi di chiedere al mio amico di portarmici. "Park, non potremmo visitare quel rottamaio prima di cena? Ha un che di affascinante, visto da qui... è ancora presto, l'osteria sarà di sicuro aperta anche fra un'ora. E per ringraziarvi di questa bellissima passeggiata, dopo cena se me lo permetteranno canterò per voi..." |
Tornammo finalmente in infermeria.
Sorrisi entusiasta a Fermer annuendo e corsi a prepararmi. Aprii il piccolo armadio e passai in rassegna i miei vestiti. Poi, lo vidi. Il vestito che avevo comprato quattro anni prima col mio primo stipendio. Mi ero ripromessa di risparmiare piú soldi possibili, in caso di necessità , ma volevo avere la soddisfazione di spendere per me i primi soldi che avrei guadagnato. "Ah però! Hai capito la nostra Gwen!" disse Jenny entusiasta, ridendo. "Secondo me lo ha comprato per qualche occasione speciale" disse Lauren ammiccando, con la sua solita malizia. Io risi, alzando gli occhi al cielo, mentre guardavo la mia immagine con quel bellissimo vestito addosso davanti allo specchio. "Giá, magari deve uscire con quel nuovo infermiere, quello carino... Come si chiama?" incalzó Sofya. "Ragazze ve l'ho detto, non c'è nessuna occasione particolare. Volevo comprarlo e l'ho comprato." "Sí certo, come no..." riprese Lauren, con un sorriso malizioso e la sua immancabile sigaretta. A quel punto tutte ci abbandonammo ad una fragorosa risata , mentre io continuavo a specchiarmi. Indossai quel vestito, dopo essermi destata da quel ricordo e misi un velo di trucco. Soddisfatta del risultato, presi lo scialle nero lavorato con perline e paillettes dello stesso colore e tornai da Fermer. "Spero di non avervi fatto attendere troppo" dissi, richiamando la sua attenzione "Ma si sa, la bellezza purtroppo richiede tempo" scherzando. http://mfwright.com/lollobrigida1.jpg |
La rabbia era tanta, tanta da farmi serrare i pugni, e respirare piano per evitare gesti affettati .
Avevo la forte necessità di prendere a pugni qualcuno. Quella giornata non sembrava finire mai, e ogni secondo la peggiorava. Poi quelle parole di Goz: i cadetti! "Sissignore.." risposi, automaticamente. Già, li avevo completamente dimenticati. Beh, pensai con un sorriso, meglio così, in effetti potrebbero essermi utili. "Avanti signori abbiamo perso abbastanza tempo per tutta questa storia.." dissi voltandomi verso le reclute "Sarà il caso di cominciare l'addestramento.." dissi loro. "Sappiate che l'addestramento nella legione si compone di tre fasi imprescindibili: il corpo a corpo, il poligono e il volo.. io non ho idea delle vostre capacità, magari qualcuno di voi è un pugile e per lui il corpo a corpo sarà una passeggiata, magari abbiamo dei cacciatori, degli ottimi tiratori che faranno faville al poligono, magari abbiamo dei piloti.." lanciando per un momento una rapida occhiata ad Icarius che aveva detto di esserlo "Ma prima di mettervi in mano un aereo voglio essere sicura che il vostro corpo sia in grado di reggerlo, e di reggere la guerra.. se non sapete nulla di queste tre discipline non disperate, dovrete solo faticare molto più degli altri, ma non avete perso in partenza.." annuendo. "La prima parte dell'allenamento è uguale per tutti, poi vi divideremo in gruppi e ognuno andrà a colmare le proprie mancanze.." presi un profondo respiro, legando i capelli in una coda alta, rapidamente. "Sarà il caso di cominciare.." dissi, perentoria. Così, seguii l'addestramento in prima persona, seguendo le reclute passo passo, allenandomi con loro: la corsa, i piegamenti, gli addominali, gli esercizi per la forza, per l'agilità, per la resistenza. Finchè, terminato quel riscaldamento pesantissimo ma necessario, non si poté passare alle cose interessanti. Avevo sempre amato il combattimento corpo a corpo più di qualunque altra cosa. Ci spostammo così in palestra, dove c'era la migliore attrezzatura a disposizione. Spiegai loro i vari colpi base, qualche tecnica non troppo complicata perché era solo il primo giorno. "Forse alcuni di voi sanno già di cosa sto parlando, qualcuno magari è un pugile, un lottatore, un esperto nelle arti marziali orientali, ma c'è qualcosa di diverso in quello che facciamo qui oggi, magari riconoscerete qualche tecnica, ma è lo spirito che deve radicalmente cambiare.." presi un respiro "Non occorre andare in oriente per conoscere le arti marziali, i nostri avi le avevano sviluppate molto bene, lotta, pugilato, pancrazio.." lasciai che lo sguardo si posasse sui soldati "Il pancrazio nasce proprio in battaglia, quando i soldati della falange perdono le armi, devono saper combattere a mani nude finché non ne raccattano un'altra.. questo non è uno sport, ma una tecnica di guerra.. massima efficacia col minimo sforzo.. sapete, nell'antichità non c'erano categorie di peso perché la tecnica, se ben eseguita, permette di abbattere qualcuno di molto più imponete.. tu.." indicando un ragazzo grande e grosso che sarà pesato il doppio di me "Vieni qui.." ordinai. Così, mostrai la tecnica, e in un batter d'occhio lo portai a terra, nonostante il suo peso. Finita la classica manfrina iniziale, iniziammo con gli esercizi, esercizi di base, che diventavano mano mano più complicati. Li osservavo attentamente. Per un momento poi, li lasciai fare, mi voltai verso il sacco poco distante. Loro dovevano ripetere l'esercizio, il che significava che io avrei avuto qualche minuto per me. Presi un profondo respiro e iniziai a colpire. Rapida, veloce, senza fermarmi mai, un colpo, un altro, un altro ancora, con la velocità che mi contraddistingueva. Il respiro ansante, il cuore che batteva sempre più forte. Eccolo lì, il limite, quel limite oltre il quale mi sarebbe mancato il fiato, ma lo raggiunsi, e continuai a colpire ad una velocità impressionante, lo spostai poco più in là, finché non mi fermai, per poi buttare la testa all'indietro, conscia di aver scaricato almeno in parte la tensione di quel giorno che sembrava non voler finire mai. Non potevo sfogarmi sulle reclute, almeno che tra loro non ci fosse qualcuno che già sapeva combattere per i fatti suoi. Tornai da loro, ormai avrebbero dovuto assimilare i miei insegnamenti. E se non l'avevano fatto: peggio per loro, avevamo bisogno di gente che imparava in fretta. Così fu la volta di mettere in pratica tutto quello. "Mettetevi a coppie.." ordinai "Prima fate a ruoli: uno attacca e uno difende, ma tra poco passiamo immediatamente al combattimento libero, non abbiamo tempo da perdere..". Fortunatamente, pensai, i ragazzi erano dispari, così, a turno, uno doveva confrontarsi direttamente con me. Il che mi dava l'opportunità di saggiare le capacità di ognuno e di cominciare ad istaurare quel legame necessario, che nasce combattendo insieme. Senza trascurare il fatto che dava anche a me l'occasione di combattere a mani nude, anche se dovevo ovviamente controllarmi. Ma almeno mi sarei resa conto ben bene delle capacità di ognuno di loro. |
Marwel lasciò l'orfanotrofio e si diresse verso il centro del borgo.
Era ormai quasi sera, ma molte botteghe erano ancora aperte. Camminando però per strada vide ancora molte macerie ammassate lungo i margini delle vie, molte case con i tetti sfondati e diversi muri con crepe e segni dei proiettili. L'attacco dei giorni scorsi infatti aveva fatto molti danni. “Io sono il pilota dell'aereo d'argento...” disse una voce all'improvviso. “Vuoi farlo sempre tu!” Un'altra voce. “Non è giusto!” Erano dei bambini che giocavano. “Si, perchè è il miglior pilota del mondo.” Il primo che aveva parlato. “Migliore di tutti quelli che sono alla base legionaria.” Sorrise agli altri. “Io lo so. Perchè l'ho visto volare e attaccare gli aerei cattivi. E un giorno anche io diventerò un pilota come lui. In gamba come lui.” “Ma se non sai neanche chi sia...” ridendo un altro di quei bambini. “Tornerà...” mormorò il primo bimbo che aveva parlato “... quando ci attaccheranno di nuovo lui tornerà a difenderci... tornerà a bordo del suo aereo d'argento...” http://www.pim.hu/kepek/upload/2008-12/2af%C3%BCter.jpg |
Marwel camminava per le vie del borgo cercando di non inciampare tra le macerie. Erano stati attaccati così tante volte che quasi ci aveva fatto l'abitudine a sentire l'allarme suonare e riempire le vie di terrore, tuttavia i legionari erano sempre riusciti ad allontanare i nemici, anche se Evangelia perdeva sempre qualche cittadino e il borgo si trasformava in una tomba.
Aveva acquistato del cibo per quella sera e stava tornando all'orfanotrofio quando sentì dei bambini parlare tra loro di un pilota di cui non aveva mai sentito parlare, ma non ci fece molto caso. Tutti i bambini volevano diventare dei bravi piloti da grandi e forse lo sarebbero diventati davvero, ma poi avrebbero visto la morte in faccia e avrebbero dovuto salutare per sempre molti dei loro compagni e forse, nella maggior parte dei casi, si sarebbero pentiti della loro scelta. Si allontanò dal gruppetto di ragazzini e continuò a camminare, finchè d'un tratto si sentì inquieta. |
Clio parlò alle reclute e poi mostrò loro alcuni esercizi pratici, tanto per cominciare.
Poi sfogò la tensione e la rabbia del giorno colpendo ripetutamente e velocemente il sacco appeso. “Quella ama essere menata a letto, dammi retta, fratello...” disse sottovoce Palos ad Icarius. Questi però non rispose nulla all'amico, restando a fissare Clio che con rabbia sembrava voler tirare giù quel sacco. Poi i cadetti furono divisi in coppie, per eseguire ciò che aveva detto il biondo tenente. “Ma se siamo piloti” esercitandosi Palos con Icarius in un tentativo di presa “a che diavolo può servirci lo scontro corpo a corpo?” “Metti che precipiti nel deserto...” bloccandolo Icarius “... vuoi farti uccidere senza combattere?” “Giusto...” sforzandosi Palos “... ben detto...” “Avanti, rammolliti!” Urlò il caporale agli ordini di Clio per l'addestramento delle reclute. “Datevi una mossa!” Palos ed Icarius nel tentativo di eseguire attacco e difesa, finirono tutti e due a terra, per poi scoppiare a ridere. “Cosa diavolo ci trovate di così divertente, razza di idioti?” A loro due il caporale. “E' per una storiella, signore...” sarcastico Palos “... conoscete quella dei tre legionari catturati dai beduini?” E i due cadetti risero ancora. |
Attraversare il borgo che in diverse parti appariva seriamente colpito dall'attacco, alla fine gettò inquietudine nel cuore di Marwel.
Quanto avrebbero resistito? Quanto sarebbero riusciti a respingere gli attacchi? Ma soprattutto quanto ancora sarebbe durata quella guerra? E mentre camminava, quasi per caso, passò davanti ad una porta di legno, su cui era affisso un cartello con dei caratteri bizzarri. E così recitava: “Madama Sisinia, vede e conosce tutto” Ed accanto vi erano dipinti i simboli dei Tarocchi. |
I cadetti non erano poi così male, alcuni di loro erano abili, altri no ma si vedeva che ambivano diventarlo.
E le ragazze non erano da meno. La recluta che si trovava tra le mie grinfie in quel momento era un ragazzetto ordinario, dagli occhi scuri e i capelli arruffati. Non era un granché, ma ce la metteva tutta. D'un tratto le urla del caporale mi distolsero dal mio compito, attirando la mia attenzione. I soliti due cadetti avevano attirato l'attenzione. Congedai il ragazzo rendendomi conto che nessuno di loro aveva ancora lottato con me. Mi avvicinai ai due e incrociai le braccia, guardandoli dall'alto in basso, dato che erano ancora a terra. "No, ma sembra divertente.." sorrisi appena "Perché non la racconti?" vagamente divertita "Farà bene a tutti ridere un po'.." guardando negli occhi il cadetto. Di solito poi solo i più sfacciati andavano avanti, chi si dimenticava Kostor quando era stato una recluta? Mi sfuggì un sorriso divertito a quel pensiero. "Avanti.." dissi, scuotendo piano la testa, come a dare per scontato che non avrebbe continuato "Uno di voi due.." a Icarius e Palos "Con me.." facendo cenno di avvicinarsi. Poi avrei pensato all'altro. |
Un mezzo sorriso divertito si dipinse sul suo volto mentre leggeva il cartello affisso alla porta di legno. Perché no? Dopotutto è solo un gioco... pensò.
Ricordò quando sua zia le insegnò a leggere il fondo delle tazze di caffè e sorrise quando le tornarono in mente le sue parole, mentre con le dita sfiorava le linee della sua mano " verrai amata tanto nella tua vita ". E davvero riceveva tanto amore dai suoi bambini, ma nessun uomo, a parte Danny, le aveva ancora fatto dono dell'amore più profondo. Così, bisognosa di sentirsi dire che presto avrebbe trovato il principe azzurro, bussò alla porta e attese. |
Fermer indossò la sua divisa da ufficiale medico, elegante e con i gradi in bella mostra, prendendo poi il lungo cappotto chiaro.
Si voltò allora verso il corridoio per attendere che Gwen fosse pronta e la vide. Era un abito lungo, elegante e di un colore della tonalità del ghiaccio, vivacizzato da leggeri e leggiadri motivi tra il rosso ed il rosato. L'abito lasciava le spalle scoperte e sembrava donare al candore della ragazza una luce nuova, diversa. Una soffusa sensualità, una velata eppur chiara screziatura al suo essere ragazza della porta accanto. I capelli neri erano raccolti da un frontino sottile e sistemati alla moda delle fanciulle Afralignonesi. “Siete stupenda...” disse Fermer fissando Gwen, per poi porgerle la mano come un degno cavaliere alla sua dama. E lasciarono l'infermeria, diretti al saloon di Armand. http://images.twistmagazine.com/uplo...ip&h=500&w=698 |
“Spiacente, signore, ma temo che sia un po' troppo forte per essere raccontata ad un ufficiale quella storiella.” Disse divertito Palos a Clio.
“Ora ti farò vedere io che storielle conoscono i miei pugni, idiota!” Tuonò il caporale. Ma poi Clio volle cimentarsi con uno dei due cadetti e subito Palos si fece avanti. “E' la prima volta che devo battermi con una donna, signore...” fissando il biondo tenente “... ma non temete, non ci andrò pesante...” con un sorrisetto. |
"Vi ringrazio " sorridendo e prendendo la sua mano.
Aveva un'eleganza vecchio stile, anche accentuata dalla divisa e dal cappotto chiaro, che non passava certo inosservata. Andammo poi al saloon, iniziando quella serata. |
"Già, immaginavo non avresti avuto coraggio.." dissi, vagamente divertita "Peggio per te..".
Il caporale li prendeva di petto, ma io avevo imparato ad usare un approccio decisamente diverso. Poi il mio sguardo si fece serio a quelle parole. "Mancami di rispetto non dando il massimo, e sarò io a non andarci piano con te.." con gli occhi nei suoi. "Avanti, poche chiacchiere.." sentenziai. In un attimo mi misi in guardia, e il breve incontro cominciò. |
Marwel bussò alla porta e qualche istante dopo si aprì.
Sull'uscio apparve allora una donna di mezz'età, abbigliata in modo esotico. “Una giovane Erminia...” disse la donna fissando Marwel “... ma no, Erminia soffre le pene d'Amore per il bel Tancredi, per svanire poi tra i pastori... per te, ragazza mia, sono certo le carte racconteranno altro...” e con un cenno la invitò ad entrare. La casa era arredata in modo insolito, mischiando Sacro e profano. Accanto infatti a mensole colme di libri esoterici, stemmi magici ed amuleti di ogni tipo, figurano poi Immagini dei Santi e della Vergine Maria col Bambino. Corone del Rosario pendevano da pareti e mobili, mentre ovunque si sentiva l'odore di essenza orientali. La donna si sedette ad un tavolo ed invitò Marwel a fare lo stesso. “In cosa possiamo aiutarti io e le mie carte, ragazza?” Chiese alla giovane. |
“Eh, miss...” disse Park a Gaynor “... potrei mai negarvi qualcosa?” Sorrise e svoltò per raggiungere il rottamaio. “In verità però non capisco in che modo possa attirarvi questo posto desolato...” ancora l'ex collaudatore quando furono arrivati.
“In effetti è un luogo caratteristico.” Fece Zac. “Ma dubito riuscirò a trovare qualcosa di interessante da fotografare.” “Anche perchè” mormorò Park “sembra totalmente deserto.” “Guardate quel vecchio capannone laggiù...” indicò ai due Zac “... si vede una luce... deve esserci qualcuno...” |
Gwen e Fermer arrivarono al saloon ed Armand diede loro un tavolo in un angolo appartato del locale, dove vi erano meno luci, come esplicitamente chiesto dal giovane medico.
“Ho preferito questo angolo appartato” disse Fermer alla ragazza, sfogliando il menù “perchè così i soldati che bevono e giocano a carte non ci disturberanno.” La fissò. “E non credo affatto poi che un'accompagnatrice come voi possa passare inosservata.” Sorridendo. “Dunque mi difendo da eventuali seccatori.” Facendole l'occhiolino. “Cosa vi porto, dottore?” Avvicinandosi Armand al tavolo. “Gamberetti in salsa rosa, alghe fritte, crema di salmone e panna...” ordinò Fermer “... e del vino... mi raccomando.” “Avrete una delle migliori bottiglie, dottore.” Armand, per poi andare. |
All'inizio Palos giochicchiò, sempre col suo solito sorrisetto.
“Con una bella donna io do sempre il massimo, signore...” disse fissando Clio “... cosa vinco se vi atterro al primo colpo? Un trattamento di riguardo? Oppure posso sperare di offrirvi da bere?” Facendole l'occhiolino. Un attimo dopo si lanciò su di lei per afferrarla e provare una proiezione. |
“Diana ha ragione...” disse Leones “... se il capitano ci ha esplicitamente proibito di avvertire la Gran Baronessa ci sarà pure un motivo, no?”
Ma Fines e Poeh sembravano invece convinti del contrario. “Riflettete...” Fines rivolto a Leones e a Dacey “... se dietro questa sua prudenza ci fosse altro? Se mirasse a non essere scoperto o trovato?” “E da chi?” Chiese Leones. “Chi lo sa.” Mormorò Poeh. “Potrebbe davvero essere un ricercato... chi può dirlo... il suo essere così riservato, quasi misterioso, mi insospettisce non poco...” |
Qualcuno correva sui binari e gridava a gran voce.
Chiedeva al treno di fermarsi per salire anch'egli a bordo. Il macchinista tirò il freno ed il Meridian Express si fermò. Le porte si aprirono ed il controllore si affacciò. “Vi ringrazio...” disse ansimando Rodian “... pensavo di non riuscire più ad arrivare qui...” “Volete salire a bordo?” Chiese il controllore. “Si...” annuì Rodian. “Avete un biglietto?” “No...” “Allora dovete acquistarne uno adesso.” Fissandolo il controllore. “Si, certo...” Pagò ed il controllore gli diede il biglietto, per poi farlo salire sul treno. “Prego, signore.” Il controllore, mentre le porte si richiudevano ed il treno ripartiva. “Grazie.” Sorridendo Rodian. Ed Altea, seduta al suo posto, vide Rodian entrare nella carrozza passeggeri. |
Lo guardai con uno sguardo vagamente divertito.
Sempre la stessa storia, ma almeno provassero ad essere originali. "Puoi sperare di passare il corso, niente di più.." misi in chiaro. Bisognava anche stare attenti a come si parlava con certa gente, che era un attimo dare un'impressione sbagliata. Alla fine provò una proiezione. Finalmente! Ma la contrastai rapidamente, voltando la situazione a mio vantaggio. Una lezione che avrebbero imparato col tempo, ma visto l'atteggiamento di quel cadetto era meglio che capisse subito con chi aveva a che fare. |
Armand ci accompagnò in un angolo appartato al nostro tavolo.
Sorrisi leggermente alle parole di Fermer e ringraziai le luci soffuse che nascondevano il mio lieve rossore. Poi lui ordinò. "Credo che il menu prometta bene" dissi sorridendo, per poi guardarmi attorno, in quell'ambente così intimo e ovattato "Sembra quasi di essere in un altro locale" per poi guardarlo. "Vi ringrazio per la serata, anche se é appena iniziata" ridendo piano e guardandolo negli occhi. http://image.nanopress.it/donna/foto...is-anni-20.jpg |
<< Signori lo avete assoldato voi. Se non pensate che sia un uomo affidabile mi chiedo perché lo abbiate fatto. Attendere il suo ritorno e discutete nuovamente della cosa, magari lo convincerete>>
Sperai di aver chiuso la questione per il momento. |
Il Meridian si fermò e fece salire il passeggero, la voce era familiare e poi lo vidi salire...era proprio Rodian.
Mi voltai dalla parte del vetro a guardare fuori piena di perplessità..in teoria ci si sarebbe aspettati una scena tipica..io che felice gli vado incontro. A dire il vero quel ragazzo non mi piaceva affatto...aveva pure i soldi per pagare il treno, dove li aveva presi..e come si era liberato? O meglio chi lo aveva liberato? I partigiani o i soldati di Canabias? Rimasi li...a dire il vero non potevo nemmeno farmi notare, sapevo in quel treno vi erano spie di Canabias e andare verso lui sarebbe stato pericoloso, ma volevo vedere le sue mosse...a meno che non mi avesse visto e si fosse seduto, ma i posti erano tutti occupati. D' altronde lui doveva scendere ad Evangelia per arruolarsi..eppure sembrava addolorato per mie sorelle, prima era preoccupato di essere ucciso ma aveva paura dei guerriglieri. Ricordai, inoltre, la prima volta ci incontrammo..perchè offese pure i miei genitori? Era un mercenario e lo aveva fatto solo per soldi..quel dire che forse non ero figlia naturale di mio padre mi ferì profondamente... "Stavo sotto la quercia e strappavo l'erba mentre l'afa mi soffocava in quella estate dei miei quindici anni, ma trattenevo le lacrime. "Hai intenzione di estirpare tutta Capomazda?" ad un tratto una voce da dietro la quercia e si sedette di fronte a me guardandomi con gli occhi azzurri e sistemandosi i ribelli capelli scuri.."Ti vedo turbata, mi hanno detto state partendo, è vero?" Annuii col capo guardandolo negli occhi.."Non tornerò più qui a Capomazda, mio padre ha intimato dobbiamo tornare e non venire più qui..non ci vedremo più" chiusi quel nodo, quella voce tremante per non mostrargli volevo lui mi difendesse, mi dicesse avrebbe sfidato il mondo per me e saremmo fuggiti assieme e continuai.."Mia mamma..l'hanno trovato morta nel letto..no..non un malore, vi era il suo migliore amico con lei..quel barone" e guardai il Cielo "Ha scritto una lettera...cosi rimaranno per sempre insieme nella eternità..ti rendi conto? La odio...ha lasciato sue figlie per quell' uomo..voleva imitare Rodolfo d' Asburgo e la sua amante?". Lui rimase immobile.."Non parlare cosi di tua madre" stizzito "Lei..Giada..tua mamma..era la unica mi capiva, mi ascoltava sempre, sembra stia più male io ora di averla persa che tu che sei sua figlia...avrei voluto avere una madre comprensiva come la tua". Lo guardai stordita da tutto questo.."E a tua madre ho detto di noi due..era lei ti lasciava uscire di notte e vederci ogni tanto..quel giorno..nel fienile" e sorrise "beh..si sono andata a spiegare tutto io". "E' finito tutto...non ci vedremo più" dissi io. "Rimani qui, devi farti valere" in risposta lui. La risposta non volevo sentire.."Io dovrei combattere..tu dovresti difendermi, portarmi via, salvarmi...se vuoi rimanere con me" fui zittita dalla sua mano sulla mia bocca "Altea, io non sono il principe azzurro..e non mi sembra tu sia una di quelle sciocche ragazze che leggono i romanzi d' Amore..vuoi che non ci vediamo più? Vuoi perdermi...ricorda il treno passa solo una volta". Mi alzai e tornai nella dimora piangendo, e partimmo...e non tornai più. Quel ricordo mi perforò di nuovo...la morte di mia madre e il fatto che lo avevo perso..ma appunto ora lui era lontano e forse di una altra. Ripresi il libro e me lo posi davanti agli occhi ma stando attenta se Rodian passasse o a cosa avrebbe fatto sul quel treno. |
Un luogo insolito quello in cui si ritrovò Marwel, uno di quelli che ti affascina e ti fa venire i brividi contemporaneamente. Non era mai stata li e non conosceva la donna che vi abitava.
La invitò a sedersi ed ella accettò di buon grado, poichè aveva camminato per ore e non si era ancora fermata. La donna le chiese come potesse aiutarla e Marwel la guardò mentre mescolava le sue carte e passava le dita su ognuna di esse; non sapeva bene cosa chiedere, ma molti erano i dubbi e le domande che assillavano la sua mente. Una in particolare riguardava l'amore. "Beh, ecco io...credo di volervi chiedere se prima o poi potrò condividere la mia vita con un uomo. Ce n'è uno in particolare che attira la mia attenzione, ma non sono sicura di aver attirato la sua..." |
Era una giornata caldissima. Eravamo scesi in spiaggia per cercare un po' di refrigerio in acqua, ma il sole picchiava forte e nemmeno lì si riusciva a respirare. Ad un tratto lui mi prese per mano e mi fece alzare. "Vieni con me, penso di conoscere io un posto adatto ad una giornata infuocata come questa". Risalimmo in strada e ci avviammo lungo il sentiero della vicina pineta. Dopo aver camminato un po', tra i fitti alberi vidi un grande capannone con delle strane facciate. "Cos'è quello?" domandai curiosa. "Cosa sia stato di preciso non lo so" mi rispose lui "ma so per certo cos'è adesso: un capannone termicamente isolato... Vedi quei pannelli alle facciate? Non so chi sia stato ad avere questa idea geniale, ma servono a mantenere costante la temperatura all'interno del capannone... forse sarà stato un hangar per aerei..." e a queste parole gli occhi gli si illuminarono. Gli aerei erano il suo mondo... Fu così che trascorremmo un pomeriggio bellissimo in quel capannone abbandonato, lontano dagli occhi del mondo e del sole...
"Mio buon amico" dissi rivolta a Park "sarebbe troppo complicato spiegarvi perché questo luogo mi attrae... diciamo solo che sono guidata da una mano malinconica..." Mentre parlavo con Park, Zac ci fece notare una luce proveniente dal capannone che avevo scorto in lontananza, luce che da quella distanza non avevo visto. Incuriositi, ci dirigemmo verso quella luce. |
Tutto accadde molto in fretta.
Palos si lanciò verso con Clio con discreta sicurezza, dettata dal fatto di essere un uomo contro una donna, ma la ragazza in un attimo trasformò il tutto a suo vantaggio. Neanche un istante dopo, infatti, il cadetto si ritrovò a terra, tra le risate generali degli altri cadetti. |
“In effetti” disse Fermer a Gwen “questa parte del locale è particolare e per questo l'ho scelta. Qui nessuno ci disturberà e non sentiremo le risate e le urla dei legionari.” Riempì due bicchieri di vino rosso. “Non temete, non vi farò bere più di uno o due bicchieri, così da non attentare alle vostre difese.” Facendole l'occhiolino. “Ma un brindisi è doveroso... brindo allora a voi, alla vostra fresca bellezza ed alle bellissime sensazioni che da essere vostro cavaliere stasera... cin cin.”
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Il suo tentativo di presa non era neanche male, ma aveva abbassato la guardia, contando probabilmente di avere una vittoria facile.
Come se nove anni nella Legione mi rendessero uguale a una ragazzina indifesa. Ma molte reclute commettevano il suo stesso errore, in un attimo, agganciai la sua testa, chiudendola in una morsa comprensiva della spalla, allontanai le gambe e lo schiacciai a terra, facendolo finire con le ginocchia a terra, per poi ruotare abilmente su di lui, fino a salire sulla sua schiena, arrivando a bloccare la sua gamba con la mia, e il braccio in leva con una mano, mentre l'altra gli teneva il collo, impedendogli di alzare la testa. Lo tenni in leva per un lungo istante, quello che bastava per fargli capire che si trova esattamente dove probabilmente avrebbe voluto far finire me. Poi mollai la presa, prima quella alla testa, poi quella al braccio, ed infine quella al la gamba, alzandomi da lui. "Buon tentativo, ma se sottovaluti l'avversario rischi grosso.. mai caricare a testa bassa.." tendendogli la mano per farlo rialzare "Sono sicura che migliorerai.." sorrisi "Siamo qui apposta..". Poi il mio sguardo si posò su Icarius e sorrisi appena, tendendogli la mano, per poi fargli segno di avvicinarsi. "Avanti, pilota.." con gli occhi azzurri nei suoi "Fammi vedere che sai fare.." con un leggero sorriso. |
“Dina ha ragione.” Disse Leones agli altri due borghesi. “Abbiamo scelto noi di avere il capitano in questa faccenda. Ed io credo si stia comportando molto bene. Mi fido di lui e non intendo fare nulla di avventato senza avergliene parlato prima. Ed ora lasciamo che Diana studi.” Fissando poi Dacey.
“E sia, faremo come dici.” Annuì Poeh. |
Risi alle sue parole sul vino, mentre lui riempiva i nostri bicchieri.
Poi sorrisi abbassando lo sguardo al suo brindisi e presi il mio bicchiere. "Ed io propongo un brindisi alle irresistibili lusinghe del mio cavaliere e della bellissima sensazione che dà accompagnare un ufficiale cosí cavalleresco... cin cin" facendo tintinnare i bicchieri e sorridendo. |
Gaynor, Park e Zac si avvicinarono all'ingresso del capannone.
E oltre a vedere la luce, i tre ora sentivano anche alcuni rumori al suo interno. “Sembra si lavori sodo qui...” disse Park. E nel capannone videro qualcuno che spostava delle lamiere. “Prego...” accorgendosi di loro l'uomo delle lamiere “... vi occorre qualcosa?” Era Orko Rosso. |
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