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I miei occhi erano larghi e spaventati...
Lo fissavo senza parlare, lo fissavo mentre un misto di paura e di speranza si agitavano nel mio cuore. Desideravo andare con lui... lo desideravo più di qualsiasi altra cosa al mondo! Eppure... non riuscivo a non pensare che quel mio gesto sarebbe stata la sua condanna a morte... una follia... una cosa assolutamente sconsiderata... Lo guardavo... e più lo guardavo e più prendevo coraggio dal suo sguardo fermo e dalle sue mani salde sulle mie braccia... avrei potuto fare qualsiasi cosa con lui... avrebbe potuto persuadermi di qualunque cosa, fin’anche la più assurda... ne aveva sempre avuto il potere. Infine, senza distogliere gli occhi dai suoi, annuii lentamente... Citazione:
Lo afferrai e scrissi in fretta... ‘Il Destino ha molte vie. Se davvero il mio è a Tessalonica, allora ogni via mi ci condurrà. In caso contrario, domando il vostro perdono e la vostra benedizione. Che il Cielo vi protegga. Talia’ Citazione:
Poi gli tesi la mano e, chiudendo gli occhi, scavalcai il davanzale. |
I momenti si susseguirono velocemente.
Il cielo si schiariva sempre più e un leggero vento cominciò a soffiare su Suessyon. Fu un attimo e Talia saltò dalla finestra, ritrovandosi tra le braccia di Guisgard. Il vento copriva ogni altro rumore. Un attimo dopo, i due scivolarono tra i rami e il tronco dell’albero, per ritrovarsi poi a terra. Guisgard si guardò rapidamente intorno. Prese la ragazza per mano e corsero tra i cespugli e le piante del giardino, fino a ritrovarsi presso il viale che dava accesso al Casale. Restarono dietro ad uno degli aceri che come secolari guardiani sorvegliavano l’accesso, mentre Guisgard controllava la situazione. Il vento soffiava sempre più sul bosco e ogni rumore sembrava confondersi in esso. Guisgard, allora, fece uno strano verso che attraversò il sibilo di quel vento. Un attimo dopo un cavallo apparve in fondo al viale e alla sua sella era legato un secondo destriero. “Raggiungiamo i nostri cavalli, Talia…” mormorò Guisgard. Ma proprio in quel momento qualcuno apparve alle loro spalle. “Fermi dove siete!” Estraendo la spada uno dei cavalieri giunti al Casale il giorno prima. |
Kojo restò infastidito dal gesto di Altea.
Allora, preso dalla collera, la raggiunse, afferrandola per un braccio. “Rammentate che qui siete un’estranea, milady!” Fissandola negli occhi. “E se siete saggia vi consiglio di farvi delle amicizie! Presto molte cose cambieranno a Tylesia e forse vi occorrerà protezione quando ciò avverrà! Badate, potete essere trattata da dama e con tutti i riguardi ora… ma se rifiuterete, allora, un giorno potrei avervi come schiava! E allora resterete ai miei ordini!” La strinse a sé e la baciò con impeto. |
Sir Kojo iniziò a segurmi, iniziai a correre ma egli era più veloce, mi prese per un braccio, la stretta era forte..non riuscivo a liberarmi...iniziò a inveire contro di me...ecco la sua vera indole...minacciandomi addirittura di rendermi sua schiava quando egli mi strinse forte e mi bacio, con l'altra mano riuscii a prendere il pugnale e lo allungai verso il suo stomaco, cercai di divincolarmi da quel bacio...che mi aveva disgustato.."Osate farlo di nuovo" premendo il pugnale" e vi ammazzo..mi avete fatto voi questo dono vero? e io lo uso contro il nemico...siete sicuro sia io la vera..estranea qui? Non persone che si sono impadronite in modo ingiusto di Tylesia? Sappiate che questo vostro gesto e le vostre parole non saranno certo innosservate, e ora lasciatemi andare" mentre pensavo che l'indomani sarei andata a raccontare tutto alla Regina..e Reas.
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Il cuore mi batteva tanto forte che quasi non riuscivo ad udire nient'altro...
La mia mano era stretta in quella di Guisgard, ed io strinsi la sua a mia volta nel tentativo di farmi coraggio... attraversammo il giardino, il frutteto, giungemmo al viale e due cavalli arrivarono ad un richiamo... Poi proprio quando credetti di essere in salvo... Citazione:
"Milord..." mormorai. I miei occhi corsero a Guisgard un momento, poi tornarono a lui... "Al lago, milord!" dissi, sforzandomi di apparire serena "Mio..." esitai "Mio fratello merita una benedizione con l'acqua pura di quel luogo, prima della nostra partenza!" |
“All’alba?” Fissandoli il cavaliere. “Una benedizione da fare alle prime luci del giorno? Muovendovi come ladri tra cespugli e alberi?”
“Dubitate di ciò che dice?” Guardandolo Guisgard. Il cavaliere restò pensieroso. Abbassò poi la spada. “Allora vi accompagnerò io…” disse “… la sacerdotessa non può avventurarsi da sola per boschi alle prime luci del giorno… andate, vi seguo.” Così, Guisgard e Talia si diressero verso il lago, mentre il cavaliere li seguiva. I due si scambiarono solo un rapido sguardo, come se lui volesse tranquillizzare lei. “Avete combattuto in Terrasanta?” Domandò Guisgard, come se volesse prendere tempo. “Cosa ti importa?” Mormorò il cavaliere. “Prosegui e facciamo presto a raggiungere il lago.” “Un giorno combatterò anche io per il Santo Sepolcro…” “Continua a camminare.” “E’ vero che i Saraceni scorticano vivi i prigionieri di guerra?” “Vuoi smetterla con queste domande?” Seccato il cavaliere. “Se vuoi, posso dirti come nell’antica Roma venivano puniti coloro trovati in compagnia di una vestale.” “Cosa c’entra questo?” “Cammina e sta zitto.” Giunsero al lago. “Avanti, procediamo con la benedizione.” Guardandoli il cavaliere. Guisgard allora si mise di fronte a Talia, per poi inginocchiarsi. Ma poi, improvvisamente, con rapido gesto, lanciò un pugno di terreno negli occhi del cavaliere e lo aggredì. Scoppiò una colluttazione. Il cavaliere però, estrasse un pugnale dalla cintura e ferì Guisgard ad una mano. “Ora avrai ciò che meriti, bastardo…” con rabbia il cavaliere, dopo aver raccolto la sua spada precedentemente caduta “… non sai che nessuno può aggredire un cavaliere della Luna Nascente?” Ma proprio in quel momento qualcosa di veloce e letale aggredì il cavaliere. Sheylon, sotto il suo peso, fece così cadere a terra il guerriero che finì trafitto dalla sua stessa spada. |
Kojo schiaffeggiò con forza Altea.
“Volete uccidermi con questo pugnale?” Stappandolo dalle mani della ragazza. “Davvero pensate basti così poco?” Allora lo prese a due mani, lacerandosi la pelle a contatto con la lama, fino a spezzarlo in due. Lo lasciò così cadere a terra. “Un cavaliere del Tulipano Imperiale” fissandola con odio “è invincibile! E nessuna donna si è mai lamentata delle sue attenzioni…” accarezzandole il viso “… ma ha poca pazienza, rammentatelo…” e afferrò con forza i capelli di Altea, per poi baciarla nuovamente. Alla fine la spinse contro una colonna, portando le mani attorno al collo di lei. “Posso avervi come e quando voglio…” mormorò, mentre una delle sue mani scendeva lungo il petto di lei “… anche qui se volessi… ma saprò aspettare… conosco quelle come voi… verrete voi stessa ad implorarmi di prendervi come schiava…” finalmente la lasciò “… e badate bene di non svelare ad alcuno di questo nostro appuntamento… a meno che non vogliate vederlo morto.” E si allontanò ridendo. |
La sua mano...nella mia guancia in un doloroso schiaffo, ma non era questo che mi stava facendo male, egli si rivolgeva a me con ira e odio...ecco chi rovinava l'incantato splendore di Tylesia.
Un gesto preso dalla collera, col pugnale si lacerò la pelle per farmi capire che nulla poteva temere, e poi con forza mi prese di nuovo, in un bacio, volevo allontanarmi ma mi blocco e sentii le sue mani su di me..ascoltai le sue parole...e si allontanò e gli urlai "Vi sbagliate, non verrò mai a cercare...io non cerco l'odio e la cattiveria..ma l'amore". Detto questo iniziai a correre per il giardino, per fortuna riuscii ad entrare prima di lui...e mi trovai davanti alle stanze della Regina, davanti vi erano dei servitori "devo parlare con la Regina", non lo temevo, avrei rischiato il tutto per tutto, schiava..e di cosa pensai? |
Successe tutto in fretta... tanto in fretta che non riuscii a fermarli...
Il battibecco. La zuffa. La ferita di Guisgard. L’arrivo di Sheylon. Gridai... e mi avvicinai di qualche passo all’uomo steso a terra... per qualche attimo rimasi immobile, in piedi, inorridita e terrorizzata... Poi il mio sguardo si sollevò ed incontrò quello di Guisgard. Anche lui era immobile... di fronte a me... con la mano che sanguinava vistosamente... Corsi quindi verso di lui e, delicatamente, presi la mano ferita tra le mie... “E’ stato un incidente...” mormorai, senza però smettere di tremare “Un brutto incidente!” Anche la mia voce tremava forte... tentai di dominarla, ma non ci riuscii... “Oh, Guisgard... non capisci? Poteva succedere il contrario... potevi esserci tu lì...” chiusi gli occhi e chinai la testa sul suo petto per mascherare le lacrime “E tutto per colpa mia! ...Abbracciami, Guisgard! Ti prego!” |
Quel nome.
Chantal aveva pronunciato, quasi racchiuso in un sospiro, il suo nome. Vayvet allora, all’improvviso, le prese la mano. Era fredda e sudata la mano del fuggitivo. “Il mio nome…” mormorò “… sono due anni che non sento pronunciarlo da una voce femminile… quasi ne avevo dimenticato il suono… per un po’ ho odiato il mio nome, sapete?” Il suo respiro cominciava ad ammansirsi e l’agitazione, pian piano, abbandonava il volto del fuggiasco. “Poi, col tempo, mi è diventato indifferente…” strinse, per un attimo, la mano della ragazza, quasi a farle male “… voi tremate… perché? Vi faccio davvero così tanta paura? Eppure vi siete avvicinata a me così tanto da rischiare quasi la vita… sapete che quando un reietto, un rinnegato, un fuggiasco come me sogna è pericoloso? Potrebbe sognare i suoi carnefici e scambiarvi per essi, finendo così per sgozzarvi… o sognare gli spiriti di coloro a cui ha tolto la vita e perdere il senno… vi sta così a cuore la mia ferita, milady? Ebbene, sappiate che essa è niente, in confronto ad un’altra ben peggiore che porto dentro… una ferita dalla quale non guarirò mai…” lasciò la mano di Chantal. Chantal aveva ascoltato in un silenzio religioso quelle parole. E davvero tremava. Ma non perchè temesse quell'uomo,forse per la gelida senazione che le vaniva da quelle parole così dolorose. Erano dure nel loro più profondo significato,ma fluivano dalla bocca di Vayvet come una fragile ammissione,quasi una confessione. La ragazza ne fu sorpresa,come se quell'uomo,tanto prevenuto verso di lei,ora le stesse affidando fiducia. Ed in cuor suo Chantal non avrebbe voluto tradirla quella fiducia. Perciò ascoltava senza dire nulla,quasi senza fiatare. Aveva lasciato che il fuggitivo le stringesse la mano,e non l'aveva ritratta proprio per ricambiare a quella fiducia venuta dall'uomo. Era così coinvolto dai suoi ricordi che nel denudarsi di quei suoi pensieri probabimente neanche s'era accorto di stringere la mano di Chantal con tanta forza da farle male.Ma quando poi la lasciò cadere,Chantal si sentì pervasa da un raggelo improvviso,come se di nuovo si stesse alzando una barriera di comunicazione tra loro. E questo le causò dispiacere. La ragazza s'apprestò a indugiare di fianco all'uomo,gli prese di nuovo la mano,era fredda come ghiaccio,e velata di sudore,ma anche quella di Chantal era gelida,allora la ragazza tenne sospesa con il suo esiguo palmo la robusta mano di Vayvet,senza però stringerla,non poteva,del resto,non aveva forze ed era titubantesuli suscitare reazione nell'uomo,ma voleva infondergli coraggio e lasciare che si pronunciasse ancora sulle sue inquietudini,solo così sarebbe giunta a comprenderne la vera natura,e ciò che gli anelava nel cuore.Sempre tenendogli la mano sospesa,la ragazza cercò nella cintura della vita un fazzoletto,lo prese e se lo accostò alla guancia abbandonandosi per un attimo al ricordo del profumo di casa.Era un fazzoletto di finissima tela di fiandra,di un bianco avorio da sembrare luminoso,e con un angolo interamente ricamato nei toni del blu che andavano sfumandosi nell'azzurro,al centro del disegno creato con fili sottilissimi vi era ricamata con punti a nodino piccoli e ravvicinati l'iniziale del suo nome,la lettera C,ornata da piccole volute e qualche rosellina a punto vapore. Mentre lo teneva sulla guancia ebbe come la sensazione che si fosse scaldato appena,nonostante la freddissima aria della notte che con inclemenza le sferzava il viso. Così,caldo com'era, porse il fazzoletto a Vayvet perchè si asciugasse la fronte e le mani dal sudore provocatogli dall'agitazione del sonno. L'uomo lo afferrò con un'espressione di perplessità,e lo strinse nel pugno mentre ancora cercava la mano della ragazza,quella che cadeva al suo fianco e che egli aveva già stretto in quel momento di abbandono alla sua confessione. Chantal cercava di non pensare ai pericoli ai quali quel fuggiasco potesse esporla,desiderava solo sperare che non si ingannasse sulla sua natura,respirava profondamente senza mai guardarlo in volto,non mentre parlava e si apriva esponendosi in una fragile emotività. Doveva aver sofferto molto quell'uomo i cui occhi erano tristi e cupi,e doveva aver pianto anche nella vita,pensava la ragazza nell'ascoltarlo. Non le era mai apparso malvagio,nè volgare,come se serbasse un qualcosa di nobile e cavalleresco nel suo portamento. Rimasero per indefiniti istanti così,lei a tenergli sospesa la mano,giusto appena appena racchiusa nelle sue piccole dita,e l'uomo a guardare il fazzoletto mentre aveva aperto il pugno,entrambi un po' abbandonati ciascuno ai propri pensieri. Poi,il fiore. Chantal,nel voltarsi verso l'uomo che aveva preso a muoversi senza alzare gli occhi dal fazzoletto,incrociò il fiore col suo sguardo.Il ferito s'era appena tirato su con la schiena per sedersi in modo più eretto,e la ragazza vide quella fresia recisa nella notte. E con quel fiore una rivelazione. Vayvet lo aveva raccolto mentre narrava di sè,forse, e Chantal era intenta a tenere lo sguardo chino per timore e per rispetto di quelle rivelazioni. L'uomo lo aveva preso da terra ove giaceva, e lo aveva adagiato tra i due sbieghi della sua camicia tenuta slacciata fino ad un palmo dalla fossetta giugulare,i lacci della quale gli cadevano sui vigorosi muscoli fissati alle clavicole,ma da quel varco che esponeva il manubrio dello sterno Chantal scorse qualcosa che le illuminò gli occhi d'improvviso. Come un segno di benevolenza le apparve quel che vide.. La ragazza aveva visto,infatti,che Vayvet indossava la catenina con l'ovale donatogli da lei nella casa,e la fresia,poggiata dentro la camicia,nel mezzo della sua slacciatura,emergeva con i suoi bianchi petali ad incornciare la figura della Vergine sul cimelio raffigurata. Il calore del petto di Vayvet faceva sì che si sprigionassero tutte le essenze di quel fiore selvatico meravigliosamente dolce nel profumo e diafano nelle forme . Avrebbe voluto chiudere gli occhi Chantal ed abbandonarsi a quel profumo ma non vi riuscì.Paura frammista a speranza,malinconia mischiata a soggezione la attraversavano come un campo di esili spighe di lavanda battuto dal vento del nord. Vayvet continuava a narrare accoratamente quel piccolo scorcio del suo passato,incurante dei mille turbamenti che reggevano le membra della ragazza. Ci fu un momento in cui Chantal si sentì rincuorata nel vedere che Vayvet indossasse l'immagine della Vergine. Come se ora fosse più protetta,accolta nella protezione della sfera Celeste,poichè se l'uomo l'aveva tenuta con seèquella catenina,era sicuramente capace di pietà e misericordia. E solo pietà e misericordia l'avrebbero potuta trarre in salvo da quella involontaria fuga che la vedeva costretta a seguire quei fuggiasci. Chantal,per un momento,si abbandonò al ricordo di come fossero venuti via dalla casa così furtivamente,mentre la ragazza l'aveva lasciata in preda a sentimenti di sconforto e di dolore per l'essersi resa responsabile,senza volerlo,della morte delle due guardie del Castaldato.Ora le sembrava impossibile ritrovare quell'oggetto così simbolicamente importante per lei. Non aveva più pensato a quella catenina Chantal,forse era certa che Vayvet l'avesse abbandonata proprio in quel suo giaciglio presso il focolare della casa. Invece no.Vayvet nella sua lucidità aveva provveduto a curarsi anche di quell'oggetto a lui,forse,inutile,ma per Chantal di profondo significato affettivo e caramente prezioso. Chantal non pronunciò alcuna parola al riguardo,volse solo lo sguardo al Cielo,reclinando appena la testa all'indietro,e si abbandonò ad un sospiro di conforto.. E mentre la fanciulla ancora sentiva quel dolce profumo di fresie ad a sfiorarle i sensi,forse causatole più dalla purezza di quell'immagine sull'ovale che dal fiore stesso ,guardò il firmamento,e solo dopo alcuni istanti si voltò a guardare negli occhi l'uomo che ancora se ne stava semisdraiato al suo fianco.Fu per un momento infinitesimale che lo fissò accoratamente,forse perchè rapita da un repentino senso di tenerezza,poi,quasi senza badarci,si ritrovò ad invitarlo a guardare verso quello scorcio di Cielo che si intravedeva tra le cime degli alberi,e in un sussurro la ragazza gli svelò i suoi pensieri.."Guardate lassù,milord.Se scrutate la volta con attenzione,leggerete il vostro nome affidato alle stelle..ed esso non vi sarà più indifferente,ma bello agli occhi, e caro al cuore.." Vayvet esitava,allora la ragazza rimarcò:"Il vostro nome,mio signore..dite risultarvi indifferente..non desiderate riconoscerlo leggendolo nelle stelle?"E con un cenno della testa lo invitò a seguirla con lo sguardo fino a guardare le costellazioni invernali. E Vayvet davvero guardò il firmamento. Quello zefiro freddo e leggero che aveva spazzato via la foschia s'era reso complice di denudare il cielo di ogni nube,ed ora,la notte senza veli mostrava tutte le sue infinite bellezze,scevra di qualunque ornamento che non fosse la grazia del luccichio delle stelle. Chantal lasciò accarezzarsi il viso da quell'alito di vento fresco e carezzevole, sebbene avesse già le guance infreddolite,ma sembrava voler così affidare ad esso ogni inquietudine,come se,attraversandole i pensieri,quel vento potesse condurla lontana da lì. E fu così. Quel vento..soffiava forte,soffiava come a sollevarla degli affanni,dissipando con leggerezza di piuma le sue inquiete sensazioni. E nel conforto dell'immagine della Vergine chiuse gli occhi.. "Ora va tutto bene,Pierre.E' tutto finito."Rassicurandolo Chantal. "Non so...ho perso il controllo.Ho creduto che Dio me lo domandase."Le rispose il cavaliere.."Ti prego,perdonami!" "Come avrebbe potuto Nostro Signore domandarti questo?"Accarezzandogli la fronte la ragazza. "Io non credevo.."Tentando di spiegarle il Cavaliere. "Lo so..ora è passato,sii sereno."Rincuorandolo Chantal. "E' una follia,Chantal..una follia anche solo averlo pensato,averlo creduto giusto.."Turbato il cavaliere. "Si.una follia!"Commossa Chantal mentre si discosta un po' dal cavaliere. "Aspetta,ti prego..ti prego,Chantal."Fermandola il cavaliere e stringedola a sè. "Ho avuto paura,sai?"Con gli occhi lucidi la ragazza.."Ho creduto di comprendere sempre ogni tua azione,ogni tua decisione..Stavolta..oh..ho temuto.."Non riuscendo ad ultimare la ragazza e portandosi una mano chiusa alla bocca. "No,Chantal,tu no..non puoi perdere fiducia in me,.ho sempre creduto che tu non avresti mai smesso di comprendermi.Ma ora ho bisogno del tuo perdono,Chantal."Trattenendola nel suo abbraccio. "Ti perdono,Pierre.E ti comprendo.Ma non pensare mai più ad una schiocchezza simile.Mai più."Scostandosi un poco lei da quell'abbraccio così stretto. "Ho pensato a te,Chantal,ed ho compreso tutto."Afferrandola per le braccia e trattenendola il cavaliere. Allora Chantal indugiò e si lasciò abbracciare,abbandonandosi con la testa sulla spalla del cavaliere. E in quel momento giunse il padre di Chantal. Le acque del fiume erano calme,sulla sponda giacevano abbandonati la spada,l' usbergo è l'elmo del cavaliere. Il padre guardò il cielo,il vento soffiava forte e freddo e faceva correre le nuvole irrefrenabilmente,come ad ammassarle verso occidente.. Ma il fiume sembrava non incresparsi a quel vento,Anzi,scorreva placido e cristallino. "E' stato il Cielo.."Disse ascoltando il mormorio del fiume..Poi,volgendosi a Chantal:"Raccogli la spada,Chantal.Sii tu a raccoglierla." Chantal allora si staccò da Pierre e si incamminò verso il fiume,le gambe le tremavano,tremava tutta.Raccolse la spada come le era stato chiesto,la tenne sospesa tra le mani incerte e poi la trasportò stringendola forte al petto,mentre l'elsa era tenuta all'altezza del volto. Attese che Pierre la guardasse prima di affidarla a suo padre perchè fosse lui a consegnargliela. Ma questi le domandò di restituirla lei per lui al cavaliere. E Chantal annuì. Quando si trovò con i suoi occhi in quelli del cavaliere,la lama della spada fu fatta scivolare nel teerreno. "Un Angelo!Un Angelo ti ha teso le braccia,Pierre."Disse con voce placida la ragazza."Ed ora appartieni alla schiera degli Angeli,cavaliere!"Concluse la ragazza abbassando lo sgardo. "Chantal ha ragione,figliolo!,avendoli raggiunti il padre."Da cavaliere,Pierre,servirai Nostro Signore.." "Padre..io ho colpe.Tutte le colpe.."Chinando il capo il cavaliere. "No,figliolo.Alcuno ha colpa,nemmeno tu.Solo la sorte!"Dandogli una pacca sulla spalla l'anziano cavaliere della Guardia Reale. Chantal,allora,pose la sua mano sull'elsa della spada,e con l'altra cercò la mano di Pierre fino a portarla sulla sua,fino a stringerla sul pomo e lasciare che finalemte impugnasse nuovamente la spada. Il cavaliere si asciugò la fronte sudata con l'avambraccio,inspirò profondamente e,brandita la spada,la sollevò al Cielo. Il sole si infrangeva sulla lama riflettendo tutto intorno bagliori luminosi come lunghi ed accecanti fili di luce,ed uno di questi si posò negli occhi di Chantal. La ragazza,per difendersi,indietreggiò e quel raggio luminoso le cadde sul collo,poi,man mano che arretrava di un passo,finì col posarsi,sull'ovale lucido e levigato che portava al collo,facebndolo risplendere del volto in esso ritratto.Era la Vergine. Il cavaliere,così,abbassò la spada e allungò la mano verso la catenina di Chantal,fino a sollevare il ciondolo per stringerlo nel suo pugno. "Avete ragione,padre.."Disse il cavaliere senza però staccare gli occhi da Chantal.."é con la spada che servirò le Milizie Celesti." In quel momento il vento si placò e le acque del fiume presero a luccicare mentre una nuvola bianca,maestosa come un altare si stagliava all'orizzonte ed invocava la preghiera. Quel ricordo si impossessò di Chantal repentinamente lasciandole l'amaro sapore della solitudine. Pierre,suo padre,figure importanti e tanto distanti da lei in quella notte. Come avrebbe voluto che sopraggiungessero a trarla in salvo,ma chissà dove erano in quel momento e se erano in pena per lei. Le vennero gli occhi lucidi. Quell'ovale,il cavaliere,suo padre..disgiunti eppure uniti,vicino a lei,stretti nel suo cuore e nella sua mente. Chantal fece volontariamente cadere i suoi occhi ancora una volta sul ciondolo che emergeva dal petto del fuggiasco e si strinse forte nella cappa,lasciando la mano dell'uomo e avvolgendosi nel caldo tessuto. E quando,impossessatasi nuovamente delle sue sensazioni ritornò a guardare Vayvet negli occhi,s'accorse che l'uomo era più sereno.Il suo volto,infatti,ora era asciutto,e le sue tempie appena accarezzate dalle ciocche tenute incuratamente e smosse dal vento,si tenevano salde,solo allora Chantal,memore delle ultime parole del fuggitivo,si fece coraggio di porgli una domanda.Con voce flebile e fioca,quasi racchiuse in un sussurro lasciò fluire le parole:"Una ferità così grave,milord,vi viene solo dal cuore..Chi vi causa tanto dolore?" |
Corsi verso la porta e l'aprii.. Nella stanza io vedevola figura.. Lasciai la spada dietro la colonna.. nascosta.. Guardai Nigros e gli urlai:
<<Cos'è quello? E dov'è Giada? E perchè ero un cavaliere?>> Ero scosso.. |
Guardai la fanciulla e dissi io sono cavaliere25 e sono un boscaiolo la tua mamma non ti a abbandonato tu sei qui perchè devi essere guarita e io sono qui per aiutarti non aver paura non ti farò del male e guardai la fanciulla con occhi tristi
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Altea era giunta davanti alle stanze della regina.
Era visibilmente scossa e agitata. In quel momento giunse qualcuno: era Berengario, il primo ministro. “Cosa vi succede, milady?” Domandò alla ragazza. “Mi sembrate spaventata… è accaduto qualcosa? Presto, portate una tisana per calmarla.” Ordinò ai servi. “Venite, dovete stare tranquilla, qui siete al sicuro.” E le fece cenno di sedersi per calmarsi. |
“Guarire?” Ripeté la fanciulla fissando Cavaliere25. “Guarire da cosa? Io soffro perché sono sola… anche tu lo sei, vero? Anche tu non hai più nessuno, lo so… vuoi restare con me qui? Giocheremo insieme oggi giorno e nessuno ci separerà mai… così non saremo più tristi io e te…”
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Nigros, a quelle parole di Daniel, restò turbato a fissare il ragazzo.
“Giada…” mormorò “… il Cavaliere Verde… sei davvero sicuro? Sei davvero certo di averlo visto? Eppure ciò è impossibile… ormai sono 300 anni che è addormentato… imprigionato in quel suo sonno secolare… un sonno senza sogni… mentre qui a Tylesia si vive ormai di incubi…” |
Guisgard fissava il corpo senza vita di quel cavaliere.
Il suo sguardo era cupo, il volto tirato e l’espressione indefinita. Il vento, inclemente, batteva ormai con vigore sul bosco e aveva spazzata via dal cielo ogni nuvola, liberando quella tersa e luminosa mattina. Soffiava tra i suoi capelli come a volerlo scuotere. Sheylon aveva il respiro pesante e fissava il vuoto che sembrava farsi largo alla fine del viale racchiuso dagli aceri. Mille pensieri, come una marea straripante, si accavallavano nella mente di Guisgard. Aveva attaccato un cavaliere. E non un cavaliere comune, ma un consacrato. I Cavalieri della Luna Nascente erano a metà tra i chierici e i guerrieri, aggredire dunque uno di loro era considerato quasi un atto ereticale. Era dunque colpevole davanti al Cielo e davanti agli uomini. Talia si avvicinò a lui, poggiando prima il capo sul petto di lui e poi abbracciandolo. Quasi con fare meccanico, cinse il braccio di lei e strinse a sé la ragazza. Cosa pensava? Cosa attraversava davvero il cuore di Guisgard? Era pentito? Ne era valsa la pena tornare indietro? Per cosa? Era reale ciò che l’aveva spinto a tutto quello? O solo un’illusione? Cosa sentiva in questo momento Guisgard? Per un istante, che apparve come infinito, tutto attorno a lui sembrò perdere significato. La voce di Talia, per un momento, sembrò perdersi e confondersi nel vento. Come se quel vento volesse portare via con sé tutto. Cosa sarebbe rimasto quando avrebbe smesso di soffiare? Forse, più nulla, se non la sua colpa. Questo temette Gusgard. Ed ebbe paura. Più della pena per quella sua colpa. Non rispose niente alla ragazza. Fissò ancora quel cadavere. Poi, d’improvviso, gli si avvicinò Lo trascinò tra i cespugli, nascondendolo bene. Come un criminale, un assassino, nascondeva il suo delitto con la speranza di guadagnare tempo sui suoi inseguitori. Si segnò con la Croce e recitò qualche preghiera. E un pensiero, terribile e assoluto, lo raggiunse: il suo arrivo al Casale degli Aceri aveva portato solo morte. Prese poi i cavalli e fece cenno a Talia di partire. Un attimo dopo, fratello e sorella, seguiti da Sheylon, lasciarono il Casale degli Aceri. |
Vayvet per un pò restò a fissare il cielo stellato, come se le parole di Chantal lo guidassero verso il firmamento e la delicatezza delle sue parole lo cullassero in quell’infinito scintillio di astri e sogni.
Poi, a quell’ultima domanda di Chantal, circa il suo dolore, il fuggiasco ebbe un sussulto. Una maschera enigmatica si posò sul suo volto e il fuggitivo tradì quasi insofferenza. Allora si alzò e avanzò di qualche passo verso gli ultimi ardori del fuoco morente. “Ognuno di noi porta qualche pena nell’animo e nel cuore…” mormorò “… forse solo nell’ingenuità della fanciullezza ignoriamo il dolore…” si voltò verso Chantal “… preparatevi… tra meno di un’ora ripartiremo…” Andò allora dai suoi compagni, dando loro ordine di ripartire al più presto. In breve furono pronti a riprendere il viaggio. “Sai dove andare, capo?” Domandò Haro a Vayvet. “Verso Nord…” fece questi “… dobbiamo raggiungere terre in cui la giurisdizione del Gastaldo non ci sia più… solo così avremo una possibilità…” Ad un tratto si udì un nitrito e poi un tonfo. “Cosa succede, Monty?” Domandò Vayvet. “Si era azzoppato il cavallo, capo…” rispose Monty “… ho dovuto sopprimerlo col pugnale…” “Maledizione!” Esclamò Vayvet. “Come faremo ora?” Chiese Haro. “Non possiamo certo proseguire con tre soli cavalli…” “Escluso.” Pensieroso Vayvet. “Allora?” Impaziente Monty. “Uccidiamo la ragazza e prendo il suo cavallo?” “Sta zitto, sai solo causare noie.” Zittendolo Vayvet. “Haro…” rivolgendosi poi all’altro compagno “… tu resterai con la ragazza… mentre io e Monty andremo in cerca di un cavallo… occhi aperti, mi raccomando.” “Si, capo.” Vayvet e Monty allora presero due cavalli e si allontanarono. “Resta seduta accanto a quell’albero…” disse Haro a Chantal “… e bada di non tentare niente di azzardato.” E si sdraiò accanto ad una siepe, sotto il tepore del Sole pomeridiano. |
Il rumore della porta che si apriva mi fece ritornare con i piedi per terra, era Tya cosi' si era presentata...mi porto' tre bellissimi abiti e li poso' sul letto....." Come una favola....un castello....una calda e profumata vasca per il bagno e voi mia cara, come dama personale........devo ritenermi un ospite molto particolare.....ringraziate chi vi manda.....se avro' bisogno vi faro' chiamare.." ......Tya ando' via e richiuse la porta alle sue spalle...
Il vento comincio' a soffiare prima lento e poi gelido portando le parole di Tya e.....quella voce...mi ricordava qualcuno, gia' il tenero spasimante di Altea......La parola occulto, faceva al caso di chi non conosceva...occulto e' mondo celato......per me nulla era nascosto.....ma questo gli sarebbe stato spiegato nel momento giusto caro il mio aitante Kojo...... Andai veros il letto e scelsi il vestito che almeno al momento mi sembrava piu' sobrio......e mentre finni di allacciarlo vidi sotto la porta che divideva la stanza tra me e Altea..un foglietto......andai a leggerlo. Kojo era un uomo prepotente e violento, e il suo modo di fare poteva solo esasperare una causa gia' pesante da subire......presi quindi il foglietto lo piegai e lo misi nel corsetto....uscii quindi dalla stanza, e camminando tra i corridoi......sentii la presenza di qualcuno che camminava sulla traccia della mia ombra........non accellerai il passo..proseguii tranquillamente, .....volevo vedere Tya....avevo bisogno di mangiare..e eli era colei che doveva soddisfare ogni mia richiesta......Pensai ad Altea, ma lei era una donna forte e se avesse avuto bisogno di me sapeva che le sarei comparsa al fianco......come avrebbe fatto la piu' brava delle Maghe......infondo ero o non ero la regina dei Boschi.....chissa' che faccia vrebbe fatto il comandante Reas..se mi fossi tramutata in tronco..... |
Lo guardai spaesato e confuso e gli dissi..
<<Il cavaliere ero io..>> |
Subito mi raggiunse un uomo molto nobile e gentile, si presentò come Berengario, primo ministro..era uomo di fiducia? Non sapevo più confusa a chi credere o meno...subito mi portarono una tisana.."Scusate milord, io ho grande necessità di parlare con la Regina, ancor di più con sir Reas...è cosa urgente, potete farmi la compiacenza di cercarli?"
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Berengario tentò di far calmare Altea.
Si sedette accanto a lei e cercò di tranquillizzarla. “Sua maestà starà riposando…” disse il ministro “… quanto al capitano Reas, temo che sia impegnato… vedete, abbiamo subito un nuovo attacco e stavolta hanno tentato di colpire il cuore di Tylesia, ossia il suo palazzo reale… il capitano sta organizzando la difesa del regno… ma, vi prego, non abbiate timore… io sono il primo ministro del reame e di me potete fidarvi… godo della fiducia assoluta di sua maestà… raccontatemi tutto ciò che vi preoccupa, milady…” |
Nigros fissò Daniel per qualche istante, poi si voltò verso un dipinto.
Sembrava a tema sacro, con quattro Angeli che vegliavano su Tylesia, ciascuno nascendo da uno dei quattro elementi conosciuti. “Tylesia ha deciso di zittire il suo passato…” disse restando a fissare il quadro “... le sue leggende e i suoi miti… ad un tratto il regno si è svegliato, mettendo al rogo secoli di conoscenze… secoli in cui i nostri antenati avevano svelato alcuni dei segreti in cui l’Onnipotente Ha racchiuso la natura e il Creato tutto… magia, alchimia, destino, spiritismo… tutto questo e molto altro ancora ha perduto valore e significato… la Ragione è divenuta l’unica vera disciplina… la sola capace di rendere felice l’uomo…” un ghigno nacque e morì, nel medesimo istante, sul suo volto “… che assurdità… ed ora con questa sola arma, la nostra Ragione, si vuole vincere e allontanare un nemico infinitamente più forte di noi, che possiede conoscenze antiche più del mondo… un nemico deciso a distruggerci…” si voltò verso Daniel “… ritieniti fortunato, ragazzo mio… hai visto in sogno l’antico splendore di queste terre… ma era solo un sogno, residuo di un passato relegato nelle leggende e nel mito… e dunque spento per sempre…” |
Elisabeth camminava in quei corridoi.
Dipinti, statue, animali impagliati, scudi e armi, tutto questo e molto altro ancora, di un sapore nobile e solenne, abbelliva e impreziosiva quel luogo. Ad un tratto la maga dei boschi si sentì seguita. “Questo vestito vi sta molto bene, milady.” Disse Tya, mostrando un lieve inchino. “Vi occorre qualcosa?” |
Mi accomodai sulla sedia, era impossibile parlare con la regina e sir Reas..guardai il Primo Ministro. Gli mostrai la mia guancia ancora rossa e dolorante "Come vedete ho ricevuto un bel ceffone da parte di sir Kojo..se posso chiamarlo signore, con tanto di minacce e ha osato...approffittare pure di me. Io non accetto questo comportamento...vi prego milord, fatemi uscire da qui, non dirò assolutamente nulla di ciò che ho visto in questo castello."
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certo anche io sono rimasto solo ma cerco sempre di trovare nuove persone tu come ti chiami dissi avvicinandomi lentamente misi una mano dentro il saio e tenni in mano una boccetta di acqua benedetta
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Silenzio...
Dopo l’incidente al cavaliere, Guisgard non aveva più detto neanche una sola parola. Aveva fatto ciò che doveva quasi meccanicamente, poi aveva preso i cavalli e mi aveva fatto cenno di salire in sella. Non avevo replicato. Non avevo osato oppormi. Ma un grande vuoto si era spalancato dentro di me! Era pentito... la mia mente non riusciva a formulare nessun altro pensiero. Era pentito di essere tornato, pentito avermi aiutata a fuggire... tutto ciò che gli avevo procurato, fin dal primo momento, erano stati soltanto guai. Cavalcavo in silenzio, con gli occhi fissi davanti e me e la mente che sembrava poter esplodere da un momento all’altro... Non so per quanto tempo cavalcammo, ma infine iniziai a sentirmi stanca ed indolenzita... aprii la bocca per dirlo... ma subito la richiusi, quando i miei occhi incontrarono il suo sguardo cupo... Strinsi di più le briglie, così... e mi costrinsi a restare in sella. E il tempo passava... silenzioso e lento... Luthien procedeva tranquilla, mezzo passo dietro al cavallo di Guisgard, senza che fosse necessario per me far caso alla strada... e questo mi consentiva di pensare... e pensare mi portava sempre più dolore e senso di colpa... Infine, incapace di trattenermi oltre, ma senza avere il coraggio di guardarlo... “Mi dispiace!” mormorai “Mi dispiace così tanto... vorrei che potessi perdonarmi!” |
Lo guardai affascinato dalla storia che mi aveva raccontato.. Poi mi voltai e lo guardai dritto negli occhi..
<<Non è detto.. Lei mi vuole far compiere una missione o qualcosa del genre per salvare questa terra.. Mi ha parlato di una certa Fillory.. Cos'è?>> |
Galoppavano.
Il Sole era stato clemente e risplendeva forte nel cielo terso di quella mattinata di Febbraio. Galoppavano tra il lussureggiante bosco, battuto da un vento senza nome e avvolti in un silenzio a tratti insopportabile. Poi quelle parole di Talia. “Di cosa dovrei perdonarti?” Senza distogliere lo sguardo dalla strada Guisgard. “Non vedo cosa tu abbia fatto per chiedere il mio perdono.” I monti. Ora apparivano più vicini. Abraham Merritt scriveva che per raccontare una storia, un sogno o anche un’intera vita, occorrevano un luogo in cui ambientare il tutto e due occhi per ispirarci. Lasciate che vi parli della terra dove regnarono i nobili Taddei. Fissandola si arriva a perdere la vista, finendo per confondere e smarrire il confine che separa la Terra dal Cielo. Tutt’intorno, addormentati in un secolare sonno, sono adagiati antichi borghi e cittadine, ciascuna con una storia fatta di miti e leggende conosciute ormai solo dal vento. Piccoli e brevi corsi d’acqua serpeggiano nella rigogliosa campagna e querce, salici, faggi e olmi scandiscono, come antichi miliari romani, le strade che dalla capitale raggiungono ogni altro feudo. Cosa occorre ora per dar vita a tutto questo? Per renderlo reale? Per animare questo mondo dai tratti fiabeschi, eppure concreto e vero come la cosa più reale che esista? Forse quegli occhi di cui accennava Merritt. Guisgard finalmente si voltò a fissare Talia, guardandola negli occhi. “Perché pensi che debba perdonarti?” Ma in quel momento comparve un gregge lungo la strada. Il pastore, avvicinandosi e vedendo Sheylon, si impaurì, mentre i suoi cani cominciarono ad abbaiare da lontano alla tigre. “Non abbiate paura!” Disse Guisgard al pastore. “Non accadrà nulla alle vostre pecore! Diteci, piuttosto, dove siamo? Che contrada è questa?” Il pastore, dopo qualche attimo di titubanza, fece qualche passo verso di loro. “Siamo ormai presso le pendici del monte Summus…” rispose “… vedete la montagna?” Indicando un piccolo monte innevato che dominava la zona. “Non è molto imponente, eppure quest’anno la neve ne ha ricoperto gran parte… siete ai Piedi di Cristo, messere.” “I piedi di Cristo?” Ripeté Guisgard. “Si, messere…” annuendo il pastore “… così è chiamato questo luogo alle pendici del Summus… e quando fa freddo al punto da nevicare, noi pastori diciamo che cade la neve anche ai Piedi di Cristo.” http://www.monstersandcritics.de/dow...1238177559.jpg |
Nel vedere il volto di Altea ancora segnato dallo schiaffo di Kojo, Berengario restò per un momento in silenzio.
Si voltò poi verso i servi e fece loro cenno di uscire, ma dando anche l’ordine di portare un unguento per medicare. “Milady…” tornando a guardare Altea “… viviamo in tempi difficili e Tylesia è in una morsa… i nostri nemici ci minacciano dall’esterno, mentre all’interno viviamo la guerra fredda tra la regina e i Cavalieri del Tulipano Imperiale… loro non attendono altro che un pretesto per minacciare la casa reale… se scoppiasse uno scandalo a causa di ciò che sir Kojo ha fatto a voi, allora tutto andrebbe perduto… e la regina correrebbe il serio pericolo di essere spodestata… vi chiedo di essere cauta… del resto non sarebbe facile accusare quel cavaliere… perché siete andata da sola con lui nel parco? Così si giustificherebbe, puntando il dito contro il vostro onore di dama… no, datemi ascolto, milady… meglio far finta di niente… fatelo per la regina…” In quel momento giunse una servitrice con l’unguento. Berengario allora ordinò alla ragazza di medicare Altea. “In breve quel segno svanirà dal vostro bel viso, milady…” mormorò il primo ministro. |
La fanciulla fissò Cavaliere25.
“Aiutami…” mormorò “… mi tengono prigioniera qui dentro… non mi fanno uscire mai… mi passano il cibo da una fessura che si apre nella porta… non vedo mai la luce del Sole… sono dei fanatici… mi maltrattano… dicono che in me vive un demone… capisci? E’ orribile… e per questo motivo mi trattano come un animale… non mi fanno uscire mai da qui… se fosse vero ciò che dicono, perché allora non mi portano neanche in chiesa? Un luogo benedetto scaccia i demoni, ma loro invece mi tengono segregata qui… aiutami, ti supplico… sei la mia unica speranza…” |
“Fillory” rispose Nigros “era un nome… il nome della cavalla che cavalcava il Cavaliere Verde secondo la leggenda… fu con lui durante l’ultima battaglia in cui qualcuno indossò la corazza…”
Si avvicinò allora al sarcofago. “Sono secoli che non viene aperto…” mormorò per poi guardare Daniel “… una legge emessa direttamente dal re, secoli fa, ha vietato l’utilizzo di questa corazza e delle altre tre che completano il corredo degli antichi guardiani di Tylesia… come vedi non si può neanche aprire questo sarcofago, senza incorrere in una terribile pena…” |
Ascoltai le parole del Primo Ministro...."Lord Berengario, scusate ma chi sono questi nemici di Tylesia? come si chiamano?? Vedete sono andata sola nel giardino per avere più notizie da parte di sir Kojo, pensavo cosi di aiutare la Regina...per favore fatemi andare via da qui, troverò un posto dove stare in città. Non si fermerà qui lord Kojo, ha già detto che se mi ribello ancora a lui...me la farà pagare, sono in pericolo qui"
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Dovevo aprire quel sarcofago.. Era chiuso da un possente catenaccio.. Senza pensarci due volte presi la spada e frantumai il catenaccio facendo aprire il sarcofago..
<<Ma noi non lo diremo a nessuno che lo abbiamo aerto vero?>> dissi guardando Nigros sorridendo |
La richiesta del monaco non poteva essere rinviata..... se lui era convinto.... allora cercheremo il modo di trovarlo...
Iniziai a perlustrare il luogo dell'impatto in cerca di qualche indizio; mentre procedevo si udirono dei passi era il Maestro Redentos che si era destato ed era venuto a cercarmi... Sentì che si presentarono, ma ero concentrato nella ricerca del confratello di Jovanus, nulla poteva distrarmi. Ogni minuto che passava poteva essere fatale. |
IX Quadro: Il Cavaliere Verde
(“Hrodgar parlò. Scrutava l’elsa, reliquia antica. C’era su incisa la storia del conflitto secolare, di quando il Diluvio distrusse, la gonfia mareggiata, la razza dei giganti.”) (Beowulf) Daniel vibrò un colpo fortissimo con la spada sul catenaccio che chiudeva il sarcofago. Tuttavia non riuscì nemmeno a scalfirlo con quel fendente. “Se quel sarcofago” ridendo Nigros “si potesse aprire così facilmente, allora, ragazzo mio, non avrebbe nulla di speciale!” Prese la spada dalle mani di Daniel e la poggiò di nuovo accanto al sarcofago. “Esiste solo un modo per aprire questo sarcofago… almeno stando all’antica leggenda che parla del Cavaliere Verde…” indicò allora al ragazzo un’incisione all’altezza del cuore scolpito sul sarcofago “… la chiave per aprire questo sarcofago è celata in un posto inaccessibile e l’unico indizio è questa incisione… e se tu hai davvero sognato il Cavaliere Verde allora chissà che tu non sia un prescelto.” E rise di gusto. L’incisione così recitava: “Il frutto che cresce al freddo del palazzo, cercalo di tal colore, cercalo se non sei pazzo.” Nigros, allora, restò a fissare l'immagine scolpita sul sarcofago. http://3.bp.blogspot.com/_64luqGBJts...Cecil-Kain.jpg |
Redentos, udita la storia del naufragio per bocca di Jovinus, cominciò a setacciare la zona insieme a Parsifal e al monaco.
Alla fine però, giunto l’albeggiare, i tre si fermarono. “Forse con la luce del giorno saremo più fortunati…” disse Redentos al monaco “… anche se, è bene dirlo, sopravvivere ad un naufragio come quello che ci avete raccontato non è cosa facile…” Jovinus, a quelle parole, chinò il capo e apparve affranto. Redentos allora portò il monaco accanto al fuoco, dove trovarono ad attenderli Avid il nano. E il cavaliere raccontò anche a lui la storia del naufragio. E mentre Redentos, Parsifal, Jovinus e Avid si scaldavano davanti al fuoco, nell’aria si diffuse un lento e austero rintocco di campane. “Una chiesa nel bel mezzo di questa selva?” Stupito il nano. “Come può essere?” |
A quelle parole di altea, Berengario la fissò pensieroso.
“I nemici di Tylesia?” Chinando poi il capo. “Sono ormai anni che siamo assediati da un nemico tanto misterioso, quanto terribile. Un nemico che sembra avere come unica ossessione la totale volontà di annientarci…” In quel momento giunse Reas. Il capitano aveva udito ogni parola di Altea. “Vi hanno minacciata?” Avvicinandosi alla ragazza. “Perché non siete venuta da me?” |
Ascoltai le parole di Lord Berengario...quel nemico non aveva un nome? un volto...pensai??era finzione forse??
In quel momento arrivò Reas, un pò mi sentii rissolevata"Vi cercai milord ma mi dissero eravate impegnato..almeno Voi, fatemi uscire da questo castello fatato ma ingannatore...sir Kojo mi assillerà vi prego...o fuggirò da sola". |
Reas fissò Altea.
“E fuori da qui pensate forse di essere al sicuro?” Avvicinandosi ancor di più alla ragazza. “Lo pensate davvero? Fuori da questa città è il caos! Siamo assediati da un nemico implacabile e tra le mura del palazzo si muovono come serpi quei cavalieri del Tulipano! Cosa vi hanno fatto? Forse Kojo ha osato toccarvi? Ditemelo, vi prego!” “State calmo, capitano…” intervenne Berengario. “Statene fuori, per favore.” Voltandosi Reas. “Comincio ad essere stanco di quei prepotenti!” “Volete scatenare uno scontro all’interno del palazzo, capitano?” “Si, se continueranno a comportarsi come fossero i padroni!” Gridò Reas. “Cosa vi ha fatto quel bastardo, milady?” Rivolgendosi di nuovo ad Altea. http://farm6.staticflickr.com/5173/5...b4fdb6e626.jpg |
I due cavalieri iniziarono a battibeccare...uno voleva celare ciò che si nascondeva nel castello, l'altro voleva la verità...Reas era infervorito..."Milord, si è vero... Lord Kojo mi ha schiaffeggiata e ha cercato di abusare di me..solo perchè non ho accettato una collana. E' stato tremendo, orribile come lo è quell'uomo, mi ha minacciato se non accondiscenderò ai suoi voleri, mi renderà schiava..schiava di cosa? ecco perchè mi cerco la libertà, fuori sarà peggio? ma sarò libera di muovermi come voglio"
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