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Notai la moglie del locandiere e mi avvicinai per aiutarla, era una buona donna ed aveva la mia simpatia.
<< In verità cerco il capitano ma la verità è che temo di trovarlo in compagnia >> confessai alla donna che come età poteva essere mia madre |
Non feci nemmeno in tempo a chiudere gli occhi che qualcuno bussò alla mia porta. Sospirai, mi avvolsi il lenzuolo intorno al corpo e andai ad aprire.
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Mi alzai e riposi il libro, non ero salita per leggere ma perché Guisgard me lo aveva chiesto..dalla finestra vidi una auto sfrecciare..Non vi era né lui né la donna..niente di strano, aveva detto era andato per una passeggiata. E io non amavo aspettare gli uomini...erano loro che dovevano aspettare me.
Mi svestii, indossai la sottoveste rossa con pizzo nero..in quel momento mi mancava il mio gatto nero che si accoccolava con me sopra il letto, mi infilai nelle fresche coperte e mi addormentai. |
Mi voltai e lo riconobbi.
L'uomo del borgo. E aveva pure l'uniforme di Canabias. "Siete voi, bastardo!" urlai, alzandomi e colpendolo, forte e in pieno viso. Avevo talmente tanta rabbia dentro, soprattutto per il doppio gioco di quel maledetto e capii tante cose sul perchè ce l'avesse con Fermer. "Mi avete rapita per arrivare a lui?" dissi diretta, riferendomi a Fermer "Cos'è che volete?" avvicinandomi a lui e guardandolo dritto negli occhi "Siete una spia di Canabias, immagino." |
"Oh, ma non sai che il corpo a corpo è la mia specialità?" con un sorrisetto irriverente "Chi ti dice che perderei il mio vantaggio? E poi, ti metterei comunque fuori combattimento con la pistola, prima di passare al coltello, non credi? Ho una missione da portare a termine, e per quanto preferisca di gran lunga una scazzottata, non posso permettermi errori...".
Gli lanciai un'occhiata divertita. "Sì, Clorinda va meglio.." sorrisi, tornando a guardare la strada. Clorinda era da sempre la mia preferita. Evitai di sottolineare il fatto che fosse anche morta vergine, cosa che poteva capitare benissimo anche a me, considerando che ero incredibilmente difficile in fatto di uomini, e rischiavo di morire ogni singolo giorno. Meglio così piuttosto che accontentarsi, era ciò che pensavo sempre. O l'Amore Vero, o niente. E come tutti continuavano a ripetermi, da Guisgard a quel cadetto, chi avrebbe mai guardato una come me? Innamorarsi poi, era qualcosa in cui avevo perfino smesso di sperare. Mi chiesi perché non mi chiamasse semplicemente per nome, e in quel momento mi resi conto che non lo conosceva. "Ad ogni modo ho un nome, sai?" lanciandogli un'altra occhiata divertita "Clio.. mi chiamo Clio..". Guidai ancora un po' e poi mi rivolsi nuovamente a lui. "Hai intenzione di darmi altre indicazioni o il tuo piano era perderci nel deserto?" chiesi. |
Infiniti baci.
Infiniti baci simili a lunghi attimi di piacere. Così si tramutava quel contatto ardente tra le labbra di Marwel e quelle del misterioso pilota. Lui assaporava la bocca di lei, poi il suo viso, fino a scendere sul suo collo attraverso baci fatti di puro desiderio. Poi la ragazza alzò la veste, mostrando la coscia, per poi portare la mano del pilota a contatto della sua pelle nuda. E lui cominciò ad accarezzarla. A lungo. Con gesti sempre più audaci, carichi di passione e desiderio accarezzava quella pelle morbida e calda di desiderio. |
La moglie del taverniere sorrise a Dacey.
“In verità” disse “ho veduto il capitano che saliva nell'auto di una ragazza bionda, piuttosto elegante. La stessa che poco prima era nella taverna.” La guardò. “Temete di trovarlo in compagnia? Se non sbaglio mio marito ha detto che tra breve il capitano partirà. E' vero?” |
Gaynor si coprì e andò alla porta.
Aprì e sulla soglia apparve Goz. “Oh, vedo che sono arrivato al momento giusto...” disse guardando la bella spia avvolta da quel lenzuolo. |
“Sta zitta.” Disse Agian, spingendo indietro Gwen, facendola finire sul cuscino della brandina. “Il tuo sciocco medico non vale nulla. Niente in realtà vale rispetto all'alto ideale che difendiamo. Si, sono un fedele figlio di Canabias e preparo l'arrivo dell'armata rossa ad Evangelia.” Con occhi carichi d'odio.
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Quell'ardente desiderio la riportava nei lontani ricordi in cui lei e Danny consumavano la notte nella stalla e tutto attorno a loro sembrava romanticamente acceso di un'intensa luce dorata.
Ci aveva perso la testa per lui ed ora, forse, l'aveva ritrovato, o forse no. Ma era incontrollabile quella passione nuova e travolgente. Prese la mano del pilota e se la portò al petto, mentre col fiato accorciato dal bruciante desiderio, si separava un istante dalle sue labbra. "Lo senti? Senti cosa stai facendo al mio cuore? Ascolta come batte per te..." sussurrò. |
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