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“E’ il nostro segreto…” disse Gouf, come a volerla tranquillizzare “… e poi non sei stata tu ad uccidere quel vigliacco…” si voltò verso di lei “… tu non corri alcun pericolo, Aytli è il mio cavaliere più fedele e devoto…” per un attimo sembrò riflettere su ciò che Melisendra gli aveva chiesto “… ho combattuto sempre e solo per denaro… non ho mai considerato nessuna battaglia o guerra come mia… ma ora è diverso… odio Capomazda e tutto ciò che essa rappresenta… i suoi valori, il suo Credo… da sempre i Taddei sono il braccio della Chiesa e si legittimano a vicenda… il popolo li crede invincibili quasi per concessione divina… ma io dimostrerò che sono solo degli uomini, non diversi da tutti gli altri… uomini mortali, destinati ad essere sconfitti perché nessuno scenderà dai Cieli a difenderli… nessuno!”
Si avvicinò alla finestra e fissò le lunghe ombre che, sotto il Sole morente, si proiettavano sulla brughiera. “Lui non ti troverà…” mormorò “… nessuno conosce l’ubicazione di questo castello… quaggiù, nel ventre più oscuro e dimenticato della brughiera, nessuno verrà a tormentarti… ora riposati e cerca di recuperare le forze… io intanto sistemerò definitivamente la questione della scomparsa di Nyclos…” |
dici davvero amico mio dissi rivolgendomi a Finiwell non è male come ragazza continuai a dire anche i biscottini sono ottimi e risi sorridendo
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Era successo tutto così in fretta.
Troppa fretta. La madre di Pasuan, Mian, Finiwell e Cavaliere25 rimasero stupiti e meravigliati da quella scena. Dafne era arrivata come un fulmine, rossa per la rabbia e aveva preso il bambino portandoselo poi via. “Che mi prenda un colpo!” Disse Finiwell. “Quella ragazza è…” Mian annuì. “Beh, il nostro Pasuan non si annoia di certo, a quanto vedo!” Aggiunse sarcastico il cavaliere. Poco dopo arrivò anche Pasuan. Era ancora più furioso di quanto non fosse apparsa Dafne. “Del tutto preso dalle tue avventure, vero?” “Dacci un taglio, Finiwell!” Lo zittì Pasuan. “Cos’è successo, Pasuan?” Chiese preoccupata sua madre. “Perché Dafne è scappata via così? Non dovrebbe agitarsi tanto, è ancora convalescente. “Tranquilla, mamma…” replicò Pasuan “… ti assicuro che ha recuperato in pieno le forze!” Massaggiandosi la guancia. “Avevi ragione tu, amico mio…” rivolgendosi a Finiwell “… innamorarsi è solo una perdita di tempo!” “Veramente non ricordo di aver mai detto una cosa simile…” “Beh, chiunque sia stato era senza dubbio un saggio!” Esclamò Pasuan. “Ma perché siete qui? E’ accaduto qualcosa?” “Si, devi tornare con noi a Capomazda.” Rispose Finiwell. “Ordini del capitano.” Pasuan allora, salutate la madre e Mian, seguì Finiwell e Cavaliere25 a Capomazda. |
Guardai Pasuan e dissi come stai amico mio è tanto che non ti vedevo sentivo la tua mancanza che mi racconti di nuovo chiesi sorridendo
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ascoltai con attenzione tutto ciò che mi disse la vecchia servitrice, riguardo a Capomazda: com'era e com'è. Quasi tutte quelle cose le sapevo già, grazie a Luna, che tutte le sere mi aggiornava su ciò che accadeva, ma poi la donna disse qualcosa che, molto probabilmente non avrebbe dovuto dire.
"Una maledizione?" chiesi infilandomi sotto le coperte e si stemandomi il cuscino. "Ve ne prego, io devo sapere! Che cos'è questa maledizione?" la fissai per un lungo istante, poi ebbi una folgorazione. Si, è molto probabile... "Signora, state forse parlando della Gioia dei Taddei? Però non ricordo... colpisce gli innamorati soltanto, giusto?" Attesi una risposta, ma poi finalmente capì. La maledizione si sarebbe compiuta solo se Icarius e Lady Talia fossero davvero innamorati, e grazie alla prepotenza del duce finora non era mai successo. Ma tutto era cambiato. Ora si amano! Mi tolsi le coperte di dosso e mi alzai. Chiesi alla vecchia dove si trovava la stanza del duca, ma ella non mi rispose; guardai fuori dalla finestra e vidi una scena che, nel contesto, era a dir poco terribile... Oh no... |
Icarius guardò giù fingendo di impressionarsi.
“Oh, devo dire che vista da qui, fa un pò impressione in effetti…” disse come a voler barcollare “… e comincio ad avere qualche capogiro…” rise e si voltò di nuovo verso di lei “… non è l’altezza, ma sei tu a farmi girare la testa, milady!” Facendole l’occhiolino. “Dai, aggrappati a me e tieniti ben stretta. Non c’è nulla da temere, fidati. Non sai che i balconi e le finestre sono gli scenari preferiti di noi innamorati? Praticamente gioco in casa!” Talia allora si strinse forte a Icarius e questi cominciò a calarsi da quei rami. Lui la fissava sorridendo, quasi senza badare al percorso che li avrebbe riportati giù. Lei stava stretta a lui, col volto all’altezza del suo collo. Ne sentiva il dolce respiro sulla pelle, mentre i suoi lunghi capelli scendevano sul suo petto. Giunti all’ultimo ramo, Icarius saltò giù. “L’incanto della Luna, la magia della notte, un lussureggiante giardino e tu…” sussurrò Icarius “… questo è tutto il mio mondo… benvenuta, milady…” http://www.starstills.com/product_im...37798_zoom.jpg |
La vecchia servitrice si voltò di scatto verso la giovane Sayla.
“Cosa hai detto? Come, come conosci…” disse per poi zittirsi “… maledizione? Sei giovane e rischi di farti impressionare da queste credenze e superstizioni!” Esclamò sforzandosi di apparire indifferente. “Spesso la gente ignorante da vita a racconti e favole per spiegare le grandi tragedie che avvengono. Ora non pensare più a queste sciocchezze e riposati… domani è infatti un grande giorno per tutti noi… ci sarà l’incoronazione di sua signoria.” E voltandosi, per non farsi vedere, si segnò tre volte. Ma Sayla era accanto a lei, davanti ad una finestra, dalla quale si poteva vedere la strada che dalla campagna giungeva fin sotto le mura della cittadella. La Luna illuminava il tutto e non fu difficile per la ragazzina assistere ad una scena dai tratti inquietanti. Un corteo di cavalieri a cavallo si avvicinava alle mura con passo austero e malinconico. Avevano indosso armature ricoperte da tuniche nere come la notte e dello stesso colore erano i loro cavalli. Si battevano il petto in segno di penitenza e sembravano lamentarsi. Ma ciò che turbò la giovane Sayla fu il piccolo carro che chiudeva quel corteo. Su di esso vi era una tomba vuota. http://s1.wdstatic.com/images/it/ll/...Anelli_149.jpg |
I miei piedi toccarono terra ma io non mossi un muscolo, restando esattamente dov’ero...
Citazione:
C’era un’aria speciale in quel giardino quella sera: quel silenzio ovattato, quella luce dorata e quasi brillante, il profumo dei fiori... tutto sembrava promettere felicità e pace, tutto sembrava promettere una gioia serena che raramente avevo osato anche solo sognare, una gioia che aveva il colore degli occhi di mio maito e il suono della sua voce. Niente in quel luogo sembrava parlare di guerra, niente parlava di duchi e di decisioni da prendere, niente lasciava presagire che di lì a qualche ora ogni cosa sarebbe stata diversa... non sapevo ancora se in bene o in male, ma certamente diversa. Per questo amavo i giardini, pensai, e quel giardino in particolare: essi sapevano sempre infondermi, anche nei momenti di maggiore incertezza, un vago senso di pace... accentuato e reso ancora più speciale ora dal sorriso tranquillo e rassicurante di Icarius. Poi, improvvisamente e solo per un istante, l’aria cambiò... Un inatteso e gelido alito di vento ci raggiunse, non avrei saputo dire da dove, fece volere i miei capelli e il mio abito, ci girò quasi intorno e mosse le fronde dei rampicanti che avevamo appena disceso... un brivido mi colse allora, mi corse giù per tutta la schiena e mi fece tremare violentemente. Mi strinsi, dunque, ancora di più a mio marito e poggiai la testa contro il suo petto... “Abbracciami!” mormorai “Abbracciami, Icarius, ti prego... ho freddo! Ho... paura!” |
Quell’alito di vento.
Freddo, pungente, sfuggente. Attraversò per un attimo il giardino ed i loro cuori. I capelli ed il vestito di Talia si gonfiarono a quel vento ed i suoi occhi divennero luminosi e profondi, tanto che Icarius avrebbe potuto vedere fin nell’anima di lei. “Cos’hai, gioia? Cosa ti fa paura? Ci sono io con te…” disse lui stringendola a se e racchiudendola nel suo abbraccio caldo e protettivo. Sorrise per tranquillizzarla e le baciò dolcemente la fronte. “Cosa ti spaventa, dimmi? Qui sei al sicuro…” continuò “… non devi temere nulla, questa notte, la Luna che la illumina, le stelle che ne scandiscono il passaggio con il loro eterno scintillio… tutto è per noi… per noi soltanto… e se lo vorrai durerà per sempre l’incanto di questa notte…” le accarezzò i capelli e poi il viso “… sentirai molte cose su di me… molti ti diranno che io dovrò ripartire… che dovrò intraprendere un viaggio che mi porterà lontano… lontano attraverso il tempo… un tempo perduto… sai…” sfiorandole la fronte con le labbra “… nelle Mille e una Notte, prima di partire per uno dei suoi favolosi viaggi, Sinbad prometta alla sua amata principessa che sarebbe tornato e che lei avrebbe dovuto attenderlo ogni giorno… Talia, qualcuno un giorno potrebbe dirti <<Icarius è partito, partito per sempre!>> Ti diranno <<Non attenderlo, egli non ritornerà mai più!>> Tu però non devi credere a nulla di tutto ciò! Dovrai credere solo alle mie parole, alle mie promesse… ed io tornerò, Talia. Tornerò, qualsiasi sia il viaggio che avrò intrapreso. Se tu ci sarai ad attendermi io tornerò… tornerò sempre da te… non dimenticarlo mai, Talia… mai…” Ed un lamento, simile ad un gemito, quasi impercettibile, sembrò echeggiare nel soffio di quel vento, per poi confondersi e svanire nel malinconico ed ancestrale silenzio della notte. http://i.ytimg.com/vi/Ist_bZLP9u4/0.jpg |
“Partire?” mormorai, prendendo il suo volto tra le mani “Che cosa significa? Io non voglio che tu... Io...”
La voce mi tremò forte, appoggiai lentamente la fronte sul suo petto, un momento... poi tornai a guardarlo e mi sforzai di sorridere. “Lo sai che sarò qui ad aspettarti!” dissi “Sempre!” Quel vento freddo se n’era andato tanto rapidamente com’era giunto e, sebbene avesse lasciato dietro di sé una sorta di malinconica scia, l’aria era ora tornata calma e argentea, sotto l’alone lunare. Mossi lentamente lo sguardo intorno, restando aggrappata con entrambe le mai alla camicia di Icarius... “Domani...” mormorai, con un leggerissimo sospiro “Domani sera sarà tutto diverso! E’ così strano a pensarci! Solo poche ore e verrai incoronato... solo poche ore e sarai al culmine del tuo potere... e temo che allora niente impedirà più ai nostri nemici di attaccarci!” Le mie mani si strinsero convulsamente, attirandolo ancora più vicino a me... “Promettimi solo che non ti succederà niente!” sussurrai “Promettimi che sarai prudente, qualsiasi cosa accada! Promettimelo! Se dovesse succederti qualcosa, io... io non sopravvivrei!” |
“Ehi, sembra di ascoltare il capitano Monteguard!” Disse sorridendo Icarius a Talia. “Da quando sei diventata un’esperta di strategie militari riguardo ai nostri nemici!”
Le sfiorò con una carezza le labbra. “Domani non cambierà niente.” Sussurrò. “Niente… non sarò né più potente, né più ricco di quanto non lo sia già in questo momento… e non mi accadrà nulla… quali rischi dovrei correre?” Sorridendole. “Non sai che il punto debole di un uomo è il suo cuore? A quello mirano i suoi nemici. Il mio però è al sicuro, perché l’ho donato a te…” La fissò ed un bagliore illuminò i suoi occhi. “Sei bellissima…” le sussurrò. Avvicinò poi la sua bocca a quella di lei e la baciò. Quel bacio li unì nell’incanto di quella notte, dove solo i sogni avevano accesso. Talia dopo quel bacio lo fissò. “Si, lo so…” sorridendo Icarius “… forse dovremmo andare… domani sarà una lunga giornata… vai… io aspetterò qualche altro istante… voglio che sia tu ad andare per prima…” Restò a fissarla fino a quando lei non svanì oltre la soglia del palazzo. Icarius allora sospirò forte e si abbandonò ad un urlo di contentezza. Corse saltellando come un bambino fino ad aggrapparsi ad un ramo di uno degli alberi del giardino. Si dondolava con le braccia e fissava sorridendo quel magnifico cielo chiaro di stelle. Saltò giù e di nuovo corse per il giardino. “Per l’amor del Cielo!” Esclamò una vecchia servitrice da una finestra. “Chi è che grida nel cuore della notte?” “Di chi è questa soave voce?” Scherzò Icarius. “Oh, gettatemi una corda e salirò questa torre fino a giungere da voi, mia adorata!” “Mio signore, siete voi? Cosa succede? Vi sentite forse male?” Icarius scoppiò a ridere. “Eh, siete bella!” Esclamò. “Tutte le donne sono belle!” Mostrò un vistoso inchino e canticchiando una canzoncina rientrò nel palazzo. Il giorno successivo Talia fu svegliata presto dalla servitù, per prepararsi al meglio per la cerimonia d’incoronazione. Tutto era ormai pronto. Compreso il meraviglioso abito che avrebbe indossato per l’occasione. |
Dafne era stesa sul suo letto ed il suo pianto si confondeva con quello del piccolo Hubert.
Una profonda malinconia, mista ad un’insopportabile solitudine, si erano impossessate di lei, gettandola in un profondo sconforto. Ad un tratto udì delle persone che parlavano animatamente e cantavano allegramente. Tutti gli abitanti del borgo stavano andando verso il palazzo. Oggi infatti era il gran giorno dell’incoronazione di Icarius ad Arciduca di Capomazda. Una grande festa era stata preparata in ogni angolo del ducato e le campane di tutte le chiese avevano salutato quel giorno con il loro gioioso suono. Nel frattempo Finiwell, Pasuan e Cavaliere25 stavano facendo ritorno a Capomazda. “Nulla di bello da raccontarti, amico mio…” disse Pasuan a Cavaliere25 “… proprio niente di bello… Poco dopo giunsero a destinazione e si presentarono subito da Monteguard. “Oggi è il giorno dell’incoronazione e tutta la nostra attenzione sarà rivolta a questo evento.” Fece il capitano. “Ci sarà una giostra che aprirà la celebrazione e tutti i cavalieri possono partecipare. Da domani riprenderemo le nostre indagini. Comunque occhi aperti, mi raccomando. Ricordate che ci sono delle spie tra di noi. E’ tutto, potete andare.” |
Il giorno tanto atteso si levò nel primaverile splendore di quel mattino di Maggio e prima che il Sole spuntasse definitivamente oltre le grandi torri merlate poste a Oriente del cortile, già la gente, giunta da ogni angolo del ducato, aveva gremito gli spalti nella cittadella e i prati tutt’intorno le mura.
I marescialli di campo, verso le dieci, comparvero nel cortile, dove si sarebbe giostrato, per conoscere il numero dei cavalieri che avrebbero partecipato ai giochi d’apertura alla cerimonia. Molti nobili cavalieri infatti avevano scritto i loro nomi nelle liste stilate dai marescialli di campo. Si era deciso, per volere del capitano Monteguard, grande conoscitore di uomini e armi, che al posto delle sfide singole si sarebbe svolto un torneo collettivo. Tra i partecipanti sfilavano i migliori del ducato, come sir August, sir Gervan, sir Finiwell e sir Pasuan. Ai marescialli di campo aveva dato il proprio nome anche un cavaliere straniero, che nessuno apparentemente aveva riconosciuto. Era di robusta costituzione e completamente bardato da una corazza cromata da riflessi purpurei. “Sono il Cavaliere Custode.” Disse ai marescialli di campo. “Che nome singolare, cavaliere!” Fece uno di questi. “Ho giurato che avrei custodito i valori e gli ideali di queste terre.” Spiegò il misterioso partecipante. Contro tutti e tutto. Di qui il mio nome.” I cavalieri, all’ora decisa per l’inizio della giostra, scesero in campo già impugnando le lunghe e scintillanti lance. Un attimo dopo cessò tra la gente ogni brusio e tutti fissarono il balcone del palazzo ducale. Tutti i cavalieri abbassarono prima le loro lance per poi rialzarle in segno di saluto al loro signore ed a sua moglie. I marescialli di campo passarono in rassegna gli schieramenti per controllare che tutto fosse in regola. Poi prese la parola il capitano Monteguard che diede inizio ai giochi. A quel segnale le trombe squillarono e subito i cavalieri affondarono gli speroni nei fianchi dei loro cavalli, lanciandosi gli uni contro gli altri. Si scontrarono così in mezzo al grande cortile, sollevando un polverone che rese, per alcuni lunghi momenti, quasi impossibile alla folla comprendere gli esiti dello scontro. Si udiva un forte clangore di armi ed un poderoso rumore di zoccoli di cavallo, mentre la polvere saliva sempre più in alto. Alla fine furono quattro i cavalieri ancora in sella ai loro destrieri: August, Finiwell, Pasuan ed il misterioso Cavaliere Custode. I quattro campioni, per acclamazione generale, furono riconosciuti vincitori della giostra. |
Morrigan lo guardava ancora con la stessa intensità.
Adesso ne aveva avuto abbastanza di quella farsa, e finalmente era riuscita ad alterare Guisgard al punto che qualcosa era scivolata fuori dalla sua abituale maschera. "Donna o non donna," ripetè, e adesso che era così vicina gli strinse con forza entrambe le braccia "ognuno ha le sue ragioni, ed anche io ho le mie! Non vi ho scelto perchè siete cortese o cavalleresco, ma perchè mi servite, e io servo a voi! L'onore e la cortesie sono inutili in certe faccende!" Disse quelle parole con veemenza, quasi con rabbia, che si adattava bene al tono che lui aveva usato, ma a quel punto la sua volce si placò appena, diventando più suadente. "So che non avete motivo di credermi, ma io vi dico... datemi una possibilità, Guisgard, e vi dimostrerò che sono la persona giusta. Sono quello che vi occorre, come voi lo sarete per me, il giorno in cui sarò io a chiedervi di fare una cosa..." Si interruppe di colpo, si allontanò da lui. Per un istante parve indecisa, come se stesse riflettendo su qualcosa che le oscurava i pensieri. Poi si risolse e sollevò nuovamente lo sguardo su di lui. "Io so su di voi più di quanto voi non aveste desiderato... Lord Ardross, Lord Icarius... Lord Guisgard... occorre che continui? E so che qualcuno, in città, lavora per Lord Cimarow e i suoi. Se i sospetti dovessero cadere su di voi, nessuno dubiterebbe delle colpe di uno straniero... Guisgard, dovete fidarvi! Dovete fidarvi di me, non c'è altra strada... e siccome io so qualcosa di voi che nessun altro conosce, vi offrirò di sapere qualcosa di me altrettanto segreta... qualcosa di così celato alla vista che potrebbe esservi utile!" Così dicendo, Morrigan prese la mano di Guisgard e la incise rapidamente con un sottile coltello che portava alla cintura. Un taglio sottile e superficiale, ma sufficiente a far cadere qualche goccia di sangue su uno strano medaglione che Morrigan aveva sfilato dal collo un attimo prima, mentre parlava. La ragazza osservò il sangue di Guisgard che scivolava sulla superficie di madreperla, macchiando il chiarore di quella strano ciondolo. Vi passò sopra le dita e le sue labbra si mossero a disegnare un lieve bisbiglio. "Guardate adesso..." disse, mostrandogli il ciondolo, quasi obbligandolo a fissare quella superficie... ... e su quella superficie il viso di un bambino, dagli occhi troppo chiari e dai capelli troppo scuri, che correva a stringere una donna... quella visione prendeva sempre più i contorni della realtà. Non era più soltanto riflessa nel ciondolo di Morrigan. Cresceva intorno a loro, e loro diventavano parte di essa, come inghiottiti da un sogno... e la donna strinse il bambino a sè come fosse la cosa più preziosa del mondo, e le sue labbra si mossero, piegandosi in un sorriso... “Sei la mia gioia, Guisgard… la mia unica e sola gioia, ma sufficiente per rendermi la donna più fortunata del mondo”... e quella parola, gioia, riecheggiò per un istante ancora prima che la visione sparisse in un lampo di luce, e loro si ritrovassero come qualche istante prima, l'uno di fronte all'altra, con il ciondolo tra di loro che restava sospeso, sostenuto soltanto dalle dita di Morrigan. Lei non disse nulla, si limitò a studiare l'espressione che aveva assunto il suo viso. Per qualche minuto tra loro regnò solo un profondo silenzio, prima che la ragazza riprendesse piano: "Adesso sapete ciò che solo un'altra persona al mondo conosce... che non so usare solo la spada! E adesso ascoltatemi bene... domani, al sorgere del sole, inizieranno i festeggiamenti per l'incoronazione di Lord Icarius. Sarà una giornata molto importante, un giorno in cui potrebbero accadere molte cose, o non accaderne affatto... ma se accadessero, molte risposte saranno date, ad entrambi! Io sarò là fin dal mattino. Cercatemi e parleremo ancora, e fino a quel momento tenete questo con voi, perchè so già che vi servirà..." Dicendo quelle parole gli passò attorno al collo la catena che sosteneva il medaglione, che in quel momento, inspiegabilmente, era tornato ad essere lucido, brillante e innoquo. Nel fare quel gesto, Morrigan si sollevò appena sulla punta dei piedi, si sporse verso di lui e inavvertitamente gli sfiorò il viso. Si fermò di colpo, come se un pensiero l'avesse bloccata, e lo guardò con uno sguardo strano. "Dovete fidarvi..." sussurrò, guardandolo adesso da quella distanza minima che separava i loro occhi. |
guardai i miei compagni e dissi ora che facciamo dove andiamo chiesi gentilmente e aspettai una loro risposta mentre mi avviai alla porta per uscire
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Non sapevo cosa fare, quella visione inquietante... resistetti a stento dall'urlare. Chiamai allora la vecchia servitrice e le dissi di guardare fuori, ma lei non mi degnò di uno sguardo. Mi augurò una buona notte e se ne andò.
Ora che faccio? Guardai di nuovo il cielo e vidi Rubira splendere in tutta la sua bellezza. In momenti come questi c'era sempre stata Luna ad aiutarmi, con i suoi preziosi consigli. Mi sdraia quindi sul letto, abbassai tutte le mie difese mentali e attesi il suo arrivo. Forza Luna! Dove sei? Ma Luna non arrivò. Un ansia terrificante si impossessò di me e decisi che avrei dovuto comunque dire a qualcuno ciò che avevo visto, non potevo rischiare. Corsi fuori dalle mie stanze e mi feci indicare da delle guardie che erano state messe al corrente del mio arrivo, dove si trovassero le stanze del duca. Arrivata davanti alla porta della sua stanza bussai, ma non ricevetti risposta alcuna. Decisi quindi di entrare ed aspettare che tornasse. Icarius... sbrigati! |
"Troverei più rassicurante se Nyclos scomparisse durante una cavalcata e trovassero il suo corpo in un fosso..." sospirai "Fai come vuoi, qualunque cosa io dica non ti farà desistere dai tuoi piani..."
Mi sollevai nuovamente sui gomiti. "Capomazda è realmente una luce per queste terre e la sua gente... per quanto io e te possiamo non condividere il loro Credo e lo strapotere del clero, non possiamo pensare di stravolgere questo equilibrio... e soprattutto non facendone pagare il prezzo a persone innocenti. Non sarà in questo modo che vendicherai..." mi morsi la lingua e cercai di far morire le parole in gola. Durante la trasfigurazione mi era apparsa qualche visione della vita di Gouf... mi era sembrato di vedere sua madre. E la sua tragica fine. Con un enorme sforzo di volontà scostai le coperte e mi sedetti. "Devo recuperare le forze... temo che dovrò nutrimi..." mi avvicinai a un bacile e mi sciacquai il volto. Nello specchio mi vidi debole come mai prima d'allora e guardai subito altrove. "Starò bene, non ti preoccupare. Vai e torna te stesso!" Lo abbracciai e, in punta di piedi, gli posai un bacio leggero sulle labbra. Mi sedetti su una sedia e attesi che tornasse l'anziana serva. |
Guisgard ascoltò le parole di Morrigan senza battere ciglio.
La fissava con uno sguardo enigmatico e sfuggente, come se nessuna emozione attraversasse in quel momento il suo animo. Rasyel fissava pensierosa da una verde collina la campagna che sembrava ai suoi occhi sterminata, come i sogni che si fanno da piccoli e che poi restano per sempre racchiusi nel nostro cuore. Ad un tratto qualcuno le cinse i fianchi, stringendola a sé. “Allora non sei più in collera con me…” disse Ardross soffiando dolcemente tra i suoi capelli. “Lasciami, non ti ho perdonato e non lo farò mai!” Indispettita lei. “Oggi sei più bella del solito…” “Lasciami!” “Oggi c’è il torneo…” sussurrò lui “… ho bisogno di una dama che mi accetti per campione…” “L’altro giorno sembravi molto interessato a lady Govia, mi pare! Prova a chiederle di essere il suo campione!” “Non conosco nessuna lady Govia... mi vuoi come campione, Rasyel?” “No!” “Ieri notte andasti via senza neanche salutarmi… senza neanche un bacio…” “Mio marito rientrò prima ed io dovetti rincasare all’improvviso...” mormorò lei “... e poi non sono stata bene…” “Cosa hai avuto?” Chiese preoccupato lui. “Un lieve capogiro ed un pò di nausea... ma non è nulla di preoccupante… il medico mi ha già vista…” “Ebbene?” “Sono incinta…” Lui restò meravigliato. “Credi che…” “Ti odio!” Voltandosi di scatto lei. “Sarai anche il futuro Arciduca, ma come uomo sei un egoista ed un insensibile! Sai bene che sono mesi ormai che non permetto più a mio marito di toccarmi! Ma non temere, nessuno saprà mai la verità!” “Sciocca…” posando un dito sulla sua bocca “… non potrei essere più felice… non mi importa nulla della stirpe, del ducato e di quello che si dirà...” “Somiglierà a te in tutto, lo so…” commuovendosi lei “… avrà i tuoi occhi, i tuoi capelli ed il tuo volto… ed anche il tuo carattere impossibile...” “Un piccolo Lancillotto!” Sorridendo lui. Lei lo fissò in lacrime. “Ti amo tanto...” sospirò “... ed ho tanta paura…” “Lui la baciò, abbracciandola forte. Il ricordo di un racconto udito da piccolo affiorò nel suo cuore. Prese fra le mani il medaglione datogli da Morrigan e lo fissò. Si lasciò poi cadere ai piedi di un albero, cominciando a suonare la sua ocarina. “Mamma, mamma…” chiamava il piccolo Guisgard “… com’era il mio papà?” “Era un bellissimo cavaliere...” rispose lei “… assomigliava a Lancillotto, il più forte di tutti...” “Com’era Lancillotto, mamma?” “Somigliava a te, piccolo mio…” sorridendole lei “… aveva i tuoi occhi, i tuoi capelli ed il tuo volto...” E quel ricordo sembrò volare via sulle note malinconiche della sua ocarina. |
Il vociare della gente mi aveva distratta e mi aveva in un certo senso motivata. Ebbi in quel momento una forza d'animo incredibile e la tristezza si tramutò in rabbia e in sicurezza. Mi alzai dal letto e, finchè Hubert dormiva, mi lavai, mi profumai e misi uno dei miei migliori vestiti che non mettevo da moltissimo tempo causa la gravidanza. Mi cadeva a pennello e le due taglie in più di seno, dovute all'allattamento, rendevano la scollatura a dir poco mozzafiato.
"Perfetto" pensai "ora, caro Pasuan, ti renderai conto di ciò che hai perso!" mi raccolsi i capelli fermandoli con i fermagli finemente lavorati che avevo usato per il mio matrimonio e poi mi velai il viso. Speravo di non essere immediatamente riconoscibile. Poi preparai Hubert, lo cambiai e lo profumai. Era anche lui tutto in tiro. Lo baciai forte e lo strinsi al petto "Sei la mia gioia piccolo, la mia grande e unica gioia" Uscii di casa tenendo il piccolo in braccio, udii dalla gente che stava per iniziare un torneo. Era moltissimo che non non assistevo ad una giostra "Mi siederò in un punto strategico, non voglio passare inosservata, voglio che Pasuan veda ciò che sono e che la gelosia e il rammarico per avermi perduta gli brucino dentro. Dovrà cadere ai miei piedi!" La mia anima era in quel momento stranamente percorsa sia dalla tenerezza e dall'amore per il mio bambino che dal rancore e dalla rabbia verso Pasuan. |
Gouf si voltò di scatto e fissò Melisendra.
“La luce di queste terre? Lo credi davvero? Io invece ci vedo solo tenebre!” Disse lui con rabbia. “Mia madre non vide nessuna luce, nessuna misericordia! E quanto a ciò che ho nel cuore, tu stanne fuori con i tuoi incanti!” Respirava forte ed un lampo di odio profondo illuminò i suoi occhi. “Ora riposati…” mormorò dopo un attimo di silenzio “… devi rimetterti in forze… ti manderò una servitrice… non preoccuparti più per la sorte del corpo di quel cane…” La fissò di nuovo, poi, senza dire altro, scosse il capo ed uscì. Poco dopo giunse la vecchia servitrice. “Prendi questa…” porgendole una ciotola “... ti aiuterà a riprenderti…” Restò poi a fissarla. “Sangue chiama sangue…” aggiunse “… e morte chiama morte…” |
Il torneo era da poco conclusosi e tutti gridavano i nomi dei quattro campioni vincitori.
Sguardi innamorati di giovani fanciulle si cullavano in dolci sogni nel vedere i bei volti di August, Finiwell e Pasuan. “Udite udite!” Disse l’araldo prendendo la parola sull’esultanza generale. “Com’è tradizione, i vincitori possono scegliere a quale, fra le dame presenti, offrire i propri servigi da campione! Scegliete, eroici cavalieri! Scegliete ed omaggiate la bellezza delle nostre dame!” “Questa è la parte che preferisco!” Esclamò Finiwell ad August, Pasuan e Cavaliere25. “Ora darò un’occhiata in giro e sceglierò la fortunata!” “Non perdi mai un’occasione, vero?” Scherzò August. “Ehi, guardate laggiù!” Indicò Finiwell. “Sembra che quella dama attiri le attenzioni di molti!” “Forse manchi solo tu, amico mio.” Rise Pasuan. “In effetti non è niente male vista da qui…” fece Finiwell. Pasuan sorrise di nuovo, ma poi, fissandola meglio, si accorse di chi fosse in realtà quella dama. “C’è già un tipo che la sta corteggiando, a quanto pare…” indicò Finiwell. Pasuan si lanciò subito in direzione della ragazza. “Siete bellissima,damigella!” Diceva un giovane cavaliere a Dafne. “Posso avere l’onore di avervi come dama per tutto il tempo dei festeggiamenti? Sono sir Lyowel, damigella… ed il vostro nome?” “Dovresti essere a casa a riposare!” Arrivando all’improvviso Pasuan. “Ora sei una mamma e non puoi andare in giro a fare gli occhi dolci! Avanti, ti riporto a casa!” Prendendo Dafne per un braccio. “Cavaliere, è scortese il vostro comportamento!” Lo riprese Lyowel. “Potrete discutere il mio comportamento quando vorrete, messere!” Rispose Pasuan. “Ora non sto parlando con voi!” “Ma parlo io a voi!” Replicò Lyowell. “Tagliate la corda, o vi taglio la gola!” Minacciò Pasuan. “Quando vorrete, dietro al Convento della Divina Misericordia!” “Anche ora, messere!” Fissandolo Pasuan. |
Un uomo, una donna, un bacio perfetto...
“Ti amo tanto... ed ho tanta paura”... Poi di nuovo l'immagine sfuggente di un bambino, e nell'aria si perse l'eco lontano di una voce che Morrigan aveva già udito... "...i tuoi occhi, i tuoi capelli ed il tuo volto"... Ma la visione era sfocata, sfuggente, imperfetta. Il medaglione era tra le mani di Guisgard, e a lei non restava altro che la scia lontana di quell'incantesimo che si stava spegnendo, una scia flebile e incostante come l'ultimo cerchio d'onda di un sasso che è affondato nell'acqua....i tuoi occhi, i tuoi capelli ed il tuo volto... Anche il vecchio, nella casupola, aveva parlato dei suoi occhi... Morrigan fissò allora gli occhi chiari di Guisgard con ancora più interesse... i suoi occhi... cos'hanno quegli occhi? Lo guardò mentre si staccava da lei, si sedeva ai piedi di un albero e riprendeva a suonare quella musica, sempre la stessa, morbida e dolente. La ragazza rimase ad ascoltare per un po', inseguendo anche lei vecchi ricordi e al contempo guardando quell'uomo così bizzarro che mai si sarebbe immaginata di incontrare... quell'uomo che in quella notte le si stava rivelando come diversa natura, affascinante, insondata e oscura... come tutte le cose che Morrigana aveva sempre amato. "Allora a domattina" disse piano, ad un tratto, con un sorriso "Ci vedremo al torneo... non dimenticare, Guisgard..." |
Un servitore passò accanto alla porta della stanza di Icarius e notò la giovane Sayla.
“Cosa fate qui, damigella? Il duca stanotte non è rientrato nei suoi alloggi.” Disse. “Credo non abbia riposato molto, visto che ha trascorso la notte tra il giardino e i corridoi del palazzo. Immagino sia stato a causa dell’emozione per oggi. Ora si trova nella Sala delle Vestizioni, dove si sta preparando per l’incoronazione. Potrete incontrare sua signoria dopo.” All’improvviso arrivò qualcuno. “La nostra giovane fanciulla forse si sentirà un pò persa in un palazzo così grande.” Sorridendole Lho. “Venite, vi farò assistere alla cerimonia da un posto privilegiato e non troppo lontano da sua signoria.” Poco dopo i due giunsero in una grande sala. “Ecco, da qui potrete assistere ai vari giochi.” Spiegò Lho. “Sua signoria e lady Talia si affacceranno dal balcone della stanza accanto a questa. Poi andremo tutti nella Cappella della Vergine per la cerimonia d’incoronazione. Dopo potrete parlare con lord Icarius tranquillamente.” Annuì lievemente e le sorrise di nuovo. |
No dissi sentendo e vedendo la scena non si farà nessun duello dissi abbiamo altri compiti per la testa dissi fissando Pasual il capitano a dato degli ordini precisi e noi dobbbiamo portarli a termine non vorrai tornare in gattabuia dissi fissando pasual
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"Lasciami immediatamente! Non ho intenzione di seguirti proprio in nessun posto e tantomeno a casa!! Sto benissimo qui e Hubert è tranquillo, la giornata è soleggiata e non è freddo. Non capisco perchè ti metti in mezzo tu a fare la vecchia cornacchia del malaugurio!" intervenni rivolgendomi a Pasuan con una buona dose di acidità.
"Giovane cavaliere, Sir Lyonel, non state ad ascoltare quel che dice quest'uomo. Lasciatelo perdere, la polvere alzata dagli zoccoli dei cavalli deve avergli annebbiato il cervello" e presi al volo l'occasione per sbattere ancora un po' le ciglia in direzione di Sir Lyonel stando bene attenta che Pasuan mi vedesse. "E ora, messer Pasuan, se volete lasciarmi ne sarei grata dato che mi state stritolando il braccio.... Vi ringrazio!" e tornai a sedermi al mio posto voltando la testa nella direzione opposta a quella di Pasuan muovendo appena la mano per salutare di un manipoli di scudieri che mi stavano fissando già da un po'. L'odore della gelosia era nell'aria... |
Guardavo la mia immagine nello specchio che avevo di fronte e sorridevo, ma non per ciò che i miei occhi vedevano quanto piuttosto per ciò che la mia mente ancora stava accarezzando: una sera dall’aria mite e dolce, un giardino, Icarius, quel bacio...
Sospirai... desideravo rivederlo, lo desideravo ardentemente. Le ancelle stavano blaterando qualcosa a proposito dei miei capelli e di quell’abito che indossavo... lo accarezzai appena... avevano ragione: era bellissimo... di una stoffa lucida e morbida del colore del cielo di primavera, mi avvolgeva e mi cingeva come una carezza... lo osservai appena per un attimo, considerai per un momento le loro parole, poi tornai ad ignorarle e a cullarmi nei miei pensieri. Poi, all’improvviso e in modo del tutto inatteso, il sogno che avevo fatto quella notte tornò ad attraversarmi la mente... quel sogno che avevo tentato con ogni mezzo di reprimere o di razionalizzare... Non ricordavo bene com’era iniziato, veramente... probabilmente era nato sull’onda delle emozioni di quella sera, perché c’era Icarius in quel sogno ed io ero felice, serena, tranquilla... Poi, ad un tratto, tutto era cambiato. Camminavo per quella stretta stradina di campagna... i miei piedi erano nudi, i capelli sciolti e non indossavo altro che la mia leggera camicia da notte. Mio marito era scomparso ed io ero da sola ora, però non me ne turbai: sapevo che ero lì per una ragione ed ero certa che prima l’avessi sbrigata e prima sarei potuta tornare da lui. Camminavo lentamente, tuttavia, quasi controvoglia. Infine la sagoma di quella vecchia pieve si stagliò di fronte a me ad una curva, mi soffermai e rimasi a guardarla, in tempo per vedere un corteo funebre uscire da essa e venirmi incontro... “Amo i funerali!” disse in quel momento una voce alle mie spalle “Sono così pieni di buoni pensieri... chiunque è pronto a dir bene di te, dopo che sei morta. Persino coloro che più ti hanno fatta soffrire quando eri in vita!” Mi voltai di scatto e vidi quella giovane donna avanzare verso di me e fermarsi al mio fianco, senza smettere di osservare la processione che ci veniva incontro. “Chi sei?” le chiesi, sorpresa. Lei si voltò e mi guardò quasi con stupore... poi sorrise: “Tu sai chi sono!” disse. “Gyaia!” mormorai io, dopo un attimo di silenzio. Lei annuì. “Di chi è questo funerale?” domandai quindi, avvertendo intanto una strana sensazione farsi strada in me. Lei si strinse nelle spalle... “Ha qualche importanza?” domandò “Potrebbe essere il mio, come il tuo! O potrebbe essere quello di tuo marito!” “No!” gridai a quell’affermazione. Lei mi sorrise di nuovo, dolcemente. Il corteo ci aveva ormai raggiunte e ci stava sfilando davanti... spaventata tentai di guardare il corpo, portato da quattro uomini, ma le persone continuavano a passarmi davanti, a venirmi addosso, a spingermi... qualcuno mi spintonò con forza, mandandomi a urtare contro una roccia vicina... e così non riuscii a vedere. “Dimmelo, ti prego!” dissi allora a Gyaia, incurante del sottile taglio che quella roccia mi aveva aperto su una mano e del sangue che ne usciva “Dimmi per chi era quel funerale!” Lei sorrise di nuovo, poi si voltò e prese a camminare verso la chiesa: “Ti ho già detto che questo non è affatto rilevante! Ciò che conta sapere, al contrario, è che presto lui verrà a prendervi!” “Lui?” domandai, seguendola “Lui chi?” Gyaia si soffermò un momento e mi fissò, quasi mi trovasse molesta con tutte quelle domande... “Il cavaliere nero con la tunica rossa!” disse poi, quasi fosse cosa ovvia, entrando intanto in chiesa “L’hai veduto, non è così? L’hai visto da quella finestra, hai visto che ti stava aspettando al varco! E poi lo hai udito gridare nella brughiera... tu sapevi che era lui, vero?” “L’ho visto!” confermai lentamente “Ma perché dovrebbe volermi?” Lei sorrise... “Perché sapeva!” mormorò. “Che cosa?” la incalzai io, con lo stesso tono. Gyaia fece qualche passo nella navata, poi si voltò a guardarmi con uno sguardo che mi parve quasi arrabbiato... “Oh, sei stata una tale delusione tu per me!” disse “Eri così forte quando sei giunta a Capomazda... eri fiera, sicura di te, orgogliosa... e io ho davvero creduto che non ti avrebbe presa. Ho creduto che non saresti mai caduta nella rete, che saresti stata salva... e invece... invece poi...” scosse il capo con rassegnazione e di nuovo mi voltò le spalle. “Ma che cosa ho fatto?” domandai, confusa. Lei rimase in silenzio per qualche istante poi, con il tono di chi sta pronunciando il peggiore insulto conosciuto al genere umano, disse: “Ti sei innamorata! Ti sei innamorata di uno dei Taddei!” Il silenzio si fece opprimente nella piccola pieve, le ginocchia mi tremavano forte ormai e ignorarle si stava rivelando complicato... “E... e con questo?” mormorai, con quel po’ di fermezza che riuscii a racimolare. “Morirete!” rispose lei, tornando a guardarmi “Morirete entrambi! E’ la sua maledizione... la vostra! Quella di tutti noi! ...Nessuno dei Taddei conoscerà l’amore o la morte giungerà a portarlo via, insieme alla sua amata! E’ così che è. E’ così che deve essere!” Il mio pensiero corse ad Icarius, allora... all’ingiustizia di quella sentenza e i miei occhi si bagnarono un poco. “Io non lo permetterò!” dissi... e la mia voce suonò salda. “Ci sarà un modo per combattere quel cavaliere dalla tunica rossa...” dissi “Deve esserci!” Gyaia mi guardò con una strana espressione... Poi, lentamente, tutto iniziò a farsi sbiadito e a dissolversi come nebbia al sole... Mi ero svegliata così. Un’anziana ancella mi stava chiamando, stava dicendo che era tardi e che dovevo alzarmi perché avevo da prepararmi per l’incoronazione di Sua Signoria... E io avevo tirato un sospiro di sollievo... Un sogno! mi ero detta E’ stato solo uno stupidissimo sogno! Avevo fatto quindi per alzarmi, quando una leggera fitta alla mano mi aveva fatta sussultare... l’avevo rigirata e, con mia somma sorpresa, avevo visto un sottile taglio rosso aperto proprio là dove ero andata a sbattere contro quella roccia... con il cuore che accelerava vertiginosamente, l’avevo riabbassata in fretta, sorpresa, e il sangue ancora fresco aveva macchiato il lenzuolo. |
Pasuan restò a fissare Dafne rosso per la rabbia.
“Si, hai ragione…” disse contenendo a stento l’ira “… hai ragione… in fondo non devi dar conto a me di ciò che fai… sono sciocco io ad interessarmi di cose che non mi riguardano… non più… si, dici bene, amico mio…” rivolgendosi poi a Cavaliere25 “… andiamo… ho già fatto abbastanza sciocchezze ultimamente…” Ma prima di andare si voltò verso Lyowel. “Oggi è il giorno dell’incoronazione, risolveremo domattina all’alba, se Dio vorrà, la nostra questione, cavaliere… vi aspetto, come deciso, dietro al convento della Divina Misericordia…” “Non temete, ci sarò.” Rispose con tono di sfida Lyowel. Pasuan annuì e si allontanò insieme a Finiwell e a Cavaliere25. “Finalmente soli, damigella…” disse Lyowel sedendosi accanto a Dafne “… siete la più graziosa ed elegante della festa… peccato che stamani ho il braccio che mi duole e non ho potuto partecipare alla giostra, altrimenti mi sarei proposto senz’altro come vostro campione.” E le baciò la mano. |
Morrigan, come aveva detto, era andata ad assistitere alla giostra.
Aveva visto tutti quei cavalieri battersi e poi i quattro campioni dimostrarsi superiori a tutti gli altri. E come tutti era in attesa di veder comparire il duca e sua moglie dal grande balcone nord del palazzo. Ad un tratto avvertì una strana sensazione. Si voltò e vide Guisgard alle sue spalle. “Quanto clamore per quei quattro cavalieri…” disse con il suo solito tono guascone ormai ritrovato “… mica poi sono tutto questo granchè!” Sorrise. “Ma la gente, si sa, si esalta per poco! Ma sono certo che anche tu avresti potuto far bella figura in quella giostra, sbaglio?” |
Icarius fu aiutato dai suoi servi e dalle ancelle a prepararsi.
Era vestito con una lunga giubba color bosco, stretta in vita da una larga cintura di un marrone più chiaro. Le maniche si aprivano mostrando una raffinata fodera scarlatta ed un mantelletto gli scendeva fino alle ginocchia. Sotto la giubba sbottonata indossava un’attillata camicia scarlatta e pantaloni dello stesso colore della giubba, racchiusi, all’altezza del ginocchio, da raffinati stivali di cuoio. “Siete perfetto, milord!” Disse entusiasta una delle ancelle. “Dite che sarà pronta lady Talia?” Chiese lui mentre si specchiava. “Beh, le dame amano sempre far aspettare i propri cavalieri, milord.” Fece un’anziana servitrice. “Lord Rauger, che Iddio l’abbia in Gloria, soleva sempre dire che un uomo deve scegliersi una donna per la quale valga sempre la pena aspettare.” Disse il sarto di corte, mentre dava gli ultimi accorgimenti all’abito del suo signore. “Va bene cosi!” Esclamò Icarius impaziente. “Voglio vederla!” Il sarto sorrise guardando l’anziana servitrice. Uscì allora dalla sala, diretto verso la stanza di Talia. Bussò ed attese. “Avanti.” Disse una serva dall’interno. Icarius entrò e subito davanti ai suoi occhi apparve ciò che cercava. Talia, di delicate proporzioni, stava in piedi al centro della stanza accanto ad uno specchio. La sua carnagione era squisitamente chiara, gli occhi scuri e luminosi, meravigliosamente adagiati sotto sopracciglia delicatamente accennate, che conferivano a quello sguardo vispo una vivace espressione di arguzia e perspicacia. Sulla bocca era impresso un solare sorriso, segno questo della decisa attitudine che avevano quelli del suo popolo di vivere gai e spensierati. Un sorriso però che non trasmetteva quella sensazione di leggerezza e superficialità, come in molte di quelle dame che usavano frequentare le varie corti del regno, o quell’insipida sfrontatezza delle donne che amavano mostrarsi troppo sicure di sé. Il suo sorriso era invece gioviale, soave e sembrava capace di raggiungere il cuore di chiunque si fosse fermato a contemplarne la luminosità. I lunghi e lisci capelli, di una sublime tonalità mista tra un intenso castano ed un delicato biondo, erano accomodati con naturalezza da un prezioso diadema e scendevano leggeri, intrecciati alle estremità da fili di perle, lungo le graziose spalle della principessa di Sygma. Nessun artificio avrebbe potuto rendere più bello ciò che la natura aveva fatto su quella creatura. Al collo portava una catenina d’oro che terminava con un medaglione nel quale, come i lettori ben sanno, era racchiusa l’immagine del suo fortunato sposo. Indossava una veste di pregiata seta del colore del cielo di Primavera, attraversata da leggeri disegni di un bianco purissimo, dalla quale scendevano con grazia ed armonia lunghe maniche di esotico gusto. Riflessi di un intenso nero bordavano le estremità di quelle maniche, nelle quali erano ricamati foglie e fiori stilizzati. Anche la parte posteriore della veste era di quel deciso nero, che conferiva al suo portamento un contegno orgoglioso ed altero, ma solo appena accennato, tanto da non richiamare eccessiva attenzione per questa sua caratteristica. Il davanti del vestito era invece di un azzurro più pallido e tenero, che donava ancora più splendore alla sua carnagione di stilnovistico candore. “Sei bellissima…” sussurrò Icarius a quella visione “… vieni, ti prego…” porgendole la mano “… voglio mostrare al mio popolo il più prezioso tesoro di queste terre…” E seguiti da un lungo corteo i due sposi raggiunsero il grande balcone che dava sul cortile ormai gremito in ogni angolo. E nel vederli il popolo esultò di gioia. |
La mia mano era nella sua mentre lentamente percorrevamo il corridoio, seguiti a breve distanza da quel corteo di servitori e cortigiani.
Sorrisi e impercettibilmente mossi la testa di lato, in modo da potergli lanciare un'occhiata obliqua... "Desideravo vederti!" sussurrai, in modo che solo lui sentisse "Morivo dal desiderio di averrti di nuovo con me!" Raggiungemmo il balcone e qui, affacciandoci, fummo raggiunti da grida e applausi di gioia... "Guarda..." accennando alla folla sottostante "Ti acclamano, ti attendono, hanno bisogno di te... e ti amano a tal punto..." Gli strinsi appena la mano e soggiunsi: "Eppure a volte penso che sarebbe tutto così semplice se tu non fossi duca... potremmo essere così felici..." Sospirai, come a scacciare quell'idea, e tornai a sorridergli... "Salutali!" suggerii "Non attendono che un tuo cenno!" |
“Ci acclamano e ci amano.” Disse Icarius a Talia. “Io sono il duca e tu la Granduchessa… questa è la nostra gente, il nostro popolo.” E le sorrise, mentre la folla li acclamava a gran voce.
Alzò allora la mano per rispondere al saluto della gente e in quel momento si accorse del sangue lasciatogli dalla mano di Talia. Ma non ebbe il tempo per dirle niente. Izar fece loro segno di scendere nella Cappella della Vergine per la cerimonia d’incoronazione. Il corteo così raggiunse la chiesa, dove ad attenderlo vi era l’abate Ravus. La cerimonia cominciò tra canti solenni e la recita della litania di tutti i santi. Ravus invocò poi sulla coppia ducale la Solenne Benedizione. Allora fu portata la Corona di Giada, simbolo del potere dei Taddei. Icarius e Talia mangiarono il Corpo di Nostro Signore e bevvero il Suo Sangue. Ravus, poi, prese fra le mani la Corona di Giada. “Per Grazia ricevuta dal ministero della Santa Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo e del riconoscimento di Sua maestà il Re, reggente per conto di Dio delle sorti di questo regno, io proclamo Icarius de Taddei Arciduca di Capomazda.” Disse Ravus ponendogli sul capo la corona di Giada. “Ciò che è legato sulla Terra lo sarà anche nei Cieli.” Icarius allora impugnò la spada che gli fu portata davanti e cominciò a giurare: “Giuro solennemente davanti a Dio Onnipotente ed al mio popolo che onorerò questo titolo fino alla morte. Ricercherò la verità, difenderò la libertà e proteggerò i deboli, le vedove e gli orfani. E farò sempre rispettare le leggi contro ogni ingiustizia. Tutto questo io giuro sull’elsa di questa sacra spada.” Quasi come un Segno Divino, a quelle parole, la sacra Parusia, la spada dei Taddei, emanò un intenso bagliore. Tutti i baroni allora salutarono ed applaudirono il nuovo Arciduca e la sua Granduchessa. La coppia ducale raggiunse poi di nuovo il balcone del palazzo per il bagno di folla dopo l’incoronazione. “Talia…” le sussurrò Icarius in modo che nessun altro potesse sentirlo “… perché la tua mano sanguina? Sei ferita?” Prendendo la mano di lei fra le sue. |
Attesi impaziente nelle stanze del duca, che però non arrivò. Un servo passò e mi vide, entrò quindi nella stanza dicendomi che il duca non era rientrato nei suoi alloggi. Me ne stavo per andare quando arrivò un uomo che mi accompagnò in una grande sala dove tra poche ora si sarebbero svolti i giochi e poi l'incoronazione di Icarius.
"Vi ringrazio per la vostra gentilezza, messere. Ora, se volete scusarmi, devo andare nelle mie stanze per potermi prepare per l'inconorazione del nobile Taddei." Feci un breve inchino in direzione dell'uomo, poi mi diressi a passo svelto alle mie stanze e mi ci chiusi dentro. Sul letto notai un pacco, con un biglietto appoggiato sopra. Spero che questo regalo vi piaccia... Il biglietto era anonimo, ma non mi importava chi mi avesse inviato quel regalo. Aprì comunque con una certa eccitazione il pacco e rimasi a bocca aperta. Presi il regalo tra le mani e lo ammirai. Era un bellissimo abito color lavanda, lungo,che copriva le braccia lasciandò però nude le spalle; mi svestì e lo indossai immediatamente. Lo strinsi poi alla vita con un nastro color oro e mi guardai allo specchio incantata. Era davvero un'abito bellissimo. Aprì piano la porta della stanza e feci segno alla vecchia servitrice di entrare, poi richiusi immediatamente la porta. "Ditemi, vi prego, solo la verità. Come sto con questo abito?" La donna mi fissò senza dire una parola, ed io sconsolata mi accascia sulla sedia, presi un pettine ed iniziai a spazzolarmi i capelli... Non poteva semplicemente dirmi che stavo bene? Anche se era una bugia, mi sarei sentita meglio... Un'altra serva entrò nella stanza e annunciò che i giochi stavano per avere inizio. Finì quindi di prepararmi, poi la seguì fino alla grande sala dove si tennero i giochi. Ma le sfide tra i cavalieri non mi interessavano molto; poi finalemnte i giochi finissero e Icarius e Lady Talia fecero il loro ingresso acclamati dal popolo. Andammo poi fino alla cappella dove si svolse l'incoronazione. Fissai Lady Talia: era davvero bellissima! Ma notai poi un particolare spiacevole... Lady Talia... le sta forse sanguinando la mano? Sembra essersene accorto anche Icarius. Speriamo non sia successo niente di grave! La cerimonia finì e tutti uscirono dalla cappella. Io mi misi in un angolo e aspettai che la maggior parte della gente se ne andasse, per poi avvicinarmi all'ormai Arciduca e alla sua splendida moglie. "Mio Signore, Mylady, finalmente è avvenuta la tanto attesa incoronazione! Sono molto felice..." |
Gli rimasi accanto durante tutta la funzione, tenevo gli occhi fissi di fronte a me e appena un po’ bassi, come si conveniva al mio ruolo, ma di tanto in tanto non resistevo alla tentazione di spostarli su mio marito... e, quando incrociavo i suoi, gli sorridevo incoraggiante.
Poi tornammo al balcone. Citazione:
Il sangue ormai non usciva più, tuttavia quel sottile taglio irregolare spiccava in modo vistoso sulla mia pelle chiara. “Già...” mormorai, annuendo appena “Ho... beh, ho sbattuto contro una roccia!” Il ricordo di quel sogno mi investì di nuovo e di nuovo mi turbò, tuttavia tentai di sorridere alla sua aria evidentemente sorpresa... “Ti racconterò tutto più tardi!” soggiunsi, sempre parlando piano in modo che solo lui sentisse “Ci sono cose a riguardo che ho assolutamente bisogno di dirti... cose che devi sapere!” Avevo appena finito di parlare e lo stavo ancora guardando, cercando di non apparirgli troppo tesa o preoccupata, quando una voce ci raggiunse... Citazione:
“Sayla!” la salutai, quando ci ebbe raggiunto “Mi fa piacere che tu sia qui e di vedere che stai meglio!” le sorrisi e poi soggiunsi gentilmente “Sei molto graziosa con quest’abito, mia cara!” |
"Oh Sir Lyonel, lasciate stare, sono una donna complicata e in più ho pure un figlio. Vi garantisco che porto solo grane. Anche il duello con Sir Pasuan, non fatelo, non c'andate. Anche perchè se vi duole il braccio non è il caso di sforzarlo per queste stupidate. Ora scusatemi, il piccolo deve mangiare. Arrivederci" Mi alzai ed accennai un inchino. Non mi importava granchè di Lyonel e potevo ritirarmi dato che avevo raggiunto il mio obiettivo: Pasuan era furente di gelosia!
Arrivai a casa senza fretta, appena entrati Hubert pianse un po', lo allattai coccolandolo e stringendolo forte mentre canticchiavo canzoncine. Ero tranquilla. Cambiai il piccolo che poco dopo si addormentò così ebbi il tempo per scrivere un biglietto per Pasuan: "Non c'è motivo che tu combatta contro Sir Lyonel, non essere incoscente. Domani mattina all'alba poi sei già impegnato: c'è il battesimo di Hubert e tu sei appena stato nominato suo padrino. Ovviamente tra me e te non ci sarà nessuna tenerezza questo sappilo con certezza. A domani alla chiesetta della Vergine! Portati qualche altro scavezzacollo di cavaliere che mi serve un altro padrino e non so a chi altro chiedere (si era offerto il fornaio ma ho ovviamente declinato)... Dafne p.s. se non vieni e preferisci fare il bullo in un duello poi me la paghi". Appena Hubert si svegliò uscii di casa e mi diressi verso le scuderie, riuscii ad entrare fingendo di voler far vedere al piccolo i cavalli. Trovai in un baleno la cavalcatura di Pasuan, legai il biglietto alla sella con uno dei miei fazzoletti ricamati che già quella volta alla prigione Pasuan aveva avuto modo di vedere. Ero sicura che l'avrebbe riconosciuto! |
Sorrisi imbarazzata al complimento di Lady Talia, ma tuttavia sono stata sempre piuttosto vanitosa!
"Grazie mille Lady Talia! Sapessi solo chi mi ha fatto questo splendido regalo... l'ho trovato stamani sopra il mio letto. Comunque, tornando a parlare di cose serie, appena la festa sarà finita vorrei discutere con voi di una cosa importante... ma solo quando torneremo a palazzo, non voglio di certo rovinare la festa! Ci vediamo..." Ma ora io che faccio... Sono una bambina, che devo fare? Forse è meglio se ritorno a palazzo... M'incamminai verso palazzo, quando vidi un cavaliere fissare il duca e sua moglie, che non avevo notato il giorno prima.. anzi, si l'avevo visto! Era uno dei cavalieri che avevo visto galoppare a cavallo e che si portavano appresso una tomba. Il terrore m'invase, non sapevo cosa fare. Tornai di corsa da Icarius e Lady Talia. "Nobile Taddei, Mylady, speravo di avere più tempo, ma... mi sbagliavo dovete venire con me per poter parlare in un luogo sicuro! Mi prenderete per pazza, ma vi prego è importante!" Theenar, fa che Icarius e Lady Talia mi credano e che mi seguano senza fare troppe domande! E speriamo che quei uomini siano solo dei cavalieri e non degli assassini travestiti da nobili cavalieri! |
Guardai, imbronciata, Gouf uscire dalla stanza.
Quando l'anziana donna entrò, non opposi resistenza e presi tra le mani ciò che mi offriva. Annusai il contenuto e subito appoggiai la ciotola sul tavolo. Nausea. Avevo sempre più bisogno di nutrimento, ma non sarebbe stata una zuppa a farmi star meglio. La guardai come un animale in gabbia, mentre pronunciava uno dei suoi soliti moniti. "Perchè vuoi tormentarmi?" le domandai, sbattendo la mano sul bracciolo della sedia. "Sai benissimo che non mi piace fare quello che faccio... se davvero siamo simili, saprai anche tu quanto è difficile resistere!" Spinsi la ciotola lontano e cercai di alzarmi. "Non è questo ciò di cui ho bisogno." Trovai l'equilibrio e accennai a prendere i vestiti. Dovevo vestirmi e uscire di lì. "Dimmi come arrivare nelle segrete. Ho bisogno del tuo aiuto. Se non mi nutro subito ci vorranno giorni... e io non li ho! Devo ritornare in pieno possesso di me stessa!" feci una pausa. "Se almeno ucciderò qualcuno... sarà un condannato di cui nessuno sentirà o noterà la mancanza. E' notte... sarò veloce e nessuno noterà nulla. Aiutami." Allacciai i lacci della veste e litigai con i nastri delle maniche. In realtà ero molto preoccupata. Anche se ogni passo che compivo mi faceva dolere il corpo come se fossi stata trapassata da innumerevoli spilli, non avrei ceduto. Se non fossi tornata in possesso dei miei poteri non sarei riuscita a controllare gli eventi. Chiaramente Gouf era del tutto fuori controllo. La sua crociata personale mi spaventava. Poi riflettei un attimo e pensai: "Cosa succederebbe se uccidessi Lord Cimarow? Avevo giurato a me stessa di non farlo, ma se lui cadesse, la congiura contro i Taddei ne sarebbe indebolita... rimerrebbero solo i baroni, con i loro eserciti e le loro scaramucce. Senza Cimarow a tenerli uniti la rivolta sarebbe facilmente sedabile." Mi mordicchiai il labbro. "In fondo... inutile lottare... sono e resterò questo: un'assassina. Tutto quello che accade intorno a me, qualunque scelta io compia, non fa altro che confermarlo." Lisciai il vestito e osservai il mio pallore nello specchio. Evitavo sempre di guardare nei miei occhi. Li guardavo di sfuggita, come se avessi paura di trovarci dentro quella malinconia che se ne stava annidata in fondo al mio cuore. Guardai dritta nei miei occhi e la vidi lì. Mi osservai meglio... nel volto pallido gli occhi spiccavano come zaffiri. Alzi il mento e mi voltai verso l'anziana servitrice. http://img.poptower.com/pic-27848/eva-green.jpg?d=600 |
Lei si voltò, per nulla sorpresa. Aveva sentito la sua presenza alle proprie spalle, e quella vicinanza le era parsa allora del tutto normale, quasi attesa.
Sorrise. "Ma non certo in queste vesti!", esclamò divertita, allargando con un gesto ostentato e civettuolo la gonna del proprio vestito. Per quella giornata, infatti, in cui l'intera Capomazda era vestita a festa, Morrigan aveva pensato che di certo avrebbe dato meno nell'occhio se avesse rinunciato ai suoi consueti abiti maschili. Così indossava una sopravveste bianca, semplice ed elegante, adornata da lunghe maniche che le scendevano sui fianchi e impreziosita nei bordi da un sottile ricamo dorato, che lasciava intravedere una veste scura come la notte. Mentre faceva quel gesto, un boato si levò dalla folla. Morrigan si girò di nuovo, dandogli le spalle, e i suoi occhi seguirono gli sguardi della gente che accoglieva festante l'apparicione della coppia ducale. In quel momento, assecondando il movimento della folla, si strinse più a lui. Gli prese la mano e la strinse con forza. "Guarda, Guisgard..." gli disse, accennando alla coppia sul balcone "Guarda, e dimmi cosa vedi lassù!" Ma non attese la sua risposta. Continuò a fissare Icarius e Talia, con uno sguardo che lentamente si andava smarrendo nei suoi pensieri. "Le stelle si perderanno un giro intero senza che tu possa lasciare il tuo destriero, e quando chi era morto tornerà in vita l'aquila s'involerà nell'ultima salita..." recitò in un mormorio meccanico, ma sufficientemente forte perchè Guisgard, al suo fianco potesse udirla. A quel punto si girò a guardarlo negli occhi. "Adesso sai come usare quel medaglione. Ti basta una goccia di sangue sulla madreperla... per uno spadaccino come te non dovrebbe essere troppo difficile procurarsela... una goccia di sangue, ed io potrò leggere i pensieri nascosti di chiunque tu voglia. Ma usalo con prudenza... non sempre la magia porta ai risultati che spera il nostro cuore!" lo ammonì con tono serio. |
Icarius sorrise divertito e stupito a quelle parole di Sayla.
“Sai che sei davvero carina con quell’abito? Vedo che le servitrici hanno avuto ottimo gusto nello scegliere!” Disse Iarius. “Ma perché sei cosi agitata? E’ accaduto forse qualcosa? Di cosa vuoi parlarci?” Chiese poi accorgendosi dello stato in cui era la ragazza. “Questa ragazzina perché è qui?” Domandò meravigliato e preoccupato Izar nel vedere Sayla accanto alla coppia ducale. “Come è arrivata? Sapete che nessun estraneo può avvicinarsi a sua signoria e alla Granduchessa!” “Va tutto bene, Izar.” Cercando di calmarlo Icarius. “L’ho invitata io ad assistere all’incoronazione. Anzi, posso dire che io, Talia e lei siamo buoni amici.” Sorridendo. “Si, ma non può stare qui!” Fece Izar. “Qualcuno conduca via questa ragazzina!” “Izar, io e mia moglie vogliamo che Sayla assista a tutta la celebrazione e…” “Si, milord, ma non può restare qui.” Replicò Izar. “Tra non molto raggiungeremo la Sala Ducale per i festeggiamenti. Lì potrete ritrovare la vostra giovane amica. Ora voi e lady Talia dovete raggiungere l’abate Ravus e con lui recarvi nella Sala Ducale, come vuole la tradizione.” E così, la giovane Sayla fu condotta via insieme a tutti gli altri. “Mi è sembrata stranamente agitata Sayla…” disse turbato Icarius, rimasto ormai solo con Talia “… mi chiedo cosa le sia preso… ma tu?” Fissando poi sua moglie. “Prima sul balcone dicevi di dovermi raccontare qualcosa di importante…” |
La vecchia fissò Melisendra con uno strano ghigno.
“Gli occhi sono lo specchio dell’anima…” disse gracchiando “… i tuoi sono meravigliosi, ma la tua anima è altrettanto bella?” Fece una smorfia e poi scosse il capo. “Andiamo in cerca di qualche miserabile…” facendo segno di seguirla. Aiutò Melisendra a camminare ed insieme giunsero nelle segrete del castello. Qui entrarono in una cella stretta ed umida, dove trovarono un uomo incatenato alle pareti. “E’ qui da non so più quanto tempo…” mormorò la vecchia “… nessuno se ne accorgerà…” L’uomo alle catene alzò il capo e fissò le due donne appena giunte. “Punizione o purificazione? Espiazione oppure dannazione? Esso sarà un angelo o un demone? E arriva per Arcita, o per Palemone? Fuggite, o voi stolti che siete in tempo! Presto giungerà e il duca non avrà scampo!” Recitò per poi abbandonarsi ad una delirante risata. “E’ anche pazzo!” Esclamò la vecchia. “Avanti…” esortando Melisendra “… fa ciò che devi e liberalo dai suoi tormenti terreni!” http://i.fanpix.net/images/orig/j/l/...00v7yj04v4.jpg |
L’insistenza di Izar mi aveva infastidita... forse c’era una tradizione da rispettare, ma c’era davvero bisogno di esser tanto inflessibili?
Stavo appunto riflettendo su questo, osservando la sagoma della giovane Sayla scomparire tra la folla, quando le parole di Icarius mi riscossero... Citazione:
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“Si!” dissi, mentre di nuovo quel sogno mi tornava alla mente. Per un attimo la preoccupazione di nuovo mi invase e, distrattamente, mi sfiorai la mano ferita... tuttavia mi sforzai di sorridere... “Non preoccupartene ora!” lo rassicurai poi, sollevando una mano a carezzargli il viso “Te ne parlerò più tardi... quando saremo soli!” |
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