Camelot, la patria della cavalleria

Camelot, la patria della cavalleria (http://www.camelot-irc.org/forum/index.php)
-   Terre lontane (http://www.camelot-irc.org/forum/forumdisplay.php?f=26)
-   -   Le Martiri di Cartignone (http://www.camelot-irc.org/forum/showthread.php?t=1354)

Guisgard 21-12-2010 00.52.13

Il Cappellano rispose con uno sguardo alle intenzioni di Morven e si avvicinò ai nuovi arrivati.
"Non temete, milady..." disse fissando Gaynor "... apparteniamo alla corte di Cartignone... avvicinatevi pure e non abbiate paura... io sono un chierico e quei nobili cavalieri che vedete alle mie spalle sono il vanto della cavalleria cartignonese."
Sorrise, avvicinandosi di qualche altro passo alla dama e ai suoi due compagni ed aggiunse:
"Cosa vi spinge in un luogo dimenticato e maledetto come questo?"
E mentre il Cappellano accoglieva Gaynor, Iodix ed il vecchio delle fosse, Bumin con un ghigno guardò negli occhi Morven.
"Mettete giù quella spada..." fece con sarcasmo "... i nostri nemici si aggirano nel bosco... non li troverete fra di noi..."

Lady Gaynor 21-12-2010 01.08.42

Eccoci arrivati al dunque... forza ragazza mia!
"Mai vorrei mancare di rispetto ad un uomo di chiesa, ma prima di dirvi cosa spinge me in questo luogo preferirei sapere cosa ci fa qui "il vanto della cavalleria cartignonese", insieme ad un chierico che ovunque dovrebbe trovarsi tranne che in una chiesa sconsacrata." Gaynor si chiese se avesse fatto bene a rispondere con quel tono, ma oramai era fatta e lei voleva assolutamente sapere chi fosse quella gente. "Il cavaliere laggiù ha parlato di nemici, potrei di grazia sapere in cosa siamo incappati?" E così dicendo sostenne lo sguardo di tutti e quattro gli sconosciuti, uno per uno, senza mai abbassare gli occhi.

Guisgard 21-12-2010 01.17.52

Guisgard sentiva quasi i sensi abbandonarlo.
Ad un tratto tutto attorno a lui mutò.
Mutarono le forme, i colori, i suoni e strane immagini cominciarono a mostrarsi ai suoi occhi.
Poi, improvvisamente, una strana litania giunse alle sue orecchie.
Tante voci sovrapposte che cantavano cominciarono quasi a scandire il suo respiro che diveniva sempre più affannoso.
E quella misteriosa litania si faceva sempre più vicina.
Poi, in un attimo, tutto cessò.
E fu in quel momento che vide quegli occhi.
"Halatan, halatan..." disse una voce "... mastafan, aleppe... kainè, kainè... la ragazza... portami la ragazza... la ragazza..."
Guisgard si era portato le mani tra i capelli per i forti dolori al capo, ma appena quella misteriosa voce ebbe pronunciato quelle oscure parole, il cavaliere sembrò diverso.
Fissò Talia con uno sguardo completamente stravolto, mentre i suoi lineamenti sembravano contratti in maniera innaturale.
"Halatan, halatan..." continuò a dire quella voce a Guisgard "... mastafan, aleppe... kainè, kainè... la ragazza... portami la ragazza... la ragazza..."
E con un gesto rapido e violentò il cavaliere afferrò le braccia di Talia.
"La ragazza..." gli ordinò quella voce "... conducila a me... la ragazza..."
E l'unica cosa che Guisgard vedeva era quel delirante sguardo che sembrava averlo in pugno.
http://static.buddhagaming.it/images...03/kratos1.jpg

Morrigan 21-12-2010 01.21.08

"Mettete giù quella spada..." aveva detto con sarcasmo "... i nostri nemici si aggirano nel bosco... non li troverete fra di noi..."

Morven toccò ancora una volta la spada di Bumin in segno di sfida.

"Dite davvero?" rispose con lo stesso tono "Ma sapete, mio nobile signore... alle volte ciò che cerchiamo è talmente vicino ai nostri occhi che non lo sappiamo vedere!"

E nel frattempo, con la coda dell'occhio, aveva visto che il Cappellano aveva accolto la nuova arrivata, così com'era nei suoi desideri... almeno questa è fatta!, pensò, cercando di contentarsi di quella magra consolazione.
Tornò a fissare Bumin.

"E dunque, cavaliere... cosa volete fare? Io sono uno zotico degno di servire le vostre stalle, a quanto pare, e di certo non so come accogliere una dama... ma voi, voi così nobile e grande, di certo saprete fare onore alla nostra nuova arrivata! Magari potreste accompagnarla a scoprire cosa c'è qua sotto e guidarla con ardimento come avete fatto con quell'altra dama... coraggio, non abbiate paura... stavolta non sareste solo! Vi giuro sulla mia spada che non vi perderei d'occhio un solo istante!"

Guisgard 21-12-2010 02.43.49

Il Cappellano ascoltò con attenzione le parole di Gaynor.
"Mia signora..." disse "... bisogna intervenire dove vi è del marcio... e quale luogo più di questo necessità della presenza di grandi e forti cavalieri! Quanto hai nemici di cui avete udito... beh, una chiesa sconsacrata è dominio delle forze del male... ed in questo luogo sono accadute cose tutt'altro che piacevoli..." fissò allora con curiosità la bella dama e chiese:
"Ma ditemi... cosa spinge una donna accompagnata solo da un giullare e da un vecchio ad attraversare di notte il bosco?"

Nello stesso momento, poco più indietro davanti alla chiesa, con gesto improvvviso e rapido Bumin con la sua spada spinse indietro Morven, facendolo finire contro il portico dell'edificio.
"Per il futuro" fece il cavaliere "attento a non avvicinare troppo la vostra lama alla mia... la prossima volta potreste non essere così fortunato."
Poi rimessa a posto la spada aggiunse:
"Accogliamo ora la dama ed il suo seguito... e dopo, finalmente, scenderemo attraverso quel passaggio..." indicando la grata nella navata.

Morrigan 21-12-2010 03.21.47

Morven fu colto quasi di sorpresa dal gesto di Bumin, e la forza del cavaliere lo scaraventò indietro, verso il portico della chiesa.
Dovette puntellarsi con la mano sinistra su una delle vecchie panche di legno per non cadere, e in quel gesto il gladio gli cadde rumorosamente sul pavomento di pietra.

Guardò Bumin con astio e occhi carichi di collera. Ormai nella sua mente si andava chiarendo chi o cosa quell'uomo davvero fosse, e quella cieca ira si sommava allo scherno di cui era stato fatto oggetto... avrebbe voluto farlo a pezzi, e tuttavia... si guardò intorno rapidamente... il Cappellano, la dama e il suo seguito... c'erano troppe cose in ballo, in quella notte! E lui non era nella posizione di poter fronteggiare quell'avversario a viso aperto!
Se si fosse trattato soltanto della sua vita, forse Morven si sarebbe anche scagliato contro Bumin in quello stesso istante. Ma non era solo, e non poteva più commettere l'errore di dimenticarlo. E in più, la questione delle martiri di Cartignogne era ben più rilevante della mera soddisfazione personale!

Per questo si morse le labbra per non rispondere, mise Samsagra nel fodero con cura e si chinò a raccogliere la spada che gli era caduta di mano.
I suoi occhi scuri scintillavano nell'ombra, inseguendo Bumin con una promessa di vendetta...

... non adesso... non è questo il giorno... non ancora... ma verserò il tuo sangue... per quelle innocenti... per me stesso... e per Goldblum!


Poi sul viso gli si accese uno strano sorriso...

... per ora mi basta questo... l'aver ottenuto quello che volevo... poter scendere a scoprire cosa c'è qua sotto!

Guisgard 21-12-2010 03.22.53

Nello stesso momento, in un'altra parte del bosco, il gruppo guidato da Belven, Goldblum e Cavaliere25 si era appostato nella boscaglia.
Quel rumore di passi si avvicinava sempre di più.
"Dal rumore che fanno" disse Belven a Cavaliere25 "sembra un nutrito drappello... ed anche pesantemente armato direi..."
"Sono sicuramente cavalieri..." intervenne Goldblum "... e dai passi direi che sono almeno una trentina, o forse più..."
"Non sono dunque Atari." Disse Belven. "A meno che quei maledetti non indossino anche armature."
"No..." rispose Goldblum "... non usano corazze... è contro i loro principi... quelli che stanno arrivando sono cavalieri..."
"Forse sono stati inviati da Cartignone!" Esclamò Belven. "Si saranno allarmati per il nostro silenzio!"
"Non credo..." mormorò il nano.
"Perchè?" Chiese Belven.
"Perchè Cartignone si trova dall'altra parte..." rispose Goldblum indicando la zona alle sue spalle..."
"Preparatevi!" Ordinò Belven al resto della compagnia. "Cavaliere25, tu e gli arcieri tenete sotto mira il sentiero davanti a noi... tra qualche istante saranno qui..."

Guisgard 21-12-2010 03.49.08

Morven era riuscito a dominare la sua ira.
Aveva fatto valere il buonsenso e con lucidità aveva deciso per il meglio.
In ballo vi era qualcosa di assoluto e la rabbia e l'orgoglio non potevano avere la meglio.
Non per chi sognava di divenire un vero cavaliere.
Ma ad un tratto il cavaliere sentì un intenso calore avvolgere prima i suoi fianchi, poi la sua gamba sinistra.
Ed una luce di uno scontillante verde prese ad irradiarsi attorno a Morven.
"Nel ventre della terra..." disse una misteriosa voce che sembrava udire solo Morven "... scendi nel ventre malato della terra... scendi e troverai ciò cerchi..."
Quella visione durò pochi momenti, per poi svanire nel nulla.
E nessuno, oltre Morven, sembrò aver visto ed udito niente.

cavaliere25 21-12-2010 10.19.47

Ascoltai Belvan e gli feci un cenno e mi misi in posizione da attacco e puntai l'arco verso il sentiero e aspettai

Guisgard 21-12-2010 20.06.29

Il bosco divenne improvvisamente silenzioso.
Anche il vento sembrava essersi fermato, rendendo l'intero scenario incantato ed irreale.
La tensione aumentava ad ogni istante ed alcuni di loro tradivano un nervosismo che si poteva quasi toccare con mano.
Tutti guardavano nello stesso punto.
Il punto in cui la boscaglia si apriva e cominciava il sentiero.
Belven allora lanciò uno sguardo a Goldblum e a Cavaliere25.
I passi si facevano sempre più vicini.
E più si avvicinavano, più l'agitazione si avvertiva in tutti loro.
All'improvviso un nitrito sembrò destare l'intera compagnia.
"Eccoli..." mormorò Belven.
Un attimo dopo nella radura giunsero numerosi cavalieri.
E tutti armati pesantemente.

cavaliere25 21-12-2010 20.10.09

Guardai quei cavalieri e pensai ora chi saranno questi armati cavalieri e mi girai verso Belven e dissi amico mio meglio non attaccarli sono troppo armati se li attaccaremmo ci sarà una carneficina che facciamo aspettiamo che vadano via ho usciamo fuori domandai e aspettai una sua risposta mentre continuavo a fissare quei cavalieri

Guisgard 21-12-2010 20.29.01

Belven fissò Cavaliere25 ed annuì.
"Hai ragione, amico mio..." disse "... il loro numero non è superiore al nostro, ma le loro armi sono di gran lunga migliori di quelle che abbiamo noi... attaccarli sarebbe un suicidio..."
Poi, rivolgendosi a Goldblum:
"A Cartignone non credo ci siano simili cavalieri... armi e cavalli simili li ho visti solo presso le corti delle più potenti monarchie d'Europa... secondo te da dove vengono?"
"Non lo so..." rispose il nano "... neanche io ho mai visto cavalieri simili..."
"A questo punto credo" disse Belven "che sapere da dove arrivino sia l'ultimo dei nostri problemi... mi preme molto più conoscere cosa stanno cercando da queste parti..."
Ma i loro discorsi furono interrotti da colui che sembrava essere il capo di quei misteriosi cavalieri.
"Alt!" Ordinò questi ai suoi. "Meglio cercare di capire dove siamo... proseguire oltre sarebbe solo rischioso..."
"Milord, credevo voi conosceste questo bosco?" Chiese uno dei cavalieri.
"Nessuno a Cartignone conosce veramente questo bosco." Rispose il capo dei cavalieri. "Per anni la superstizione, la paura e l'ignoranza hanno tenuto lontana la gente da questo posto... permettendo al male di mettervi le radici..."
"Cosa ordinate allora?" Chiese il cavaliere.
"Ci fermeremo qui, in questa radura" rispose il capo dei cavalieri "ed attenderemo che sorga il Sole..."
"Si, milord!"
Allora i cavalieri, obbedendo al loro comandante, si accamparono nella radura, mentre Belven e suoi li osservavano cercando di capire chi fossero veramente.

cavaliere25 21-12-2010 20.42.03

Ora che si accamperanno non avremo modo di andarcene dissi guardando il gruppo se ci movessimo ora saremo spacciati ci farebbero fuori senza esitazione aspettiamo la notte e cerchiamo di allontanarci il piu possibile dissi e aspettai un loro commento

Guisgard 21-12-2010 21.19.37

"Si, hai ragione..." disse Belven fissando Cavaliere25 "... ma alle prime luci dell'alba quei cavalieri non tarderanno molto ad accorgersi di noi..."
"Andarcene ora sarebbe un azzardo..." intervenne Goldblum "... i nostri, armati come sono, farebbero troppo rumore..."
"Già..." mormorò Belven "... è come essere in trappola..."
"Allora abbiamo un'unica possibilità." Disse Goldblum.
Si alzò ed uscì dai cespugli nei quali si era nascosto.
"Ma dove vai? Fermati!" Lo chiamò Belven.
Ma il nano ignorò Belven e si presentò davanti ai cavalieri.
"Fermò là!" Gli intimò uno di quelli. "Chi sei?"
"Mi sono perso in questo bosco..." rispose Goldblum "... e non so come ritornare a casa mia... potrei restare qui con voi, almeno fino all'alba?"
I cavalieri osservarono incuriositi il nano.
"Cosa accade qui?" Chiese il capo dei cavalieri giungendo fra i suoi uomini.
"Milord, è arrivato questo nano..." rispose uno dei cavalieri "... è spuntato all'improvviso dal bosco."
Il capo dei cavalieri osservò allora con attenzione quel nano, cercando di capire chi fosse veramente.

cavaliere25 21-12-2010 21.33.27

guardai la scena e presi il mio arco e le mie frecce e presi la mira verso quei cavalieri aspettavo solo il momento opportuno speravo che non sarebbe accaduto niente ma nei peggiori dei modi ero pronto a difendere quel nano

Talia 22-12-2010 01.25.17

Quel gesto rapido e violento mi colse di sorpresa mentre ancora stavo parlando a Gila...
Tornai a voltarmi verso il cavaliere ma quelli che vidi non erano più i suoi occhi, vi era una fiamma nuova in essi, una fiamma che ardeva senza posa sul fondo e che rendeva il suo sguardo delirante. Allo stesso modo i tratti del suo volto erano mutati, erano contratti in modo innaturale, tanto che quasi si faticava a riconoscerlo.
“Guisgard...” dissi, cercando invano di sottrarre le mie braccia alla sua salda presa “Guisgard... che vi succede?”
E mentre ancora parlavo, un ricordo lontano e dimenticato, affiorò alla mia mente...

Ero entrata nella stanza di soppiatto: ero certa che nessuno mi avesse vista ma dovevo sbrigarmi, potevano arrivare da un momento all’altro...
Individuai un vecchio stipo sulla parete in fondo, così mi avvicinai, aprii lo sportello e mi nascosi all’interno, lasciando l’anta un poco aperta per poter vedere nella stanza.
In quell’istante la porta si aprì bruscamente. Entrarono due uomini che reggevano un ragazzo apparentemente svenuto, dietro di loro una donna visibilmente sconvolta e... mia madre.
“Adagiatelo sul letto ed uscite!”
La voce della mamma, solitamente suadente e melodica, era suonata questa volta sbrigativa e tetra... come mossa da una nota d’urgenza e di preoccupazione che usualmente le era estranea.
Gli uomini fecero ciò che lei aveva detto, la donna invece si accostò al letto e iniziò a piangere sommessamente.
Da dove mi trovavo potevo vedere mia madre trafficare con delle erbe e un fazzoletto, poi prese in mano un’ampolla dalla sua sacca e ne esaminò il contenuto... si muoveva con calma e sicurezza e non degnava l’altra donna neanche di uno sguardo.
Soltanto quando ebbe terminato di preparare ciò che le occorreva, si voltò verso la stanza e si avvicinò al letto, fermandosi proprio di fronte alla poveretta che non aveva smesso di singhiozzare neanche per un istante.
“Spostatevi!” le disse.
“Il mio Wurth non ha fatto niente di male! Non lo avrebbe fatto...” singhiozzò quella, per tutta risposta.
“Spostatevi!” ripeté mia madre, senza lasciar trapelare la pur minima emozione.
La donna, infine, si decise e si allontanò di qualche passo. Mia madre, dunque, si sedette vicino al letto ed iniziò a toccare la fronte al ragazzo con aria critica.
“Mi occorre dell’acqua fresca!” sentenziò dopo un attimo “E delle bende pulite!”
Dopo che la donna fu uscita dalla stanza mia madre tornò a scrutare il volto del ragazzo, ancora immobile sul letto. Rimase ferma per un tempo indefinito, in silenzio e con una strana espressione sul volto, poi sospirò e disse: “Credo che tu possa uscire ora!”
Io, dal mio nascondiglio, trattenni il fiato... uscire?
Lei allora si voltò esattamente dalla mia parte e ripeté: “Talia... credo che tu possa uscire!”
Mi sentii avvampare a quell’affermazione... non capivo come poteva essersi accorta di me... rossa in viso, spinsi l’anta ed uscii dal mio nascondiglio.
“Sono sorpresa di vederti!” mi disse, non appena le fui di fronte.
“Sono sorpresa tu ti sia accorta di me!” ribattei.
“Ti ho sentita...” spiegò.
Sentita? Come poteva avermi sentita se io avevo fatto attenzione a rimanere assolutamente...
“...non si sente soltanto con le orecchie!” soggiunse lei, come rispondendo ai miei pensieri.
Decisa a cambiare argomento, mi accostai al letto e scrutai il volto innaturalmente contratto del ragazzo...
“Come sta?” domandai.
Mia madre scosse le spalle: “Non bene, temo!”
“Che cos’ha?”
“Lo hanno sorpreso mentre...”
“So dove lo hanno sorpreso!” la interruppi in fretta, non mi andava di sentire di nuovo quel racconto terribile.
“E’ svenuto adesso!” proseguì lei “Ma non è questo che mi preoccupa... si riprenderà! Mi chiedo piuttosto che cosa lo abbia spinto ad azioni tanto orribili...”
“E’ assurdo!” mi sentii in obbligo di dire “Wurth è un bravo ragazzo!”
Gli occhi penetranti di mia madre si spostarono da lui a me: “Lo conosci?”
“Si!” risposi.
“Lo conosci bene?” specificò lei, sempre con quello sguardo che sembrava volermi scavare dentro.
Valutai quella domanda per un momento... incerta sul significato di ‘bene’, infine mi decisi.
“E’ venuto spesso a Corte! Aveva dei compiti lì e mi è capitato di parlarci qualche volta. Credo che abbia la mia età, più o meno!”
“Per questo sei qui? Per questo ti sei nascosta?” mi domandò.
“Ho sentito raccontare cose orribili sul suo conto e volevo... io volevo soltanto capire quanto c’era di vero! Io non ci posso credere, mamma... non posso credere che uno come lui possa aver... che abbia...”
Mia madre rimase in silenzio per un lungo momento, scrutava il mio volto tanto intensamente come mai prima e intanto giocherellava con quell’ampolla piena di liquido ambrato...
“Dunque...” mormorò infine “Potrebbe darsi che la sua mente sia stata soggiogata e guidata... potrebbe non esser responsabile di ciò che faceva... potrebbe non essersi neanche reso conto...”
“Soggiogato? Guidato?” ripetei, allibita.
Mia madre sbatté le palpebre e tornò a guardarmi... mi studiò per un istante, infine disse: “E’ possibile e, se ciò che mi dici è vero, è anche la migliore tra le spiegazioni che mi sono data!”
“Ma è terribile!” esplosi “E chi? Chi mai potrebbe aver fatto una cosa simile?”
Lei scosse le spalle: “Questo non lo so!” ammise “Questo non lo so davvero! Ma se è così, Talia, dobbiamo assolutamente...”
Ma le sue parole furono interrotte dal ragazzo che si era svegliato ed era immediatamente balzato a sedere sul letto, gridando, con gli occhi spiritati e le mani artigliate, quasi ci volesse aggredire.
Anche io gridai e feci un balzo indietro, ma mia madre no: lei afferrò prontamente il fazzolettino che teneva in grembo e nel quale aveva sbriciolato alcune erbe essiccate, e lo premette con forza contro la bocca ed il naso di Wurth... lui si divincolò per un istante, sembrava impazzito, poi chiuse gli occhi e ricadde sul guanciale.
“Che... che cos’è successo?” chiesi, non appena mi fui ripresa dalla shock.
“Abbiamo appena avuto la prova che qualcosa ha sconvolto la sua mente, suppongo!” mi rispose.

Battei le palpebre e tornai a guardare gli occhi di Giusgard... e, con orrore, mi resi conto che era lo stesso sguardo sconvolto che aveva la ragazza che mi aveva ingannata e condotta in mano agli Atari... lo stesso che avevo visto quel giorno lontano in Wurth...
Wurth... erano dunque così tanti anni che Guxio tentava di soggiogare le menti dei malcapitati?
Un brivido mi corse giù per la schiena...
“Guisgard, ascoltami...” tentai “So che Guxio è nella tua testa, ma tu puoi combatterlo! Combattilo, Guisgard, combattilo... ti prego!”

Guisgard 22-12-2010 01.25.45

Il capo dei cavalieri fissava con attenzione Goldblum.
"Chi sei?" Chiese al nano.
"Sono un cacciatore e mi sono perso."
"Il tuo nome?"
"Goldblum il nano, mio signore."
"Da dove vieni?"
"Dai monti."
"E perchè ti sei spinto fin nel bosco?"
"Perchè il cibo scarseggia, milord."
"Conosci bene questo bosco?" Domandò il capo dei cavalieri.
"Ci venivo spesso con mio padre."
"Molto tempo fa?"
"Si, diversi anni fa."
"Le cose sono cambiate in questo posto, lo sai?"
"Parlate dei vari signorotti che se lo contendono?"
"Parlo del fatto che queste terre non hanno padroni al di fuori del mistero e del pericolo."
"Io non mi occupo di queste cose" rispose il nano "e bado solo a me stesso."
"Ottima politica."
Goldblum annuì.
"E voi, nobili cavalieri, cosa cercate in queste remote terre?" Domandò.
Il capo dei cavalieri lo guardò con sospetto.
"Puoi restare qui, se vuoi." Disse. "Almeno fino all'alba. Poi noi riparteremo."
"Grazie, mio signore."
Il comandante di quella compagnia guardò di nuovo Goldblum col suo sguardo indagatore.
"Dimmi... non hai udito nessuna storia su questo posto?" Chiese.
"Che storia, mio signore?"
"Sulle sparizioni di diverse fanciulle..."
"Come vi ho detto, io bado solo ai miei affari."
"Già, rammento."
"Venite da Cartignone, mio signore?"
"Forse." Rispose l'uomo. "Ora riposati pure. All'alba i miei uomini ti svegliarono con i loro rumori."
"Io forse conosco un luogo che a voi potrebbe interessare, mio signore." Disse improvvisamente il nano.
"Che luogo?" Chiese il comandante dei cavalieri.
"Una vecchia chiesa sconsacrata..." rispose il nano "... nel bel mezzo di questo bosco..."
Si voltò allora verso la folta boscaglia e chiamò i suoi compagni.
"Sir Belven... Cavaliere25... potete venire fuori... credo che questi cavalieri siano sulle tracce dei nostri stessi nemici..."

Guisgard 22-12-2010 01.54.20

Quella voce.
Echeggiava nella mente di Guisgard.
Era lenta ma decisa.
E sembrava voler scavare a fondo nei meandri della sua anima.
Come se conoscesse tutto di lui.
"Portami quella ragazza..." ordinò quella voce "... portamela e sarai libero... non soffrirai più... portami quella ragazza e tutto finirà..."
Guisgard allora strinse ancora più forte le braccia di Talia.
"Guis, sei impazzito!" Gridò Gila correndo verso il cavaliere e la ragazza. "Cosa stai facendo?"
Cercò allora di strappare Talia dalla sua presa, ma Guisgard lo colpì con un calcio, facendolo cadere a terra.
Prese allora la ragazza in braccio e tornò indietro, verso il luogo dal quale erano fuggiti.
"Guis..." cercò di chiamre il nano "... torna indietro... hai rischiato la vita per liberarla... cosa fai ora...? Guis... fermati... se torni indietro non usciremo più da questo Inferno..."

Talia 22-12-2010 02.07.31

Era inutile. Parlare era inutile... ero abbastanza certa che non sentisse neanche la mia voce, così come non sentiva quella di Gila. Probabilmente niente c’era in quel momento nella sua testa all’infuori di Guxio!
Eppure ero certa che Guisgard fosse ancora lì... la sua coscienza doveva pur essere da qualche parte lì dentro, dovevamo soltanto trovare il modo di farla uscire.
“Colpiscilo, Gila...” gridai “Non è in sé: colpiscilo, con qualsiasi cosa!”

Guisgard 22-12-2010 02.15.30

La voce di Talia giunse forte e chiara a Gila.
Il nano tentennò per un momento, poi vedendo la scena davanti a lui aprì subito la sua borsa.
Estrasse un piccolo bastone di legno di quercia e lo impugnò forte.
"Al diavolo!" Esclamò.
Corse allora verso i due e con tutta la sua forza colpì la gamba di Guisgad.
Questi per il dolore si accasciò ed in quel momento Gila lo colpì dietro la nuca, facendogli perdere i sensi.
"Era l'unico modo..." mormorò guardando a terra il suo compagno "... e voi come state, milady?" Chiese poi a Talia.

Talia 22-12-2010 02.40.37

“Lo so...” dissi, posando una mano sul braccio del nano, colpita dalla sua aria avvilita “Lo so... era l’unico modo!”
Dopo un istante, gli sorrisi e soggiunsi: “Io sto bene... grazie!”
Spostai poi gli occhi su Guisgard, valutando per un momento la situazione...
“Questo non risolve niente, tuttavia!” mormorai “Abbiamo soltanto guadagnato un po’ di tempo...”
I miei occhi caddero di nuovo su quella ferita al suo braccio, mi inginocchiai e la sfiorai con un dito: “Cominciamo da qui!” dissi “Questa ferita non mi piace!”
Aprii dunque la piccola borsa che portavo appesa alla cintura e iniziai a frugarci dentro...

Guisgard 22-12-2010 03.01.26

Camminare per quella stradina, che attraversava il folto e dorato campo di grano, trasmetteva una tranquillità ed una serenità che il cavaliere non provava da tempo ormai.
La campagna era bellissima, appena sfiorata da quella lieve e fresca brezza che sembrava diffondere nell’aria un intenso odore di campo.
“Lei è in quel vecchio mulino, cavaliere…” disse l’ancella alle sue spalle “… ma fate presto, al tramonto il marchese tornerà…”
“Il Sole è ancora alto” rispose Guisgard scrutando il cielo “e c’è ancora molto tempo.”
“Maggio passerà presto, cavaliere” sospirò l’ancella “e con esso anche questa breve Primavera.”
Guisgard però non badò più di tanto a quelle parole e corse verso il mulino.
Era vecchio e gran parte delle murature stavano crollando.
“Non andate al vecchio mulino, messere!” Gridarono dei bambini che giocavano in lontananza. “Lì ci sono i fantasmi!”
E quando Guisgard giunse al mulino si accorse che non era come lo immaginava.
L’entrata dava ad una grande stanza senza più il tetto e dalla porta opposta si usciva su una grande scogliera.
Il mare era agitato e le onde salivano inquiete lungo le alte e lisce rocce.
Fu allora che Guisgard si accorse di una donna che fissava il mare, quasi abbandonata a quell’impetuoso vento che le gonfiava i vestiti e i capelli.
“Carry!” Gridò il cavaliere. “Carry, sono io!”
E corse verso di lei.
La donna si voltò e gli sorrise malinconica.
“Io…” mormorò con le lacrime agli occhi “… io non sono felice, amore mio…”
Guisgard la fissò.
“Perché mi hai lasciato?” Chiese quasi senza mostrare emozioni. “Perché non sei venuta via con me?”
La donna non rispose nulla ed accarezzò il volto di Guisgard sorridendogli, mentre le lacrime le rigavano il bellissimo volto.
E proprio in quel momento il vento divenne più forte ed il cielo si coprì di nuvole.
“Carry!” Chiamò Guisgard. “Dove sei finita?”
“Non vi è nessuno qui, cavaliere.” Disse un vecchio, intento a portare nel mulino alcune grandi anfore.
“C’era una donna…” spiegò Guisgard “… era qui e parlava con me…”
“Questo posto è incantato.” Rispose il vecchio. “Sarà stata solo un’ombra...”
Guisgard allora corse via, di nuovo verso la campagna.
Qui il Sole splendeva ancora e sembrava specchiarsi nel rigoglioso campo di grano.
E tra le spighe dorate c’era una ragazza.
Guisgard si avvicinò.
Era Talia.
“Cosa fate qui?’” Chiese il cavaliere.
“Cerco una cosa appartenuta a mia madre.” Rispose lei sorridendogli.
I lunghi capelli chiari le scendevano sul petto e sulle spalle, quasi a confondersi con le belle spighe di grano che, animate dal gradevole vento, sembravano avvolgerla ed accarezzarla.
Guisgard allora le si avvicinò ancora di più, ma improvvisamente la ferita cominciò a bruciare.
In quel momento accadde qualcosa.
Il vento cessò di colpo ed alcuni uomini, sbucati dal nulla, presero Talia.
La ragazza gridava e si dimenava, ma quegli uomini erano troppo numerosi.
“Guisgard!” Gridava. “Aiutami, ti prego!”
Ad un tratto una delirante risata di diffuse nell’aria e in lontananza, accanto al vecchio mulino, apparve l’ombra di Guxio.

“Talia, no!” Gridò Guisgard alzandosi di scatto.
La fronte era sudata ed il respiro irregolare.
Si guardò intorno e riconobbe Talia e Gila.
E in quel momento si accorse che la ferita continuava a tormentarlo per il dolore.

Talia 22-12-2010 04.30.04

Non avrei mai dimenticato il giorno in cui mia madre mi donò quella piccola borsa di pelle, poiché quello era stato il giorno in cui lei stessa aveva infranto le regole che aveva stabilito per me.
Wurth era uscito da quello stato di delirio da pochi giorni, mia madre aveva passato cinque giorni e cinque notti al suo capezzale e poi quella mattina si era presentata a casa nostra senza preavviso... non veniva mai a Cartignone e quella fu una vera sorpresa per me e papà!
Quel giorno mi parlò di ciò che pensava di Wurth e della sua strana esperienza... quel giorno mi donò quella borsa e mi disse che avrei dovuto imparare ad usarla!
Non mi ero mai più separata da quella borsa... ora sapevo che mia madre aveva avuto ragione!
Estrassi con attenzione due piccole foglie dal fondo e le sbriciolai, stringendole nel palmo della mano... un forte odore acre mi colpì subito le narici... avvolsi allora quella polvere in un lembo di stoffa che chiusi con un nodo.
Presi poi un’ampolla piena di un liquido denso e ambrato... me la rigirai tra le mani un attimo, poi mi decisi: la stappai e ci bagnai un secondo pezzo di stoffa strappato dalla manica della mia camicia, con esso iniziai a pulire la ferita...
“Iperico!” mormorai a Gila “Gli brucerà, temo...”
Fu allora che il cavaliere si svegliò...
“Shhh... sta’ calmo!” gli dissi, passandogli piano una mano sulla fronte “Sta’ calmo, sono qui!”
Con l’altra mano afferrai il fazzoletto e glielo premetti sul viso, finché i suoi occhi si chiusero e i suoi muscoli contratti si rilassarono.
Tolsi allora il fazzoletto e continuai a medicare attentamente la ferita con l’unguento.

Guisgard 22-12-2010 05.26.12

La voce di Talia.
Era calda, delicata e rasserenò subito l'animo del cavaliere.
Guisgard allora, con un gesto istintivo quanto inatteso, prese la mano con cui Talia toccava la sua fronte e la strinse forte.
Fissò la ragazza per alcuni istanti.
"Grazie, Talia..." accennò a voce bassa.
"Coraggio, Guis..." intervenne Gila "... ora stai tranquillo e stringi forte le mie braccia."
Il nano tenne fermo il suo amico, conscio che tra un pò l'unguento di Talia avrebbe reso rovente la sua ferita e fece cenno alla ragazza di continuare a medicare.
http://farm2.static.flickr.com/1210/...042b9041ca.jpg

cavaliere25 22-12-2010 08.19.22

Mi alzai da dove ero nascosto e mi avvicinai al nano e al capo dei cavalieri eccoci dissi rivolgendomi al nano ora che siamo tutti allo scoperto credo che sia meglio fare le presentazioni come si deve e aspettai un commento di qualcuno.

Lady Gaynor 22-12-2010 18.07.54

"Mia signora, bisogna intervenire dove vi è del marcio... e quale luogo più di questo necessità della presenza di grandi e forti cavalieri! Quanto ai nemici di cui avete udito... beh, una chiesa sconsacrata è dominio delle forze del male... ed in questo luogo sono accadute cose tutt'altro che piacevoli...Ma ditemi... cosa spinge una donna accompagnata solo da un giullare e da un vecchio ad attraversare di notte il bosco?"
Ascoltate le parole del chierico, Gaynor ebbe pochi istanti per decidere quanto rivelare delle proprie intenzioni... Certo, la presenza di un uomo di chiesa era rassicurante, ma lì, tra quelle persone, c'era qualcosa che non andava. La tensione era alle stelle, e lei la percepiva chiaramente. Arrivati a quel punto, loro tre da soli avrebbero potuto fare ben poco... In quei pochi secondi, Gaynor pensò: se sono amici, aiutarsi l'un l'altro potrebbe fare la differenza, se sono nemici non avremmo modo di difenderci, tanto più che quei due laggiù sembrano ben armati... e se davvero sono nemici, unendoci a loro potremo controllarli meglio, e nel frattempo m'inventerò qualcosa...
Cominciò così a parlare: "Siamo venuti fin qui per combattere il male di cui parlate... quello che è accaduto qui è giunto fino alle mie orecchie, per cui io e i miei compagni abbiamo deciso di venire a dare un'occhiata. Una giovane con un giullare ed un vecchio al seguito non dovrebbe destare sospetto alcuno, non credete? E forse i miei occhi estranei potrebbero vedere con più chiarezza rispetto a quelli di chi invece ne è coinvolto. Se avrete la compiacenza di mettermi al corrente delle vostre intenzioni, potremmo continuare insieme quest'avventura. Se invece ritenete sia più opportuno che la nostra conoscenza si interrompa qui, vi pregherei di farvi da parte e lasciarci passare, il buio della notte certe volte dura meno di quanto si vorrebbe ed il tempo stringe..."
Dio mio, che sfrontatezza! O la mia mente non avverte il pericolo, o la mia stoltezza si è travestita da coraggio...La mia impulsività, che nel bene e nel male mi accompagna da sempre, e che mi ha aiutata a rendermi libera... Come avrei potuto restare ad Imperion? Per Duncan ero più motivo di imbarazzo che di vanto, una dama ribelle, sfrontata e capricciosa sarebbe l'incubo di ogni signorotto, eppure lui si è sempre ostinato a tenermi legata a lui e a quel posto maledetto. "Gaynor, siedi composta, non parlare allo stalliere quando prendi Elinor, non ridere con la servitù, non correre da una parte all'altra del castello, ma cammina come si conviene ad una vera dama..." Era tutto un "non dire e non fare", mai un gesto di tenerezza, una parola o un sorriso. E il sorriso sarebbe sparito per sempre anche dal mio volto, se non fossi fuggita via... chissà mia madre cosa starà pensando, cosa starà facendo... cara madre mia, spero tu abbia compreso...

Talia 22-12-2010 19.27.53

Quel gesto di Guisgard mi sorprese... era di nuovo lui... strinsi la sua mano per un momento, tentando di fargli forza. Poi, incitata da Gila, mi misi all’opera...
Pulii con cura la ferita con l’unguento. Sapevo che gli doveva bruciare in modo terribile, così tentai di fare il più in fretta e il più attentamente possibile, muovendo la mano con gesti rapidi e leggeri... Infine esaminai di nuovo la lacerazione e mi rallegrai notando che aveva riacquistato un aspetto un po’ più sano, dopotutto.
“Adesso temo che il dolore peggiorerà...” mormorai a quel punto, posando la mano libera sulla sua spalla in modo da bloccarla a terra e lasciando cadere con l’altra varie gocce di quello stesso unguento sulla carne viva.
Il medicamento, denso e oleoso, fu subito assorbito e contemporaneamente sentii la sua spalla contrarsi in modo inconsulto... gli strinsi allora la mano intorno al braccio e lasciai cadere qualche altra goccia...
Infine, richiusi l’ampolla e fasciai la ferita con una benda stretta intorno all’avambraccio...
“Ecco!” sospirai, lasciandomi scivolare a terra e appoggiando la schiena contro la parete di roccia.

Guisgard 23-12-2010 01.13.47

Il Cappellano sorrise alle parole di Gaynor.
Quella dama tradiva il suo essere esuberante con la sfrontatezza delle parole e l'audacia dei modi.
"Milady..." disse divertito il Cappellano "... Dio non voglia renderci nemici... non credo che qualcuno dei miei nobili compagni voglia opporsi ai vostri fieri e determinati propositi... ma diteci, vi prego, cosa anima di tanto ardore il vostro animo? Nel vedervi giurerei che qualcosa di molto prezioso vi attende in questo bosco... o forse qualcosa a voi molto caro..."

Guisgard 23-12-2010 01.48.24

L'unguento non tardò molto a farsi sentire sulla ferita di Guisgard.
Gila, con le sue robuste braccia, teneva fermo come in una morsa il suo compagno, mentre questi stringeva fra i denti un pezzo di legno datogli proprio dal devoto nano, per resistere al dolore causatogli dalla ferita.
Talia con cautela ed attenzione medicò la ferita, nonostante i sussulti di Guisgard a causa del lacerante dolore sulla viva carne.
Alla fine, nonostante le difficoltà, la ragazza riuscì a terminare il tutto nel migliore dei modi.
"Ecco..." mormorò Gila "... si è calmato... sta drormendo... temo la febbre salirà ancora un pò, ma l'infezione dovrebbe essere scongiurata... ottimo lavoro, milady." Disse rivolgendosi poi a Talia con un sorriso che tradiva sollievo e riconoscenza.

Guisgard 23-12-2010 02.32.54

Nello stesso momento, in un'altra zona del bosco, Goldblum aveva chiamato a se Belven e Cavaliere25.
"Il mio compagno ha ragione..." disse Belven mettendo la mano sulla spalla del giovane arciere "... le regole della cavalleria e della cortesia vanno soddisfatte. Io sono sir Belven e questi è Cavaliere25. Siamo, insieme a Goldblum, al comando di questa compagnia di nani, in nome di Sausar loro signore."
"E dove siete diretti?" Chiese il comandante dei cavalieri.
"Cerchiamo la verità, milord." Rispose Belven. "La verità su chi sia il responsabile degli orrendi delitti che insaguinano da tempo la città di Cartignone."
A quelle parole il comandante dei cavalieri ebbe un sussulto.
Chiamò a se uno dei suoi e gli parlò a bassa voce.
Poi, tornando a fissare i tre, disse:
"La nobile e valorosa compagnia della quale sono il comandante è stata incaricata di far luce proprio sui fatti che avete narrato."
"Giungete anche voi quindi da Cartignone?" Domandò Belven.
"No, noi proveniamo da Haskeyburg" rispose il capo dei cavalieri "e siamo stati investiti di tutti i poteri consentiti per svelare questo orrendo mistero. Non rispondiamo a nessun altro che non sia l'inquisitore Ramon de Calaberga, nominato da sua grazia il vescovo per mettere fine agli orrori avvenuti in queste terre."
"E qual'è il vostro nome, milord?" Chiese Belven.
Il comandante dei cavalieri, a quella domanda di Belven, scambiò un rapido sguardo con uno dei suoi.
"Conoscere il mio nome" rispose "non è affare che vi riguarda, messere. Almeno per il momento."
"In che modo allora ci rivolgeremo a voi, mio signore?" Chiese Belven.
"Chiamatemi pure le Chavalier Vert." Rispose il capo dei cavalieri.
Infatti, l'unica cosa che distingueva la sua armatura da quelle dei suoi uomini era un vistoso mantello verde, ornato con ricami dorati.

cavaliere25 23-12-2010 09.18.35

Dopo essermi presentato dissi ora che abbiamo fatto le presentazioni potremmo anche fare il punto della situazione dissi poi guardando il capo dei cavalieri gli dissi signore se ci unissimo a voi vi darebbe qualche seccatura? piu siamo e meglio è continuai a dire poi guardando Belven dissi dobbiamo arrivare al inizio di questa matassa dobbiamo capire chi cè dietro a tutto questo ora che siamo in molti non sarà molto difficile scoprirlo tu che dici amico mio domandai mentre guardavo tutti.

Talia 23-12-2010 14.43.30

Sorrisi a Gila: “Non avrei mai potuto farlo senza il tuo aiuto, mio buon amico... Questo cavaliere è fortunato se può contare su di te!”
Spostai poi gli occhi su Guisgard... dormiva e i suoi muscoli mi parvero un po’ più rilassati, tuttavia era ancora pallido e piccole gocce di sudore gli imperlavano la fronte...
Chiusi gli occhi un momento, sfinita, ma proprio in quell’istante un leggerissimo soffio di vento mi raggiunse e in esso, ancora una volta, percepii mia madre, mentre la sua voce suonò chiara da qualche parte nella mia testa...
Hai curato il suo corpo, ma la sua mente è ancora debole... E una mente debole è preda troppo facile... Tu però sai quello che devi fare...
Aprii gli occhi di scatto: No -pensai- non posso!
Devi...
Non posso... Non so se ne sono capace!
Hai un dono... Non hai il diritto di tenerlo solo per te...’ mi ammonì ancora quella voce.
Ma ho paura!
Non devi avere paura... Ricorda, tu sei mia figlia: abbi fiducia nell’Universo e l’Universo ti aiuterà... proteggi la mente del cavaliere finché non sarà guarito, così che Guxio non possa entrarvi più...
Sospirai... aveva ragione, e io lo sapevo!
Sollevai, quindi, la schiena dalla roccia cui ero appoggiata e guardai Gila, chiedendomi cosa mai avrebbe pensato di lì a qualche minuto... eppure non c’era tempo da perdere, poiché in qualsiasi momento Guxio avrebbe potuto tentare di entrare di nuovo nella mente di Guisgard... E io non potevo e non volevo permetterglielo!
Cautamente, dunque, mi accostai al cavaliere e mi inginocchiai al suo fianco... ero tesa, preoccupata, e tuttavia una sorta di consapevolezza stava nascendo in me... mi guardai le mani, sentivo il calore crescere rapidamente in esse, specialmente sulle palme e sulle dita...
Lentamente allungai le braccia, avvicinandole quindi a Guisgard... posai piano una mano sulla ferita sul suo braccio e l’altra sul suo petto, poi chiusi gli occhi e inspirai profondamente... Sarebbe stato un lungo viaggio, forse, ma ne saremmo usciti... ne ero certa!

Guisgard 24-12-2010 01.25.47

"Il mio amico ha ragione..." disse Belven dopo le parole di Cavaliere25 "... uniti potremo avere vantaggi per entrambi i nostri schieramenti."
Il misterioso Cavaliere Verde fissava con attenzione Belven e i suoi due compagni.
"Noi siamo sufficientemente armati per affrontare chiunque" aggiunse Belven "e il coraggio che ci anima raddoppia il nostro valore. I nani sono noti per la loro forza in battaglia."
"I nani?" Ripetè il Cavaliere Verde.
"Si." Rispose annuendo Belven.
Si voltò ed ordinò ai nani nascosti nella boscaglia di venire fuori.
"Mai..." mormorò stupito uno dei cavalieri "... mai vista una simile compagnia di nani in assetto da battaglia..."
"Come vedete, milord, noi siamo pronti." Concluse Belven.
"E non esiste un nano che tema la morte." Intervenne Goldblum.
"Vi è del buono in ciò che dite..." disse il Cavaliere Verde "... unendo le nostre forze aumenteremo le possibilità di riuscire in questa impresa."
Belven accennò un lieve inchino.
"Ma vi è una condizione essenziale a finchè la nostra unione sia possibile." Aggiunse il Cavaliere Verde.
"Quale condizione, mio signore?" Domandò Belven.
"Questa nobile compagnia è sotto il potere e la giurisdizione di sua grazia il vescovo" spiegò il misterioso capo di quei cavalieri "e di ogni sua azione, che sia volta alla vittoria o alla sconfitta, ne risponde solo alle autorità ecclesiastiche. Voi, unendovi a noi, accetterete tale condizione?"
"Milord, io giunsi a Cartignone perchè mi incaricò la stessa autorità alla quale voi obbidite" rispose Belven "e ad essa ho prestato i vostri stessi giuramenti."
"Mio signore..." intervenne uno dei suoi cavalieri "... sui valori di questo cavaliere e del suo compagno arciere" indicando Belven e Cavaliere25 "non vi erano molti dubbi... ma riguardo ai nani? Qualcuno afferma che sono pagani, non Cristiani! Se si unissero a noi degli infedeli sarebbe la rovina!"
Il Cavaliere Verde fissò Goldblum e gli altri nani.
"Mio signore, ascoltatemi..." prese a dire il nano "... se siete alla testa di questi nobili cavalieri, investiti da un'autorità al di sopra di tutto e tutti, allora i vostri principi sono saldi e assoluti. So dunque che non giudicherete gli uomini in base al loro credo ed ai loro principi. Sapete meglio di me" aggiunse "che non è bastato issare croci sui loro vessilli per permettere ai cavalieri Cristiani di riprendersi Gerusalemme, nè a quelli spagnoli per impedire ai mori di conquistare la loro terra. Mio padre mi ha insegnato molto, tutto. Da lui ho appreso che credere è importante, qualsiasi sia il nome che invochiamo guardando il Cielo. Mio padre era un semplice nano, ma sapeva tutte queste cose. E so che anche voi, mio nobile cavaliere, non ignorante tutto ciò."
"Bada a come parli, nano!" Lo ammonì uno dei cavalieri.
"Parli bene, Goldblum." Disse il Cavaliere Verde zittendo con un gesto il suo sottoposto. "Parli da valoroso."
"Egli è un valoroso, mio signore." Intervenne Belven, mentre e sorrideva al coraggioso nano.

Guisgard 24-12-2010 01.55.30

Il pomeriggio era caldo, ma all'ombra di quella quercia vi era un fresco riparo dalla calura estiva.
Guisgard fissava il mare, mentre le onde si spegnevano lentamente sugli scogli resi lisci dalla salsedine.
"Non mi abituerò mai alla bellezza di questo posto..." mormorò.
Poi strappata una larga foglia da uno dei rami, la portò alla bocca e soffiandoci contro cominciò ad accennare ad una triste melodia.
La donna giunse proprio in quel momento alle sue spalle, fermandosi ad ascoltare quel suono.
Ad un tratto una lieve brezza si alzò ed accarezzò i capelli di lui, come a destarlo.
"Non smettere, ti prego..." disse la donna.
"Carry!" Esclamò il cavaliere voltandosi. "Pensavo non saresti più venuta oggi!"
"Invece si." Rispose sorridendo lei. "Ti sono mancata?"
"Come al marinaio le stelle del cielo!"
I due si abbracciarono e si baciarono.
"Posso restare solo pochi istanti..."
"Perchè?"
Lei sorrise malinconica.
"Volevo darti questa..." disse.
"Un'ocarina..."
"Si, è per te..." rispose lei.
"E' molto bella..."
"Suona qualcosa per me..." sospirò lei "... mentre mi allontano per tornare al castello..."

Guisgard ebbe un sussulto e tentò di dire qualcosa.
"Credo sia la febbre..." disse Gila "... ma sta sudando e questo è buon segno..."
Il nano fissò allora Talia.
"Deve guarire..." aggiunse "... è l'unico che mi abbia mai trattato da amico..."

cavaliere25 24-12-2010 08.41.41

Ora che siamo pronti possiamo anche incamminarci per andare a cercare quei dannati che ne dite meglio muoversi prima che ci sfuggano e guardai con un sorriso tutti e aspettai

Talia 24-12-2010 11.43.23

Fluttuavo... intorno a me tutto era blu, celeste, bianco... mi sembrava di udire il rumore del mare molto lontano... la mia testa e il mio corpo erano estremamente leggeri, impalpabili... il calore delle mie mani e il loro contatto con Guisgard era l’unica cosa che continuava a tenermi legata a terra...
Ma ero tranquilla perché la sua mente -così blu, celeste e bianca- era serena... lievemente triste forse, un po’ malinconica probabilmente... ma serena! Io non sapevo che cosa stesse vedendo ma, qualsiasi cosa fosse, di certo non era Guxio... e ciò era bene!
Improvvisamente sussultò... e anche io sobbalzai. Ma fu un attimo, poi tutto tornò calmo.
Udii la voce di Gila, da qualche parte alla mia destra... mi parve lontana, ma ne colsi ugualmente la vibrante preoccupazione. Non aprii gli occhi e non mi mossi, per non perdere il contatto con la mente del cavaliere neanche per un istante, ma sorrisi... sicura che Gila avrebbe capito.
Poi tutto cambiò.
Tutto divenne buio e freddo e, improvvisamente, due grandi occhi si spalancarono di fronte a me... due occhi fiammeggianti, due occhi malvagi, due occhi che traboccavano odio puro...
Vacillai un istante... ma mi costrinsi a non perdere il contatto con Guisgard.
‘Non l’avrai, Guxio!’ pensai ‘Non avrai nessuno dei due!’

Lady Gaynor 26-12-2010 02.07.28

"Milady... Dio non voglia renderci nemici... non credo che qualcuno dei miei nobili compagni voglia opporsi ai vostri fieri e determinati propositi... ma diteci, vi prego, cosa anima di tanto ardore il vostro animo? Nel vedervi giurerei che qualcosa di molto prezioso vi attende in questo bosco... o forse qualcosa a voi molto caro..."
A queste parole, Gaynor si rese conto che il suo comportamento portava a credere proprio quello, e cioè che lei stesse cercando di salvare qualcosa che le stava molto a cuore... Ma cosa poi? Una dama che neanche conosci? Un cavaliere di cui non sai nemmeno il nome? Ma perchè poi non ho ancora chiesto il suo nome a Iodix? Quale misteriosa forza mi ha condotto in questo bosco maledetto? Troppi interrogativi a cui non sapeva dare risposta, mentre il chierico una risposta l'attendeva adesso...
"Il motivo che mi spinge qui al momento preferisco tenerlo per me, a voi basta sapere che sono dalla vostra parte, sempre che anche voi siate animati da nobili intenzioni... Sono arrivata, siamo arrivati qui con lo scopo di trovare quel che stavamo cercando, per cui è giunto per noi il momento di proseguire oltre. Sono lieta di apprendere che nessuno ci ostacolerà, tuttavia sono dell'idea che formare un gruppo compatto possa giovare all'impresa. Ad ogni modo, stiamo per proseguire, con o senza di voi." Detto questo, Gaynor fece cenno al giullare ed al vecchio delle fosse di seguirla, muovendo i primi veri passi contro il nemico...

Lady Gaynor 26-12-2010 02.36.43

In un assolato giorno di primavera, Gaynor era intenta a raccogliere fiori nel giardino del suo castello ad Imperion. Elinor era immancabilmente vicino a lei, mentre Duncan era impegnato con dei cavalieri suoi ospiti. La ragazza si sentiva malinconica e nemmeno prestava attenzione alle belle fresie che profumavano l'aria, strappandole dal terreno con fare distratto. Duncan le aveva chiesto di restare nei paraggi nel caso ci fosse stato bisogno della sua presenza, per cui era escluso che potesse allontanarsi per raggiungere la "sua" collina, luogo in cui amava rifugiarsi nei momenti di tristezza. Anche Elinor scalpitava, desiderosa di correre in libertà...
"Cara amica mia" disse Gaynor rivolgendosi ad Elinor, viaggiando sulla spumosa scia dei propri pensieri "purtroppo qui è tutto un disastro, io stessa sono un disastro..."
D'improvviso, una voce sconosciuta la fece sussultare: "Nulla io vedo che non sia perfetto..."
Gaynor si girò e vide a pochi passi un cavaliere appoggiato al tronco di un albero, che la guardava con un'aria tra l'indolente e l'affascinato... I suoi capelli erano bruni, mentre gli occhi erano dello stesso colore del cielo terso di quel mattino di primavera...


Improvvisamente, Gaynor si ridestò dal quel ricordo lontano, chiedendosi per quale motivo le fosse tornato alla mente, in un momento in cui giocava per la propria vita e quella dei suoi compagni.

Morrigan 26-12-2010 22.04.29

Il feudo dei duchi di Cassis era stato ricco e potente per generazioni. Poi, di colpo, un’ombra si era distesa su quella famiglia, segnando di lutti e di sventure quel casato tanto fortunato.

Gli eredi del vecchio duca, inebriati dal prosperare dalla loro potenza, erano cresciuti in superbia al punto da sfidare perfino il potere del re. Con sdegno avevano concesso a lui i propri servigi, e con arroganza ne avevano provocate le ire, consci del potere che derivava loro dal denaro e dalla protezione delle armi degli uomini a loro fedeli. Ma coloro che troppo in alto si pongono rispetto ai loro simili, sono spesso destinati ad una fine altrettanto rapida e rovinosa. I dissidi interni tra gli eredi portarono il casato alla rovina, indebolendo le forze dall’interno, divorandone le carni come in una malattia silenziosa. Così il nobile feudo prestò il fianco alle vendette e alle invidie dei nemici, e i duchi de Cassis, che un tempo erano stati chiamati “Invincibili”, si trovarono a difendere con le armi in pugno le proprie vite, accerchiati e vinti da quegli uomini che un tempo avevano soggiogato con la loro forza.

Armenio de Cassis, ultimo dei duchi del casato a resistere alle arroganze dei vicini marchesi di Saint Roche, fu infine vinto e sconfitto, e pur di non vedere perdute le terre dei suoi padri, preferì puntare la propria spada contro petto e chiudere gli occhi di fronte alla rovina. Lasciava così in balia del marchese Ivan de Saint Roche, che gli era cugino da parte della moglie e per questo in prima linea nella pretesa del ducato, i due figli ancora adolescenti, Morven e Zulora.

Approfittando della parentela, il marchese si era proclamato tutore dei due fanciulli, e con questa carica ne aveva usurpato i possedimenti. Il marchese Ivan non aveva a quel punto che da attendere che Morven raggiungesse la maggiore età. A quel punto il suo potere sul feudo dei Cassis sarebbe stato così grande che avrebbe obbligato il ragazzo alla rinuncia dei suoi bene e ad un atto di vassallaggio nei suoi confronti.


O questo, o la morte.
E il matrimonio forzato con la giovane Zulora era il suggello perfetto di questo scellerato accordo.


Quella notte, il giovane Morven si rigirava inquieto nel suo letto. Avrebbe voluto alzarsi, uscire dalle sue stanze, passeggiare lungo i bastioni del castello. Ma non l’avrebbe fatto. Sapeva che cento occhi erano pronti a spiare i suoi passi, a cogliere i suoi sussurri nell’ombra della notte. Non poteva più fidarsi di nessuno all’interno del palazzo. Era un padrone prigioniero, un re senza corona, un fantoccio nelle mani del suo tutore.

Così si addormentò, vinto dal troppo pensare. E quella notte, Morven sognò…

Era al buio ed era solo, in una stanza coperta dall’oscurità, di cui intuiva le strette mura di pietra senza tuttavia né vederle, né toccarle.
Nel silenzio, chiuse gli occhi e respirò. Essere solo non lo impauriva. Al contrario, lo riempiva di una calma soprannaturale. Respirò profondamente, e piano al suo orecchio giunse una voce dolce e musicale, la voce di un uomo che cantava lontano…

“Effonde il mio cuore liete parole, io canto al re il mio poema…”

Il cuore di Morven sussultò all’udire quei versi, e il ragazzino sorrise. Conosceva quelle parole, le udiva ogni anno in una notte speciale, la notte di Natale.

E mentre la voce proseguiva nel suo canto, un bagliore si accese nel fondo della stanza. Morven fu subito catturato da quella luce. Un fuoco brillava dentro una piccola fornace. Davanti al fuoco il cupo bagliore di un’incudine, e su quel metallo brunito risplendeva a tratti il chiaro scuro di una lama di acciaio. Morven si avvicinò a quella luce, incuriosito. Un’arma di squisita fattura giaceva sull’incudine, irradiando intorno a sé bagliori di fiamma. Il ragazzo rimase a guardarla, estasiato, quando la voce riprese di colpo, adesso misteriosamente vicina al suo orecchio, come se il cantore fosse apparso al suo fianco.

"Cingi, prode, la spada al tuo fianco... nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte!”

Meccanicamente, ammaliato da quelle parole, Morven, incurante della fiamma e del calore che sembrava emanare da quel metallo, stese la mano e afferrò l’elsa di quella spada. Il bagliore crebbe al suo tocco, ma la spada era fredda e Morven non si ferì. Osservò la lama con la bocca aperta e gli occhi sgranati dallo stupore, poi, nonostante la grandezza dell’arma, che sembrava immensa tra le sue mani di ragazzo, la cinse al suo fianco.

Nel momento in cui strinse la spada a sé, lo scenario cambiò di colpo. Nel sogno Morven vide se stesso cambiato, il suo corpo cresciuto, e in luogo dei suoi abiti di corte vestiva una lucida armatura a piastre. Cavalcava un ricco destriero e petali di rosa piovevano sul suo capo. Il pettorale era riccamente decorato e gli spallacci avevano una foggia particolare, come le ali di un uccello, o di un angelo.

http://img802.imageshack.us/img802/3391/47289458.jpg

“Avanza per la verità, la mitezza e la giustizia!"

Così proseguiva la voce misteriosa del cantore, e Morven si mosse, avanzando tra due ali di folla che si aprivano al suo passaggio, fino a giungere all’ingresso di una grande sala, davanti alla quale smontò da cavallo.


La sala era inondata di luce e di canti, la sala scintillava di ori e di pietre preziose, e attorno a lui fitte file di cavalieri che risplendevano della gloria delle loro armature lucenti. La luce del sole gli colpì il viso e quel calore lo fece sentire vivo. Davanti ai suoi occhi si ergeva, in fondo alla sala, un ricco trono, e su di esso il re sedeva con aria grave.
Morven avanzò con fierezza verso il sovrano. Al suo fianco la spada che aveva preso dall’incudine, che adesso risplendeva di un quieto bagliore di smeraldo, mentre le decorazioni dell’elsa si allargavano come ali di drago, attirando la curiosità e l’ammirazione dei presenti.
Giunto di fronte al sovrano, il giovane si inginocchiò.

“La tua destra ti mostri prodigi: le tue frecce acute colpiscono al cuore i nemici del re; sotto di te cadono i popoli”

Così il cantore accompagnò quel momento, in cui Morven chinò il capo davanti al suo re, che si era sollevato dal suo seggio per andargli incontro.

-
Tu oggi sarai armato cavaliere e con le tue armi servirai Dio e servirai me!

Morven osò levare uno sguardo triste e stupito verso il sovrano.


- Mio sire… questo è impossibile… quando avrò raggiunto l’età adulta, dovrò spogliarmi di ogni mio titolo oppure morire… nell’uno o nell’altro caso, mio re, mai potrò servire la vostra causa.

Ma il re parve ignorare le sue parole, e sollevando la spada, la posò sulle spalle del giovane.


- Segui la tua strada e vinci il tuo nemico, e compirai il tuo destino e quello del tuo casato!

Prese allora a recitare la formula di rito, mentre la voce del cantore si scolpiva nella testa del ragazzo, riempiendolo con le sue parole:


“Ami la giustizia e l'empietà detesti:
Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali!”


Da quel giorno si disse che il giovane duca de Cassis aveva smarrito la ragione. Il ragazzo cominciò a vaneggiare che sarebbe diventato cavaliere e avrebbe servito il re. Cominciò ad essere insofferente e irrispettoso della regola e delle imposizioni del suo tutore. Iniziò a trascurare gli studi per dedicare ogni minuti del suo tempo all’allenamento della spada.

Poi una notte, a qualche mese dal raggiungimento della sua maggiore età, il duca Morven de Cassis scomparve. Di lui non si seppe più nulla nelle sue terre, nemmeno quando la giovane Zulora andò in sposa al marchese di Saint Roche. In breve si disse in giro che era morto, e sebbene da molti rimpianto, infine anch’egli fu dimenticato.


http://img249.imageshack.us/img249/9974/morven.jpg

… ma io tornerò, quando avrò compiuto il mio destino! Tornerò per poter dire “Eccomi, sono qui... sono tornato per dimostrarvi come si costruisce un sogno!”

Erano quelle le visioni, e quelle erano le parole che gli risuonavano nell’orecchio, mentre Morven sembrava restare sospeso, circondato da onde di luce di cangiante smeraldo. Un’aria calda lo avvolgeva e lo abbracciava, e la voce di Samsagra si avviluppava attorno a lui, rapendolo dal tempo reale e da tutto ciò che lo circondava. Non vedeva più nessuno attorno a sé, e non udiva più nulla che non fosse quella voce che gli parlava:

"Nel ventre della terra... scendi nel ventre malato della terra... scendi e troverai ciò cerchi..."

E a quella voce Morven si abbandonò.
Chinò il capo e piegò il ginocchio. Strinse l’elsa di Samsagra e chiuse gli occhi.

"Così sarà" mormorò "... e così avverrà ciò che deve accadere… tu mi guiderai e io ti seguirò… portami nel ventre, dove nasce l’ombra… portami davanti al cuore del mio nemico… Dio, il mio Dio mi ha consacrato, e io obbedirò al suo comando… emergerò dalla terra o perirò in questa impresa!"

Guisgard 27-12-2010 01.05.53

Il bosco.
Cosa celava il bosco?
Chiunque fosse cresciuto in queste terre aveva antichi ricordi.
Favole, leggende, narrata dai propri nonni o dai genitori.
Ma quelle storie, ammuffite dal tempo e sbiadite nella memoria, non avevano lo scopo di spaventare i bambini.
Quelle storie celavano qualcosa.
Qualcosa che si trovava proprio in quel bosco.
Da quando il male albergava a Cartignone?
Forse da sempre.
La chiesa sconsacrata.
Non c'era vento, eppure il grande crocifisso capovolto sull'altare oscillava scricchiolando in modo sinistro ed angosciante.
"Cosa facciamo, milord?" Chiese Dukey a Bumin.
"Siamo qui per ritrovare i dispersi in questo bosco" intervenne il Cappellano prima che il cavaliere rispondesse al suo sottoposto "e non sarebbe cosa saggia dividere il gruppo. Rischieremmo solo di indebolirci."
"Il nostro domenicano" disse Bumin con un ghigno solo appena accennato "sembra un vero esperto su come si comanda un gruppo. A questo punto mi domando se valga tanto anche come chierico."
"E chi meglio di un chierico" rispose con un sorriso il Cappellano "potrebbe guidare un gruppo!"
"Sapevo che voi uomini di Chiesa" replicò Bumin "avevate competenze per condurre un gregge... ma di pecore, non di uomini."
"Magari questo fosse un gregge..." scuotendo il capo il Cappellano "... il pastore, in questo caso, conoscerebbe ognuna delle sue pecore... ed esse lui..."
In quello stesso istante, Gaynor, il vecchio delle fosse e Iodix si avvicinarono ai tre.
"Direi di non indugiare oltre con chiacchiere inutili" disse il Cappellano "e di muoverci."
Fissò allora la grata che precedentemente Morven aveva scoperto ed aggiunse:
"Credo che questo passaggio sia omai obbligato per noi."
"Si, lo penso anche io..." mormorò Bumin.
E, facendo cenno a tutti loro di seguirlo, cominciò a calarsi in quel passaggio.


Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 08.00.38.

Powered by vBulletin versione 3.8.11
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Copyright © 1998 - 2015 Massimiliano Tenerelli
Creative Commons License