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Era sera.
Una sera umida e sinistramente silenziosa. Come se Cherval attendesse. Attendesse da un momento all'altro l'arrivo di un demonio. Un demonio rosso, che si nascondeva dietro i proclami di uguaglianza e libertà. Ma gli uomini, sebbene tutti uguali per valore, differivano per capacità. E gli uomini di Canabias ne erano la prova. I loro simili erano fra le bestie, non certo fra gli altri uomini. Ad un tratto Altea vide quattro figure muoversi nel buio. La raggiunsero. Erano le sue quattro sorelle. “Altea...” disse una di loro “... cosa sta succedendo? Perchè siamo qui?” |
“Io non sono un eroe” disse il medico a Marwel “ma solo un medico. Muore tanta gente qui ed io spesso non posso farci nulla. Chi può condannarmi se aspiro ad una vita migliore? Non è certo colpa mia questa guerra. Io neanche so perchè è scoppiata. E non voglio pagare per molti. Mi spiace che la gente morirà. Ma morirà lo stesso anche senza di me. Io...”
“Vi siete spiegato bene, dottore.” Lo interruppe Suor Ologna. “Andate ora. Preparate le vostre cose per la partenza. E che Dio vi assisti e vi perdoni.” “Grazie sorella.” Annuì il medico. Salutò Marwel e la religiosa, per poi andare via. “Nessuno pretende che un uomo sia un eroe” voltandosi la suora verso Marwel “ma che almeno non sia un egoista.” “Mamma...” Benjamin a Marwel “... che vuol dire egoista?” |
Furono attimi di tensioni, attimi lunghi, intensi, che potrebbero essere gli ultimi.
Era sempre così oramai, le missioni sempre più pericolose, il nemico nascosto e infimo che ti colpisce alle spalle. E ora, il nemico poteva essere nascosto nella nebbia, poteva piombare su di noi in quell'oscurità, motivo per cui dovevamo essere più veloci, più forti, più attenti. Potevo sentire il mio respiro, ma sapevo che non trapelava all'esterno. Poi le parole di Elas, un cenno d'intesa con Dimos e lo seguimmo. Restai allibita a quella vista. Un bambino. Abbassai l'arma e gli sorrisi, non ero mai stata brava con i bambini, ma cercai di fare del mio meglio. "Va tutto bene, piccolo.." gentilmente "Ti portiamo via di qui.. Come ti chiami?". |
No, non era un eroe, non lo era di certo. Tanti avevano lasciato Evangelia e molti altri avrebbero continuato a farlo, finchè in quel borgo non sarebbero rimasti solo i piloti, i legionari, Suor Ologna, Marwel e i suoi bambini.
Ogni giorno mancava qualcuno a rapporto e molte botteghe chiudevano i battenti, svuotando ciò che era stata la loro casa fino a poco prima e nelle vie del borgo non vi era più gioia e allegrezza, nemmeno chiacchiere o discussioni, ma solo un silenzio paragonabile solo alla tomba. "Un egoista è colui che pensa solo al proprio bene e non a quello altrui e, tesoro mio, da un medico non ci si aspetta questo" disse accarezzando la guancia di Benjamin. Aveva paura la giovane donna, ora che il medico aveva abbandonato l'ospedale non vi era nessuno in grado di guarire ferite gravi, o anche solo curare malattie difficili. "Sorella, se avrete bisogno di un aiuto qualsiasi non esitate a chiamarmi. Ho qualche nozione medica e non mii spavento alla vista del sangue. Questo è l'unico modo che ho per ringraziarvi per esservi presa cura di Benjamin e me" disse prendendo la mano della Suora. |
Vidi il dottore smettere di scrivere e fissarmi.
Poi quando lo ascoltai arrossii lievemente sorridendo. Mi condusse poi agli alloggi dei civili e io lo ascoltai attentamente. "Apprezzo molto la vostra sinceritá riguardo ció" annuendo "Ma vi interesserá sapere che non mollo facilmente" con un sorriso ammiccante "Non riuscirei a vivere col pensiero di essermene andata mentre qualcuno aveva bisogno di me... Comunque neanche io mi sarei mai aspettata un responsabile cosí giovane, quindi direi che siamo favorevolmente sorpresi entrambi" sorridendo e guardandolo. |
Sembrava essere la mia occasione per attuare la mia idea, o almeno tentare.
Sistemai i capelli in modo diverso da come portavo a corte, leggermente spettinati, stropicciai qua e la la gonna ed entrai nella taverna. Mi sedetti poco distante dai quattro lasciando che il mio foulard lasciasse libera qualche ciocca dei miei capelli castani. ormai avvezza ad ascoltare i loro discorsi, se i miei genitori mi avessero vista in quel momento, di certo mia madre mi avrebbe rimproverata, una principessa che origlia e segue le persone. Ma cos'altro potevo fare, dopo l'esecuzione di quell'uomo sul treno avevo preso paura e viaggiare da sola non sembrava più la soluzione ideale. Infondo il mio obiettivo era raggiungere Afrignone e lo stesso valeva per i tre borghesi e Guisgard. Ognuno di noi aveva motivi diversi ma un obiettivo comune e non vedevo perché non potevamo collaborare per raggiungerlo. |
Finalmente arrivarono le mie quattro sorelle: Costanza che era la maggiore, e dopo me a seguire Lavinie, Ellison e Jade.
Guardai Costanza ed ella quasi capì, d'altronde io e lei avevamo visto mio padre quella terribile notte...una notte piena di incertezze come questa. Senza aggiungere altro dissi a bassa voce.."Vi è una sorpresa per Ellis per il suo compleanno..alla baita..magari un viaggio" e mi sforzaii di sorridere mentre Costanza guardava il Cielo trattenendo le lacrime. Presi la lampada ad olio ed attraversammo cautamente il boschetto fino a raggiungere "La Baita dei Cedri". Come detto da mio nonno feci entrare mie sorelle nella baita e io spensi la lampada ad olio per non destare attenzione aspettando il suo fedele uomo. Sapevo solo possedeva un ciondolo con la effige di mio nonno è la parola chiave era..Libertà o Morte. |
Clio si avvicinò al bambino, ma quello restava immobile, con lo sguardo fisso nel vuoto e l'espressione assente.
“Forse è rimasto sconvolto...” disse Dimos “... si sarà trovato nel bel mezzo dell'attacco...” “Capisci le nostre parole, piccolo?” Elas al bambino. Ma questi restava in silenzio. |
Il bambino non rispondeva, restava attonito e impaurito davanti a noi.
Non sapevo che fare in situazioni del genere. "Sì, sarà sicuramente sconvolto.." annuii, sospirando "Ma che possiamo fare? Non possiamo starcene qui e rischiare di essere rintracciati dai Valchiria, dobbiamo portarlo con noi e trovare qualcuno che se ne prenda cura.." osservando il bambino impaurito e terrorizzato "Povero piccolo..." mormorai piano. |
Suor Ologna sorrise a Marwel ed annuì.
“Vi ringrazio.” Disse. “Sicuramente ci sarà bisogno di aiuto. Siamo in guerra e ogni giorno vi è qualcuno da aiutare.” Sospirò. “Vorrà dire che se ci occorrerà l'apporto di un medico io chiederò aiuto anche al dottore della base militare.” “Io allora non voglio essere egoista, mamma.” Benjamin a Marwel. “Oh, no che non lo sarai, piccolo.” Ridendo la religiosa. “Quando potrò tornare a casa?” Chiese il bambino. “Se prometti di essere buono” sorridendo la suora “potrai tornare a casa anche adesso.” “Si, sarò buono!” Esclamò il piccolo. “Sarò buono, lo prometto!” |
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