Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 10-05-2012 17.24.28

Il becchino fissò Parsifal e poi Lilith.
“Si, dite il vero...” disse “... il cervello... e quello vi aiuterà in questa impresa... se mi concederete un momento del vostro tempo, vi narrerò della prova...”
E di nuovo si udì il folle verso della belva che echeggiava tra i meandri maledetti di quel labirinto.

Altea 10-05-2012 17.27.23

Il vecchio locandiere mi lasciò sola, finalmente mi rinfrescai, certo non era un bagno con essenze profumate...ma sempre meglio di nulla.
Mi rivestii di fretta, avevo urgente bisogno di parlare con quei cavalieri e il loro comandante, scesi le scale di fretta cosi che arrivata al piano sottostante trovai infatti i cavalieri, del locandiere non vi era traccia e mi avvicinai al comandante.."I miei omaggi cavaliere, mi chiamo Altea e avrei bisogno di alcune informazioni da Voi e i vostri soldati...di una città di nome..Tylesia".

Guisgard 10-05-2012 17.42.40

Talia fu così accompagnata dai due giovani sposi verso quella locanda.
“Si, in paese vi è una festa.” Disse la moglie di Fernand. “L'altro ieri si festeggiava l'apparizione del nostro Santo patrono, l'Arcangelo Michele. Un'antica tradizione vuole che si incendi il campanile per onorare il Santo.”
“Stasera ci sarà un gran ballo in costume, per omaggiare la tradizione cavalleresca tanto cara a San Michele.” Aggiunse Fernand. “Parteciperanno tutti i giovani del borgo... perchè non venite anche voi, milady?”
“Forse la nostra amica sarà restia, visto che non è accompagnata...” fece la moglie di Fernand.
Giunsero così alla locanda.
Fernand chiamò subito qualcuno e un attimo dopo un uomo uscì dall'edificio.
“Famios, come stati?” Andandogli incontro Fernand.
“Bene, grazie a Dio!” Rispose l'uomo.
“Ti abbiamo portato una nostra amica...” indicando Talia “... è possibile farla accomodare in una stanza?”
Famios annuì.
Accortosi poi della cecità di Talia, chiamò sua figlia.
“Margel, accompagna di sopra la nostra ospite.” Disse il padre alla figlia.
“Cosa avete deciso riguardo al ballo, milady?” Domandò Fernand a Talia.
“Fernand, non insistere...” mormorò sua moglie “... ti ho detto che forse si imbarazza a venire sola...”
“Il ballo?” Ripeté Margel. “Se volete io ho finito di sistemare alcuni costumi, milady... potete sceglierne uno per il ballo.”
“Vedremo!” Esclamò il padre. “Ora facciamola riposare. Su, accompagnala sopra, Margel.”
E portò Talia in una comoda e tranquilla stanza, mentre suo padre sistemò Luthien nella stalla.

Guisgard 10-05-2012 17.47.57

Il comandante Gerprando fissò Altea.
“Tylesia? Ma quella città è molto distante da qui!” Disse. “Si trova oltre queste montagne, verso Levante! Ma come siete finiti in questo posto dimenticato da Dio? Io, dipendesse da me, sarei già partito per l'altra parte del mondo!”
“Voi siete sposati?” Domandò Renya uscendo dalla cucina. “Voi e quel cavaliere, intendo?” Fissando Altea.

Altea 10-05-2012 17.58.48

Il comandante mi guardò stupito...alle sue parole mi sentivo quasi svenire..quella parola era come un' ossessione..Levante, ma perchè non avevo agito da me, col mio pensiero?
"Si, milord...avete ragione, infatti pure il vecchio locandiere mi disse che si trova a Levante...ed era la direzione dove volevo dirigermi ma Fyellon poi riuscì a farmi cambiare idea..ma non penso sia difficile ritornare sulla via giusta, noi veniamo da Tylesia...e cerchiamo i nemici che la minacciano.." stavo finendo il discorso quando fui interrotta da Renya la quale mi pose una domanda alla quale non sapevo rispondere, riflettei un attimo...se avessi risposto che eravamo cugini, ci avrebbero divisi e io non mi sentivo sicura in quella locanda sola...ma non avevo altra scelta, e poi avevo la spada presa al fabbro in caso di evenienza..."No, milady Renya...siamo cugini".

Talia 10-05-2012 18.15.29

Insieme a Fernand e sua moglie, attraversammo il paese e, finalmente, raggiungemmo la locanda.
Ero sempre più stanca e preoccupata... il pensiero di Guisgard e di ciò che poteva essere avvenuto al suo ritorno nella grotta mi tormentava, la speranza che Sheylon fosse arrivato in tempo continuava ad accarezzarmi la mente e poi quell’angoscia che mi prendeva all’idea che i Cavalieri della Luna Nascente potessero arrivare lì...
Sospirai e mi avviai su per la scala, guidata dalla mano della figlia del locandiere...
“Siete tutti molto gentili...” mormorai, fermandomi di colpo e voltandomi di nuovo verso di loro “Ed io vi ringrazio infinitamente! Ma preferirei non venire a quel ballo... sono stanca, ho molto viaggiato... ed ho soltanto bisogno di stare un po’ tranquilla!”
Sorrisi loro e ripresi a salire la scala, finché non giungemmo in una stanza tranquilla e silenziosa, in fondo al corridoio.
Qui ringraziai la ragazza di nome Margel ed attesi di sentirla uscire, richiudendosi la porta alle spalle... poi mi accostai alla finestra e lì mi sedetti... non avrei potuto vedere Guisgard se fosse arrivato, ma ero certa che lo avrei almeno ‘sentito’.

Guisgard 10-05-2012 19.06.48

Passarono forse alcune ore con Talia immobile accanto alla finestra.
Così, il Sole percorse il suo tragitto fino a sfiorare l'Occidente, seguito dal manto dell'imbrunire e al suo passaggio lunghe ombre coprirono la campagna.
Il borgo, pian piano, si accese e la ragazza cominciò ad udire la musica che annunciava la festa.
In quel momento un lontano ricordo le sfiorò i sensi.
Una notte al Casale ed un vestito rubato...
Poi un ballo al chiaro di Luna ed un bacio mancato per l'arrivo del maestro...
Ripensò così a quel vestito e a tutto il resto.
Ad un tratto qualcuno bussò.
“E' permesso, milady...” entrando Margel “... volevo chiedervi della cena... cosa gradite mangiare? E poi...” arrossendo “... se non è troppo disturbo... volevo mostrarvi alcuni dei costumi che ho preparato... si, ho sentito che non volete andare al ballo, ma mi fa piacere mostrarveli...” cominciò allora a posare sul letto qualcuno di quei costumi “... ho preparato alcuni costumi in tema... Florio e Biancifiore, legati alla novellistica... poi Tafferuille e Colombina, per la Commedia dell'Arte...” e con una mano fece toccare a Talia la stoffa di quei costumi.

Il crepuscolo si era arenato pian piano nel blu cobalto di quel cielo screziato, che sembrava cospargersi di veli e manti con l'avanzare della sera, per lasciare un corona luminosa, figlia degli ultimi bagliori del giorno morente, ad avvolgere ogni cosa.
Alberi fioriti e arditi giochi d'acqua animavano il giardino reale sotto il firmamento disseminato di luminose stelle, capaci di rendere magica e sognante quella sera destata dall'incanto della Luna che, col suo pallido alone, disegna sulle nuvole errabonde verso Oriente sagome e contorni fiabeschi.
Le due figure passeggiavano sotto alcune arcate tra le quali erano cresciuti, per poi intrecciarsi fra loro, rami di ridente uva bianca.
“Sapete dove vi conduco?” Domandò Chymela al suo misterioso ospite.
“Non faccio alcuna resistenza, mia signora.”
“Verso quei pampini in fiore.” Indicò lei. “Siete così arrendevole?”
“Ogni buon marinaio” rispose lui “si lascia sempre guidare dal vento favorevole.”
“Ho notato che non avete toccato nulla.” Disse lei. “Forse Veroniana aveva ragione su di voi...”
“Cosa diceva di me la vostra amica?”
“Che forse siete un principe venuto dall'Oriente.” Rispose lei. “E che non mangiate mai quando siete lontano dal vostro palazzo o dai vostri eunuchi. Forse perchè temete di essere avvelenato.”
Lui sorrise.
“E' così, milord?”
Lui la fissò.
“Perdonatemi...” sospirò lei.
“Per cosa?”
“Per un momento ho rivisto... un amico...”
“Sono onorato di questa vostra innocente indecisione...”
Lei accennò un malinconico sorriso.
“E' lontano questo vostro amico?”
“Si...”
“E' però ancora di questo mondo, spero.”
“In verità è come se non lo fosse...” sussurrò lei “... è tanta la distanza che ci separa, le difficoltà che ci avversano, i dubbi che mi dilaniano, che mi sembra quasi di essere divisa da lui da un Ade sconfinato...”
“I poeti ci narrano che neanche l'Oltretomba tiene divisi due amanti...” fissando il firmamento lui “... basti pensare ad Admeto ed Alcesti, ad Orfeo ed Euridice...”
“Eh...” sospirò lei “... sono solo dolci miti...”
“Un poeta narrò di due giovani ed infelici amanti...” disse lui “... Paolo e Francesca... anche loro erano divisi da tutto... un matrimonio li rendeva adulteri ed il sangue fraterno li sentenziava come traditori...”
“E come finì la loro storia?”
“Morirono entrambi, per bruciare poi all'Inferno...”
Lei chinò il capo e si abbandonò ad un sospiro che si mutò in un gemito.
“Ma...” continuò lui “... chi ostacolò il loro amore fu condannato a pena ben peggiore... ed anche nell'eterno dolore delle fiamme infernali, neanche Dio, nella Sua infinita Misericordia, volle separare i due amanti...”
“Conosco questa triste storia...” mormorò Chymela “... Galeotto fu il libro e chi lo scrisse...” recitò “... lui, il mio amico, mi narrava sempre di Lancillotto e Ginevra...”
“C'è abbastanza magia stanotte sotto la luna” disse lui “da poter confondere la finzione con la realtà, il sogno con la concretezza... volete fare un gioco?”
Lei lo fissò nuovamente.
“Sotto questa maschera potrei essere chiunque...” continuò lui “... un pirata, uno zingaro, un contrabbandiere... magari anche un principe orientale... perchè non il vostro amico? Per una sera, una sera soltanto...”
“Voi conoscete bene la storia di Lancillotto e Ginevra?”
Lui sorrise.
“Così bene da farmi sentire Ginevra?” Con gli occhi lucidi lei. “Addio, bello e dolce Amico...” a memoria lei.
“Come suona diversa questa parola...” sussurrò lui “... come se l'avesse pronunciata proprio Ginevra... amico è colui che è tale solo per amicizia, raccontava la regina... Lancillotto invece era l'Amico... l'unico e il solo per la regina Ginevra...”
“Conoscete bene anche altre storie?” Chinando il capo Chymela ed accarezzando alcune margherite.
“Conosco tutte le storie che sa narrare quel fiore...” rispose lui “... ho navigato nei mari a Sud di queste terre, fino a Capomazda... e ad ogni porto e su ogni isola si narra della margherita e delle sue meraviglie...”
“Sareste perfetto allora per impersonarlo...” mormorò lei “... vi manca solo il nome...”
“Già, un nome...” fece lui “... una vecchia leggenda maltese narra che con una maschera si può assumere qualsiasi nome... potrei provare... come comincia il nome del vostro amico? Con la prima lettera dell'alfabeto? Artur? Armand? Alain? Forse era del Sud, magari greco? Anassagora? Arzia? Aristeo? Sapete, nei Nostoi greci, i poemi che narravano i ritorni degli eroi dalla Guerra di Troia, spesso i protagonisti erano indicati con un nome generico... uomo... ed in greco, uomo si dice Andros...”
Lei si voltò di scatto ad udire quel nome.
“Vi prego...” impallidita “... narratemi altre storie, fingendo di essere lui...”
Lui la fissò con i suoi occhi azzurri e malinconici.
“Lui amava darmi una buonanotte speciale ogni notte...” sussurrò lei.
“Conosco una novella italiana...” disse lui “... parla di due giovani amanti nati sotto una cattiva stella... la conoscete?”
“Una notte lui mi salutò dopo avermi narrato di quei due giovani sventurati...”
“E' facile per Romeo” fissandola lui “dire che la sua Giulietta è il Sole... il suo balcone possiede l'Oriente alle spalle e ne indora con l'aurora la sua pallida figura... e con l'alba egli può chiedere alla Luna di spegnersi, alle stelle di ammutolirsi ed al giorno nascente di cullare la sua amata... egli però ha bisogno del Sole e della sua luce riflessa... ma la mia Chymela non ha bisogno del Sole, né di raggiungere l'Oriente... il suo balcone è l'Oriente ed ella stessa è il Sole, è la Luna e tutte le stelle del firmamento, dalla Prima del Mattino, a quella Polare e di lei provano invidia Cassiopea la splendente e la Croce del Sud, guida, conforto e compagna di marinai e viaggi infiniti... ed io ne invoco uno sguardo, un sorriso, un cenno e forse un bacio... per tramutare tutto ciò in sogno e viverlo senza fine in questa notte eterna, senza più l'alba... poiché neanche la luce del giorno farà fuggire il mio sogno più bello...”
“Perchè sei tornato?” In lacrime lei. “Non sai che ti stanno cercando?”
“Una profezia mi ha predetto di questa terra...” sussurrò lui “... e un sogno mi ha promesso un tuo bacio...”
“E tu...” piangendo lei “... tu sei tornato solo per un bacio?”
“Oltre un tuo bacio” fissandola lui “non esiste altro... senza quel tuo bacio, il mondo stesso non ha più valore per me, Chymela...”
E la baciò in un caldo sospiro che li unì nel battito, magico, eterno ed ormai unico, dei loro cuori.

“Vi piacciono dunque questi costumi, milady?” Domandò Margel e interrompendo con la sua voce quella visione di Talia. “Che meravigliosa pietra...” fissando il ciondolo che la ragazza aveva al collo “... sta brillando intensamente... sembra magica...”

Lilith 10-05-2012 22.40.22

Quando il becchino ci disse che avremmo dovuto aprire subito lo scrigno, io lo coprii con il mio mantello con un rapido movimento. Se quello scrigno poteva essere utilizzato una sola volta, allora avremmo dovuto utilizzarlo al momento giusto. Guardai con fare sospettoso l'anziano signore, che continuò a parlare.
Parsifal mi domandò quando avrei preferito aprirlo ed io gli sussurrai, sicura: "Di certo non in questo momento. Dobbiamo essere realmente in difficoltà per poterlo utilizzare."
Il becchino, intanto, raccontò che i cavalieri che avevamo visto prima erano in realtà morti e risorti, dato che avevavamo affrontato quella prova. Non riuscii a capacitarmi del fatto che gli uomini di poco prima erano, in realtà, morti. Rabbrividii ed indietreggiai di un passo verso Parsifal.
Udii poi un agghiacciante urlo. Secondo quello che l'uomo ci disse, quella era la bestia, la nostra prova. Indietreggiai nuovamente, fino a che non mi trovai di fianco al mio compagno di viaggio.

Quando stavamo per allontanarci dal cimitero, il becchino ci richiamò e ci disse che dovevamo sapere altro riguardo quel labirinto.

Parsifal disse una frase del suo maestro che mi colpii profondamente: aveva ragione, avremmo dovuto utilizzare il nostro cervello ed il nostro ingegno per superare la prova...
Improvvisamente, udimmo un'altro terribile grido della belva.
In quel momento, il becchino propose di raccontarci altro riguardo ciò che avremmo dovuto affrontare.
"Avete meno di un minuto per raccontarci cosa ci aspetta" dissi io, con una preoccupazione tale che mi tremavano le mani "Vi prego, diteci tutto in meno tempo possibile: quel mostro si sta avvicinando."
Prima che egli potesse rispondere, un altro urlo della bestia eccheggiò tra i cunicoli del labirinto.

Parsifal25 11-05-2012 01.13.17

Sorrisi con stima e approvazione, forse avevo trovato una giusta e rispettabile persona. Notaì che Lilith, man mano veniva sempre più vicino a me capì che aveva paura, appena arrivò più vicino, la presi per mano per rassicurarla e infonderle tutta la mia energia.....sarebbe andato tutto liscio se fossimo rimasti uniti.....anche le paure più grandi......insieme........è possibile superare.

L'urlo diveniva sempre più funesto e agghiacciante, ma io rimanevo concentrato e impassibile; molti avrebbero perso il controllo.....ma tante di quelle volte che l'ho perso io, sorbendone gli effetti......ne ero divenuto immune.

Molte volte, lungo i miei viaggi ed avventure in terre afflitte dalla guerra mi chiedevo perchè mi succedeva ciò.....chiusi gli occhi discostando lo sguardo, ma mi ripresi e dissi:

"Messere, anche se abbiamo poco tempo......qualsiasi notizia o evento che conosce, sarà ben utilizzato. Prego.....procedete pure....."

Guisgard 11-05-2012 18.32.11

Così, salutati gli invitati alle nozze e i due sposi, Cavaliere25 e i suoi amici si avviarono verso la selva.
Dopo un po', arrivarono davanti ad una villa diroccata.
Era preceduta da uno spiazzo e nel mezzo di questo vi era un vecchio pozzo.
Ad un tratto udirono un grido disperato.
“Aiutatemi! Tiratemi fuori da qui!”


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