"Ci sta provando per caso, mi sembra lo sceriffo sia lucido infatti vuole parlare con entrambe le donne e io non mi permetterei di andare con lui durante l'interrogatorio. Non può decidere sulla mia vita". Osservai Swan..."Puoi fare l'interrogatorio".

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Io lo fissai negli occhi, intensamente, con uno sguardo carico di desiderio.
"Ah si? È questo il parere della mia guardia del corpo?" con aria maliziosa e impertinente.
"Eppure, non sarebbe poi così male se venisse il lupo cattivo a mangiarmi..." fissandolo intensamente "Mi sento così trascurata in questi giorni.." con un leggero broncio finto da bambina cattiva.

"Non lo so..." disse Elv a Gwen "... comunque c'è una madre a cui non è permesso vedere il figio... qualcosa deve pur esserci..." pensieroso.
"Io ho veduto un vapiro..." ad un tratto un altro contadino arrivando da una stradina "... l'altra notte... l'ho veduto bene..."

Minsk sorrise ad Altea.
"Se io ci provassi con lei" disse piano al suo orecchio "lei cadrebbe di sicuro ai miei piedi..." divertito.
Intanto Swan andò ad interrogare la governante.

"Lo so, è una situazione molto grave e non può essere presa così sottogamba, ma neanche essere paragonata ad un romanzo gotico..." commentai.
Poi, arrivò un altro contadino.
"E lei allora cos'ha visto?"

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"La signora" disse Aegos a Destresya con l'aria di chi stava per strapparle i vestiti di dosso "vuol forse incontrare il lupo cattivo? Allora stasera potrebbe fare una passeggiata al chiaro di Luna del cortile..." con tono caldo.
Garion, sul divano, ascoltava senza fissarli, per non farsi scorgere.

"E perché mai dovrebbe provarci con me? Mi dica signor Minsk..."quasi divertita.

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"Una luce..." disse il secondo contadino a Gwen "... come una stella cadente che tagliava il cielo, finendo poi nel chiarore dell'ultimo crepuscolo..."
"Avevi bevuto troppo, Eler..." il primo contadino a lui.
"Invece l'ho vista!" Eler. "Ed ora so che era il vampiro che giungeva con la sera!"

Alzai le sopracciglia e guardai Elv sconsolata.
No, non era possibile, stavamo davvero andando troppo oltre, adesso.
"Ci crede davvero a quello che dice? Cioè... È un'ipotesi audace, se non addirittura surreale, fuori da ogni immaginario..."

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Minsk guardò Altea e sorrise.
"Quando e se lo farò, allora lei lo scoprirà..." disse divertito ed enigmatico.

Scossi il capo "Non credo, non avrete ciocche bionde addosso come lo sceriffo. Almeno le mie intendo" con sguardo serio. Nel frattempo mi guardavo in giro.

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"Qualcosa di misterioso è giunto nel nostro mondo..." disse Eler a Gwen "... e quanto accaduto in casa di Romanov è la prova..."

Sospirai.
"Sì ma è impossibile che si tratti di un vampiro. I vampiri esistono nei libri, non nella realtà" insistetti.
Perché era davvero così, chiunque ne sarebbe stato assolutamente certo e così anche io.

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"Eppure so molto di te..." disse Minsk avvicinandosi ai lunghi capelli biondi di Altea "... si, posso leggerti dentro come nessun'altro..." con voce bassa, confusa tra le chiare ciocche di lei "... non hai segreti per me..."

"Eppure il povero signor Romanov" disse Eler a Gwen "non la pensa così... lui stesso ha visto sua moglie succhiare il sangue del loro figlio di pochi mesi... lui stesso l'ha visto..."

Scossi appena la testa.
Ma com'era possibile?
"Che cosa ha visto esattamente?" chiesi ancora, cercando avere informazioni sempre più precise.
Perché a questo punto dovevo assolutamente capire.

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"Ha visto sua moglie china sulla culla del loro figlioletto..." disse Eler a Gwen "... il bambino era pallido e cadaverico... dalla gola gli fuoriuscivano gocce di sangue... quando la donna alzò lo sguardo sul marito aveva la bocca sporca di sangue... il sangue del loro bambino!"
"Assurdo..." mormorò incredulo Elv.

Udii le sue parole mentre mi guardavo attorno, la sua voce muoveva appena le ciocche bionde e lo guardai "Siamo passati al tu.. Non mi conoscete, io non vi ho mai visto. Leggermi dentro?" sorpresa.

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Non seppi cosa rispondere.
Cosa si poteva dire?
Assolutamente nulla.
Ma proprio niente di niente.
Era tutto surreale e assurdo, stentavo a crederci e anche a questo doveva esserci una spiegazione.
Ma adesso avevo solo paura, infatti cercai la mano di Elv e intrecciai le nostre dita per trovare conforto in un momento così allucinante, da romanzo dell'orrore.

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"Si, come ho fatto poco fa..." disse Minsk fissando Altea "... quando ho svelato la tresca con lo sceriffo..." sorridendo "... amo i misteri... il cuore di Altea non è forse un mistero da svelare? Magari il mistero più intrigante..."

Gwen cercò la mano di Elv e la trovò.
Le loro mani si strinsero.
Lui la guardò e le fece cenno di andare.
Salirono in auto e ritornarono in paese.
Nell'aria però c'era qualcosa di cupo, di tetro.
Tutti nella cittadina parlavano della moglie di Romanov e di quanto aveva fatto a suo figlio.

Anche lui capì che rimanere in quel luogo sarebbe stato solo un problema, così salimmo in auto e tornammo in paese.
Lì l'atmosfera era ancora più terrorizzata e cupa del solito e non era difficile crederlo.
"Io... Dovrei andare in negozio, ora..." dissi, con la voce che stentava ad uscire " Manco da ieri sera a cena, la zia starà dando di matto..." cercando di accennare un sorriso, nel pallido tentativo fallito di sdrammatizzare.

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“No, non andartene ora...” disse lui guidando a Gwen, cercando la mano di lei “... resta con me... ho bisogno di te... di fare l'amore con te... non andartene, ti prego... non lasciarmi solo...” fissandola.

Rimasi a guardarlo senza sapere che dire, guardando lui, poi la sua mano a stringere la mia, poi di nuovo lui.
Nonostante la paura adesso lo avesse un po' soffocato, quel desiderio era sempre lì e lui lo riportò a galla,facendolo riemergere.
Sì, anche io avevo bisogno di lui adesso.
Che fosse per bramosia o per la paura provata, avevo bisogno di lui.
"Va bene... Va bene, resto con te..." mormorai, guardandolo.

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Elv guardò Gwen e strinse la mano di lei nella sua, sorridendole.
"Dimmi..." disse "... dove vuoi andare?"
Davanti a loro c'era il bivio che portava a destra, verso la cittadina e a sinistra, nella campagne.

Dopo alcuni istanti ricambiai la sua stretta e il suo sorriso.
Davanti a noi, il bivio fra la cittadina e la campagna.
Allora gli indicai la strada per la cittadina.
Dopotutto, la zia era in negozio a quest'ora e potevamo avere la casa solo per noi.
A quel pensiero, un fremito esaltato si accese dentro di me, come un brivido che mi percorse tutta, in attesa di ciò che ci sarebbe stato di lì a poco.

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Elv svoltò verso destra e la sua Jeep raggiunse la cittadina.
Qui l'atmosfera era cupa, quasi rassegnata.
La paura dominava ovunque.
Gwen vide allora che l'auto stava passando poco lontano da casa sua.

Elv imboccò la strada per Casarignone e poco dopo entrammo in paese.
Questo, appariva ormai rassegnato, sconfitto.
Era un colpo al cuore vedere la mia cittadina ridotta così, straziata fin nel suo profondo e lacerata dalla paura.
Mentre camminavamo, indicai ad Elv il portone di casa, scorgendolo da lontano e cercai di allontanare da me le brutte sensazioni che mi avevano assalita fin da quando avevamo saputo la notizia.

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La Jeep parcheggiò davanti al portone della casa di Gwen.
i due giovani allora entrarono dentro.
La zia era alla bottega ed i due erano da soli in casa.
"Molto carina." Disse Elv guardandosi intorno.

Entrammo in casa, avvolta dal silenzio e la penombra delle tapparelle quasi tutte chiuse, deboli e sottili raggi solari che entravano dai piccoli fori nelle persiane.
Sorrisi alle sue parole, mentre mi avvicinavo a lui.
"Di certo, è molto più comoda del prato..." dissi divertita.

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Elv sorrise a Gwen e l'abbracciò.
Allora la baciò.
Un bacio intimo e caldo.
"Eppure mi eccitava da morire" disse lui pianissimo "vederti nuda sull'erba... sembravi una ninfa..." baciandola ancora, assaporando le sue labbra.

Mi attirò in un bacio intimo, caldo ed io mi lasciai trasportare dalla sua sensualità.
Sorrisi maliziosamente.
"Ah, interessante... E tu chi saresti? Forse il fauno giunto ad irretirla e sedurla?" mormorai divertita.

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"Ohhh... si..." disse Elv a Gwen, baciandola ancora.
Poi il suo cellulare squillò, ma il giovane non ci badò, continuando a baciare di nuovo la ragazza.
Il telefonino però riprese ancora a suonare.

Ridacchiai, Mentre non riuscivo a separarmi dalla sua bocca.
Poi, il suo cellulare squillò e lui lo ignorò.
Il telefono sembrava però non volersi dare pace.
"Credo che dovresti rispondere" gli feci notare, separandomi da lui.

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Elv sbuffò e prese il cellulare.
Aveva lo sguardo svogliato ma ad un tratto la sua espressione mutò.
Divenne preoccupata.
"Zio..." disse "... zio! Zio che succede? Che succede, zio?"

"La signora ama l'idea di andare a cercare il lupo cattivo..." sussurrai con voce calda, senza riuscire a trattenere più il desiderio che mi bruciava dentro da giorni.
"Una passegiata al chiaro di luna sembra così invitante..." lo guardai accarezzandolo lentamente, una carezza che partiva dal collo e scendeva lungo tutto il petto, fino a sfiorare la cintura.
Avevo sempre amato quel giochino tra noi, quella perenne tensione sessuale, quel continuo cercarsi e trovarsi, il fatto che era sempre lì quanto avevo bisogno di lui.
"Chissà se il lupo sarà davvero così cattivo.." sussurrai, chinandomi sul suo orecchio, quasi sfiorandolo con le labbra.

Scossi la testa con un sorriso sornione mentre sbuffava e rispondeva al telefono.
La sua espressione però mutò, divenendo preoccupata, seria.
E le sue parole non mi piacquero, per niente.
"Elv, che sta succedendo? Cos'ha tuo zio?" dissi subito, spaventata e preoccupata anche io come lui.

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Aegos restò a fissare gli occhi di Destresya tutto il tempo, mentre lei lasciava quella lunga carezza su di lui, fino alla cintura.
"La signora" disse con un sorriso vago e malizioso "deve solo dirmi se vuole che la protegga oppure... se preferisce incontrare da sola il lupo cattivo..."
Garion continuava ad ascoltare in silenzio, sempre più preda delle sue fantasie morbose.

"Mio zio..." disse Elv balzando verso la porta "... non sono riuscito a capire nulla... diceva agitato frasi del tipo... è qui... è incredibile... è proprio qui... e sentivo una strana voce in sottofondo... devocorrere da mio zio!" Fissando Gwen.

Impallidii letteralmente.
No, non suo zio, no!
"Vengo con te. Sbrighiamoci, presto!" avevo già chiuso la porta di casa mia alle mie spalle e stavo raggiungendo la Jeep.
Non sarebbe toccato anche a suo zio, non doveva.

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