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Altea e Korshid, nonostante lo stupore di Guisgard, uscirono dalla sala per raggiungere il lungo corridoio che dava sulle scale.
Ma le due donne trovarono le porte chiuse. “Lady Altea...” disse qualcuno alle loro spalle “... andate già via?” Avvicinandosi a loro Musain, per poi prenderle per mano. “Il bello comincia ora... venite...” e le condusse di nuovo nella sala. Qui tutto, in un'atmosfera quasi incantata, sembrava attendere qualcosa. “Sono venuto qui” de Gur a Froster “solo come privato gentiluomo e non col mio titolo nobiliare. Dunque ogni discorso sulla politica lo ignorerò.” “Rilassatevi e godetevi la festa, barone.” Divertito Froster. Guisgard assisteva a tutto ciò senza riuscire a comprendere cosa stesse accadendo. Si voltò poi a cercare Clio con lo sguardo ma intorno a lui vi era solo vivace confusione. Vide anche ritornare in sala Altea e Korshid insieme a Musain. “Ebbene, sembra tutto pronto...” disse Froster “... avvicinatevi a me, mia cara...” porgendo la mano a Clio “... prego, signor Lhar...” “Si, milord.” Annuendo questi. Un cenno ai servi e le porte furono aperte. Nella sala entrarono allora alcune figure. Qualcuna correva, qualcun'altra danzava, qualcun'altra ancora suonava un flauto. Altre poi spargevano petali di fiori ovunque. Una di esse poi con un agile balzo raggiunse il centro della sala. “Signori e signore...” annunciò Lhar “... per voi stasera lord Froster ha portato qui i più grandi mercanti di sogni... artisti straordinari giunti apposta per tutti noi dalla lontana Capomazda... ecco a voi la Compagnia dell'Aureo Giglio!” Tutti applaudirono. La figura al centro della sala cominciò a declamare: “Senza sosta lo cercan qua, lo cercan là... Capomazda tutta si strugge e dov'è non sa! Che sia sbocciato dove il sogno divien sussurro, questo meraviglioso ed inafferrabile Fiore Azzurro!” E poi con un piccolo specchio, giocando con i riflessi delle candele, cominciò a diffondere ovunque giochi di bagliori screziati. http://www.adelerotella.com/blog/wp-...eidoscopio.jpg Si conclude la prima parte intitolata L'asso di Picche. Fine prima parte |
Prologo
Le porte della sala si aprirono e tutti gli invitati della festa furono fatti passare in un salone adiacente, nel quale sorgeva il teatro privato degli antichi conti di Lortena. Naturalmente i primi posti, quelli più ambiti, furono riservati a Froster, Clio, Lhar, Oxuid, de Gur, Elisabeth, Altea, Musain e infine al falso Imone. Tutti gli altri si accomodarono nei posti successivi che riempivano quella piccola platea. Sul palco presero poi posto i membri della Compagnia del Giglio Aureo, tutti col volto coperto da una delle tante maschere della Commedia dell'Arte, subito intenti a sistemare alcuni pannelli decorati per animare un rudimentale sfondo. “Signori...” disse infine uno di quegli artisti all'aristocratico pubblico presente “... stasera siamo stati chiamati per allietarvi con una delle tante opere della Commedia dell'Arte... ma poi, malauguratamente, il copione su cui avevamo scritto trama, ruoli e atti dell'opera è andato perduto... forse a causa della memoria poco lucida di qualcuno dei nostri drammaturghi, o di qualche grave dimenticanza nel custodire il baule in cui conserviamo solitamente le varie sceneggiature, o magari solo perchè qualcuno dei nostri autori stamani si è svegliato senza la benevolenza di madama Ispirazione...” scuotendo il capo “... fatto sta che mentre preparavamo maschere e costumi ci siamo accorti di non avere più una storia da rappresentare...” chinò il capo, per poi rialzarlo lesto un attimo dopo. Una capriola sul palco, un salto all'indietro ed un vistoso inchino rivolto all'uditorio. “Ma annullare il nostro spettacolo non sarebbe forse un delitto?” Continuò sorridendo da sotto la sua vistosa maschera. “Dopotutto, se non possiamo attingere dalla Commedia dell'Arte, lo faremo dalla vita reale, che infondo altro non è che l'Arte della Commedia!” Assumendo una posa teatrale. “Allora ci verremo incontro, miei signori. Noi narreremo a voi una degna storia, con tutti i canoni, le regole, i tempi, contrattempi, imprevisti, probabilità e colpi di scena. Il tutto al servizio di un finale meritevole di tal nome. Mentre invece voi, dame e messeri, aggiungerete a tutto ciò i personaggi, dove ciascuno di voi presterà volto e cuore ad uno di essi, consentendogli di vivere un'avventura degna di un romanzo.” In quel momento un secondo artista apparve sul palco, con in mano un grosso cappello colmo di tanti bigliettini, ognuno ripiegato su stesso. Con un agile balzo raggiunse la platea e cominciò a girare tra i vari spettatori. “In quel cappello” fece l'artista che aveva parlato sul palco “ci sono i ruoli per la nostra storia. Ognuno di voi che vorrà impersonare una delle tante parti consentite non dovrà fare altro che pescare uno di quei bigliettini. Chi invece desidererà essere semplicemente se stesso in questa nostra rappresentazione, potrà tranquillamente ignorare quel cappello ed il suo contenuto.” Un nuovo inchino e svanì dietro il sipario, mentre il suo compagno continuava a girare fra i posti della platea e offrendo un ruolo a ciascuno dei presenti per quel misterioso ed insolito spettacolo. http://www.cartaalta.com/venetian_co...che_bronze.jpg |
Presi posto accanto a Froster, osservando la scena.
Amavo il teatro, da sempre, era capace di trasportarmi in un altro tempo e nei posti più lontani. E anche quella volta fece il suo effetto. Ascoltai divertita il discorso dell'artista. Noi dovevamo impersonare la storia? Guardai il cappello passare, con i suoi bigliettini in mostra. Se volevo essere me stesa dovevo ignorarlo. Ma io portavo già una maschera, anzi due. Chi era la vera me stessa? Il famigerato Lupo Nero? La dolce dama accondiscendente? La contessina intransigente? La ragazzina che si esercitava a combattere con suo cugino? Come potevo interpretare me stessa, se solo definirmi era complicato? E poi, volevo davvero che quella gente mi conoscesse veramente? Forse, pensai, portare una vera maschera sarebbe stato più facile, sarebbe stato liberatorio. Mi morsi inavvertitamente il labbro con aria divertita. E se pescassi una parte che non ti piace? Pensai. Beh, farò del mio meglio. Per un momento i miei occhi incrociarono quelli del falso Imone e sorrisi, mentre pescavo un bigliettino dal cappello. |
Nella sala c'era una vivace curiosità.
Froster, divertito, fu il primo a pescare il biglietto dal cappello che quell'artista faceva passare tra i vari posti a sedere. E quando fu sul punto di leggere ad alta voce ciò che su di esso era scritto, l'artista subito lo ammonì. “Milord...” disse sorridendo, con i suoi occhi vispi celati dalla maschera “... nessuno oltre voi deve conoscere ciò che nel bigliettino è riportato... altrimenti non vi sarà possibile entrare nella storia.” “Ma certo, certo...” ridendo il rozzo tiranno. E quel cappello continuò a scorrere fra i vari spettatori, fino a quando raggiunse Clio. E dopo un istante la ragazza pescò il suo bigliettino. Bigliettino che così recitava: “Son la Sorte, oppure il Destino e come ti vedo sei nel bigliettino. Abile spadaccina o maestra d'armi, così, se poi lo vorrai, potrai sfidarmi. Ma anche, perchè no, audace piratessa e allora la tua vita non sarà più la stessa.” |
Aprii il bigliettino e sorrisi.
Beh, pensai, mi era andata bene, combattere era una delle poche cose che sapevo fare bene. Restai a pensare un po', mentre osservavo il cappello fare il giro della stanza. Immaginai una storia, un personaggio a cui prestare corpo, voce e cuore. Una piratessa? Pensai, divertita. Non avevo mai pensato di darmi alla pirateria. Così come non avevi mai pensato di diventare un Brigante, o sbaglio? Effettivamente... Restai a fantasticare sul personaggio da interpretare, mentre l'aria divertita aveva contagiato la sala. Mi chiesi cosa stesse pensando Musain o Oxiud. Certo che, pensai, una sortita dei Lupi in quarto preciso momento sarebbe perfetta. |
Mi alzai in piedi ridendo verso le persone presenti e i teatranti.."Questa è una farsa..sapete.. iniziai una avventura e chi me la propose disse io come molti altri dovevo trovare il finale di una storia..dovevo portarla io a compimento..io, infatti, ho dato tutta me stessa per portarla a compimento..ma che succede ora? Oh, è uno scherzo...volete io cambi la mia vita? Ciò che sto cercando?".
Guardai l' uomo col cappello..."Mi chiedo come voi, senza conoscermi..senza sapere i miei desideri e ideali, quali sono i miei sogni potete darmi una storia o un personaggio da interpretare..a pochi è dato leggere nel cuore, nelle passioni e nei desideri..sono contenta per voi che riuscite a farlo...ma io sono certa voi non sapete leggere nei miei...potete proseguire...". Mi risedetti prendendo la mano a Korshid. |
Pochi momenti per qualche sorriso di circostanza......De Gur disse solo due parole che esprimevano tutta la sua disapprovazione.....fummo invitati in una sala più grande dove era allestito un teatro...probabilmente per l'occasione......stranezza...avevano perso il copione, e con inchini e sobbalzi....ci spiegò il da farsi.....liberi ovviamente di parteciparvi oppure no........ero seduta tra De Gur e Oxuid.......e la cosa pazzesca era che mi stavano proponendo qualcosa che facevo da quando ero nata......strano destino il mio....nasco femmina e vivo da uomo.....torno donna e somiglio perfettamente ad una persona che non conosco..prendendone per certi versi la sua persona.........in quel momento che cosa sarebbe cambiato ....nulla.......alzai....lievemente la voce perche' mi sentisse Oxuid......" Ditemi De Gur....metterete la mano insieme a me nel cappello ?.........mi seguireste nel cambiamento...o preferite....conoscere....la storia che abbiamo iniziato ?..."....
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L'artista sorrise a quelle parole di Altea.
“Milady...” disse “... spesso quel che si ha nel proprio cuore viene palesato con parole o gesti semplici e in questi casi comprendere attraverso ciò la natura del cuore non è poi così difficile... ma non è certo mia intenzione contraddire le vostre convinzioni... se vi aggrada potete portare voi stessa nella nostra rappresentazione, dunque... siamo qui riuniti per diletto, milady e nessuno è spinto a fare ciò che non desidera...” mostrò un lieve inchino e proseguì poi per distribuire i bigliettini del suo cappello ai presenti nella platea. Arrivò così davanti ad Elisabeth e a de Gur. “Chissà...” mormorò il barone “... magari può essere divertente partecipare a questo gioco... di certo lo sarà di più che ascoltare il padrone di casa ed i suoi fedeli servi...” in modo che tutti sentissero “... e forse può essere interessante conoscere in che modo questi artisti sapranno cucirci addosso una parte per il loro spettacolo... ma se vi aggrada, milady, potremmo sempre essere noi stessi in questa rappresentazione... cosa ne dite?” Clio intanto aveva pescato il suo biglietto da quel cappello, mentre intorno a lei l'eccitazione e la curiosità di quegli spettatori verso l'imminente spettacolo era sempre più forte. Froster guardò la ragazza e fu quasi tentato di chiederle del biglietto, ma la presenza vigile di quegli artisti alla fine lo scoraggiarono da ogni proposito. Infine il cappello arrivò davanti a Guisgard. “E voi non pescate nessun bigliettino, messere?” Chiese Musain. “O forse nello spettacolo che ci attende volete continuare ad impersonare la stessa parte? Eppure, no so, vedendovi sono spinto a credere che in voi ci sia la stoffa del commediante... sono certo che siete in grado di soddisfare il ruolo che in quel bigliettino è stato preparato per voi.” “Come possono questi attori” sorridendo tiepidamente l'impostore “conoscere la nostra indole?” “Cosa vi costa provare dunque?” Fissandolo Lhar. “Tutti ci siamo prestati a questo gioco...” intervenne Oxuid “... volete forse restare a fare da semplice spettatore, messere? Suvvia, anche vostra cugina ha pescato il suo bigliettino.” Guisgard allora allungò la mano e pescò il suo bigliettino. Poi lo aprì e conobbe la parte che quella compagnia di artisti, o forse il Destino, aveva preparato per lui. |
Mi guardavo in giro, osservando la reazione degli altri invitati.
Era un gioco, infondo, e forse poteva essere divertente, dimenticare chi si è davvero e rinascere dietro una maschera. Froster moriva dalla voglia di sapere cosa avessi pescato, glielo leggevo in faccia, ma mi limitai a sorridere, senza finzioni. Musain era vicino al finto Imone, di cui continuavo ad ignorare il nome, e vidi che anche lui aveva pescato un bigliettino. Mi chiesi cosa ci fosse scritto, cosa la rappresentazione avesse in serbo per lui, e per noi tutti. Mi univo alla curiosità dei presenti, nel domandarmi come avrebbero fatto quegli artisti a farci calare nella parte. Probabilmente, bastava aspettare. |
Guardai De Gur.........e sorridendo...." I giochi sono sempre molto eccitanti...favoriscono la nostra intelligenza.....la strategia infondo e' un gioco...e il piacere e' il gioco del coinvolgimento......se cambierete con me....allora si può tentare....ma se voi non lo farete....io potrò essere tanto Elisabeth quanto Symoin.........."......chiamai l'attore...e mi porse il cappello....." De Gur.....facciamolo insieme....."....
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"E.." sospirai guardando il finto Imone Marsin "lui aveva la mia stessa idea vedo..ma si è fatto coraggio..il mio Amore.. allora venite, non posso essere da meno di lui" e gli accarezzai il viso e lo guardai nei bellissimi occhi azzurri..già forse lo avrei visto per la ultima volta.."Avanti.., non vorrei sembrare troppo noiosa o monotona".
Mi avvicinai all' uomo e presi il biglietto e lo aprii. |
L'artista porse il cappello con i bigliettini a de Gur che ne pescò uno.
Poi fece lo stesso con Elisabeth. E nel biglietto pescato dalla donna vi erano queste parole: “Strega o fata, dice il Fato e saperlo ora non ci è dato. Circe, Medea oppure Didone, è la Sorte che ha scelto il copione. O anche chissà, una ricca cortigiana. Bella, adulata e discendente di Diana.” |
Guisgard fissò Altea e le sorrise.
La principessa scelse poi il suo biglietto nel cappello. E il biglietto questo recitava: “Ricca dama presso i Taddei, nella terra di Dio, senza altri dei. Tra la nobiltà di quelle antiche terre, sorte dai sogni, da sfarzo e dalle guerre. Ma se vuoi sarai una libera avventuriera, audace, bella, senza padroni e senza bandiera.” |
Vidi De Gur leggere il suo biglietto......e io aprii il mio.......Il Destino non deludeva mai.....infondo Symoin era a detta di alcuni una maga....conosceva il mondo dell' occulto.......e allora Bella adulata e discendente di Diana........" Spero che il vostro bigliettino sia piacevole quanto il mio .....De Gur..."....e appoggiai il mio capo sulla sua spalla.....
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Lessi il biglietto ad alta voce.."Oh una scelta difficile..io ho uno spirito avventuriero..da sempre..ma essere una ricca Dama dei Taddei..sempre bella comunque" sorrisi ironica visto solo alla avventuriera si dava della bella "è un onore essere una donna importante a Capomazda...e sia...sarò una Dama presso i Taddei" e mi sedetti vicino al falso Imone e lo guardai baciandolo poi con passione e sussurandogli "E voi non dite cosa sarete..sempre misterioso..ormai mi ero abituata a voi". Osservai Musain..."Eh..non avevate ragione..l' Amore non è Immortale...io e lui ora potremmo dividerci sicuramente proprio quando ho iniziato ad amarlo follemente" e lo guardai bisbigliandogli nell' orecchio.."Questa non è finzione..fin dal primo giorno mi toglieste il pugnale" e sorrisi guardando Korshid, magari ella poteva diventare la mia dama di compagnia.
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L'artista allora apparve di nuovo dal sipario e salutò la platea con un vistoso invito.
“La nostra storia comincia così... in tempo fiabesco, ma reale... e con un viaggio...” disse “... in una città misteriosa, di cui tutti parlano, ma che pochi hanno visto davvero... tre uomini... un chierico, un notaio ed un cavaliere... inviati dall'Arciduca di Capomazda per un'importante missione diplomatica...” in nuovo inchino e il tutto cominciò. Antefatto I tre uomini raggiunta la favolosa città, nel cuore di un mattino avvolto da un cangiante bagliore multicolore e rapiti dal suo incredibile e quasi ultraterreno splendore, furono poi condotti nel cuore di quel mondo principesco, dove sorgeva la più superba e magnifica di tutte le sue costruzioni, il grandioso Palazzo Reale di Gioia Antiqua. La sontuosa costruzione era orientata con la facciata principale verso Est, come le antiche chiese Cristiane, dove su una pianta cruciforme, con al suo centro il corpo principale del palazzo, prendevano ad erigersi otto alte e slanciate torri ottagonali, che sembravano fungere da guardiane dell'intero e nobile edificio. Al centro, collegato col palazzo vero e proprio, sorgeva un monumentale dongione, che superava per dimensioni tutte le altre torri circostanti. Questi pinnacoli, con al centro il titanico torrione, apparivano, con la loro eleganza e l'armoniosa disposizione che soddisfava tutte le più chiare norme di un'estetizzante perfezione matematica, quasi come una corona atta a racchiudere la parte più aristocratica dell'intero complesso. Perchè se l'esterno dell'edificio, con la sua ossessiva ricerca di eccellenza geometrica e cabalistica, risultava in qualche modo spoglio di ogni eccessivo fasto e pomposità, fatta eccezione per un rivestimento di mattoni dalle differenti screziature cromatiche, l'interno invece di quella reggia si presentava animato da uno sfarzo dai tratti fiabeschi. I tre uomini, condotti da servi e valletti abbigliati con abiti ricchissimi, furono introdotti, attraverso un ampio atrio ricco di statue di purissimo marmo prima e un lungo e sontuoso corridoio dalle pareti abbondanti di affreschi poi, in una maestosa sala longitudinale, il cui interno era scandito da due fila di colonne in granito rosso. E su ciascuna colonna si apriva una finestra a bifora che consentiva alla luce del giorno di inondare quell'ambiente, esaltandone così la preziosa e variopinta decorazione. Su tutto il soffitto, racchiuso da robusti archi a tutto sesto ricoperti da foglie d'oro, figuravano preziosi mosaici dalle tessere vitree, capaci di generare, a contatto con la luce, intensi e perenni scintillii. Il pavimento poi non era da meno a tutta quella sontuosità, costituito da grandi lastre rettangolari marmoree in giallo antico, incorniciate da fasce di marmo di un verde ellenistico. Anche le pareti apparivano rivestite da preziosi e magnifici marmi policromi. E le incrostazioni marmoree delle pareti, dei pavimenti, unite allo splendore delle colonne, colpite dai potenti e fulgenti fasci di luce che attraversavano le finestre, generava straordinari e magici effetti policromatici, dissolvendo in un superbo sfolgorio di luminosità e colori i confini spaziali di quel luogo, donandogli fattezze quasi ultraterrene. Rapiti da tutto questo splendore, i tre messi arrivarono in fondo alla sala, ritrovandosi allora di fronte ad una piccola aula separata dal resto di quell'ambiente da tredici colonne in marmo bianco. Al centro di essa, in una piccola nicchia absidata, un velo celava una figura slanciata ed elegante. “Parlate, dunque.” Disse una voce di donna dal lieve accento straniero. “Altezza...” col capo chino il notaio “... veniamo a nome di Sua Signoria Cattolica l'Arciduca Dominus, signore di Capomazda e vassallo della Chiesa Romana... egli domanda la vostra mano, mia regina, portandovi in dono le sue terre e la sua nobile persona.” “Ho udito” fece la regina col suo caratteristico accento “che il vostro signore però non è il legittimo duca di Capomazda.” “Altezza, egli è nobile e nelle sue vene scorre il medesimo sangue dei suoi grandi avi, come il leggendario Taddeo I, suo figlio Ardea de' Taddei e Ardeliano il Grande.” Rivelò il notaio. “Eppure” replicò la sovrana da dietro quel velo “non era destinato a lui il Trono Gigliato, come voi chiamate il seggio dei vostri Arciduchi, ma a suo nipote che invece ha spodestato.” “Non è così, Altezza...” alzando timidamente lo sguardo il notaio “... suo nipote fu rapito tempo fa, quando era ancora un bambino, durante il soggiorno di suo zio, Taddeo l'Austero, a Sygma... e dunque l'elezione ad Arciduca del nostro signore è legittima e riconosciuta anche da Sua Grazia il Vescovo.” “Un servitore” fece la regina “si lega al suo padrone per mille motivi... la paura, l'ignoranza, l'interesse...” “Mi è concesso parlare, Altezza?” Chiese il chierico. “Parlate.” Rispose la regina. “La mia presenza qui” spiegò il chierico “è testimonianza del riconoscimento e dell'appoggio che Sua Grazia il Vescovo ha concesso all'Arciduca Dominus... dunque la sua elezione è legittima e riconosciuta sia dal Diritto Reale, sia dal Diritto Ecclesiastico.” “Perchè vuole sposare una donna che non conosce?” Domandò la regina. “Per le mie ricchezze, immagino. Non certo per Amore.” “Altezza...” intervenne il notaio “... l'Amore che muove il mondo è un'invenzione dei poeti e dei bardi... quello passionale e travolgente che fa scoppiare guerre o distrugge regni alberga solo fra i versi delle poesie e fra le pagine dei romanzi... esso non è altro che l'idillica e romantica rappresentazione dell'infatuazione giovanile, che arde presto con vigore, ma che poi si dissolve in breve tempo. L'Amore invece, quello vero, è il naturale compresso tra due animi affini che con affetto decidono di trascorrere insieme la propria vita. A far girare il mondo vi sono ben altre cose e molto più importanti. E su queste cose Sua Signoria fa leva per convincervi ad accettare la sua richiesta di nozze, Altezza.” “Mi hanno parlato” mormorò la regina “di un'antica maledizione che flagella i Taddei... un oscuro incantamento che ha causato la terribile morte di coloro fra essi che scelsero invece di innamorarsi liberamente. Egli dunque non teme ciò?” “Sono solo leggende e antiche superstizioni, Altezza.” Disse il notaio. “Antiche dicerie frutto d'ignoranza e sorte in tempi remoti. Capita spesso che attorno a nobili e potenti signori il folclore popolare ricami storie inverosimili che poi col tempo maturano in veri e propri miti o leggende.” “Il vostro signore da adito alla Ragione dunque e non al cuore.” Sentenziò la regina. “Sicuramente, Maestà.” Annuì il notaio. “E sia...” mormorò la sovrana “... se è allora disposto a portarmi in dono il suo ducato, non avrà dunque difficoltà a soddisfare la mia richiesta... chiedo un pegno per la mia mano.” “Un pegno?” Ripetè il notaio, per poi voltarsi verso il chierico ed il cavaliere. “Si.” Annuì la regina. Un'ancella si avvicinò ai tre con in mano un bellissimo e prezioso vaso d'oro. “Direte al vostro padrone” continuò la sovrana “che la regina di Gioia Antiqua accetta la sua richiesta di nozze, purché riempia con un pegno questo vaso d'oro.” “Ho facoltà di parlare, Altezza?” Chiese il cavaliere. “Parlate.” Acconsentì la donna. “Qual'è il pegno con cui riempire questo vaso, mia regina?” Domandò il cavaliere. “Il Fiore Azzurro.” Rivelò la regina. “Dite al vostro signore che solo se riuscirà a riempire questo vaso con il Fiore Azzurro avrà diritto alla mia mano.” I tre uomini si scambiavano sguardi perplessi. “E' tutto.” Concluse la sovrana, per poi svanire oltre quel velo che l'aveva nascosta per tutto il tempo. E i tre messi dell'Arciduca, portando con loro il vaso d'oro, lasciarono il palazzo e poi la città, per ritornare a Capomazda. La Donna di Fiori Capitolo I: Il mostro di Capomazda “Un basso suono di terremoto si fece udire, un rombo sotterraneo; e poi tutti trattennero il fiato, mentre impacciata di cavi pendenti, di ramponi e di lance, una grande forma balzava per il lungo, ma obliquamente sul mare.” (Herman Melville, Moby Dick) La città di Amoros, racchiusa tra i fiumi Calars e Volotronus, con la sua caratteristica forma a Croce, era animata quella mattina da una vivace agitazione. Nelle locande, per le strade, tra i banchi del mercato, davanti alle botteghe, in ogni piazza e persino nello spiazzale della chiesa principale, quella dedicata all'Arcangelo Michele, circolavano voci riguardo a strani fatti accaduti attorno alla capitale Capomazda. “Vi ho detto” disse un uomo agli altri seduti con lui nella locanda “che hanno cercato di abbatterlo, ma i colpi di mortaio non arrivavano a colpirlo.” “E come può essere?” Chiese uno di quelli seduti. “Perchè è schizzato in volo in un momento!” Rispose l'uomo. “Questa poi...” un altro dei presenti “... come può volare? Che assurdità...” Altri risero. “Non ho mica inventato io questa storia!” Risentito l'uomo. “Tutti ormai ne parlano ad Amoros! E la notizia è giunta da alcuni mercanti che si son fermati qui di ritorno da Solpacus!” “Ma allora di cosa si tratta?” Domandò un altro. “Io mi sono fatto la mia idea...” mormorò l'uomo. “Avanti, dilla anche a noi.” Un altro di quelli che ascoltavano. “Beh, deve trattarsi di un drago.” Sentenziò l'uomo. “Un drago?” “Ah, hai il concime nella testa!” “E noi qui che lo stiamo anche ad ascoltare!” “Che il diavolo mi porti se mi sono inventato io questa cosa!” Sbottò l'uomo. “A Capomazda lo credono in tanti ormai! Diversi testimoni infatti affermano di aver visto quella cosa adagiarsi sulla campagna, scorrere lieve sulle acque di un fiume e schizzare poi in volo appena vistasi attaccata! Secondo voi cos'altro può essere se non mostro volante?” “I draghi sputano fuoco si dice...” mormorò un altro di quelli. “E infatti anche questo misterioso mostro volante sembra in grado di farlo!” Annuì l'uomo. “Figuratevi, ha vomitato fuoco su una torre piena zeppa di arcieri intenti a bersagliarlo con i dardi! Ve lo dico io... è un drago! Di quelli che si leggono nelle antiche leggende!” “E cosa fanno ora a Capomazda?” Domandò un altro ancora. “Ho udito che hanno messo una taglia su quel mostro!” Rivelò l'uomo. “Chiunque riuscirà ad abbatterlo o a fornire qualche testimonianza utile ai soldati del duca riceverà una profumata ricompensa.” Tutti, a quelle parole, restarono colpiti. “Credetemi...” l'uomo a tutti loro “... in tutto il ducato non si fa che parlare di questo misterioso e terribile mostro...” http://www.dailymobile.net/wp-conten...lpaper-197.jpg +++ |
Quella mattina mi alzai presto, ero intenzionata a farmi un bel giro a cavallo nella foresta...a volte le giornate possono trascorrere senza fine a Capomazda e, fortunatamente, avevo a disposizione molti diversivi, eppure qualcosa mi mancava o forse mi annoiava.
Petronilla, la mia dama personale di compagnia nonchè balia, bussò alla porta e le dissi di entrare..ovviamente la colazione era servita a letto e in camera. "Potete poggiare sul tavolo di ebano" e mi alzai correndo dal letto, con disappuno di Petronilla visto ero famosa per l'animo irrequieto e particolare che per qualcuno era eccessivo alla corte dei Taddei. "Ma che bontà, la cuoca ha superato se stessa" e mi sedetti gustando la colazione. Petronilla scuoteva il capo e le sorrisi immaginando ciò che pensava..troppo avidamente Altea.."Oggi vorrei andare nella foresta col mio cavallo, ovviamente dopo la Santa Messa e il Rosario, ma mia madre dice non posso...io credo sia una finzione, frutto di qualche mente troppo fervida di immaginazione..un drago. Io e il mio maestro riteniamo sia un animale venuto da qualche posto esotico..chissà" dissi con aria sognante sorseggiando il thè "magari un affascinante e selvaggio pirata proveniente da una isola misteriosa e sconosciuta l'ha portata qui come trofeo". La buona donna era esasperata e si sedette guardandomi e sorridendo leggermente..e mi ricordai dovevo nascondere quel libro di avventure che tanto amavo ma i miei genitori ritenevano profano..era proprio sul comodino. Petronilla mi aiutò a vestirmi ma erano abiti sontuosi.."Sapevo..anche oggi niente corsa a cavallo" mi rabbuiai ma ella mi accarezzò dolcemente il viso come una madre...e non come la mia vera madre disinteressata che avevo. Eccomi..sono Altea..giovane ricca dama alla corte dei Taddei..con un padre che mi donerebbe il mondo intero e una madre che, avendo avuto solo cinque figlie, pensava unicamente oltre ai vestiti a darci in sposa ai migliori partiti della corte...impresa non facile, ovviamente, con me..soprattutto per la fama della mia indole ai loro occhi incomprensibile. http://i62.tinypic.com/20jiszo.jpg |
Il vento del Sud mi accarezzava il viso, mentre, ferma sulla linea di prua, osservavo l'orizzonte: un'infinita distesa più blu dei miei occhi.
Li chiusi per un momento, assaporando il profumo del mare, la carezza del vento, il sussurro della libertà. Avevamo viaggiato a lungo, ricoprendoci di gloria o infamia a seconda dei punti di vista. Ormai, nei porti dalle Flegee alle isole più lontane, tutti conoscevano la mia Hydra, e forse in molti avevano dimenticato la vecchia Clio. Non che avesse più importanza, ormai. Quella ragazzina sfortunata non esisteva più. Se mi avessero preso non ci sarebbero andati per il sottile, pur non riconoscendomi. Non serbavo più rancore, dopotutto, grazie a tutto quello ero diventata la Clio di adesso. Certo, non era stato facile, ma ogni sforzo mi era stato ripagato. Il rispetto era stata la conquista più grande. Quel rispetto che non avevo mai avuto in quel maledetto palazzo. Non mi mancava la mia vecchia vita, ormai era come sbiadita e cominciavo a credere fosse un sogno. Una cosa sola continuavo a invidiare alla vecchia Clio, pensai, con una stretta al cuore. E pensare che lei non ci dava così tanto peso. Ma avrei barattato fino all'ultima pietra preziosa nascosta sull'Hydra, in cambio di una di quelle serate d'estate, le risate, i discorsi che non finivano mai. Quel dolce e doloroso pensiero mi colpì in pieno, come una rapida folata di vento, costringendomi ad aprire gli occhi e sorridere, mio malgrado. "Sii felice.." sussurrai al vento, quasi potesse fare da messaggero e giungere alla sua porta. Accarezzai dolcemente il pesante legno della balaustra, e solo in quel momento mi resi conto che la lancia era tornata. Lasciai che le onde continuassero a lambire i miei ricordi, i miei pensieri, e mi diressi sul ponte a passo spedito. Il mio primo ufficiale era già in compagnia dell'esploratore. Aspettavano solo me. Salutai entrambi con un cenno e mi appoggiai al parapetto. "Allora? Quali notizie porti dalla terraferma, Lius?" chiesi al marinaio appena rientrato sulla nave. http://media-cache-ec0.pinimg.com/or...314551c485.jpg |
La lancia raggiunse la fiancata dell'Hydra e venne poi issata su con delle robuste cime, permettendo così ai marinai di scendere sul ponte.
“Capitano...” disse Luis a Clio e salutandola portando la mano all'altezza della fronte “... beh...” guardando poi verso la grande distesa blu che li circondava “... lungo le coste Fleegesi credo sia in atto un bel acquazzone e forse per questo che scarseggiano così tanto navi all'orizzonte...” “Andiamo, Luis...” scuotendo il capo Yanos “... un acquazzone o anche un temporale non può durare giorni interi... e ormai è una settimana che non avvistiamo una nave mercantile o da trasporto...” “Le uniche due imbarcazioni viste negli ultimi cinque giorni” intervenne Abriz “sono state una fregata ed un vascello... insomma navi piene zeppe di mortai e soldati...” “E questo non vi dice nulla?” Fissando tutti loro Zarat. “Ormai tutti lo temono. Ne sono terrorizzati. Per questo si tengono lontani dal mare aperto.” “Di cosa diavolo stai parlando?” Voltandosi verso di lui Abriz. “Del mostro...” rispose Zarat “... ecco di cosa... gli ultimi ad averlo visto sono stati due pescatori la cui barca è finita al largo dopo una pioggia improvvisa... uno solo di loro si è salvato, ripescato poi due giorni dopo da un peschereccio... raccontava di un mostro capace di scorrere rapido sulle acque e di librarsi poi in volo con la medesima velocità, sollevano gigantesche orme che hanno così travolto la loro barca...” “E se esiste davvero questo fantomatico mostro” replicò Yanos “perchè allora noi non siamo mai riusciti a vederlo?” “Siamo stati fortunati...” mormorò Zarat “... fortunati... ma non bisogna sfidare troppo madama Fortuna...” |
Petronilla scosse il capo a quelle parole di Altea.
“Un pirata...” disse con vago disappunto “... che assurdità!” Esclamò poi. “Leggete troppi romanzi, voi.” Fissandola. “Quanto al mostro, dubito davvero che qualcuno possa condurlo da un luogo all'altro della Terra, visto che, a detta di coloro che l'hanno in qualche modo intravisto, si tratta di una creatura fuori dall'ordinario in fatto di dimensioni. Ed anche feroce, aggiungerei. Visto i danni che ha causato al piccolo porto fluviale sul Volotronus, ad uno dei torrioni di avvistamento lungo la brughiera, dove ha letteralmente dato fuoco ad un intero manipolo di arcieri e senza dimenticare poi gli armenti ed i greggi che spaventa e disperde quando compare all'improvviso fra le nuvole.” Si fece il Segno della Croce. “E tutto sommato la cosa non dovrebbe stupire più di tanto, poiché anche nelle Passioni di molti Santi compaiono animali simili... San Giorgio ha ucciso un drago e lo stesse fece San Colombano, trasformando poi quel luogo nel suo eremo.” Sorrise ad Altea. “Suvvia, ora basta parlare di queste cose. Appena terminerete di fare colazione scenderemo nel cortile. Oggi Sua Signoria mi sembra piuttosto impaziente. Credo attenda qualcuno di molto importante.” |
Ascoltavo le parole di Petronilla..neppure lei mi capiva per nulla, nonostante fosse cosi buona.."Avete dimenticato San Michele Arcangelo...pure egli sconfisse un drago..che in verità era un demonio" presi il santino del mio santo protettore e mi feci il segno della croce per rimanere a fissarlo e riporlo nel mio diario prezioso.
E ora non si doveva più condurre una vita normale a causa di quel drago, scossi il capo..non poteva essere. "Oh, una persona importante..vi sono pure mie sorelle?" mi alzai pensando almeno avrei avuto un diversivo ma mi chiedevo chi potesse mai essere, aprii la porta non ascoltando le parole di Petronilla che mi seguiva velocemente e camminai per i lunghi corridoi e scesi le scale per trovarmi in cortile e mi venne incontro una delle mie sorelle...la maggiore e con cui ero più affine la bella e glaciale Costanza..."Ci sono novità? Lady Petronilla dice è arrivato qualcuno di importante". |
Ascoltai attentamente i membri della ciurma.
Quella non era gente facilmente impressionabile, anche se i marinai tendevano a credere a miti e leggende. "Non siamo obbligati a restare qui.." commentai infine "L'ultima cosa che ci serve è finire in mezzo ad una guerra, o farci immischiare in faccende che non ci riguardano.. come un mostro marino alato.." risi appena "Ma siamo in mare aperto da troppo tempo, e sta finendo il vino.. C'è un porto sicuro? Possiamo fermarci un paio di giorni, e progettare una nuova rotta.. o cambiarla subito e sperare che il prossimo mercantile che incontreremo venga da Solpacus o da Lortena.." sorrisi "Ma preferirei far porto.. abbiamo viaggiato tanto, e un po' di riposo non può farci male.. tanto più se c'è un terribile mostro al largo.." con enfasi, per poi sorridere "O no? Ma l'ultima cosa che voglio è finire dalla padella alla brace... O il porto è sicuro, o ce ne troviamo uno da un'altra parte..". |
Grazia si avvicinò ai tre cavalieri e questi smisero subito di discutere.
“La questione” disse uno dei tre a Grazia “è molto più complicata, damigella...” “Si, infatti discutiamo sul leggendario Fiore Azzurro...” fece il secondo. “In particolar modo su che tipo di Fiore Esso sia...” intervenne il terzo “... perchè solo così potremo entrare al castello...” indicando il maniero poco distante. “Perchè anche noi, come voi siamo diretti al castello.” Disse il secondo cavaliere. “Ma la castellana, di cui noi tre siamo innamorati, ha detto che sceglierà fra noi solo colui che sarà in grado di rivelargli l'aspetto del Fiore Azzurro...” In quel momento anche Arwin si avvicinò a Grazia e a quei cavalieri. |
C'e' un'isola poco a largo di Capomazda......visitabile via terra solo quando c'e' la bassa marea.......In quell'isola dove il bosco e' sovrano ....vivo Io..... Elisabeth... principessa di quell'isola.....dedita alla Dea Diana.........Con me ci sono ancelle e un servitore che mi segue da quando il tempo si ricorda...della mia venuta al mondo.........Principessa dei boschi conosco la Dea Madre e consacrata al culto dell'acqua.....vivo i laghi del luogo....un uovo di drago venne deposto nel tempo...ed egli ora vive.....nelle segrete del mio castello...egli per me......e' un amico fidato...difenderebbe la mia vita a costo della sua.........
C'era profumo di pane fresco....era Armida....una delle mie ancelle......" Sei sempre così devota.....e pronta...leggi nei miei sogni...e il pane fresco mi ha messo di buon umore...."...mi tirai su......e presi una pagnotta fragrante......" E' tempo di sostituire i ceri nel Tempio e ovviamente bisogna togliere la vecchia cera.......stasera ci sarà la luna piena...e dobbiamo consacrare il Tempio....fammi preparare il bagno e così sarò pronta...."......il sole illuminava la mia stanza....scesi dal letto e mi affaccia alla finestra......il bosco era profumato.......e i fiori erano così rari e preziosi che decisi......di scendere e portarne qualcuno in camera.......... http://i62.tinypic.com/34pnvhz.jpg |
“In verità” disse Costanza ad Altea “Sua Signoria sembra aspettare qualcuno... e con molta impazienza dire... però non è giunto nessuno al palazzo...” sorrise “... chissà, magari Sua Signoria attende qualcuno dei suoi ufficiali per avere notizie sul mostro...” rise con fare civettuolo “... e alcuni ufficiali sono davvero affascinanti... dovresti scegliertene uno anche tu, sai? Siamo in età da marito ed i buoni partiti chi arriva prima poi se li prende...”
“Madamigelle, vi prego!” Esclamò Petronilla. “Cosa ho detto mai di male?” Fissandola Costanza. “Anzi, sono certa che anche Altea ha messo gli occhi su qualche bell'ufficiale... quanto a me... andrebbe benissimo anche un sottufficiale, purchè nobile e ricco di famiglia.” |
Ma proprio mentre Clio parlava ai suoi uomini, dalla stiva arrivò qualcuno.
“Ecco il signor Samoa...” disse Yanos, indicando l'uomo uscita dalla stiva “... lui è uomo di numeri e saprà darci indicazioni utili.” Samoa era un uomo alto e robusto, ma dall'aria poco affine a quella degli avventurieri o dei pirati. Egli infatti, a differenza degli altri a bordo, non era mai stato un filibustiere, un soldato o qualcuno che potesse vantare una certa dimestichezza con le armi. Samoa era stato un uomo comune e da sempre aveva lavorato per la ditta dei Nagani, ricchi armatori di Baias, nelle Flegee Settentrionali. Fino a quando però, dopo la cattura di un loro ricco carico ad opera di alcuni pirati, i Nagani annunciarono la bancarotta, lasciando così dalla sera alla mattina i loro impiegati in mezzo ad una strada. Non sapendo fare altro nella vita che il suo mestiere, Samoa aveva mendicato per un po', fino a quando accettò il lavoro offertogli da un mercante di schiavi. Ma il nuovo impiego durò poco. La nave su cui era imbarcato Samoa, carica di schiavi, fu predata da un vascello pirata e il nostro ex amministratore della defunta ditta dei Nagani si ritrovò a galleggiare in mezzo al mare, avvinghiato su due assi di legno tenute insieme da ferro filato arrugginito. Tutto ciò fino a quando non venne pescato dagli uomini dell'Hydra. “Il capitano ha ragione...” annuì Samoa “... non siamo solo a corto di vino e di rum, ma anche di acqua ormai. Inoltre la carne conservata nella stiva comincia a mostrare dei vermi.” “Che io sia maledetto!” Esclamò Suya, scendendo giù dall'albero di prua. “Allora ci converrà pescare del pesce!” “No, molto più pratico invece sostare in un porto tranquillo, come detto dal capitano.” Mormorò Samoa. “Ed io consiglio comunque quello di Portuga. Almeno così saremo certi di non incontrare vascelli dell'ammiragliato ducale.” |
"Oh, Costanza" dissi in tono risentito "pure tu credi a questa storia del drago...è impossibile...a mio parere non esiste e neppure per il mio maestro che è uomo saggio e di mondo..e poi sembra di sentir parlare nostra madre..tu ti sposeresti solo per denaro..e non per Amore..guarda le altre nostre tre sorelle..pure loro in attesa di un bel nobile o ufficiale..io, invece, voglio innamorarmi solo per Amore...preferisco altrimenti rimanere zitella".
Le due mi guardarono stupite come avessi pronunciato un anatema...magari mi sarei finalmente potuta dedicare alla scrittura di libri di avventura...quando mi affacciavo dalla finestra di questo enorme palazzo e sognavo di essere libera..come un gabbiano sopra il mare aperto e sentivo il profumo della salsedine, la sentivo fin quasi nei capelli. "E anche se fossi innamorata di qualcuno.." risposi in modo sibillino "non lo direi a voi..so tenere i miei segreti" dissi con sorriso ironico. |
Elisabeth scese nel bosco per raccogliere fiori.
L'aria era fresca, ingentilita dalla calura estiva grazie ad un forte acquazzone che aveva colpito la rigogliosa isola dell'antica dea Diana. La vita scorreva serena, lontana dalle rotte battute e abitata com'era da sole donne. Fatta eccezione per il vecchio Pileo, un servitore di Elisabeth che conosceva la donna sin dalla sua nascita. E proprio Pileo raggiunse nel sacro boschetto la principessa. “L'aria è fresca” disse “e porterà ristoro sull'isola...” si chinò ad accarezzare alcuni di quei fiori “... ma presto pioverà di nuovo...” mormorò “... domani ti rammento è il giorno dell'oracolo... una volta l'anno esso apre le sue porte e solo tu puoi accedere per conoscere il suo responso...” |
Adoravo passeggiare tra la vegetazione così rigogliosa da coprirti......un luogo di pace....dove le donne diventando ancelle di Diana rimanevano vergini....e la Dea col suo amore le proteggeva...........quei fiori profumavano.....e riempivano l'aria di fresco vapore acqueo.......Una voce mi desto' da felici pensieri Pileo...caro e dolce Pileo.....lo amavo come si amava un padre....mi rammentava ogni cosa......" pensi pioverà Pileo ?.......sai che adoro rimanere sotto l'acqua .......da ragazzina mi rincorrevi per riportarmi a palazzo......."...mi avvicinai a lui e gli presi le mani...guardai la sua pelle...così rugosa....era diventato vecchio...ma la scintilla che vedevo nei suoi occhi non era mai cambiata...." Si....domani ...Pileo...domani sarà una grande giornata......ho chiesto ad Armida...di aiutarmi al Tempio....si deve sacralizzare...e bisogna cambiare le candele.....togliendo la vecchia cera dell'anno trascorso..........spero che le nostre api...abbiano lavorato bene...la loro cera e' sacra per noi.......e ora andiamo......abbiamo tante cose da fare......ringrazio gli Dei....in quest'isola....il silenzio e' devozione....e finchè uomo non vi mette piede...così sarà per sempre....".......
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Annuii.
"Esatto.. Portuga mi sembra un'ottima scelta.. " sorrisi "Manco da troppo tempo.. se non è cambiata da come la ricordo.. ci gioverà non poco.." risi appena. Raggiunsi il timone. "Signori... Facciamo rotta su Portuga!" esclamai a gran voce. L'Hydra, silenziosa e imponente come sempre si avviò verso il porto. Portuga.. Lì era iniziata la mia nuova vita. Erano passati tanti anni, ma più mi avvicinavo più i ricordi mi parevano vividi. Seduta in disparte alla locanda, col cappuccio calato sulla testa, avevo osservato a lungo quegli uomini. Stavano per salpare, era la mia occasione. Ma ora, in una calda mattinata estiva, stavo esitando poco lontana da quella maestosa nave, un mostro a tre teste al posto della comune sirena a prua. Che ne sapevo io di navi? Non avevo scelta, certo, nessuno mi avrebbe cercato lì, ma non potevo restarci per sempre. I vestiti da uomo che gli avevo rubato non mi avrebbero protetto ancora per molto. Dovevo rischiare. Non gli avevo detto addio, era vero, ma non potevo aspettare. E non sapere dov'ero lo avrebbe tenuto al sicuro. Presi un profondo respiro, e raggiunsi la nave, dove gli uomini stavano caricando. Un uomo grande e grosso si accorse di me. "Che vuoi?" mi salutò, gioviale. "Cerco il capitano.." con voce sicura. Ma da quella si accorse che, nonostante i vestiti non ero un uomo e mi si avvicinò. "L'hai trovato, bambina.." rozzamente. Intanto altri marinai curiosi si erano avvicinati. "Mi serve un lavoro.. so cucinare, cucire.. rassettare.. e so badare a me stessa.." avevo il cuore in gola. Scoppiarono a ridere. Se avessi risposto come l'ultima volta, avrebbero riso di più. "Capo, non possiamo tenerla con noi?" all'improvviso alle mie spalle "Saprei io cosa farle fare..". E tutti risero. Vattene, Clio.. L'ultima volta ti è costata la libertà, ora potresti rimetterci la vita. Ma poi qualcuno ebbe la pessima idea di prendermi per un fianco. Estrassi la spada e colpii così rapidamente da spiazzarlo, per poi colpire anche altri due accanto a me. Lanciai un'occhiataccia al capitano e tornai sui miei passi. "Aspetta.. ragazza.. benvenuta sull'Hydra.." alle mie spalle. Sorrisi, e mi voltai, lasciando dietro di me la mia vecchia vita. Sorrisi. Kratos.. Il mio capitano... Una fitta mi colpì il cuore. Tanto, se non tutto, quello che avevo lo dovevo a lui. Fin da quando, durante un arrembaggio mi aveva vista combattere. Avevo perso la spada, ma ero riuscita a reggere lo scontro a mani nude giusto il tempo di raccattatene un'altra. Ricordo ancora la sua espressione quando mi chiese come ci fossi riuscita. Così, facemmo un patto, io gli insegnai il pancrazio e lui in cambio mi svelò tutti i segreti della navigazione. Giorno dopo giorno mi conquistai la sua fiducia, e lui la mia stima. Mi aveva nominato primo ufficiale da un anno quando fu ucciso, lasciandomi la nave. Eccola. Portuga all'orizzonte. "Pronti a sbarcare.." esclamai. |
E proprio mentre Altea parlava alle altre due donne, all'improvviso arrivò qualcuno.
“Devono essere discorsi interessanti” disse Izzar, il Ciambellano “se vi hanno preso a tal punto da impedirvi di sentire il mio arrivo.” “Discorsi da dame.” Salutandolo con un cenno del capo Petronilla. “Dunque futili ed inconcludenti.” “La parola ci differenzia dagli animali, dunque va usata con parsimonia.” Fece l'uomo. Petronilla sorrise. “Comunque” continuò il Ciambellano “Sua Signoria è molto impaziente oggi, ma fortunatamente non di cattivo umore. Andate a fargli compagnia. Conversare lo renderà più sereno.” Rivolgendosi ad Altea e a Costanza. |
“Quest'isola” disse Pileo ad Elisabeth “resterà sempre libera. La preserveremo come tale.”
I due ritornarono nel palazzo, dove la principessa insieme alle sue ancelle svolse i rituali richiesti ad ogni fine giornata. Prepararono poi il tempio per il giorno successivo, qiando l'oracolo attendeva di svelare il suo responso. La sera scese così serena sull'isola, tra i canti e le danze delle vergini ancelle. La notte invece attendeva Elisabeth per un altro lungo rituale. Quello di preparazione all'oracolo. E così fu, fino all'albeggiare. Era il giorno dell'oracolo. |
L'Hydra avvistò Portuga e poi raggiunse il suo porto.
Da poco aveva smesso di abbattersi su quei lidi un violento acquazzone ed ora tutto appariva forse fin troppo tranquillo. La nave di Clio approdò in una stretta insenatura, a riparo da venti improvvisi e da intempestivi transiti di velieri troppo curiosi. L'equipaggio poi scese a terra e si recò alla locanda del Guercio, affollato raduno della peggior feccia di quei mari. Qui, in un ambiente saturo di odore di rum, stavano diversi tipi di individui, tutti loschi e poco raccomandabili, intenti a bere, ridere, mangiare, bestemmiare e dividersi le gentili donzelle che per professione offrivano compagnia a quel genere di uomini. E nella locanda i discorsi che Clio ed i suoi udirono non erano poi tanto sconosciuti alle loro orecchie. “Per me sono tutte idiozie...” disse uno di quei filibustieri “... non mi stupirei se fosse tutta un'invenzione dei Capomazdesi per seminare il terrore in mare...” “Già, dove non riescono con le loro lerce navi ammiraglie” ridendo un altro “ci provano inventandosi storie di mostri e draghi!” Tutti risero. “Io l'ho visto...” all'improvviso una voce “... l'ho visto davvero...” “Ma cosa ti inventi, Petan!” Lo riprese un altro di quei pirati. “Sei guercio!” “E pazzo!” Aggiunse un altro. “L'ho visto...” ripetè il vecchio Petan “... anche se ho un solo occhio mi è bastato per vederlo...” scosse il capo, per poi fissare il vuoto “... esiste davvero quel mostro...” |
" Lo so.... quest'isola fosse profanata........ognuno di noi perderà la vita.....fosse solo la perdita della libertà....." Entrai a Palazzo....e quel giorno ....il mio corpo fu depurato da un lungo digiuno e da tisane di erbe rinfrescanti.......feci il bagno...in una vasca di marmo rosa..........Armida preparò con le sue Sorelle il Tempio.......ogni cosa era fatta senza che nessuno ordinasse nulla tutto era perfetto........La sera era fresca...odore di pioggia in lontananza......ero nella mia camera...e da lì sarei scesa da sola.......per andare al Tempio........delle scale scavate nella roccia scendevano verso il centro della terra......e lì..il mio amico Drago..mi attendeva....gli andai vicino....e docile come sempre.....mi lasciò libero il passaggio........ancora giù sino ad una stanza rotonda..........12 colonne quanto erano i segni zodiacali....il sole e la luna......e la Dea Diana al centro...su un ara....coperta da velluto rosso...tre scranni e accanto ad ognuno una candela..le tre luci........e la candela sacra per l'accensione.......avevo una clamide.......nera..........presi la candela ed accesi i tre ceri...Saggezza...Forza e Bellezza.......tre giri per aprire alle forze...il Sacro Tempio.......
la notte...passo per me in silenzio e meditazione.....il mondo degli uomini, una volta all'anno si apriva al volere degli Dei........la pota del Tempio si apriva su uno spazio fuori nella radura....che non portava in alcun modo....lì dove vivevamo io e le mie Sorelle......".......Chiedo all'Oracolo...di parlare al mio cuore......dove non alberga alcuna malizia...e dove conserverà il destino degli uomini......per un altro anno....solare......".....mi inginocchiai dinanzi alla Dea ed attesi......la notte sarebbe passata....e speravo in un altro anno di vita serena...per tutta la comunità..... |
"I miei omaggi, milord Izzar...a dire il vero si parlava di Amore..e quando si parla di Amore, quello vero intendo, le parole non sono mai sprecate" e sorrisi con un leggero inchino.
Il Ciambellano di Corte ci comunicò che Sua Signoria era malinconico ma il suo umore non era inquieto per fortuna..."Oh, davvero..vuole parlare con me e Costanza? Sarà un onore, prego accompagnateci voi milord Izzar". Rientrammo nel grande Palazzo, ma prima Petronilla mi fece un cenno...piano Altea e niente irruenze. "Chissà cosa rende Sua Signoria di animo angustio oggi...spero non sia successo nulla di grave". Imboccammo un ampio corridoio, attorno a noi a renderci omaggio vi stavano statue classicheggianti e ammiravo i dipinti di svariati episodi di vita sui muri e sulla volta. Ci fermammo davanti a una grande porta e il Ciambellano mi fece cenno di farmi avanti...bussai a quella porta intarsiata finemente e dissi con un leggero e soave cenno di voce..."Sua Signoria ci ha mandato a chiamare, sono milady Altea, posso avere, come sempre, l' onore di entrare? Vi è pure mia sorella Costanza". |
Prendemmo posto al Guercio, non era poi così diversa da come la ricordavo.
Guardai istintivamente verso quel piccolo tavolino appartato, quasi mi aspettassi di vedere la piccola Clio nascosta dal cappuccio. Allora ero un po' intimidita dalla feccia che popolava la locanda, oggi ero una di loro. Sorrisi nel vedere il buonumore riaffiorare nei miei uomini. Ridemmo e scherzammo, brindammo e bevemmo per molto tempo. Anche lì, tutti parlavano del mostro. "Oh, andiamo.. Credo che siano molto più pericolose le maledette ammiraglie Capomazdesi.." risi, scuotendo la testa "Un mostro.." finendo il mio vino, per poi versarne dell'altro "E anche se fosse, che dovremmo fare? Starcene rintanati come topi? Ah, al diavolo.. Una sola cosa è certa.. vero o no, quel mostro è una gran scocciatura, ecco cos'è...". Alzai leggermente la mano "No.. è troppo tardi.. parleremo della rotta domattina.." alzando il mio boccale "Stasera festeggiamo il lungo viaggio...". |
“Ah, venite pure avanti, cara lady Altea...” disse sorridendo e palesemente entusiasta l'Arciduca Dominus “... ed anche voi, lady Costanza...” rise e con un cenno della mano invitò le due nobili dame a sedersi su due sfarzose poltrone di raso rosso ed intarsiate con maestria. “Porta ancora di quel dolce nettare.” Ordinò poi ad uno dei servitori. “Sono lieto di vedervi così meravigliose, care dame. La vostra presenza allieta sovente questo palazzo.”
Dominus de' Taddei, figlio di Taddeo l'Austero, era il duca di Capomazda. Il servitore portò una bottiglietta di cristallo contenente un liquore di un rosso vivo e due bicchieri anch'essi di cristallo. Il duca annuì ed il servo riempì i due bicchieri, per poi offrirne uno a ciascuna delle due dame. “Oggi è un gran giorno, mie signore!” Esclamò il duca. |
Il Duca di Capomazda, Dominus, ci fece entrare e nel vederci mostrò un sorriso, il suo animo sembrava allietato e pure io e Costanza ricambiammo il sorriso con un vistoso inchino.
Egli ci fece accomodare in due sfarzose poltrone rosso e io quasi sprofondai, osservando lo sguardo severo della sorella verso me, e mi riassestai. "L'onore è nostro, Duca Dominus..che riponete in noi tanta fiducia che è ricambiata con grande onore.." dissi sorseggiando quel liquore dolciastro rosso.."Oh, una grande giornata dite..per questo ci avete fatto chiamare? Vorremmo condividere con Sua Signoria la sua felicità"...sono curiosissima di sapere la novità..ma devo ricamare pomposamente le parole. |
“Oggi è un gran giorno...” disse il duca ad Altea “... si, poiché attendo una mia ambasciata, ormai prossima a ritornare qui a Capomazda...” annuì “... è partita circa tre settimane e fa e mi è stato riferito che è stata vista lungo il Calars un giorno fa...”
“Possiamo conoscere perchè Sua Signoria è così ansioso di rivedere la sua delegazione?” Chiese Costanza. “Reca forse notizie importanti?” “Certo, milady.” Rispose raggiante il duca. “Importantissime. Per tutto il ducato. Un grande cambiamento sta per sorgere, amiche mie. Un cambiamento positivo, naturalmente. Diciamo un'età dell'oro.” |
“Un tempo” disse ad un tratto una voce tra il chiasso generale della locanda “qui dentro le donne parlavano unicamente per dire quanto costasse una notte nel loro letto... ora invece pare che usino vestirsi da corsaro, bere con gli uomini e addirittura governare una nave...”
“Chi ha parlato?” Alzandosi Yanos. “Io...” alzandosi a sua volta uno di quei filibustieri “... sono Tesuan de Misson e dico sempre ciò che penso...” “Allora” fissandolo Zarat “hai perso un'occasione per stare zitto.” Riempì il suo boccale e poi lo alzò in alto. “Propongo un brindisi... al più grande ed abile capitano di tutto il Flegeerico... viva Capitan Clio!” “Viva Capitan Clio!” In coro tutti gli altri della ciurma. “Ma come...” avvicinandosi una donna a Clio “... sei... sei una donna? Che spreco... ti vedevo così bello!” Rise. “Però se vuoi, bella capitana, a me le donne comunque non dispiacciono... ce ne andiamo di sopra solo io e te?” “Io non ho mai visto una donna pirata...” mormorò Tesuan “... come si chiama la vostra nave?” “L'Hydra, il terrore delle Flegee!” Rispose Zarat. “L'Hydra?” Ripetè Tesuan. “Possibile? Ho sentito che è la migliore e più temibile nave corsara di questi mari... davvero la governa una donna dunque?” “Amico mio...” sorridendo Luis “... il nostro capitano non è una donna comune... anzi... non è né una donna, né un uomo... è un Angelo! E gli Angeli non hanno sesso!” Rise. “Già...” ordinando altro vino Abriz “... hai mai sentito parlare dell'Angelo Volante? Ebbene, mio buon filibustiere, hai l'onore di averla davanti...” indicando Clio seduta accanto a loro. |
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