![]() |
Monsieur fissò stupito e turbato i due soldati paralizzati da chissà quale sortilegio.
Guardò poi Elisabeth, ma non disse nulla alla donna. Raccolse allora in fretta le loro cose e legò al suo cavallo quelli dei due soldati. Per un attimo poi si fermò di nuovo a fissare quei due uomini in balia di un freddo tanto innaturale, quanto opportuno. “Li ucciderei volentieri…” mormorò “… spaccherei in un attimo le loro teste con una di queste pietre qua intorno… si, lo farei davvero… lo farei, ma temo di ritrovarmi poi posti di blocco e controlli ovunque lungo la via di Ostyen… si, solo per questo li lascio in vita… ma col desiderio che mai rinneghino i loro valori…” disse con un profondo odio “… così che il demonio possa far scempio, quando saranno al suo cospetto, delle loro anime…” Quelle ultime parole erano contro ogni valore cristiano. Come, del resto, lo era l’odio con cui le aveva pronunciate. Fece allora un cenno ad Elisabeth ed entrambi montarono in sella ai loro cavalli, lasciando così quel posto. Per un tratto di strada, Monsieur non disse nulla. Poi, all’improvviso, cominciò a parlare ad Elisabeth: “Non voglio sapere come siete riuscita a paralizzare quei due soldati… ma chi siete veramente voglio saperlo.” Si voltò verso di lei. “Chi siete, madame?” |
Brianna aveva tentato di far sparire quella macchia, ma non ci era riuscita.
Ma proprio accanto a quella macchia si trovava quel misterioso biglietto, caduto un momento prima dal tavolo. Era intriso del profumo di Theo. Era dunque suo? E perché era stato ripiegato con tanta cura? |
“Vado io a prendere un po’ di cibo e di acqua per lei!” Disse Mercien a Cavaliere25. “Detesto restare troppo a lungo qui dentro! Almeno così prenderò un po’ d’aria!” E si allontanò.
Giselle allora, rimasta sola con Cavaliere25, raggiunse le sbarre e chiamò il giovane servitore dell’ambasciatore. “Vi prego, aiutatemi!” Piangendo la donna. “Avete sentito cosa vogliono farmi? Non potete abbandonarmi a questa terribile sorte! Vogliono farmi violentare dall’ambasciatore! Voi non siete come loro e non potete lasciare che mi facciano una cosa tanto orribile! Vi prego, dovete aiutarmi!” Allungò la mano attraverso le sbarre e toccò quella di Cavaliere25. “Vi supplico… vi chiedo di aiutarmi…” |
Gaynor fissava quel misterioso uomo, mentre il suo corpo nudo era avvolto tra le preziose sete di quel letto.
L’uomo si avvicinò ed offrì uno di quei calici alla donna. “Assaporate questo elisir, milady…” disse con voce bassa e calda “… è la panacea per ogni tristezza e dolore…” Si sedette allora su uno sfarzoso seggio posto proprio davanti al letto e restò a fissarla per qualche istante. All’improvviso si udì un intenso e formidabile scroscio d’acqua abbattersi su quel luogo. “Anche il tempo sembra inquieto, milady…” mormorò l’uomo con la maschera “… pioggia, tuoni, fulmini e vento…” sorrise “… ma qui, non temete, siete al sicuro…” sorseggiò dal suo calice, per poi alzarsi ed avvicinarsi alla donna “… perdonate, ma sono stato costretto a togliervi i vestiti…” sussurrò, coprendo con quelle sete la bellissima gamba della ginestrina che si vedeva dalle lenzuola “… ma vi assicuro che nessuno dei miei servitori ha potuto vedervi senza di essi… non l’avrei permesso…” finì, con un ultimo sorso, l’elisir nel suo calice “… ho dovuto, milady… sapevo che nascondevate qualcosa… qualcosa di molto prezioso…” e mostrò la lettera che Gaynor, per ordine di Missan, doveva portare a De Jeon. Il misterioso uomo mascherato allora si sedette ed aprì con calma quella missiva. Lesse velocemente e subito i suoi occhi, da quell’azzurro vivissimo, divennero fiammeggianti. Si alzò allora di scatto e fissò la donna. “Milady, avrò l’onore di ospitarvi qui, nel mio eremo…” disse “… i miei servitori si occuperanno di ogni vostro bisogno fino al mio ritorno…” mostrò un lieve inchino ed uscì dalla stanza, lasciando Gaynor sola in quel fiabesco luogo a metà tra sogno e illusione. Raggiunse poi alcuni dei suoi uomini, posti a guardia di quel luogo. “Cosa accade, capo?” “Devo tornare subito a Camelot…” rispose l’uomo mascherato “… non c’è molto tempo… alcuni di voi verranno con me, gli altri sorveglieranno la prigioniera.” “Si, capo.” “Mi raccomando…” fissandoli “… deve essere trattata con ogni riguardo…” Quegli uomini annuirono. “Ora presto, preparate tutto ciò che mi occorre per il prossimo travestimento!” Ordinò ai suoi, mentre si sfilava dal volto la sua maschera. http://www.ezadar.hr/repository/image_raw/73846/large/ |
Annuii con la testa "Ne sono convinta Lady Kate. E poi vorrei precisare che tra me e il milord non vi è alcuna storia in corso. Ci lega, anzi ci legava solo una profonda amicizia."
Consegnai l'amuleto a Oleine "Voglio che lo consegnate nelle stesse mani del milord, ditegli che è da parte della Contessa Altea" "Così ora sarò per voi milord" pensai in modo da fargli capire che non desideravo più nessun contatto con lui, anche se mentivo a me stessa. "Lady Kate, ora vorrei andare nelle mie stanze, avete dei tomi su questo regno di Animos?vorrei informarmi meglio." |
Monsieur sembrava veramente nervoso, lo capivo, i due uomini e quel vento di cui non ne capiva la provenienza, forse ero stata avventata, l'uomo comprendeva solo cio' che vedeva, la parte essoterica della vita , ma c'era qualcosa che doveva osservare con piu' accuratezza....la parte esoterica dello stesso mondo........facemmo un buon tratto di strada dove i miei pensieri cercavano fondamento in quello che mi stava accadendo.....se solo avessi potuto sentire il mio Maestro, perche' mi aveva mandato via con quella scusa....perche' tale essa sembrava....quando Monsieur riprese a parlare e a quanto pareva era intenzionato a sapere qualcosa di piu' sulla mia vita ".....Avete cambiato idea per un po' di vento Monsieur..?....quando mi avete incontrata mi avete chiesto l'assoluto riserbo sulle nostre identita', sono rimasta fedele al patto.....anzi, voi sapete da dove provengo, sapete che non ho piu' una famiglia e sapete che vivo in una comunita'.......e per essere corretti conoscete anche il mio nome.....e io invede di voi cosa conosco.....nulla, solo che avete salvato la vita ad un uomo che vi chiama Fratello e vi vuol bene veramente, so che mi avete protetta, a quanto pare a me puo' bastare e a voi no. Il problema di molti uomini e' che si fermano all'apparenza, ma se fossero piu' attenti si accorgerebbero di come la vita funzioni in maniera piu' semplice di come cerchino di intenderla. Cerchiamo di dormire la notte pregando che i sogni popolino il nostro sonno......simuliamo la morte Monsieur....l'intorpidimento delle nostre membra, il rallentamento del nostro respiro......ecco che la nostra anima si libera dal corpo...e ritorna a casa....questo e' il sogno Monsieur....arteficio di un'altra porta che riusciamo ad aprire.......noi siamo ciclici......cosi' come lo e' la natura........Pensate che siamo migliori solo perche' essere pensanti ?.....Quanto ci sbagliamo, noi siamo solo il completamento di tutto l'universo....il punto e' che la natura lo sa...e continua nel suo cammino, l'uomo ogni tanto si perde, nella sua sete di conoscenza e allora, nasce l'odio..la sete di potere, Amare per avere poi una scusa per uccidere..........Ecco chi sono Monsieur.......sono il mio passato il mio presente e il mio futuro.........Questa e' Elisabeth......ricordate che in un tempo in cui le popolazioni vivevano spostandosi nelle vasti terre...le donne erano le depositarie di tutta la conoscenza......poi l'uomo ha cominciato a seminare....a costruire case e chiese.....e li' ha cercato di soffocare la donna..........ma anche questa e' una falsita' che l'uomo si e' costruito intorno.........Io ho chiesto aiuto al vento......il ritmo del mio cuore si e' unito ad esso.......non ho avuto bisogno di uccidere......ho solo fermato le loro intenzioni...forse ho solo rallentato cio' che comunque potra' accadere...ma piu' avanti......ho chiesto Tempo al tempo..........."...........Basta con le parole..........esse ora aleggiavano intorno a Monsieur.........poteva comprenderle...accettarle perche potessimo arrivare a destinazione..ed infine perche' no....poteva denunciarmi....l'inquisizione lo avrebbe ringraziato profumatamente
|
" All'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e,cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: << Saulo, Saulo, perchè mi perseguiti?>>. Rispose: <<Chi sei, o Signore ?>>. Ed egli: << Io sono Gesù, che tu perseguiti! Ma tu alzati ed entra nella città e ti sarà detto che devi fare>>."
Meditava su questi sacri versi,assorto nei suoi pensieri,preoccupato dalle angoscianti notizie che in quegli ultimi mesi erano giunte a Roma dalle lontane terre della bassa Normandia,dall'antico Principato di Animos. Rodolfo,devoto e fedele cavaliere della Santa Sede, nel suo lungo e periglioso cavalcare, tra fitti boschi e lande desolate,interrotte di tanto in tanto da minuti pascoli, campi arati ed isolati casolari,in cui poteva trovare locande dove cercare ristoro e rifugio per il suo inseparabile andaluso,nelle fredde notti autunnali del nord, non riusciva fare a meno di porsi più volte,stupito e contrariato, il quesito: " Come può l'uomo sostituirsi a Dio e porsi al di sopra dei suoi simili fino a decretarne, a suo esclusivo arbitrio, la vita o la morte ? Non è forse questa la peggior empietà e la più arrogante superbia?" Solcato lo stretto lembo di mare che separa Calais dalle bianche scogliere di Dover, dopo altri,pochi giorni di viaggio, senza incontare particolari imprevisti, in una giornata di fine ottobre, rallegrata da un vivido sole, mentre le nuvole sembravano concedere una breve tregua, giunse davanti all'imponente cancellata,in pietra e ferro battuto, che si apriva sul giardino di siepi e aiuole,faggi e tigli, impreziosito da marmoree statue classicheggianti di dee ed eroi,estendendosi a perdita d'occhio,che precedeva il maestoso Belvedere di Lord Tudor. Presentate le sue credenziali agli uomini di guardia davanti al cancello, concessogli di varcare la soglia, al piccolo trotto percorse il sentiero ghiaiato,circondato dai caldi colori delle foglie avvizzite e accarezzato dai variegati profumi degli arbusti e delle piante che riempivano il giardino, fino a giungere davanti all'ingresso del palazzo, dove, smontato da cavallo, ne consegnò le redini ad un palafreniere che gli si era fatto incontro, per poi presentarsi al maggiordomo, uscito ad accoglierlo,che lo accompagnò all'interno,tra sale lussuose e lunghi corridoi istoriati da quadri,arazzi e cimeli, fino a raggiungere la lignea porta oltre la quale avrebbe incontrato Lord Tudor in persona. Il maggiordomo,poggiando la mano sulla maniglia di quella porta, gli chiese la grazia di fermarsi e attendere il suo ritorno. Nell'attesa, estrasse,da sotto il bruno mantello di pelle, aperta la bisaccia che portava a tracolla, una lettera sigillata su cui soffermò per un attimo lo sguardo. Dopo qualche minuto la porta tornò ad aprirsi, il maggiordomo lo chiamò e gli fece cenno di avanzare ed entrare nella stanza. Prontamente seguì l'invito e, varcata la soglia, si trovò di fronte ad un signore elegantemente vestito, dall'aspetto altero, che, seduto su una comoda poltrona rivestita di purpureo velluto,dietro un'ampia scrivania, cosparsa di pergamene e raffinate suppellettili, lo stava attendendo, con uno sgardo fiero e deciso. Rodolfo lo riverì con un profondo inchino e salutò secondo il costume dell'Urbe " Ave vobis, Lord Tudor ". Rialzatosi, si avvicinò alla scrivania e gli porse la lettera che recava con sè in mano: " Vi consegno questa lettera, vergata e sigillata da Sua Eminenza il Cardinale Ulivieri. In essa troverete scritto il motivo della mia presenza qui a Camelot" . Attese quindi, in silenzio, che il gentiluomo ne avesse terminata la lettura e appreso quanto vi era stato scritto. |
<<Non hai capito forse? Non deve combattere!>> Ero irritato.. Andai nelle scuderie e presi un cavalo.. Al galoppo raggiunsi il capanno dove si trovava Lyo.. Scesi da cavallo e vidi Lyo che usciva.. MI nascosi dietro un'albero con un bastone in mano.. Aspettai il momento giusto e lo colpi di nuovo dietro la nuca.. Lyo cadde svenuto per la seconda volta..
<<Speriamo di non averti ucciso..>> Lo caricai sul cavallo e raggiunsi la dimora di Lady Kate.. La guardia non mi faceva entrare e allora le dissi: <<Vi prego chiamate Lady Altea.. è urgente!>> Vidi una guardia entrare nel palazzo.. |
Mi stavo rilassando, sdraiata sul letto e guardando il soffitto mi appariva il bel volto di Lord Carrinton quando sentii bussare alla porta.
"Avanti" dissi alzandomi subito dal letto pensando fosse Oleine di ritorno dalla dimora del milord, quando vidi entrare una imbarazzata guardia che balbettando mi informò che uno scudiero chiedeva di me, con un cavaliere riverso sopra il suo cavallo. Ebbi la strana sensazione che si trattasse del ragazzo che mi aveva accompagnata fino al palazzo di Lady Kate e chiesi alla guardia di portarmi da loro. Quando arrivammo al cancello i miei dubbi diventarono certezze e guardai di nuovo stupita Lyo riverso sul cavallo "I miei saluti scudiero, ma che succede? Non ditemi che è avvenuto il duello e Lyo è stato ferito". |
<<Milady.. Non sto che sto facendo.. Ho fermato Lyo per evitare di farlo scontrare ma non so dove metterlo mi aiutate?>>
|
"Messere, ma perchè è ancora svenuto? Mi spiace ma non posso esservi di aiuto, in questo modo mettere in guai Lady Kate. Però vi do un consiglio, so che egli è caro amico di un cavaliere di Lord Tudor, mi sembra si chiami Arthos. Recatevi da lui e raccontategli tutto, egli saprà il da farsi".
|
<<Mi accompagnereste? Vi prego sono davvero nei guai..>> Avevo uno sguardo perso.. Lady Altea era la mia ultima speranza..
|
Per un attimo esitai, poi pensai non potevo negare un favore a colui che mi aveva portato qui e cambiato la vita.
Dissi alla guardia di andare a prendere Darkmoon e poco dopo arrivò col nero stallone. "Ora possiamo andare...ma sappiate che lo faccio solo per il favore che mi avete fatto e per salvare la vita a Lyo". |
<<Dopo di voi milady non ho idea di dove si trovi questo Arthos.. Lo scontro dovrebbe essere già iniziato da un pezzo.. Lyo si sta per svegliare.. Quindi facciamo in fretta..>>
Ero tesissimo |
Fissai lo scudiero "Mi dovete scortare voi messere, si trova presso il Belvedere, è un cavaliere di Lord Tudor, e comunque sarebbe meglio per tutti che questo duello non avvenisse. Una buona stretta di mano? sarebbe la soluzione migliore, non credete?"
|
<< E secondo voi Lord Tudor lo farà? Quelli lì hanno una mentalità chiusa devono sempre fare gli esagerati!>> dissi con tono stizzito <<Non li capisco perchè se fai un errore devi pagare col sangue? Che senso ha' Non impari nemmeno la lezione perchè muori! Comunque andiamo da Arthos>> Al galoppo arrivammo fino al Belvedere.. Ci avviammo alla caserma dei cavalieri dove chiesi a un giovane..
<<Scusa sai dov'è Sir Arthos?>> |
presi la mano della donna e dissi cosa posso fare guardando la donna io non sono nessuno continuai a dire non ho nessun diritto di parola sul ambasciatore mi dispiace signora non so come protrei aiutarvi e feci un passo indietro dalle sbarre
|
Ascoltai le parole del giovane scudiero "Non so se il milord si accontenti di una semplice stretta di mano, ormai egli è diventato un mistero anche per me. Forse se gli parlassi....ma non ne ho intenzione."
Seguii il ragazzo in silenzio, pensierosa, sperando che Arthos potesse risolvere la situazione, ma certo per un cavaliere non era onore non presentarsi a un duello. |
Citazione:
Con uno scatto si alzò dal letto, tenendosi il lenzuolo stretto intorno al corpo, e si avvicinò ad uno dei servitori. "Presto, richiama il tuo capo, ho qualcosa di molto importante da dirgli, qualcosa che riguarda De Jeon e la Repubblica di Magnus. Su, vai, convincilo a tornare qui e gli garantisco che non se ne pentirà." |
Una volta appreso con disappunto che Tyler era andato via senza dire nulla, mi apprestai a fare colazione.
Mi ero rivestita alla meglio con l'abito da viaggio. Non avevo portato altri vestiti con me, tranne alcuni capi di biancheria. Mi affrettai a legare i capelli in una treccia composta e terminai un boccone di pane e confettura. "Madame..." non sapevo con che titolo rivolgermi a Mary. "Dovreste aiutarmi a compiere un piccolo inventario del contenuto del castello... insomma, immagino che qualche bene appartenuto a mia madre sia rimasto..." esitai "avrò bisogno di vesti per i giorni a venire... dal momento che non ho portato nulla con me da Animos." Mi sistemai una manica. "Certo qualcosa potremo rimediare negli armadi..." Sperai. "Inoltre, Monsieur, sono molto interessata di vedere i libri dei conti e la biblioteca... potremmo iniziare con una visita del castello?" Mi spolverai le vesti e mi alzai da tavola. |
Gerard annuì alle parole di Melisendra.
“Vi mostrerò io il castello, milady.” Disse il guardiano alla ragazza. Le mostrò così tutto il pianterreno e buona parte del secondo piano. Infine visitarono la biblioteca, nella quale trovarono diversi registri, documenti ed atti riguardanti l’amministrazione del castello. Nel frattempo Mary aveva raccolto alcuni abiti appartenuti alla madre di Melisendra. Non erano moltissimi e neanche dei più preziosi e raffinati, essendo scampati ai furti dei vari servitori del castello, ma abbastanza per dare un minimo di varietà al guardaroba della dama francese. Poi, all’improvviso, qualcuno si presentò al castello. Un attimo dopo Gerard condusse una ragazza da Melisendra. “Salute a voi, milady.” Disse la ragazza. “Forse voi non rammentate il mio volto, ma sono Ines, una delle governanti al servizio di lord Tudor al Belvedere. Ebbene, sua signoria, soddisfatto del mio lavoro durante il vostro soggiorno nel suo palazzo, ha deciso di inviarmi presso di voi. Questa è la lettera scritta di suo pugno, nella quale mi raccomanda al vostro servizio, milady.” E consegnò a Melisendra la lettera. |
Lyo si svegliò di colpo.
Inizialmente intontito, non comprese subito la situazione. Poi, pian piano, realizzò l’accaduto. “Il duello…” mormorò “… devo andare a quel duello…” fissò allora Daniel e Marco “… il duello… devo andarci…” “Lyo, ti prego…” preoccupato Marco. Ad un tratto giunsero alcuni cavalieri. “Sir Lyo!” Esclamò uno di loro. “Sapevamo di trovarvi qui!” “Chi siete voi?” Domandò Lyo ai nuovi arrivati. “Ci manda lord Carrinton.” Rispose il cavaliere. “Vi sta attendendo per il duello. Non è onorevole farlo attendere… o forse avete paura di affrontarlo?” “Sono pronto.” Fissandoli Lyo. “Portatemi sul luogo del duello, dove affronterò il vostro padrone come stabilito.” Si voltò poi verso Daniel e Marco. “Voi, se avete intenzione di opporvi ancora a questo duello, restate pure qui… ho bisogno di padrini, non di chi mette in pericolo il mio onore.” “Non possiamo lasciarlo andare da solo!” Fece Marco guardando Daniel. “Vi porterò con me solo se accetterete di farmi da padrini a quel duello.” Disse Lyo. “Altrimenti restate pure qui.” Si strappò allora la benda dall’occhio, nonostante le raccomandazioni del medico. “Avviamoci, dunque.” Fissando i cavalieri di lord Carrinton. Si voltò un’ultima volta, per lanciare uno sguardo, di vivo disprezzo, verso Altea. Un attimo dopo, lui e quei cavalieri, erano già sulla strada per il Monastero dei Tre Arcangeli. |
Rodolfo era giunto da Roma a Camelot.
Si presentò al Belvedere da lord Tudor, al quale consegnò una lettera da parte del cardinale Ulivieri. Il duca lesse attentamente quella lettera: “Mio signore ed amico, in questi tempi di empia Fede ed ingiustizie trionfanti, le voci giunte a Roma su quanto accaduto nel Regno di Animos, oggi Repubblica di Magnus, hanno scosso l’animo di sua Santità e addolorato il suo cuore. Molti figli della Fede sono caduti, vittime della rivoluzione o condannati da tribunali incapaci di riconoscere le norme del diritto e quelle della natura. Se ai nobili, nonostante confische ed umiliazioni, è stato possibile scegliere tra l’esilio e la morte, lo stesso atteggiamento non è stato tenuto verso i membri del Clero, i quali, con il più alto disprezzo verso le loro tuniche ed il loro ministero, sono stati messi a morte come bestie. Noi ignoriamo, come tutte le altre potenze Cattoliche d’Europa, cosa stia ora accadendo a Magnus. Non sappiamo quanti membri della nostra Chiesa sono morti e quanti ancora in vita. Il governo che regge la Repubblica di Magnus, quello dei Ginestrini, sembra animato da un odio primordiale ed assoluto verso la Cristianità e qualsiasi altra forma di religiosità. Convinti che il Pastore non può abbandonare il proprio gregge, sua Santità vuole conoscere tutto ciò che è possibile sapere su questi eventi. Vi inviamo dunque sir Rodolfo, membro del nobile ordine dei Cavalieri dello Scudo Cruciforme, con l’incarico di indagare sulla vera natura degli uomini chiamati Ginestrini. Confidiamo nel vostro aiuto e nel vostro sostegno, lord Tudor.” La lettera recava la firma del cardinale Ulivieri. Lord Tudor fissò allora Rodolfo. “Messere, Camelot ed il suo re sono i primi servitori di Nostro Signore Gesù Cristo e della Sua santa Chiesa.” Disse lord Tudor. “Vi offriremo dunque tutto il nostro sostegno per questa vostra delicata missione. Sappiate però che abbiamo di fronte gente scaltra, senza scrupoli pur di raggiungere i propri scopi. Qui a Camelot è giunto l’ambasciatore della Repubblica di Magnus… il suo nome è Missan… e lui, sul suolo di Gran Bretagna, rappresenta non solo il suo governo, ma anche l’intero partito dei Ginestrini.” |
Presi la lettera dalle mani di quella donna e la lessi.
Il suo volto non mi era nuovo. La scrutai e vici una ragazza solare e dal sorriso aperto. Se la raccomandava Lord Tudor, mi dissi, non c'era niente di cui preoccuparsi, certamente sarebbe stata un valido aiuto. "Siete la benvenuta, Ines... il vostro arrivo è provvidenziale, poichè ci sono molti cambiamenti da apportare a questo luogo..." le mura spoglie di quei saloni mi mettevano ancora a disagio. L'austerità di quelle pareti coperte solo da pochi ritratti di persone a me sconosciute era insopportabile se confrontata con i ricchi arazzi che ornavano le sale di Beauchamps. "Venite..." mi diressi nelle cucine, il cui ambiente rustico era pulito e gradevole. "Al momento non facciamo caso alle formalità... riposate e poi vi accorderete con Mary sulle vostre mansioni..." le indicai una panca e versai sia a me che a lei dell'acqua fresca. "Ci vedremo dopo... se mi cercate sono nella biblioteca a consultare i registri..." presi lo scialle di lana. "Ah, forse sarà il caso di riscaldare lo studio... portate un braciere, Gerard..." Una volta nello studio, dopo essermi indaffarata a trasportare registri polverosi e consunti, mi accomodai su un'imponente sedia e iniziai a sfogliare i documenti, confrontando tra loro numeri e nomi. Le mie mani accarezzavano le pagine e poi si posavano sugli intagli dei braccioli. Chissà quante generazioni si erano sedute su quell'opera d'arte consumata dal tempo. Mi guardai intorno. Libri, mappe, pergamene... nessuno era andato a frugare tra di esse e non sembrava mancare nulla. Mi dolevano gli occhi. Non ero abituata a leggere tanto e a concentrarmi in quel modo, strizzando gli occhi per leggere meglio la cattiva grafia dei precedenti amministratori. Posai un momento il capo sulla pila di registri. Per un momento solo, mi dissi. Una vertigine mi colse all'improvviso nel dormiveglia e un rumore mi scosse all'improvviso. Alzai il capo e vidi che qualcuno aveva posato delle candele sul tavolo e fuori era ormai il tramonto. Mi massaggiai le tempie, frastornata. |
Monsieur ascoltò con attenzione ogni parola di Elisabeth.
“Quando ho visto quei due soldati paralizzarsi sotto l’alito di quel vento” disse “mi è sembrato quasi di sognare… non è la prima volta che vi vedo dire o fare cose apparentemente assurde… almeno per me, intendo… all’inizio, devo confessarvi, vi ho anche creduta pazza… poi, pian piano, ho quasi imparato a convivere con questa vostra sensibilità… ma la scena dei due soldati… beh, quella va oltre ogni ragionevole dubbio…” la fissò per un istante “… però avete ragione voi… perdonatemi se sono venuto meno al nostro patto… prometto che non chiederò più nulla di voi…” Ad un tratto il vento si alzò ed il cielo si addensò di alte e spesse nuvole. Bagliori lontani e boati che echeggiavano tutt’intorno annunciavano un’imminente tempesta. “Meglio affrettarci, madame.” Disse Monsieur. “Una tempesta in piena notte, mentre si attraversa questo bosco, non è proprio il massimo.” Galopparono allora più speditamente, fino a quando dal buio e dalla pioggia che cadeva fitta emerse una sagoma lontana. Era un vecchia casa che sorgeva nel bel mezzo di quel bosco. “Il Cielo è benigno stanotte.” Indicando quella casa Monsieur. I due allora la raggiunsero e lui bussò con vigore alla porta di quella dimora. “Chi è che disturba il mio riposo?” Gridò qualcuno dall’interno. “Siamo viaggiatori.” Rispose Monsieur. “Il tempo è inclemente… vi prego, ospitateci per la notte.” “Non c’è posto qui per voi!” Urlò la voce dall’interno. “Andate via e che la fortuna vi assista!” “Lo farei, credetemi…” insistette Monsieur “… ma viaggio con una donna e non posso condurla sotto un simile tempo.” Mentre la pioggia gli bagnava il volto. “Non è affar mio!” Fece quella voce. “Continuate il vostro cammino e non seccatemi oltre!” |
Melisendra si destò da quel sonno e vide le candele poste sul tavolo.
“Ah, ben svegliata, milady!” Disse Ines sorridendo, mentre entrava con un vassoio. “Vi ho portato una tisana calda. Bevetela ora, prima che si freddi… vi farà sentire meglio…” posando la tazza proprio davanti a lei “… Mary mi ha pregato di dirvi che la cena sarà servita fra breve… vi occorre altro, milady?” In quel momento cominciò a piovere. Dalla finestra della biblioteca si poteva ammirare un cielo tormentato da nuvole scurissime, squarciate da bagliori che illuminavano a giorno le scogliere circostanti. “Cosa ci fai tu qui?” Chiese improvvisamente una voce. “Quando sei arrivata?” Ines si voltò di scatto verso la porta. C’era Tyler che la fissava con uno sguardo cupo. “Dite… dite a me, messere?” Balbettando lei. “Mi… mi avete quasi spaventata…” |
"Tyler!" Gridai, spaventata a mia volta dalla sua improvvisa apparizione. "Dove eri sparito? E' tutto oggi che non ti vedo..." Mi frenai dall'esprimere la mia preoccupazione.
"Lei? Lei... bè, è arrivata con una lettera firmata da Lord Tudor... poche ore fa." MI sgranchii le gambe e mi avvicinai alla finestra. Il temporale sembrava furioso. Mi sentii rinvigorire nell'aria che odorava di pioggia e salsedine. Mi avvicinai alla tisana e la presi tra le mani. Poi mi bloccai nel preciso momento in cui stavo per accostarla alla bocca. "Perdonate, Ines... ma devo essere prudente..." le porsi la tisana "Sono sicura che non vi offenderete se vi chiedo di assaggiare un sorso della tisana che mi avete portato... e se vi offendo... bè, capirete che le circostanze mi hanno imposto simili scrupoli." |
Ines fissò turbata ed un po’ confusa prima Tyler, poi Melisendra.
“Non comprendo, milady…” mormorò “… però non ho alcun problema ad assaggiare la vostra tisana…” ne sorseggiò così un po’ “… ottima… davvero ottima… ecco a voi…” restituendo la tazza a Melisendra. “Si, rammento il tuo volto…” avvicinandosi Tyler alle due ragazze “… eri al servizio del duca a Camelot... dov’è la lettera di presentazione?” “Oh… non saprei…” fissandolo Ines “… forse è in mano al custode, o forse in quella di sua moglie… o magari, non so, è finita nel camino e sul braciere… però lady Melisendra ha potuto leggerla…” La ragazza allora mostrò un lieve inchino a Melisendra ed un sorriso, un po’ malizioso, a Tyler ed uscì poi dalla biblioteca. “Dovresti essere più attenta…” disse Tyler a Melisendra “… non puoi concedere la tua fiducia a chiunque bussi alla tua porta…” |
“Voi invece potete!” Disse Giselle a Cavaliere25. “Il luogo dove avete preso questa Bibbia, lo ricordate? Forse lì si trova il misterioso autore di questo biglietto!” Indicando il biglietto trovato fra le pagine della Bibbia. “Dovete tornare in quella chiesa e cercarlo! Vi supplico, non abbandonatemi!” Piangendo lei.
|
Inarcai un sopracciglio, mentre bevevo la tisana senza preoccuparmi di scottarmi. Il calore si diffuse in tutto il corpo. Sentii le guance nuovamente tiepide e colorite.
"Bè, per adesso non ho ragione di temere il peggio... Missan ha chiaramente fatto intendere che gli servo viva." Posai la tazza e misi a posto un paio di registri. "Dove sei stato? Quando mi sono svegliata eri già uscito..." Posai una nuova pila di documenti da leggere sulla scrivania e cercai di non lasciargli intuire che avevo temuto che se ne fosse andato. Sospirai mentre passavo in rassegna vecchi alberi genealogici e alcune raccolte di corrispondenza privata. Non mi erano di alcun aiuto, quindi rimisi tutto in ordine e mi voltai verso Tyler. |
Tyler osservò Melisendra bere prima la sua tisana, poi sistemare i documenti che aveva letto.
“Avevo bisogno d’aria.” Disse alla ragazza. “Di passeggiare sulle scogliere e di vedere il mare. E poi volevo conoscere un po’ questo luogo… fino al borgo dei marinai… rendermi conto della gente che vi abitava… ho chiesto un po’ in giro riguardo a questo castello… e sembra che non goda di una fama poi tanto allegra…” camminò un po’ nella stanza, gettando uno sguardo, di tanto in tanto, su qualcuno dei libri conservati “… forse stasera ritornerò di nuovo al borgo… vuoi venire con me? Magari ti interessa conoscere la gente che abita le tue terre… e non temere…” accennando un sorriso sarcastico “… non ti terrò per mano lungo la strada…” |
"Vorrei che riuscissi a non lanciare simili frecciate..." mormorai stancamente, finendo di sistemare i fogli.
"Verrò volentieri... immagino sia mio dovere iniziare a conoscere questa terra e le persone che vi abitano..." mi spolverai i vestiti dalla polvere. Avrei dovuto chiedere a Mary di arieggiare la biblioteca l'indomani e di togliere un po' la polvere che ricopriva certi scaffali. Avevo passato il pomeriggio a tossire, mentre frugavo tra i ripiani. "A cosa ti riferisci? Di che fama parli?" Uscimmo dalla biblioteca. |
“Volevo solo metterti a tuo agio” disse Tyler a Melisendra “e magari tranquillizzarti sulle mie intenzioni.” Lasciarono così la biblioteca.
“La gente al borgo” continuò “non vede di buon occhio questo castello... pare che lo ritengano maledetto... una maledizione che, secondo le loro credenze, è stata poi la causa della rovina della tua famiglia… tua madre non ha mai accennato ad una qualche leggenda legata a questo maniero? Io ho cercato di saperne di più, ma la gente di mare è spesso troppo legata alle superstizioni e difficilmente si apre con gli estranei…” si voltò di nuovo con quel suo ironico sorriso “… però, chissà, potresti provare tu a chiedere di questa cosa… del resto l’estraneo qui sono io… tu invece sei la loro signora e la padrona della terra su cui vivono…” |
L’umidità della cella procurava a Chantal brividi su tutto il corpo.
O forse era la paura a causarli? Poi quella paura, unita alla stanchezza, la spinse a chiudere gli occhi. Il Sole irradiava il cortile della scuola. Studenti delle classi superiori passeggiavano in quel luogo, andando avanti e indietro, tra capitoli ripetuti ad alta voce, libri sfogliati in silenzio e chiacchierate spensierate in quel mattino di Primavera. “Aspettami qui, Chantal.” Disse Padre Adam alla bambina. Sorrise e la lasciò sopra una panca di quel cortile. “Consegno alcuni libri al priore” continuò il chierico “e poi andiamo a casa. Non ci metterò molto. Fa la brava, mi raccomando.” Dopo un po’, Chantal sentì delle giovani voci a pochi passi da lei. Sotto un arco alcuni giovanissimi studenti parlavano ad alta voce. “Eh, la fai facile tu!” Disse uno di loro. “Sei nobilissimo e sicuramente tuo zio ti avrà fatto frequentare chissà quale grande maestro dell’arte della spada!” “Si, è vero!” Gli fece eco un altro. “Dai, ammettilo!” Lo studente a cui i primi due parlavano era girato di spalle e Chantal non poteva vederlo in volto. “Però eravate tutti entusiasti quando ho dato quella lezione a Pierre Loren!” Disse lo studente che dava le spalle a Chantal. “Quello sbruffone non si permetterà più di recarci offese solo perché siamo inglesi!” “Ma noi siamo tutti con te!” Esclamò un altro di quegli studenti. “Però ammettilo... sai usare la spada così bene solo perché hai avuto un grande maestro!” “Si, è vero.” Annuì lo studente voltato di spalle. “Ho avuto il miglior spadaccino del mondo come maestro.” E mentre parlava fendeva l’aria con un ramo secco. “Quale spadaccino?” “Mi spiace…” fissandoli lo studente che dava le spalle a Chantal “... ho giurato di non rivelare mai a nessuno il suo nome.” “Beh, almeno puoi darci qualche lezione?” Domandò uno di loro. “E perché mai?” Ridendo lo studente che Chantal non poteva vedere. “Ci sono io a proteggervi, no? Ma forse, se sarete buoni, un giorno vi insegnerò un paio di colpi infallibili!” “Il solito modesto!” E tutti loro risero come solo una compagnia di veri amici sa fare. “Andiamo, Chantal…” fece padre Adam “… scusami se ti ho lasciata sola… vieni, torniamo a casa.” Un rumore di passi svegliò la ragazza da quel sogno misto ad un ricordo. Un attimo dopo due guardie si presentarono davanti alla sua cella. |
Il servitore fissò incuriosito Gaynor.
Era abbigliato all’orientale ed un turbante, fissato con una spilla di corallo, avvolgeva la sua testa. “Il mio e vostro signore” mormorò “non può più raggiungervi per ora… tornerà appena gli sarà possibile…” Ad un tratto le candele che illuminavano quella stanza si spensero di colpo. “Non sai, Alijaid, che non si rifiuta mai nulla ad una bella donna?” Disse una voce dalla penombra che ora dominava la stanza. “La nostra affascinante e sensuale Criseide deve essere trattata come si conviene… sono certo che il mio amico Sidonio di Cipro pagherebbe qualsiasi cifra per una schiava simile…” dal buio si intravedeva a stento la sua ombra, appena sfiorata da un lieve pallore proveniente da una piccola finestrella posta in alto e che illuminava i suoi profondi occhi azzurri, unica parte del suo volto riconoscibile. “Lasciaci soli, Alijaid…” ordinò al suo servitore. “Si, mio signore.” Per poi sparire un attimo dopo. Gaynor, avvolta in quelle profumate e preziose sete, era in balia del buio e di quel misterioso uomo che ora sembrava confondersi con la quasi totale oscurità che dominava in quella stanza. “Avete chiesto di me, milady…” sussurrò quel misterioso uomo, avvicinandosi ancora di più al corpo quasi nudo di Gaynor, coperto solo da quelle leggerissime sete “… siete apparsa ansiosa di potermi parlare… vi ascolto…” aggiunse dalla penombra che ora, al posto della maschera che non indossava più, celava quel misterioso volto agli occhi della bella Ginestrina. http://marmellatadistreghe.files.wor...dblackpic2.jpg |
Vidi Lyo che stava prendendo i sensi, stavo quasi avvicinandomi a lui per sincerarmi del suo stato fisico quando arrivarono dei cavalieri portanti lo stemma della casata dei Carrinton. Ascoltai le loro parole e rimasi delusa" allora egli non ha cambiato idea, perchè è tanto piena di ira, sono giorni che non lo vedo, non mi ha nemmeno cercata, ha solo pensato a questo duello. Spero la servitrice sia riuscita a restituirgli l'amuleto, ci manca solo fosse appartenuto alla moglie. Inizio ad odiarvi Lord Carrinton" mi destai dai pensieri, quando incrociai lo sguardo cupo di Lyo che mi osservava con astio. Non ebbi il tempo di dirgli che mi ero trasferita presso Lady Kate, per fargli capire che non avevo approvato il comportamento di Lord Carrinton, e nemmeno il suo e i cavalieri partirono per il duello assieme a Lyo e ai due giovani scudieri.
"Su Darkmoon, dobbiamo seguirli ma fai piano, non devono notare la nostra presenza" speravo di poter fare qualcosa per fermare uno spargimento di sangue inutile. Arrivammo alla Cappella dei Tre Arcangeli, mi nascosi e alzai il cappuccio del mantello di velluto scuro. Mi guardavo attorno per cercare il bel volto del milord, se forse avessi potuto incontrarlo prima del duello avrei cercato di fargli cambiare idea. http://i52.tinypic.com/4jugi8.jpg |
Al sentire la parola "schiava", Gaynor ebbe un fremito di paura. Che io mi stia sbagliando e il Giglio Verde non c'entri nulla? Forse che sono caduta nella trappola di un mercante di schiavi? La ragazza cercò di riprendersi e di non mostrare la propria debolezza. "Criseide, dite? Devo dedurre quindi che a voi spetta il ruolo di Agamennone? Peccato che non ci sia nessun padre che verrà a chiedervi di liberarmi, ma spero ugualmente di non fare una brutta fine..."
Lungi dal provare la stessa leggerezza del tono che aveva usato, Gaynor continuò: "Vi ho fatto richiamare perchè ho notato l'ostilità con la quale avete letto la lattera indirizzata a De Jeon. Lo scopo della mia missione in Inghilterra era di scoprire chi si celava dietro al Giglio Verde, l'organizzazione che sta rovinando i piani dei repubblicani a Magnus. Quando ho accettato e sono venuta qui, non avevo idea della follia che anima i cuori di Missan e De Jeon, troppi anni sono stata cullata tra le braccia della loro amicizia e non mi ero resa conto che i nostri ideali di libertà e uguaglianza si fossero trasformati in una simile tirannia. Appena mi sono resa conto dei loro veri piani, ho cercato di avvisare una persona che credevo fosse in pericolo, ma Missan ha fatto imprigionare la sua dama di compagnia ed io mi ero prefissata di liberarla, quando voi mi avete rapita. Ditemi, è sbagliata l'opinione secondo la quale voi appartenete al Giglio Verde? Se invece è così, vi supplico di credere alla mia buona fede, io voglio le stesse cose che volete voi ed avrei agito come meglio potevo per evitare altri spargimenti di sangue... potremmo collaborare, nessuno sospetta di me e quindi avrei modo di agire liberamente, non credete?" Gaynor si fermò per riprendere fiato, quando realizzò che era ancora coperta dal solo lenzuolo a parlare di fronte allo sconosciuto. Arrossì violentemente, e si rivolse all'uomo con tono sommesso. "Vi pregherei inoltre di farmi riavere i miei abiti, o quantomeno qualcosa con cui coprirmi, vi dirò che come Criseide non sono avvezza alla nudità di fronte agli uomini..." |
Le voce di Tafferuille riempì la sala... era profonda e musicale la sua voce e io potei distintamente avvertire l’effetto che essa sortì sul pubblico: un fremito scosse ogni singolo spettatore e i cuori iniziarono a battere più forte. Era effettivamente buio nella zona del palco al di sotto del mio finto balcone, nonostante ciò potevo distintamente scorgere quegli occhi di un azzurro intenso sotto la maschera variopinta, occhi tanto profondi da tendere quasi al blu... li osservai per un istante, notando forse per la prima volta quanto fossero enigmatici e allo stesso tempo affascinanti quegli occhi.
All’improvviso Renart fece il suo ingresso sulla scena. Il giovane soldato non era un grande attore, i suoi movimenti risultavano talvolta goffi e il timbro della sua voce era spesso inappropriato, tuttavia il suo indiscusso bell’aspetto riusciva a compensare ciò, facendo sempre breccia negli spettatori. Renart si arrampicò fino a me, mi prese la mano nella sua e mi baciò... E il sipario si chiuse. Citazione:
|
Rodolfo sorrise soddisfatto e riconoscente all'offerta di sostegno prefiguratagli da Lord Tudor, poggiando,con sguardo fiero, la destra sopra l'elsa della spada:
" Non lo dubitavo messere! Ero sicuro che avrei ottenuto per la buona riuscita di questa importante missione quanto il Santo Padre, il Cardinale Ulivieri e la mia umile persona speravamo da voi, dal vostro re e dalla vostra gente. Insieme potremo mettere a nudo anche i più profondi pensieri e sentimenti di questi uomini senza timor di Dio e senza scrupoli. Poi, la presenza qui a Camelot dell'ambasciatore di quel governo usurpatore gioca a nostro favore". Sospende poi per un attimo il suo parlare,volgendo gli occhi verso una delle finestre che guarda sul giardino illuminato dalla vivida luce del mattino,per poi riprendere, " Spero di poter presto incontrare quell'uomo, così da poterne studiare da vicino l'aspetto e il portamento, così da poterne ingaggiare un serrato,pacato,almeno spero,e ragionato confronto ". Torna a fermarsi per un attimo,fissando gli occhi su un calamaio adagiato sulla scrivania, assorto, per poi chiedere consiglio a Lord Tudor: " E se invece di presentarmi a quell'uomo con la mia reale identità, lo avvicinassi, fingendomi di essere un affiliato della setta segreta,diffusa a Roma, legata alla memoria di quel Cola di Rienzo che un secolo fa usurpò il governo dell'Urbe al Papa, instaurando una repubblica, e spiegandogli che son giunto fin qui sospinto dal desiderio di conoscere lui,l'uomo di cui, nelle osterie di Roma, più si decantano le virtù ? Che ne pensate? Non sarebbe meglio disposto a parlare apertamente,senza remore,bugie e mezze parole?" |
Il vento...perche' messere vento portate anche la pioggia...Ascoltare Monsieur mi faceva sorridere e arrabbiare allo stesso tempo.....era una persona di grande cultura....non avrebbe accettato di buon grado cio' che non capiva se non avesse avuto una buona apertura mentale......Grazie Signore avevi messo sul mio cammino un uomo intelligente.....sorrisi...guardando i bagliori dei lampi all'orizzonte...sino a quando uno scroscio d'acqua ci investii violentemente.......Monsieur fu il primo a vedre quella casa....ma il tono del proprietario non era amichevole......infondo aprire la porta in quel luogo e di notte poteva essere motivo di morte......Vidi Monsieur grondante d'acqua.....misi una mano sulla sua bocca per zittirlo......" Monsieur, non aprira' mai quella porta...la sua vita vale piu' di una donna in difficolta', siamo bagnati sino alle ossa........venite gli alberi possono essere degli ottimi rifugi......pero' prima voglio battere alla porta di questo nobile uomo...."........A palmo aperto battei tre volte alla porta...intervallati da qualche secondo.....si sentii un rantolo provenire da quella piccola dimora.......e come se il mio cuore si fermasse riconobbi la voce del mio patrigno........" Monsieur vi prego andiamo via......non importa se piove o c'e' vento....vi scongiuro andiamo via.......".....la Porta si apri' di scatto....e i miei occhi guardarono dopo anni i suoi...e tutti i ricordi riaffiorarono alla mia mente.......Elisabeth Ragione e cuore non va daccordo......ascolta il cuore...a.scoltalo.......lacrime scesero sul mio volto...che si univano alla pioggia....." Vi prego Monsieur...."...e la voce lascio' il posto a silenziosi singhiozzi...
|
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 13.23.15. |
Powered by vBulletin versione 3.8.11
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Copyright © 1998 - 2015 Massimiliano Tenerelli