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Non farei nulla, Sir Guiscard, per screditare i vostri convincimenti...vorrei tanto esser temprato di tale soave gioia....ma in me è più cresciuto il senso di vigilare sulle filosofie psicologiche dell'essere umano ..che per l'appunto varca il confine tra l'umano e il divino!
Ho stima di voi ...ma siate più cauto...seppur...non siate lontano da una plausibile verità! Sir Morris |
Messere, vi ringrazio del vostro consiglio e ne farò tesoro.
In fondo non è raro che due cavaliere discutano e si confrontino con diversi pareri su una discussione così complessa. Alla fine credo che la risposta giusta sia conservata nel cuore di ognuno di noi. Ovviamente anche da parte mia c'è stima nei vostri confronti :smile: |
A volte, i nostri cuori non possono conservare le nostre verità più nascoste, Sir Guisgard....perchè sono talmente rotti o spezzati..che non riuscirebbero a contenerle.
Vi è un altro luogo, inequivocabile e più sicuro...dove esse alloggiano con lustra schiettezza: i nostri occhi! Sir Morris |
E chi, buon cavaliere, conosce i tormenti del cuore più di Lancillotto e Tristano?
Purtroppo la sofferenza in amore esiste ed anche i nobili amanti citati in questa lodevole discussione ne sanno qualcosa. Ma la sofferenza in amore ha un nobile compito: attraverso essa il cuore si purifica. Così, dopo i tormenti e le sofferenze, Lancillotto e Tristano trovano la pace. Quella pace che solo l'estasi dell'aldilà sa e può dare. E con questa pace essi troveranno anche il perdono delle loro colpe, proprio perchè purificati dalle sofferenze che hanno vissuto. |
I due nostri protagonisti, si possono ritenere fortunati...sono e saranno un mero esempio per tutta l'umanità...ma state certo che ..i citati tormenti, hanno distrutto definitivamente, in modo irrecuperabile, i cuori ..di meno conosciuti e anonimi nobil'uomini di varie generazioni!
Essi, almeno, hanno avuto la possibilità di purificarsi e redimersi... altri... bruciano ..ancora...all'inferno! Sir Morris |
Messere, purtroppo il tema di questa discussione, che passa tra le immortali storie di Lancillotto e Tristano, è molto delicato.
Non a caso prendiamo come termine di paragone il Primo Cavaliere e l'eroe di Cornovaglia. Due casi esemplari in cui entrano in ballo diversi aspetti. Per quanto mi riguarda io seguo l'ideale degli antichi greci, dove tutti gli uomini e tutte le donne vengono rappresentati come mele tagliate a metà. E la mela si congiunge nelle sue parti perfette solo quando c'è l'amore vero. E questa è la cosa più naturale e meravigliosa che esista al mondo. |
Citazione:
Saluti, Lord Fenner |
Cavaliere, l'amore vero, quello appunto che i pagani paragonavano ad una mela perfettamente divisa, è il più grande tesoro che si possa trovare.
Purtroppo non a tutti è concesso tale privilegio. Però messer Amore, mio signore, ha donato a tutti, ricchi e poveri, nobili e plebei, il diritto di essere felici. Il grande Andrea Cappellano, nell'immortale De Amore, consigliava a tutti gli amanti una sola cosa: "Chiudere gli occhi ed attendere Amore, che dal suo giaciglio dispensa doni a chi gli è devoto e fedele." |
Io credo che, nel paragone che è tema di questa discussione, siano necessarie due premesse fondamentali.
La prima, è che l'Amore di Lancillotto e Ginevra viene dal cuore, mentre quello di Tristano e Isotta viene dalla magia. La seconda, che Re Marco non è Re Artù. La prima premessa a mio dire già risponde alla domanda "quale è vero amore?" Abbiamo un cavaliere che ha tutto: la forza, la gloria, la nobiltà, in latenza, forse, persino la santità. E a tutto egli rinuncia, per Amore. Non solo. Questo cavaliere, non colpevole, ma vittima del suo sentimento, una volta posseduto l'oggetto del suo Amore vi rinuncia, scegliendo per sé una vita di romitaggio e meditazione, in espiazione della propria colpa. Un cavaliere la cui ultima scelta di vita è quella di sacrificarsi nell'ultima, grande battaglia del suo Re. Veramente vogliamo chiamare un cavaliere del genere, "traditore"? Re Artù non è solo il sovrano di Lancillotto e Ginevra, ne è l'amico, il confidente, il fratello d'armi e di ideali. Ginevra non sposa l'uomo Artù, ma tutto ciò che egli rappresenta di buono, e giusto e nobile a questo mondo. Come si può rifiutare qualcosa del genere? Come si può dire di non amare una persona del genere? Io credo che Ginevra abbia amato veramente Artù. Ma che l'amore provato per Lancillotto sia qualcosa che, al momento del matrimonio con Artù, ella non poteva neanche concepire esistesse. La nostra vita viene caratterizzata da molti sentimenti, e spesso i sentimenti di oggi sono talmente forti da far quasi sembrare quelli di ieri "falsi". Ma lo sono forse davvero? C'è veramente ipocrisia, nello scegliere dopo molto tempo qualcosa che in passato neanche conoscevamo, neanche sapevamo che potesse esistere? Certo, non possiamo negare che tradimento ci sia stato e tale sia. Ma veramente il nostro giudizio merita che continuiamo a condannare questi personaggi più di quanto essi stessi si siano condannati? Mi piace credere nella forza del perdono, più che della colpa. Voglio credere nella nobiltà dell'espiazione, più che nella vergogna del peccato. Così come non posso non ammirare chi dimostra Verità, Passione e Ardore in tutto ciò che fa, sia esso in battaglia, nel dovere verso il proprio re, o nel dimostrare sincerità verso i propri sentimenti. Se è la passione ad animare una vita, essa ne animerà ogni manifestazione, buona o cattiva che sia. Ma certamente non mi sognerei mai di condannare un personaggio appassionato come Lancillotto, posso soltanto sperare di far mia la sua passione, e cercare di riscattarmi con onore e con l'espiazione, così come lui ha fatto, nel momento del peccato. |
Perdonatemi, messere, ma non sono d’accordo con voi in questo caso.
Io credo che l’amore tra Tristano e Isotta sia forte ed assoluto proprio come quello tra Lancillotto e Ginevra. Sono poi i personaggi, con le loro caratteristiche, che rendono le due storie differenti. Il filtro d’amore che scatena la passione tra i due amanti di Cornovaglia non è una limitazione o un artificio, ma, al contrario, ne rappresenta il valore e la più intima essenza. L’Amor Cortese, e quindi i suoi romanzi, è caratterizzato da un continuo fondersi e confondersi di temi e valori ora terreni, ora spirituali. Le personificazioni dei sentimenti (messer Amore, madonna Amicizia, ecc…) è una chiara testimonianza di tutto questo. Sono aspetti che hanno le loro origini nel Cristianesimo Celtico e in una visione “paganeggiante” dei valori della nostra Fede. Una visione che può essere compresa solo interpretando i segni e i simboli di questa concezione che non è soltanto letteraria, ma anche sociale e religiosa. Il filtro che dona l’amore eterno a Tristano e Isotta è uno di questi segni e di questi simboli. Proprio come lo è la Carretta di Lancillotto, la sfida al Cavaliere Verde di Gawain, La Gioia della Corte di Erec e la Grotta in cui si rifuggivano gli stessi Tristano e Isotta. Il filtro rappresenta le frecce d’oro di Amore, per dirla con una metafora classicheggiante. Quel filtro è il dono di messer Amore, la sua benedizione, la sua promessa di felicità eterna. Come la Carretta di Lancillotto, quel filtro rappresenta l’intervento di Amore che travolge ogni convenzione sociale, ogni limite della società che ci circonda ed ogni debolezza umana. Amore arriva e distrugge, per poi costruire qualcosa di nuovo, destinato a durare in eterno. Queste sono le meraviglie dell’Amor Cortese, dei suoi eroi e delle sue eroine, superbamente narrate dagli indimenticabili romanzi di Chretien de Troyes, Goffredo di Strasburgo e Wolfram von Eschenbach. Ricordo che nell’antologia di brani letterari delle superiori mi colpiva sempre il modo con cui venivano indicati Tristano e Isotta: “i due sfortunati amanti di Cornovaglia”. E questo mi faceva sorridere; tra me e me pensavo, infatti, che pochi a questo mondo potevano invece definirsi così fortunati. http://mythologica.fr/medieval/pic/tristan1.jpg |
Ancora una volta, Sir Guisgard, ci avete regalato un'interpretazione molto bella e suggestiva di una delle storie più note dell'età cortese.
E' un'interpretazione che sposo volentieri, ma che in un certo qual modo non mi fa desistere da una valutazione "di scala", che pone sul gradino più alto del Vero Amore quello di Lancillotto e Ginevra. Ammettiamo pure che il filtro sia una metafora della magia d'Amore, e mettiamolo dunque da parte. L'Amore di Lancillotto e Ginevra vive di peccato, ma anche di nobiltà. E' nobile il pentimento, è nobile la consapevolezza dell'errore, così come pure è nobile l'accettazione di quell'ineluttabilità. Ma mai questo sentimento, neanche per un momento, si traduce in un reale tradimento nei confronti di Artù, che resta Re, amico, e persona amata da entrambi. Per sempre. Ed è proprio questo amore per la persona "tradita" a generare poi una reazione, una rinuncia. E come qualcuno ha detto precedentemente, non c'è Amore più grande della rinuncia, del Sacrificio. Questo ci insegna il Cristo, e un Amore ammantato dal Sacrificio assume un'aura di santità, a mio modesto parere. Nella vicenda di Tristano e Isotta, come voi mi insegnate, non c'è molto di tutto questo. Gli amanti continuano a frequentarsi in segreto per anni, e anni, e mai avviene una confessione, un pentimento, una redenzione. Soltanto la morte di Tristano pone fine al gioco degli inganni, lui, a sua volta ingannato dalla moglie. E sarebbe un errore secondo me considerare il pentimento come un "falso amore"... Dire che se Lancillotto e Ginevra si tirano indietro, è perché non si amano realmente. Tutt'altro. Questi personaggi sono capaci di grandissimi slanci emotivi e passionali, ma anche di grandissima devozione. Sono le due facce di una stessa medaglia, e si può comprendere l'enormità dell'amore fra Lancillotto e Ginevra solo nella sofferta scelta del sacrificio che entrambi compiono. |
Anche io la penso come voi, sir Lancelot: per me quella di Lancillotto e Ginevra resta la più grande storia d’amore raccontata fino ad oggi.
Tuttavia, perdonatemi ancora, non posso essere d’accordo con quanto affermate dopo :smile: Lancillotto e Ginevra non scelsero di seguire alcun sacrificio. Si amarono anch’essi in segreto, proprio come fecero Tristano e Isotta. Chretien de Troyes ci narra molto bene il rapporto tra i due amanti e questa visione è stata poi racchiusa e celebrata dalle opere successiva, partendo dalle raccolte del XIV secolo note come “Lancillotto in prosa”, divenendo un emblema dell’Amor Cortese e di tutta la produzione romanza cavalleresca. Nel celebre “Il Cavaliere della Carretta”, Chretien ci mostra chiaramente come Lancillotto sia indifferente a tutto tranne che alla sua regina Ginevra. Egli parte per la leggendaria terra di Gorre solo per liberare Ginevra. Eppure in quel paese ci sono tantissimi altri prigionieri, molti dei quali cittadini di Camelot. E solo al coraggio di Lancillotto essi devono la libertà. Eppure, il Primo Cavaliere appare del tutto indifferente a tutto questo. Egli vive solo per Ginevra. Salvando la regina è solo una conseguenza la liberazione di tutti gli altri. E per lei abbandona e perde tutto: l’onore (salendo sulla Carretta dell’Infamia), la possibilità di trovare il Santo Graal, il suo ruolo nella Tavola Rotonda e l’amicizia del suo re. Solo il vile tradimento di Mordred porterà a scoprire l’amore tra lui e Ginevra. Non vi è dunque alcun sacrificio volontario da parte dei due amanti. Si sono amati segretamente, come ricorda anche il celebre episodio del torneo e del messaggio della regina a Lancillotto (il celebre “al meglio e al peggio”), quando lei, assicuratasi della fedeltà del suo cavaliere, lascerà poi aperta la porta delle sue stanze la notte successiva. Non vi è dunque sacrificio volontario. E del resto non occorre questo per rendere più forte il loro straordinario amore. Lancillotto è completamente devoto a Ginevra, quasi uno schiavo. Ma in realtà non è schiavo di lei, ma di Amore. E questo che lo rende il Primo fra tutti i cavalieri e l’Amante Perfetto per eccellenza. |
Perfettamente concorde con voi, avrei difficoltà a negare una parola di ciò che avete scritto. Tuttavia potrete concordare con me che il sacrificio essi lo compiono, poiché, pur avendo la possibilità concreta di partire per una nuova vita insieme dopo che Lancillotto riesce a liberare la sua regina dalla condanna al rogo, scelgono l'una il convento, e l'altro l'ascetismo... Morendo, da vecchio, in odore di santità.
Questa scelta rappresenta indubbiamente una rinuncia rispetto alla scelta di Tristano e Isotta, che pur non passando attraverso un plateale smascheramento della loro relazione, continuano ad amarsi fino alla fine innaturale della loro storia. |
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