Camelot, la patria della cavalleria

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Clio 07-03-2013 09.56.20

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 52838)
Ateniesi e Spartani...
Non so perchè, ma sin da piccolo ho sempre fatto il “tifo” per gli Spartani.
E forse oggi la gente dimentica, o sottovaluta, che furono loro a vincere la guerra e non gli Ateniesi.
E questa la dice lunga su molte cose...
Perdonate, lady Clio, per questo mio esordio.
In verità è anche frutto di ciò che avete scritto.
Mi spiego meglio...
Voi possedete una qualità particolare e forse l'ho già sottolineato in altri commenti ai vostri scritti: la freschezza.
Leggendovi io avverto quell'atmosfera luminosa, pulita, lineare e spensierata che può essere racchiusa in uno di quei telefilm o soap che danno spesso in tv, soprattutto di pomeriggio.
Un'atmosfera che definirei scolastica, perchè fatta di buoni sentimenti, ottimismo, positività.
Milady, questo è un gran dono.
La capacità di rendere i propri scritti “visivi”, fatti di immagini, oltre che sensazioni ed emozioni.
E in questi racconti, come anche in tutto ciò che scrivete, compresi i nostri gdr, questo ruolo luminoso e positivo vi calza a pennello, proprio grazie a questa caratteristica e luccicante abilità che avete di rendere tali le atmosfere di cui narrate.
E così, leggendovi, quello straordinario e dinamico “mondo scolastico”, fatto di buoni sentimenti, fantasticherie, complicità, dove tutto è speciale, magico, perchè sembra mostrarsi per la prima volta, assume un senso reale e fattibile.
Leggervi è sempre piacevolissimo.
Che altro dire?
Nulla, se non ringraziarvi di aver voluto condividere con noi questa bella storia.
E ovviamente vi faccio i miei più sinceri complimenti :smile_clap:

Milord, mi avete lasciato senza parole...
ho atteso questa mattina per rispondervi, per essere certa di avere abbastanza tempo e tranquillità.
Vi ringrazio immensamente per questo vostro commento, sono davvero lieta che abbiate apprezzato questo scritto e, ancora di più, che vi abbiate ritrovato tali qualità.
Ho sempre pensato che fosse indispensabile cercare di rendere un racconto "visivo", perchè è ciò che io apprezzo in ciò che leggo.
E infatti è una delle qualità (insieme a molte altre..) che ho sempre trovato e apprezzato nei vostri scritti e, se non ricordo male, lo avevo anche scritto da qualche parte.
E sapere che voi avete trovato tale qualità nei miei racconti non può che rendermi felice.
La freschezza, invece, è qualcosa su cui non mi ero mai soffermata, ed anche per questo vi ringrazio di aver così ben analizzato il mio scrivere.
Sapete, anni fa, da adolescente, credevo che i miei scritti fossero dettati dal dolore e dalla tristezza che mi accompagnava.
Ed essi, come i miei giorni, erano malinconici e profondi.
Ma poi tutto questo venne spezzato via e tornai a respirare.
Tuttavia, credevo di non aver più modo per scrivere quello che sentivo, che la serenità non fosse altrettanto stimolante.
Ma ora sono davvero felice di essere riuscita a dare voce anche a quel mondo "scolastico" che avete ritrovato nei miei scritti.
Perdonate se mi sono dilungata ma, non so perchè, il vostro commento mi ha fatto tornare in mente questo cambiamento nel mio modo di scrivere.
Vi ringrazio ancora per i complimenti e per le belle parole.:smile:

Ah, quasi dimenticavo... Anch'io ho sempre parteggiato per gli Spartani... ;)

Citazione:

Originalmente inviato da Taliesin
Giovane Clio,
è da un pò che nelle sonnecchianti strade lastricate di Camelot non si incrociano i nostri pensieri, ma devo confessarvi che ritrovarvi con tutto il vostro entusiasmo letterario e poetico è una cosa molto piacevole, ma soprattutto profuma di primavera, come quell'affresco che un Cavaliere dell'Inteleltto, eccezionalmente di passaggio nelle sue ronde di ritorno, ha già manifestato molto meglio di me...

Taliesin, il bardo

Caro bardo,
Sono lieta che siate venuto a trovarmi in quest'angolo di Camelot.
Anche se non ci siamo incontrati negli ultimi tempi ho udito i vostri canti dalla mia finestra, e ho notato come abbiano allietato questa città.
Vi ringrazio per le belle parole che mi avete riservato... :smile:
mi fa molto piacere sapere che avete apprezzato i miei scritti e vi ringrazio di aver lasciato il vostro pensiero.

Hastatus77 07-03-2013 13.04.15

Citazione:

Originalmente inviato da Clio (Messaggio 52863)
Ah, quasi dimenticavo... Anch'io ho sempre parteggiato per gli Spartani... ;)

Parlare di spartani oggi, mi fa un po' ridere... perché giusto ieri sera, mi sono visto "3ciento", la parodia di "300". :D

Chantal 09-03-2013 13.21.00

Buongiorno a voi, lady Clio,
devo confessarvi, milady, che il leggere i vostri scritti, ed in particolare quest'ultimo, mi fa sentire privilegiata e fortunata.
Sì, perchè credo che, sarebbe stato un peccato perdermi uno scritto così particolare, speciale e molto bello.
Già, se non avessi appreso di voi, dei vostri scritti, dei vostri pensieri, dei vostri sentimenti, mi sarei persa una bella persona e i suoi preziosi ricordi.
Perchè quello che mi colpisce, mi affascina, è la raffinata immagine dei ricordi che assumono uno spessore tale, una corposità tale da farsi più forti, più veri e più vivi del presente stesso.
Anche io, dunque, mi complimento per le capacità e le potenzialità della vostra persona ma anche per il linguaggio e lo stile caratteristico del vostro narrare.
Però, se me lo permettete, mi colpisce anche quanto che avete meditato in merito a scritti adolescenziali dettati dalla sofferenza, forse più cari a voi poichè legati ad un dolore, rispetto alla "monotonia"( se mi passate questo termine e se ho compreso il vostro pensiero) di un frutto narrativo suggerito da una pace interiore e da una serenità conseguite sicuramente con sacrificio, ma anche da una felicità che vi accarezza.
Mi tornano in mente, a proposito di sofferenze ed inquietudini, tanti canti di Leopardi, tanti suoi scritti sofferti e, per questo, brillanti, veri, trasudanti la malinconia dell'animo del poeta nella sua forma più struggente e seducente.
E poi mi vengono in mente Proust e le sue madeleines, quei dolcetti raffinati capaci di evocare ai pensieri del poeta narratore sensazioni e piaceri passati, riflessi, poi, nella sua scrittura.
Io credo che avrei sicuramente apprezzato e custodito con gelosia i vostri scritti del passato, quelli scaturiti dalla tristezza, ma so bene di non fare testo poichè sono ancorata al pensiero di Francis Scott Fizgerard, per cui credo anch'io che a volte sia più difficile privarsi di un dolore che di un piacere.
Tuttavia credo che, senza ombra di dubbio, gli scritti che possa donarci una parsona dall'animo sereno e felice siano tanto più affasscinanti quanto volti a far gioire qualcuno della felicità che le appartiene.
Se siete felice, milady, della vostra felicità, della vostra serenità saprete riempire il mondo intero, poichè chi sta bene, è felice, vive sereno ha anche più desiderio di travolgere e trascinare le persone conosciute o sconosciute nella propria sfera di contentezza, poichè la gioia incontenibile sa trasudare dagli occhi ed investire, col buonumore e con la generosità delle azioni, le persone meno fortunate.
Milady, nella serenità e nell'amore trova intelligibilità e forza redentiva anche il dolore umano.
Per questo vi dico, lady Clio, e molto umilmente poichè io non mi intendo certo di scrittura, lasciate ispirarvi da questi vostri giorni felici, e così come avete desiderato dividere con noi i ricordi più belli e dolci che vi legano a quest'amica, continuate a seminare luce, speranza e sogni in quanti avranno fortuna di leggervi.
Perchè, milady, la felicità non è una colpa verso chi soffre, è una benedizione che viene dal Cielo, ed è anche la responsabilità di farla propria per custodirla, ampliarla ed amplificarla e trasmetterla all'universo intero, a partire da chi più si ama.
Detto questo, riconosco che queste parole non significhino nulla o comunque molto poco, ma si fanno annunciatrici del mio compiacimento, dei complimenti e del piacere e della fortuna che mi hanno procurato nel leggervi.
Spero che abbiano saputo ben ottemperare al mio intento unitamente al mio desiderio di sapervi felice per sempre.
Grazie, milady.

Clio 10-03-2013 23.10.11

Mia cara Lady Chantal...
non sapete che gioia mi avete donato passando in questo angolo di Camelot.
I vostri pensieri sono delicati e colmi di verità. Vi ringrazio, dunque di aver voluto soffermarvi sui miei scritti, e sono davvero lieta che li abbiate apprezzati.
Quello che dite sulle mie riflessioni, inoltre, mi ha colpito profondamente. E, anche di questo, vi ringrazio.
La felicità non è una colpa verso chi soffre, avete detto, e quelle parole sono entrate nel mio cuore, che le conserverà gelosamente.
Eppure avete parlato anche di responsabilità, ed è un concetto che forse si da troppo per scontato.
Vi ringrazio, dunque, di avermi donato tanti spunti di riflessione con le vostre parole delicate e sincere.
E l'augurio che mi fate, Milady, io lo dono a voi, augurandovi di conoscere la felicità più grande, e che questa possa durare per una vita intera.

Chantal 11-03-2013 03.10.09

Oh, milady, quanta attenzione alle mie parole, così sentite sì, ma mi onorate fin troppo.
Quante emozioni ha suscitato questo nostro "incontro".
Camelot.. sembra un luogo di confidenze (anche se è un paradosso) per questo vorrei affidarvene una..
io non ho più diritto di altri, che non lo sono, di essere felice, poichè io non potrei mai sentirmi, sapermi felice dato le persone che più amo non possono essere felici.
Chissà, forse è per un capriccio di Dio che si deve vedere andar via qualcuno, ed anche la felicità, e quì mi mortifica il ricordo di una persona speciale che si è spenta.. per una beffa del destino.
Malgrado questo.. una volta la felicità mi è appartenuta, e, rubando le parole ad una poesia particolare, a rammentarmi quella felicità "tengo una stella d'argento, cucita sul petto, la stella aveva un nome.. e le sue punte son come le spine di Gesù."
Eppure, quel vostro augurio è così accorato che accende una speranza.
Grazie di cuore, lady Clio.
Vi lascio con l'augurio di ritrovarci presto in questa vostra saletta dove affiorano teneri ricordi e si coltiva l'incanto dei sentimenti.

Stavo pensando..
forse queste confidenze sfuggite al silenzio della notte sono un tantino fuoriluogo qui, per questo, vi domando perdono, milady.
Vi aleggia profumo di gioia in queste stanze, ed ho mancato nell'inquinarle con questi miei pensieri..
ma, vi confesso, che avrò piacere di ritrovarmi con voi, un giorno, in altro luogo più consono come i giardini, ed apprendere di quel che vi trasmette la gioia che oggi vi alvolge.
Vogliate perdonatemi, dunque..
Vi porgo i miei più cari saluti.

Clio 11-03-2013 23.32.36

Milady,
le vostre parole non sono affatto fuori luogo e sono io ad essere onorata delle vostre confidenze.
E' vero, in queste stanza si respira gioia e serenità, ma è qualcosa che cerco di esprimere a parole per condividerla con tutti voi, non è custodita e nascosta gelosamente per evitare che si sciupi.
Anzi, come avete potuto notare dai miei commenti, conosco la sofferenza nel profondo e non la rifuggo come qualcosa di estraneo ed oscuro.
Ma vi sbagliate se pensate che le vostre parole possano aver turbato l'atmosfera di questo angolo, anzi io credo l'abbiano arricchito e abbellito.
Ciò non di meno, anch'io mi auguro di poter passeggiare nuovamente con voi nel giardino, ma sappiate che siete la benvenuta in queste stanze colme di pensieri.

Chantal 12-03-2013 11.32.56

Miledy..
il vostro cuore è gentile e generoso.
Vorrei ringraziarvi così..

http://www.insiemeate.net/wp-content...3/Ciliegio.jpg

Più del fiore, vorrei donarvi il "rosa"..
perchè la vostra vita possa sempre scivolare sulle dolci note de.. "la vie en rose".

Clio 23-10-2013 23.43.52

Il guerriero e la Pace
 
Dunque è passato così tanto tempo? Nelle mie stanze riecheggia un insopportabile silenzio!

Devo dire che ero molto restia a pubblicare questo scritto, un po' perchè è particolare, carico di emotività, e magari un po' pesantino..

Vogliate perdonare lo stile, non so perché ho usato la prima persona presente (che normalmente aborro..), ma mi sono accorta di averlo scritto tutto così, e non ho avuto il coraggio di cambiarlo..
Anche le ripetizioni, i collegamenti mancanti... sono il filo dei pensieri.. spero si possa capire...

Come al solito, al di là della storia, raccontata, c'è un motivo se la condivido con voi...

In questo caso, il motivo è il migliore di tutti: l'Amore!
Questo racconto vuol essere un invito ad ascoltare solo il proprio cuore.. è uno di quei momenti in cui, anche una storia di tanti anni può sorprenderti, quei momenti in cui ti ricordi ancor di più perchè ti sei innamorato/a di lui/lei.
Perchè la cosa più bella non è innamorarsi ogni giorno della stessa persona?

Beh, passata la parte mielensa, vi lascio alla parte più complessa..

Ecco dunque la domanda... Esiste qualcosa di più forte dell'Amore?
La nostra protagonista cercherà di scoprirlo...

Grazie, come sempre, per concedermi un po' del vostro tempo..

Il guerriero e la Pace

Sono un guerriero, l'ho sempre saputo.
La vita mi ha insegnato a combattere che ero ancora bambina, mi ha dato l'armatura per proteggermi dal contnuo dolore, la spada per contrattaccare, lo scudo per essere davvero invincibile.
(Considerando i miei continui mal di testa, deve aver dimenticato l'elmo!)
In questo ho sempre creduto: che la mia forza mi avrebbe salvata.
Non la forza fisica e violenta dei lottatori nell'arena, ma la forza di non farsi abbattere, di non lasciarsi sfiorare dalle cattiverie e dai tormenti.
Da bambina, dicevo a mio padre che soffriva, di non lasciare che le lacrime lo fermassero, ma di "cacciarle indietro" sempre di più.
Quelle lacrime tornavano nel profondo e, al posto di ferirmi, andavano a rafforzare la mia armatura.
Per tutta la vita è stato così, giorno dopo giorno.
Sono cresciuta, bambina, ragazzina, giovane donna: niente poteva ferirmi, niente riusciva ad abbattermi, per quanto la battaglia potesse essere dura e logorante.
Eppure, la sera appena trascorsa mi ha messo a dura prova.
In un attimo, mi è parso di tornare a otto anni fa, una ragazzina che scappava di casa, di notte, con addosso un pigiama, e le ciabatte ai piedi, chiedendo aiuto ad un allibito passante, a spasso col cane.
Allora lei mi ha rincorso, mi ha trovato e mi ha riportato dentro.
La mattina, però, sono scappata davvero, e per ben due anni non sono tornata in quella casa.
Ma ora, ora è diverso, c'è una macchina che mi aspetta, quando finalmente, tra la violenza e gli insulti, riesco ad uscire da quella casa.
I gradini sembrano infiniti, mentre corro verso la notte: verso la libertà.
La mia forza mi ha salvato, ancora una volta, l'ho affrontata, sono riuscita a divincolarmi e a uscire.
Sono calma, cosa potrebbe ferirmi, ancora?
Metto in moto, e lo chiamo, tra le lacrime.
Comincio a crollare, ho usato tutta la forza che mi era rimasta.
Parto, la sua voce è calma mentre cerca di tranquillizzarmi, la mia è un unico singulto disarticolato.
Arrivo, parcheggio, scendo.
Sono al sicuro, credo.
Ma ancora una volta mi ha seguito, vedo la macchina farsi strada, e inizio a correre all'impazzata.
Il portone è vicino, ma può ancora vedermi.
Lo richiamo, terrorizzata, e gli dico che lei è qui.
Corre ad aprirmi, e chiude la porta dietro di sé.
Ora sono davvero al sicuro, tra le sue braccia.
Mi tiene stretta, sussurrandomi parole dolci. Piano piano, i singulti si calmano e riprendo a respirare.
"Adesso sei qui con me.. sta tranquilla.. ci sono io.." dice piano, asciugandomi le lacrime.
Non ho più forza, ma forse non ne ho bisogno: ho lui, ho il mio Amore.
Lo abbraccio di nuovo, restando stretta per molto tempo, finchè non mi calmo un po'.
Cerco di mandare un messaggio, ma mi tremano le mani.
Alzo lo sguardo e lo vedo che tenta di sorridere, di capire cos'è successo.
Gli racconto ogni cosa, mentre lui mi guarda negli occhi.
Sono io quella forte, la vita mi ha temprata giorno dopo giorno.
Lui non ha mai avuto bisogno di una corazza, non ha mai provato dolori talmente grandi da sopraffarti.
Quante volte me l'hanno rimproverato quei parenti che credono di sapere tutto di te, per me ci voleva qualcuno di più dinamico, forte e deciso quanto me.
Si sbagliano, si sono sempre sbagliati. Non voglio qualcuno come me, mi basto già io.
Ma quello che lui può darmi, io non potrei mai trovarlo da sola.
Perchè siamo diversi, e solo uniti siamo completi.
L'Amore ci rende un'unica persona.
Eppure, oggi è della sua pace che ho bisogno, quella pace che non troverei mai dentro di me.
Accanto a lui, la guerra sembra lontana.
Oggi è lui a darmi forza, perchè insieme siamo invincibili.
Io sono il guerriero, e lui la pace che cerco.

Taliesin 24-10-2013 10.04.03

Giovane Clio,
non abbiate mai timore, nè ripensamenti ogni qualvolta cercate di rappresentare l'Amore, poichè Egli vince su ogni bruttura umana, su ogni mancanza di tempo, su ogni disattenzione di circostanza, su ogni violenza morale, fisica e religiosa...Grazie come sempre per questo vostro intimo pensiero pubblicato nella Pubblica Agorà, grazie per un nuovo riflesso di sana follia....

Taliesin, il Bardo

Clio 24-10-2013 13.18.32

Nobile Bardo,
Vi ringrazio di essere passato in queste stanze, e grazie nuovamente per le vostre parole.

Avete ragione, l'Amore vince ogni cosa..

Guisgard 28-10-2013 02.39.41

Lady Clio, questo frammento è carico di emozioni e sentimenti.
E' un po' come una pagina di un grosso libro.
Un libro il cui titolo è però chiarissimo.
Sapete, molti hanno scritto sull'Amore.
Qualcuno in modo appassionato, altri in modo scanzonato, altri ancora filosofeggiando dogmi e principi quasi assoluti.
Gli antichi greci narravano di un bellissimo mito, risalente agli albori dell'umanità.
In principio, si diceva, gli esseri umani erano perfetti.
In un unico essere avevano riunito il principio maschile e quello femminile.
Poi però gli dei decisero di punire l'umanità per i suoi peccati, dividendo così ognuno in due metà e separando la parte maschile da quella femminile.
Da allora non facciamo altro che cercare, per tutta la vita, la nostra metà che ci fu tolta.
E qualcuno di noi, i più fortunati, riescono a ritrovare quella parte, sentendosi così di nuovo completi, vivi e felici.
Forse questo mito racconta benissimo cos'è l'Amore e la sua ricerca.
E questo breve scritto che ci avete donato, lady Clio, è una bellissima testimonianza di tutto ciò.

Clio 28-10-2013 13.31.58

Milord, grazie per le belle parole.
Conosco bene quel mito e vi ringrazio di avermelo fatto ricordare in quest'occasione.
Devo dire che da ragazzina mi era sempre sembrato un po' presuntuoso, quasi fosse impossibile che, tra tutta l'umanità, si potesse trovare la propria metà.
Crescendo poi, ho capito che, come spesso accade nei miti antichi, c'era molto più di quanto appariva ad una lettura superficiale o disattenta, così ho imparato ad apprezzarlo sempre più, fino a vederlo realizzarsi nella vita quotidiana.
Mi ha insegnato molto, e continua a farlo, giorno dopo giorno.

Vi ringrazio, anche questa volta, di avermi concesso un po' del vostro tempo e ancor più di aver lasciato il vostro pensiero.

Parsifal25 14-11-2013 01.30.53

Certo.....che i suoi scritti.....son sempre belli da seguire, milady. Complimenti di cuore!!!

Clio 14-11-2013 13.46.56

Ma che bella sorpresa! Sir Parsifal che viene a farmi visita appena tornato a Camelot! :smile_lol:
Grazie per le vostre belle parole, mi fate troppo onore...


Che dire... Bentornato! Spero vi fermiate a lungo in città... ;)

Parsifal25 14-11-2013 14.47.06

Credo....mia cara lady che difficilmente, mi allontanerò da queste terre....almeno lo spero.

Clio 15-11-2013 19.56.43

Ne sono felice, Messere.. :smile:

Clio 30-11-2013 00.25.28

La Rocca delle Meraviglie
 
Mi ci è voluto un giorno di malattia e la consapevolezza di dover (per la prima volta:sad_cry_me:) gettare la spugna per un appello d'esame a causa del troppo lavoro, per riuscire a mettere su "carta" questo scritto a cui pensavo da moltissimi mesi.
Beh, come si suol dire, non tutti i mali vengono per nuocere!

Niente emozioni forti questa volta, niente sconvolgimenti.. "solo" (si fa per dire) una splendida, dolcissima ed eterna, Storia d'Amore.

Ma non dirò di più.. il racconto parla da solo.. grazie, ancora una volta, di concedermi un po' del vostro tempo...

La Rocca delle Meraviglie

“Allora.. dove stiamo andando?” mi chiese, impaziente.
Riuscivo a percepire il suo sguardo dal sedile del passeggero, senza togliere gli occhi dalla strada.
“Ti do un indizio..” dissi, divertita “..non stiamo andando a Bari..”.
“Ma davvero? E nemmeno a Torino, guarda un po’”.
“Vedi, hai già escluso due città.. facciamo progressi..” sorrisi.
“Non hai intenzione di dirmi niente?”
Scossi la testa “Assolutamente no. Finiscila adesso, una sorpresa è una sorpresa.. possibile che non possa rapire il mio fidanzato in santa pace?” mi voltai un istante verso di lui “Non ti fidi di me?” sussurrai, dolce.
“Sì, certo.. è solo che.. sono curioso..”
“Sì, in effetti l’idea era quella…” strizzando l’occhio.
La strada scorreva apparentemente dritta davanti a noi, l’avevo percorsa molte volte, portava al mio paesino tra le montagne, dopotutto, pensai con un sorriso nostalgico.
Dopo un po’, le quattro corsie che avevamo a disposizione diventarono tre, e un’alta torre apparve sulla sinistra.
Superai l’uscita, continuando a guidare.
“Allora non stiamo andando a Bergamo..” riprese, alzando lo sguardo dal suo supertecnologico telefono.
Alzai gli occhi al cielo “Adesso dimmi perché mai avrei dovuto portarti a Bergamo?”
“Non lo so.. non mi hai detto che cos’hai in mente..” si strinse nelle spalle.
“Appunto..” sorrisi.
I chilometri passavano, mentre paesi e città si susseguivano l’uno dopo l’altro.
Ma io restavo imperterrita sulla strada, senza accennare ad uscire.
“Nemmeno a Brescia..” disse, quando superai anche la sua uscita.
“No..” sospirai, fingendomi irritata.
Era bello vederlo così curioso anche se, finchè non sapeva dove lo stavo portando non potevo farmi vedere inquieta.
Ma lo ero. Avevo sognato quel posto talmente tante volte, cosa avrei provato a vederlo davvero?
Parlammo del più e del meno, e cercai di distrarmi.
D’un tratto, però, la vidi da lontano, dominava quella collina, e io non ci avevo mai fatto caso in tutti quegli anni.
Trattenni il fiato per un attimo, ma lui non si accorse di nulla, per fortuna.
Finalmente, misi la freccia e mi spostai sulla destra.
Lui lesse il cartello dell’uscita e mi guardò, gli occhi ardenti, curiosi e felici.
“Il lago?” chiese, allegramente.
“Il lago!” annuii.

Passeggiavamo mano nella mano, sulla riva del lago, osservando la gente camminare rilassata.
Mi ha sempre donato pace e quiete osservare l’acqua circondata dalle montagne.
Ci guardavamo intorno, cercando un ristorante sufficientemente caratteristico in cui pranzare.
D’un tratto, lui si bloccò, e mi attirò a sé, indicandomi un manifesto.
Spalancai gli occhi: accidenti, mi aveva scoperto!
“E’ una coincidenza che noi siamo qui proprio oggi?” chiese, sorridente.
Mi avvicinai di più, rifugiandomi tra le sue braccia, con lo sguardo ardente.
Scossi la testa, lentamente, chiedendomi cosa stesse pensando in quel momento.
“No, non lo è..” sussurrai appena “Cosa ne dici, ti va?”
Lui rise “Me lo chiedi adesso?”.
“Possiamo sempre cambiare programma..” mormorai.
“No, no.. andiamo, scherzi?.. dovremo pur vederla, o no?” disse e il suo sorriso sciolse ogni paura.

Il sole non era ancora calato, ma io ero già pronta per uscire.
“Come sto?” chiesi, allargando le braccia.
“Sei bellissima..”
Sorrisi.
Lui si avvicinò, stringendomi a sé.
“Sei emozionata, eh..”
“Non sai quanto…”.
Erano anni che aspettavo quel momento, non avevo avuto il coraggio di andare a vederla prima, nel terrore che quel giorno non arrivasse mai.
Ma il momento era finalmente arrivato.
“Dopo di lei..” disse, aprendomi la porta.
Com’era bello con la camicia leggera e la giacca sportiva, che lo rendevano insieme elegante e sbarazzino.
Quanto era meraviglioso essere solo noi due, fuori dal mondo, e non in un posto qualsiasi.
Stavo per vederla, stavo per vederla con i miei occhi.

“Guarda la strada..” mi rimproverava gentilmente.
“Sì, sì.. la sto guardando..” risposi senza pensarci, continuando a scrutare le colline intorno a noi, aspettando di vederla comparire su una di esse.
“Devi girare di qui.. qui..” facendomi segno, lui.
“Ecco fatto.. siamo arrivati?” chiesi.
Lui diede una rapida occhiata al navigatore, e annuii.
“Devi parcheggiare qui, dobbiamo andare a piedi..”.
“A piedi?” fischiai “Caspita, fortuna che non ho messo i tacchi!”.
Alzai lo sguardo e, finalmente, la vidi, austera e bellissima, la rocca che avevo tanto sognato.

La festa circense era allegra e colorata, troppo, a dire il vero, per i miei gusti.
Ma normalmente non era aperta di sera, e quella festa era l’opportunità che stavo aspettando per vederla.
Non degnai d’uno sguardo i funamboli, gli acrobati, le bancarelle, avevo occhi solo per lei.
La percorsi in lungo e in largo, sopportando a stento la presenza di tutta quella gente. Possibile che fosse così tanta?
Cercai gli angoli visti in fotografia, la immaginai senza tutta quella calca, con i tavoli bianchi, i fiori.
Camminavo veloce, scambiando considerazioni con lui, che mi teneva per la vita, impedendomi così di andare a sbattere contro sconosciuti.
Perché, come sempre, camminavo con la testa tra le nuvole.
Lasciavo correre lo sguardo lungo ogni linea, ogni dettaglio, cercando quella scintilla, quel segnale.. che non arrivò.

La vista sul lago, però, era esattamente come l’avevo immaginata: meravigliosa.
Appoggiata ad un antico merlo, guardavo il lago, illuminato da tante piccole luci.
Lui mi cinse con le braccia, chinandosi a posarmi un lieve bacio sul collo e sulle tempie.
“Ci sei rimasta male?” mi chiese, dolcemente.
Scossi la testa, continuando a guardare il lago.
Ero stranamente serena. E pensare che quella era sempre stata una mia paura: “e se poi arrivo lì e non scatta la magia?”
“Non è qui..” sussurrai “..non è il posto giusto..”.
Lui si strinse a me ancor di più.
“Sì, concordo…” mormorò “…è solo che.. mi dispiace, ci tenevi così tanto..”.
Sorrisi e mi voltai, cingendogli il collo con le braccia.
“Possiamo trovare di meglio..” disse, stringendomi a sua volta.
Annuii “lo so, è solo strano.. è quasi come se mi fossi tolta un peso.. è solo che..” mi guardai attorno “…ho fantasticato su questo posto per anni… ho sempre pensato che sarebbe stato qui.. ora, beh…”.
“Non dovrai fantasticare ancora per molto..” mi interruppe, lui “…ti pare?” prendendomi la mano sinistra, dove due mani, un cuore e una corona suggellavano la nostra promessa.
“No, hai ragione…” sorrisi, con gli occhi ardenti e felici.
“Beh, guarda il lato positivo..” sussurrò, avvicinandosi al mio viso “..potremo ricominciare a cercare… insieme..”.
“Insieme..” ripetei, prima di abbandonarmi alla dolcezza del bacio che le sue labbra posarono sulle mie.

http://www.armonyandservice.it/publi...io%20torta.jpg

Clio 17-03-2015 02.50.31

Un inaspettato ritorno...
 
Dovete sapere che al mio arrivo a Camelot ero di ritorno da un lungo viaggio.
Anzi, due.. uno reale e moderno sulle Strade d'Europa, l'altro più difficile da descrivere, che attraverso libri, fotografie, disegni e mappe mi ha portato nelle province orientali dell'Impero.
Ricordo che qualcuno di voi mi chiese di raccontare dei miei viaggi, e io ci pensai a lungo, come sarebbe stato bello tradurre in un racconto quei mesi di ricerca, eppure le parole sono sempre rimaste intrappolate nella mia mente e non sono mai riuscita a completare quello scritto.
Poi di viaggio ne intrapresi un altro, che mi portò lontano da quei luoghi anche se non di molto.
Conobbi personaggi nuovi ed interessanti, ascoltai le loro preghiere, i ringraziamenti che donavano agli dei.
Eppure quel viaggio si interruppe, bruscamente, una mattina di gennaio e da allora mi sono chiesta il motivo di tutto questo.
Perché io credo che nulla accada per caso, e oggi forse comincio a capire.
Per un momento ho creduto che Clio mi avesse abbandonata, solo ora comprendo invece che mi ha dato un forte strattone per togliermi dalla strada che avevo intrapreso (accidenti, però... farlo un po' prima no, eh? :rolleyes:) e poi condurmi per mano su una strada diversa, tortuosa forse, ma che mi conduce là sulla riva dell'Eufrate, là dove giace un pezzo del mio cuore.
E stavolta però, mentre preparo l'attrezzatura per questa nuova avventura che mi attende, lascerò qui le mie emozioni, i sogni e le suggestioni che tutto questo suscita nel mio animo.
E lo farò in modo completamente diverso dalla ricerca che mi aspetta, lo farò narrando di un viaggio, il mio viaggio.


"Dunque era questo che volevi, Clio..." Sussurrai piano, mentre mi rimettevo in cammino sotto un insolito sole di marzo.
Davanti a me soltanto il deserto e una strada carovaniera che avevo già percorso anni fa, dove ad ogni passo potevo ritrovare sensazioni, emozioni diverse e lontane.
E poi la vidi spuntare tra le dune, le sue solide mura si stagliavano imponenti in quella radura.
Era come la ricordavo, era splendida.
"Volevi che tornassi a casa..." Mormorai, con un largo sorriso.
Le prime rovine mi si pararono davanti, ma in un attimo scomparvero, tornando vive sotto i miei occhi.
Sono qui come Ancella di Clio, dopotutto...
E in un attimo, tutto si animò: potevo tornare lì, come tre anni fa.
Allora vidi le sentinelle a presidiare la grande porta, chissà se mi riconosceranno, pensai, o se sarò soltanto un'ombra per loro.
Non mi importava: come varcai le porte della città venni investita dall'atmosfera vivace e variegata che si respirava per le strade.
Gente di ogni tipo intenta nei propri affari, il bazar, le botteghe, le donne greche e quelle più orientali che commentavano gli abiti le une delle altre, qualcuno contrattava sul prezzo di qualche merce, qualcun altro suonava, o discuteva di politica.
Riconobbi alcuni luoghi in cui avevo passato del tempo anni prima, chiedendomi se anche questa volta potrò portarli con me.
Saprò ancora come muovermi? Non rischierò di perdermi per le sue vie?
Ma infondo, sapevo già dove andare, anche se prima preferii fare un giro della città: un giro largo, perché quando manchi per tanto tempo da un luogo vuoi assaporarne ogni angolo, anche quelli a cui magari non avevi dato importanza.
Mi incamminai così per vie sconosciute fidandomi del mio senso dell'orientamento con la speranza di aver bene in mente la cartina che avevo studiato tante volte.
Passai davanti a luoghi di culto più disparati: era per questo che mi trovavo lì, dopotutto, e iniziare da quanto avevo trascurato in passato, perché esulava dalle mie competenze, non sembrava affatto male.
Fu in quel momento che mi accorsi di quanto mi fosse mancata quella splendida città in cui avevo lasciato un pezzo di cuore e a cui pensavo spesso, temendo per lei.
Ma nulla di tutto questo si poneva sotto i miei occhi: non un mondo travagliato, non le rovine, gli scavi ancora in corso, quelli non autorizzati, quelli dissacranti che speri non arrivino mai ma che vi sono stati in passato.
No, ella mi appariva fiorente e viva come quando era sotto l'egida di Roma: ignara del destino che la attendeva.
Ma non potevo indugiare oltre, dovevo raggiungere il muro oltre il quale avrei trovato ristoro, quel muro controverso e complesso che avevo studiato a lungo nella mia breve visita anni fa.
Raggiunsi così l'accampamento romano, e venne ad accogliermi quel tribuno che avevo imparato a conoscere, per quanto possibile.
Probabilmente era solo una speranza, ma sembrava felice di vedermi, e mi fece strada tra i suoi ausiliari, e tra gli altri legionari stanziati in quell'angolo di Impero.
Allora compresi che la città non era affatto cambiata, ma io invece sì.
Guardavo quei legionari allenarsi, con la stessa luce negli occhi che vedo ogni giorno nei miei fratelli, riconoscevo i loro colpi, i loro esercizi.
Ma Clio mi permette di vedere solo una parte di quanto accade, la Verità mi è preclusa.
Raccontai al tribuno il motivo del mio ritorno e chiesi ospitalità, anche se non ero più lì per loro sapevo che quello era il mio posto, così come sapevo che loro mi avrebbero accolta.
In quel piccolo angolo di mondo, tutto parlava di Roma: le terme, l'anfiteatro costruito dai soldati che mi invitarono ad assistere ai giochi, il praetorium, l'accampamento, persino qualche tempio.
Ero tornata a casa.
Vivrò con loro quei cento anni ancora una volta, alcune cose cambieranno, certo, perché la mia ricerca non è più la stessa, altre invece no.
Sarò di nuovo lì quando arriveranno i persiani, vivrò i preparativi, l'assedio, forse riuscirò a vedere le macchine da guerra, le mine e le contro mine scavate sotto le torri, chissà se incontrerò quel nobile persiano che ha trovato la morte in una di esse.
Sarò lì, confusa tra i legionari nella mia armatura da velita, al loro fianco eppure simile ad uno spettro, tratterrò il fiato durante gli scontri nonostante conosca bene l'esito della battaglia e in fondo in fondo sappia che è anche grazie a quella sconfitta che io ho l'opportunità di essere lì.
Eppure, potrò voltarmi mille volte ad osservare lo stendardo che sventolava sulla torre, esso mi apparirà sempre sfuocato e lontano: quale sia la vessilazione che difese la città fino all'ultimo, non mi è dato saperlo.
Ma in questo luogo Clio mi ha già donato tanto, e non solo a me, dunque mi pare di chiedere troppo.
Prenderò un profondo respiro, e vivrò quella battaglia ancora una volta.
Vedrò la città capitolare e scomparire, finché qualcuno non la ritroverà dopo millenni.
E la storia avrà di nuovo inizio.

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Altea 17-03-2015 16.22.05

Mi avete emozionata, ho visto uno spaccato della mia vita ovvero io e la mia bimba più grande con i nostri libri di storia a parlare di questi mondi che ci affascinano, a studiarli e scoprire i loro misteri.

elisabeth 17-03-2015 16.40.56

I libri emozionano...perchè la mente puo' trasformare tutte le emozioni a cio' che si legge.............

Lady Clio...protagonista in uno spaccato di storia......

Guisgard 17-03-2015 17.44.41

Lady Clio, i vostri scritti sono sempre particolari.
Quasi un'esperienza di vita ogni volta.
La vostra.
Al di là dello stile e dalla vostra bravura di narratrice, così efficace ed abile nel farci rivivere scenari antichi ed orientaleggianti, ciò che mi colpisce e mi piace è la grande capacità che avete di dar forma concreta ai vostri sogni.
Così anche un viaggio interiore prende forma e diventa vero.
Ma non dovrei stupirmi.
Non più.
Perchè voi siete l'eroina che vive questi straordinari viaggi.
Siete Clio :smile:

Clio 18-03-2015 01.49.23

Citazione:

Originalmente inviato da Altea
Mi avete emozionata, ho visto uno spaccato della mia vita ovvero io e la mia bimba più grande con i nostri libri di storia a parlare di questi mondi che ci affascinano, a studiarli e scoprire i loro misteri.

Una delle cose più belle che può donare la scrittura, a mio avviso, è proprio un'emozione. E sono davvero lieta che ve ne abbia trasmesso questo mio scritto.
Eh, la vostra bimba più grande è davvero in gamba, non c'è che dire.... :smile_lol:

Citazione:

Originalmente inviato da elisabeth
I libri emozionano...perchè la mente puo' trasformare tutte le emozioni a cio' che si legge.............

Lady Clio...protagonista in uno spaccato di storia......

Più che protagonista in questo caso mi sento una spettatrice speciale, diciamo.. ;)

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard
Lady Clio, i vostri scritti sono sempre particolari.
Quasi un'esperienza di vita ogni volta.
La vostra.
Al di là dello stile e dalla vostra bravura di narratrice, così efficace ed abile nel farci rivivere scenari antichi ed orientaleggianti, ciò che mi colpisce e mi piace è la grande capacità che avete di dar forma concreta ai vostri sogni.
Così anche un viaggio interiore prende forma e diventa vero.
Ma non dovrei stupirmi.
Non più.
Perchè voi siete l'eroina che vive questi straordinari viaggi.
Siete Clio :smile:

Vi ringrazio, milord, per le belle parole che mi avete riservato. :smile_lol:
È il grande miracolo della scrittura, no? Dar forma ai nostri sogni, ai nostri pensieri, desideri, persino alle nostre paure.
Quanto all'essere Clio, beh.. in questo caso mi basterebbe avere il favore della musa di cui indegnamente porto il nome in questo reame. :confused_nervous_sh
(Quanto alla nostra eroina che porta quel nome.. allora è un'altra storia. ;))

Un ringraziamento a tutti voi per aver speso un po' del vostro tempo in questo angolo di Camelot, e aver lasciato il vostro pensiero. :smile:

Galgan 18-03-2015 04.01.33

Mia vergogna, non avevo notato questo angolo dedicato ai vostri scritti.
Davvero notevole, lady Clio.

Clio 18-03-2015 14.01.59

Citazione:

Originalmente inviato da Galgan (Messaggio 70210)
Mia vergogna, non avevo notato questo angolo dedicato ai vostri scritti.
Davvero notevole, lady Clio.


Nessuna vergogna, Sir Galgan, questo angolo polveroso è rimasto nascosto per molto tempo, ma devo dire che sono lieta di sapere che vi siate giunto , e che abbiate gradito i miei scritti. :smile:

Tessa 19-03-2015 14.13.04

Ho impiegato un po' di tempo per leggere i vostri scritti, Lady Clio.
Avete un grande dono: quello del saper narrare.
Siete un'anima saggia e sensibile.
Bravissima!

Clio 20-03-2015 01.29.53

Citazione:

Originalmente inviato da Tessa (Messaggio 70255)
Ho impiegato un po' di tempo per leggere i vostri scritti, Lady Clio.
Avete un grande dono: quello del saper narrare.
Siete un'anima saggia e sensibile.
Bravissima!

Vi ringrazio, milady, per aver speso un po' del vostro tempo a leggere i miei scritti, e sono davvero lieta che vi siano piaciuti. :smile_lol:

Clio 13-04-2015 16.38.44

Un giardino inaspettato...
 
Ci sono momenti in cui vorrei davvero essere in grado di disegnare, di rappresentare forme e colori che mi si parano davanti.
Ed oggi è proprio uno di quei momenti, ma ho a disposizione soltanto le parole.
Oggi la ricerca mi ha portato in questa cittá così vicina eppure così diversa dalla mia.
Questa città in cui, incredibilmente, tutto si ferma in pausa pranzo, e la mia brillante idea di prendere solo una focaccia a portar via, per ottimizzare i tempi in puro stile Miralese, improvvisamente non sembrava più così brillante.
È tutto chiuso: la copisteria dove rilegare la mia pila di fotocopie, la libreria in cui volevo curiosare, per non parlare della banca in cui volevo pagare una bolletta.
Però è una splendida giornata, quindi mi metto a camminare, guardandomi intorno affascinata: è una realtà diversa, ma ho sempre adorato questa città, mi ricorda un giorno lontano, che è stato come un raggio di luce in uno dei periodi più oscuri della mia adolescenza, una rilassante passeggiata completamente sola, un po' come oggi, solo che allora avrei dovuto essere a scuola.
Poi, d'un tratto, vedo comparire davanti a me un parco fiorito intorno all'imponente castello che tanto somiglia a quello della mia città, e mi fa sentire un po' a casa.
Decido di raggiungerlo, ed è allora che mi toglie il fiato.
La Primavera sembra esplosa in tutto il suo splendore, gli alberi rigoliosi di un verde acceso e brillante sono intervallati da arbusti fioriti bianchi e rosa che creano come un pergolato per riparare il sentiero dai raggi diretti del sole.
C'è un atmosfera magica e surreale, i prati sono praticamente bianchi perché cosparsi quasi interamente di margherite, le pratoline, che se ne stanno lì, serene, a stendere i petali al sole.
D'un tratto, un lontanissimo ricordo attraversa i miei pensieri, e quasi senza accorgermene cammino verso un punto preciso del parco.
Sono già stata qui....
Sorrido vedendo spuntare il parco giochi, (naturalmente anche quello chiuso per pausa pranzo!) e allora rivedo una bambina troppo grande per la sua età, in quel doloroso gioco chiamato "un fine settimana con la mamma e uno col papà".
Quanto mi arrabbiavo quando riuscivo a prendere il peluche che faceva vincere un giro gratis sul trenino ma la simpatica signora che gestiva il parco giochi diceva che non era valido perché ero troppo alta, e il mio papà ci litigava.
Però c'erano anche i tappeti elastici, che mi regalavano alcuni momenti liberi e spensierati.
Ma è ora di lasciare quei ricordi a volte dolci a volte tristi della mia infanzia lá dove devono stare, nell'angolo fiorito di un vecchio parco giochi, per ricominciare a camminare senza meta, finché non trovo un posto perfetto.
Un posto che sembra immerso in una quiete senza tempo.
Allora mi fermo, come non faccio mai, immersa nella mia musica, (che sembra sapere esattamente dove mi trovo dato che la riproduzione casuale continua a farmi ascoltare canzoni che spesso parlano di questa città), immobile e rilassata, ad ammirare la sagoma del castello incorniciata dai fiori, cercando inutilmente una parola per descrivere il colore del cielo, come un pittore che deve scegliere la migliore sfumatura di azzurro, mentre una brezza leggera rende sopportabile la calura primaverile, incurante del sole che mi batte sulle braccia libere dall'altissima protezione solare che di solito le avvolge (anche se so che domani mi dannerò se hanno osato prendere anche un minimo colorito).
Lo so, potrei (anzi dovrei) iniziare a studiare le quattrocento pagine che ho fotocopiato, controllare se non ci siano altri libri che possano servirmi in questa città, oppure semplicemente tornare a casa.
Eppure c'è talmente tanta pace in questo angolo fiorito, che mi rapisce dolcemente.
E improvvisamene tutto quello che voglio è scrivere.
Vorrei davvero saper dipingere il quadro davanti ai miei occhi, per mostrarvelo e condividere con voi tanta meraviglia, ma posso solo descriverlo.
E le parole non sembrano più poca cosa, perché oltre alle immagini contengono le emozioni che sono indissolubilmente legate ad esse.
In questo angolo fiorito intorno al castello, io penso a voi, al nostro bellissimo giardino, rendendomi conto che l'ho sempre immaginato così, baciato dal sole, o reso magico dagli enigmatici raggi della luna, imperniato dei colori e dei profumi dei molteplici e diversi fiori che lo popolano.
Così provo a giocare ad immaginare che lo sia davvero, che il castello sia quello di Camelot.
Riesco a scorgere tra i merli i soldati che fanno il giro di ronda pomeridiano, vedo le dame che passeggiano chiacchierando allegramente nel giardino, sento il suono di un'arpa che racconta melodie lontane.
Chissà...
Magari c'è una dama che sospira a quella finestra sulla torre, magari guarda proprio il giardino sperando di scorgere il suo amato alzare gli occhi a cercare i suoi attraverso l'austero vetro che la nasconde.
Lo cerco quasi con lo sguardo, sperando di vederlo compiere quel gesto, e donare così un sorriso alla sua dama.
Non so perché, ma la immagino mora, con grandi occhi verdi, i capelli raccolti in una treccia di lato, e un abito azzurro, stile impetro, mentre il suo amato lo vedo un po' scanzonato, con i capelli castano chiaro tagliati a caschetto ma spettinati, vestito di verde e bordeaux con uno di quei cappelli che si vedono nei film in costume.
Chissà, magari li incontrerò.
Magari dovrei dar loro un nome.
Un nome che li renda reali.
Ma poi vengo distratta da un rumore sordo, e mi volto di scatto: il ponte levatoio si è abbassato e una compagnia di cavalieri avanza spensierata verso la campagna, in cerca di Avventura, e gli zoccoli dei loro cavalli fanno tremare il suolo sotto i miei piedi, mentre le loro risate scanzonate mi strappano un sorriso, anche se non riesco ad immaginare il motivo che le abbia generate.
Che sia tra quei cavalieri l'innamorato della bella alla finestra?
No, lui non è un cavaliere, è più.. Un musico?
Sì, un musico, uno di quelli che vanno in giro col liuto a cantare canzoni d'amore nelle corti.
Chissà che serenata dedicherà alla sua bella senza nome.
Però non mi piace, deve pur avere un nome..
Alzo gli occhi su quella finestra dove la posso vedere sospirare e cerco di indovinare il suo nome.
Chiara? No.. Giulia? Nemmeno...
Marta? Ni...
Posso vedere il suo sorriso divertito ogni volta che la immagino con un nome diverso, che evidentemente non le si addice, un po' come Ariel col principe Eric, in quel cartone visto mille volte.
Adesso so che non potrò alzarmi da questa panchina senza aver indovinato il suo nome, perché so che senza quel nome, lei sarà persa per sempre.
Ne penso uno dietro l'altro, cercando di abbinarlo al suo viso
Lili... No, non basta... Liliana... No, troppo.. Ma ci stiamo avvicinando...
Allora... Ileana!
Ileana? Pare di sì... Sì è perfetto, e la bella dama annuisce.
Ed è buffo, perché non conosco nessuno con quel nome.
Nessuno fino ad ora.
E il suo amato?
Vediamo un po'... Ha l'aria scanzonata, un andatura non troppo sicura e uno sguardo profondo.
Marco? Giulio? Oreste? No...
Nemmeno Michele...
No, ha un nome tipo.... Bartolo...
Beh, si è girato a quel nome, quindi direi che è giusto.
Bartolo e Ileana: chissà che ne sarà di loro.
Ma mi piace pensare che riusciranno a realizzare i loro sogni.

Si è fatto tardi, volevo scrivere solo dei colori di questo giardino ma mi sono lasciata trascinare dall'atmosfera di questo luogo, dalle emozioni, dai ricordi, dalle storie nascoste dietro una finestra antica.
È ora di tornare nella mia città, ma portando con me i colori e il profumo di questo giardino fiorito che tanto somiglia a quello di Camelot.
Gli stessi che ora lascio qui, per voi...

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Clio 13-05-2015 16.54.38

Ercules Exurges
 
Il tempo è giunto.
Ho atteso e preparato questo momento per molto tempo.
Per lunghi ed interminabili mesi.
Mesi intensi, colmi di determinazione, sacrifici, allenamento, preparazione, lividi, fatica, fiato corto.
Io e te, insieme, giorno dopo giorno.
E più il momento si avvicinava, più saliva la tensione, l’emozione, la volontà.
Giorno dopo giorno spostavamo il nostro limite un po’ più in là.
Ora siamo qui, io e te, rosso e blu, specchio l’una dell’altra.
Io sono e sarò il rosso.
Ed è strano, o forse no.
Rosso come il fuoco sacro che Coelia Concordia per ultima custodì nel cuore dell’Urbe.
Quel fuoco che una mano empia spense sotto i suoi occhi.
Quel fuoco che generazioni di donne hanno dimenticato di dover custodire.
Quel fuoco che qualcuno crede estinto, ma che brucerà sempre in noi.
Quel fuoco che portavano in battaglia con fierezza le donne migliori, quelle che sono il mio esempio e la mia forza.
Quel fuoco che nulla mai spegnerà, finché ci saranno donne disposte a custodirlo.
Oggi custodire ed alimentare quel fuoco spetta a me.
E non solo per me stessa.
No, anche per quella bimba che gioca da sola, in un angolo del giardino della scuola, e sgrana i suoi occhietti azzurri appena mi vede.
Ha in mano un rametto, ma io so che per lei è una spada, so che sta vivendo un’avventura mozzafiato, che i suoi compagni non riescono a vedere, e la chiamano pazza.
Forse hanno ragione, piccola, forse sei pazza, ma tranquilla, che lo sono anch’io.
E fidati se ti dico che non vorrei essere diversa.
Come vorrei abbracciarti e dirti che i tuoi sogni si avvereranno, forse non nel modo in cui avevi immaginato, ma si avvereranno.
Ti renderò fiera e orgogliosa, te lo prometto.
Oggi io combatterò anche per te, perché se oggi sono un guerriero nel corpo oltre che nello spirito, lo devo a te.
A te che non hai mai ascoltato i commenti della gente, che non sei mai cambiata per essere come gli altri.
A te che la battaglia non ha reso meno donna, ma solo più forte.
Alle tue avventure solitarie nel cortile, alle tue spade di plastica, e a quelle da collezione.
E forse non è un caso che a quella collezione manchi proprio un gladio.
A quello, piccola, ci penso io.
Posso quasi vedere il tuo sorriso sugli spalti dell’anfiteatro, quel sorriso così ricco di emozioni nascoste, ma che si accende se partiamo per un’avventura.
Prendo un profondo respiro, già solo essere qui è da pelle d’oca.
Quante storie possono raccontare queste pietre?
Quanti combattimenti hanno visto, quante volte il rituale si è ripetuto sotto i loro occhi?
Chissà se credevano di poterlo vedere ancora.
Eppure noi siamo qui.
Ancora.
Tra poco tocca a noi.
Ci guardiamo, uno sguardo d’intesa, che racchiude tutte le emozioni che abbiamo condiviso in questi mesi.
È il momento.
Ci armiamo, sotto il sole che brucia e mi acceca, e i sassolini che si infilano prepotentemente nelle calighe.
È solo una dimostrazione, non un vero combattimento, annuncia l’arbitro.
Eppure per noi è molto più di questo.
Il vero combattimento sarà domani, certo, ma lui non ci ha mai visto combattere, e nemmeno i nostri fratelli che sono lì al nostro fianco.
E poi dobbiamo combattere anche per loro, le nostre sorelle che meriterebbero di essere qui con noi, e che non avranno occasione di combattere se noi falliremo.
Dunque combatteremo anche per loro.
Abbiamo un minuto, un minuto per dimostrare che non è stato uno sbaglio credere in noi, che siamo degne di queste armi che portiamo in mano.
E poi, vuoi mettere? Domani saremo in riva al mare, ma oggi siamo in anfiteatro.
E so che tu stai pensando la stessa cosa.
Sento il cuore accelerare, e d’improvviso attraverso le piccole fessure dell’elmo posso vederti, vedere il mio riflesso, mia sorella.
Poi il segnale, e tutto ha inizio.
Non conta più nulla, ci siamo solo io e te.
Forse un giorno riuscirò a percepire ciò che accade intorno a noi, ma la strada è ancora lunga.
E tutto dura fin troppo poco, riportandoci alla realtà.
Ma quando voltiamo lo sguardo verso i nostri fratelli e vediamo i loro volti accesi, sorridenti e fieri, capiamo di essere sulla strada giusta.
Chi aveva titubanze o timori, chi ci sottovalutava ha cambiato idea.
E noi ci guardiamo, ma ci basta un sorriso, e poi un lungo abbraccio.
La prova sarà domani, ma ora affrontiamo tutto ciò he viene prima con animo diverso, più leggero.
Passano le ore tra le risate dei fratelli, i discorsi profondi, il mare che non vedevo da anni, ma che fa parte del gioco.
Da quanto tempo non ero così spensierata, come mentre giochiamo con le onde?
Eppure mi manca qualcosa, manca lui, il nostro maestro.
Se penso che domani non sarà lì al nostro fianco, lui che ci ha preparato a questo momento con dedizione e pazienza, spingendoci otre i nostri limiti, insegnandoci a combattere i nostri demoni, lui che ci ha dato tutto, lui a cui dobbiamo tutto, se penso che non potrò cercare il suo sguardo dopo il combattimento, mi prende un morso alla gola talmente forte che non riesco a respirare.
Ma mi basta sentire la sua voce per tranquillizzarmi un po’.
Lui mi dice che sarà nel mio braccio.
Ma io so che non è così, so che sarà in ogni mossa, in ogni colpo, in ogni schivata, in ogni scudata, in ogni respiro.
Tutto quello che possiamo fare è renderlo fiero di noi.
La sera scivola via leggera e quieta.
E poi ancora sole, e sole, e sudore, e lividi, e piccoli combattimenti.
(Mentre io cerco disperatamente di riportare a casa la mia pelle candida come è partita. Sarà un’impresa).
Ma il momento si avvicina.
E alla fine, arriva.
Inesorabile.
Sento in lontananza l’arbitro che spiega come non ci fossero solo gli uomini a combattere, ma anche le donne, e ci chiama.
Sono impegnata ad ascoltare il mio respiro, ad invocare Ercole, perché sorga in me.
Stavolta non sarà un minuto, non sarà una prova, non sarà un allenamento.
Sarà tutto vero, ci porterà al limite, mentre ci guideremo l’un l’altra, in una simbiosi mistica e rituale che ora sembra la realtà.
Ci siamo.
Io e te, con le armi incrociate nel saluto che precede lo scontro, mi chiedo se tu riesca a vedere il mio sorriso.
E l’equilibrio di cui parlavano prima, possiamo quasi toccarlo con mano.
Un colpo, un altro, una scudata deviata, e poi un colpo evitato, un passo, un altro, il respiro corto, il braccio stanco, qualche colpo entra di striscio, qualcuno bene.
Ma andiamo avanti, ancora e ancora.
Finché l’arbitro non dichiara concluso il combattimento, e noi ci fermiamo, sfinite ma felici.
Come posso spiegare quanto unisca due persone un’esperienza del genere?
Come posso raccontare quanto ci leghino quei lividi, quel fiato corto, quelle botte?
Forse non posso,
Perché tutto è racchiuso nell’emozione di quegli istanti, nel nostro abbraccio.
La gente che non conosce queste cose pensa che si combatta l’uno contro l’altro, che si sia rivali.
No, non siamo rivali, siamo fratelli.
Noi combattiamo insieme, perché insieme dobbiamo uscirne vive e solo allora avremo vinto.

E solo ora comprendo appieno gli insegnamenti dei nostri maestri, che tanto hanno insistito su questo punto.
Ora siamo ancora più sorelle.
Dunque è finita, è andata, ce l’abbiamo fatta: forse è questo che pensiamo mentre, in silenzio, restiamo a contemplare incantate il sole che tramonta dietro l’anfiteatro, con la consapevolezza che da questo momento, nulla sarà più come prima.

http://www.revistagranhotel.com/wp-c...-Tarragona.jpg

elisabeth 14-05-2015 16.42.48

Ho letto il vostro scritto Lady Clio.......e l'ho fatto cercando di immaginarvi.....l'emozione e' molto viva in cio' che avete scritto........dentro di voi arde come fuoco vivo e da donna non posso che provarne un grande piacere..........

Clio 14-05-2015 16.53.03

Vi ringrazio milady, ho voluto scrivere proprio per questo, perché quelle emozioni non scappino via, ma restino cristallizzate tra quelle parole, cosicché nemmeno il tempo possa sbiadirle.

elisabeth 14-05-2015 16.59.25

Avete fatto bene......e' per questo che ancora oggi possiamo vivere l'emozioni di un tempo.......Vi ringrazio ancora Milady

Clio 14-05-2015 17.00.43

Sono io che ringrazio voi, milady, per aver dedicato del tempo al mio scritto... :smile:

Clio 13-11-2015 02.38.49

L'abito dei sogni
 
Alla fine è proprio vero.
Mi sono sempre chiesta come potesse esistere un solo ed unico abito.
Insomma, possibile?
Possibile che tra tutte queste meraviglie di tulle, organza, seta e chiffon ci sia solo un abito capace di emozionarmi e rendermi me stessa?
Un abito che appartenga a me?
Uno solo?
Ogni volta che entro in un atelier penso la stessa cosa.
Ed ogni volta una strana emozione mi pervade, guardandomi attorno.
Può un abito essere così importante?
Così importante da accompagnarci per tutta la vita, da farci sognare, innamorare, sentire noi stesse e uniche?
È solo un abito, dice qualcuno.
Forse ha ragione, forse no.
Perché in quei metri di stoffa sono racchiusi i nostri sogni, i nostri desideri più segreti, quelli che ci accompagnano nei momenti bui, quelli che ci fanno sorridere senza motivo nei giorni più impensati.
Ma alla fine è vero.
Lui esiste.
Ed è uno, uno e uno solo.
Come l’Amore.
Questo breve scritto parla di lui: il mio abito.


Ci sono vetrine in cui prima o poi tutte le donne lanciano uno sguardo, qualcuna distrattamente, qualcuna incuriosita, qualcun’altra sospirante.
Dunque nessuno si stupirà di vedere una giovane donna con una tracolla immensa e pesante passarci accanto.
Nessuno sospetterà che ha allungato apposta la strada per andare al lavoro dopo lezione pur di passarci davanti.
Nessuno sa quanto lei conosca bene quei vestiti.
A volte le piacciono, a volte proprio non li capisce.
La stessa ragazza che la sera, quando è troppo tardi per studiare, persino per scrivere, si rifugia nei suoi sogni.
Sogni fatti di seta bianca, tulle, organza e chiffon.
Più passano gli anni, più conosce gli abiti, più li studia, ne scopre di nuovi, sogna e fantastica.
Ogni tanto immagina il suo, e l’immagine cambia con gli anni.
E la domanda è sempre la stessa: come può esistere un solo abito?
Vuoi che tra tutte queste meraviglie non ci siano almeno sette/otto abiti tra cui essere indecisa?
Ma lei sa che alla fine sarà uno. Uno e uno solo, come sempre.
Infondo ha senso: un solo vestito, un solo uomo.
Passano gli anni, e quel passatempo leggero l’accompagna fedelmente.
Passano gli anni, le collezioni, ma lei continua a guardare.
Forse non dovrebbe, forse sta sognando troppo, magari quel giorno non arriverà e lei resterà delusa.
Ma lei sa che arriverà, e sa che sarà lui, fin dai primi mesi.
O peggio, magari arriverà e lei non potrà permetterselo, dovrà accontentarsi, magari qualcuno insisterà per regalarglielo e dovrà sottostare ai suoi limiti.
Ma lei sa che non rinuncerebbe mai al suo abito.
Ancora non sa come sarà, ma sa che le appartiene.
Un giorno d’inverno, nella calda cornice della sua amata casetta nel paesino tra le montagne che tanto ama, quell’anello rese tutto più vero, quelle parole li unirono per sempre, ma la ricerca era ancora lontana.
Prima bisognava trovare un lavoro, una casa, una volta trovati quel giorno sembrò più vicino, ma poi la vita ci mise del suo e tutto cambiò, tutto divenne più difficile.
Ma l'Amore, quello era rimasto intatto e anzi, la quotidianità l'aveva reso più forte, indistruttibile.
E quando c’è l’Amore, tutto si può.
Alla fine, inaspettatamente, quando ormai sembrava che il mondo si fosse impuntato per mettere i bastoni tra le ruote al loro sogno, tutto prese forma.
Si guardarono e decisero che no, non avrebbero rimandato.
Anche con pochi soldi sarebbero andati avanti.
E quegli stipendi arretrati che ormai non aspettava più arrivarono proprio al momento giusto, a concretizzare questa determinazione.
Ora lei sorride, quasi non ci crede, ora sa che potrà permetterselo, che potrà guardare con fierezza la commessa dicendo che: sì, lo pagherà da sola.
Sa di essere pronta a rinunciare a tutto ma non a lui, per quanto possa sembrare frivolo.
E la soddisfazione che siano soldi suoi la rende ancora più felice.
Così la ricerca parte, e finalmente varca quella soglia, e molte altre dopo di quella.
Li indossa l’uno dopo l’altro, abiti diversi l’uno dall’altro, abiti unici, bellissimi.
Abiti capaci di rendere ogni donna una principessa.
Una bambolina dai boccoli d’oro.
Già, peccato che lei non lo sia.
E lo capisce solo nel momento in cui lo indossa.
Quell’abito è speciale, quell’abito la rende bellissima, unica.
Quell’abito la rende lei stessa, inequivocabilmente.
E lo vede negli occhi dei tre specchi che ha portato con sè, le amiche più care.
Gli occhi lucidi di Azelle, la pelle d’oca di Estea, e il fiato sospeso della sorella di storia.
E non può che immaginarsi specchiata negli occhi di lui.
Tuttavia non si accontenta, aspetta, continua a girare atelier dopo atelier, ha atteso per anni questo momento e ora vuole assaporarlo fino in fondo, perché non tornerà.
E poi è un modo per passare del tempo con le amiche più fidate, quelle che condivideranno con lei i preparativi e saranno i suoi angeli custodi quel giorno.
Ha così modo di visitare gli atelier più belli che la sua città le offre, e non solo, alcuni la portano lontano, fin quasi sulle rive del lago dove si coronerà il suo sogno d’Amore.
L’ultimo è davvero da togliere il fiato.
Centinaia di abiti di alta moda delle collezioni passate, ad un prezzo talmente basso da farla addirittura risparmiare, lì per un momento vacilla.
Possibile che tra tutti quelli non ce ne sia uno in grado di battere il “suo” abito?
Ne individua una decina e li prova, uno dopo l’altro.
Sono bellissimi, raffinati, particolari… ma hanno tutti qualcosa che non va.
A volte il colore, a volte un dettaglio, un tessuto, oppure una sensazione.
Niente.
Tra tutte quelle meraviglie non c’è niente per lei.
Allora capisce, capisce che non ci sarà mai un abito in grado di battere il “suo”.
Perché è suo.
Ma infondo al cuore l’ha sempre saputo.
Fin da quando l'ha intravisto tra gli altri e ha deciso di provarlo, ed è buffo che tra tutti gli abiti che ha scelto quel giorno ricordi solo lo sguardo scambiato col suo.
Allora chiama, tra l’euforia genuina delle amiche vere e lo ferma.
E quando lo indossa ancora una volta non ha più dubbi, se mai li ha avuti.
Esiste un solo ed unico abito per ogni donna.
Quello è il suo.
L’ha trovato, o forse lui ha trovato lei.

Taliesin 14-11-2015 09.42.21

Giovane Clio...
Come sempre i vostri riflessi di follia si distendono placidi e raminghi sul desolante tappeto di foglie ingiallite disseminate nelle imbiancate sepolcrali vie di questa città virtuale, dove decadenza e corruzione sovrastano l'ideale supremo che ebbe nel crearla un re fanciullo e un apprendista stregone. La bellezza di quelle stoffe ed il magico abbraccio di colei che seppe con magnificienza indossarle, mi ha portato alla mente piacevolissimi riflessi di gioventù, difronte a quell'eterno Battistero che mi ha visto ragazzo ed uomo, quando la lentezza del contemplare una vetrina era l'essenza di un pomeriggio di festa ed il cigloio di carrozze sbuffanti di criniere dorate, dipingevano un'estate senza file...
Grazie per quelle emozioni, Giovane Clio...

Taliesin, il Bardo

Clio 16-11-2015 00.19.55

Sono io che ringrazio voi, nobile bardo, per aver prestato attenzione a questo mio scritto.
Se poi esso è riuscito a suscitarvi emozioni, allora ne sono assolutamente felice.

Clio 29-04-2016 01.41.41

Il cacciatore e la fiera selvatica
 
Da piccola amavo scrivere dei brevissimi racconti che chiamavo "Attimi", descrivevano un istante, appunto, o pochissimi momenti.
Come un quadro animato, quegli attimi fermavano tempo e spazio per raccontare una storia.
Una storia breve, eppure colma di significato.
Questo breve scritto, me li ricorda tanto.



Non seppe mai perché, in principio, il suo sguardo si fosse posato su di lei.
Il bosco era quieto e popolato dalle più fatate creature, così non aveva prestato troppa attenzione a lui.
Di tanto in tanto alzava lo sguardo, solitamente per scuotere silenziosamente la testa, disapprovando qualche suo comportamento.
Non gli dava poi così tanta importanza, e il cacciatore non sembrava interessato.
Chi avrebbe dato la caccia ad una fiera come lei?
Il bosco offriva prede più docili e facili da catturare.
Così si sentiva sicura.
Forse fu quella sicurezza a far sì che non lo vedesse arrivare.
Alzò lo sguardo su di lui, stupendosi di trovarlo lì.
Vicino.. troppo vicino.
Allora si rese conto che la caccia era cominciata ancor prima che lei se ne accorgesse.
Così iniziò a scappare, zigzagando tra i verdi alberi di quel bosco incantato.
E riuscì a stargli lontano, riuscì a resistere per un bel po'.
Ma non era che un'illusione.
Lui cadde, convinto di acciuffarla, ma per tutta risposta lei lo colpì, scappando ancora più lontano.
Correva, sempre più lontano, con una forza che non sentiva di avere.
Sapeva che era a terra, sapeva che gli sarebbe servito tempo per rialzarsi, e questo le avrebbe dato un vantaggio.
Ma inaspettatamente, si ritrovarono faccia a faccia.
Ora lei non poteva più scappare.
Il cacciatore la prese in braccio, e senza dir niente la portò con sé.
Tutto ciò che accade dopo aveva dell'inspiegabile.
Insieme visitarono posti unici e magici, mondi lontani e vicini, regni e isole incantate.
E quella stretta divenne per lei quasi una necessità, tanto che quando allentava la presa lei temeva quasi volesse lasciarla andare.
Ora che avrebbe fatto se fosse tornata in libertà?
Ma poi lui sistemava la presa, che tornava salda, e lei si sentiva più sicura e nascondeva un sorriso.
Ogni tanto lui inciampava del sentiero arduo e dissestato, facendole male.
A volte forse involontariamente, a volte si chiedeva se non lo facesse apposta.
E il viaggio continuava.
La fiera sapeva quale fosse il suo destino.
Avrebbe dovuto temerlo, ma pian piano si accorse di bramarlo.
Quel banchetto che li avrebbe uniti indissolubilmente.
Eppure lui sembrava evitarlo, quasi che quel viaggio infinito fosse un modo per prolungare la caccia.
Come se dovesse ricominciare sempre daccapo, come se la fiera catturata fosse ancora da catturare.
Lei si chiedeva perché, ma non era certo lei a dover decidere.
Così , avvolta in quella dolce prigionia, seguì il suo cacciatore in ogni avventura.
Ma un giorno qualcosa cambiò.
Cambiò senza che lei se ne accorgesse, perché apparentemente lui non era cambiato.
Ma poi lei lo vide.
Il suo sguardo.
Il suo sguardo su quelle prede facili e docili che aveva snobbato fino a poco prima.
Ogni tanto lei vedeva il suo sguardo, ma lui passava oltre e lei si sentiva al sicuro.
Ma stavolta fu diverso, lui si avvicinò.
Forse credeva di poter portare due prede contemporaneamente?
Forse lei non era un pasto abbastanza succulento?
Dopotutto continuava ad allungare il percorso, a prendere strade diverse pur di non arrivare a quel banchetto che li attendeva.
Quando lei capì che stava davvero partendo per una caccia pur tenendola stretta da docile preda tornò ad essere la pericolosa fiera che lui aveva catturato tempo addietro.
Si dimenò, lo colpì meno forte di quanto avrebbe voluto, e scappò.
Corse, corse a perdifiato per cercare di lasciarsi alle spalle quel dolore.
Come poteva essere possibile?
Come preferire la cattività alla libertà?
Sarebbe scappata, si diceva, sarebbe andata lontano, così lontano che lui non l'avrebbe più vista.
Solo dopo molto tempo si fermò, voltandosi indietro.
Perché si rese conto che non sarebbe riuscita a scappare, a stargli lontano.
Si voltò e vide che aveva raggiunto quella preda, e non solo.
Le parve di morire.
Così lo osservò, nascosta dall'ombra della vegetazione.
L'avrebbe portata con sé?
Le avrebbe concesso quello che aveva così tanto a lungo negato a lei?
Osservò e attese, con i nervi pronti a scattare, per scappare, per azzannare se necessario.
Poi lo vide lasciare quella docile preda e chinarsi a terra, a sondare il terreno.
Tracce, l'abile cacciatore cercava tracce della sua fiera perduta.
Le sue tracce.
La fiera attese, poi si mostrò, illudendo il cacciatore che fosse tornato tutto come prima.
I due si scambiarono un lungo sguardo.
Un intenso e unico momento come estrapolato dal mondo intero.
Ma quando lui mosse un passo verso di lei, la fiera gli voltò le spalle e iniziò a correre.
La caccia era ricominciata.
Più intensa e più appassionata della prima, perché consapevole e calcolata.
La fiera correva, ingannando, provocando e seminando il suo cacciatore, per poi farlo avvicinare, e allontanarsi ancora.
Non perché non desiderasse tornare ad essere la sua preda, ma perché voleva che questa volta nulla lo distraesse.
Poteva desistere in qualunque momento, se fosse arrivato in fondo, allora nient'altro avrebbe avuto importanza.
Nemmeno quella sosta dolorosa nella foresta.
Infondo lei sapeva che ci sarebbe riuscito, che avrebbe resistito, lo sapeva fin dal momento in cui l'aveva visto chinarsi a terra e cercare le sue tracce.
Ma questo non significava che gli avrebbe reso le cose facili.
Al contrario, avrebbe venduto cara la pelle.
Forse nella speranza che una volta presa nuovamente, il cacciatore non la lasci più andare, e le doni quel banchetto che li renderà immortali.

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Guisgard 30-04-2016 17.51.18

Bella ed appassionante quest'infinata caccia.
Questo rincorrersi, perdersi e ritrovarsi.
Questo gioco fatto di paura, fuga e lotta.
Preda e cacciatore.
Un gioco antico come il mondo.
Un'alchimia primordiale ed eterna.
Forse, chissà, solo quel cacciatore è capace di rincorrere e catturare quella preda.
Come un'avventura esclusiva, predestinata, privilegiata.

Clio 22-09-2016 04.15.23

Sono qui..
 
Poi ci sono quelle scene che ti compaiono in un lampo, che diventano vere prima ancora che tu te ne renda conto.
Emozioni fatte parole, sensazioni che prendono vita, che formano un volto, a volte, persino un piccolo racconto.


Il caldo sole del meriggio trapelava dalla finestra lievemente aperta, e un leggero profumo di lavanda riempiva la piccola e disordinata stanza.
Abiti di ogni genere, bizzarri e stravaganti, erano sparsi qua e là, ma sul piccolo tavolino una tovaglia ricamata cercava di dare una parvenza di ordine e raffinatezza.
La ragazza mora però non sembrava badarci, sedeva su un piccolo sgabello, guardandosi intorno son i suoi vivaci occhi verdi.
“E con lui come va?” chiese, ammiccando alla bionda e indaffarata padrona di casa, che correva avanti e indietro per la stanza, cercando non si sa cosa.
“Bene!” esclamò, sedendosi con un gran tonfo e un sospiro di sollievo.
Se il sospiro fosse per la consapevolezza che quella risposta le dava, o perchè finalmente era riuscita a sedersi un attimo, non è dato saperlo.
“Vuoi del tè?” chiese, con uno strano e nuovo sorriso.
La smorfia dell'amica le fece subito cambiare strategia.
“Ho della birra in frigo...” rise appena.
“Weiss?”
“Naturalmente...” facendole l'occhiolino e dirigendosi verso il frigorifero poco distante, tappezzato di fogliettini e calamite, per poi stappare le due Franziskaner e servirle nell'apposito bicchiere.
“Che servizio..” fischiò.
“Tè vist?” rise l'altra, tornando a sedersi.
I bicchieri tintinnarono tra loro, e un lungo sorso dissetò le due ragazze.
“Allora va bene, eh..” incalzò la mora.
“Sì..” sorridendo l'altra “..è cambiato..” continuò, ad un'occhiata eloquente dell'amica.
“Tesoro quelli come lui non cambiano mai..” scuotendo la testa.
“No, sul serio..” contunuò la bionda, fissando un punto indefinito sul muro di fronte a loro “Abbiamo parlato di quanto sia unico e speciale tutto questo e... mi ha detto che, insomma, non l'aveva presa seriamente all'inizio e non pensava che io ci restassi male se...”.
“Se faceva la corte a un'altra?” la interruppe l'amica, spazientita “Vabbè ma bisogna essere tonti per non arrivarci!” facendo rimbalzare pesantemente il boccale di birra sul tavolo “Sveglia, gioia, ti ha tradito!” alzando gli occhi al cielo.
Lei abbassò lo sguardo, rabbuiato come sempre quando si toccava quell'argomento.
L'aveva perdonato sì, ma voleva solo dimenticare.
“Ha detto che non credeva mi scocciasse..” sussurrò, quasi vergognandosi di trovargli delle attenuanti.
L'amica sospirò.
“Tesoro tu non eri scocciata...” cercando lo sguardo di lei “Eri conciata da buttar via in quel periodo... non facevi che piangere, dai, eravamo al cinema insieme, hai fatto preoccupare tutti... vale davvero la pena farsi trattare così?” accarezzandole dolcemente i capelli chiari “Come puoi permetterglielo?”.
"Era solo un bacio.." mormorò pianissimo, con gli occhi bassi.
"Anche un bacio è un tradimento, bella mia.." sospirando l'altra.
Lei non rispose.
Poi sbuffò “Io l'avrei mandato al diavolo, altrochè..” scuotendo la testa.
“E' cambiato..” sussurrò di nuovo, l'altra.
“Ma per favore!” scettica, l'amica.
“Mi ha chiesto scusa..” con un po' più di convinzione.
“Alla buon ora!” esclamò la mora, battendo il pugno sul tavolo.
Ma poi, nel vedere l'espressione dell'amica, anche il suo viso si distese, diventando più dolce.
“E tu gli credi?” con aria inquisitoria.
“Sì..” annuì l'altra “Stavolta è diverso..” sospirò.
“Perchè?”
“Non lo so perchè...” sospirò di nuovo “Ma lo sento.. sento che è tutto diverso.. sono mesi che non fa niente che possa rimproverargli, anzi..”.
Anche l'amica sospirò, più per rassegnazione che per altro.
“Come sai che non ricapiterà? Che non ti farà del male di nuovo?”
“E' qui, no?” alzando le spalle “E' tornato da me..” sorrise, finalmente “..chissà, forse rischiare di perdermi gli ha fatto capire che non ne valeva la pena, che io ero importante..”.
“Bah..” dubbiosa l'amica, buttando giù l'ultimo sorso di birra.
D'un tratto, la porta si aprì, inondando il salotto con i potenti raggi del sole.
“Ehi, Angelo..” una voce maschile annunciò il suo ingresso in scena “Sei pronta?” facendo capolino nella stanza.
“Ehi..” esclamò di rimando la padrona di casa “Non si bussa più?” divertita “Metti che mi stavo vestendo?”.
Lui non rispose, limitandosi a fissarla con un sorriso sornione.
L'altra ragazza si alzò “Ti lascio preparare allora..”.
“Ci vediamo dopo..” disse la bionda, alzandosi per abbracciare l'amica.
Rimasti soli, lui le si avvicinò.
“Va tutto bene?” gli chiese, mentre lei sfuggiva al suo sguardo per prepararsi.
“Sì, certo..” distrattamente lei.
“Sicura?” avvicinandosi di più, lui, tanto che quando la ragazza si voltò, lo trovò vicinissimo a lei.
Allora si arrese, e sospirò, allungando una mano a cercare il suo viso, in una carezza leggera.
“Mi hai fatto tanto male, lo sai?” sussurrò, con lo sguardo ancora velato di quel dolore, e un leggero sorriso triste.
Lui non rispose, limitandosi a fissarla negli occhi.
Quanto odiava lei quando faceva così, quel suo non rispondere, quel suo silenzio.
“Sono qui..” disse infine, prendendo le mani di lei nelle sue “Tu sei qui... non credi che questo basti a chiarire ogni cosa?” fissandola.
Lei sospirò, un sospiro intenso e liberatorio.
“Sì..” sussurrò dolcemente, con un leggero sorriso “Hai ragione”.
Allora lui sorrise a sua volta, e la abbracciò dolcemente “Non vorrei mai farti star male, lo sai” sussurrò infine.

http://i64.tinypic.com/2a79bgn.jpg

Hastatus77 30-09-2016 13.38.09

Posso avere anch'io una Weiss?

Sempre belli i tuoi scritti. :D

Clio 01-10-2016 00.47.49

Naturalmente, milord!
Potrei mai rifiutavi una sontuosa birra fresca? ;)

Grazie dei complimenti :smile_lol:


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