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Gurenaiz fissò Clio e sorrise.
“Allora forse” disse l'ufficiale “un po' mi sono davvero avvicinato alla realtà... dunque, non ci resta che raggiungere quei luoghi e scoprire il resto della vostra storia. Del resto, milady, le nostre storie potrebbero non essere poi così diverse... vedete, anche io parto per una missione... una missione particolare, affascinante, avventurosa, pericolosa e spero anche portatrice di fama e gloria...” sorrise nuovamente “... e visto che entrambi sembriamo amare tanto l'avventura ed il romanzesco, direi allora di calarci subito in questa impresa che la sorte sembra volerci affidare... dopotutto cosa c'è di più avventuroso e di, permettetemi, romantico che scortare una bellissima principessa in un viaggio verso terre sconosciute, poste ai confini del mondo?” Prese la mano di lei e la sfiorò con le labbra. “Allora, maestà, il capitano Gurenaiz è pronto a condurvi oltre i confini del mare, alla ricerca della vostra regale isola e forse, chissà, della felicità perduta...” e le fece l'occhiolino “... possiamo salire a bordo... la goletta attende solo noi...” Così, i due giovani, salirono a bordo. |
Certo ma mancano i bicchieri continuai a dire o beviamo a canna devo dire che sono molto felice di avervi incntrato dissi rivolgendomi hai 3 amici di avventura
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Annuii alle parole di mia madre..mi ero informata attraverso libri su quelle isole e si narrava di un posto esotico dove l'azzurro del cielo si confondeva con quello del mare cristallino, la sabbia era fine e dorata e il sole ravvivava tutti questi colori e della vegetazione..un luogo del tutto diverso da Camelot.
Udii la voce di mio padre che mi desto' da quel sogno.."Padre voi parlate sempre di affari..diteci, invece, come ci sistemeremo una volta arrivati a Las Baias ". |
Aggrappata al parapetto della nave, osservai il classico via vai mattutino del porto fluviale. Alzai un poco lo sguardo verso Camelot, la città che pensavo mi sarebbe appartenuta per sempre. Impressi nella mia mente ogni angolo di quel panorama, ogni anfratto, ogni scalino, ogni strana abitudine. Guardai con nuovi occhi quelle scene che vedevo ogni giorno, sapendo che non li avrei più riviste. Anche il vecchio Tom, come tutti giorni fermo davanti al peschereccio ad aspettare le anguille, aveva un'aria diversa quella mattina: improvvisamente sapeva di casa. Ma non era tempo di perdersi in ricordi e fantasticherie, mi girai ad contemplare il fermento della partenza, e la tristezza sparì, veloce come era apparsa. No, niente indugi, era ora di partire. E osservando tutta quella gente così diversa, non potei fare a meno di sorridere. “Caspita, comincia a diventare un'abitudine” dissi divertita tra me e me, ripensando alla conversazione avuta col capitano olandese Gurenaiz, che mi aveva scortata fin sul ponte della goletta.
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Giunta a Truro, la goletta dei mercanti e del loro equipaggio avvistò subito un maestoso veliero ormeggiato nell'insenatura artificiale tra il porto vero e proprio e l'isoletta di Jutax.
Sull'albero maestro della nave sventolava la bandiera di casa D'Orange e un può più in basso quella con lo stemma della Compagnia delle Flegee Occidentali. Il nome del veliero era “Moeder Recht” e rappresentava in pieno i nuovi valori che la casa D'Orange aveva voluto dare, non senza pretese ed intenti politici, alla cultura dell'impero ed utilizzati spesso come sottili armi di propaganda contro la troppo conservatrice Inghilterra e nei confronti della corona d'Aragona, vista invece come integralista soprattutto dopo il trattamento riservato dai re Cattolici spagnoli agli ebrei e agli arabi di terra ispanica. E proprio Inghilterra e Spagna contendevano agli olandesi il controllo delle rotte verso le ricche Flegee. La nave, con tutti i suoi uomini già pronti a salpare, si lasciava cullare dalle onde quasi con una melanconica tristezza, che i più superstiziosi avevano subito battezzato come segno di cattivo auspicio. Tuttavia la superstizione, anche se si trattava della superstizione di gente di mare, era ignota, o per lo meno combattuta, dallo slancio del nuovo pensiero illuminato che stava attraversando l'ambiziosa società olandese. La goletta attraversò il porto e costeggiò la già citata isoletta di Jutax, un tempo fortificata dai galli contro gli invasori sassoni e oggi invece divenuta cittadella d'accesso al porto. Il Sole del primo meriggio cadeva ancora con calda e vivificante intensità sulle rocce e sulla vegetazione dell'isoletta, rendendo rigoglioso e vivace quello scenario. Grilli e cicale, tra le piante tutt'intorno, facevano avvertire la loro presenza con un variegato e costante brusio, mentre la lieve brezza marina faceva tintinnare come tanti sonagli le foglie degli alberi che circondavano il pendio che dava al bastione fortificato dell'isoletta. Il tufo e il granito, quasi arsi sotto il Sole e consumati dalla millenaria salsedine, parevano emanare infiniti bagliori e scintillii e il via via di marinai e pescatori faceva volare via, come in una ballata, i gabbiani che si posavano sulle murature che davano a picco sul mare. Fatti salire tutti sulla Moeder Recht, l'equipaggio si mise in attesa del comandante della nave. Poco dopo, davanti a tutti, apparve un uomo dal viso bonario ma vigile, abbigliato senza badare troppo all'apparire, con un'espressione di vivo entusiasmo e dai modi forzatamente ostentati, come se volesse a tutti i costi imitare le pose e l'incedere di un gentiluomo. “Do a tutti voi il mio benvenuto sulla Moeder Recht, amici ed amiche.” Disse sorridendo. “Sono De Chur e sono il comandante di questa nave, nonché membro della Compagnia delle Flegee Occidentali. Voglio subito porvi il ringraziamento mio e della Compagnia per aver accettato con entusiasmo questa straordinaria possibilità che gli eventi e la storia ci stanno ponendo. Oggi partirete per un mondo nuovo, ricco e pronto ad accogliere voi e i vostri sogni. Il domani, il futuro e ogni possibilità per un mondo migliore si trovano oltre l'oceano, nelle paradisiache coste delle Flegge. Grazie a tutti voi e buon viaggio!” Tutti gli uomini raggiunsero i propri posti di manovra, l'ancora fu issata e le vele sciolte al vento. Un colpo di mortaio salutò la partenza della Moeder Recht che prese il mare, lasciando la Cornovaglia e le coste Britanniche. Sul ponte, intanto, Altea era insieme ai suoi familiari. “A Las Baias” fece il padre della ragazza “prenderemo alloggio in una lussuosa villa proprio sul litorale... saremo ospiti di sua eccellenza il governatore e potremo frequentare il suo palazzo e le persone più importanti di quei luoghi. Come vedete” aggiunse con soddisfazione “ho pensato a tutto, pur di rendere speciale il nostro soggiorno laggiù.” Dall'altra parte del ponte, Clio aveva osservato le coste Britanniche in balia di pensieri, ricordi e forse di una sottile tristezza mista a malinconia. Tristezza e malinconia che però svanirono subito alla partenza del veliero. “Eh, lo so lo so...” disse all'improvviso una voce alle sue spalle “... come gentiluomo ho avuto gravi mancanze, visto che ho lasciato da sola sul ponte una futura principessa di un regno tropicale...” sorridendo Gurenaiz “... ma forse ho qualche scusante, sapete? Infatti un veliero di questa portata ha sempre bisogno del lavoro di tutti i suoi ufficiali quando lascia un porto e prende il mare. Io poi qui sono l'unico militare, mentre tutti gli altri marinai sono stipendiati dalla Compagnia delle Flegee Occidentali. Ma questo riguarda quella mia missione di cui vi accennavo prima... ora però devo tornare al mio posto di manovra... sono di turno fino a stasera, poi sarò libero... se volete, possiamo chiacchierare un po' qui sul ponte, tra le onde e le stelle... le sere sul mare hanno un fascino speciale...” sorrise nuovamente “... ora devo andare... a dopo, se vi va...” e dopo un lieve inchino corse via. Nello stesso momento, Rynos, Cavaliere25, Emas e Fydan stavano festeggiando la partenza con del rum. “Allora dobbiamo bere dalla bottiglia!” Esclamò Rynos. “Forza, un vero marinaio si vede anche da come regge il rum!” E quel brindisi salutò le coste Britanniche, mentre il veliero, quasi sulla scia del Sole morente, seguiva la rotta verso un nuovo mondo. http://a2.sphotos.ak.fbcdn.net/hphot...45835248_n.jpg |
Che bello dissi chissà cosa ci aspetta nella nuova terra spero solo che ci accolgano bene sapete in certi luoghi non accettano gente che non sia di quella terra continuai a dire mentre guardavo al orizzonte
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Ero appena giunta al porto di Jutax, dopo un lungo viaggio dalla Danimarca con l'intento di giungere a Camelot, luogo di pace narratomi da stranieri incontrati nei mie viaggi al Nord.
Lungo il pontile, camminando distrattamente, udii pronunciare da un marinaio il nome della mia Terra Promessa e decisi così di avvicinarmi alla nave in cui l'uomo stava lavorando. Purtroppo la mia ancora scarsa conoscenza della lingua dei Britannici mi giocò uno scherzo: convinta di imbarcarmi verso Camelot, salii su una nave i cui passeggeri provenivano da Camelot! |
Arrivammo finalmente sul veliero, era di bella fattura ma vi aleggiava una atmosfera pesante, scossi il capo...forse era solo una mia sensazione per il fatto di lasciare la mia Terra.
Udii le parole di mio padre.."Davvero? Ma è meraviglioso...di fronte al mare, cosi potrò vedere l'alba e il tramonto su quelle acque cristalline". Non dissi nulla a mio padre, ero entusiasta da un lato ma dall'altra volevo avere una casa mia ed essere indipendente. Notai il volto di mia madre soddisfatto, forse per il solo fatto di poter continuare la sua alta vita sociale che era tutto per lei e che ambiva pure io frequentassi per prendere marito...e che trovavo tremendamente noiosa. |
Guardai Guerenaiz allontanarsi sul ponte, e mescolarsi al resto dell'equipaggio. Stavo per dire "Vi attenderò, stasera.." ma poi pensai che non mi avrebbe udito in mezzo a tutto quel frastuono. Così non dissi nulla, mi limitai a voltarmi nuovamente verso il mare ad osservare la costa, sempre più lontana e indefinita, certa che giunta la sera lui mi avrebbe attesa e che forse, il non sapere se c'ero o meno avrebbe aggiunto un'aura di mistero. Mistero. Risi tra me a quella parola: come se avessi avuto altri impegni importanti a cui non potevo mancare, pensai con una smorfia. Restai ferma per un secondo, tentando di sentire il rumore delle onde tra il vociare di ciurma e passeggeri. No, la verità era che cominciava ad incuriosirmi la storia di quell'ufficiale. E poi, con quel suo strano modo di fare, riusciva a mettermi sempre di buon umore, pensai, e mi scappò una risata, che soffocai con veloce gesto della mano.
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La Moeder Recht scivolava docile sulle leggere onde del mare, sospinta dagli Alisei favorevoli ed accompagnata dagli ultimi riverberi del giorno morente.
E al tramonto, magico ed incantato come sempre si può ammirare sul mare, seguì il silenzioso crepuscolo, sempre misterioso ed impenetrabile, e poi la sera, chiara di stelle e muta nel suo scorrere infinito su quelle acque. Alcuni musici tennero di buon umore i passeggeri e l'equipaggio offrì a tutti una deliziosa cena, accompagnata da vino francese e liquori delle Fiandre. La tiepida sera spinse molti dei passeggeri a restare poi sul ponte, tra il lieve eco del vento e il dolce mormorio delle onde. Una variegata e vivace umanità si era imbarcata sul veliero, cullando il sogno di una nuova vita in un mondo che appariva a tutti tanto lontano, quanto idealizzato. E fra i diversi volti, sul ponte apparve anche quello di Cheyenne, una ragazza straniera, che sembrava celare nei suoi occhi e nei suoi modi qualcosa di insolito, di misterioso, quasi indefinito. “Fissate il mare” disse all'improvviso qualcuno avvicinandosi a lei “con la stessa malinconia del naufrago... una vecchia leggenda udita in non so più quale porto parlava di una ragazza che, disperata per la morte dell'amato, gettatasi in acqua divenne una sirena...” era un vecchio marinaio, dall'incolta barba bianca e impregnato dell'odore delle erbe che masticava continuamente “... siete straniera, vero?” Chiese a Cheyenne. “In fondo, quando si naviga, lo siamo tutti... il mare è la terra di tutti e di nessuno... è tanto vasto da perdersi, eppure gli stolti uomini di potere ambiscono ancora a dominarne gli sterminati confini...” sorrise “... cosa cercate nel vostro voler fissare il mare? Forse di vedere la sagoma del nuovo mondo nel pallore della Luna? O nei riflessi che essa lascia sulle acque? Io conosco le Flegee... si, le conosco forse come pochi altri... un Paradiso in terra... si, vero... ma anche in paradiso può apparire un demonio, come quello che tentò Adamo ed Eva...” Le parole del vecchio marinaio a Cheyenne avevano attirato anche altri passeggeri, come Altea e la sua balia. Era stata proprio questa a far segno ad Altea di avvicinarsi al vecchio, incuriosita dalle sue parole. “Scusatemi...” fece la balia “... scusatemi se ho inavvertitamente udito i vostri discorsi... parlavate di demoni in quelle terre paradisiache... quali demoni?” “Vedete...” mormorò il vecchio marinaio “... anche le splendide Flegee, come tutte le cose di questo mondo, hanno un flagello... i pirati...” fissò tutti coloro che lo stavano ascoltando “... si, i pirati... vi siete mai imbattuti nei pirati? No, ovvio di no... altrimenti, se così fosse, non stareste qui ora... ebbene, si tratta di predoni ferocissimi, animati dai demoni dell'avidità, dell'odio e della violenza... avvistare una nave corsara equivale ad una condanna a morte... un veliero come questo” indicando la nave su cui viaggiavano “non potrebbe mai stare al passo di un vascello pirata... in breve il raggio dei suoi mortai ci avrebbe sotto tiro... e una volta raggiunti, l'arrembaggio segnerebbe la nostra sorte... gli uomini verrebbero massacrati, mentre le donne e i bambini venduti come schiavi... esistono molti pirati nel Mar delle Flegee... tanti quanti sono i pesci di tutti gli oceani... eppure vi è un nome che è sinonimo di morte... un pirata malvagio come un demonio, inesorabile come la peste e violento quanto un uragano... un essere diabolico, la cui anima è già da tempo promessa agli inferi... il suo nome è...” “Basta con le tue stupide storie, Robbios!” All'improvviso una voce. “Smettila di spaventare i passeggeri con i tuoi folcloristici racconti!” “Capitano De Chur, sapete che non sono storie...” tentò di dire il vecchio marinaio. “Sei pagato per occuparti della stiva!” Lo interruppe il capitano. “Ora va e accertati che l'umidità non abbia reso scivolose le cime, o qualche marinaio stanotte potrebbe cadere. Vai...” Il vecchio annuì e si allontanò. “Perdonatelo, signori...” disse De Chur ai passeggeri “... i vecchi marinai amano il folclore del mare e questo li spinge a raccontare leggende fantasiose... non badateci e godetevi questo meraviglioso viaggio.” Alle parole di Robbios avevano prestato ascolto anche Rynos, Cavaliere25, Emas e Fydan. “Pirati...” mormorò Rynos “... bah, bazzecole... nessuno oserà attaccare una nave come questa!” Intanto, poco distante, Clio fissava l'orizzonte sterminato e vari pensieri attraversavano la sua mente. “Strano...” mormorò ad un tratto una voce alle sue spalle “... eppure l'Astrolabio di bordo funziona correttamente...” era Gurenaiz e si avvicinò di qualche passo alla ragazza “... la Stella del Nord” fissando il cielo “dovrebbe trovarsi dall'altra parte” indicando il firmamento “e invece la vedo qui, proprio davanti a me...” sorrise e salutò Clio con un lieve cenno del capo “... il mio turno è terminato e come promesso eccomi qui con voi. In verità, ad essere sincero, avrei dovuto completare alcune mansioni, ma mi sono detto che un timoniere sufficientemente esperto ed un mozzo appena sveglio sicuramente avrebbero svolto senza noie quelle manovre...” fece l'occhiolino alla ragazza “... allora ditemi, mia esotica principessa, cosa facevate di bello? Posso ardire di credere che forse pensavate ad un certo affascinante ufficiale di mia conoscenza? Ufficiale investito dal Fato al ruolo di vostro campione e accompagnatore?” Sorrise e mostrò alla ragazza una conchiglia. “Questa era attaccata all'ancora... sapete? Si dice che sia di buon auspicio trovare una conchiglia prima di partire... provate ad ascoltare la voce del mare...” porgendola a Clio “... chissà che non vi sussurri qualcosa di magico...” |
Le parole del vecchio marinaio mi lasciarono interdetta...le isole Flegee...che posto era mai questo? Di certo non Camelot!
"Ma oramai sono su questa nave , pensai, tanto vale vedere cosa mi riserva questo viaggio.." In fondo al mio cuore poi, si stava facendo largo una nuova speranza, quella di trovare in queste terra lontane qualche traccia del mio passato, della mia infanzia, del mio popolo perduto... Smisi di guardare il mare e cominciai a camminare tranquilla lungo il ponte mentre una donna accompagnata a una giovane ragazza, farneticava parole a me straniere stringendo un rosario. |
Presi la conchiglia che Guerenaiz mi porgeva, sorridendo, la accostai all'orecchio e restai in silenzio un momento ad ascoltare la voce del mare. "Non sarete un po' troppo presuntuoso capitano?" ribattei poi, in tono scherzoso, rammentando le sue parole, con il mento leggermente alzato e le palpebre basse come a voler fissare un punto indefinito del ponte. "O troppo galante..." continuai guardandolo con gli occhi stretti in un'espressione divertita e inquisitoria. "Ma, comunque," sospirai voltandomi nuovamente verso il mare, giocherellando con la conchiglia. Osservavo questo splendido paesaggio, il tramonto, l'imbrunire, e adesso le stelle: avevate ragione la sera sul mare ha un fascino inspiegabile. Non capita spesso di poter assistere ad un simile spettacolo... beh a chi non fa la vita del marinaio, ovviamente." Conclusi con un sorriso. "Sapete, non mi avete ancora spiegato in che cosa consiste questa vostra missione, o era una missione segreta di cui non potete parlare? Non lo rammento..."
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Stanca del brusio della gente andai sul ponte con Odette.. alzai lo sguardo alla volta celeste, mai avevo visto il cielo nella sua vastita' riflettersi sul mare ma fui destata dalla balia che si diresse verso una ragazza e un anziano mozzo.
Ascoltavo con trepidazione i suoi racconti di uomo di mare, la balia ovviamente era spaventata e notai il suo solito rosario in mano. Tutto si interruppe con l' arrivo del capitano che caccio' il vecchio in malo modo e attorno a noi solo il vociare di gente intimorita dal racconto. Lasciai la balia sul ponte e seguii il vecchio mozzo giù nella stiva poiché la curiosità era forte.. "Messere fermatevi, io vi credo..ditemi il nome di quel temibile pirata e perche' e' cosi temuto." |
Il cielo terso, appena solcato da candide nubi, si perdeva all’orizzonte confondendosi con la linea del mare piatto e cristallino, quasi del medesimo colore.
Lentamente chiusi gli occhi e respirai la brezza leggera che sapeva di salsedine. Erano passati quasi due anni dal nostro arrivo lì, nelle Flegee, e tuttavia dovevo ammettere che ancora non mi ero del tutto abituata a quel luogo, ai suoi suoni, ai suoi colori... suoni e colori che non si vedevano in nessun’altra parte del mondo, dicevano... un luogo paradisiaco, infinitamente più meraviglioso di qualsiasi altro, dicevano... e forse era vero. Eppure a me sempre più spesso mancava la mia vecchia casa... sempre più spesso mi sorprendevo ad osservare il mare, come se fosse possibile aguzzando molto la vista riuscire a scorgere all’orizzonte la costa della mia Olanda... Sospirai e riaprii gli occhi. “Che cosa c’è oltre il mare?” chiesi un giorno, osservando l’ennesima nave perdersi all’orizzonte. Il nonno, che mi aveva appena raggiunta sulla terrazza alta, si appoggiò alla balaustra e fissò a sua volta la distesa d’acqua di fronte a noi... “C’è un intero mondo...” mormorò “Un mondo totalmente diverso da quello che conosciamo qui, diverso da qualsiasi cosa sia possibile vedere in Europa... c’è un mondo selvaggio ed inesplorato, un mondo in cui ogni uomo può e deve valere per ciò che è, un mondo in cui i valorosi vivono ed i buoni a nulla vengono sopraffatti, un mondo che nasconde inestimabili tesori e indicibili avventure, l’unico mondo in cui si può essere veramente liberi...” Lo ascoltavo come rapita. Ero solo una bambina e i racconti del nonno sui suoi viaggi oltreoceano e sulle sue peripezie erano una delle cose che amavo di più... non mi ero mai soffermata a chiedermi se e quanto di vero vi fosse in quelle storie. “Mi racconti di nuovo la storia sui pirati?” domandai ad un tratto. L’uomo mi osservò per qualche momento... “Quella sui pirati...” mormorò poi, portando gli occhi all’orizzonte “Ti piace molto quella storia, vero?” “Oh, si...” risposi, con entusiasmo “Mi piace molto! Io... oh nonno, io credo che conoscere un pirata sarebbe così emozionante...” Per lunghi minuti il nonno non disse niente, limitandosi a scrutare l’orizzonte... infine tornò a guardarmi e sorrise... “Si! E sarà opportuno non rivelare a tuo padre quest’ultima cosa, io credo!” disse, ammiccando appena. Il vento, che si era alzato improvviso e prepotente dal mare, mi raggiunse sulla scogliera e fece volare i miei capelli, portando via quell’antico ricordo risalente a tanti, troppi anni prima quando ancora vivevo con il nonno, prima che mio padre decidesse di attraversare l’Oceano e stabilirsi lì... Ruotai gli occhi, allora, lentamente, ed osservai la grande casa candida che sorgeva, solitaria, sulla parte più alta della scogliera, la quale scendeva poi gradualmente ad accogliere la città di Las Baias... sospirai... poi, quasi controvoglia, ripresi la strada in salita che mi avrebbe riportata a casa. |
Altea aveva quasi rincorso il vecchio marinaio per farsi raccontare ancora di quella storia.
“Quel nome...” disse lui “... vi interessa davvero conoscerlo? E perchè mai? Avete sentito il capitano, no? Sono solo fandonie di un povero vecchio... dimenticate quella storia, damigella...” Nel frattempo, Odette, seguendo Altea, si era accorta di una ragazza che vagava sola per il ponte. “Perdonatemi...” avvicinandosi a Cheyenne “... vi ho intravista anche prima... beh, ecco... mi sembrate sola su questa nave e forse anche un po' smarrita... non vi ho sentito pronunciare parola... ecco, mi chiedevo... forse vi occorre aiuto?” Nel frattempo, dall'altra parte del ponte, Clio era insieme a Gurenaiz. “Presuntuoso...” disse il valente ufficiale “... davvero? E perchè mai? Forse perchè vi ho confusa con la Stella del Nord? In questo caso, allora, quell'astro mi sarà favorevole, visto che complimento più bello non potevo fargli!” Sorrise. “O forse voi facevate riferimento al mio famoso fascino?” Le fece l'occhiolino. “Eh, vi dirò che ne sono molto fiero e badate che le sere stellate sui mari del Sud, così come le fresche albe, gli incantati tramonti e gli indefinibili crepuscoli sono ottimi alleati per far valere il proprio fascino, specialmente davanti ad una meravigliosa creatura come voi.” Si voltò allora a fissare il mare e la scia che la Luna lasciava sulle acque. “Infatti non vi ho parlato ancora della mia missione nel Nuovo Mondo...” riprese a dire “... vi avevo solo accennato al suo essere avventurosa e pericolosa...” si voltò di nuovo a fissare Clio e sorrise ancora “... sono stato inviato da Sua Maestà per liberare i mari delle Flegee dai pirati che li infestano... giunti a Las Baias, aiuterò il governatore in questa importante impresa.” A quelle sue parole, il vento, per un momento, soffiò con più intensità, quasi portando con sé un eco lontano. |
Se dovessimo essere attaccati dai pirati dissi saremmo pronti ad affrontarli continuai a dire quelli sono delle taglia gole non si fermano davanti a niente ma spero vivamente di non avere a che fare con quella gentaglia e rimasi in silenzio a fissare i presenti
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Scossi il capo in segno di dissenso.."Non ho apprezzato il comportamento del capitano, voi dite cose vere messere e non sono fandonie di un vecchio mozzo, sono certa che voi avete vissuto mille avventure nei mari..e io ne sono affascinata...vi prego..svelatemi tutto..continuate." Lo guardai con sguardo quasi implorante.
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Assorta nei miei pensieri udii distrattamente la voce di una donna che mi si era avvicinata.
Le sorrisi :" Vi ringrazio gentile Signora, il mio nome è Cheyenne e provengo da un luogo del Nord governato da possenti uomini dai lunghi capelli biondi" MI rivolse uno sguardo interrogativo, effettivamente il mio aspetto era alquanto diverso dal popolo da me descritto. Sono stata sottratta dalla mia tribù in tenera età e sono diventata una schiava per questi uomini nordici... Ma non voglio parlare del mio passato. Ora sono alla ricerca di qualcosa di meglio, e chissà cosa mi riserberà questo viaggio" dissi con aria sognante. La donna mi fissò a lungo borbottando parole sconclusionate tra le quali percepii "Pirati" |
Ascoltai scuotendo la testa quelle parole, con un sorrisino divertito dipinto sul volto. A quanto pare era inutile insistere, ed evitai di replicare. Ma quando nominò i pirati tornai immediatamente seria. "Dunque siete un uomo d'onore, capitano... e un avventuriero" conclusi sorridendo, poi corrucciai la fronte e lo fissai dritto negli occhi: "Ma se il re d'Olanda manda un nobile gentiluomo come voi a liberare le terre dai pirati, significa che sono una minaccia potente e diffusa.. o sbaglio?" tornai poi a guardare il mare, ascoltando la brezza che si era librata, pensierosa ".. certo che un vascello come questo, con tutti i ricchi e nobili passeggeri che ci sono, sarebbe una preda troppo facile...senza contare che non reggerebbe il confronto con le spietate navi pirata... oh, ma sono certa che voi ci proteggerete, in caso di arrembaggio.. dopotutto siete l'unico militare" e stavolta fui io a fargli l'occhiolino.
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“Queste cose mi mettono ansia...” disse Rynos a quelle parole di Cavaliere25 “... non mi va di parlarne mentre mi trovo nel bel mezzo dell'oceano...” fissò Fidan “... avanti, suonaci qualcosa di allegro, che scacci questi tetri pensieri!”
Fidan annuì e preso un piccolo piffero che aveva con sé cominciò a suonare una vivace melodia. Nel frattempo, dall'altra parte della nave, Altea era ancora in compagnia del vecchio marinaio. “Vedo che siete davvero affascinata da questo genere di storie...” mormorò con un lieve sorriso “... ma forse perchè avete sentito qualche storia in una locanda, udito qualche ballata in un porto o letto uno di quei romanzi esotici che ricchi ed annoiati gentiluomini scrivono per le loro dame... ma la verità è ben diversa e vi assicuro che di avventuroso e romantico questo genere di cose hanno ben poco... fissate l'orizzonte...” indicando il mare “... ed immaginatene uno non troppo diverso da questo... all'improvviso una sagoma lontana... batte bandiera olandese, inglese o spagnola, cambia poco... si avvicina così senza destare sospetti... ma poi, d'un tratto, ammaina la bandiera che fino a quel momento sventolava al vento e ne issa una diversa... un cranio con sciabole, coltelli o tibie incrociate... allora comprendete di quale genere sia quella nave... ma è troppo tardi... in un attimo vi raggiunge, vi danneggia a babordo, il lato più debole e più carico, con precisi e forti colpi di mortaio... e quando è abbastanza vicina alla vostra nave, allora vi aggancia e comincia l'arrembaggio... e in quel momento cominciate a chiedervi cosa sia peggio... morire sotto la lama di un pirata, o sopravvivere e divenire sua schiava...” scosse il capo “... dimenticate queste cose, milady... dimenticatele...” Intanto, qualche passo più indietro, Odette era insieme alla misteriosa Cheyenne. “Perdonatemi se con la mia sciocca curiosità vi ho fatto rammentare momenti tristi del vostro passato...” mormorò Odette “... sono convinta” sorridendo “che questo viaggio vi riserverà cose belle... la Provvidenza ed il buon Dio aiutano sempre chi ha troppo sofferto...” si voltò poi verso il vecchio marinaio che qualche passo più indietro parlottava con Altea “... in verità sentire storie di pirati mi ha un po' inquietato... preferisco stare qui a guardare questa meravigliosa notte incantata... posso chiedervi di quale terra siete originaria, Cheyenne?” Nello stesso istante, ma da un'altra parte del ponte, Clio era con Gurenaiz. “Già...” sorridendo l'ufficiale a quelle ultime parole della ragazza “... ma non temete, nessuno attaccherà questa nave. Quando doppieremo Capo Calar, che segna l'inizio del Mar delle Flegee, troveremo ad attenderci una fregata ormeggiata presso Miniscolsa, un porto fortificato che pullula di militari, che avrà il compito di scortarci fino a Las Baias. Infatti, come voi stessa avete detto, il carico di questa nave è troppo prezioso per la Compagnia delle Flegee Occidentali. Quanto ai pirati...” facendosi serio “... si, sono una piaga che flagella i mari del Nuovo Mondo... ma per forti che siano, nulla potranno contro l'organizzazione e la determinazione di una marina civile e ben equipaggiata. Ed io so che in breve ripuliremo le acque Flegee da quei dannati corsari.” |
Scena II: Analopel
“Ditemi, voi portate un altro nome infinitamente più bello di quello di Marianna Guillonk, è vero?” (Emilio Salgari, Le Tigri di Mompracem) Talia si avviava verso casa, attraverso la stradina che giungeva poi a diramarsi verso la scogliera da un lato e in direzione di Las Baias dall'altra. Il cielo era terso, con riverberi intensi che sembravano smaltarsi tra l'azzurro infinito e il luminoso splendore degli sterminati banchi di nuvole che naufragavano verso Ponente. Tutt'intorno, con lampi d'argento screziato, il mare pareva voler accogliere i raggi del Sole che poi, dalle acque, si riflettevano sulle lontane e bianche case, poste l'una sull'altra, che pullulavano nella pittoresca ed esotica baia. “Analopel...” disse all'improvviso una voce “... Analopel, aspettami!” Correndo verso Talia il piccolo Jamiel. Il bambino era figlio di alcuni indigeni al servizio di Philip Van Joynson, padre di Talia e Rappresentante Capo della Compagnia delle Flegee Occidentali a Las Baias. “Analopel, dov'eri?” Chiese il ragazzino dalla pelle olivastra alla ragazza. “Il padrone” come gli indigeni chiamavano Van Joynson “era preoccupato per te. Mi ha mandato a cercarti. Forse era un po' seccato... dice che deve recarsi dal governatore e voleva portarti con lui, Analopel.” Così gli indigeni chiamavano la bellissima figlia di Van Joynson. “Vieni, torniamo a casa insieme.” Fece il piccolo, prendendo per mano Talia. Giunsero così sull'alta scogliera, dove dominava la lussuosa residenza dei Van Joynson, una meravigliosa villa coloniale, circondata da un vasto giardino che dava, alle spalle, sul meraviglioso golfo di Las Baias. Intanto, all'interno della villa, in una stanza illuminata da ampie vetrate impreziosite da tende di gusto borbonico, con pareti coperte da ricchi tessuti boemi, da velluti ungheresi e di broccati di gran sfarzo e pregio, abbelliti da ritratti e incisioni di gusto classicheggiante e alla moda di Vienna, stavano un uomo ed una donna. Credenze d'ebano cariche di bottiglie, bicchieri e calici di cristallo arredavano la sala, con tavolini intarsiati d'oro e d'argento, corallo e madreperla. “Tua figlia non si è ancora degnata di tornare...” disse con fare seccato l'uomo in piedi davanti ad una delle finestre “... forse abbiamo sbagliato tutto con lei... siamo stati troppo buoni e permissivi... comincio a crederlo davvero...” “Philip...” fissandolo sua moglie e smettendo così di leggere il libro che aveva fra le mani “... non essere troppo duro con lei... è cresciuta dall'altra parte del mondo e non si è mai mossa dall'Olanda fino a poco tempo fa...” “Eccola che arriva.” La interruppe l'uomo, guardando dalla finestra e vedendo Talia giungere davanti al cancello accompagnata da Jamiel. http://www.turismo.intoscana.it/book...66DSC00114.JPG |
Iniziai ad ascoltare quella melodia che stava suoando quel uomo rimasi incantato da quel suono che inizia a ballare e saltare ero come stregato ma era cosi dolce e rilassante
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Ascoltai le parole del vecchio mozzo..certamente di avventure ne avevo letto nei romanzi ma sapevo che un pirata era tutt'altro che un galantuomo ma non ribattei, volli sentire da lui ciò che si rischiava, chissà quante cose da narrare aveva e provavo stima nei suoi confronti .."Messere vi ringrazio per avermi aperto gli occhi..allora siamo nelle mani del Signore." Sorrisi leggermente "Io sono Altea e quando vorrete sarò ansiosa di sentire le vostre avventure..vere..non quelle da romanzo."
Lasciai il mozzo ai suoi lavori e tornai sul ponte, notavo molti si erano impressionati al racconto sui pirati ma distolsi quel pensiero dalla testa, volevo fare una traversata senza pensieri e mi avvicinai alla balia"Odette avete fatto nuove amicizie? " chiesi osservando la ragazza con cui conversava, sembrava quasi spaventata o disorientata.. "I miei omaggi milady, e' un piacere fare nuove amicizie, in questo veliero ci si sente un po' soli non pensate?Cosa vi porta alle Flegee?" |
Sorrisi appena a Jamiel, quando mi raggiunse e mi invitò a tornare a casa.
Per gran parte del tragitto mi limitai a seguirlo in silenzio, il ragazzino camminava qualche passo davanti a me e di tanto in tanto si voltava appena, come a controllare che ci fossi ancora... Jamiel era solo un bambino, eppure io lo stimavo molto: c’era qualche cosa di particolare in lui, qualcosa che non avevo mai scorto in nessun’altro ragazzino della sua età... una sorta di pacata consapevolezza ed una inusuale responsabilità... per qualche curiosa ragione, infatti, le sue parole suonavano sempre ponderate e cariche di significati, quasi fosse un anziano capotribù a parlare anziché un vivace e irrequieto ragazzino. Una volta, poco dopo il mio arrivo a Las Baias, per scherzo, gli avevo chiesto quanti anni avesse in realtà e lui, senza scomporsi, mi aveva risposto che era la saggezza del suo antico popolo che riconoscevo in ciò che diceva, che gli spiriti degli anziani capotribù vivevano ancora intorno a noi e nelle cose che ci circondavano, che niente nella Natura era privo di anima e che il suo popolo sapeva rispettare e dialogare con tutti quegli spiriti, in un modo che noi europei a stento potevamo capire. Disse che era questa antica forza che talvolta parlava per bocca sua ed era perciò che io vedevo la verità nelle sue parole. Fui molto stupita da quella risposta... E fu l’ultima volta che gli chiesi una cosa del genere. Quando giungemmo davanti all’alto cancello che delimitava la proprietà di mio padre, Jamiel lo spinse e mi invitò ad entrare... insieme percorremmo il viale pergolato che costeggiava la scogliera e raggiungemmo il basso cancelletto che dava sul giardino di fronte alla casa. “Credo...” dissi allora, voltandomi a guardarlo “Che qui tu possa lasciarmi, Jamiel...” Lo scrutai per un attimo, poi sorrisi... “Ti prometto che non scapperò via e che andrò diritta in casa!” soggiunsi, vagamente divertita, spingendo il cancelletto ed entrando in giardino. Avevo fatto appena due passi quando, sollevando gli occhi, vidi la sagoma di mio padre immobile oltre il vetro di una delle alte finestre centrali... rimasi ad osservarlo per qualche istante... poi distolsi lo sguardo ed entrai in casa. |
"Oh,mi piacerebbe molto potervi dare una risposta precisa, ma purtroppo ho solo pochi ricordi del mio paese natale.
Si trova a molti mesi di viaggio da qui...La Natura regna incontrastata...Vi sono immense distese di campi e boschi, fiumi infiniti e gli animali...oh gli animali di quelle terre...grossi buoi dal denso manto scuro, felini dagli occhi color miele e orsi con la gobba... e ognuno di noi bambini aveva un portafortuna fatto di corde e piume per scacciare via gli Spiriti della Notte... La mia mente viaggiava attraverso quei luoghi lontani, sforzandosi di ritrovare le memorie dei miei primi anni. "Le nostre case erano tende enormi e decorate, con un focolaio acceso nel centro durante i freddi dell'inverno...non quanto agli inverni scandinavi comunque...durante la primavera il mondo era pervaso da colori, profumi e suoni a simboleggiare la rinascita annuale della Terra.... Il popolo con cui sono crescita, i Vichinghi, chiamavano il mio paese Vinland e dicevano che la mia tribù si trovava agli estremi mi questo territorio da loro scoperto. Mi dispiace ma non posso dirvi di più, questo è tutto quello che ricordo...oltre alle faccia sfocata di chi mi ha data alla luce.... |
Salute a voi Milady.
Il mio nome è Cheyenne, sapete non ho idee precise su questo viaggio a dire la verità...confido negli Dei..loro mi condurranno... E voi? Cosa vi ha spinta in questa nave? |
Ascoltai con attenzione l'affascinante racconto di quella ragazza.."Il posto da dove venite sembra un paradiso in Terra, capisco il vostro rammarico per averlo perso, ma un giorno chissà..forse ci ritornete" riflettei un attimo.."Si, ho letto riguardo questa usanza, di donare a ogni piccolo nato un amuleto di piume e corde, come uno scaccia spiriti..veglierà il bimbo nel sonno, in modo che i sogni brutti rimarranno imprigionati tra quelle ragnatele di corde mentre quelli belli voleranno con le piume degli uccelli fino al Cielo per diventare reali, è molto suggestivo."
Alla domanda improvvisa della ragazza, mi prese un leggero sconforto.." milady..nemmeno io so perchè sono diretta a Las Baias, ne sono costretta, sapete mio padre è un importante uomo di affari e io e mia madre dobbiamo seguirlo perchè vuole espandere i suoi averi...quindi pure io sono del tutto confusa su quello che mi spetterà laggiù." Sospirai guardando Odette malinconicamente. |
Beh Milady pare proprio che i nostri destini stiano viaggiando paralleli in questo momento delle nostre vite....
Entrambe costrette da qualcosa più grande di noi a imbarcarci verso un luogo sconosciuto, senza sapere a cosa si va incontro.. Vostro padre è un uomo d'affari..sicuramente lui sarà meglio informato sui luoghi che ci accingiamo a visitare.. |
Annuii.."Penso un pò tutti in questa barca siano un pò spaventati per il futuro che ci attenderà laggiù..mio padre..lui sa certamente gli affari da compiere e come arricchirsi ma questa è una storia lunga. Ha già deciso tutto, lui..pure dove andremo ad abitare ma io non approvo le sue decisioni.
Ora milady, mi congedo da Voi...l'aria è un pò umida..è stato un piacere fare la vostra conoscenza, ci rivedremo ancora sicuramente". Salutai la ragazza con un sorriso e feci cenno a Odette di seguirmi.."Sono stanca, non si può andare a riposare, o dobbiamo continuare con queste feste noiose che mi costringono a partecipare i miei genitori?" dissi alla balia. |
"Tanto meglio" risposi con una smorfia "perché un arrembaggio complicherebbe di gran lunga i miei piani... senza contare che essere venduta come schiava non è esattamente il mio sogno ricorrente" continuai tornando a sorridere. Guerenaiz era stranamente serio e fissava un punto indefinito all'orizzonte, pensai che il pensiero della sua missione lo avesse inquietato. "Suvvia, non crucciatevi, valente capitano.. sono sicura che riuscirete nella vostra impresa. Nessun pirata potrà sfuggirvi....temo per loro, piuttosto, non sanno cosa li aspetta.." lo guardai di sottecchi, sperando di avergli strappato un sorriso.
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A bordo tutti i passeggeri furono alloggiati in comode cabine e l'equipaggio fu sempre loro vicino per ogni necessità.
Passarono così i giorni e poi le settimane, durante le quali i passeggeri, pian piano, videro aumentare sempre più l'attesa per quel nuovo mondo che li attendeva. Il veliero doppiò Capo Calar e poco dopo la vedetta annunciò una nuova terra in vista. Nella calda foschia, che come un velo accarezzava l'orizzonte, cominciò a vedersi una terra lontana che ai più apparve quasi come l'ultimo asilo ai confini del mondo. Il capitano De Chur, allora, parlò nuovamente ai passeggeri, spiegando loro dell'imminente arrivo e di come la Compagnia avesse già fatto preparare alloggi per tutti a Las Baias. Erano giunti ormai nel Mar delle Flegee e un caldo vento tropicale spingeva la nave verso quelle terre che apparivano, pian piano, sempre più vicine. E dopo alcune miglia, due imbarcazioni si stagliarono lungo l'orizzonte, a poca distanza dalla terraferma. “Sono le due fregate” disse il capitano osservandole con un cannocchiale “di stanza a Minisclosa. Sparate un colpo come segnale.” Ordinò al suo secondo. “Così ci scorteranno fino a Las Baias.” Fu fatto allora sparare un colpo di mortaio e subito le due fregate olandesi cominciarono le manovre, affiancando così la Moeder Recht nel suo viaggio verso le coste Flegee. Era appena passato Mezzogiorno e dopo circa tre ore la Moeder Recht e le due fregate arrivarono finalmente nel golfo di Las Baias. Due sottili e affusolati bracci di terra concavi racchiudevano quell'insenatura naturale, ricoperti da una moltitudine di case bianche, ammassate le une sulle altre e attraversate da strette viuzze, simili a intricati labirinti usati per confondere e disperdere eventuali invasori, che percorrevano in lungo e in largo quella che ad un europeo poteva apparire come poco più di una cittadella di mare, ma che invece rappresentava, nel Nuovo Mondo, una vera e propria città commerciale. La Moeder Recht fece il suo trionfale ingresso nel porto e subito dalla terraferma, per salutarla, furono fatti esplodere più colpi di mortaio, mentre una folla di curiosi raggiunse subito il molo per osservare da vicino la superba nave olandese. Era il pomeriggio di un giorno quasi estivo, col vento che era andato rinforzando da Sud, facilitando il traffico nella baia e soffiando a raffiche irregolari che sembravano quasi voler spazzare via le piccole costruzioni bianche che adornavano il pittoresco paesaggio della città. L'aria odorava di salsedine e pareva intrisa d'acqua trascinata dal vento, mentre il mare appariva di un blu cobalto, forte, intenso ed enigmatico nel suo primordiale ardore destato da quella brezza. L'ancora fu calata e i passeggeri finalmente furono fatti scendere a terra. Las Baias li aveva accolti come naufraghi alla ricerca di una felicità perduta e sognata da sempre. La città era davanti a loro, con la sua moltitudine di case, le sue palme in balia del vento e le sue viuzze serpeggianti come tanti cunicoli e passaggi segreti. Il tutto arroccato e quasi prostrato intorno ad un maestoso palazzo fortificato e posto in cima al promontorio dal quale scendeva il centro abitato. Quello era il palazzo del governatore. http://3.bp.blogspot.com/-tntChKAAMG...ragonese+2.jpg “Sarà meglio trovare subito una taverna qui al porto...” fece Rynos, fissando Cavaliere25 ed i suoi due compagni “... dove potremo bere qualcosa e cercare un lavoro su qualche nave...” I genitori di Altea, insieme alla fedele Odette, presero tutti i loro bagagli e chiesero poi ad uno dei mercanti dove si trovassero gli alloggi preparati per loro. “Non sono molto lontani da qui...” spiegò il mercante “... basterà percorrere quella stradina e vi ritroverete in un piccolo borgo, detto di Santa Lucia... lì troverete una confortevole locanda con diverse stanze già prenotate a vostro nome. La locanda si chiama La Rosa dei Venti.” E appena quel mercante spiegò il tutto, Odette vide passare accanto a loro la misteriosa Cheyenne. “Anche voi cercate gli alloggi?” Domandò alla ragazza. “Se è così, allora potete unirvi a noi, visto che siamo diretti là.” Scesa dalla nave, come tutti gli altri, anche Clio si apprestava ad ambientarsi in quella nuova terra. “Madama...” all'improvviso una voce con un accento esotico “... perdonate, mi manda il capitano Gurenaiz...” era un uomo di colore che aveva prestato servizio sulla Moeder Recht durante il viaggio “... si scusa per non potervi accompagnare a terra, ma è impegnato con alcune manovre a bordo e non può lasciare il suo posto... per questo vi manda un messaggio...” e consegnò alla ragazza un bigliettino. |
Appena Talia entrò in casa, subito un domestico la condusse nel salone dove i suoi genitori la stavano attendendo.
Entrata la ragazza nella sala, sua madre la fissò scuotendo lievemente il capo e indicando con un'occhiata suo padre, che invece se ne stava in silenzio ed immobile a fissare il giardino dalla finestra. “Alla buonora.” Disse all'improvviso l'uomo e rompendo così il silenzio nel quale sembrava essersi chiuso. “Se non ricordo male” proseguì “ti avevo espressamente chiesto di non allontanarti troppo da casa, visto che era mia intenzione portarti con me in visita ufficiale presso il nuovo governatore. Ma evidentemente chiederti di aver rispetto ed attenzione verso i desideri di tuo padre è cosa troppo complicata per te, vero?” “Philip...” fissandolo sua moglie. “Ti prego, Maria...” interrompendola con un cenno lui “... forse nostra figlia ha scambiato la mia benevolenza e la mia premura verso di lei come un segno di debolezza, visto che non perde occasione di approfittarne...” tornò a fissare la ragazza “... in principio volevo far svanire la tua malinconia e la tua tristezza per aver abbandonato l'Olanda, cercando in tutti i modi di accontentare ogni tuo desiderio. Ma mi sono accorto che i tuoi non sono desideri, ma capricci e tu non sei altro che una ragazza viziata. Del resto, non poteva essere altrimenti, visto il modello di vita che hai appreso vivendo insieme a tuo nonno.” Il suo sguardo era severo ed il tono della sua voce alterato. “Ora se, come credo, non hai nulla da dire a tua discolpa, ti pregherei di prepararti. Non voglio far attendere il nuovo governatore. Anche se per te, come immagino, ben poco valore possono avere il mio ruolo e la mia autorità come rappresentante della Compagnia qui a Las Baias.” |
Si dissi sono d'accordo con voi messere forza andiamo la nuova avventura ci aspetta e mentre dicevo cosi sorrisi guardandomi in giro e dentro di me pensai accidenti non poteva andarmi meglio di cosi
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Il viaggio fu tranquillo e veloce, più di quanto immaginassi, e quando vidi finalmente la Terra che sarebbe stata la mia nuova dimora un senso di tranquillità mi pervase. Era straordinaria, il mare era di una bellezza disarmante e respirai a pieni polmoni il profumo della salsedine.
Scesi dalla nave un mercante ci diede le indicazioni per il nostro alloggio..guardai mio padre con fare sorpreso e interrogativo "Padre..ma non avevate detto che eravamo ospiti del Governatore? E ora ci troviamo a soggiornare in una locanda? Molto ospitale il vostro amico di affari olandese", notai l'occhiataccia di mia madre, forse la pensava come me, ma sapeva che non avevo problemi a esprimere ciò che pensavo. Mi voltai e vidi Odette conversare con quella ragazza che incontrai sul ponte e le feci cenno di avvicinarsi in modo da raggiungere presto il borgo di Santa Lucia. |
Fissai mio padre per qualche istante quando ebbe finito da parlare... era teso, arrabbiato... e, qualsiasi cosa dicesse, io ne conoscevo il motivo.
Fin dal nostro primissimo arrivo a Las Baias, mio padre aveva fatto il buono ed il cattivo tempo lì... sulla carta, infatti, egli non era che il rappresentante della Compagnia nelle nuove terre e non aveva la pur minima mansione politica... di fatto, tuttavia, aveva in breve tempo assunto ogni sorta di potere e privilegio, l’anziano Governatore pendeva letteralmente dalle sue labbra e si era dimostrato più volte incapace di prendere anche la pur minima decisione senza il suo appoggio e consiglio, era dal vaglio di mio padre che passava ogni sentenza ed ogni provvedimento... Un nuovo Governatore, dopo che quello vecchio ci aveva lasciati, significava dunque, per mio padre, la perdita di molto terreno. Sapevo che con il nuovo Governatore mio padre aveva intessuto una prolifica corrispondenza epistolare, negli ultimi tempi... ed oggi doveva aver luogo il loro primo incontro, appena due giorni dopo il suo arrivo nelle Flegee. I miei occhi erano fissi in quelli di mio padre... non approvavo il suo operato e disprezzavo la sua insaziabile ambizione, ma non ero tanto sciocca da credere che questi miei pensieri potessero mutare la sua indole o, meno ancora, che mi convenisse osteggiarlo in un simile frangente. Sfoderai, dunque, il sorriso più di circostanza che possedevo... “Perdonatemi, padre...” dissi, chinando appena la testa “Ho soltanto fatto una passeggiata... e temo di aver perso la cognizione del tempo. Ma, con il vostro permesso, corro a prepararmi... sarò pronta in pochi minuti!” Mi inchinai impercettibilmente ed uscii. Raggiunsi la mia stanza in fretta e qui trovai, adagiato sul letto, un abito di una stoffa morbida e chiara, di ricca e meravigliosa fattura... certamente uno degli ultimi acquisti di mia madre, pensai. Due servitrici mi aiutarono ad indossarlo ed una terza mi pettinò... non amavo avere sempre tutte quelle persone intorno, non c’ero abituata, in Olanda non era mai stato così... ma quelli erano gli ordini di mio padre da quando eravamo arrivati lì e non si potevano discutere. Neanche mezz’ora più tardi, tuttavia, ero pronta... scesi, così, nell’ingresso dove trovai già i miei genitori ad attendermi. |
Giunta finalmente alla metà, scesi dalla nave e guardai intorno alla ricerca di un luogo in cui alloggiare. Fu allora che vidi la gentile signora con cui avevo conversato durante il viaggio.
Che donna premurosa, pensai , a invitarmi nella locanda in cui soggiornerà, e mi affrettai ad accettare la sua offerta. |
Cheyenne, così, si avvicinò alla famiglia di Altea e tutti insieme si diressero al borgo di Santa Lucia.
Si trovava quasi nel centro di Las Baias e rappresentava la sua zona più importante, visto che molte famiglie legate alla Compagnia delle Flegee Occidentali vi soggiornavano. E queste famiglie, possiamo dire, costituivano una sorta di nuova aristocrazia, forse più definibile patriziato oligarchico, visto che questa ostentata nobiltà era data dal possesso di navi e merci, invece che dal sangue e dagli antenati. Raggiunto il centro del borgo, subito riconobbero l'albergo Rosa dei Venti. Si trattava di un antico fortilizio spagnolo, sede della vecchia guardia cittadina, acquistata da un ricco colono ed ora trasformata in una lussuosa dimora alberghiera. Cheyenne, Altea e i suoi familiari furono così accolti dal padrone, un ricco italiano di nome Baldovini, partito dalla sua terra qualche anno prima per cercare fortuna nel Nuovo Mondo. Altea e i suoi, allora furono sistemati in una comodo e vasto appartamento all'ultimo piano, da cui si poteva ammirare buona parte delle caratteristiche abitazioni di Las Baias, mentre a Cheyenne, essendo da sola, fu dato un locale più piccolo, ma non per questo meno confortevole, dal quale si dominava la piazza del borgo. “Il soggiorno” disse Baldovini “è come sapete già stato pagato e per qualsiasi cosa i e i miei servitori siamo a vostra disposizione.” E si ritirò. “Sua eccellenza il governatore” fece il padre di Altea a sua figlia una volta rimasti soli “ci ha invitato personalmente, ovviamente rivolgendosi alla banca che io rappresento, e quindi il tuo spirito e fuori luogo, figlia mia. Anzi, quando saremo ricevuti nel suo palazzo, voglio che abbia la migliore impressione possibile della nostra famiglia. Mi raccomando, sono in gioco le sorti dei miei affari.” Poco dopo, all'altro piano dell'albergo, qualcuno bussò alla porta dell'alloggio di Cheyenne. Era un ragazzo del posto che faceva il garzone nella locanda dell'albergo. “Qualcuno vuole incontrarvi alla locanda...” disse il ragazzo “... non mi ha detto il suo nome, ma solo di recapitarvi questo invito.” |
Rynos, Cavaliere25, Emas e Fidan raggiunsero la locanda che dava sul porto e subito ordinarono da mangiare e da bere.
“Scusatemi...” disse Rynos al locandiere che serviva in tavola “... sapete per caso se arruolano marinai da queste parti? Magari qualche nave in partenza...” “Che io sappia” rispose il locandiere “in questi giorni no. Tuttavia, se cercate lavoro, vi consiglio di raggiungere l'altra parte del litorale, dove si trova la borgata di Lacroas... è territorio a metà tra inglesi e spagnoli... da quanto ne so c'è una nave in partenza...” |
Come tutte le persone che avevano l'animo aritistico......avevano sempre la testa tra le nuvole, feci la piacevole conoscenza di VanJong....fu cortese e molto ospitale rese piu'serena Ingrid che forse in cuor suo aveva lasciato il cuore a Camelot........" Tranquilla Ingrid....i soldi non ci mancano e poi vuoi che la figlia dei duchi di Arbroath...si perda mai d'animo ?......io dipingero' e tu friggerai le tue meravigliose frittelle.....diventeremo ricchissime...."...risi abbracciandola, infondo avevo detto la verita', mio padre mi aveva insegnato a vivere, senza guardare al fatto che avesse avuto una figlia femmina...e questo mi rese il suo orgoglio..........il viaggio non fu male, le cabine erano comode e ogni passeggero si impresse nella mia mente....pronto ad essere dipinto, i vari colori di questo nuovo mondo.........il viaggio era al termine e io non ero riuscita a far amicizia con nessuno.......Ingrid mi era stata attaccata come un francobollo...scesi a terra, mi guardai un po' smarrita....." Ingrid dobbiamo torvare una taverna dove alloggiare....e poi vedremo cosa ci riservera' il futuro....."...presi i bagagli e chiesi ad un marinaio.."perdonate..un posto dove possimao alloggiare io e .....mia zia ?.."....
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Che facciamo dissi avevo ascoltato il discorso tra i due qui non ce lavoro o ci spostiamo o proviamo a trovare qui un lavoro e aspettai una risposta
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