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Era tempo di tornare sui miei passi, il passaggio nella locanda è stato lungo e ristoratore per i miei sensi e il mio animo. Ricordavo ancora il candido volto di Suor Petra e del suo povero figlio in quel "finto" monastero.... ciò mi aveva dato e insegnato molto.
Tiraì a lucido il mio armamento e preparaì Belfagor per il nuovo viaggio, non vi era ancora nessuno...il mio maestro e compagni erano ancora nelle stanze; presi tempo e lo dedicaì al combattimento a cavallo con arco e al duello. Usaì due secchi presi lì, iniziando la sessione: "Non c'è niente di meglio che un pò di sano allenamento" dissi sorridendo. |
“Tieni alto il braccio, ragazzo!” Disse all’improvviso una voce a Parsifal, mentre questi si stava allenando. “La lancia deve essere la tua prima difesa! Prima ancora dello scudo! E la spada… la tieni troppo in basso! Il braccio non deve mai distendersi tutto per estrarla! In singolar tenzone ti sarebbe fatale!”
Gettò a terra ciò che restava della mela che stava mangiando e si avvicinò a Parsifal. Era un cavaliere alto e robusto, ben fatto e dal nobile portamento. Aveva con sé un cavallo bianco come la neve che tirava a sé con delle redini di raffinata fattura. http://a2.ec-images.myspacecdn.com/i...f17e1955/l.jpg |
II Quadro: Nel Bosco di Suessyon
Ci sono pochi posti al mondo paragonabili al verdeggiante Bosco di Suessyon. Una terra che ha perduto la verginità del suo suolo in epoca ormai remotissima. In qualsiasi angolo di questa sterminata macchia verde è possibile trovare qualche traccia di uno dei tanti passati che l’hanno attraversata e ormai ignoti alla memoria umana. Popoli antichi, con credi e tradizioni ormai dimenticate, hanno percorso, vissuto e combattuto in queste terre. Il Casale degli Aceri, così comunemente chiamato, è l’unico edificio che sorge in questo luogo per gran parte selvaggio e abbandonato. Anticamente appartenuto ad un potente duca Longobardo, che ne fece la sua riserva di caccia, il casale venne poi donato dal vescovo agli adepti dell’Ordine Cavalleresco della Luna Nascente, che ne fecero la roccaforte del loro ordine. Oggi ben poco resta dello splendore della Luna Nascente. E proprio nell’antica dimora dell’ordine, l’ultimo di quei cavalieri, vecchio e stanco, si è rifugiato dai clamori del mondo. Immerso in quell’idilliaco scenario, circondato da un vasto stagno, noto come il Lago Regio, il casale si erge come ultima testimonianza dei valori della Luna Nascente, tra il gorgoglio delle acque riscaldate dal Sole e il fruscio delle foglie accarezzate dal vento. Talia, leggera e silenziosa, con la luce ad illuminarne gli occhi e la brezza a giocare coi suoi capelli, osservava il Cielo riflesso sulle acque del laghetto, mentre il ricordo di quel sogno ancora la turbava. All’improvviso una sagoma, muta e solenne, le apparve alle spalle in quel riflesso. Osservò la ragazza ed accennò un sorriso. “Talia!” Gridarono alcune voci lontane. “Talia, dove sei?” Un attimo dopo alcuni ragazzi, sudati e sorridenti, raggiunsero la giovane e il vecchio cavaliere presso il laghetto. “Guarda, è per te, sorellina…” disse uno di loro, mostrando alla ragazza una collana fatta con fiori intrecciati “… alcuni di noi hanno raccolto i fiori, altri li hanno poi intrecciati… mettila, è di buon auspicio…” “Avete finito gli esercizi?” Domandò il vecchio cavaliere. “Si, maestro.” Annuirono tutti. “Stamattina” fissando il bosco l’anziano uomo “l’ho visto… correva tranquillo, senza alcun timore… ormai queste terre non sono più battute da cacciatori da tempi immemori… questo vi faciliterà il compito.” I ragazzi guardarono tutti il loro padre adottivo. “Se riuscirete a catturarlo” continuò questi “celebreremo la vostra impresa con una bella festa… e banchetteremo con le tenere carni di quel cervo.” “Allora esiste davvero il Cervo Bianco, maestro?” Domandò uno degli apprendisti cavalieri. “Certo, l’ho veduto io stamattina.” Annuì il vecchio cavaliere. “Catturatelo e saprò che siete pronti.” “Ci riusciremo, maestro!” In coro quegli aspiranti cavalieri. “Erano anni che non vedevo un Cervo Bianco in queste terre…” mormorò il vecchio cavaliere una volta rimasto solo con Talia “…quel giorno stavo attraversando il bosco insieme a lui… lo vedemmo entrambi…” si zittì improvvisamente, mentre il vento scivolava sul suo volto pensieroso e rugoso. L’aveva fatto. Aveva rotto il suo giuramento. Aveva di nuovo parlato di lui. Una volta sola l’aveva fatto prima di quel momento. Fu un attimo e si destò subito. “E tu, ragazza mia?” Fissando Talia. “Come mai sei qui? Solitamente vieni a passeggiare presso il lago quando qualcosa ti rende pensierosa o turbata…” |
Io e il maestro ci dirigemmo presto verso il molo e ivi trovammo il Carrozzone, pieno di gente effervescente dalla emozione. Il mio maestro iniziò a scrutare l'imbarcazione e conversare con il marinaio, io ascoltavo in silenzio e condividevo le parole del mio maestro....eppure in me era ferma la volontà di sapere ciò che avremmo potuto scoprire e ammirare in questo viaggio.
Guardai il marinaio..."Ecco a voi due taddei, uno per me e uno per il mio maestro", guardai il maestro sorridendo per cercare di convincerlo. |
Citazione:
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Ascoltai i due monaci attentamente e poi dissi ve li impresto io i due taddei per me non è un problema continuai a dire che ne pensate chiesi mentre finivo di mangiare la mia minestra
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La piccola carovana procede verso ovest,il sole di inizio autunno,pur pallido,li segue piano nel suo corso,man mano che tutti avanzano,il sole,come ad anticiparli,si dirige verso i teneri monti sormontando quel compatto e silenzioso corteo aggregatosi per il viaggio.
Chantal monta il suo cavallo e se ne sta dietro a tutti,intrattenendosi a guardarsi intorno,desiderosa di immortalare nei suoi occhi quello scenario talora smeraldino talaltra ambrato. "Chantal,non rimanere troppo indietro,è pericoloso mentre attraversiamo la selva.Dice il cavaliere che segue il corteo. "Sta tranquillo,Pierre.Cosa potrebbe mai accadermi in un posto così .."Risponde la fanciulla. "E' pur sempre una vallata,e le fiere sono all'erta in questo periodo dell'anno." Una voce dalla carrozza,poi,ordina al cocchiere:"Fermatevi al lago.Lì i cavalli potranno abbeverarsi e noi tutti ristorarci da questa calura." Chantal smonta da cavallo e si porta sulla sponda.. "Che acque cristallinne,non ne ho mai viste di così azzurre.Prendiamone una boccetta da tenere in ricordo di questa giornata!Vieni,aiutami,tienimi la mano." "Vuoi depredare anche il lago?Non ti è bastato raccogliere un fiore ogni cento piedi?E poi sono verdi,si,sono verdi!"La voce alle sue spalle.. "Azzurre,invece,ti dico che sono azzurre!" "Ma se è così palese.Sono verdi.Tutte queste fronde..e le piante acquatiche nei fondali,emergono e sono verdi,non vedi che sono verdi?" "Io dico che sono azzurre!Sei tu che le vedi verdi,perchè i tuoi occhi sono verdi!" "Cosa dici,sciocchina..ci manca solo che le acque si tingano del colore degli occhi di chi le guarda.." "io ti dico che è cosi! I tuoi occhi possono!..Comunque..non crucciarti,sono azzurre!Vuoi che te lo dimostri?" "Si.Voglio proprio vedere.."Sorridendole il cavaliere. "Nuvole!..Nuvole!..Accorrete,presto!Specchiate vi in queste acque e tingetele del colore del Cielo!" "Sembra che ti obbediscano,ora le acque sono lo specchio del Cielo!"Continuando a sorridere il cavaliere,e guardando la fanciulla con ammirazione,non più destato da meraviglia. "Si.,mi obbediscono,ed ora le acque sono azzurre!"Risponde la ragazza,poi turbata da un rumore improvviso:"Cosa è stato!" "E' lo scalpitio di un cavallo,Chantal!" "No,Pierre!..E'...qualcosa che corre nella boscaglia e percuote le fronde e la terra..Guarda,Pierre.Guarda!E' un cervo,un meraviglioso cervo,ma sembra..sembra bianco!"Correndogli incontro la ragazza. Ad un tratto una freccia scoccata si posa nel terreno. Scappa,cerbiatto,scappa!"Urla la ragazza. "Cosa succede qui,Chantal?"Accorso il cavaliere. "Qualcuno da la caccia al cervo,Pierre,è terribile!" Gli risponde la ragazza mentre sopraggiunge una figura a cavallo.E' un cavaliere:"Ehi!Lo avevo quasi preso!Ma come vi è saltato in mente,mademoiselle?Se non avessi deviato in tempo la traiettoria del dardo vi avrei presa dritto al cuore dal momento che vi siete frapposta tra me e il cervo.State bene,medemoiselle?" "Io sto bene,grazie al Cielo,ma il povero cervo è ancora in pericolo se gli danno la caccia.Dunque,avete scoccato voi la freccia?Bhe,ringraziate il vostro Santo protettore che io sia giunta in tempo,poichè se l'aveste ucciso avrei pregato Nostro Signore di punirvi amaramente!" "Allora sarei stato io in pericolo!Comunque,io non lo avrei mai ucciso,statene certa,milady!" "Lascia stare,Chantal,torniamo dai tuoi,saranno in pena!"Allontanandosi Pierre e stringendo a sè la fanciulla. "Speriamo trovi un buon rifugio!Povera bestiola!Come può un cavaliere provare gusto a cacciare creature indifese,e non nutrire pietà nel suo cuore?Hai visto gli occhi di quel cervo,Pierre,come erano sgranati dallo spavento?Credi che dicesse sul serio quell'uomo,lo avrebbe graziato?" "Non lo so,Chantal,ma i suoi occhi..hanno qualcosa,qualcosa di..non so,forse è solo un'impressione!..Sono certo,però,che il Cielo ti benedirà d'averlo tratto in salvo,quel cervo.Hai fatto una sciocchezza,però.Potevi morire,ed io non avrei potuto proteggerti perchè ero troppo lontano.Giurami che non sarai più così imprudente!E comunque,signorinella,non puoi affrontare gli uomini in questo modo,sei una donna,oramai." "Donna o non donna,non approvo che un uomo uccida,e per di più una creatura innocente e meravigliosa!"Poi,guardando Pierre:"Lo giuro,Pierre.Ti giuro che sarò più cauta." "Chantal..Chantal..sai che ti voglio bene?" "Ah!Mi vuoi bene.."allontanandosi imbarazzata lei.. Chantal de la Merci, figlia di Savier de la Merci,ex comandante della Gardia Reale,stringeva forte al petto la lettera che aveva ridestato in lei quel ricordo tanto dolce alla sua bocca,tanto caldo al suo cuore. La lettera. Era giunta al mattino e l'aveva messa in fremente agitazione. Non comprendeva cosa l'attraversasse,se una forte emozione,o un'irrefrenabile desiderio di piangere,fatto stava che Chantal lesse e rilesse quelle righe molte volte,da sola,nella sua camera.. Mia adorata Chantal, Dio solo sa quanto è stata lunga e penosa la lontananza da voi tutti,ma ciò che più mi addolora,e mi rammarica,è il non poter udire al mio risveglio il fragore della tua fresca risata mentre corri nel roseto di buon mattino. E mi manca non poterti guardare negli occhi,mentre luccicano di gioia,quando all'ora di cena sei solita recitare la preghiera di ringraziamento per il cibo venuto da Nostro Signore. Le incombenze di un cavaliere mi hanno spinto a sud,in terre paludose e desolate dove ho conosciuto molti sguardi immersi nella miseria e nella povertà,eppure,ancora pregni di dignità e capaci di squisita e benevola ospitalità. Ma oggi ho fatto ritrorno presso la casa che un tempo ospitava me ed i miei fratelli,prima che io mi trasferissi presso di voi. Rimarrò in paese per i giorni che Dio ha previsto per me,prima di ripartire ancora. Ti confido che avrei piacere che tu e la tua,oramai mia,famiglia,mi raggiungeste per trascorrere insieme la fine di questo inverno reso caldo da ogni tuo messaggio giuntomi,con mia insperata gioia,all'inizio di ogni mese. Ed ho bramato che i mesi si susseguissero velocemente per poter assaporare in fretta quel dolce momento che mi viene da te. Ho intinto un angolo della lettera,quello che stringerai più forte tra le dita,in quella boccetta di acqua del lago di cui mi facesti dono.Profuma di quel giorno,profuma di speranza. E avevi ragione,sono azzurre non verdi,azzurre come la giovinezza che ti vede in fiore. Nell'augarmi di potermi sincerare presto sulle condizioni di salute tue e dei tuoi cari,e ardente di desiderio di riabbracciarti,ti lascio un bacio,mio piccolo fiore. Un bacio come pegno del mio cuore che da sempre non è più con me,ma lì con te." Tuo, Pierre. Da quando la famiglia de la Merci aveva lasciato Camelot,non vi era stato più modo di farvi ritorno,alloggiavano ora nelle ridenti terre a sud della vallata del fiume Calars. Ma era giunto il giorno. Il giorno in cui avrebbero ripercorso nella direzione opposta quel viaggio che le era rimasto nel cuore,quando tutti insieme,dopo il congedo del padre,armati di sogni e speranze,avevano deciso di stabilirsi in campagna. Eppure..quella campagna che prometteva solo gioie e luce non procurava più lo stesso piacere a Chantal,percosa da un profonodo senso di solitudine dopo la partenza di Pierre. Il rumore della porta che cigolava la costrinse a ripaprire gli occhi,ancora colmi di lacrime. "Vi prego,entrate,è già tutto pronto?"Chiese la ragazza alla governante che era appena entrata nella stanza per depositare nel baule da viaggio la biancheria fresca di bucato. La donna le sorrideva amorevolmente,la bambina allevata con tante premure ora era una donna e lei aveva sempre desiderato per quella dolce creatura che le faceva battere il cuore come una madre,una felicità senza pari.Ma da quando Pierre era partito,i suoi occhi erano sempre velati di tristezza. Il padre di Chantal,dal canto suo,amava Pierre con un figlio,per questo aveva acconsentito a questo viaggio. Tutta la famiglia era in partenza,finalmente,per poter raggiungere il ragazzo cresciuto presso di loro sino a che,divenuto un uomo,aveva imbracciato anch'egli la sua vocazione. "E il ritratto,quello della saletta,avvolgetelo in un morbido panno perchè sarà il mio dono per il più grande cavaliere che sia mai nato!"Continuò Chantal con voce di commozione e senza attendere che l'operosa donna le rispondesse. La lasciò,quindi,alle sue mansioni e si diresse con cuore tremante ad imboccare le scale che portavano al piano di sotto:"Anzi,no.Torno subito."Voltandosi verso la brava e buona donna."Vi prometto che darò una mano col bagaglio ma ho pensato di riporre io stessa quella tela affinchè non resti danneggiata dal trasporto." La donna annuì compiaciuta. Poi,Chantal raggiunse la saletta che dava sul roseto e lì,accanto alla finestra l'attendeva quello sguardo dolce e malinconico della donna ritratta. "Vuoi rivederlo anche tu,vero?"Disse Chantal mentre fissava la tela. Posò,quindi,la mano ad accarezzare quel volto ritratto certa che,con ella,anche quella figura sentisse fremere il suo petto per l'attesa che la separava da quel viaggio che la ragazza già sentiva essere lungo e interminabile. http://arbrealettres.files.wordpress...hur-hugues.jpg |
".....Tieni alto il braccio..." mentre continuavo la mia sessione, una voce elegante mi correggeva. Mi voltaì nella direzione dove sentì la voce e vidi un uomo avvicinarsi.
Incrociando lo sguardo di costui un profondo senso di rispetto ed emozione mi attraversò, non sapevo spiegarlo, era accompagnato da uno splendido destriero che sembrava sereno e tranquillo accanto a lui. Interuppi la sessione e dissi: "Nobile signore, cosa vi porta da queste parti? Il mio nome è Parsifal e sono un Cavaliere dei Longiniu. Siete.... un maestro d'arme? Perchè le confesso, non ho mai pensato che la mia tecnica di spada fosse ancora sporca......eppure ho sempre cercato di migliorarla con ore e ore di allenamento." Deposi la spada nel fodero. |
Abbassai gli occhi ed osservai la collana di fiori che i miei fratelli mi avevano messo tra le mani. Sorrisi. Poi, lentamente, la indossai ed inspirai il tenero profumo delle pervinche.
Rimasi per qualche attimo così, sfiorando delicatamente quei fiori con un dito. Infine sollevai lo sguardo sull’anziano uomo di fronte a me... “Stanotte ho fatto di nuovo quel sogno!” mormorai, senza preamboli “Ho rivisto il bambino e la figura di luce... non sono riuscita a distinguere dove fossero... solo per un attimo, ad un tratto, mi è parso di scorgere i contorni di un giardino, un verziere... appena per un istante! Ed a quel punto è accaduto qualcosa di stano... ho avuto come la sensazione che la figura di luce fosse arrabbiata... ma non so il perché!” Sospirai e tornai a scrutare le acque tranquille del lago... “Non capisco!” confessai dopo un istante “Perché faccio questi sogni? Cosa significano? Che cosa devo fare?” Il silenzio cadde tra noi per qualche momento... il Maestro era sempre stato molto più che un padre per me, era il mio mentore, l’unico che sapesse tutto di me e a cui non avevo mai nascosto nulla. Mi fidavo di lui più che di qualsiasi altro essere umano. “La mia mente si sta indebolendo!” dissi ad un tratto “Di solito, quando medito, ti sento arrivare... talvolta riesco a percepire i miei fratelli anche se sono lontani... ora non è più così!” I miei occhi tornarono su di lui, fissandolo intensamente... “Devo riuscire a capire perché quelle immagini mi sono state mandate in sogno... devo riuscire a capire che cosa mi viene chiesto in questo modo! La mia mente non si placherà finché non avrò fatto questo!” Mi stava scrutando con quel suo sguardo penetrante... Gli sorrisi e mi alzai. “Hai davvero visto il Cervo?” chiesi, scrutandolo a mia volta... riuscii a percepire l’oppressione dei suoi pensieri a quella mia domanda ed una vaga tristezza ben chiusa in fondo al cuore... “Non hai mangiato stamattina!” dissi allora in tono leggero, cambiando discorso, andandogli di fronte e prendendolo sottobraccio “E nemmeno io! Vieni... torniamo a casa!” |
Stavo osservando il biglietto blu che mi avevano dato quando sentii che qualcuno urlava la partenza..
<<Già si parte?>> Ero ecccitato da un lato e triste dall'altr..è vero il Maestro è sempre stato duro con me ma in fondo mi voleva bene e io ho inseguito un sogno... Se quella donna non sarebbe arrivata non sarei mai salito qui.. Quella donna.. Ripensandola sentivo magia in lei.. Ma non Magia buona bensì magia nera.. Ma di quella davvero molto oscura.. Chissà chi era.. Sul ponte iniziò a crearsi fermento tra gli ultimi arrivati e tra chi già aveva comprato il biglietto.. Il vento soffiava tra i miei capelli rossi e il sole accecava i miei occhi azzurri.. Era una giornata bellissima e il calore del fiume arrivava sino al ponte della nave.. Ad un certo punto la sentii altra magia.. Ma da dove arrivava? Entrai nei corridoi interni della nave.. C'era poca gente sopratutto marinai.. Ad un certo punta arrivai ad un vicolo ceco ma la sentivo ancora.. Cos'era quella magia che percepivo? |
Avevo il mantello sulle spalle...."....Voi siete il Maestro di questo posto, e mi avete dato la gioia di ascoltare il cuore della vostra creatura........Sappiate che tra le pieghe del mio mantello si cela la luce della luna........nei miei occhi...porto le stelle....le mie braccia e le miei gambe sono tronchi di vita del bosco e come signora dei boschi e' mia ogni creatura..........lambisce il mio cuore l'acqua del lago.....come vedete vi ho mostrato il mio cuore"..........allungai le mie braccia e aprii le miei mani davanti al Maestro del Carrozzone......una pioggia di fiori freschi....e foglie bagnate dalla rugida...." Un dono per voi..e per la fiducia che mi avete dato e adesso...fate il vostro lavoro..e andiamo a conoscere gli altri viaggaitori.....a...dimenticavo......questo viaggio.....chiamiamolo istinto, niente altro che istinto...."..........ritornammo indietro nei corridoi.......e passai accanto a un giovane ragazzo...magia......quanta strada ancora......giovane viaggiatore
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Il maestro fissò stupito Altea.
“No, milady, non posso accettare!” Avvicinandosi alla ragazza e prendendo il pugno di lei, che stringeva i due Taddei, nella sua mano. “Non vi permetterò di spendere quella moneta per me!” “Dovete decidervi, signori.” Fece il marinaio. “Ormai siamo quasi pronti per lasciare Camelot e immergerci in quest’avventura!” “Acquistate pure il biglietto per voi…” disse il maestro ad Altea “… perché mi sembra evidente che questo viaggio vi affascini non poco… io, invece, resterò qui… al vostro ritorno, magari, scriverete una bella storia su quest’intrigante avventura…” “Allora, quanti biglietti?” Domandò il marinaio. |
A quel turbamento palesato da Gaynor, l’uomo dalla barba bianca rise di gusto.
“Perdonate le fandonie che questo sciocco vecchio ama di tanto intanto dire, mia bella dama!” Disse l’uomo. “Vedete, io sono da sempre un sognatore e anche adesso, nonostante l’età, mi emoziono ogni volta che il nostro Carrozzone è in procinto di intraprendere un nuovo viaggio. Il mio nome? Oh, ho tanti nomi. Tanti quanti sono i mesi dell’anno, o le stagioni che si susseguono. Alla mia età, ormai, si è compreso che un nome vale l’altro. Ma visto che chiedete del mio nome, allora vi risponderò… sono il Maestrale!” Ridendo nuovamente. “Ossia, il vento, o la forza, che spingerà quest’imbarcazione dove nasce il Calars! Chiamatemi dunque Maestrale, milady!” |
Elisabeth aveva appena lasciato la camera della fornace, quando incrociò un giovane passeggero.
Daniel si guardava attorno stupito e forse turbato. E, passando accanto a lui, Elisabeth sentì qualcosa di misterioso ed inquietante. “Il Carrozzone va...” canticchiava una voce di donna “… e dove giungerà?” Poi la risata di quella donna. Poi, per un attimo infinitesimale, due occhi enigmatici e terribili allo stesso tempo apparvero ad Elisabeth. Fu un momento. Poi Elisabeth si destò. Aveva accanto a sé il giovane apprendista mago. Cosa rappresentava davvero la donna udita e vista in quella visione da Elisabeth? http://www.moviesonline.ca/movie-gal...38051823080789 |
Il cavaliere osservò Parsifal e mostrò un lieve e cortese inchino.
“Salute a voi, messer Parsifal.” Sorridendo. “Sono un cavaliere ed il mio nome è Redentos de’ Punici… in verità sono diretto in un lontano e remoto reame…” osservò poi la spada di Parsifal “… prima regola per qualsiasi vero guerriero, ragazzo mio… non si è mai davvero padroni di una tecnica infallibile… anche un colpo, per quanto perfetto, deve la sua efficacia a chi lo mette in atto… bisogna allenarsi sempre… nel momento in cui un cavaliere si sente invincibile, vuol dire che è prossimo alla sconfitta…” |
La vita e' fatta di sensazioni....di odori e percezioni....il male e il bene, corrono su strade parallele che per una sorta di magia tendono ad incrociarsi......il giovane portava con se'....la forza perche' io potessi comprendere il senso del mio viaggio e l'esistenza di quel carrozzone, vidi per qualche istante il volto demoniaco di una megera e percepii il suo lento lamento.....dove andra' lo strano carrozzone.......solo un'istante e tornai alla realta'.......guardai il giovane......." L'avvertite anche voi....lo so...si legge nei vostri occhi..."...avevo solo un debole sorriso per lui......
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Plautus saltò su a quelle parole di Cavaliere25.
“Davvero siete disposto a fare questo per noi?” Domandò. “Ma, veramente…” pensieroso Jovinus “… non so… e comunque ne servono tre di Taddei, visto che siamo appunto in tre…” “Invece trovo che sia un’ottima idea!” Esclamò Plautus. “Restituiremo le due monete al nostro amico quando sarà pronta la nostra chiesa nuova!” Si rivolse poi a Cavaliere25. “Però Jovinus ha ragione… avete un altro Taddeo per pagare anche il vostro biglietto?” |
in tasca ne ho appena 3 di taddei e per il viaggio non ci sono problemi lo faccio ben volentieri amici miei ma per il costo del mangiare come la risolviamo? voi mi sembrate brave persone e voglio fidarmi di voi e sorrisi
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La casa era grande, con vaste sale e ampie vetrate, dalle quali filtrava il tepido Sole di Gennaio, inondando ogni angolo di quell’abitazione.
La governante entrò, proprio mentre Chantal fissava la donna di quel ritratto. “Oggi l’aria è particolarmente pulita…” disse la governante, per poi aprire le tende “… da qui si può vedere un bel tratto del fiume Calars…” si fermò a fissarlo “… guardando le sue acque nelle ore più calde del giorno, sembra quasi che miraggi e visioni prendano forma… a volte l’aria deformata dal suo alito pare far animare le nuvole… e da esse nascere una città… una città sopra i Cieli…” si voltò verso Chantal “…quando partiremo?” Chiese alla ragazza, tradendo una strana inquietudine. |
Le mie mani strette ai pugni del mio maestro, egli voleva lasciarmi sola ma non lo avrei accettato, sentii ad un tratto le parole del marinaio, tra l'altro le voci erano concitate perchè la partenza era imminente.."Due biglietti, gentile marinaio, per me e per il milord".
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I due monaci si scambiarono un rapido sguardo.
“Potrebbe essere un segno l’aver incontrato questo giovane…” mormorò Jovinus, indicando Cavaliere25 “… e sia! Sia fatta la Volontà del Signore! Andiamo ad imbarcarci!” “Dio sia lodato!” Esclamò Plautus. I tre raggiunsero il Carrozzone ed acquistarono tre biglietti di colore bianchissimo. Un attimo dopo erano già a bordo. |
Altea, decisa, acquistò due biglietti, uno per sé e l’altro per il suo maestro, di un vivissimo arancione.
“Siete davvero incorreggibile!” Disse il maestro salendo a bordo con lei. “Sapete?” Ridendo. “Di questo passo faticherete a trovare marito! Gli uomini non amano troppo le donne decise e audaci come voi!” Scoppiò a ridere. “E sia… vi devo un Taddeo!” Poi sbiancò. “Un momento, i miei libri!” Non viaggio mai senza uno dei miei libri dietro!” Fece come a voler tornare indietro, ma ormai le porte erano state chiuse e l’ancora issata su. “Spiacente, signore.” Fermandolo il marinaio. “Ma il Carrozzone è pronto a partire.” “Ma, i miei libri?” “Signori, vi prego di salire sul ponte…” sorridendo il marinaio “… il favoloso Goz darà a tutti i passeggeri il benvenuto a bordo.” |
Eccoci dissi siamo pronti a partire anche noi rivolgendomi hai due monaci poi guardandomi intorno dissi ma che compito avrei nella vostra nuova chiesa ? io sono solo un boscaiolo e vi posso solo procurare legna però imparo in fretta se qualcuno mi insegna un lavoro e continuai a guardarmi in torno ero curioso felice non sapevo neanche io cosa ero in quel momento
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Elisabeth e Daniel non ebbero neanche il tempo di parlarsi, che subito un marinaio li raggiunse.
“Signori, vi prego di seguirmi sul ponte.” Disse. “Stiamo partendo e il grande Goz darà lì il benvenuto a tutti i passeggeri." |
Con gioia salimmo nel Carrozzone, alle parole del maestro scoppiai quasi in una risata "ma io, milord, non cerco un marito in questo viaggio..dite sono troppo audace?". Poi il maestro si ricordò dei suoi libri, cercò di uscire ma ormai quel portellone era chiuso, la nostra avventura avrebbe avuto inizio...positiva o negativa? fissavo quel bel biglietto aranciato, del colore del bel sole d'Oriente. "Mio maestro, penso avremmo cosi tante cose da scoprire e vedere in questa avventura che i libri non serviranno, e poi voi portate la conoscenza dentro di voi" risposi sorridendo e cercando di rassicurarlo. Presi la sua mano e lo portai sul ponte della nave dove tale Goz doveva darci il benvenuto
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Guardai il giovane prima di seguire il marinaio sul ponte.....avremmo avuto tutto il tempo per conoscerci.......raggiungemmo il ponte della nave...dove vidi tutte le persone che erano salite a bordo......l'aria fresca mi tolose l'oppressione che avevo al petto.....e mi appoggiai al parapetto........mi strisi nel mantello......e aspettai....che questo Goz facesse la sua apparizione...........ma la mente andava alla donna.......quel Carrozzone....non doveva essere poi cosi' luogo di meraviglie.......per un Taddeo.......cosa ci avrebbero offerto per un taddeo......
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“Non posso aiutarti circa quei tuoi sogni…” mormorò il vecchio cavaliere prendendo sottobraccio Talia “… tu hai una sensibilità che io non posseggo… io ho gli occhi ed il cuore di un guerriero… tu quelli più grandi e luminosi di una sibilla, di una pizia… tutto è dentro di te… tra le tue sensazioni ed i tuoi stati d’animo... sono quelli che ti fanno percepire questi messaggi… la verità ha infiniti volti e si mostra spesso in modi indefiniti ed enigmatici… le tue visioni hanno un significato… sta a te comprenderlo, ragazza mia…”
I due si avviarono verso il casale. “Si, ho visto il Cervo Bianco…” riprese il vecchio maestro “… la vita è spesso scandita da segni… e quell’animale ricorre continuamente nella mia vita… vedremo se i tuoi fratelli riusciranno a prenderlo.” Fissò Talia e scoppiò a ridere. “Quei fiori ti somigliano, sai?” Guardando la collana al collo di Talia. “Sono freschi, puri, semplici… ma anche molto forti… e tu dovrai esserlo, ragazza mia… dovrai essere forte, perché il cammino non sarà facile…” Raggiunsero così il giardino davanti al casale e mangiarono un pò della frutta che cresceva lì. “Presto i tuoi fratelli ritorneranno…” disse il vecchio cavaliere “… forse in trionfo, o, molto più probabilmente, con la coda fra le gambe…” accennò un sorriso “… forse solo due dei tuoi fratelli sono in grado di catturare il Cervo Bianco… ma forse solo uno di loro due era destinato a vederlo…” un velo d’inquietudine attraversò il suo sguardo “… attendi qui il ritorno dei nostri aspiranti cavalieri…” alzandosi lui “… io mi recherò nella Cappella per pregare…” baciò Talia sulla fronte e si diresse verso la Cappella del casale, lasciando la giovane in balia del vento e delle sue inquietudini. http://leleopd.files.wordpress.com/2...400a011707.jpg http://media.theiapolis.com/aR/cDCDC...23/image38.jpg |
Un uomo ci portò sul ponte ma chi era quella donna? Mi avvicinai a Elisabeth che si trovav sul ponte..
<<Salve Milady.. Io sono Daniel apprendista Mago dominatore dei quattro elementi..>> Sorrisi e poi le dissi ridiventando serio.. <<Quella donna.. Mi sembra di averla già vista.. La sua Aura era malagità allo stato puro.. La sua anima si nutre di morte e sofferenza.. Non ricordo di dove l'ho vista.. Ricordo solo di essere scappato da lei..>> Rimasi per qualche istante in silenzio e poi dissi <<Ma scusate non vi faccio parare voi siete?>> dissi sorridendo |
Tutti i passeggeri si ritrovarono così sul ponte.
Altea ed il suo maestro, Cavaliere25 con i due monaci e poi Gaynor, Elisabeth con Daniel che le stava rivolgendo qualche domanda proprio in quel momento. Ma nuovamente si udì il suono della campanella e il tempo sembrò come fermarsi. I due ragazzi, che avevano annunciato nella piazza di Camelot l’arrivo del fiabesco Carrozzone, apparvero ai presenti. Erano abbigliati alla moda dei marinai del Sud e anche nelle loro espressioni si poteva riconoscere quell’innata audacia, ma qualcuno la definirebbe furbizia, che caratterizza coloro che vivono sulle sponde del Mediterraneo. “Signori e signore…” cominciò a dire uno dei due “… tutto è pronto… che il viaggio abbia inizio!” Uno squillo di tromba e il Carrozzone, come per magia, cominciò a muoversi, seguendo la calda e tranquilla corrente del fiume Calars. Il viaggio era finalmente cominciato. Camelot, pian piano, si allontanò sempre più, fino a scomparire definitivamente appena quell’imbarcazione di fascino, mistero e sogno voltò l’ansa del fiume. Poi, senza alcun preavviso, la porta che conduceva nella stiva si aprì e nell’aria si udì qualcuno canticchiare. Un attimo dopo si mostrò un uomo di robusta corporatura, dai modi spicci e poco raffinati, che avanzava con un’andatura dinoccolata. Un grosso mantello avvolgeva il suo corpo ed un ampio cappello impediva ai presenti di poterne vedere bene il volto. L’uomo estrasse da una tasca un Taddeo e lo lanciò in aria, per poi riprenderlo al volo. “Testa o Croce?” Chiese a uno dei marinai sul ponte. “Testa, signore.” “Sbagliato, ragazzo!” Disse l’uomo al marinaio, mostrando la faccia della moneta sulla sua mano. “Croce! Vuol dire dobbiamo aver timor di Dio! E’ un monito!” Fissò poi i passeggeri. “Questo è un Taddeo, amici… una semplice moneta… per legge non può essere rifiutata, perché reca il volto del re su una delle sue facce, mentre la Croce è impressa sull’altra… questo è il prezzo che vi è stato chiesto per raggiungere ciò che nessun altro, prima di voi, ha mai visto… un Taddeo… cosa vi è di più effimero? Reca il volto del Magnanimo, ma domani potrebbe raffigurare uno dei suoi figli, forse il Cerimonioso o il Temerario. O forse i duchi si ribelleranno per rivendicare la separazione delle due corone e allora altre monete saranno coniate, con altri volti di re… eppure, nulla potrà mai invalidare il vostro biglietto… conservatelo dunque con cura, amici ed amiche…” si voltò verso il fiume “… non sappiamo cose troveremo laggiù… forse ognuno di noi ci vedrà qualcosa di diverso, o qualcun altro non vedrà nulla… perché si è deciso di risalire questo fiume millenario? Forse perché da piccolo, nelle afose giornate d’Estate, sul suo orizzonte mi apparivano miraggi di civiltà perdute… o forse perché una volta mio nonno pescò, proprio in questo fiume, un pesce che poi lo implorò di rimetterlo in acqua con la promessa di mostrargli un giorno un mondo da favola… o, chissà, perché spero che queste calde acque siano in grado di guarire da ogni male… o solo perché sono stanco del mondo che si trova da quest’altra parte del fiume…” restò poi in silenzio per diversi istanti. “Non lo so perché proprio questo fiume…” riprese “… so solo che con un semplice Taddeo voglio acquistare il mio sogno più grande… un sogno che ho cercato ovunque… e ora mi resta ignota solo la terra da cui il Calars nasce…” fissò nuovamente i passeggeri “… un amico una volta mi disse che la felicità va conquistata, no attesa… e noi stiamo andando a cercarla, amici miei… e ci costerà, forse, solo un Taddeo.” Lanciò nuovamente in aria la moneta, per poi riprenderla al volo. E di nuovo uscì la faccia del Taddeo con impressa la Croce. http://www.centerstage.org/Portals/1...rdieu_a_sq.jpg |
Sembrava che il mio padre adottivo si fosse incarnato in questo nuovo corpo....non conoscevo il nome di quel cavaliere ma suppongo che le sue gesta erano sicuramente avrebbero varcato i confini.
"Nobile cavaliere, la ringrazio per le parole che mi donate...ne farò tesoro." Mentre continuavo ad allenarmi con la spada, assimilando gli insegnamenti del Cavalier de' Punici porsi una domanda "Perdonate il mio fare rozzo, dove siete diretto?" |
Redentos sorrise malinconicamente a Parsifal.
“Dove sono diretto?” Fissò il Cielo che li sovrastava, come se cercasse tra le nuvole la risposta. “Forse in un luogo tanto lontano che può essere raggiunto solo percorrendo la strada che taglia in due la notte… una strada lastricata di sogni… o, chissà, forse tanto vicino ma invisibile agli occhi di noi peccatori… cerco un luogo sconosciuto, il cui nome sembra ignoto ad ogni viaggiatore, chierico o laico che sia… un luogo il cui nome mi perseguita come un’ossessione… un luogo che pare, in certe notti, apparirmi come un Oltretomba lontano e irraggiungibile… un luogo che talvolta la disperazione mi fa temere che esista solo nel mio cuore… un luogo che forse tiene imprigionato tutto ciò che di sacro e puro, dopo la mia Fede, mi sia rimasto… cerco un luogo chiamato Tylesia, ragazzo mio…” |
Tylesia....non conoscevo questa cittadina ma dall'amore con cui ne decantava le meraviglie compresi il suo desiderio.....sembrava essere importante per la sua anima e cuore, non potevo proibirgli di proseguire ma nello stesso tempo sareì stato lieto di accompagnarlo.
"Tylesia, chissà cosa nasconde il suo nome" pensaì ad alta voce. Mi rivolsi verso Redentos e gli chiesi: "Nobile Cavaliere, non so se potreì esserti d'aiuto.....ma permettimi di accompagnarti in questo viaggio? Forse....potreì imparare qualcosa e nel contempo....scoprire la mia verità e la ragion d'esser stato chiamato da Tylesia. |
Redentos sorrise.
Il candore e il forte senso cavalleresco di Parsifal gli procuravano una certa Gioia nell’animo. “Lo credi davvero, ragazzo?” Fissando il giovane cavaliere. “Vuoi davvero seguirmi? Potrei essere un visionario, un folle… vuoi davvero affiancarmi in questo viaggio verso l’ignoto?” Sorrise nuovamente. “Allora comincia a seguirmi ora…” Prese per le redini il suo cavallo e s’incamminò nella foresta che li circondava. Dopo un po’, Redentos e Parsifal si ritrovarono davanti ad una chiesa che sorgeva nel bel mezzo di quel verdeggiante luogo. “Guarda il mosaico in alto, ragazzo…” indicò il cavaliere quando furono dentro “… Cristo in Gloria, con ai Suoi piedi la Santa Vergine e attorno gli Apostoli… ai tre lati del seggio di Nostro Signore, formato dai Troni incastonati fra loro, vi sono i tre Arcangeli… conosci i loro nomi? Sono Gabriele il Messaggero… e infatti il mio viaggio verso Tylesia è ispirato da un messaggio divino… poi c’è Raffaele la Guida… ed è la mano dell’Altissimo a guidarmi e scortarmi… infine c’è Michele, il Principe delle Armate Celesti… è protettore e custode dei cavalieri… io accetto di prenderti con me, come mio discepolo e apprendista, giurando in questo Santo Luogo di insegnarti l’arte della cavalleria… e tu, davanti a Cristo sul Suo Eterno Trono di Angeli, giurerai a tua volta che mi sarai devoto e mi obbedirai… questo patto ci unirà come maestro e allievo…” http://c.wrzuta.pl/wi5676/e187e37500...obi-wan_kenobi |
vidi avvicinarsi quel giovane che avevo visto nel corridoi e mentre si presentava e mi riferiva cio'che aveva visto.......guardai il profondo dei suoi occhi, aveva il cuore giovane e pieno di energia.....potevo sentire il suo battito......l'anima era sensibile....." ciao Daniel.....sono felice che tu sia arrivato....ti aspettavo, mi chiamo Elisabeth....ascoltavo cio'che avete avvertito.......puo' essere il male e puo' essere un avvertimento......il Carrozzone stesso...puo' essere le membra di quella donna......tutto puo' essere......forse siamo qui [er questo Daniel.....infondo per essere un buon mago.....bisogna essere iniziati...e cose' un iniziazione se non che delle prove.....".......ascltammo infine cio' che Goz ci disse.....testa o croce....solo croce a quanto pare......tra le mani di uno strano uomo......
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Nonostante le parole del vecchio, che volevano essere rassicuranti, Gaynor continuava a provare un senso di inquietudine, ma il suo spirito incline alle avventure ebbe la meglio e decise di restare a bordo. Poco dopo, un marinaio annunciò loro che quel tale a nome Goz avrebbe dato loro il benvenuto. Quando infine costui apparve e fece il suo discorso, il turbamento di Gaynor si ravvivò... Mai aveva visto un tipo così strano e mai aveva udite parole tanto suggestive...
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Arrivammo sul ponte e guardai in volto i passeggeri, chissà cosa loro cercavano in questo viaggio? Io non avevo desideri e prospettive, la mia era solo voglia di conoscere ciò che vi stava dietro questa storia, e forse voglia di una avventura nuova. Ad un tratto entrò un uomo, dai modi goffi, ma dalla parlantina molto spiccia, ascoltai il suo discorso. Convenivo in certe sue affermazioni, certo la felicità andava conquistata, ciò che facciamo o come agiamo sarà la nostra felicità futura.
Fissai il mio maestro, ascoltava il discorso e sorrisi "Milord, ditemi a cosa state pensando?" |
Le parole di Redentos erano piene di tenerezza nei miei confronti, ma come si suol dire "le imprese possono risultare impossibili se non ci provi e non puoi affermare che sia stato tutto un fallimento se non ti cimenti...." senza alcun indugio presi la mia decisione, lo accompagnerò.
Prima di sellare Belfagor e seguirlo, scrissi una lettera a Fountaine ed i suoi allegri compagni.... avreì voluto proseguire con loro ma non potevo tirarmi più indietro. Consegnaì la lettera nelle mani dell'oste e mi raccomandaì di darla una volta che mi ero allontanato da qui. Imminentemente spronaì Belfagor e raggiunsi Redentos. Il posto in cui mi portò era magnifico. Una chiesa si levava all'interno di una radura, era carica di spiritualità e messaggi....ne venni rapito. Redentos mi spiegò il motivo del suo viaggio e mi portò dinanzi ad un eccelso mosaico che ripercorreva la simbologia principale del divino, dinanzi a ciò fece il suo giuramento di divenire il mio mentore ed io porsi il mio. Inchinandomi verso il mosaico ed il mio nuovo maestro pronunciaì ciò: "Io, Parsifal cavaliere dei Longiniu e figlio di Caradill, prometto sul mio onore, lealtà e spada di servire il Maestro de' Punici..... finchè egli non riterrà chiuso il mio servigio e giuramento. Lo servirò, seguendolo fedelmente in tutto ciò a cui andrà incontro. Che Iddio sia testimone di ciò." Terminato il tutto mi sentì nato a nuova vita, il ciondolo che portavo al collo sembrava aver acquisito nuova forza e resistenza tanto che rifletteva i raggi del sole..... un nuovo compito andava levandosi all'orizzonte. |
Redentos ascoltò con attenzione il sacro giuramento di Parsifal, per poi abbracciare il nuovo discepolo e apprendista.
Si avvicinò allora all’altare e inginocchiatosi recitò delle preghiere. Poi, si segnò tre volte e fece cenno a Parsifal di seguirlo. Usciti dalla chiesa presero la strada che si addentrava nel cuore della foresta. Dopo un po’ si ritrovarono davanti ad una vecchia abitazione. Redentos si avvicinò alla porta e bussò più volte. “Chi è là?” Domandò una voce dall’interno. “Siamo due cavalieri” rispose Redentos “e stiamo attraversando questa foresta per noi sconosciuta… in nome di San Cristoforo e San Raffaele Arcangelo, abbiamo bisogno di informazioni per proseguire il nostro viaggio…” Un attimo dopo una donna aprì la porta. “Salute a voi, sono Redentos de’ Punici e questi è il mio allievo sir Parsifal… ci occorrono informazioni e un pasto caldo. Naturalmente possiamo pagare per entrambe le cose.” La donna fece segno ai due cavalieri di entrare e sedersi davanti al camino acceso. Nella stanza però vi erano anche due uomini. “Non temete, questi sono mio marito e mio figlio.” Spiegò la donna. “Riscaldatevi, mentre io vi preparerò qualcosa di caldo.” “Vi ringrazio.” Sorridendo Redentos. “Siete cavalieri?” Domandò il figlio della donna. “Si, lo siamo.” Sorridendo Redentos. Il cavaliere poi, indicò qualcosa a Parsifal. Era una lunga treccia di crine di cavallo inchiodata alla parete. “Che strano simbolo…” mormorò Redentos “… secondo te cosa rappresenta?” Chiese al suo discepolo. |
Il maestro, a quella domanda di Altea, restò pensieroso.
Fissò Altea e poi, prendendola per mano, si avvicinò con lei al pittoresco uomo che aveva appena finito di parlare. “Siete voi il fantomatico Goz?” Domandò. L’uomo rise forte. “Cambierebbe qualcosa?” “Beh, non vi siete presentato…” rispose il maestro “… e poi quello strano discorso…” “Cambierebbe qualcosa se fossi Goz invece che uno dei passeggeri?” “Allora chi è veramente questo misterioso Goz?” “E’ vostra moglie questa bella dama?” Domandò, improvvisamente l’uomo, fissando Altea. “Lei?” Sorpreso il maestro. “No, lei è solo una mia allieva…” Goz rise nuovamente. “Cosa troveremo secondo voi, milady?” Chiese poi ad Altea. “E la stessa domanda la faccio anche a voi, bella dama inquieta e solitaria!” Voltandosi poi, improvvisamente, verso Gaynor. |
Il maestro si avvicinò bruscamente a Goz, iniziò un piccolo battibecco ma notai come il presunto comandante di quella nave fosse sicuro di se stesso. Il maestro fu subito zittito, e l'uomo iniziò a far domande su di me.
"I miei saluti...messer Goz? è curioso come vi interessi il mio stato sentimentale." risposi sorridendo "cosa cerco da questo viaggio? Non so veramente, all'inizio vi era curiosità e sete di sapere e conoscere cosa potesse esistere oltre le terre di Camelot, ora però è come avvertissi un alone magico. Ma sappiate, io non credo nella magia". |
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