Camelot, la patria della cavalleria

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brianna85 31-08-2011 10.35.09

Brianna corse frettolosamente per tutta casa ad aspettare l'arrivo del suo amato da anni lontano... sapeva che quel giorno sarebbe arrivato prima o poi... ordinò ai suoi servi e alla sua balia di preparare un bagno caldo e la stanza da letto mentre nelle cucine si avviarono per preparare un suontoso pasto... Brianna pianse dalla gioia agitandosi tutto il giorno

elisabeth 31-08-2011 11.41.36

Erano anni che mancavo da Animos, ero una bambina allora, figlia di un errore materno il cui padre non sapevo neanche chi fosse......il giorno costretta a fare i piu' umili dei lavori.....l'uomo che aveva sposato mia madre non aveva un animo gentile e raffinato.....ero soltanto una bocca in piu' da sfamare, non riusciva neanche a pronunciare il mio nome se non con fischi e parole sgraziate........vivevo fuori casa, non avevo il diritto di avere un tetto sulla testa e che fosse state o inverno poco contava.......ma quella era la mia piccola liberta', potevo vivere di sogni e di aria pura......la natura mi faceva da maestra.....e il giorno e la notte diveniva il mio scorrere del tempo, fu cosi' che conobbi un uomo, ero un essere spigoloso, senza alcuna grazia e con i capelli terribilmente aggrovigliati......fu per lui un problema riconoscere se fossi maschio o femmina, solo la mia voce gli rese nota la mia femminilita'.............lo incontravo di notte, quando messa in un angolo accanto al fuoco riparata dalle fronde di un albero lo ascoltavo mentre leggeva, poco comprendevo.....ma man mano che le notti passavano incominciai a guardarmi intorno in maniera diversa e cosi' capii che ero li per imparare........Un giorno mi resi conto che valevo solo qualche bottiglia di vino e fui condotta da quell'uomo, che divenne per me un porto sicuro, in Bretagna........c'erano altre ragazzine come me, era un villaggio immerso nel bosco , le cui case sembravano palazzi cresciuti tra gli alberi........fui lavata, sfamata e resa presentabile....per la prima volta vidi il colore delle mie carni.......e compresi che la mia pelle ora era profumata di lavanda.........imparai a leggere e a scrivere, vivevo tra ricche biblioteche e maestri esigenti, tutto diventava conoscenza, crebbi serena ed appagata.........imparai cosa fosse La Fratellanza, L'Uguaglianza e la Liberta'...........imparai a riconoscere il bene del creato ed ad amare a prescindere da qualsiasi condizione........Ma venne il momento di comprendere perche' fui condotta in quel luogo e allevata tra il rispetto delle regole ed un amore incondizionato. Dovevo tornare al mio paese di origine per scoprire chi fosse mio padre e per dare un senso a quaella ribellione che non avrebbe portato a nulla che non ad altro sangue innocente.....................Piu' mi avvicinavo e piu' sentivo nascere in me l'angoscia.................Avevo abbastanza denaro per dormire qualche notte alla locanda, ma avrei dovuto trovarmi un lavoro, cosi' entrai al borgo, non era cambiato qualsi nulla, le persone erano rimaste indifferenti, o almeno cosi' mi parve, mi fu indicata la locanda in cui avrei potuto dormire e mangiare qualcosa.......cosi' vi entrai e cercai il Locandiere......era un uomo tarchiato ...il suo grembiule non vedeva l'acqua da tempo......ma ero cosi' stanca che poco importava se il luogo fosse pulito o no...giorni di cammino si facevano sentire..." Perdonatemi sigore, desidero sapere se avete una stanza da darmi........e un pasto caldo........"

Daniel 31-08-2011 12.00.57

<<Ehm.. io.. sono.. -Che fare? Doveva dirgli il proprio nome? o inventarsene uno?- Io sono Christian piacere di conoscervi..>>
Daniel era fissato da tutti quei valletti sopratutto per i vestiti..
Frustate? Messo ai ferri? Ma quelli lì stavano male.. Io me ne voglio andare da sto posto appena avrebbe potuto.. Ma ora non poteva e attendeva con impazienza cosa gli avrebbe detto il primo valletto..

ladyGonzaga 31-08-2011 12.22.17

Forse è meglio non disturbare il pranzo di lord Tudor , preferisco aspettare che abbia terminato , so quanto ci tiene a questo momento della giornata.
Dissi cosi in fil di voce a Jalem , ma evitando di incrociare il suo sguardo.Avrebbe capito subito che quella era solo una scusa per ritardare il momento dell'incontro.

Cosi rimasta sola , andai in giro per le grandi sale, ricordando ogni loro angolo.
Ma il posto che più adoravo erano le cucine.
Immense e maestose e ricche di oggetti ,erano per me il mio rifugio preferito ,lontano dalle prediche e dalle regole di corte.
Là potevo essere me stessa e dare libero sfogo alla mia fantasia.

Ricordavo bene dove queste fossero, ci misi poco ad arrivare...

"permesso" dissi stando attenta a non alzare troppo la voce.

I pochi presenti si voltarono , io li riconobbi tutti ma loro no.Mi guardavano spalancando gli occhi e inchinandosi a me mi salutarano come si conviene ad una dama di corte.

" Come ?? anni fa mi tenevate sulle ginocchia e mi riempivate di farina e ora vi inginocchiate a me????
Sia mai questo..sono io LadyGonzaga"
Notai in un angolo della cucina , un giovane ragazzo che non riconobbi, forse era nuovo o forse il figlio di qualcuno che lasciai tanto tempo fa..infondo erano passati quasi 20 anni dal giorno che lasciai il palazzo...avevo appena 7 anni ..
Una cosa era certa ...aveva paura ..stava là come se aspettasse qualcuno che gli impartisse degli ordini...


http://www.ilcastellodiracconigi.it/..._reali_440.jpg

Talia 31-08-2011 16.41.44

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 36466)
“...E stupirò anche te, vedrai.” Aggiunse, avvicinandosi col suo cavallo a quello di Talia.
Poco dopo la compagnia giunse nella cittadina, che aveva nome Cardien.

Lanciai un’occhiata obliqua a Renart e sorrisi sarcastica...
“Oh, ma davvero?” dissi “Sono proprio curiosa di vedere come farai... Anche perché dubito proprio che, dopo tutti i guai che sei riuscito a causare il mese scorso in quella locanda di Chinon o l’affare di quella signorina di Epuissey, tu possa essere in grado di stupirmi ancora in qualche modo!”
La mia risata cristallina si levò leggera e svolazzante sopra tutti noi, vidi Renart irrigidirsi appena e raddrizzare la schiena, ma io non gli detti la possibilità di controbattere: spronai il cavallo e accelerai il passo, raggiungendo il buon Essien alla testa della piccola comitiva.
Renart era un bravo attore, in fondo... ma io non riuscivo mai a resistere alla tentazione di mettere in ridicolo quei suoi atteggiamenti vagamente pomposi e a sgonfiare la sua maliziosa e continua corte per me. Corte, d’altra parte, che rivolgeva a qualsiasi fanciulla gli capitasse di fronte...
Raggiunsi Essien proprio nel momento in cui giungevamo sotto le mura della città e piegavamo verso nord, per oltrepassare la grande porta cittadina...
“Se vi è una cosa positiva in questo nuovo regime...” gli dissi a mezza voce e con un sorriso ironico, muovendo lo sguardo tra le persone che avevano iniziato a farsi ai bordi della strada, osservando con curiosità il nostro carrozzone e gli abiti colorati e vistosi che indossavamo “E’ che rende tutti questi uomini liberi nostri possibili estimatori e mecenati!”

Daniel 31-08-2011 18.05.17

Nelle cucine arrivò un bellissima Dama.. Aveva un sontuoso vestito che io non avevo mai visto indosso alle donne che conoscevo.. Avevo paura perchè continuava a guardarmi e avevo paura che si avvicinasse.. Se mi avrebbe scoperto mi avrebbe subito denunciato oppure no? Aspettavo solo la sua mossa..

ladyGonzaga 31-08-2011 18.49.10

" E voi che siete timidamente nascosto dietro quelle ceste chi siete?", dissi rivolgendomi all'impaurito giovane.
" Siete nuovo di qui? Non mi pare di ricordarmi di voi...forse siete arrivato da poco al servizio di Lord Tudor?".

In attesa della sua risposta mi avvicinai a lui e gli porsi la mia mano, ma appena i miei occhi incontrarono i suoi occhi qualcosa mi fece trasalire...quello sguardo..quegli occhi verde mare...mi erano familiari...

http://tvblog.girlpower.it/wp-conten...34-624-352.jpg

Guisgard 31-08-2011 19.29.24

A quelle parole di Melisendra, De Jeon e Oxio si scambiarono una rapida occhiata.
“Noi non patteggiamo con i membri dell’ex aristocrazia…” rispose sprezzante De Jeon “… io non baratto ciò che spetta al popolo con la libertà dei suoi nemici! Da cittadina di questa repubblica, voi avete il dovere di consegnare al popolo ciò che è del popolo! Senza ricatti o compromessi di sorta! Comportatevi degnamente, servendo la vostra patria e dopo discuteremo la vostra sorte!”
“Collaborate, madame,” Intervenne Oxio. “Ve lo consiglio vivamente. Conduceteci dove potremo recuperare i bene appartenuti alla vostra famiglia, madame. Potrà essere un’occasione di riscatto per voi.”
“Avanti, ora condurrete i soldati nel luogo in cui si trovano i preziosi.” Fece De Jeon.
Suonò allora il campanellino ed un uomo apparve sulla soglia.
“Chiamate il capitano Bordue!” Ordinò De Jeon.
Alcuni istanti dopo un giovane ufficiale si presentò nella stanza.
“Capitano, questa donna vi condurrà dove potrete recuperare alcuni beni confiscati per il popolo.” Spiegò De Jeon. “Preparate una scorta armata.”
“Si, repubblicano De Jeon!” Rispose il capitano.

Guisgard 31-08-2011 19.57.21

Nelle cucine Gonzaga aveva incontrato il misterioso Daniel.
E qualcosa in lui l’aveva colpita.
Gli altri valletti cercarono di coprire il nuovo arrivato, temendo che potesse buscarsi una solenne bastonatura.
“Milady, egli è Christian ed è qui al servizio di lord Tudor solo da questa mattina.” Fece uno di loro. “Gli devono ancora dare il costume da valletto. Per questo è qui in cucina, milady.”

Guisgard 31-08-2011 20.08.29

Elisabeth era giunta ad Animos, in una cittadina sulla via per la capitale: Cardien.
La locanda dove cercava una stanza non era niente di che, ma sufficientemente tranquilla.
Il locandiere le diede una stanza e le servì un degno pasto, non prelibatissimo, ma caldo e nutriente.
Ad un tratto si udirono grida di ragazzini e schiamazzi per le strade.
Il locandiere si affacciò ad una delle finestre e notò un carrozzone giungere nella cittadina.
“Ehi, sembra che in città siano giunti alcuni attori itineranti!” Esclamò.

Daniel 31-08-2011 20.51.35

Citazione:

Originalmente inviato da ladyGonzaga (Messaggio 36488)
" E voi che siete timidamente nascosto dietro quelle ceste chi siete? Siete nuovo di qui? Non mi pare di ricordarmi di voi...forse siete arrivato da poco al servizio di Lord Tudor?"

Mi pareva di conoscera non so perchè.. Eppure era impossibile visto che lei era una nobildonna e io un semplice ladruncolo.. I valletti tentarono di coprirmi.. Ma io sapevo che lei aveva capito.. Lei sapeva che io li ero un pesce fuor d'acqua.. Non centravo niente.. Non sapevo ancora se era amica o nemica ma volevo fidarmi.. Spostai il valletto e dissi:
"Christian madame al vostro servizio.." e mi inchinai profondamente...

Melisendra 31-08-2011 20.52.33

Rimasi silenziosa finchè il capitano non se ne andò a eseguire gli ordini.
Più osservavo quell'uomo altero che mi stava davanti e più ero convinta di averlo già visto.
De Jeon, pensai tra me e me. Improvvisamente rammentai dove avevo già udito quel nome e quando lo avevo incontrato.

L'Accademia del Parnaso.
Fin dalla più tenera età ero solita seguire mio padre in quel luogo, dove aveva sede uno dei più celebri circoli artistici e filosofici di Animos. Da studioso e umanista qual era, Thierry Du Blois aveva costituito dapprima una piccola cerchia di artisti e letterati da lui sovvenzionati e poi un vero e proprio centro di studi. L'Accademia del Parnaso era uno dei più begli edifici della capitale, interamente costruito secondo un gusto ellenico, che prediligeva spazi ampi e linee pulite, con affreschi raffiguranti Apollo, le Muse e allegorie. Era lì che mio padre trascorreva ore tranquille, in compagnia dei suoi protetti e dei suoi amati libri. Talvolta andavo a trovarlo, sempre col timore di infrangere, con la mia sola presenza, l'incanto che regnava in quelle sale. Alle donne non era consentito l'ingresso all'Accademia, ma ero pur sempre la figlia di Thierry Du Blois, quindi passeggiavo tra i colonnati e nella biblioteca, senza che nessuno mi chiedesse di andarmene. Fu durante una delle mie visite che vidi il volto di De Jeon.

I miei occhi fiammeggiarono.
"Nemici? Non eravamo vostri nemici, De Jeon, quando frequentavate il circolo del Parnaso." Per un attimo avevo perso la calma, quindi mi affrettai a recuperare la freddezza. "Quanti dei vostri maestri sono stati protetti e sostenuti da mio padre? I filosofi Padeux, Hannorger, Galitio... hanno creato quelle opere che celebrano la libertà proprio tra i colonnati dell'Accademia del Parnaso. E voi? Mi ricordo di voi... eravate nella biblioteca con mio padre e il buon Galitio quando proprio quest'ultimo ci ha presentati."
Ora ricordavo tutto chiaramente. Ero andata all'Accademia per rammentare a mio padre di essere puntuale al ballo della Primavera, che avrebbe avuto luogo quella sera stessa, e lo avevo trovato impegnato con i suoi amici. Galitio, filosofo ed eccellente oratore, era un vecchio amico di papà e frequentava la nostra casa. La sua barba grigia e l'aspetto stralunato erano inconfondibili. Quel giorno era accompagnato da un suo allievo.
"Vi siete abbeverato a una fonte che adesso avete il coraggio di chiamare infetta... sapete molto bene che mio padre era un patriota e un umanista, ma vi ha fatto comodo accusarlo di tradimento e gettarlo in pasto alla folla."
I miei occhi scintillavano di sordo furore. Mia madre diceva che una dama non doveva mai lasciarsi cogliere dalle passioni, ma non era più tempo per i modi cortesi.
"Cercate nella casa di Gilbert Lambrois e troverete quello che rimane della dote di cui si impossessò in seguito al nostro matrimonio... argenti e gioielli sono nascosti in soffitta. Il resto mio padre lo nascose all'avidità di Lambrois nel castello di Beauchamps."

ladyGonzaga 01-09-2011 00.27.24

" Alzatevi ve ne prego, non mi è mai piaciuto osservare il capo delle persone , ma i loro occhi, quindi vi chiedo cortesemente di non prostrarvi a me" .
A queste parole il ragazzo si sollevò di scatto evitando di incrociare il mio sguardo;
c'era qualcosa in lui di molto familiare per me, ma qualcosa mi sfuggiva e non riuscivo a capire cosa.

" adesso devo andare ad incontrare Lord Tudor, infondo sono qui per questo, dissi ad alta voce.
A queste mie parole i cuochi e gli adetti alla cucina mi salutarono con immensi sorrisi un po sbalorditi per il mio cambiamento, quasi in soggezione e timorosi nei miei confronti.

" Con voi ci vediamo più tardi " sussurrai al giovane .


Finalmente arrivai alla sala da pranzo di lord Tudor, dietro la grande tenda sentivo le sue risate e quel gran vocione che sempre mi aveva fatto sobalzare dalla paura.
nel mio cuore in quel momento il sangue sembrò gelarsi, le gambe mi tremavano e la voce si era rifugiata nella parte più nascosta della mia gola.

Entrai avvicinandomi al suo tavolo e con un inchino degno di una nobile dama , riusci a dire poche parola...

" buon pomeriggio Lord Tudor è un piacere per me essere di nuovo al vostro cospetto"

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Guisgard 01-09-2011 01.21.50

De Jeon ascoltò impassibile le parole animate e passionali di Melisendra.
La fissò negli occhi per tutto il tempo, senza staccare mai i suoi occhi neri e profondi da quelli chiari e luminosi della ragazza.
“Patriota e umanista?” Ripeté l’ex studente quando la giovane vedova terminò di parlare. “Vostro padre era intimamente legato, come tutti voi sporchi aristocratici, al Clero! Vi legittimavate a vicenda, mentre il popolo moriva per gli stenti e la fame!” Esclamò con vigore l’ardente repubblicano. “Ci avete incatenato per secoli al giogo dei vostri privilegi, mentre gli ecclesiastici ci rendevano ignoranti con i loro dogmi! Per secoli vi siete arricchiti ed ingrassati sul sangue, sulla miseria e sul dolore dei vostri simili! Ed ora, insolente e superba donna, giungete qui a decantare le virtù di vostro padre! Commetteste un grave errore ad aprirci le porte del sapere!” Urlò. “L’Accademia del Parnaso, come quella di Theti, Degli Scalzi, finendo poi alle sale delle scuole dell’intera nazione! Quei luoghi allora pullularono di nuove idee! Le nostre idee! Idee di libertà, di uguaglianza, di fraternità! Idee che forgiarono un mondo nuovo! Un mondo dove non c’è più posto per i vostri privilegi, i vostri diritti feudali e la vostra inviolabilità! La cromatura delle vostre armature e la porpora delle vesti dei chierici non ci spaventano più! Ha vinto l’uomo e la sua Ragione!”
Un sorriso allora spuntò sul suo volto.
In quel momento il capitano Bordue tornò nella stanza.
“Capitano…” ordinò De Jeon “… recatevi con i vostri uomini prima alla casa di Gilbert Lambrois, poi al castello degli ex signori di Beauchamps… e tornate qui solo quando avrete raccolto tutto ciò che di prezioso è custodito in quei luoghi. Andate!”
“Si, repubblicano De Jeon!”
“Nel frattempo, madame, sarete ospite di questo palazzo.” Rivolgendosi De Jeon di nuovo a Melisendra. “E quando il capitano farà ritorno, discuteremo del vostro futuro e di quello della vostra nutrice.” Fece un cenno alle guardie e queste condussero la nobile dama in una cella, dove erano segregate diverse persone, tra cui anche la devota Giselle.

Melisendra 01-09-2011 01.55.17

Prima di uscire gli rivolsi un'ultima occhiata sdegnosa.
"Dite ai vostri uomini di setacciare la cripta dei Du Blois a Beuchamps, nell'ossario... Lì troverete ciò che cercate... in fondo mi pare che vi piaccia ciò che odora di morte."
Detto ciò mi voltai verso le guardie che dovevano scortarmi alla mia cella. Il gelo del mio sguardo li colse di sorpresa: non accennarono a sfiorarmi e mi condussero verso le prigioni.
Appena entrai in quel luogo tetro sentii il coraggio e la sfrontatezza venirmi a meno e strinsi così forte la mano in un pugno che mi conficcai le unghie dolorosamente nel palmo della mano. Quel dolore mi fece tornare in me.
Varcai la porta della mia cella e, tra i tanti volti che mi guardarono incuriositi, scorsi quello di Giselle. Corsi ad abbracciarla.
"Oh Giselle... stai bene? Ti hanno fatto del male?" La guardai con preoccupazione. "Non so proprio cosa sarà di noi... mi dispiace averti coinvolta in questa disgrazia..."

Guisgard 01-09-2011 02.14.41

“Dite che mi piace madame morte?” Fece De Jeon mentre le guardie conducevano via Melisendra. “Vi assicuro di no, madame… è che ormai sono abituato al suo gelido alito… per anni, sotto il governo dei vostri pari e del Clero, io e i miei simili abbiamo convissuto con la morte. E non temete…” aggiunse “… i nostri soldati setacceranno per bene ogni angolo di quei luoghi… e voi sperate soltanto che riescano a trovare ciò che cerchiamo… speratelo per il vostro bene.”
Poco dopo la bella vedova fu condotta in cella.
Qui fra diverse persone incarcerate, nobili, servi di questi, chierici e persino suore, Melisendra ritrovò Giselle.
La donna era visibilmente provata, ma il rivedere la sua padrona la rianimò in un momento.
“Grazie al Cielo state bene, madame!” Esclamò portando le mani sul volto della sua signora. “Non temete, non mi hanno fatto alcun male…” la fissò “… la mia vita è sempre stata al servizio della vostra famiglia… non avrebbe avuto senso per me non condividere ora la vostra stessa sorte, madame…” ed abbracciò Melisendra.
Accanto alle due donne alcuni passavano il tempo rimasto loro giocando con i dadi.
“Fortuna che abbiamo il gioco ad allietare questi tristi momenti.” Disse uno di loro. “Ci aiuta a dimenticare…”
“Per troppo tempo abbiamo dimenticato…” mormorò un altro di loro, un ecclesiastico, forse un vescovo “… chiudendo gli occhi davanti alla realtà che ci circondava… ignorando così il dramma del popolo… ed ora ne paghiamo le conseguenze… tutto ciò è anche e forse soprattutto colpa nostra, amici miei…”

Guisgard 01-09-2011 02.35.35

L’arcigno aristocratico fissò Gonzaga.
“Avrei voluto godere della tua compagnia a tavola” sbottò col suo solito tono che tendeva a mettere tutti in soggezione “ma sei scappata via in un momento. Vedo che alcuni aspetti del tuo carattere sono rimasti immutati, ragazza mia. Ma questo non credo possa essere rimproverato a lady Saint Pierre… hai sempre avuto l’argento vivo addosso e quello non si perde mai!” La fissò di nuovo, stavolta cercando di rendere ancora più credibile il suo sguardo severo, ma alla fine un sorriso si aprì, a forza, un varco su quel viso austero e segnato dalla rigida disciplina impostagli dal suo ruolo. “Vieni qui e fatti abbracciare, ragazza mia!” Esclamò balzando in piedi e tendendo le braccia verso la sua pupilla. “Avanti, raccontami tutto!” Continuò. “Come hai passato questi anni al palazzo della baronessa? Immagino ti abbia insegnato ogni cosa per essere la più invidiata e corteggiata dama di Camelot! Ma che dico! Di tutta l’Inghilterra!” E scoppiò a ridere. “Ma bada che per me sei ancora la mia bambina e chiunque giungerà per farti la corte dovrà vedersela con me!”
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Melisendra 01-09-2011 02.57.20

I tristi discorsi degli altri prigionieri abbatterono il mio animo.
"Se ci sarà un processo..." mormorai a Giselle, sedendomi su una panca. La sola prospettiva mi faceva mancare l'aria. Ma forse era il corsetto tremendamente stretto. Ripresi fiato. "Se dovessero processarmi... cosa impedirebbe loro di risparmiarmi?" Trattenni le lacrime.
Mi sentivo stanca.
Presi un fazzoletto dalla tasca e con un rapido gesto asciugai lo sguardo.
"Nessuno sa che siamo qui... e a nessuno importerebbe..."
Sospirai, guardando la luce filtrare da una grata.

Guisgard 01-09-2011 03.23.43

“Già, il mondo sembra averci dimenticato…” fece l’ecclesiastico che fino ad un istante prima era impegnato con i dadi “… e forse nessuno sa più se siamo vivi oppure morti.” Fissò Melisendra ed accennò un sorriso.
“Monsignore…” avvicinandosi un altro dei prigionieri “… credete che possano davvero farci del male?”
“Fino a quando non saremo processati” intervenne una suora “non potranno farci nulla.”
“Allora non illudetevi troppo, sorella…” mormorò un altro “… se ci hanno condotti qui è perché siamo in attesa di essere processati… già, i loro dannati tribunali del popolo…” masticando amaro il nobile uomo “… tutto ciò che riguarda il popolo mi causa disprezzo, nausea…il poeta Guido Cavalcanti diceva che il volgo è come una bestia… e noi siamo alla mercé di quella bestia mossa dai più primordiali ed insensati istinti…”
“Attendiamo e confidiamo nella Divina Misericordia, amici miei… di più non possiamo fare…” disse l’ecclesiastico.
Passarono così alcune ore, poi quasi l’intera notte.
E poco prima dell’albeggiare si udirono dei passi provenire da fuori.
Un attimo dopo la porta della cella si aprì ed un soldato lesse alcuni nomi ad alta voce:
“L’ex barone Arman Saint Germain… l’ex badessa Anne Rovignon… l’ex vescovo de Touls…” ed a quel nome l’ecclesiastico seduto accanto a Melisedra si alzò e raggiunse gli altri chiamati prima di lui.
Tutti quelli furono allora condotti via.
Ma dopo alcuni minuti, un altro soldato si presentò, chiamando altri due nomi:
“Melisendra Yolande Demetra Du Blois, ex Duchessa di Beuchamps e vedova Lambrois… Giselle De Pires…”
Le due donne allora furono portate via e condotte in una severa ed austera aula, davanti ad un giudice e a dei giurati.
In quel momento in aula entrò anche De Jeon.
“Madame…” cominciò il giudice rivolgendosi a Melisendra “… siete accusata di aver sottratto e nascosto dei beni appartenenti al popolo… nei vostri ex possedimenti sono stati trovati diversi oggetti preziosi… cosa avete da dire a vostra discolpa?”

Guisgard 01-09-2011 03.52.28

Andata via dalle cucine Gonzaga, i valletti, fra i quali vi era anche Daniel, si rimisero a sedere in attesa degli avanzi dalla tavola del loro padrone.
Ma insieme agli avanzi giunse anche un vecchio servitore.
“Mangiate presto che vi attendono diversi lavoretti nel palazzo oggi!” Disse questi. “Bisogna pulire le stanze della torre nord e gli alloggi nell’ala est. Forse domani, al massimo dopodomani, il nipote di sua signoria sarà di ritorno e tutto deve essere pronto. Dunque forza! Mangiate e poi tutti sotto a lavorare!”
“Ehm, signore…” fece il valletto John “… vedete… Christian è caduto mentre portava da mangiare ai maiali ed ora il suo costume è inservibile…”
“Chi è Christian?” Stupito il servitore. “Non ricordo di averlo mai sentito nominare!”
“E’ giunto da poco…” spiegò John “… lo condusse qui… si, ehm, lo condusse qui messer Hagus…”
“Davvero? Allora al suo ritorno chiederò a lui spiegazioni.” Mormorò il servitore. “Nel frattempo gli fornirò io un altro costume… ma bada” rivolgendosi con tono severo a Daniel “che se rovinerai anche questo sarai punito!”
Ed andò via.
“Tranquillo, Christian…” disse John a Daniel “… messer Hagus è partito insieme al nipote di sua signoria… e per quando sarà ritornato, quel vecchio servitore avrà già dimenticato questa storia.”
Poco dopo a Daniel fu portato un nuovo costume da valletto.
“Benvenuto tra noi!” Esclamò John al giovane ladruncolo.

Melisendra 01-09-2011 04.31.44

Mi guardai intorno. Tutti quei volti sconosciuti mi intimorirono.
Ero stanca e affamata, ma cercai di raccogliere le idee.
"Signori..."mi schiarii la voce. "Signori, io non ho occultato niente."
Mi sembrò di udire dei mormorii, ma non ci feci caso.
"Immagino che tutti voi sappiate il nome di mio marito. Il mio defunto marito." Per un attimo la mia voce tremò. "Quando mi sposò si impossessò della mia dote, che infatti avete trovato nella casa da lui occupata fino alla sua morte. Sono sicura che la maggior parte dei pezzi sia ormai andata perduta."
Mi guardai intorno.
"Gilbert Lambrois mi sposò per mettere le mani sui tesori di mio padre. E mio padre acconsentì solo per salvarmi la vita. Ciò che avete rinvenuto nella cripta dei Du Blois è stato nascosto da Thierry Du Blois solo per non farlo cadere nelle mani dell'uomo a cui mi aveva data in sposa."
Deglutii.
"Non ho cercato di fuggire portando con me quei tesori, ma solo di raggiungere ciò che resta della famiglia di mia madre in Inghilterra, dove qualcuno può garantirmi la protezione che la sorte mi ha tolto, trovandomi ad essere sia vedova che orfana."
Tacqui.

Guisgard 01-09-2011 05.07.48

E quelle furono le parole di Melisendra.
Pallida, provata, angosciata da quella sorte avversa, eppur ancora nobile e bellissima.
Quel pallore diffuso, frutto delle sofferenze e dello sconforto, sembrava rendere ancor più luminosi quei suoi meravigliosi occhi chiari.
Occhi vivi, che tradivano l’indole e l’ardore del suo animo.
E questo arrivò a tutti i presenti: giudice, giurati, soldati ed ai rappresentati del popolo.
Ed anche a De Jeon arrivò l’orgoglio e la fierezza di quella ragazza.
In quel momento De Jeon avvertì un senso di rabbia e frustrazione.
E si sentì inerme davanti a quello spirito aristocratico che né lui, né i suoi compagni, né il boia e nemmeno quelle idee di luminosa razionalità che avevano invaso il paese erano riusciti, almeno in quel momento, a fiaccare e ad estirpare.
Dopo il discorso di Melisendra furono ascoltati dei testimoni.
Alcuni confusionari, altri incerti, qualcun altro incoerente.
Ma pesavano quei gioielli che nessuno era ancora riuscito a trovare.
La giuria allora si ritirò per decidere.
E durante il dibattimento, contro ogni regola di uno stato di diritto, De Jeon raggiunse i giurati.
“E’ colpevole.” Disse.
“Non abbiamo prove certe ed i testimoni sono quasi del tutto inattendibili.” Replicò il capo della giuria.
“Allora dove sono i gioielli?” Urlò De Jeon. “Ve lo dico io! Sono già in Inghilterra, dove quella donna voleva fuggire! Ma vi rendete conto del pericolo che corriamo?” Con enfasi il capo degli studenti. “Quella donna ha dei parenti in Inghilterra. E sicuramente, una volta raggiunti, tramerà con loro e forse con l’intera aristocrazia inglese contro di noi!”
“Cosa proponete dunque?” Domandò il capo della giuria.
“L’unica soluzione possibile… la morte.”
“Impossibile!” Esclamò il giudice. “E’ pur sempre la vedova Gilbert Lambrois! Se la condannassimo, per di più senza prove certe, scateneremmo la reazione violenta dei Pomerini, gli ex compagni di suo marito!”
“I Pomerini oggi sono deboli e non possono farci paura!” Battendo un pugno sul tavolo De Jeon.
Allora calò il silenzio nella piccola stanza adibita a giuria.
Dopo un po’ la giuria tornò in aula per leggere il verdetto.
“Melisendra Yolande Demetra Du Blois, ex Duchessa di Beuchamps e vedova Lambrois, Giselle De Pires… in piedi…” disse una guardia.
“Qual è il verdetto?” Chiese allora il giudice fissando i giurati.
“Questa giuria ritiene le imputate…” alzandosi in piedi il capo della giuria “… colpevoli di alto tradimento verso la repubblica ed il popolo… e le condanna alla pena di morte… pur tuttavia, dato il legame di parentela dell’imputata Melisendra Yolande Demetra Du Blois, ex Duchessa di Beuchamps con Gilbert Lambrois, eroe della rivoluzione, la pena viene commutata in carcere a vita, da scontare nella fortezza di Arblues, dove sarà condotta alla fine di questo processo.”
Un mormorio allora si alzò nella sala e Giselle cadde senza sensi ai piedi della sua padrona.

Melisendra 01-09-2011 05.37.16

L'attesa era stata estenuante, anche se ero ormai certa di quel che sarebbe successo. Dentro di me, però, non riuscivo a rassegnarmi e la speranza accresceva il timore.
Ascoltai le parole che mi condannavano come se provenissero da molto lontano. La vista per un attimo si offuscò, mentre ascoltavo la sentenza commutarsi in carcere a vita.
Mi aggrappai alla balaustra per non vacillare. Accanto a me Giselle era svenuta.
"Voi..." mi rianimai, come scossa da un'ultima scintilla determinata a sopravvivere, "che in nome della giustizia e della libertà avete stravolto un intero paese... come osate chiamare giusto un tribunale come questo? Non mi condannate per la mia colpevolezza, ma esclusivamente per punire il mio nome! Non siete più onesti dei tiranni che avete spodestato, poichè è l'odio che vi guida... e voi! Voi, De Jeon! Che vi ergete a Ministro del popolo... siete Odio e Fanatismo!"
La mia voce rimbombava limpida e squillante tra le pareti di quel tribunale.
I miei occhi scrutarono la giuria e tutti gli uomini contenuti nella sala.
Mi voltai nuovamente verso De Jeon.
"Provo pena per la vostra misera anima..."
Mi chinai a soccorrere Giselle.

Guisgard 01-09-2011 05.39.21

Il carrozzone aveva fatto il suo ingresso nella cittadina e subito le stradine di Cardien si riempirono di ragazzini, viandanti, mendicanti, curiosi ed ogni altra varietà di individui che animava quel luogo.
I più giovani accoglievano festosi l’arrivo di quella compagnia di venditori di sogni, come amava definire tutti loro il vecchio Essien, mentre i più anziani, ancora legati a quell’antico ed ingiustificato astio verso il mestiere degli attori, si mostravano perlopiù infastiditi o, nella migliore delle ipotesi, indifferenti a quei nuovi arrivati.
“Non è il nuovo regime a rendere liberi tutti loro, ragazza mia.” Fece Essien voltandosi verso Talia. “Ma è la nostra arte che rende liberi. Liberi noi di forgiare sogni e liberi tutti loro” indicando la gente che li circondava “di seguirci a cavallo di quei sogni.”
“Perdonate, buonuomo…” chiese poi con forzato candore ad un passante “… potreste indicarci un luogo in cui poter sostare col nostro carrozzone e dove far riposare i nostri cavalli?”
“Il demanio regio è stato tutto requisito” rispose il passante “e tutta la terra libera che vedete appartiene allo stato. Ma è severamente vietato prenderne possesso, per via delle ultime leggi contro la proprietà pubblica emanate dal governo.”
“Mi parlate di leggi e norme, mio buon Demifone, ma noi siamo attori, non notai o funzionari repubblicani.” Replicò Essien. “Noi ci accontentiamo del poco e ci facciamo bastare il minimo per tirare avanti. Non correrete alcun rischio con noi, per il semplice motivo che siamo troppo svegli per mettere in forse la nostra libertà, decidendo di prendere della terra per stanziarci qui o altrove!”
“Come mi avete chiamato?” Domandò stupito il passante che, ad occhio e croce, aveva la stessa cultura del cavallo che il vecchio capocomico montava in quel momento.
“Demifone, amico mio!” Rispose accomodandosi la barba Essien e assumendo la sua solita aria di insopportabile Pigmalione quando annusava la possibilità di dar libero sfogo al suo ammuffito sapere di carattere scolastico. “Un celebre personaggio di una commedia di Tito Maccio Plauto!”
“E chi sarebbero costoro?” Chiese sempre più turbato il passante. “Altri attori come voi?”
“Per Giove!” Esclamò Essien. “Vi state di certo prendendo gioco di me, amico mio!”
“Proseguiamo oltre, Essien.” Disse all’improvviso l’uomo che guidava il carrozzone, l’unico della compagnia, ricorderete, che indossava la maschera anche quando non recitava. “Troveremo senz’altro uno spiazzo da qualche parte. I cavalli sono stanchi ed io sono più nervoso del solito.”
Il capocomico annuì, conoscendo bene l’umore del suo insofferente amico e di come bastasse un nonnulla per scatenare la sua indole di noto attaccabrighe e testa calda.
La compagnia allora riprese a camminare, fino a quando raggiunse la fine della cittadina, in un ampio spiazzo isolato e ben protetto da alcuni cipressi.
In quel posto la compagnia itinerante subito mise le tende.
Cominciarono così i preparativi per metter su un sipario d’occasione per le loro prove.
Erano tutti animati da un’aria di gaiezza e spensieratezza.
Motteggiavano e scherzavano sull’incertezza che caratterizzava la loro romanzesca e avventurosa vita di artisti itineranti.
Forse davvero, come amava dire spesso il vecchio Essien, appartenevano ad un mondo diverso, lontano dal grigiore e dall’anonimato della realtà circostante.
“Alla locanda di Chinon è stata solo una ragazzata” fece Renart avvicinandosi nuovamente a Talia “ed un po’ è stata anche colpa tua…” sorrise “… colpa tua di e quell’abito rosa e giallino che avevi indosso quel giorno… quanto alla signorina di Epuissey, della quale a stento oggi ricordo il viso, fu lei che suscitò le ire di quello sciocco del suo innamorato, visto che non fece altro che fissarmi per tutta la mattinata.”
“Avanti, amici miei!” Esclamò Essien. “Basta poltrire! Cominciamo le prove, così da poter offrire al più presto il nostro estro a questa gente! Su, ognuno indossi il proprio costume e metta la propria maschera… si comincia!”

Daniel 01-09-2011 08.42.46

Daniel ringraziò John della sua gentilezza... Ma non smise di pensare alla frase che gli disse quella Dama... Era una frase di benvenuto? O era una minaccia? Mentre si dirigeva verso la stanza che gli avevano assegnato passò davanti alla sala da pranzo e la vide.. Stava parlando con quell'uomo che prima aveva servito a tavola.. Il Lord? Però si appoggiò troopo alla porta che si aprì di colpo e Daniel si ritrovò con la faccia a terra.. Quando si rialzò tutti lo fissavano sopratutto quella dama..

ladyGonzaga 01-09-2011 09.23.13

Rimasi tra le sue braccia come quasi per voler recuperare tutto il tempo perso.
Ecco adesso si che lo riconoscevo..lui lord Tudor l'uomo che tanti temevano per il suo carattere burbo, era dolcissimo e affettuoso.
In pochi conoscevano questa sua dote nascosta, solo chi ha avuto la fortuna di entrare nel suo cuore ne ha potuto assaporare la sua vera essenza.

" Quanto mi siete mancato, dissi con un fil di voce, sono tornata per stare con voi, vi prego lasciate che io resti alla vostra corte".

Ad un certo punto sentì poco lontano da là , un botto , mi voltai e vidi a terra nuovamente quel ragazzo , che poco prima stava nelle cucine del palazzo.

Notai subito il suo imbarazzo e il rossore di cui si dipinse il suo viso..

Talia 01-09-2011 14.13.01

Ascoltai, vagamente divertita, la conversazione tra Essien e quel povero, malcapitato passante... quel pover’uomo guardava il nostro teatrale capocomico con gli occhi spalancati e via via la sua espressione mutò da incuriosita a stupita, giungendo a guardarlo di sottecchi, quasi fosse un pazzo furioso.
Scossi la testa e sorrisi: Essien non riusciva proprio a trattenersi dal bisogno di tener aula!
Poi la voce dell’uomo alla guida del carrozzone troncò il discorso... e la mia attenzione tornò, per l’ennesima volta in quegli ultimi mesi, a concentrarsi su di lui: costui era entrato nella compagnia da poco tempo, conquistando in qualche modo la più totale e viscerale fiducia di Essien. Il vecchio attore teneva in grande considerazione quel misterioso giovane che mai, neppure per un momento, ci aveva permesso di vedere il suo volto; tutto ciò che conoscevamo di lui era la voce profonda e calda, dal tono vagamente sbrigativo e tutt’altro che paziente, e gli occhi chiarissimi, tanto intensi quanto fuggevoli.
E io sempre più spesso mi ero ritrovata ad osservarlo... chiedendomi chi fosse, perché si fosse unito a noi, e che cosa gli passasse nella mente in quei momenti in cui avevo sorpreso i suoi occhi passare nascostamente al setaccio ognuno di noi, quasi volesse leggerci dentro, oppure quando li spingeva all’orizzonte e restava a fissare il tramonto lontano. Sempre da solo, senza mai una parola in più, senza mai un sorriso...
Il fermento intorno a me mi riscosse da tutti quei pensieri.
Avevano piazzato il carrozzone su un lato della piccola piazza cittadina e ci apprestavamo ad iniziare le prove... smontai, così, da cavallo e corsi ai bauli per aiutare Fantine a tirare fuori i costumi e sistemarli sulle stampelle...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 36507)
“Alla locanda di Chinon è stata solo una ragazzata” fece Renart avvicinandosi nuovamente a Talia “ed un po’ è stata anche colpa tua…” sorrise “… colpa tua di e quell’abito rosa e giallino che avevi indosso quel giorno… quanto alla signorina di Epuissey, della quale a stento oggi ricordo il viso, fu lei che suscitò le ire di quello sciocco del suo innamorato, visto che non fece altro che fissarmi per tutta la mattinata.”

Sollevai gli occhi al cielo e sospirai...
“Certo, Renart... certo! Mai che sia colpa tua, vero?”
Senza guardarlo, afferrai da uno dei bauli il suo costume e gliele sbattei sul petto: “Ecco!” dissi “E ora togliti dai piedi che io e Fantine ci dobbiamo cambiare!”

Guisgard 01-09-2011 14.14.00

Padre Adam sorrise a quelle parole di sua nipote.
Chantal era il suo angelo, la sua gioia più grande.
“Vedremo…” sussurrò “… vedremo, piccola mia… del resto il teatro di famiglia è un bel po’ che è spento… vedremo, se Dio vorrà… ora va, va che è tardi… non voglio che tu trascuri i tuoi studi…”
Baciò teneramente sulla fronte Chantal e si chiuse nel suo studio.
Non attese neanche che la ragazza uscisse di casa.
Quello studio era quasi tutto il suo mondo.
E ripensò alle parole di Chantal, circa quel fiore, mentre fissava un vasetto di argilla con del terriccio, posto sul tavolo davanti a lui.
“Quando spunterai, amico mio?” Mormorò. “Quando… fa presto, che non ho molto tempo…”

Guisgard 01-09-2011 14.27.58

La sala si ammutolì e tutti fissarono quel giovane valletto che tanto goffamente aveva tradito la sua presenza.
“E questo chi diavolo è?” Urlò lord Tudor fissando Daniel a terra.
“Ci penso io, milord!” Esclamò Jalem il moro, per poi avvicinarsi a Daniel e prendendolo per il bavero.
“Dagli una lezione, così impara come ci si comporta davanti al proprio signore!” Fece lord Tudor.
“Si, milord!” Rispose Jalem.
“Ah, questi sciocchi valletti!” Infastidito il nobile uomo.

Daniel 01-09-2011 14.34.50

Daniel non capiva più niente! Cosa? Mi avevano già catturato? No!
<<Lasciami stare!>> urlai e spuati in faccia al capitano..
Vidi che la dama continuava a fissarmi... Poi diedi un calcio nelle parti basse del capitano.. Mossa scoretta ma dovevo salvarmi la pelle... Appena il capitano mi lasciò cominciai a correre per i corridoi... Volevo scendere e uscire.. Ma non potevo sentivo le guardie salire e il capitano e il lord urlare.. Allora decisi di salire... Entrai in una stanza con dei bagagli con su scritto:
"Lady Gongaza.." Che sia quella dama?
Non avevo tempo da perdere.. Aprii la valigia e misi i vestiti alla rinfusa in un sacci lì vicino e mi infilai nella valigia chiudendola.. Appena in tempo.. Le guardie erano già salite per controllare i piano superiore.. E ora cosa dovrò fare? Sono in trappola..

Guisgard 01-09-2011 14.46.36

“Risparmiatevi la pena, madame…” disse De Jeon fissando Melisendra “… l’anima non esiste.” Fece un cenno col capo e alcune guardie portarono via le due prigioniere.
Malisendra e Giselle furono così messe su una tetra carrozza con le sbarre di ferro al posto dei finestrini.
Questo sinistro mezzo attraversò le stradine della capitale, tra la folla che, riconosciuta la carrozza ed i suoi passeggeri, gridava ed inveiva contro i tiranni aristocratici e i corrotti ecclesiastici.
Nella carrozza con le due donne vi erano altre due persone: un nobiluccio di mezz’età, ormai ammutolito ed intontito per lo spavento e l’ecclesiastico che i lettori hanno incontrato nella prigione del casermone, il vescovo de Touls.
La carrozza prese allora una deviazione, penetrando nelle viuzze più interne, per tagliare poi verso la periferia e prendere la strada verso la famigerata fortezza di Arblues, luogo destinato ai nemici politici e avvolto da una sinistra fama di dolore, disperazione e dannazione.
“Siamo perduti…” mormorò fissando il vuoto il nobiluccio fino ad allora perso nel suo silenzio.
Giselle abbracciò la sua padrona e scoppiò a piangere.
“Facciamoci forza, fratelli…” sospirò il vescovo “… anche Nostro Signore fu condannato dai Suoi carnefici… confidiamo nella Sua Misericordia e nella Sua Gloria…”
“Hanno ragione i Ginestrini!” Urlò all’improvviso il nobiluccio, come vinto dalla disperazione più profonda. “Non vi è nessun Dio! Altrimenti sarebbe qui a salvarci! A salvare noi che l’abbiamo servito per tutta la vita!” E scoppiò a piangere. “Io… io ho combattuto con i Veneziani in Grecia contro i Turchi infedeli, per proteggere Costantinopoli e le sue reliquie… e così la Fede mi ripaga… non voglio morire…”
“Fattti forza, amico mio…” scuotendolo il vescovo “… fatti forza…”

Guisgard 01-09-2011 15.27.10

La giornata era luminosa e addolcita da una lievissima e delicata brezza, che ammansiva l’ultimo caldo di stagione e portava nell’aria il profumo delle colline.
L’uomo dalla maschera saltò giù dal carro e si avvicinò ad un cipresso, restando a fissare malinconico le verdi colline.
“Ehi, amico mio…” avvicinandosi il vecchio Essien “… su, non c’è tempo, dobbiamo provare… sai bene che solo tu potresti insegnare un po’ della nostra nobile arte al buon Renart…”
“Una volta qualcuno mi disse che l’Autunno è la stagione che meglio di tutte rende giustizia alla bellezza delle colline…” e sorseggiò del vino in una bottiglia che aveva sotto la giubba.
“Ora non è il momento di bere, accidenti a te!” Tentando di strappargli la bottiglia da mano il vecchio Essien.
“Al diavolo, Essien!” Tirandola a sé l’uomo mascherato. “Mi paghi per recitare sul palco! Quello che faccio quando scendo da esso è affar mio!”
“E sia, sciocco guascone!” Sbuffando Essien. “Ma bada che fra qualche minuto si comincia! E ti voglio lucido, o finirai per infilzarlo davvero il povero Renart!” Si voltò allora verso gli altri. “Avanti, si comincia! Gobert, prepara il monologo iniziale! E mi raccomando enfasi! Fantine, la parrucca deve essere bruna, no giallo sbiadito! Renart, la spada! La spada, accidenti a te! Sei il Capitano dei Dragoni di Florence, non un damerino del Delfino di Francia! Ah, perderò il senno dietro di voi!” Sbuffò di nuovo. “Talia!” Chiamò poi fissando il carrozzone. “Basta truccarsi! Non puoi diventare più bella di come la natura ti ha già fatta! Forza, in scena!”
Il sipario allora si alzò e Gobert, nei colorati e rappezzati panni di Arlecchino, cominciò a recitare:

“E’ questa la storia più vecchia del mondo
E come per ogni storia, Amore ne è lo sfondo!
Tre cuori in bilico, tra sentimenti, paure, passioni!
E queste cose muovono il tutto, tra emozioni e scossoni!
Il Capitano di Florence ama la bella e dolce Colombina,
ma qualcuno non ci sta e per amore di lei tutto lui combina...”

E recitati questi versi, la buffa maschera saltò via oltre il sipario.
“Entra in scena, Colombina” Gridò Essien, come il più ispirato e lunatico dei registi. “Entra e decanta il tuo amore per il bel capitano!”

Talia 01-09-2011 17.27.13

Scesi dal carrozzone in tutta fretta, appena in tempo per udire Gobert terminare il suo pezzo e Essien che mi chiamava in scena... mi precipitai verso il palco ed entrai lentamente da sinistra con passo leggero, le mani appena allacciate dietro la schiena e lo sguardo che si perdeva oltre un orizzonte immaginario.
Il palcoscenico era stato montato rivolto a sud, in modo da poter godere anche dell’ultimo raggio di sole della sera, e perciò da esso erano visibili le verdi colline che circondavano la piccola valle in cui era adagiata la città di Cardien.
I miei occhi le scorsero un istante, poi iniziai a parlare...
“Dove sarai, mio amato?” chiesi con un piccolo sospiro, come parlando a me stessa, o forse ad un sogno “Dove sarai, anima mia? Lontano... lontano da me, dai miei occhi, dalle mie mani... tu, mio adorato... tu che solo mi fai battere il cuore, tu che mi fai volare sulla cresta delle nubi...”
I miei occhi, persi in un sogno immaginario, incrociarono d’improvviso quelli chiari dell’uomo con la maschera, poco lontano dal palcoscenico... solo un attimo, prima che lui distogliesse i suoi e restasse per me solo una sagoma scura contro il verde brillante del paesaggio...
E di nuovo, quasi d’istinto, tornai a chiedermi quale fosse il suo segreto...
La mia voce vacillò appena mentre, quasi senza accorgermene, continuavo il mio monologo... ma Essien, forse, avrebbe preso quell’esitazione per uno di quei picchi di pathos che tanto amava farci inserire nelle nostre parti.

“Talia!” la voce della Madre Superiora mi fece sussultare “Talia... possibile che sia sempre tu? Non cambierai mai, tu. Vero? E dove pensi che ti porterà questo tuo modo di fare, me lo dici? Dove? Io... io non ho mai conosciuto una bambina più testarda, più disubbidiente e più cocciuta di te!”
Alzai gli occhi di scatto, risentita, e avrei probabilmente azzardato una risposta se la porta non si fosse aperta e non ne fosse entrata l’unica persona capace di farmi desistere da quell’intento.
Pochi minuti dopo stavo seguendo a testa bassa quella stessa persona per il lungo e buio corridoio che conduceva alla mia stanza all’Istituto.
“Io non volevo fare niente di male, Soeur Amélie...” azzardai ad un tratto.
Non mi importava di essere stata sgridata né di nient’altro, ma non volevo che lei fosse arrabbiata con me. Non Suor Amélie!
“Io volevo soltanto andare a vedere se... beh, insomma... io ero soltanto curiosa!” mi giustificai.
La giovane suora mi lanciò un’occhiata obliqua, mi valutò per un istante, infine sorrise...
“Lo so, Talia! Lo so!” disse alla fine “Tu eri soltanto curiosa.”
D’un tratto si fermò, si inginocchiò in modo da essere alla mia altezza e mi poggiò entrambe le mani sulle spalle: “Vedi, Talia... la curiosità non è un peccato. Ma dovresti usarla con cautela!” sospirò “Promettimi che non disubbidirai più alla Madre Superiora. Per favore!”

Quel ricordo mi attraversò la mente in un lampo... e, mio malgrado, un sorriso mi illuminò il volto.
Mi voltai e, per fortuna, vidi che Essien aveva fatto cenno a Renart di entrare in scena sul finire del mio pezzo, che ormai meccanicamente avevo portato quasi a termine, così potei dissimulare quel sorriso spontaneo...
“Oh... la Sorte mi è amica!” declamai “Eccolo che giunge. Eccolo, il mio amato!”

Guisgard 01-09-2011 20.05.12

Nel palazzo di lord Tudor, in un attimo, era accaduto di tutto.
Daniel era stato preso dai servitori, ma era riuscito a liberarsi, per fuggire al piano superiore del palazzo.
“Presto, acciuffate quel valletto!” Urlò lord Tudor ai suoi. “Non voglio avere un pazzo libero di andare in giro per il palazzo! Non ora che lady Gonzaga è ritornata a casa! La sua incolumità prima di tutto!”
Tutti allora, servitori e guardie, si misero alla ricerca di Daniel.
“Cercate in ogni angolo!” Disse Jalem.
Cominciarono allora i controlli in ogni stanza.
All’ultimo restò da ispezionare solo quella di lady Gonzaga.
Ma, nella stanza, all’improvviso il giovane Daniel, nascosto in un grosso baule, udì una voce:
“Ehi, Christian… sono io, John… presto, esci da lì e calati con me… sono alla finestra e ti farò nascondere nel giardino… presto, prima che entrino nella stanza…”

Daniel 01-09-2011 20.19.35

Ero paralizzato.. Avevo paura.. Uscivo piano piano dal baule... John mi esortava a muovermi.. Ma i muscoli si erano indolenziti.. Stavo per uscire quando sentii delle voci dietro la porta della camera.. Senza pensarci due volte mi rificcai nel baule.. Chi era? La polizia? La Dama? Il Capitano? O addirittura il lord in persona?

ladyGonzaga 01-09-2011 21.47.33

"Dove credete di andare ?"
Dissi entrando nella mia stanza a avendo cura che nessuno mi avesse sentito.
Con un cenno di mano feci segno alle guardie di lasciar perdere la mia stanza.

"Adesso uscite dal mio baule, vi sedete e mi spiegate che state combinando e in che guaio vi siete messo.
Ma badate bene, la storia che mi dovete raccontare deve essere molto convincente , se volete che vi aiuti con lord Tudor.
Allora ?
Prima di tutto il vostro nome...quello vero però...."


Detto ciò mi sedetti accanto alla finestra della mia camera, l'idea era riposarmi un po, ma tutto questo era assai più importante .

C'era qualcosa in quel ragazzo che mi spingeva a tenderli una mano...

Daniel 01-09-2011 22.13.14

La Dama si sedette accanto alla finestra e io uscito dal baule mi sedetti sul letto e dissi:

<<Il mio vero nome è Daniel.. Vengo da questa stessa città.. Un giorno in uno scontro per strada in cui sfortunatamente siamo stati coinvolti io e la mia famiglia i Ginestrini uccisero i miei genitori.. Io fui portato in un orfanotrofio.. ma la gente era cattiva e l'ambiente ostile.. Sonio scappato e sono arrivato qui..>> prese un respiro e gli raccontò anche dell'ingresso nelle cucine fino all'incontro con il capitano dove era presente anche la dama.. Durante il racconto ogni tanto guardavo la dama negli occhi.. Lei sembrava sempre fissare i miei occhi gli piacevano?
<<Questa è la verita..>> diissi sperando che mi avrebbe creduto..

ladyGonzaga 01-09-2011 22.14.34

" Ma ditemi...chi erano i vostri genitori?"

Melisendra 01-09-2011 22.15.57

Ero ammutolita e sempre più debole.
La carrozza sobbalzava durante il viaggio e le sbarre ai finestrini lo rendevano ancora più angoscioso.
"Coraggio, Giselle..." cercai di farle forza. Mi dispiacque per lei, che avrebbe potuto salvarsi, invece di condividere con me quelle umiliazioni.
Mi misi a pregare sottovoce, anche se le parole del nobiluomo avevano risvegliato degli interrogativi che mi perseguitavano da tempo ormai e che faticavo a perdonarmi.
Mi domandai quanto tempo sarei riuscita a sopravvivere reclusa in una cella. Era davvero così terribile il luogo in cui ci stavano portando?
Ero persa tra quei pensieri, quando la carrozza prese un sasso e sobbalzò improvvisamente. In quel momento sentii qualcosa pungermi la vita. Avevo quasi scordato dei gioielli di mia madre che Giselle aveva cucito nella fodera del mio corpetto.
Quando Loyanna di Wendron era giunta nella terra del suo promesso sposo recava con sè una ricca dote: un feudo oltremare e meravigliosi gioielli di famiglia. Di qui gioielli Giselle era riuscita a salvare dodici brillanti grandi come il nocciolo di una ciliegia che erano stati il vanto di mia madre e l'invidia di molte dame. Ma la vera meraviglia era un grande diamante blu.
Portai la mano al petto e sentii i diamanti premere contro la pelle proprio nelle cuciture dove erano stati celati.
Sospirai. Forse avrebbero potutto salvarmi, ma sarei morta piuttosto che consegnarli nelle indegne mani di quegli uomini.

Daniel 01-09-2011 22.16.46

<<Beh mia madre lavorava presso una baronessa credo.. Mio padre era un contadino.. Quando si sono sposati avevo vissuto un pò in questo palaz..>> Spalancai la bocca e guardai la dama <<Gonzaga? Sei tu?>>


Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 18.50.39.

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