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L’aria era umida e pesante, quella mattina... nebbiosa, cosa piuttosto rara a Las Baias...
Scesi nel cortile, dove era già pronta la carrozza, e mi soffermai in fondo alla scala a fissare quel cielo brumoso... mi sentivo strana, quella mattina... infelice... mi sentivo come un giovane ed ardimentoso soldato che, dopo aver creduto di poter vincere la guerra con le sue sole forze, viene sconfitto e costretto alla ritirata... Sospirai mestamente... poi mi decisi a scendere anche gli ultimi scalini e a raggiungere i miei genitori vicino alla carrozza. I saluti furono brevi ma dolorosi... tutti noi ci stavamo illudendo che quel mio strategico allontanamento non sarebbe durato che poche settimane, giusto il tempo che papà sistemasse la cosa e Musan si dimenticasse di me... ma la verità, che tutti cercavamo di ignorare, era che non sapevamo con esattezza per quanto tempo sarei stata via. Salutai mio padre ed abbracciai mia madre, sorrisi alle parole addolorate e buone della madre di Jamiel, poi mi voltai ed i miei occhi corsero in alto, verso l’ampia finestra del primo piano... non potevo vederlo, ma sapevo che il nonno era là, sulla sua poltrona, e che mi stava osservando... potevo avvertire su di me il suo sguardo triste... sollevai lentamente una mano in un gesto di saluto, allora, e gli sorrisi... mi sarebbe mancato, e lui lo sapeva. Poi salii in carrozza. Stavamo già per partire quando Jamiel giunse di corsa per portarmi il pugnale di Musan che credeva avessi dimenticato... non lo volevo quel pugnale, mi raccapricciava l’idea di portare con me qualche cosa dello spagnolo... ma gli occhi del piccolo Jamiel erano così preoccupati per me e le sue intenzioni così palesemente buone che non me la sentii di contraddirlo... sorrisi, così, debolmente... “Grazie, Jamiel...” dissi, prendendo il pugnale e lasciandolo cadere con poca attenzione in una delle mie borse da viaggio “Lo porterò con me per ricordarmi di te, mio piccolo amico, e della tua premura... E non preoccuparti...” soggiunsi, carezzandogli appena la testa “Ci rivedremo presto!” Citazione:
Lentamente mi avvicinai al parapetto ed osservai l’orizzonte piatto, in preda a mille e più pensieri cupi. |
Alla domanda di Wesl scrollai le spalle "Non ho detto che il manoscritto che posseggo possa essere vero...ma se quella leggenda era vera. Infatti il maestro mi disse che ci sono tanti falsi in giro, ma chi me lo ha venduto afferma che è originale. Poi vi sono pure mappe ma potrebbero essere non veritiere..insomma chi lo ho scritto sa la verità".
Vidi lo sguardo del maestro Lin perso nella immensita del mare tra il luccicchio come stelle sul mare.."Maestro Lin, messer Wesl dice che voi conoscete questa isola..Nisides...cosa ne dite di portarmici a fare una visita domani?" |
"Andiamo, Boyuke, posso difendermi da sola!!" Dissi sbuffando alla volta del tagliagole.
Poi lo vidi avvicinarsi a Guerenaiz e colpirlo, mentre gli altri lo tenevano fermo, talmente tanto da farlo rantolare a terra. Avrei voluto urlare, implorarli di smetterla, ma , ancora una volta, sapevo che se lo avessi difeso lo avrebbero picchiato ancora di più. Infondo lo avevo respinto, ero stata la prima a colpirlo, non potevano sospettare di me. Ma quando se ne andarono restai lì, impalata, come pietrificata. Sentii Guerenaiz gemere e mi ridestai come da un brutto sogno che, ahimè era accaduto davvero. "Spero che tu abbia imparato la lezione, mascalzone..." Dissi a voce alta. Ma recitare era così difficile mentre lo vedevo a terra, sofferente, lui che era lì per salvare me. "Sei fortunato, marinaio.." Continuai "chi sta antipatico a Boyuke entra immediatamente nelle mie grazie." Mi chinai su di lui, lo fissai con gli occhi colmi di lacrime, e gli presi il viso sanguinante tra le mani. Sorrisi, caricando il braccio destro come a volerlo colpire ancora: " ma non ti azzardare a parlarmi un'altra volta in quel modo... O rimpiangerai le carezze di quei tre" guardandolo torva. Rilasciai poi cadere il braccio e gli porsi la mano. "Forza, appoggiati a me..." Aiutandolo a rialzarsi. "Dovremo davvero escogitare un piano..." Sussurrai quando fui vicinissima al suo viso "... Le cose vanno di male in peggio. Non credo di avere molto tempo... Potrebbero anche tornare da un momento all'altro" Lo aiutai a sedersi sulla panca e tentai di pulirgli il viso con il fazzoletto che avevo nella manica del bell'abito azzurro. |
Mi svegliai in un bagno di sudore.
Alla mia mente tentai di riportare il ricordo di ciò che avevo sognato ma invano. Il sole era ormai alto, dovevo aver dormito a lungo, fino a tarda mattinata. Gon attendeva pazientemente di poter uscire, mi alzai pigramente dal letto ed andai ad aprirle una finestra. La scimmietta mi guardò con una sorta di gratitudine e balzò verso un ramo vicino. Mi diressi nella saletta da bagno e mi sistemai per bene. Guardai il mio volto segnato da qualche occhiaia di troppo e tentai di coprirle con della cipria. Indossai un vestito di seta arancio pallido con un motivo floreale e cinsi i capelli in due treccie. Uscii dalla camera con un lieve appetito così andai nella sala da pranzo dove, prontamente una giovane domestica mi portò caffe e una deliziosa torta ai lamponi. Saziato così il mio stomaco decisi di andare a salutare il colonnello e fare poi un salto a controllare Gulltoppr. Volevo essere sicura che Secs non lo avesse più toccato. |
Clio cominciò a pulire il viso di Gurenaiz, pieno di lividi e tagli.
Ma l'uomo ad un tratto, appena fu in grado di destarsi da ciò che gli era capitato, spostò il braccio della ragazza e si spinse, quasi strisciando, verso una tinozza colma d'acqua e cominciò a lavarsi il viso. Immerse poi l'intera testa nell'acqua e la tolse quando ormai i suoi sensi sembravano aver attutito almeno un po' del dolore. Tornò a sedersi e si voltò poi verso Clio. “Hai sentito...” disse ansimando “... hai sentito cosa ha detto quell'uomo, no? Non devi farti vedere insieme a me...” tossì “... su, ritorna dentro...” tossì ancora “... e non temere...” guardandola con una strana luce negli occhi “... non ti importunerò più... non è mia abitudine molestare le donne degli altri...” appoggiò allora il capo contro il muro e chiuse gli occhi, come a voler dimenticare tutto ciò che lo circondava. |
Cheyenne, finita la sua colazione, si recò dal colonnello per augurargli il buongiorno.
L'incontro però fu breve, poiché l'uomo dovette subito recarsi al porto per delle questioni urgenti. Cheyenne allora raggiunse le scuderie e con sua soddisfazione si accorse che nessuno aveva toccato il suo formidabile cavallo. Accanto a Gulltoppr c'era lo stalliere, intento a lavarlo e dargli da mangiare. Ma proprio in quel momento Cheyenne udì di nuovo quella misteriosa musica sentita nel suo sogno e al suo risveglio poco prima. |
Elisabeth aprì gli occhi e si ritrovò in una piccola cella, su un lettino non comodissimo ma comunque pulito, con una piccola finestra alla sua destra che illuminava sufficientemente quell'ambiente austero.
Ai piedi del letto, seduto su uno sgabello, stava Storm, intento a leggere un breviario. “E dire” disse il contrabbandiere “che da piccolo le conoscevo tutte queste preghiere...” sorrise “... chissà, se non le avessi dimenticate, forse a quest'ora sarei una persona rispettabile e degna di fiducia.” Richiuse il libro e si voltò verso Elisabeth. “I miei complimento, milady! Siete un'attrice d'eccezione! Magari, un giorno potremmo mettere su una compagnia teatrale!” E rise di gusto. |
Mi alzai dal lettino, e risi con Storm....se non fosse stato per il pensiero di Ingrid, c'era qualcosa di veramente divertente in qualle situazione...." Perdonatemi Storm in questop lettino riesco a sdraiarmi solo io a mala pena...voi dove starete ?......questa volta non potremo dormire insieme.....siete fantastico con quel breviario, avete un certo che di mistico......"...mi alzai e cominciai passeggiare ..i mattoni freddi di pietra risuonavano sotto i miei tacchi...." Una compagnia...si perche' no...la compagnia degli specchi, che ne dite ?.....ma ora facciamo i seri...da qui...come faremo ad intervenire per liberare Ingrid ?...."
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Entrai nelle scuderie e vidi uno stalliere intento a lavare Gulltoppr.
Volevo avvicinarmi al cavallo per accarezzarlo quando udii un rumore provenire dall'esterno. Una musica si espanse nelle stalle,o forse, solo nella mia mente. Mi tornò allora alla memoria il mio sogno fatto durante la notte, era lì che avevo già udito queste note. Non osai chiedere al giovane garzone della stalla se anche lui sentisse la melodia, per timore di una sua risposta negativa. Mi limitai a fargli un gesto di saluto e uscii dalle scuderie. La musica mi sembrava sempre più forte ad ogni mio passo, presi una boccata d'aria e cercai di scacciare dalla mia testa quei suoni ma invano. "Bene-pensai- allora la melodia non può che essere reale." Decise dunque di seguire il suono per scoprirne la provenienza. |
Guardai la donna e le sorrisi dolcemente e dissi grazie sognora anche voi siete molto graziosa e simpatica e misi una mani dietro la schiena per tenerla su
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Chinai il capo, osservando un punto indefinito di quella panca: "Mi dispiace... io.. credevo che sapessi.." sussurrai piano.
Guerenaiz era fermo, gli occhi chiusi, la testa appoggiata al muro. Restai accanto a lui qualche istante, ma capii che voleva restare solo, così mi alzai. Tuttavia, dopo aver fatto qualche passo, tornai indietro. "Sappi che non ti biasimerò se vorrai scappare... Non sei obbligato a restare qui.." La voce mi si spezzò in gola, sapevo di essere stata troppo dura con lui, ma schiaffi e parole dure erano gli unici strumenti che conoscevo per difendere il mio onore, e la mia virtù. Mi voltai nuovamente ed entrai nella locanda. Trovai facilmente la stanza che mi era stata ormai affidata e ci entrai, chiudendo velocemente la porta. Camminai in lungo e in largo in preda a sentimenti contrastanti. Non riuscivo a togliermi dalla mente le parole di Guerenaiz, così dirette e insolenti, mi chiesi se stesse recitando o parlando sul serio. "L'ultimo desiderio..." Ripetei ridendo, sarcastica: "maledizione, che insolente!" Continuavo a camminare per la stanza, incapace di trovare pace. "Il bacio era vero, però..." Sospirai buttandomi sul letto."..anche troppo.." continuai ripensando all'espressione degli occhi dell'ufficiale, poco prima che li chiudesse. Una parte di me ripeteva, imperterrita, che forse era venuto fin qui non tanto per catturare Giuff e liberare una conoscente, ma con mire molto più ardite. Eppure avevo imparato a conoscere Guerenaiz, anche se soltanto da poco, ed era un brav'uomo. Quella che parlava ora era la stessa parte di me che mi malediva per averlo trattato in quel modo, dato che sicuramente stava recitando. Chiusi gli occhi. Rividi davanti a me la strana luce negli occhi dell'olandese, e le sue parole risuonarono ancora una volta nella mia mente. Citazione:
Ma l'espressione di quegli occhi non mi dava pace. Mi girai e rigirai nel letto prima che potessi prendere sonno, "Hai visto che bel mare?" disse piano lui, cingendomi con le braccia da dietro le spalle. "Già, lo stesso mare che ti porterà via da me.. " dissi, imbronciata, appoggiandomi a lui. "...Bhe, ma quando tornerò.." sfiorando il mio collo con un bacio. " hai detto bene, quando tornerai, furfantello..." ridendo divertita. ".. Oh, sei sempre la solita..voglio dire che inizieremo la nostra vita insieme.." ".. già, come no.." "La nostra casa.. " cominciò lui " col piccolo giardino... io e te soli... sempre.. riesci a immaginare qualcosa di più bello, Amore?" "No.." sussurrai ".. come potrei?" Restammo così, abbracciati, per un tempo che sembrò infinito. La vera felicità era questa, la voglia di stare insieme ogni singolo giorno. Guardammo il sole tramontare, leggero sulle acque, come si chinasse dolcemente a baciare la superficie marina, divenuta rossa per l'imbarazzo. Lo spettacolo era mozzafiato. D'un tratto, Jhonn si chinò su di me, d'istinto mi girai e le nostre labbtra si ritrovarono unite in un bacio dolce e appassionato. Aprii gli occhi lentamente, per poi sbarrarli, incredula. Mi ritrassi, veloce come un lampo. "tu! Cosa? Come?" ansimavo, allibita. Guerenaiz era davanti a me, e mi guardava con uno sguardo divertito e irriverente. "No!" urlai, svegliandomi di soprassalto. Che razza di sogno era mai quello? Strinsi a me le coperte, ma capii ben presto che non mi sarei addormentata tanto facilmente: troppi pensieri si affollavano nella mia mente. Per quanto sapessi di dover essere forte, sentivo che le forze cominciavano ad abbandonarmi. Lacrime ribelli e irrispettose iniziarono a scendermi sul viso. E mi abbandonai a quel pianto silenzioso, come una bambina che cerca conforto nella morbidezza di un cuscino. Piansi per me e per la mia sorte, per la prigionia e il terrore costante in cui vivevo, piansi per Jhonn rinchiuso chissà dove, nascosto da queste terre maledette, ma anche per Guerenaiz che tanto aveva rischiato per salvarmi, e non meritava di pagarla così cara. Dopo un po', mi sentii più leggera, sollevata. Il sonno, però, mi aveva abbandonato del tutto, e mi alzai a guardare fuori dalla finestra che dava sul cortile. |
Lin fissava il mare, poi, ad un tratto, si voltò verso Altea.
“Nisides...” disse “... manco da tempo ormai da quell'isola...” la fissò “... davvero vi piacerebbe visitarla? Allora vi propongo un patto... io vi ci porterò, anche domani... e voi in cambio mi mostrerete quel manoscritto... accettate?” “Ragazzo mio...” fece Wesl “... io so perchè hai chiesto di vedere quel libretto...” “E' solo per una curiosità scientifica...” mormorò Lin “... del resto sono uno studioso di libri, no?” “Ti conosco troppo bene” replicò il vecchio “e non puoi mentirmi... giurasti di aver dimenticato...” “E' possibile dimenticare ciò che è accaduto?” Wesl lo fissò senza rispondere nulla. “No, non si può...” continuò Lin “... tuttavia non è per questo che voglio vedere quel libretto... è solo interesse scientifico il mio...” Wesl allora, scuotendo il capo, cominciò a sistemare le reti sul suo piccolo peschereccio. |
Storm sorrise ad Elisabeth.
“Beh, di me probabilmente sapete ancora poco” disse “e forse questo che sto per dirvi vi stupirà... da piccolo servivo messa nella chiesetta del mio paese... mia madre era orgogliosissima quando mi vedeva sull'altare accanto al nostro vecchio curato...” rise “... e per questo oggi ritornerò un po' a quei giorni spensierati... infatti tra breve, io e voi, ci vestiremo da frati... ovviamente è per una buona causa... per la liberazione della vostra governante...” le fece l'occhiolino “... tra breve scenderemo nella mensa e mangeremo insieme agli altri frati... a metà del pranzo, però, voi avvertirete un capogiro e fingerete di svenire di nuovo... tutti i frati correranno da voi preoccupati ed io userò la scusa di una vostra medicina che portate sempre con voi per ritornare in questa cella. Ma in realtà non verrò qui... c'è un vestibolo laterale nell'ala Ovest del cortile, dove i frati tengono dei sai... ed io, indisturbato, ne prenderò un paio per noi due... vi piace il mio piano?” |
Cheyenne decise così di seguire quella misteriosa melodia.
Era una musica mutevole e a tratti sfuggente, ora malinconica, ora vagamente più vivace. C'era qualcosa d'inquieto però in quel suono. La ragazza seguiva quella musica e ben presto si ritrovò nella tenuta dietro la villa, a pochi passi dal lago. Giunse infine fra un folto gruppo di alberi che procuravano ombra su quella sponda del lago. Cheyenne, avanzando, calpestò un arbusto e subito la musica cessò. “Chi” disse all'improvviso una voce “ti ha detto di venire qui?” Una figura sbucò fra gli alberi. “Ma forse devo pensare che non riesci a starmi lontana?” Fissandola con quel suo sorriso irriverente Sesc. http://img.karaoke-lyrics.net/img/ar...rial-14273.jpg |
Clio fissava il cortile dalla finestra della sua camera, mentre dal piano sottostante giungevano le risate dei pirati e delle donne che erano con loro.
Ad un tratto vide Gurenaiz che camminava nervosamente nel cortile. Aveva strappato il ramo di un albero che sbucava dall'altra parte del muretto di cinta e con quello sferzava, rabbioso, le sterpaglie che crescevano tra le crepe della muratura. Dopo un po' una donna, uscita dalla locanda, si avvicinò al capitano olandese. Aveva in mano una bottiglia di rum. “Forse ti va un po' di questo...” disse porgendo la bottiglia a Gurenaiz “... tutti qui ne bevano a fiumi... credo serva per dimenticare...” “Cosa ti fa credere che abbia qualcosa da dimenticare?” Fissandola l'olandese. “Beh, dai tuoi occhi...” rispose lei. “Sembra che su quest'isola” sarcastico lui “tutti sappiano leggere nei miei occhi! Sentiamo... cosa ci vedi tu?” “Conosco molto uomini” sorridendo lei “e so capirli.” “Sei venuta qui solo per portarmi del rum?” “Vuoi altro da me?” “Caschi male con me, amica mia...” mormorò Gurenaiz, per poi prendere la bottiglia e cominciare a bere “... non ho il becco di un quattrino... non potrei pagarti...” “Ho guadagnato molto negli ultimi giorni.” Disse lei. “E con te lo farei senza chiederti denaro...” “Perchè?” Chiese lui. “Perchè mi sento sola...” rispose lei “... e dai tuoi occhi so che anche tu lo sei...” Si avvicinò allora a Gurenaiz e lo baciò. Tutto questo sotto gli occhi di Clio che fissava il cortile dalla finestra della sua camera. http://m.ocdn.eu/_m/96304fc144ec439e...39b76,12,1.jpg |
La nave proseguiva col vento in poppa, i pennoni di bompresso alti e gonfi e una spumosa scia, sferzata dai vermigli riflessi del Sole, si liberava, tra il bianco e il rubino, dietro di essa.
Il litorale di Las Baias, tra macchie verdeggianti e brulli pendii arsi dal Sole e battuti dal vento, pian piano diveniva sempre più indefinito, passando dal verde vivo all'azzurro incerto, fino a sfocarsi e poi sparire nella foschia lungo l'orizzonte. Sul ponte c'era un continuo via vai di marinai e mercanti, ognuno impegnato con le proprie mansioni a bordo. Blind si era accorto della malinconia di Talia e per questo aveva cortesemente rifiutato l'invito del comandante della nave ad ammirare la sua collezione di vini, ciascuno acquistato in una località diversa e battuta dai suoi innumerevoli viaggi. Come detto, Blind era uno degli avvocati della Compagnia e vantava fama di uomo rispettabile e stimato. Anche ad Amsterdam riscuoteva consensi, sia a corte, sia fra la gente comune. Aveva circa sessant'anni, ma il modo sicuro di apparire, il passo deciso, la risolutezza dei modi e una certa fierezza che contraddistingueva la sua figura conferivano a questo personaggio un senso di autorità vera, che il più delle volte diveniva sincera ammirazione nei suoi interlocutori. “Sapete...” disse rivolgendosi alla ragazza “... fino a qualche anno fa, tre per la precisione, ho servito sua maestà e svolto il mio lavoro di collaborazione per la Compagnia presso il distaccamento di Amsterdam, dunque in patria, ma sempre immaginando con un certo timore la vita quaggiù nel Nuovo Mondo...” sorrise “... si, insomma, sentivo parlare di febbri tropicali, insetti velenosi, acque poco sicure e costumi rozzi e violenti. Ma poi, trasferendomi e vivendo nelle Flegee, mi sono in realtà accorto che tutto qui è straordinariamente vivo, libero e bello. Come un mondo a parte, fatto di giornate calde e colorate, notti limpide e incantate, il tutto in uno scenario dai contorni fiabeschi e avventurosi. E vi dirò, anche se ora mi scambierete per uno dei tanti adulatori che vivacchiano a corte, che mi incuriosiva conoscervi.” Rise. “Oh, non fraintendete, potrei essere vostro padre. Si, conoscervi, milady. Infatti mi avevano parlato di una bellissima ragazza olandese, senza però, in principio, catturare più di tanto la mia curiosità. Forse le bellezze pallide, pensavo, sono piuttosto rare laggiù e per questo avranno ecceduto nelle descrizioni di quella ragazza. Soprattutto poi quel soprannome con cui i flegeesi usavano chiamarvi... la Perla d'Oro. Ma ora, conoscendovi, posso senza dubbio dire che mai epiteto fu più appropriato per descrivere una bellezza femminile.” Sorrise ancora. “Ma ora la smetterò di annoiarvi e di mettervi a disagio, milady. Perdonate poi se mi permetto... ma apparite stanca... posso consigliarvi di scendere nella vostra cabina per riposare? A Minisclosa, se continueranno a sostenerci questi venti favorevoli, arriveremo solo domani, per cui un buon riposo vi farà solo del bene nel frattempo. Ed io, senza dubbio, mi sentirei più sollevato nel vedervi serena e tranquilla.” |
La locanda era piena di fumo, intrisa di odore di rum e colma delle risa e dei lazzi che i pirati si scambiavano fra loro.
Guisgard si appartò da quel trambusto e si lasciò cadere su una poltrona di raso, consumata e dai colori sgargianti. “Eh, caro capitano, che bel paio saremmo io e voi.” Avvicinandosi a lui Giuff. “Il tutto il Flegeeo non c'è un pirata che mi stia alla pari. Eccetto voi.” “Voi mi lusingate, Giuff.” Sorridendo Guisgard. “E allora perchè esitate ad accettare la mia offerta di alleanza?” Fissandolo il Gufo Nero. “Sono giorni che oziate a Portuga e sicuramente dovete aver bisogno di denaro quanto me.” “Mmm... un'alleanza come questa va molto meditata” pensieroso Guisgard “e la mia povera testa piena di rum è una settimana che balla.” Ridendo. “Anche così il vostro cervello è il migliore di tutto il Flegeeo” replicò Giuff “ed io dico che con il vostro cervello e la mia forza faremmo miracoli!” “Veramente faccio abbastanza bene anche da solo!” E i due si abbandonarono ad una sonora risata. Intanto, nella stanza grande della locanda, tutti i pirati fiutarono che qualcosa stava accadendo e corsero tutti dai loro capitani. “Presto, Cavaliere25!” Esclamò Rynos. “Penserai dopo alla tua nuova conquista! Andiamo dal capitano! Sembra che ci sia qualcosa di grosso all'orizzonte!” Un'ora dopo tutto era compiuto. “Molto bene.” Disse Boyuke. “Quest'alleanza ci voleva proprio.” “Tocca a te firmare ora, Guisgard.” Fece Austus, passando la penna al suo capitano. “A voi, capitano.” Soddisfatto Giuff. “Giuff, siamo intesi che si osserva il mio regolamento.” Prima di firmare Guisgard. “Quel regolamento così severo?” Ridendo Giuff. “Massi. Accetterei anche il regolamento di un convento di clausura pur di avervi al mio fianco, caro capitano.” Firmarono e l'accordo fu sancito. Giuff allora si sedette accanto a due donne. “Le donne saranno la vostra morte, capitano.” Sorridendo Guisgard. “E non è il modo migliore per morire?” Esclamò Giuff. “Su, quale sarà la prima mossa, capitano?” “Si salpa alla marea.” Disse Guisgard. “Poi ci distanziamo. Ogni nave procede per conto suo e attacca i bastimenti che incontra lungo la rotta. Ci ritroveremo all'isola di Vivenmagran.” “Magnifico!” Ridendo Giuff. “Brindiamo al nostro primo successo!” E tutti brindarono. |
Giunsi in una sorta di boschetto non lontano dal lago.
Sesc era appoggiato ad un albero. Appena mi vide iniziò subito a canzonarmi. "Stavo semplicemente facendo una passeggiata, se avessi saputo che vi trovavate qui, non sarei mai passata da queste parti." Sentivo ancora la musica...da un lato volevo andarmene, dall'altro ero ansiosa di scoprire la provenienza di questi suoni. |
" Un bimbo di chiesa .... mi chiedo cosa ha fatto cambiare il corso della vostra vita....ma non e' affar mio, suppongo.....anch'io andavo sempre a messa, con mia madre ed ero una brava bimba che aveva una voce niente male......ero una brava corista...sinoa quando, non divenni una bimba disobbediente...ed eccomi qui".....ascoltai ancora Storm....il piano non sembrava male ma..." perdonatemi, ma qualcuno non potrebbe venire qui in cella e preoccuparsi che la mia salute sia migliorata un pochino ? per non parlare della cena anche per i due ospiti...venendo qui, non troveranno nessuno.......ho il terrore che per punirci ci rinchiuderanno in chiesa a voi per dire servire messa e a me per cantare....e per lunghi anni...."...Risi..un po' preoccupata....ma non c'era di meglio e Storm stava facendo di tutto..." Bene allora, andiamo avanti con un'altra scena......".....Gli andai vicino mi alzai sulla punta dei piedi e gli poggiai un bacio sulla guancia......" Grazie, infondo non eravate tenuto.....un furfante non si ritiene mai in debito con nessuno...."............e cosi' pronti io e Storm... aprimmo la porta della cella ed andammo in mensa........un tavolo lungo a forma fi ferro di cavallo...un Frate in piedi davanti ad un leggio che leggeva i Salmi del giorno e solo due posti liberi...in fondo alla tavola, mi sedetti prima di Storm in modo che lui avesse piu' spazio possibile per ogni movimento........ci fu servita della minestra di cicoria con pane di segale, era calda ed io avevo fame.....ma come mangiare in quel momento.........io sarei dovuta svenire per soccorrermi ...avevo una paura matta.......fu l'ansia, fu la fame fu...non so cosa.......ma svenni veramente, un formicolio in tutto il corpo...ed il buio, svenni e svenni veramente.........il tempo non ebbe piu' senso....
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Anche Guerenaiz era sveglio e, anche lui, sembrava non trovare pace.
Udii poi una voce e una giovane donna si avvicinò a lui, porgendogli del rum. La finestra al primo piano permetteva di udire perfettamente il discorso tra i due. Restai lì ferma, incuriosita, fino al bacio. "Eh bravo il mio marinaio..." Sussurrai con un mezzo sorriso "...hai trovato chi ti farà compagnia...buon per te, amico mio" soggiunsi rientrando nella stanza, per non vedere oltre. Mi ributtai sul letto, sperando che Morfeo venisse a prendermi presto questa volta, ma i pensieri non mi lasciavano pace. Per lo meno, la scena a cui avevo assistito rispondeva alla domanda che non avevo avuto il coraggio di esprimere ad alta voce. "Non è innamorato di te... Un'uomo innamorato non accetta così volentieri un'offerta come quella..." Dissi sorridendo a me stessa. Già, peccato che tu l'abbia respinto, dicendogli che appartieni ad un altro... Che doveva fare, pover'uomo? Aspettare te? Le mie due anime contrastanti si scontravano ancora. "Oh, andiamo... Non dire sciocchezze... Che altro avrei dovuto fare?" Sbuffai "Prega piuttosto che, comunque sia, non cambi idea sul salvataggio..." Non so per quanto rimasi sveglia ancora, in preda a dubbi e pensieri. Ma dopo un po' i miei sensi cedettero e mi addormentai, sfinita. |
Ascoltavo il maestro e Wesl...cosa spingeva il maestro a voler vedere quel manoscritto? Era tutto così enigmatico, ma almeno sapevo che non lo voleva vedere su ordine del Governatore.
Calò il silenzio, Wesl continuò il suo lavoro..."Maestro, d'accordo...vi mostrerò il manoscritto..ora mi fido pienamente delle vostre intenzioni..e questo grazie a Wesl" sorrisi a quel simpatico vecchio marinaio "se volete possiamo tornare nella mia dimora cosi lo potete vedere tranquillamente." Dissi in tono sicuro...ma volevo anche andare a fondo dei discorsi sentiti tra i due uomini..cosa non riusciva a dimenticare il maestro Lin? |
La nave procedeva a vele spiegate verso l’orizzonte. A bordo le voci degli uomini si confondevano con il rumore delle corde e con lo sbattere delle onde contro la chiglia, il vento frusciava tra le vele e gli alberi ed io, appoggiata al parapetto sul castello di prua, osservavo il mare.
E qui l’avvocato Blind mi raggiunse. Lo ascoltai in silenzio, mantenendo lo sguardo lontano... e solo quando, infine, la sua voce si spense mi voltai a guardarlo, e sorrisi appena... “Siete fin troppo gentile con me, avvocato Blind... temo, in realtà, di esservi dovuta sembrare alquanto sciocca e sprovveduta, dopo quella faccenda di cui sappiamo...” Lo osservai ancora per un istante, poi riportai gli occhi all’orizzonte... “Avete ragione, sapete? Su queste terre, intendo... sono di una bellezza indescrivibile. I colori, i profumi, i suoni... tutto qui è speciale. E tuttavia vi confesserò che qualche volta sento la mancanza di casa, di quel vento talvolta freddo e di quei colori brumosi, simili ad un dipinto a pastello...” Sorrisi di nuovo, come a sminuire quelle parole e la marea di sensazioni che avevano portato. Per qualche tempo restammo entrambi così, in silenzio ad osservare l’orizzonte... infine mi riscossi dai miei mille pensieri... “Con il vostro permesso, avvocato...” mormorai “Credo che seguirò il consiglio, ora. Probabilmente tutti i cambiamenti e le, fin troppe, emozioni che ho avuto negli ultimi giorni mi hanno un po’ provata... un po’ di riposo mi farà bene, dopotutto!” Mi inchinai appena e, voltandomi, mi diressi verso la scala che portava sul ponte e poi sottocoperta. |
Talia scese così sottocoperta e poi raggiunse la sua cabina.
Qui i suoi bagagli erano ancora da sistemare del tutto e fu in quel momento che si accorse del suo vecchio libro di poesie, quello che leggeva spesso a suo nonno. E tra le pagine del libro vide affiorare una lettera chiusa. |
Lin sorrisde ad Altea e poi annuì.
“Affare fatto.” Disse stringendo la mano alla ragazza. “Torniamo a casa vostra e diamo un'occhiata a quel manoscritto. Poi domani partiremo per Nisides.” “Volete già andare via?” Fissandoli Wesl. “Proprio ora che ho pescato questi meravigliosi pesci? Su, tra poco saranno pronti, visto che la brace è calda al punto giusto!” Fissò Altea. “Assaggerete una delle mie specialità, milady!” E mise il pesce sulla brace. “Eh, dall'odore sembra squisito.” Fece Lin. “Forse il nostro manoscritto può attendere. Cosa ne dite?” Chiese ad Altea. |
Richiusi la porta della cabina e mi accostai al letto... non ero stanca, ma ero molto provata dai pensieri e dalle preoccupazioni di quei giorni...
Mi lasciai scivolare sull’alto e soffice letto... ma proprio in quel momento qualche cosa attrasse la mia attenzione: il mio libro di poesie, quello che mi era stato regalato dal nonno tanti e tanti anni prima, era adagiato sul comodino... e tra le pagine chiuse affiorava qualcosa che non avevo mai visto prima... Incuriosita lo presi, lo aprii e ne estrassi una busta chiusa... Era una busta bianca, senza particolarità o segni distintivi... Me la rigirai tra le dita per un momento... poi, incuriosita, la aprii e ne estrassi il contenuto... |
Annuii..."Non potrei mai negare di assaggiare questa prelibatezza cucinata da voi Wesl...avete ragione maestro, il manoscritto può attendere".
Mi avvicinai piano a Wesl mentre preparava il tutto per servire i pesci e chiesi sottovoce.."Cosa non riesce a dimenticare il maestro? Non ve lo chiedo per curiosità futile, il maestro sembra avere una corazza impenetrabile e a volte non lo capisco". |
Ad un tratto una mano robusta cominciò a scuotere Clio, facendola così svegliare.
“Svegliati.” Disse Boyuke. “Svegliati e preparati. Si parte tra pochissimo. Avanti, non farmi perdere tempo. Ti aspettiamo nel cortile. E stavolta ti metterò queste quando scenderai giù.” E le mostrò le catene da mettere ai polsi. |
Talia prese la lettera e cominciò a leggerla...
“Talia, ragazza mia... Se stai leggendo questa lettera allora vuol dire che gli eventi sono precipitati e qualcosa di grave è accaduto. La mano del buon Passapour sta trascrivendo queste che con ogni probabilità saranno le mie ultime volontà. Mi sei cara come una figlia, o forse anche di più se ciò è possibile. Avrei voluto donarti il mondo intero e tutte le sue meraviglie, ma ti hanno portata via da me troppo presto. Allora, per quanto possibile, ti donerò tutto ciò che mi è rimasto, sebbene non sarà paragonabile al mio affetto per te e al vuoto causato dalla nostra separazione. Ma ti donerò qualcosa che possa fungere da Fortuna, per poter essere davvero libera e fuggire dalle meschinità dei nostri simili. Qualcosa che ti renderà davvero libera. Libera di cercare la vera felicità. Cara Talia, era tutto vero. Le leggende, le storie e tutto ciò che ti narravo da piccola. Capitan Lanzaras, l'Isola Perduta e l'inestimabile tesoro in essa perduto. Anni fa conobbi un pirata prossimo all'impiccagione. Il suo nome era Topasfeir. Tutti lo ritenevano pazzo e forse anche io. Ma una sera lo andai a trovare nella sua cella e mosso da umana pietà gli portai del rum. Qualcosa in lui si accese. Sembrò fidarsi di me. Allora mi parlò di nuovo del tesoro. Lo credevo in balia dei suoi deliri, ma poi cominciò a descrivere quei luoghi con una precisione ed una meticolosità non comune. Aliene ad una mente folle. E poi mi disegnò su un lembo di camicia la rotta per giungere a quell'isola e la mappa per trovare quell'incredibile tesoro. Il giorno dopo Topasfier fu giustiziato e restai il solo a questo mondo a sapere del suo segreto. Nascosi allora la mappa e custodii per anni questo segreto. Ora però lo svelerò a te, donandoti la possibilità di trovare quella sterminata fortuna. Ricordi, ragazza mia, la tua passione per gli enigmi? Ebbene racchiuderò il segreto in un enigma e tu lo imparerai a memoria, per poi distruggere questa lettera. Perchè nessun altro deve sapere di quel tesoro. Nell'arcano vi sono racchiuse la rotta e la mappa per arrivare al tesoro. Ora ti lascio, piccola mia. Ti augurò ogni fortuna, bene e felicità. Addio... Il tuo vecchio nonno... Raggiungi gli estremi confini a Settentrione, dove due vasti mari si contendono lo scoglione. Eolo con le sue folgori fedeli allora ti guideranno, quando grigiore, furia e boati il mare gonfieranno. Ma prima di ciò tu guarderai l'alto Sole da Levante, quando la tua ombra per veder le stelle diverrà sestante.” |
"Si, si mi sveglio... mi sveglio" dissi disorientata.
Avevo dormito talmente poco che sentivo la stanchezza scorrermi nelle vene. Tuttavia mi alzai, a fatica, mi siracchiai come un gattino e scesi dal letto. Boyuke non mi aveva aspettato, per fortuna. Così potei rivestirmi in santa pace, senza che lui notasse i calzoni di Giuff che tenevo ancora sotto il bell'abito azzurro. Tentai di sistemarmi i capelli in qualche maniera, con scarsi risultati, per la verità, e mi affrettai a scendere di sotto. Nel cortile c'era un gran via vai di gente. La partenza doveva essere davvero imminente. Mi diressi verso Boyuke, che stava parlando con uomini che non conoscevo. "Eccomi qua.." porgendogli i polsi ".. guarda che brava!" |
Sesc sorrise e si avvicinò a Cheyenne.
“Dai, ammettilo.” Disse alla ragazza. “Non riesci a starmi lontana. E sono certo che stanotte mi hai pure pensato, vero?” La musica era sempre nell'aria e stavolta si avvertiva più chiaramente. “Eh, peccato tu sia così maldisposta verso di me...” sedendosi all'ombra di un albero “... peccato davvero... e dire che qui c'è tutto per un pomeriggio romantico... fiori, le acque di una lago, il verde, questa musica sognante...” |
Lessi quella lettera tutta di un fiato... poi la lessi ancora... e ancora una volta...
Quelle parole riportarono subito alla mie mente i giorni dell’Olanda... le storie del nonno... le storie sui pirati, le mie preferite... e capitan Lanzaras... la sua isola misteriosa, non segnata su nessuna mappa, l’isola che non esiste... Chiusi gli occhi e frugai nella mia mente in cerca di altri dettagli... avevo ascoltato quella storia decine e decine di volte... la storia sul pirata più temibile di tutti i mari, sulla sua isola perduta e sull’enorme tesoro che raccolse lì... All’improvviso un pensiero mi colse... riaprii gli occhi di scatto e mi guardai intorno... la stanza era invasa dalle mie borse e bagagli... gettai un’occhiata là intorno, poi mi alzai e mi avvicinai ad un alto baule, per poi aprirlo ed iniziare a frugarci dentro... Frugai tra i vestiti per qualche minuto... infine trovai ciò che stavo cercando: il diario del nonno, che Passapour mi aveva consegnato in dono al loro arrivo a Las Baias. Lentamente tornai a sedermi sul letto e, con cautela, lo aprii... |
Le parole di Sesc da un certo punto di vista mi rassicurarono, non ero diventata una pazza che sentiva suoni inesistenti, la musica era reale, anche gli altri la sentivano.
"Non credevo che voi foste un tipo romantico, come dite voi, pensavo piuttosto che foste un uomo più avvezzo alle armi e alla guerra, che alla natura e ai sentimenti." Mi sedetti sul prato, non lontano dal giovane, ad ammirare il paesaggio. "Ma forse è solo una mia impressione, d'altronde fino a poco tempo fa, ho sempre vissuto con uomini rudi e di stirpe guerriera abituati al freddo e al gelo, sia per quanto riguarda il clima che per quando riguarda i loro sentimenti. Spesso mi chiedo che cosa farebbero in un posto come questo, se le loro abitudini sarebbero diverse...Ma ora basta, probabilmente vi sto annoiando con le mie farneticazione, in fondo che importanza hanno le mie parole per un uomo come voi.." Nell'alzarmi dissi:" Una domanda, per caso voi avete idea di chi stia suonando questa musica? è da molto tempo che la sento e non riesco a capire da dove proviene..." |
Wesl alzò gli occhi e fissò Lin che era qualche passo distante da loro, sempre intento a guardare il mare.
“Perdonatemi” disse Wesl ad Altea “ma non credo sia giusto... sarà Lin a parlarvene se vorrà... si, avete ragione...”annuendo “... si nasconde dietro una corazza impenetrabile e forse gli autori che legge nei suoi libri sono i suoi soli amici... i soli di cui si fidi veramente... ma è un bravo giovane... forse il più generoso e leale che io conosca...” prese il pesce dalla brace “... su, forza!” Esclamò ad alta voce. “E' pronto! E non deve freddarsi o non avrà più lo stesso sapore!” E si sedettero tutti e tre attorno alla tavola. |
Si..Wesl aveva ragione...il maestro doveva aprirsi solo con chi meritava fiducia..pure io d'altronde con lui ero stata ingiusta pensando di lui negativamente solo perchè ingaggiato dal Governatore.
Ci sedemmo in cerchio e il pesce era proprio delizioso...se solo i miei genitori mi avvesero visto cosi penso mi avrebbero rinchiuso in stanza per mesi e licenziato subito il maestro Lin. Poi esclamai..."Maestro Lin...mica vorrete cercare il Tesoro Nascosto di Capitan Lanzaras? Il pirata Topasfier scrisse...se è di suo pennino ovvio..che a sua custodia vi siano...dei terrificanti...spettri" lo dissi in tono quasi spaventoso aspettando la reazione del maestro. |
Boyuke allora afferrò i polsi di Clio e li strinse con quelle catene.
“Ti conviene fare la brava...” disse il pirata alla ragazza. Poi la prese e cominciò a spintonarla fino al molo. Tutta la ciurma dell'Antigua Maria era pronta a partire. E tra l'equipaggio Clio notò anche Gurenaiz e Parsifal. Giuff allora diede ordine di salpare e finalmente la nave partì. Nel porto era ormeggiata anche la Santa Rita. In breve l'Antigua Maria prese il mare e Portuga cominciò pian piano a svanire nel crepuscolo. Clio era sempre insieme a Boyuke, mentre questi era impegnato a dare ordini all'equipaggio. “Vi fa davvero così paura questa ragazza?” Fece Gurenaiz. “Cosa diavolo vuoi?” Con astio Boyuke. “Nulla...” fissandolo l'olandese “... solo che mi incuriosiva vedere così incatenata una ragazza... solitamente questo genere di cose si vedono in Oriente, dove gli eunuchi dei sultani tengono legate le schiave per paura di vederle scappare... a dire il vero, hai un po' l'aspetto da eunuco...” “Canaglia!” Esclamò Boyuke per poi estrarre il pugnale. “Intendevo” mormorò Gurenaiz “che sei fedele al tuo capitano come un eunuco lo è col suo sultano... o forse preferivi un cagnolino come esempio?” “Che succede?” Arrivando Giuff. “Questo cane...” mormorò Boyuke. “Al diavolo!” Lo zittì Giuff. “Non voglio grane! E togli quelle catene alla ragazza! Dove vuoi che vada!” E si allontanò. Boyuke allora obbedì e prima di raggiungere il suo capitano lanciò una cupa occhiata a Gurenaiz. |
Talia cominciò a sfogliare quel diario, così ricco di illustrazioni, esotiche e misteriose, ma anche di scritti in almeno tre lingue, come il latino, l'inglese e lo spagnolo, oltre naturalmente all'olandese.
E sfogliando quelle pagine, pian piano, Talia fu colta da un lieve tepore e poi cadde addormentata, anche a causa delle tante emozioni e della stanchezza. Ma, poco dopo, fu svegliata dalle voci che provenivano dal ponte. “Nave a babordo.” Disse la vedetta, avvistandola in lontananza. “Si, è proprio una nave!” Esclamò Blind sporgendosi dal parapetto. “E sembra molto bella! Capitano, che nave è quella?” Chiese al comandante. “Non so, signore...” rispose questi fissandola con il suo cannocchiale “... sembra batta bandiera spagnola... ma in queste acque c'è da aspettarsi di tutto...” “Siamo già nella zona pericolosa?” Domandò l'avvocato olandese. “In quel breve tratto di mare poco battuto dalle navi militari?” “Si, ci siamo...” annuì il comandante “... laggiù, in direzione di quelle nuvole basse, vedete? Lungo l'orizzonte? Ebbene, lì c'è l'isola di Portuga... ma non temete, è lontana da qui...” e tornò a fissare quella nave, che pian piano si mostrava nella densa foschia. http://www.ciakhollywood.com/hp/trag..._BOUNTY-38.jpg |
Salimmo a bordo dell'Antigua Maria. Boyuke non mi toglieva mai gli occhi di dosso, così come non mi aveva liberata dalle catene.
Non avevo voglia di grane, così rimasi in disparte, sapendo che tanto, prima o poi, mi avrebbero liberato. Poi, Guerenaiz si mise a fare domande a Boyuke. Osservai divertita il dialogo tra i due. Eh già, in effetti sono proprio una minaccia... Ma a un ordine di Giuff, come avevo previsto, Boyuke mi tolse le catene. Vidi l'occhiataccia che lanciò a Guerenaiz, decisamente non stava facendo nulla per entrare nelle sue grazie. "Non gli piaci proprio eh..." dissi a Guereaiz, indicando Boyuke con un cenno del capo ".. che peccato è così simpatico.." continuai, ironica. Mi appoggiai al parapetto e guardai il mare. Il capitano non mi aveva dato ordini o disposizioni, era abbastanza intelligente da capire che, tanto, non potevo scappare. Così mi misi a guardare il mare. "Siete pensierosa, mia bella principessa?" la voce di Guerenaiz mi giunse chiara e limpida. "No, capitano, ma l'immensità del mare riesce a raccogliere tutte le mie preoccupazioni e cullarle, come fossero ramoscelli sulle onde" "Già.. sapete, in queste giornate di sole è possibile scorgere una terra leggendaria all'orizzonte..." "Ah si? E quale?" "Quella di cui dovrete reclamare il trono, Milady.." Risi, e lui con me. "Piantatela di prendermi in giro.. " "Guardate che sono serissimo, principessa... Un giorno vi mostrerò quell'isola e me ne sarete grata.." Sorrisi ancora, era impossibile non farlo in sua presenza. Chinai la testa e sorrisi tra me e me, al riafforare di quel ricordo. Mi voltai verso Guerenaiz e restai per un attimo ferma ad osservarlo. Esitai, la sera prima ci eravamo congedati bruscamente, ma se non se n'era andato, allora voleva davvero salvarmi. "Ti sei rimesso in sesto, marinaio?" chiesi. Sorrisi, maliziosa, rammentando la scena a cui avevo assistito durante la notte: "spero che tu abbia riposato bene.." Restai ferma, lo sguardo verso il mare, in modo da non destare sospetti. Sapevo, tuttavia, che lui, e lui soltanto, aveva udito benissimo le mie parole. |
Iniziai a sfogliare il diario del nonno... dapprima febbrilmente, quasi alla ricerca di qualcosa, poi via via sempre più lentamente... leggevo delle parti, ne scorrevo delle altre, guardavo le illustrazioni...
E pian piano la stanchezza dovuta alla preoccupazione ebbe il sopravvento su di me e caddi addormentata... Sognai il mare, allora... sognai isole misteriose che nascondevano mille passaggi segreti... sognai il nonno e le sue storie, il capitan Lanzaras, il tesoro, la mappa... Raggiungi gli estremi confini a Settentrione, dove due vasti mari si contendono lo scoglione. Eolo con le sue folgori fedeli allora ti guideranno, quando grigiore, furia e boati il mare gonfieranno. Ma prima di ciò tu guarderai l'alto Sole da Levante, quando la tua ombra per veder le stelle diverrà sestante. All’improvviso aprii gli occhi... Voci concitate e grida giungevano fino a me dal ponte soprastante... le ascoltai per un momento... una nave all’orizzonte... Richiusi gli occhi per un attimo... i confini a Settentrione... due vasti mari... Eolo... l’alto Sole da Levante... la tua ombra diverrà sestante... La lettera del nonno era abbandonata di lato sul letto... la ripresi e la rilessi ancora una volta... ‘...e tu lo imparerai a memoria, per poi distruggere questa lettera...’ Di mala voglia mi alzai e mi avvicinai al tavolo, dove la candela accesa si era già consumata per metà... esitai... infine, quasi costringendomi, allungai il braccio ed avvicinai il foglio alla fiamma, guardandolo poi bruciare fino a consumarsi del tutto. Recuperai, quindi, il diario del nonno e lo infilai nella tasca del mio ampio abito... poi uscii dalla cabina e salii sul ponte. Tutti gli uomini erano in fermento, per via di quella nave che avevano avvistato e che era ancora avvolta dalla foschia all’orizzonte... Individuai l’avvocato Blind ed il comandante a prua e mi avvicinai loro... “Buon pomeriggio, miei signori!” sorridendo gentilmente “Abbiamo avvistato una nave, ho udito... siamo già nelle acque olandesi di Minisclosa?” |
mi avviai dove stava accandendo qualcosa e dissi che succede qui? domandando a un uomo li vicino a me c'è qualcosa da festeggiare continuai a dire mentre cercavo di capire che stava accadendo in quel momento
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Lin sorrise.
“Molte tombe di antichi re” disse ad Altea “sono avvolte da leggende e molto spesso presentano iscrizioni o lapidi che parlano di maledizioni e sortilegi per i profanatori di quei luoghi. E in molti casi hanno funzionato a tener lontano i ladri di tombe da quei tesori. E quasi sicuramente la storia di quegli spettri, ammesso che il racconto di quel tesoro sia vero, serve al medesimo scopo.” “Su, godiamoci questo pesce squisito” fece Wesl “invece di parlare di storie antiche!” Così, i tre mangiarono quel buon pesce in riva al bellissimo e limpido mare di quel molo. Verso la tarda serata poi Lin riaccompagnò a casa Altea e la salutò, dandole appuntamento per il giorno dopo, per la loro la visita all'isola di Nisides. Giunse così la notte e il mattino seguente Altea, come ogni giorno, venne svegliata da Odette per fare colazione con tutta la sua famiglia. Scesero in giardino e qui trovarono Fletcher e sua moglie ad attenderle. “Ben svegliata, Altea.” Sorridendo Fletcher. “Oggi è un gran giorno per te, lo sai? Stamattina infatti passerà a prenderti una carrozza inviata da sua eccellenza il governatore per condurti al suo palazzo, dove trascorrerai con lui l'intera giornata. Appena finito di fare colazione ti preparerai.” |
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