Camelot, la patria della cavalleria

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elisabeth 19-10-2011 17.16.36

Quanto era strano il silenzio....eppure quanti suoni racchiudeva.....il suono della sua voce si spense improvvisamente, lasciandomi pensierosa e poco convinta di cio' che Monsieur aveva detto. "....Voi siete veramente convinto di cio' che mi avete detto?....io non credo, magari avete provato a vivere nell' indifferenza o a non fidarvi di nessuno...eppure io per voi ero una sconosciuta....ma non vi siete tirato indietro quando mi avete tolta dalo caos cittadino, mi avete portata a casa vostra...potevo essere chiunque, avete condiviso con me il vostro cibo......Le persone che vi hanno accolto alle catacombe, non mi sembravano indifferenti alla vostra persona e il Taverniere si e' definito vostro fratello e l'affetto che vi lega e' straordinariamente tangibile......Nessuno puo' esimersi a provare affetti....noi nasciamo per amore e muoriamo perche' un disegno divino ci fa avrcare un'altra porta e ci mostra un'altra esistenza......Il Vostro sguardo non e' freddo...ne' ostile e' lo sguardo di un uomo che ha gioito ed ha sofferto........".......Platone.....e la Caverna....ombre e sensazioni.........mai la verita'.......tolsi il mio mantello e lo aprii sulla nuda terra vicino al fuoco...mi sdraiai e guardando la luce delle fiamme...." Sapete cosa penso Monsieur?.....e se questo libro che porto con me ..non sia stato un pretesto per trovarmi sul cammino di un uomo come voi ?......la vita e' cosi' strana.....e anche le cose piu' semplici,diventano complicatissime ai nostri occhi.....".....rimasi a guardare le fiamme.....e l'ape prese vita

Talia 19-10-2011 18.55.15

Al cenno di Gobert, uscii da dietro il sipario e mi accostai lentamente al posticcio balcone che era stato sistemato al centro della scena... indossavo un vestito di un azzurro tenue bordato di un sottile pizzo bianco e un candido scialle di una stoffa solo apparentemente pregiata, Fantine adorava quel vestito ed era riuscita a convincermi che era esattamente ciò che ci voleva per la fragile e sospirosa Colombiana.
Feci ancora qualche passo nel silenzio più totale, sospirai e sollevai gli occhi al cielo, poi li riabbassai appena e lasciai che il mio sguardo scivolasse sulla platea, che sfiorasse le loro teste come se non le vedesse e corresse invece più lontano a cercare qualcuno che non era lì...
Percepivo gli sguardi di tutti su di me, percepivo l’attesa e l’empatica partecipazione...

“Talia...Talia...”
La voce familiare mi raggiunse, là dove mi trovavo... mi irrigidii e poi, in fretta, piegai le ginocchia, rannicchiandomi dietro il parapetto.
“Talia... Talia, dove sei?”
Sentivo i passi echeggiare per l’ampia aula, si avvicinavano in fretta, si fermavano un momento, poi riprendevano... erano sotto di me, ormai!
“Talia... Talia, per carità, rispondi!”
La voce si era fatta preoccupata ormai... addirittura angosciata... e una morsa mi strinse il cuore.
“Sono qui!” dissi con voce flebile, alzandomi di nuovo lentamente in piedi.
Suor Amélie sollevò gli occhi e li posò su di me... per un istante un lampo di sollievo le attraversò lo sguardo poi, subito, una lunga ruga le solcò la fronte...
“Ma Talia... che cosa ci fai lassù?” disse, quasi con esasperazione.
“Non stavo facendo niente di male...” mi giustificai “Stavo solo giocando!”
La giovane suora mi fece debolmente segno di scendere e io ubbidii subito... Soeur Amélie, sempre così dolce gentile e comprensiva, era forse l’unica persona al mondo capace di convincermi a fare ciò che voleva.
“Se la Madre Superiora ti avesse vista...” disse quando le fui di fronte, carezzandomi piano i capelli “Sai che non vuole che giochi in chiesa! Oggi, poi... perché eri salita sul pulpito?”
“Beh... fingevo di essere su un balcone!” dissi “Attendevo il mio innamorato e...”
“Innamorato?” mi guardò per un istante, profondamente sorpresa... poi sorrise: “E... dimmi, pensavi a qualcuno in particolare per caso?” soggiunse.
La fissai per un istante e mi sentii arrossire fino alla radice dei capelli...
“No!” risposi in fretta “Certo che no! Era solo un gioco... solo uno stupidissimo gioco!”
Mi voltai e feci per fuggire via... mi sentivo strana: imbarazzata, tremante, agitata...
Lei mi afferrò per una mano e mi trattenne.
“Non c’è niente di male, Talia!” disse con voce dolce, abbracciandomi teneramente “Se anche fosse, non ci sarebbe niente di male... sei una bambina, dopotutto, e hai tutto il diritto di sognare, tesoro... E quello era davvero un bel gioco!”
Quell’abbraccio caldo e profumato mi calmò subito, così tornai a guardarla...
“Ti voglio bene, Soeur Amélie!” mormorai.
Una strana luce le attraversò lo sguardo per un attimo, poi sorrise...
“Anche io te ne voglio!”

Un battito di palpebre... quello fu il tempo che quel ricordo impiegò ad attraversarmi la mente... un battito di palpebre, un palpito del cuore...
Ma mi riscossi... tutti gli sguardi erano su di me, ancora un piccolo sospiro e iniziai a parlare.

Daniel 19-10-2011 18.56.58

Mi ritrovai da solo nel folto del bosco con Lyo svenuto..
<<E adesso che faccio?>>
Stavo andando nel panico quando iniziò a sorgere il sole che illuminò un vecchio capanno abbandonato.. Perfetto! Avrei nascosto Lyo la dentro per non farlo combattere e poi sarei andato a chiedere consiglio a Sir Guisgard.. POrtai Lyo nel capanno lo legai per bene e lo chiusi dentro..
<<Scusami Lyo ma devo salvarti la vita..>> Gli dissi
Marco era scomparso non lo trovavo più.. Salii sul cavallo stanchissimo e mi recai al bevelvedere.. Entrai nel palazzo e Chiesi a una guardia..
<<Dov'è Sir Guisgard?>>

Guisgard 19-10-2011 18.59.21

La suora fissò Melisendra.
“Si, questa è la chiesa di padre Tommaso…” disse “… ma ora lui non c’è… non so quando tornerà, milady… se volete, potete attenderlo qui… ma, come detto, non so quando potrebbe tornare.”
Tyler era in piedi infondo alla navata.
Osservava quel luogo e ne subiva la mistica atmosfera.

Guisgard 19-10-2011 19.18.38

Lo scudiero annuì a quelle parole di Altea e informò lady Kate di quella visita.
La nobildonna subito corse incontro ad Altea.
“Contessa!” Abbracciandola. “Che gioia! A cosa devo questa piacevole quanto inaspettata visita? Sono davvero felice di rivedervi! Su, accomodatevi in casa!”

Guisgard 19-10-2011 19.52.58

Talia aveva appena invocato la Luna come solo Ariana seppe fare dai giardini del palazzo di Cnosso.
Fissava il buio e forse attendeva il suo Teseo.
Ad un tratto un’ombra.
Osservò la Luna e seguì il suo alone fino al balcone di Colombina.
Il suo volto appariva ancor più bello, inondato com’era da quel pallore d’argento.
Erano soli.
Lui e lei.
Lei fissava la Luna e lui fissava lei.
Entrambi pregavano la bellezza di quelle loro visioni.
“Colombina…” sussurrò lui “… dov’era celato il filtro, dimmi? Il filtro che mi ha reso folle d’amore per te… come quello di Tristano…” sospirò “… ma che stolto! A me non occorre un filtro per amarti. Tu non sei Isotta, perché lei non aveva mani abbastanza bianche e trecce abbastanza bionde… tu non sei nemmeno Euridice, perché gli inferi non sono abbastanza vasti per nasconderti a me… tu non sei Arianna perché non mi occorre un filo per giungere a te ogni notte… non sei Rossane perché io, a differenza di Alessandro di Macedonia, non baratterei un impero per te… no, tu sei tutte loro… e nell’amarti mi rendi, ogni volta, come uno di quei grandi che amarono quelle donne!” Si avvicinò al balcone, attento che il pallore lunare non illuminasse il suo volto, mentre tra il pubblico era sceso un religioso silenzio. “Colombina…” sospirò “… il tuo nome nel mio sospiro… potessi racchiudere anche il tuo cuore in questo mio pugno! Io ti amo da sempre… ogni mia impresa, ogni mia avventura, tutto me stesso è indirizzato a te… mostrami il tuo volto da quel balcone e muterai questa notte nel giorno più luminoso… calami i tuoi capelli ed io saprò intrecciarli nel più bel racconto mai scritto… oh, Colombina… amore mio… vita mia… mio mondo… mio tutto!”

Altea 19-10-2011 19.53.39

Mi strinsi forte a Lady Kate, come per sentire quel calore materno che ora mi mancava. "Milady" risposi mentre ci incamminavamo lungo il sentiero pieno di fiori e alberi profumati "mi scuso per questa improvvisa visita senza nemmeno un avviso. Ma ho bisogno del vostro aiuto, ricordate Lady Sophia vero? Immagino sappiate sono fuggita da quella casa, sono stata offesa nel mio orgoglio come lei era solita fare ma questa volta davanti...a Milord Carrinton. Egli mi offrì ospitalità nella sua dimora di caccia, Carrinton Hall" osservavo Lady Kate mentre ascoltava silenziosamente ma sgranando gli occhi "e mi disse che potevo disporre della casa, ma vi trovai un ambiente ostile, una prigione. Mi credete? Prigioniera di una vecchia governante. Oggi successe il peggio, arrivò un cavaliere di Lord Tudor che conobbi alcune settimane fa, il quale si è perdutamente innamorato di me, vedendomi lì andò fuori di senno tanto è vero che colpì Lord Carrinton e...si sono sfidati a duello. Così ho pensato di fuggire, e ho pensato a voi. Potreste darmi soggiorno gentilmente? Ho ancora tutti i miei oggetti presso Carrinton Hall, se non vi sono di disturbo milady".

Melisendra 19-10-2011 20.27.25

"Attenderò finchè mi è possibile... se non dovesse arrivare, ditegli che Melisendra Du Blois è passata a porgergli i suoi saluti prima di procedere verso Trafford Bridge... mi è stato detto che forse conosceva mio padre, Alexandre Thierry Du Blois..." Posai delle monete nella cassetta dell'elemosina e accesi due ceri alla memoria dei defunti. Uno per mio padre e uno per mia madre.
"Nel frattempo rimarrò qui in preghiera... il Cielo sa che per troppo tempo sono rimasta lontana dal conforto che solo la preghiera può offrire."
Posai i ceri sul piano di marmo. Le fiammelle oscillavano flebilmente.
Mi inginocchiai e iniziai a pregare per tutte le anime che erano state crudelmente strappate alla vita durante la rivolta. Eppure ce n'era una che continuava a non ispirarmi pietà cristiana. Quel ricordo aveva fatto germogliare qualcosa di oscuro nel mio cuore, qualcosa che rimaneva celato alla vista degli altri, ma che aveva profondamente gettato radici.
Sarei mai stata perdonata? Non c'era rimorso dentro di me. Lambrois si era meritato quella fine. Avrei solo voluto essere io a impugnare il coltello, al posto del sicario.
Chinai il capo e ricominciai a pregare.

Chantal 20-10-2011 00.32.34

A quelle parole,pronunciate con ostentato tono autoritario da parte del procuratore,Chantal si voltò di scatto per ritrovarselo di fronte,con occhi severi a scrutarla.Lo lasciò fare,tacendo per alcuni istanti.Il suo sangue fremeva facendole percepire il volto avvampato,e dopo aver indugiato nella staticità per alcuni attimi ancora,mosse le braccia e si portò le mani alla nuca,prendendo a snodare il nastro che le raccoglieva i capelli liberandoli,improvvisamente,in una cascata morbida,lievemente ondulata,che s'andava accostandosi al viso scarno ed al collo sottile,e si portava a scivolare dalle spalle avviluppate nella bianchissima chemise che indossava.
In quel suo gesto inatteso,quasi esauritosi nell'incoecibilità,non staccò mai il suo sguardo dal procuratore,poichè egli intendesse che ella non avrebbe ceduto,sebbene l'autorevole posizione dell'interlocutore,a battersi per la sua causa.
Poi,con tono fermo e deciso,gli occhi ancora immobili,il volto disteso in ogni suo lineamento,Chantal rispose all'uomo che,visibilmente sorpreso e insolitamente perplesso,non s'era mosso da dove ella l'aveva trovato nel voltarsi:"Porgetemi il vostro pugnale,di grazia",tendendo la mano verso il procuratore.
Vide l'uomo sgranare gli occhi senza rispondere nè staccare lo sguardo da lei.
La ragazza,allora,incalzò:"Procedete,signore.Il vostro pugnale."
Ancora una volta le sembrava di scorgere immobilità e perplessità di quell'uomo.Ma forse era il suo stato d'animo a distorcere la visione del vero.
Allora Chantal prese a raccogliere i setosi capelli portandoli tutti su una sola spalla.Muoveva le sue mani in quella tenera e fluida massa con inusuale disinvoltura,date le circostanze,facendola fluire con le dita lievemente divaricate accompagnando piccole ciocche in avanti che finivano con l'accarezzarle tutta una metà del volto.Si muoveva quasi come a voler avvolgere e sfiorare in un gesto intimo quella sua ricchezza come accarezzasse le corde del suo strumento.
E qui,chinando lo sguardo,percepì l'amarezza del ricordo di quelle serene serata,quando i riflessi crepuscolari si affacciavano come ambrati e muschiati filamenti di cielo alla grande vetrata della sala a lambire i ricordi e gli animi,trascorse a suonare per suo zio.
Distolse,poi,i suoi occhi perduti in quell'immagine che era insorta tra i suoi pensieri per riportarli in quelli del procuratore,stavolta il viso della ragazza appariva particolarmente intriso di femminilità e fragilità,di un chiarore d'alabastro,favorito dal contrasto creatosi con quel manto ontano accostato al viso ad assecondarne le linee.
Così,riprese quanto aveva incipiato:"Il vostro ruolo,signore,esige il mio rispetto per voi,poichè vi eleggete a garante delle leggi del paese le quali,nel bene o nel male,è giusto che vadano osservate ed applicate affinchè esse istituiscano ordine ed istruiscano al rispetto,ma io non ho varcato la soglia di questo palazzo per rivolgermi all'autorità che rappresenta la vostra persona,quanto all'uomo e ai suoi valori.Ebbene,onorato procuratore,non intendo interferire col vostro operato quanto vi domando di rivedere le vostre posizioni in merito all'arresto di mio zio.Padre Adam è,come voi,garante della morale e dell'amore verso la famiglia,ma,a differenza di voi,la sua famiglia è allargata a miseri sfortunati e onesti cristiani che osservano i sacramenti di Nostro Signore.Qualora lo desideriate,potrete raccogliere centinaia di testimonianze a suo favore che dimostrino la sua estraneità a fatti di corruzione e di induzione alle superstizioni che inquinano e minacciano,mio malgrado,e come voi stesso affermate,l'ordine clericale."
Prese un forte respiro e concluse:"Vi darò dimostranza della sua innocenza pagando un prezzo,io per lui.Mi priverò dell'unica virtù che posseggo,la mia preziosa chioma,recidendola da me stessa e abbandonandola al vostro cospetto".
Ed ancora una volta tese la mano,quasi sollevandola all'altezza del cuore dell'uomo,in attesa del fendente col quale espletare il suo sacrificio.
Erano parole ed intenzioni di una ragazza in preda alla disperazione,e desiderosa di giustizia e rispetto per la vita di un uomo a lei caro consacrato a Dio ed agli uomini.Ma non possedeva mezzi,nè era nelle sue facoltà di potersi affidare all'intercessione di alcuno,poichè in quel momento,ad Animos,ovvero in quella oramai riconosciuta come nuova Repubblica di Magnus,tutti erano contro tutti,pur di preservare i propri possedimenti ed anche la ben più cara vita.
Sperava,in quel modo,di sortire una qualunque reazione che smuovesse la coscienza di un uomo che lei riusciva a vedere non diverso dai suoi simili,sebbene rivestisse una delle più alte cariche del paese.
Si ricorda che correva l'anno del Signore 1471,a quel tempo le donne usavano portare i capelli molto lunghi,poichè ritenuti ricchezza ed elemento fondamentale di bellezza e completezza per una dama,e il trattamento del reciderli era riservato,in segno di umiliazione e punizione,alle schiave,alle adultere o a qualunque donna avesse trasgredito la morale della famiglia o di un vincolo sacro.
Ma anche alle suore era imposto il tagliare i capelli,in quanto,prendendo i voti,avrebbero voluto,così,dimostrare di abbandonare ogni desiderio di voluttuosa vanità,e raramente,ricorrevano a questa pratica donne a lutto che,sulla tomba di un parente prossimo,sacrificavano ciò che avevano di più caro pur d'esprimere il loro dolore.
Chantal sapeva cosa avrebbe significato privarsi di quell'elemento di femminilità tanto pregiato,ma non le interessava che potesse essere "etichettata" come una volgare donnuccia punita ed umiliata per chissà quali colpe.Sperava solo di poter dimostrare ch'era determinata nelle sue intenzioni e,magari,indurre a credere alla veridicità delle sue parole.
Si sentiva stringersi il cuore nella morsa del terrore al solo pensiero che suo zio potesse venir giustiziato ingiustamente.
E anche le forze,man mano che incalzavano i suoi timori,prendevano ad abbandonarla,tanto che cominciò a tremare tutta,anche la sua mano,ferma pochi istanti prima,tradì visibilmente la sua inquietudine.
I suoi occhi,inoltre,s'irrigidivano sempre più senza mai abbandonare la figura dinnanzi a lei,ansimava in petto,e corti respiri le occorrevano per rimanere ancora immobile,decisa e pienamente lucida in quella circostanza a lei tanto ostile,in attesa di quella deiscenza che avrebbe spezzato il silenzio che la turbava.

Guisgard 20-10-2011 00.52.56

“Capisco, milady.” Disse la monaca a Melisendra. “Padre Tommaso è stato costretto da impegni improvvisi a lasciare questa chiesa. Spero possa tornare in tempo per potervi incontrare.” Salutò allora la ragazza e si ritirò nella sagrestia.
Melisendra così restò immersa nella preghiera, unica consolazione alle angosce che attanagliavano il suo cuore.
Trascorse un’ora o forse più.
Del prete però nessuna traccia.
Tyler aveva cominciato a passeggiare nella navata, sotto gli sguardi delle statue e la poca luce delle candele votive.
Di tanto in tanto sollevava gli occhi verso Melisendra.
“Sei cresciuta forse davvero troppo in fretta…” pensava il giovane “… quel matrimonio forzato, poi la rivoluzione, la disgrazia abbattutasi sulla tua famiglia ed infine questo triste destino di esule… si, sei dovuta davvero crescere troppo in fretta, Melisendra…”

Guisgard 20-10-2011 01.12.12

Il procuratore fissò Chantal.
I suoi occhi piccoli e chiari sembravano interrogarsi su quella ragazza.
Poi un ghigno animò quel suo volto scarno.
“I vostri capelli?” Ripeté quasi divertito. “E per cosa? Farli valere come riscatto? O forse come pegno? Beh, madamoiselle, sappiate che la giustizia non si paga in questo modo. Non riscatterete così i crimini di vostro zio.” Si appoggiò al suo scrittoio. “Venite qui a parlare di Dio e di Cristianità. Tutte cose che il lume della ragione ha sconfitto, dimostrandone la falsità. Venite qui, con orgoglio e superbia, atteggiandovi quasi come una martire. Beh, non lo siete. Nessun Cristiano è un martire. Vi siete ingrassati per secoli sulle miserie della povera gente. Ed ora quella giustizia che tanto avete invocato è giunta. Ma non ad opera di un dio. No, ma ad opera degli uomini, che destatisi dall’ignoranza e dalla superstizione, nelle quali la vostra Chiesa li aveva gettati, ora si destano e reclamano una giusta sentenza. Una sentenza che ora sta a me emettere.” La fissò con disprezzo. “Vostro zio è colpevole… colpevole come tutto il Clero… ed io, come un sommo Minosse, decreterò la sua pena… una pena degna delle sue colpe…”
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Melisendra 20-10-2011 01.20.15

Mormorai le ultime preghiere prima di alzarmi. Avevo le gambe intorpidite e le mani infreddolite. Il vento soffiava fuori dalla chiesa e si poteva sentire il suo sussurro.
Mi segnai e mi allontai dall'altare.
"Forse dovremmo andare... nemmeno io sono così imprudente da viaggiare durante la notte... è meglio non esporci a inutili rischi." Dissi, rivolta a Tyler, che aveva passato quell'ora a osservarmi. Avevo sentito il suo sguardo su di me e mi ero sfuggevolmente domandata cosa pensasse.
Mi sistemai il cappuccio sul capo.
"Va tutto bene, Tyler?" sorrisi debolmente, alla luce delle candele.

Guisgard 20-10-2011 01.39.45

Melisendra si alzò e si diresse verso Tyler.
“Era da un bel po’” disse questi “che non entravo in una chiesa per pregare… c’è una pace quasi irreale qui… forse in quest’ora sono stato davvero sereno… come non mi capitava da tempo…” parlava e si guardava intorno “… sai, davanti a quell’altare… non so, ma mi sei apparsa diversa… la ragazzina che ho conosciuto ad Animos è di colpo cresciuta…” fissandola. “Si…” mormorò “… forse è meglio andare…”
I due allora uscirono dalla chiesa e rimontarono in sella ai loro cavalli.
Un attimo dopo erano di nuovo sulla strada per Trafford Bridge.
Galopparono così tra alberi sferzati dal vento ed un cielo che enigmatico celava e poi mostrava le sue stelle.
Una danza di nuvole attraversava quel cielo, quasi confondendosi con le tenebre che sembravano aver di colpo raggiunto il firmamento.
E in tutto questo il sibilo del vento echeggiava sinistro e cupo attorno a loro.
Ad un tratto l’aria si fece più umida.
Risalirono una bassa collina che dall’atra parte delle sue pendici dava l’accesso alla costa.
E qui, tra l’odore del mare ed il fruscio delle onde, apparvero le alte scogliere di Trafford Bridge.
“Ecco il castello.” Fece Tyler, indicando con un dito una maestosa costruzione che dominava con la sua sagoma imponente quel gotico scenario.

Guisgard 20-10-2011 02.03.56

Il fuoco sembrava danzare davanti ad Elisabeth.
“Mi state dando troppa importanza, madame.” Disse Monsieur. “Non penso che il vostro destino contemplasse di farvi incontrare uno come me… se così fosse” sorridendo “allora dovreste essere in collera. Pensateci… potevate incontrare un cavaliere, di quelli che si leggono nei poemi e nei romanzi, ed invece vi è toccato uno come me… senza una goccia di sangue blu nelle vene, né terre, né castelli.” Rise di gusto.
Ad un tratto qualcosa attirò il suo sguardo.
Fece allora cenno ad Elisabeth di non parlare, né fare rumore.
Qualche istante dopo delle ombre emersero dal buio e cominciarono ad avvicinarsi ai due.
“Qualsiasi cosa accada non muovetevi…” disse con un fil di voce ad Elisabeth.
Un attimo dopo due uomini comparvero davanti a loro.
“Salute a voi…” fece uno dei due “… stanotte l’aria è fredda… voglio sperare che non rifiuterete un po’ del calore di questo fuoco a due poveri soldati…”
“Sicuramente…” intervenendo l’altro “… siamo tutti fratelli a questo mondo…”
Monsieur annuì.
I due allora si avvicinarono al fuoco e si slacciarono i lunghi mantelli, mostrando i loro abiti.
Erano due guardie repubblicane.
“Cosa vi spinge a viaggiare nel cuore di una notte così fredda?” Domandò uno dei due a Monsieur.
“Siamo diretti ad Osyen…” rispose Monsieur “… sono in cerca di un lavoro per mantenere mia moglie.”
“Ah, così questa bella signora è vostra moglie…” fissando Elisabeth quell’uomo. “E non temete di esporla a qualche pericolo facendola viaggiare di notte in questi boschi?”
“Già, si potrebbero fare brutti incontri…” disse l’altro “… non siete d’accordo, madame?” Rivolgendosi ad Elisabeth.

Chantal 20-10-2011 02.09.26

Chantal inorridì a quelle parole,comprese che in quell'uomo imperversava una folle bramosia di esercitare il suo potere in modo vendicativo.
S'era illusa che fosse un giusto.
S'era illusa che fosse un uomo comprensivo e caritatevole.
Ma lei,lei sapeva quanto fossere mendaci quelle affermazioni,eppure si contenne dall'esprimergli tutto il suo sdegno.
Soffocò la sua collera,del resto,a cosa le sarebbe valsa di fronte a quell'irragionevole abuso di esercizio di condanna in nome della giustizia.
"Il martirio..non sapete di cosa parlate.."Gli palesò.
"Io non sarò certo una martire in questa folle sete di sangue sulle quali si ergono le fondamenta della Repubblica".Non potè fare a meno di esprimersi,e aggiunse:"No,martire non di certo,non io.Ma figlia e nipote,donna e cristiana,non vi resta che procedere al mio arresto,poichè io ammetto,dichiaro e ribadisco di venerare la Croce.E seguirò mio zio nella sua stessa sorte,poichè se egli è colpevole di carità e fratellanza,tale sono io,da lui allevata secondo gli insegnamenti religiosi impartitimi".
Stringeva in una mano il nastro,ed anche l'altra la strinse in un pugno,eppure,non si mosse di un solo passo mentre con gli occhi seguiva i movimenti convulsi di quell'uomo che le appariva privo di ragione.
Quei momenti sembravano interminabili,quante cose avrebbe voluto gridare in faccia a quell'uomo che ora per lei rappresentava una minaccia simile a Satana,ma lo avrebbero,forse,scalfito,le sue disprezzanti parole?
E,lasciare quel luogo,salvare se stessa e abbandonare suo zio,come l'avrebbe fatta sentire e vivere?
Eppure,neppure per queste impressioni vi fu tempo,nè circostanza,tutto ciò che vedeva era sangue,sangue fluire ed allargarsi fino a corromperla,e udiva grida infernali che si levavano dalla sua immaginazione come a rapirla.
Attese,dunque,nello squallore della sonorità di quella risata,che fosse condotta in arresto.
Poichè non vi era pietà alcuna in quell'uomo.
E Chantal lo riconosceva.

Melisendra 20-10-2011 02.11.59

"E' così..." esitai a trovare le parole, mentre con una mano sistemavo il mantello. "austero..."
Cercai di non farmi impressionare da quella vista e di non metterlo a confronto con la gaiezza e i vivaci colori del castello di Beauchamps. Anche il paesaggio non aveva nulla a che fare con la spensierata campagna che circondava la residenza della mia infanzia. Non c'erano campi dorati o prati verdeggianti, ma una scogliera brumosa a picco sul mare, dominata dall'imponente castello.
I venti sembravano scivolare sulle sue mura come carezze.
Tutto intorno il sole illuminava una campagna dormiente, qualche albero solitario che si ergeva sfidando i venti e piccole fattorie disseminate qua e là, la cui presenza era segnalata dal fumo del focolare.
Il sole stava tramontando ormai.
"Non riesco a credere che mia madre sia cresciuta qui..." mormorai.

Guisgard 20-10-2011 02.20.05

Lady Kate ascoltò il racconto di Altea e restò turbata per quegli eventi.
“Vi comprendo, baronessa…” disse “… lady Sophia è una donna ricca di pregiudizi e gelosie… quanto a lord Carrinton… è un peccato vedere un uomo così da solo… molte dame accetterebbero con gioia di diventare la nuova lady Carrinton…” scosse lievemente il capo “… ma quell’uomo sembra non essersi mai ripreso dalla disgrazia che lo colpì quattro anni fa… però, devo dire, che mi ha sorpreso il suo invito a Carrinton Hall… non ha mai concesso ad alcuna dama di poter disporre delle sue proprietà… a voi invece, come mi avete raccontato, ha addirittura dato le chiavi della sua magnifica tenuta di caccia… mi piacerebbe vederlo ritornare alla vita… è troppo giovane per chiudersi in questa solitudine…” fece allora cenno ad Altea di seguirla.
Le due dame si ritrovarono così in casa.
“I duelli…” mormorò “… sembra che gli uomini non riescano a farne a meno… lord Carrinton non ne ha mai perduto uno. Egli è davvero, come dicono tutti, il miglior spadaccino di Camelot. Per quel vostro corteggiatore, il cavaliere di lord Tudor, non credo ci siano speranze.” Suonò allora un campanellino e subito arrivò una servitrice. “Prepara la stanza degli ospiti.” Ordinò lady Kate. “Lady Altea sarà da oggi nostra gradita ospite.”

Guisgard 20-10-2011 02.45.15

Tyler fissò prima quello scenario desolato, poi Melisendra.
“Si, è molto diverso dalla tua casa di Animos…” mormorò “… ma credo che un luogo non sia poi così diverso da un uomo… un uomo solo è infatti spesso cupo, malinconico, deluso, disilluso, carico di rabbia… è allo stesso modo queste terre, abbandonate ed ignorate per chissà quanto tempo, ora ci appaiono tetre, lugubri e desolate… questo luogo, Melisendra, è intimamente legato a te… sulla sua terra, oggi arida e battuta da questo vento inclemente, vi è la fatica ed il sudore della tua gente, della tua famiglia… è come un figlio abbandonato ed ora ritrovato… oggi è tutto ciò che ti resta… e deve essere la tua forza… devi trarre forza da essa… dalla terra cupa e ferita di Trafford Bridge… essa ha la tua anima, ora sta a te dare a questa terra anche il tuo volto. Io so che puoi farcela, Melisendra.”
Tyler allora sfiorò la mano di Melisendra, mentre il vento scuoteva e gonfiava i lunghi capelli rossi di lei, sotto un cielo reso purpureo ed inquieto dagli ultimi bagliori del Sole morente.
http://blog.51.ca/u-0309/files/2007/...p_image046.jpg

Guisgard 20-10-2011 02.56.47

Daniel era ritornato al Belvedere.
Qui chiese di Guisgard, ma nessuno seppe dargli notizie certe.
Poi giunse qualcuno.
“Sir Guisgard è partito per una battuta di caccia.” Disse Jalem al giovane scudiero. “Credo tornerà fra qualche giorno, a Dio piacendo. Perché lo stavi cercando?”
In quel momento arrivò anche Marco.
Il giovane appariva affaticato e spaventato.
“Sono riuscito a sgattaiolare via da quella casa poco prima di finire nelle mani degli uomini di lord Carrinton.” Spiegò a suo fratello. “Ma dov’è Lyo?” Domandò poi preoccupato.

Melisendra 20-10-2011 03.05.40

La loquacità di Tyler mi sorprese. Non era solito abbandonarsi a simili discorsi.
MI sembrò di percepire un'apertura nella dura corazza che lo proteggeva dal mondo esterno. Ciò mi rese felice, ma nel contempo inquieta.
Non volevo si ripetesse ciò che era accaduto a Beauchamps. Avevo bisogno della sua amicizia e della sua vicinanza, ma non era necessario complicare le cose ravvivando la speranza in qualcosa che non avrebbe mai potuto avere un lieto fine. Non credevo più nelle favole.
Scostai la mano dalla sua, con gentilezza.
"Grazie, Tyler..." gli sorrisi "Ciò che dici mi infonde coraggio..."
Spronai il cavallo e avanzai verso la strada che conduceva al castello.
Osservai da quell'altezza ciò che accadeva in basso, nella baia: eccolo lì, il porto. Una strada scendeva dolcemente dall'altra parte della scogliera, dove lo strapiombo si addolciva, e conduceva a un borgo illuminato e pieno di vita. Alcune navi erano attraccate al molo. Sembrava in arrivo una tempesta. A largo già si notavano i bagliori dei lampi. Ma l'insenatura della baia avrebbe protetto gli abitanti di Trafford Bridge.
Giunti alla porta delle mura che circondavano il castello, lasciai che fosse Tyler a parlare per annunciare la nostra presenza.

Guisgard 20-10-2011 03.24.07

Tyler, inizialmente, restò turbato dal gesto di Melisendra.
Restò a fissare la mano con cui aveva sfiorato quella di lei.
I due poi avanzarono verso il castello.
Era un’austera e muta costruzione del periodo normanno.
Probabilmente edificato su un antico avamposto bretone.
Due grosse torri circolari racchiudevano la costruzione gentilizia, vero cuore e nucleo del castello, dentro la quale si trovava un vasto cortile ottogonale.
I due entrarono allora attraverso il ponte levatoio all’interno del maniero.
Furono così subito raggiunti dagli occhi sospettosi ed inquisitori di un uomo di mezza età, alto e magro, dagli occhi vispi ed il volto rugoso.
“Salute a voi.” Disse Tyler. “Questa è Melisendra Yolande Demetra Du Blois, Duchessa di Beuchamps… e giunge oggi per prendere possesso di queste terre, appartenenti per diritto alla sua famiglia.”
L’uomo allora chiamò qualcuno.
“Mary!” Gridò. “Mary, presto, vieni fuori!”
Un attimo dopo una donna uscì nel cortile.
Aveva qualche anno in meno di colui che l’aveva così improvvisamente chiamata.
“Milady…” chinandosi l’uomo “… sono Gerard, custode di questo castello… e questa è mia moglie Mary… fu il duca vostro padre, che Dio gli conceda pace, ad offrirci questo incarico. Dopo i terribili fatti avvenuti nel vostro paese, restammo qui in attesa che qualcuno giungesse ad informarci sulla sorte di questo luogo.”
“I miei omaggi, mia signora.” Fece Mary.
“Vi sono altri che lavorano qui?” Chiese Tyler.
“No, non più.” Rispose Gerard. “Dopo la rivoluzione i fattori e gli stallieri hanno predato molti dei beni qui custoditi e sono andati via. Solo io e mia moglie siamo rimasti.”

Guisgard 20-10-2011 03.39.28

Mercien fissò Cavaliere25 ed annuì.
Ad un tratto si udirono dei passi.
Era Raos, il servo di Missan.
“Come sta la prigioniera?” Chiese avvicinandosi alle sbarre.
“Come tutti coloro che sono costretti a stare in gabbia.” Rispose Mercien.
“Beh, fatela mangiare e bere come si conviene.” Disse Raos. “Ha bisogno di forze e di essere presentabile.”
“Che vuol dire?” Domandò Mercien.
“E’ così difficile da capire?” Fissandolo Raos. “L’ambasciatore ha richiesto la sua compagnia per stanotte.”
Mercien allora scoppiò a ridere.
“Eh, il nostro ambasciatore!” Esclamò.
Raos annuì e andò via.
“Su, che stasera ti faremo divertire, amica mia!” Disse Mercien a Giselle.
E questa, con vivo terrore negli occhi, si voltò a fissare Cavaliere25, come a chiederne inconsciamente l’aiuto.
Poi, davanti alle impietose ed inumane risate di Mercien, la donna si abbandonò ad un pianto disperato.

Guisgard 20-10-2011 04.01.16

Esiste davvero quel luogo.
I giovani amanti, durante le feste annuali, si ritrovavano presso quelle antiche rovine.
E qui Theo aveva condotto Brianna.
Il giovane cavaliere narrò alla ragazza la storia di quel luogo e dei tanti amanti che vi giunsero affinché custodisse i loro sogni.
“Brianna...” disse Theo “… io sono solo un cavaliere e tu forse meriteresti un principe o un re… non ho terre, né castelli... ma quanto di più importante io posseggo, oggi voglio offrirlo a te... ed è il mio cuore...” mostrò allora un anello alla ragazza “... nulla ho chiesto alla vita... nulla fino ad oggi… ed in questo momento, in questo luogo magico, io sento di volere solo una cosa... l’infinito battito del tuo cuore... dimmi di si, ti prego...”

Brianna si svegliò da quel sogno.
E si accorse in quel momento di aver fatto cadere, inavvertitamente, qualcosa dal tavolo.
Era un biglietto ripiegato più volte.

Melisendra 20-10-2011 04.19.31

Mi guardavo intorno e mi sentivo osservata dalle antiche pietre di quel castello.
Nemmeno il palazzo di Beauchamps poteva vantare una storia tanto antica e un po' mi intimoriva.
Smontai da cavallo e rivolsi un sorriso al custode e a sua moglie.
"Sono lieta di sapere che mio padre non è stato dimenticato..." sorrisi, facendo cenno alla coppia di alzare il capo. "Sono particolarmente interessata a quali offese abbia subito la casa di mia madre, dopo la rivoluzione... ma credo che sia più saggio affrontare questo discorso seduti accanto al fuoco."
Scrutai le finestre non illuminate. Sembrava davvero che fosse stato abbandonato. Solo una luce proveniva dall'interno. Non esclusi che l'unico locale caldo fosse la cucina.
"Siamo infreddoliti e affamati... questa sera risparmiamoci cerimonie. A quanto pare dovremo essere frugali..." Seguii i due sposi all'interno del castello, ma senza oltrepassare l'ingresso principale. Passammo attraverso una porticina che si apriva sul cortile.
"Tyler... credevo che mio padre si servisse di un gruppo di suoi uomini di fiducia per difendere il castello... com'è possibile che lo abbiano abbandonato?" domandai.
Avevo ragione. Nella cucina, calda e accogliente, le mie guance ripresero colore. Mi tolsi il pesante mantello e strinsi addosso uno scialle di lana. Mi sedetti su una panca, appoggiando negligentemente i gomiti sul tavolo di legno grezzo. Dalla parete alle mie spalle penzolavano tegami e mazzetti di erbe. Il profumo intenso per un attimo mi fece pensare a casa.
Presi una tazza di brodo bollente e ne bevviun sorso. Mi parve di esserne rigenerata. "Ditemi... cosa è successo qui?"

Guisgard 20-10-2011 04.43.02

Melisendra, Tyler e i due coniugi entrarono nel castello per scaldarsi e mangiare qualcosa.
“Nelle avversità si vedono i veri sentimenti ed i veri legami…” disse Tyler a Melisendra “… restare fedeli è difficile, soprattutto quando non vi è più nulla a cui aggrapparsi…” fissando il fuoco con uno sguardo inquieto “… già… più nulla…” si destò, prendendo un po’ di quel brodo e continuando a passeggiare nervosamente per la stanza.
“E’ successo che questo castello, una volta abbandonato da tutti o quasi, è divenuto come una specie di prigione…” fece Gerard, rispondendo alle parole di Melisendra “… spoglio, freddo, muto, tetro… noi, come i guardiani dei porci di Ulisse, siamo rimasti ad attendere non sappiamo più nemmeno cosa… forse solo la sorte… gli uomini che custodivano questo luogo, una volta giunta la notizia della fine dei Du Blois, hanno preso tutto ciò che poteva essere trasportato e sono andati via… i due amministratori pagati da vostro padre per controllare i beni di queste terre, alla notizia della presa del potere dai parti dei Ginestrini, hanno intascano tutto il denaro, sparendo poi per sempre… io e Mary” continuò “viviamo coltivando la campagna circostante… una vita dura, fatta di sacrifici… col terrore sempre vivo di ritrovarci quei dannati rivoluzionari davanti, con le loro pretese su queste terre…”
“Ma ora non accadrà, vero, milady?” Chiese preoccupata Mary a Melisendra. “Ora che voi siete qui, loro non oseranno più spaventarci… è così, mia signora?”
Tyler fissò in quel momento il volto di Melisendra.
La ragazza si trovava adesso in una situazione che rischiava di schiacciarla per sempre.

cavaliere25 20-10-2011 08.29.22

Guardai Mercien e poi Giselle e dissi andate voi ho vado io a prendere del cibo e del acqua chiesi sapvo che la donna era terrorizzata ma cosa avrei potuto fare ho dire pensai e rimasi ad aspettare una risposta da Mercien

Altea 20-10-2011 09.27.17

Rimasi sbigottita nel sentire le parole di Lady Kate ma fui lieta che ella mi accolse nella sua dimora, era allegra, armoniosa e calda. "Milady Kate vi ringrazio molto, dovremmo predisporre per andare a prendere i miei bagagli a Carrinton Hall. Potete però spiegarmi meglio che disgrazia accadde al milord?". Le presi le mani "Tengo molto a lui, e pure sono spaventata per quel duello, ha parlato di una cappella dei Tre Arcangeli, comunque egli non deve sapere dimoro qui, per ora."

brianna85 20-10-2011 10.13.54

era davvero un luogo magico dove i sogni mi giravano attorno ma in un lampo svanirono nel frastuono del calamaio rovesciato a terra ,appena mi accorsi di ritrovarmi tra le mura di casa mi alzai frettolosamente e pulii immediatamente quella macchia sul tappeto ancora immersa nel mio sogno ,nulla la macchia non veniva via non pensai al valore di quel tappeto lasciatogli dalla madre ma alla nuova importanza di quell'unica macchia a forma di cuore come se volesse lanciare un messaggio brianna guardò dalla finestra il tempo era grigio grigio come il suo umore e la lontananza del suo theo...

Talia 20-10-2011 11.50.24

Abbassai appena gli occhi, come attirata da quei dolci versi, e li socchiusi, fingendo di tentare di scorgere colui che, ancora celato dalle tenebre, aveva sospirato tali appassionate invocazioni...
“Sei tu, mio amore?” mormorai allora “Sei tu, anima mia, che giungi tanto silenziosamente e con tanta passione parli? Se è l’amore che detta tali parole al tuo cuore, mio adorato, parla ancora... parla, ti prego, e io risponderò! Parla, amor mio... perché ogni tua parola, ogni tuo gesto è vita per me. Non vi è vita senza di te, non può esservi nessuna felicità se tu non ci sei.”
Feci una piccola pausa, durante la quale neanche una mosca volò sulla platea. Con la coda dell’occhio vidi Essien, dietro la quinta della scenografia, farmi cenno di attendere per prolungare ancora quel momento di pathos che la povera gente di Cardien già stava respirando.
Lo feci. Riabbassai lo sguardo, sospirai e protesi delicatamente il mio corpo in avanti, come se bramassi soltanto raggiungere colui che aveva appena parlato.
Dopo un momento, tuttavia, ripresi...
“Perché non ti mostri, dunque, amor mio? Perché resti nell’ombra e non permetti ai miei occhi di incontrare il tuo caro volto... i miei occhi che nient’altro desiderano se non vederti, le mie mani che bramano soltanto di incontrare le tue... vieni, dunque, vita mia... vieni e sussurrami ancora parole d’amore...”

Melisendra 20-10-2011 17.51.25

"Questa terra è tornata legalmente in possesso del casato dei Du Blois... qualunque altra pretesa è illegittima..." risposi, cercando di celare i miei dubbi su quella difficile situazione. "Immagino dovrò occuparmi personalmente dell'amministrazione... sarebbe d'aiuto se potessi dare un'occhiata ai vecchi registri dei conti... immagino che quelli non siano stati portati via. E bisognerà mostrare ai fittavoli e agli abitanti del porto che devono pagare le tasse così come facevano sotto l'autorità di mio padre." Sorseggiai il brodo. "Non sarà facile..."
Mi strinsi nello scialle.
"Domattina, dopo una buona dormita, avrò le idee più chiare..." posai la tazza. "Un qualunque giaciglio andrà bene... o almeno... credo che dovremo accontentarci finchè queste sale non torneranno alla gloria di un tempo..."
Mi alzai dal tavolo.
"Portate dei giacigli accanto al fuoco... dormiremo qui... a che scopo congelare negli appartamenti padronali?"
Aiutai Mary a sistemare dei giacigli vicino al caminetto. Sapevo che l'indomani mattina i miei abiti avrebbero odorato di legna bruciata, ma era necessario essere pratici.
Sprimicciai dei cuscini freschi di bucato, che probabilmente Mary aveva conservato con cura in qualche cassapanca. Anche le lenzuola, sebbene semplici e di tessuto grezzo, erano pulite e profumate.
Mi sciacquai il volto in una bacinella.
"Tyler..." gli indicai un giaciglio. "Io mi sistemerò qui invece." Riuscii a dominarmi e a non arrossire. Che sciocchezza! Non dormivamo certo insieme! C'era una distanza più che ragionevole tra i due letti. Non c'era ragione per imbarazzarsi. Decisi di non pensare a quanto Giselle o mia madre o mio padre avrebbero disapprovato quella sistemazione. In fondo era colpa loro se mi trovavo da sola, con Tyler a dire il vero, ad affrontare quel disastro. Dentro di me ero arrabbiatissima con tutti loro. Ingiustamente, certo, ma pur sempre arrabbiatissima.
"Grazie... grazie per esservi presi cura della casa di mia madre in mia assenza... Buonanotte." Congedai quelle due brave persone e mi sedetti sulle calde coperte del mio giaciglio. Esitai, ma poi mi voltai verso il muro e iniziai a sciogliere i lacci del corpetto.
Le candele erano tutte spente e solo la fiamma guizzante nel caminetto illuminava la stanza. Scivolai fuori dal vestito da viaggio e rimasi con una veste leggera e la sopravveste. Velocemente mi ravvivai i capelli con le mani e mi infilai sotto le coperte.
Sospirai e mi rannicchiai, cercando di prendere sonno.
"Andrà tutto bene..." sbadigliai "C'è sempre una soluzione..."

elisabeth 20-10-2011 20.00.57

Ma di che stava parlando, ricchezze, cavalieri .......ma possibile che gli uomini pensavano che il valore della vita potesse essere calcolato con benei materiali?......Mi alzai da terra,egli andai vicino " Monsieur...guardate le mie mani, non sono lisce come quelle delle dame di corte, non hanno dita ornate da gioielli.....sono ruvide le mie mani, conoscono la robustezza della terra, il freddo dell'acqua dei laghi e dei ruscelli..........e poi io non vi ho chiesto nulla, da quando vi conosco vi seguo come seguirei una persona che conosco da anni, forse non sarete l'uomo migliore del mondo...e io non saro' la donna migliore del mondo.......".......all'ordine di Monsieur mi zittii immediatamente .......due uomini, ascoltai cio' che si dissero e ammirai la freddezza di Monsieur....ma quando quell'uomo mi rivolse la domanda.....mi irrigidii....non mi piaceva.....istintivamente come si confaceva alle donne....mi misi alle spalle di Monsieur...."....Non credo che ci sia qualcuno che farebbe del male ad una donna malata.....solo mio marito per infinita pieta' sta cercando di prendersi cura di me, almeno finche' il Signore non mi tiene in vita.....".....Poggiai cosi' la mano sul braccio di Monsieur.....chiusi gli occhi e incominciai a respirare ascoltando il battito del mio cuore...nelle mie orecchie solo il rumore ritmico del cuore...tum..tum..tutum.....sino a quando un vento impietoso incomincio' a soffiare tra le fronde degli alberi......veloce e gelido...tanto freddo che incomincio' a congelarsi ogni cosa.......i due sconosciuti battevano i denti e i piedi sperando di prendere calore ma i loro capelli incomincaiavano a gelarsi.....e il vento soffiava, ma le fiamme del falo' erano ferme e confortevoli........la mia mano sul braccio di Monsieur era fermna e sicura....tranquillo il tuo cuore restera' caldo........quando mi accorsi che i due sconosciuti erano paralizzati dal freddo...." Monsieur.....prendiamo le nostre cose e andiamo via...il vento ci aiutera' ancora un po' nel frattempo i due uomini rimarrannocosi' per un paio di ore e noi potremmo essere lontani....."...Tolsi la mia mano dal braccio di Monsieur e gli posai sulle spalle il mio mantello....misi la borsa tracolla e mi avvicinai ai cavalli....era ora di riprendere il viaggio..la notte ci avrebbe protetti

Guisgard 20-10-2011 20.09.02

Le parole di Chantal.
Erano fiamme, folgori e maledizioni sugli ideali repubblicani.
Quelle parole rappresentavano tutto ciò che la repubblica odiava e condannava.
I suoi occhi.
Chantal conteneva in essi tutto il disprezzo verso quell’uomo e verso i valori che rappresentava.
E più parlava, più i suoi pugni si serravano.
Ad un tratto un urlo.
Il procuratore prese il pugno di Chantal e lo strinse come a volerlo frantumare nelle sue mani.
“Taci, stolta ragazza!” Urlò. “Non sai nemmeno cosa stai dicendo! Non hai rispetto dei veri martiri! Quei martiri resi tali perché osteggiavano il potere occulto della tua Chiesa! Dipingete il vostro Dio come misericordioso e giusto, ma poi fate dell’intolleranza la vostra arma più temibile! Dio non esiste! Non dimora nessuno oltre le nuvole, se non il Sole e gli altri pianeti che formano l’universo!”
Ansimava.
Aveva parlato con odio.
Un odio primordiale che i Ginestrini si portavano dentro.
Un odio che aveva rappresentato la loro vera forza.
“Dio non esiste!” Gridò ancora. “Ma esiste l’inferno! Si, quello si… ed è la giusta dimora per quelli come te e tuo zio…” corse allora a sedersi e cominciò a scrivere qualcosa su un foglio di carta.
Suonò poi il campanellino che aveva sul tavolo.
Un attimo dopo un soldato entrò nella stanza.
“Porta via questa prigioniera.” Ordinò il procuratore. “Domattina poi voglio che venga rinchiusa nella Fortezza di Arbou.”
E mentre la guardia portava via Chantal, il procuratore, fissandola, le disse:
“L’imperatore Diocleziano è passato alla storia per aver dato alla tua Chiesa un gran numero di martiri…” sorrise con un ghigno “… ma io ho l’ambizione di fare meglio… ma non vi renderò martiri agli occhi della storia… no, perché quando avrò finito con voi credenti, la storia non si ricorderà neanche più di voi…”
La guardia allora condusse via Chantal, mentre la delirante risata del procuratore echeggiava in quella tetra e cupa atmosfera.
Qualche istante dopo, Chantal si ritrovò in una cella umida e semibuia.

Guisgard 20-10-2011 20.59.18

“Oh, Cielo!” Esclamò lady Kate a quelle parole di Altea. “Non conoscete la terribile disgrazia accaduta a lord Carrinton?” Fece cenno alla dama irlandese di sedersi e continuò. “Vedete, lord Carrinton si sposò cinque anni fa con una dama francese… era del regno di Animos, ma vantava in realtà origini greche ed il suo nome era Semanide…” sospirò per quei ricordi “… era una donna di rara bellezza… aveva tutto… grazia, fascino, intelligenza, cultura… erano una coppia bellissima… lui, col suo fascino tormentato, lei solare e sensuale… tutti invidiavano lord Carrinton e lady Semanide…” chinò poi il capo, quasi rattristata “… poi un disgraziato giorno… la ritrovarono senza vita… era stesa sul letto della sua stanza a Carrinton Hall… non sono mai state accertate le vere cause della morte… ma da quel momento tutto è cambiato nella vita di lord Carrinton… anche la sua bella dimora di caccia appare segnata per sempre da quella disgrazia…”

Guisgard 20-10-2011 21.02.05

Melisendra, così, si ritrovò sotto le coperte.
Calde e pulite, anche se non erano quelle raffinate a cui era abituata lei.
Mille pensieri attraversavano la sua mente.
Ma la stanchezza, pian piano, ebbe il sopravvento.
Ma prima di essere travolta dal sonno, Melisendra udì dei passi.
Poi intravide una figura sbiadita che la fissava.
Sembrava Tyler.
Un attimo dopo si addormentò.
Il Gallo cantò presto.
Prima ancora che il nuvoloso ed inquieto cielo di Trafford Bridge si lasciasse schiarire dall’aurora.
Un profumo di latte caldo e pane appena sfornato destò Melisendra dal suo sonno.
Mary stava preparando un’ottima colazione.
Dal cortile provenivano i rumori dei ceppi spaccati dalla scure di Gerard.
“Buongiorno, milady.” Salutò Mary. “Tra un momento la colazione sarà pronta.” Apparecchiò alla meglio la tavola. “Ora chiamo anche mio marito… quel vostro servitore… quel giovane messere giunto con voi… è uscito presto stamani…”
Un attimo dopo Gerard rientrò in casa.
“Buongiorno, lady Melisendra.” Togliendosi il capello e mostrando un lieve inchino verso la ragazza.

Daniel 20-10-2011 21.20.01

<<Dicci dov'è!>> dissi all'uomo
Mancavano poche ore allo scontro.. E se Lyo si fosse svegliato prima di allora sicuramente sarebbe uscito e sarebbe andato a morire.. Guardai con occhi terrorizzati l'uomo aspettando una risposta..

Altea 20-10-2011 21.24.51

Ascoltai il racconto di Lady Kate, prima rabbrivvidii al solo pensiero che Lord Carrinton avesse perso cosi la sua donna amata, una storia veramente triste e misteriosa. "Ma come sarà morta la sua consorte?"pensai. Il sol pensiero di aver dormito in un posto così funesto tanto funereo mi fece per un attimo girare la testa.
"Lady Kate, non sapevo nulla di tutto ciò, solo che episodi strani accadevano in quella dimora, sentivo le voci e un canto di una donna, avvertivo la presenza di lei, perchè una notte vidi una sontuosa camera aperta e lì scoprii un dipinto di una dama meravigliosa. Allora doveva essere la sfortunata consorte di Lord Carrinton. Il regno di Animos? Non ne ho mai sentito parlarne, mi informerò su dei tomi." Mi alzai camminando nervosamente per la stanza pensierosa "Milord Carrinton, avrei dovuto chiedervi a voi la storia di quella donna, chissà quanto avete sofferto e ancora soffrite per queste pene d'amore. E io sono nulla in confronto!". Toccai l'amuleto che mi regalò e guardai la luna "Lady Kate, è possibile far recapitare al milord questo amuleto stasera stessa?" glielo mostrai addosso "me lo ha regalato lui, ma ora che so questa storia non voglio avere più a che fare con egli, mi sembra che mi abbia usata solo per dimenticare sua moglie e se teneva a me, mi avrebbe dovuto raccontare tutto".

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Guisgard 21-10-2011 01.00.28

Sulla sala regnava un silenzio assoluto.
Il pubblico sembrava rapito da quella scena.
La bella Colombina sul suo balcone a sospirare per un misterioso amante avvolto dal manto della notte.
“La notte…” sussurrò lui nell’oscurità “… essa potrebbe essere l’unica amica, l’unica compagna, la sola alleata… essa cela il mio volto… e se esso non fosse quello che tu aspetti? Quello che tu immagini ed invochi? Se io non fossi lui, ma solo un altro tra i mille e più che sospirano per te, dolce Colombina? So che il mio cuore non teme paragoni con alcuno, perché nessuno potrebbe amarti come ti amo io… ma il mio volto… forse esso perderebbe quella contesa… allora resterò nelle tenebre, che fanno da schermo tra i sogni e le illusioni, tra le speranze e le paure, tra il mondo del bianco da quello del nero… resterò qui fino a quando non mi dirai che è solo me che vuoi, Colombina… fossi anche l’ultimo dei servi, come il primo dei re… dipende da te rendermi primo o ultimo, re o servitore…”
“Tocca a te, vai!” Disse ad un tratto Essien da dietro il sipario.
Un attimo dopo una sagoma apparve sul palcoscenico.
Bello come il Sole, meravigliosamente abbigliato e con lo sguardo verso quel balcone.
“Ecco, Colombina!” Disse così Renart appena giunto.
Si avvicinò al balcone e si arrampicò fino a raggiungere Colombina, dove ricevette il premio più ambito: il suo bacio.
Il pubblico allora saltò su applaudendo con entusiasmo.
E nel clamore generale, sotto il balcone di Colombina, un’ombra, resa opaca dalla bellezza di Renart, svanì nell’abbraccio della notte.
“Molto bene!” Esclamò Essien, appena calato il sipario. “Siete stati tutti molto bravi! Anche tu, Renart! E tu, Talia… sei sempre deliziosa!”
E mentre la compagnia si complimentava e festeggiava, Tafferuille si avviò, solitario, verso il retro di quel teatro improvvisato.

Chantal 21-10-2011 01.24.29

"Aspettate,buon uomo."Implorò la ragazza alla guardia appena fu richiusa la porta di ferro della cella.
Questi appariva di giovanissima età,era,forse,un ragazzo di leva reclutato per infoltire qull'esercito di uomini assoldato ad istituire le milizie della Repubblica,poteva essere un suo coetaneo,magari uno studente ginestrino o,semplicemente un militante che ora prestava corpo alla Repubblica.
Aveva trascinato Chantal fino alle segrete senza pronunciare una sola parola,e neppure l'aveva guardata in volto quella ragazza che non appariva dissimile da una qualunque altra giovane coetanea di Animos,ed ora, voltata la chiave in quella serratura che rappresentava non solo la punizione corporale,bensì,la negazione dei diritti umani a nome di liberazione dai pregiudizi,le negava attenzione.
"Aspettate,vi prego."Ripetè portandosi col volto nella feritoia della porta.
Ma udì solo il rinserrare della chiave nella toppa di metallo.
E Chantal fu sola in quella prigionia ingiusta e mortificante.
Da una finestrella posta in alto,impossibile da raggiungere,scorgeva la luce infiltrarsi con flebili raggi declini di pallido sole autunnale,si portò sotto di essa perchè quei raggi le cadessero addosso come pioggia.
Tremava.
Come avrebbe desiderato che quella guardia le avesse prestato ascolto,avrebbe voluto domandargli in quali carceri era stato condotto padre Adam.Sicuramente avrebbe potuto fornirle la risposta e,magari rassicurarla sulle condizioni di suo zio.Ma non s'era voltata,non le aveva prestato ascolto,negandole pietà.
Pietà.
Potevano mai conoscere l'esercizio della pietà quegli uomini comandati da una creatura così spietatamente terribile quale s'era mostrata il procuratore?
Eppure,Chantal ci aveva provato,Aveva provato a invocare il soldato,e questi non le aveva usato compassione.
Sotto quei raggi che tangenzialmente penetravano nella stanza la ragazza tese le braccia,si liberò in un pianto ed invocò la Divina Misericordia,con le palme aperte cercava quella mano dal Cielo,ad accarezzarle il volto o i capelli,attraverso l'immagine della Vergine,Madre e Salvatrice di tutte le anime.
In realtà qull'improvviso scatto a proclamarsi pubblicamente discepolo di Cristo era stata una folgorazione che l'aveva rapita.
E,almeno,ora che si trovava agli arresti aveva certezza che la guardia repubblicana sarebbe rimasta lontana da casa sua.
Del resto,si trattava di una questione di tempo,poichè se anche le fosse stato permesso di lasciare il palazzo in libertà,era sempre imparentata ad un esponente del clero e,prima o poi,sarebbe stato emesso anche per lei un mandato di cattura che avrebbe condotto le guardie fino a casa sua per espletare le modaltà d'arresto.
E questo avrebbe esposto la sua residenza,con il segreto che custodiva, a sopralluoghi,costituendo una minaccia per la suora e quelle creature che suo zio tanto aveva preservato dai pericoli impartendo loro rifugio in quella cappella nascosta al mondo.
Quegli sguardi,quei corpicini deformi,la loro incredulità e anche gli accennati sorrisi,freschi della loro incoscienza e della loro innocenza sovvertirono ogni altro suo pensiero.
Persino la giovane sorella sembrava ancora invocare il suo nome ad echeggiare tra le affrescate mura di quel luogo mistico e rassicurante scoperto per volere di Dio.
"Zio.."sussurrò a se stessa,"come hai potuto celarmelo?"
Ed ora,quale sorte era stata loro riservata?
Invocò il Cielo affinchè quelle anime già tanto sofferte per natura fossero preservate dal sacrificio.
L'umidità della cella si posava sempre più inclemente sui vestiti,sui capelli,su quel viso sbiancato e sulle mani nude di inanimato pallore facedole avvertire freddo e riducendola ad una creatura tremante,inerme e fragile che iniziava a percepire intorpidimento dei sensi.Sotto quei flebili raggi,Chantal si riversò in ginocchio e si portò le mani al volto per tenere lontana la luce dagli occhi,una luce che feriva,poichè provava desiderio d'abbandono.
E nel guardarsi la mano spoglia del suo anello realizzò ancora una volta d'aver smarrito ogni bene a lei più caro.
Tra le lacrime che le alteravano i lineamenti del viso prese a singhiozzare,soffocando ogni emozione.
"Dio Misericordioso,non ho saputo liberare quegli angeli.Perdono."Fu l'ultimo pensiero che attraversò Chantal ripensando a qull'inatteso e sconcertante incontro con un volto della natura a lei ignoto,e ascoso nei corpicini di quei bambini.
Poi i brividi la scuotevano tutta da offuscare ogni pensiero,oltre a governare le sue carni.

Guisgard 21-10-2011 02.19.22

Lady Kate fissò Altea, mentre questa ancora toccava quell’amuleto che aveva al collo.
“Baronessa…” disse “… lord Carrinton non è uomo da sentimenti tanto blandi o meschini. Io posso dire di conoscerlo bene. Egli non oserebbe mai ingannare qualcuno. E’ nobile il suo blasone come lo sono il suo animo ed il suo cuore. Egli amava molto sua moglie e dopo la morte di lei nessuno ha mai udito storie sentimentali sul suo conto. E, perdonatemi, lui sa bene che il ricordo di sua moglie resterà sempre conservato nel suo cuore.” Lady Kate guardò poi l’amuleto di Altea. “Se conosco bene lord Carrinton, dubito che accetterà indietro quell’amuleto. Però, se volete, darò ordine ad una mia servitrice di riportarlo a lord Carrinton.”
Suonò allora un campanellino ed un attimo dopo una servitrice comparve nella stanza.
“Oleine, ti recherai nella dimora di lord Carrinton per consegnargli una certa cosa.” Disse lady Kate, per poi voltarsi verso Altea. “Se siete proprio decisa, Oleine restituirà per voi quell’amuleto a lord Carrinton…”

Guisgard 21-10-2011 02.28.06

Jalem fissò turbato Daniel.
“Ti ho già detto dove si trova in questo momento sir Guisgard.” Disse, vagamente infastidito dal tono di Daniel.
“Qui non otterremo nulla, Daniel!” Fece Marco a suo fratello. “Ormai manca poco all’ora fissata per il duello! Meglio raggiungere il luogo dove si terrà la contesa… sono certo che Lyo troverà il modo di arrivarci in tempo! E’ una testa calda, quello!”


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