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L'affascinante brigante rise di gusto a quelle parole di Gaynor.
"Gentiluomo..." disse divertito "... davvero mi credete un gentiluomo, milady? Oh, lusingato... ma dubito che qualcuno possa definirmi come tale... i gentiluomini, che io sappia, non vivono per i boschi a derubare le belle dame e non stanno al loro cospetto a petto nudo e bagnato..." avvicinandosi a lei e guardandola prima negli occhi, per poi scorrere con lo sguardo su tutta la sua figura. |
"Voi non mi avete affatto derubata e se vi trovate mezzo nudo davanti a me, beh, non è colpa vostra... quindi si, tutto sommato vi considero ancora un gentiluomo..." gli risposi sostenendo il suo sguardo, anche se la sua vicinanza mi rendeva le gambe molli.
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Era sera e nell'aprire la porta Gwen trovò sulla soglia un bambino.
"Buonasera..." disse il piccolo "... perdonate se vi disturbo a quest'ora, ma mio nonno... sta male... è malato ed il medico dice che per guarire occorre una tisana fatta con erbe particolari e forse solo voi potete aiutarlo..." |
"Ma..." disse stupita Betta a Dacey, che aveva compreso l'agitazione della principessa "... è successo qualcosa? Mi sembrate sconvolta..."
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"Mezzo nudo..." disse il Capo a Gaynor "... ah, voi intendete perché non ho la camicia..." sorrise "... beh, non credo comunque di essere mezzo nudo... magari lo ero poco fa mentre facevo il bagno..." rise piano "... ma se volete che mi copra, beh, lo farò... dopotutto sono un gentiluomo, no?" Con un filo di sarcasmo.
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Aprii la porta e restai molto sorpresa.
Era un bambino che mi chiedeva una tisana di erbe particolari per il nonno. Forse mi aveva visto in erboristeria, ma mi sembrava comunque strano che fosse venuto direttamente da me. "Dimmi piccolo, che problemi ha tuo nonno? Così saprò che erbe usare..." |
<< Non ho voglia di parlarne >> tagliai corto, temevo infatti di non riuscire a trattenere il pianto o peggio il vomito se avessi parlato di ciò che era appena successo.
<< Per favore torniamo ai miei alloggi, ora >> |
"Se proprio vogliamo essere precisi, poco fa non eravate mezzo nudo... lo eravate del tutto" gli risposi a tono. "E in quanto a coprirvi, beh, non ho ancora espresso questa volontà..." Non avrei dovuto dirlo, ma le parole uscirono da sole dalla mia bocca, come se avessero avuto volontà propria.
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"A me non interessano codeste storie avvenute tempo fa..." disse Alvaro ad Altea "... io sono un cavaliere errante in cerca di avventure per dimostrare il mio valore. Fui cacciato dalle mie terre a Fiorenza da alcuni disonesti che riuscirono a corrompere i giudici e far cadere le loro colpe in prescrizione. Divenuto esule, decisi di compiere grandi imprese per ridare lustro al mio blasone. Comunque, essendo cavaliere, vi aiuterò a risistemare codesta dimora, per poi cercarmi una sistemazione. Non voglio infatti approfittare della vostra ospitalità, madama."
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"Ecco.." disse il bambino a Gwen, guardandosi intorno come se temesse di essere udito da qualcuno "... i soldati avevano richiesto altre tasse dalla sua bottega ed egli protestò... ma i militari lo pestarono forte... ora sono tre giorni che vomita sangue... il medico dice che ha un'infezione e deve purificarsi con una tisana particolare... aiutatemi, vi prego..."
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Betta si limitò ad annuire a Dacey, per poi condurla nella sua stanza.
Qui aiutò la principessa a cambiarsi e le sciolse i lunghi capelli bruni. "Ditemi..." disse poi "... volete una tisana o del latte caldo? Qualcosa insomma che vi aiuti a riposare serenamente..." |
Anche nella camera non riuscivo a rilassarmi nonostante mi fossi liberata dagli abiti e fossi stesa sul letto.
<< No. Nulla o finirei per dare di stomaco>> Non avevo mai visto uccidere niente, fosse uomo od animale. C'erano stati i chierici ma avevo solo udito un tonfo. Non avevo visto i loro occhi divenire vitrei mentre la vita abbandonava il loro corpo o il sangue che si riversava a fiotti per terra. Quelle erano le immagini che mi restavano della povera Chandra. E poi le parole del barone, come degli schiaffi e Jean. Lo schiaffo più grande. |
L'affascinante brigante rise a quelle parole di Gaynor.
"Ma non mi dite..." disse fissandola "... io completamente nudo e voi eravate qui ad osservarmi? Eh, venderei l'anima al diavolo per sapere cosa pensavate in quei momenti, ma essendo un gentiluomo devo soffocare questa mia incresciosa curiosità, giusto? Ma se su di me ci sono almeno dei dubbi, su di voi invece ci si può mettere la mano sul fuoco, no? Che siete una nobildonna intendo. Allora perché eravate li a spiarmi?" Facendole l'occhiolino. |
Il soldato fissò Clio con rabbia.
"Allora sei dura di comprendonio..." disse, per poi estrarre un coltello "... ora tu e le tue amiche verrete con noi nel bosco, chiaro?" Con tono minaccioso. "Tutto bene?" Avvicinandosi Kostor al tavolo e rivolgendosi a Clio. |
Mi avvicinai al bambino, che aveva quasi paura di essere udito.
Ciò che disse mi lasciò senza fiato. Ero sempre più determinata a fargliela pagare. "Va bene, tesoro" prendendo le mani del piccolo "Dammi un minuto per cambiarmi e torno subito da te." Corsi subito a cambiarmi, indossando il primo abito che trovai e tornai dal bambino. Mi diressi poi in cucina, presi l'achillea, la borraggine, l'ortica e triturai il tutto nel mortaio di marmo. Con delle bende creai poi un filtro, all'interno del quale misi la miscela di erbe, che incantai per amplificare l'effetto, dunque tornai dal piccolo. "Vedi questo sacchetto?" mostrandogli il filtro "Devi metterlo in acqua molto calda e lasciarlo lì per pochi minuti, ne basteranno tre, e devi farla bere tutta tutta al nonno, va bene?" |
"Perché, mi chiedete? E sia, ve lo dirò... sono rimasta ad osservare perché era decisamente un bel vedere..." le guance mi divennero di fuoco, ma oramai il discorso aveva preso quella strana piega. "Che io sia una nobildonna, su questo non c'è alcun dubbio, ma proprio per questo non sono avvezza a certi spettacoli... è normale, dunque, che io mi sia incuriosita... o no?"
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Scoppiai a ridere a quelle parole del soldato.
Lanciai uno sguardo alle due ragazze, uno sguardo chiaro che diceva: uno per ciascuna. Poi annuii semplicemente a Kostor. "Altrimenti che fai?" Avvicinandomi al soldato. Quel coltello non era certo un problema. Con una mossa rapida e veloce lo disarmai, tenendogli saldamente il polso in una presa di lotta, per poi girargli l'intero braccio dietro la schiena con la destra, mentre con la sinistra gli schiacciavo la testa contro il tavolo. Probabilmente lo scenario che immaginava era diametralmente opposto. Una volta compreso e sottolineato il controllo che esercitavo su di lui, mi avvicinai appena, sempre tenendo il braccio piegato siero la schiena e la testa schiacciata sul tavolo. Quel tanto che bastava per dire. "Sentì bello, siamo dalla stessa parte lavoriamo anche noi per il barone Ferico, chiudiamola qui e nessuno si farà male, fossi in voi non ne farei parola con nessuno... ". Non mollai la presa, volevo che capisse che doveva stare al suo posto. |
La sua ultima frase mi lasciò perplessa...forse voleva rimanere qui?
Iniziammo a mettere a posto quel disastro, misi dei petali di rosa nell' acqua e poi la misi a bollire e con questa iniziai a stofinare a terra per levare bene le tracce di sangue, mentre ser Alvaro sistemava la legna e i mobili. "Sapere il passato vi aiuta a capire il presente di queste terre, d' altronde pure voi siete esule..condividete la stessa sorte di molti nobili che furono qui..ho sentito da mio fratello che, forse, vi sono dei personaggi qui che vorrebbero destabilizzare il potere del barone e sono, forse, mossi dai capomazdesi..dal Duca Taddeo Cuor di Dragone, se non erro..sapete non amo immischiarmi nella politica". Mi alzai dopo aver lavato a terra e iniziai a mettere a posto i cassetti e controllavo se ci fosse tutto..o cosa mai potessero cercare "Non disdegno la vostra presenza qui nella mia rocca..si trova in queste condizioni perchè Tomas, mio fratello, ha rubato della selvaggina nei terreni baronali e rischia di essere giustiziato, ora potete capire." Voleva diventare un eroe per riscattarsi, dovevo quindi allearlo contro il barone. "Vi do alcune possibilità ser Alvaro..andare da Frate Roberto, il quale conosce bene le terre e la storia di questo posto e a mio parere pure la politica..oppure andiamo dai Signori del Bosco, sono dei briganti contro il barone ma io non li ho visti e dovremmo cercarli per molto ma forse Frate Roberto sa dove si trovano e combatterete a loro fianco se vi accettano..a meno che non vogliate cercarli nel bosco, più volte ho avuto questa tentazione ma qualcosa mi ha sempre fermato. Decidete voi la vostra strada e io vi aiuterò, ma non dovete stare dalla parte del barone anzi aiutateci a liberarci da lui" sorrisi "Se poi volete rimanere nascosto qui da me, io non ho problemi ma non so quanta fama e gloria potrete ottenere...io non sono nessuno, vi ho narrato la mia storia..aspetto la vostra decisione. La dimora è di nuovo agibile e io devo andare in locanda a lavorare, o mi licenzieranno..ma posso fare il turno serale mentre vi sistemerete in queste lande..vi devo un favore, qualunque sia...nei miei limiti ovviamente" e rimasi ad aspettare la sua libera decisione. |
Betta fissò Dacey senza dire nulla, comprendendo che qualcosa di grave aveva turbato la ragazza.
Fece un leggero inchino col capo ed uscì, lasciandola sola. Trascorsero alcuni lunghi istanti e Betta tornò dalla principessa. “Milady, sua signoria chiede di prepararvi per la cena di stasera.” Disse. “Sarà un'occasione importante, poiché ci saranno i migliori cavalieri di Monsperon.” |
Farmi bella e sorridente per il piacere di un uomo che odiavo. Non ci pensavo proprio.
<< Dite al barone che sono indisposta questa sera e che non sarò presente alla cena>> Mi rigirai nel letto chiudendo gli occhi con un grande sbuffo. |
Rapidissima Clio disarmò e blocco il focoso soldato.
Gli altri militari cercarono di reagire, ma furono resi inoffensivi da Estea, Anty e Kostor. “Che il diavolo vi porti...” disse a fatica il soldato bloccato da Clio “... che scherzi sono? Perchè questa pagliacciata?” “Hai sentito, no?” Un altro militare a quello. “Saranno uomini pagati dal barone... si, facciamola finita e dimentichiamo tutto...” rivolto ai mercenari. |
"Esatto... Siamo i Montanari, ci servivamo informazioni sui briganti per elaborare una strategia..." Dissi piano, in modo che nessuno intorno a noi udisse "ma il vostro maresciallo non è stato molto collaborativo, così abbiamo pensato di venire alla taverna, gli uomini tendono a chiacchierare quando vedono una bella donna, figuriamoci tre... Pensavamo più a dei paesani, ma siete capitati voi... Siete stati molto utili, credo sia meglio che il vostro maresciallo non ne sappia niente..".
Lasciai il soldato, e annuendo diedi l'ordine di fare altrettanti agli altri. "Andiamocene.." Ai miei uomini. Dovevo parlare con Sullor e utilizzare al meglio queste informazioni. |
“Milady, io vi ringrazio” disse Alvaro ad Altea “ma la politica non è il mio mestiere e non mi intendo di codeste questioni. Non sono venuto qui per inimicarmi il barone, né voglio rapporti con i briganti. Cerco nobili imprese per il mio onore, altro non mi interessa. Conoscete qualcuno in pericolo o in difficoltà? Insomma qualcosa che io possa risolvere quale cavaliere errante e trarne fama per bardi e poeti?”
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“Milady, vi consiglio di essere più indulgente riguardo gli ordini del barone.” Disse Betta a Dacey. “Egli ha diritto di vita e di morte su di voi, dunque badate di non contrariarlo. E poi” sorridendo con fare civettuolo “stasera ci saranno molti nobili cavalieri alla cena del barone e l'occhio ne trarrà beneficio.”
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Volevo sbattere la testa sul pilastro di legno.."No..non lo conosco..l' unico è mio fratello Tomas nelle prigioni del barone, ma non vi darà fama e gloria salvarlo..anzi se vi scoprono vi uccidono...seguitemi, vi porto da Frate Roberto, è la migliore soluzione".
Che zuccone...o certo magari poteva portarmi il mio uomo se sapessi dove fosse ma non ci volevo pensare. Uscimmo, chiusi bene la rocca con la serratura, mi misi il cappuccio addosso e gli feci segno di aspettarmi sotto la quercia. Presi Cruz e mi avviai verso ser Alvaro.."Salite sul vostro cavallo...non ho tempo da perdere nelle vostre ciance..anche se mi avete aiutato e mettetevi l' elmo addosso". Fu cosi che uscii dal bosco prendendo la strada per Monsperon, io sempre avanti per non farmi notare ero con lui e diretta verso la Pieve. |
Clio ed i suoi lasciarono la taverna.
Ma giunti al castello baronale subito un militare si avvicinò a loro. “Madama...” disse alla bella mercenaria “... il Maresciallo manda a dire che stasera si terrà una cena che vedrà i migliori cavalieri di Monsperon. Ed è richiesta anche la presenza di voi mercenari.” |
<< E quindi? Che me ne importa dei suoi amici cavalieri? >>
Presi il cuscino e lo lanciai nel bel mezzo della stanza con rabbia. E quel gesto ebbe un effetto liberatorio. Feci un respiro profondo ed andai a prepararmi davanti allo specchio. La solita cura nell'abbinare abito e gioielli, la solita attenzione nell'acconciare i capelli ma non vi era alcuna luce nei miei occhi. Lasciai la stanza camminando in modo distaccato e raggiunsi la sala dei banchetti |
Altea ed Alvaro, sui loro cavalli, presero la strada verso Monsperon, diretti alla vecchia Pieve di Frate Roberto.
Attraversarono quello scorcio di bosco immerso ormai nella sera, fino a quando intravidero una luce. Era la Pieve, dove il buon chierico stava prendendo l'acqua dal pozzo. |
Una volta uscita, raccontai tutto agli altri, incaricando Sullor di scoprirne di più.
Ma un messo ci incrociò all'entrata del castello. Gli sorrisi. "Splendido, ci saremo senza dubbio.." Con un cortese cenno del capo. "Sentito ragazzi? Dobbiamo andare a prepararci". |
Era ormai sera...e una altra giornata di lavoro era persa.
Finalmente arrivammo alla Pieve e vidi Frate Roberto che stava prendendo dell' acqua al pozzo. Sospirai.."Seguitemi gentilmente milord..quello è Frate Roberto". Mi avvicinai al chierico.."Salute a voi Frate Roberto, ho bisogno di voi o impazzirò..vi presento ser Alvaro Del Gobbo da Fiorenza, mi ha aiutata a mettere a posto la mia rocca...ma è in cerca di avventura, vuole salvare la vita a qualcuno, fare imprese eroiche per discretitarsi da chi ha confiscato le sue terre..ho narrato a lui dei nostri problemi ma a lui non interessa la politica, potete capire cosa vorrebbe questo uomo? Anche perchè stasera dovrò fare il turno di notte al lavoro, visto sono tre giorni non mi presento..e di che campo?" incrociando le braccia. |
Dacey si convinse finalmente ad accettare l'invito del barone.
Si preparò a dovere, ben sapendo forse che Ferico voleva metterla in mostra come un bellissimo ed inestimabile bottino di guerra. Quando fu pronta raggiunse la sala del banchetto, dove i servi erano impegnati a preparare il tutto per la cena. Nel salone erano però già presenti Ferico e Jean che parlottavano fra loro. Ma nel vedere entrare Dacey, i due subito si voltarono a guardarla. “Così Venere apparve ai troiani, milady.” Disse il barone fissandola. “Con la sua bellezza e la sua magia.” Avvicinandosi alla principessa. “Siete uno splendore.” Baciandole la mano. In quel momento arrivò il Maresciallo Fagas, visibilmente agitato. “Così vi presentate al nostro cospetto?” Ferico al militare. “Senza annunciarvi, né prepararvi a dovere?” “E' tornato, milord.” Rivelò Fagas. Ferico restò turbato. “Un contadino dice di averlo visto all'altezza della Cappellina di Altafonte.” Continuò il Maresciallo. “Ne siete certo?” Ferico. “Si, dalla descrizione sembra proprio lui, mio signore.” Annuì Fagas. “Era...” mormorò il barone “... era solo? Non aveva un uccello con lui?” “Milord?” Fissandolo stupito il Maresciallo. “Un uccello...” pensieroso Ferico “... una bellissima gabbianella blu...” “Il contadino non ha saputo dire altro...” disse Fagas “... ma se è stato davvero così folle da tornare, ci penseranno i miei uomini ad accoglierlo.” “Si...” annuì Ferico per poi lasciarsi cadere sul suo seggio. http://4.bp.blogspot.com/-WU6g-LZK05...in+hood+04.jpg |
Entrai lanciando uno sguardo gelido ai due uomini presenti, senza dare alcun peso alle solite, vuote parole di complimento da parte di Ferico.
Mi accorsi che mi mancava la conversazione con Jean e forse sarei stata disposta a mettere da parte la mia ira con lui. Forse, se avesse fatto un passo. Ricacciai i miei pensieri all'arrivo del Maresciallo. La sua agitazione presto contagiò anche il barone. Altafonte. Perché quel nome non mi era noto. Ma certo. Il libro. Ecco dove lo avevo letto. E forse anche ... Il barone sembrava davvero pensieroso e preoccupato. Chissà cosa c'entrava poi la gabbianella. Ma di certo la notizia aveva fatto passare il buon umore al nobiluomo |
“Questo genere di cene” disse Kostor a Clio “di solito sono una seccatura. Ma si dia il caso che i nobili sanno il fatto loro a tavola e una monumentale abbuffata è ciò che ci vuole adesso.”
“Attento che ti verrà la gotta!” Ridendo Estea. “Magari!” Annuì divertito Kostor. “Quando dovrò tirare le cuoia allora vorrò essere sazio e malato!” “Su, andiamo a prepararci.” Fece Elas. |
Frate Roberto sorrise ad Altea e guardò poi Alvaro.
“Un giovane cavaliere” disse il chierico “con nobili propositi. Molto bene. C'è sempre qualche impresa richiesta per il bene di noi stessi e di quello altrui.” “Ditemi, buon frate, chi necessita del mio braccio e vo a farmi onore, Maremma Eroica!” Esclamò Alvaro. “Conosco una famiglia di povera e buona gente...” fece il frate “... necessitano di aiuto ed il vostro sarà ben accetto.” “Che genere di aiuto?” Chiese Alvaro. “Andate presso di loro” spiegò il chierico “e saranno loro stessi a mostrarvi ciò di cui necessitano. Magari vi potrà accompagnare la nostra madama Altea, donna coraggiosa e generosa.” |
Il brigante rise di gusto a quelle parole di Gaynor.
“Lieto che lo spettacolo sia stato di vostro gradimento, milady...” disse divertito “... e vi dirò che sfiderei volentieri l'acqua fredda di quello stagno per allietarvi ancora ma, ahimè, immagino che una nobildonna come voi non si tratterrà ancora a lungo in questo bosco vista la tarda ora... anche se” fissandola “quel vivace rossore sulle vostre gote è forse indice che il freddo non vi abbia preso più di tanto... o forse potrei osare sperare che tale purpureo e accalorato aspetto lo si deve a quel certo spettacolo a cui avete assistito poco fa?” Facendole l'occhiolino. |
“Si...” disse il bambino, per poi prendere il sacchetto con le erbe “... grazie... quanto vi devo?” Mostrando a Gwen le poche monete che possedeva.
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Dovetti trattenere una risata..il dialetto tipico di Fiorenza era davvero particolare.
"Era quello che volevo dire a ser Alvaro, qui di imprese eroiche ve ne sono poche.." un sorrisetto..bene non te lo leverai da torno tanto facilmente a quanto pare. Guardai il frate.."Vi ringrazio per avermi chiamato madama e pure per i complimenti..e so da voi sinceri..diteci dove si trova questa famiglia, e andremmo subito ad aiutarla, però poi, gentilmente, intercederete voi col taverniere" e sorrisi benevolmente al frate, aspettando le sue direttive. |
Sorrisi teneramente al piccolo.
"Mi devi solo delle notizie sulla salute di tuo nonno dopo che avrà bevuto quella tisana. Torna da me domani pomeriggio, o anche verso sera, per dirmi come sta e se non mi troverai, parla con madama Bettina, lei mi riferirà sicuramente" accarezzandogli la morbida guancia "Ora va', svelto!" |
Risi a quelle parole di Kostor.
"Ben detto amico mio.." battendogli una sonora pacca sulla spalla "Te vecchio proprio non ti ci vedo.." scuotendo la testa, divertita. Così, raggiungemmo i nostri alloggi per prepararci alla serata. "Fatevi belli.." salutai, prima di entrare nella mia stanza. Non sottovalutavo mai l'immagine che trasmettevamo agli altri, nobili in primis. Sapevo bene quanto l'abbigliamento fosse importante per quel genere di persone, ed era poco utile agli affari avere un aspetto trasandato. Già, lo sapevo bene, pensai con un sorriso lontano mentre osservavo il mio esiguo bagaglio decidendo cosa mettere. Lo sapevo meglio di ogni altro Montanaro, probabilmente. "Sei in ritardo!" la voce acuta eppure imperiosa della mia prozia mi scosse dai miei pensieri. Il mio sguardo perplesso incrociò il suo, per poi spalancarsi. Me n'ero completamente dimenticata. "Non vorrai venirci conciata così, vero?" osservando i miei panni sporchi e sudati con cui mi ero appena allenata col mio maestro d'arme. "No, zia, scusa, sarò pronta in un attimo.." con un sorriso di scuse. "In un attimo?" guardandomi torva lei "Non ci vuole un attimo per prepararsi ad un evento del genere... non vorrai farmi fare brutta figura?". Nascosi una risatina divertita a quelle parole, osservando per un momento la donna che mi era davanti. Da giovane era stata una di quelle meraviglie che capitano raramente sulla terra, di una bellezza da fare invidia ad Afrodite in persona. E anche ora vaghi rimandi si potevano scorgere sul suo viso, seppur segnato da rughe, il portamento era rimasto sinuoso e fiero, la pelle bianchissima e gli occhietti azzurri e vispi come quelli della mia amata nonna. Era quella l'eredità di cui andavo più fiera, il segno inconfondibile del sangue di Lortena che mi scorreva nelle vene. Lì dove il buon vino è quasi una religione, lì dove il sorriso di uomini laboriosi è illuminato dalle montagne innevate. Lì affondavano le radici della famiglia di mia madre, (con cui per altro lei non sembrava avere niente a che fare), pur essendo a Miral da una generazione conservavano ancora quel sangue nelle vene, e quello spirito nel cuore. "Devo ricordarti il nostro patto?" guardandomi severa. Io sorrisi, come potevo dimenticarlo? Al di là che la zia lo tirava fuori ogni due per tre, era molto vantaggioso per me. Ah, se i miei mi avessero permesso un simile scambio, avrei potuto restare casa. Ma loro non capivano, per loro ero un incomodo, per quello mi avevano mandato a Sygma dalla zia, ormai vedova. Per loro sarà stata una punizione, ma per me era stata una manna dal Cielo. "Naturalmente zia, sarò impeccabile, non temere..." con un sorriso. Lei sorrise "Mi raccomando, tutti sanno chi sei, dopotutto.. non puoi permetterti di fare brutta figura, o ne risentirebbe l'immagine di tuo padre, e del ducato intero..". Annuii sorridendo. Oh, ma come amavo quelle responsabilità che gravavano addosso. Quel nome ingombrante, che mi seguiva ovunque andassi, che mi imponeva di essere sempre impeccabile. Anche a Sygma, dove molti a malapena conoscevano Miral. Ma la zia ci teneva, e io avevo promesso, quindi mi diressi docilmente nei miei alloggi, dove mi aspettavano già due ancelle per aiutarmi. Dopo il doveroso bagno post allenamento, quando i miei capelli tornarono ad essere profumati di lavanda, osservai l'armadio e tutte le meraviglie che conteneva. Miral era famosa per le sue preziose sete e per il gusto nel vestire, dal nobiluomo al popolano, si diceva. E se era vero per gli uomini, lo era ancora di più per le donne, già di per sé vanitose. Io non ero immune al fascino di quei vestiti, dai tessuti impalpabili, le linee sinuose e dai modelli ricercati. Quella, dopotutto era un'occasione speciale. Scelsi così un abito di finissima seta viola, con ricami in bianco e nero, un'ampia scollatura quadrata, le maniche leggere ed eteree, una linea scivolata che si allargava leggermente, donandomi un portamento leggiadro. Una raffinata cintura sottolineava la vita, ed un piccolo diadema con lo stemma di famiglia impreziosiva i miei capelli. Il lupo e la vipera erano scolpiti magistralmente tanto che solo un intenditore li avrebbe distinti e riconosciuti come simboli araldici dei Lorendal, signori di Miral. L'ostentazione non era ben vista nella mia bella città, dove si preferiva di gran lunga un'eleganza discreta. Osservai allo specchio il risultato di quella preparazione con un sorriso compiaciuto. Era ora di andare. E tutto sommato non mi dispiaceva così tanto. Al passaggio di un pensiero impertinente nella mia mente, le mie gote si arrossarono appena per un momento. Un breve istante, poi un respiro disciplinato lo scacciò rapidamente. Ero pronta ad andare. L'immagine che mi rimandava lo specchio ora era molto diversa. Eppure il mio sorriso era diverso, era un sorriso compiaciuto e fiero. Quello era il mio vero riflesso, quella ero davvero io. Come quel giorno lontano, restai ad osservare il risultato delle mie scelte allo specchio. I Montanari si vestivano prevalentemente di nero, e la cosa non mi dispiaceva affatto, dato che era un colore che adoravo, e faceva risaltare la mia pelle che continuavo a mantenere chiarissima. Forse avrei dovuto lasciare che il sole la scurisse, e magari tingere i capelli in modo che Lila scomparisse. Ma sarebbe stato come privarmi del sangue che mi scorre nelle vene. Alla fine non era servito, erano passati cinque anni ormai. E anche se un tempo tutti conoscevano Lilian de Lorendal, ormai nessuno avrebbe ricordato più il suo nome, tantomeno il suo viso. Così come nessuno sapeva che fine avesse fatto. Ormai l'avranno data per morta, e in un certo senso, lo era davvero. Guardai nello specchio alla ricerca forse di quella ragazza, ma non la vidi. Un corpetto nero che non aveva niente da invidiare a quello delle dame più eleganti, stretti pantaloni, neri anch'essi, come gli alti stivali. Una cintura metallica reggeva il fodero della formidabile Damasgrada. Non mi armai più di tanto, considerando che doveva essere una semplice cena. Presi una giacca da indossare sopra il corpetto. La indossavo in situazione come quelle perché non era comodissima per combattere. Sorrisi. Ecco, quello era il mio riflesso. Quella ero io, Clio. E non arrossiva così facilmente, pensai con un sorriso divertito. Sentii del vociare, e mi voltai per un momento verso la porta: probabilmente erano già pronti. Raggiunsi gli altri, e ci dirigemmo verso il grande salone. https://media.giphy.com/media/G9wTwbxPr5IyI/giphy.gif |
Mi ero spinta troppo oltre in quel gioco malizioso. Una parola in più e tornare indietro sarebbe stato impossibile. Abbassai lo sguardo e risposi: "Milord, sono stata imperdonabile andando contro tutte le più elementari regole della buona creanza e spero non vogliate continuare a sottolineare la mia sfacciataggine... Però posso dirvi che avrei piacere se voleste restare un po' con me, dopo che vi sarete rivestito, naturalmente... Vorrei raccontarvi ciò che mi è accaduto ieri e, perché no, godere un po' della vostra amabile compagnia..." terminai d'un fiato, con le gote ancora rosse e il fuoco nel cuore.
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