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Ascoltai Odette alzando gli occhi al cielo..pure lei ne era rimasta affascinata.
"Nulla, non preoccuparti" risposi..se avesse continuato con i suoi toni bruschi e il suo fare critico ne avrei parlato con mio padre. Mi affacciai guardando il mare, un desiderio irrefrenabile di sapere cosa vi era oltre quella vasta distesa di acqua si impadronì di me. Scrollai le spalle...e guardai le case raffinate decorate con buongusto vicino. Fino ad oggi non avevo fatto amicizia con nessuno qui a Las Baias, iniziavo a destare quella isola, era diventata una sorta di prigione. |
“Analopel...” disse sorridendo Musan a Talia “... io sono vostro amico e perorerò sempre la vostra causa. Anche al punto di difendere, per quanto possibile, la vostra scialba testimonianza. Vedete, avete affermato di aver visto Passapour quando invece, per sua stessa ammissione, in quel momento era a Balunga a trucidare il Viceré e la sua corte. Dunque, capirete che sua eccellenza
nutrirà molti dubbi sulle vostre intenzioni, Analopel...” si avvicinò di nuovo a lei “... ora però rasserenatevi... farò di tutto per tenervi fuori da questa storia... dovete fidarvi di me, visto che sono il vostro unico e solo protettore... perchè in una simile situazione, nel bel mezzo di un vero e proprio incidente diplomatico tra Olanda e Spagna, capite anche voi che vostro padre e la sua Compagnia di mercanti ben poco possono fare... e so che apprezzerete queste mie attenzioni per voi, Analopel..." Ma proprio in quel momento si udirono delle voci. Qualcuno dall'altra parte del corridoio parlava ad alta voce. Un attimo dopo la porta si aprì ed un saldato entrò. “Cosa succede?” Chiese Musan. “Signore, è giunto il signor Philip Van Johinson, insieme ad un altro uomo della Compagnia.” Rispose il soldato. “E chiede di vedere subito sua figlia.” “Voglio vederla ora!” Si udì dal corridoio. “Fatemi vedere mia figlia, altrimenti Amsterdam sarà avvertita di tutta questa storia!” Musan allora uscì nel corridoio. “Tranquillizzatevi, signor Van Johinson.” Fece lo spagnolo. “Vostra figlia sta benissimo. Venite a vedere voi stesso. E' qui la vostra perla.” Philip allora entrò nella stanza, seguito da un altro uomo che era con lui e subito abbracciò sua figlia. “Va tutto bene, Talia?” Domandò preoccupato. |
Annuii a quelle parole.
"Si, certo... Un piano..." Sospirai. "Cercherò di parlare a Giuff... Mi inventerò qualcosa... Ma sappiate che la sua fiducia è difficile da ottenere. Ci ho messo un secolo a far si che non mi considerasse un oggetto. E non credo nemmeno di esserci riuscita totalmente. Tuttavia spera ancora nel denaro del mio Guerenaiz, anche se ha cercato di fregarlo l'ultima volta" dissi strizzando l'occhio destro. "Bene, andrò a cercare di capire cos'ha in mente quel dannato Gufo Nero!" Portai una mano al capo in segno di saluto e me ne andai verso l'interno della locanda. Qui gli uomini erano come raddoppiati e a stento riuscivo a distinguere quelli di Giuff dai nuovi venuti. Ma poi vidi il capitano, con una bella moretta sulle ginocchia, e mi avvicinai a lui. Mi sedetti al tavolo con gli altri. "Volevate vedermi, capitano? Boyuke sembrava preoccupato che scappassi" dissi con un sorriso divertito. "La fuori ci sono quei nuovi venuti terrorizzati per la prova che dovranno affrontare." Sorrisi prendendo un bicchiere di rum, lasciato lì da qualcuno.. Bevvi un sorso e lo posai subito sul tavolo, disgustata. "Ah, non so come fate a bere questa roba!!" Esitai, temevo che ogni mia parola potesse scatenare una reazione nefasta. "Sapete, non riesco a immaginarmi come mettiate alla prova i nuovi arrivati.. Noi, nell'esercito inglese, di solito.. Beh ufficialmente devono superare una "missione", per valutare forza e intelligenza" sorrisi, beffarda "ma non sarai mai uno del gruppo se non hai affrontato in duello il più grosso e gradasso di turno! Questo ufficiosamente, s'intende!" E feci l'occhiolino al capitano. Sospirai, come se cercassi la risposta alle mie domande nel muro davanti a me, che continuava a fissare da un angolo all'altro. "Infondo, come si dice? Tutto il mondo è paese... " |
Sesc fece per uscire dalla stanza ma poi, all'improvviso si voltò e mi baciò.
Il suo gesto inaspettato mi colse alla sprovvista e la mia reazione tardò ad arrivare. Dopo un secondo che mi sembrò eterno, finalmente il mio cervello riprese il controllo del mio corpo. La mia mano si scontrò con fragore con la guancia di Sesc rompendo il silenzio della sera. Il mio palmo formicolava e il mio intero corpo fu preso da un fremito, non so se di rabbia, di vergogna o di qualcos'altro...guardai il volto del giovane, sul quale era rimasta l'impronta delle mie dita. "Il coraggio, signore, è una qualità ben lontana dal vostro oltraggioso comportamento. La vostra morale non è paragonabile neppure al più meschino e sudicio animale che abbia mai popolato questa terra!" Lo schiaffo che gli avevo tirato mi aveva invogliato a continuare a sfogare la mia rabbia per i suoi modi ma, ripensando al colonnello e alla sua ospitalità, dovetti trattenermi nuovamente. |
Si volto' senza indugiare oltre, i suoi modi continuavano ad essere gentili e ben disposti.....guardava la strada o forse non guardava nulla, potevo ricostruire la sua stazza, la sua fisionomia...il colore dei suoi occhi cosi' cangianti quando pace o rabbia lo accoglievano, stavo con lui da cosi' poco e mi sembrava di conoscere ogni cosa, alle vote pensavo ai miei genitori, una vita serena piena di impegni e io in mezzo.....tra dame di buon rango e uomini che odoravano di sigaro e whisky.....ma tra loro quale intimita', poca...nessuna..........quasi due mondi cosi' diversi che dovevano attrarsi per amore o per forza........ero stata cresciuta con amore avevo tutto quello che potevo desiderare....ero stata vizziata da mia madre e di nascosto anche mio padre aveva fatto lo stesso.....ma non avrei mai voluto una famiglia come la mia........la mia famiglia si sarebbe dovuta basare sull'amore....e se non fosse successo, sarei rimasta un'allegra zitella....mi vestii in fretta, bene ero pronta..." Sono pronta Storm, sono certa anche io che andare dal Console non sia un' idea meravigliosa......allora sono tutta vostra....Ingrid ci aspetta"......gli porsi la mia mano.....pensai prendila e andiamo via....." Se vi succedesse qualunque cosa Storm, mi dispiacerebbe veramente tanto......siete stato l'artefice di tutto questo guaio.....ma alla fine, credo al destino.....meglio mi siate capitato voi che qualche altra cosa......"....
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Il mio sguardo era fisso in alto, immobile su Musan... ero spaventata, preoccupata, tesa... e non riuscivo a smettere di pensare a quanto sciocca e avventata ero stata ad andare lì da sola, non riuscivo a smettere di pensare a tutto ciò che era accaduto, alle parole dello spagnolo, alle sue allusioni...
Poi d’un tratto udii quella voce gridare nel corridoio... sussultai nell’udirla e, quasi senza accorgermene, ripresi a respirare... “Papà!” dissi, balzando in piedi e correndo ad abbracciarlo quando entrò nella stanza. Ero felice, sollevata... probabilmente non ero mai stata tanto felice di vedere mio padre come in quel momento. “Sto bene!” dissi alla sua domanda “Si, sto bene... stavo solo... solo rispondendo a delle domande... il signor Musan mi stava facendo delle domande...” Improvvisamente mi accorsi di avere una gran voglia di raccontare tutto a mio padre... ciò che pensavo, ciò che sospettavo, ciò che Musan aveva detto e ciò che mi spaventava... ma non ero così sciocca da pensare di poterlo fare lì, o da non sapere quanto sarebbe stato opportuno che Musan mi credesse totalmente in suo potere... Esitai, rimandando dunque ciò che avevo da dire a mio padre a quando fossimo rimasti soli... “Ma ora...” mormorai “Ora sono davvero stanca e molto provata... e ciò che vorrei tanto, più di qualsiasi altra cosa è tornare a casa... a voi non dispiace se io e papà ce ne andiamo, vero Juan?” |
Il pomeriggio e la sera trascorsero pigre alla villa della famiglia di Altea, con un vago senso di irrequietezza e forse malinconia avvertiti dalla ragazza.
Le notti flegeesi sapevano essere magiche, incantate, eterne, con il mare in lontananza che faceva giungere sul litorale il fruscio delle sue onde e l'odore di salsedine. Le stelle apparivano come la cornice ideale per quel mondo, fatto, durante la notte, di luci soffuse, incerte, sfocate e distanti che sapevano dare a tutto un'immagine fiabesca e fatata. Talvolta lungo l'orizzonte apparivano bagliori lontani, che poi, pian piano, sparivano nel nulla, come rapiti da chissà quale magia. E nel fissarli Altea immaginava navi lontane, dirette chissà dove, destinando ai loro equipaggi avventure che lei poteva solo sognare. Passata la notte, come spesso avviene, l'alba giunge e porta via i sogni più deboli, quelli che riteniamo destinati ad altri e non a noi, lasciando poi un senso di smarrimento e di vaga inquietudine. Al mattino, come sempre, tutta la famiglia si riunì per la colazione, stavolta non in giardino ma in una luminosa veranda. Poco dopo Hitiky avvertì che Lin era giunto. Così, Altea e il suo maestro si ritirarono in biblioteca per studiare. “Prima di cominciare la lezione” disse Lin alla ragazza “volevo scusarmi per il mio comportamento di ieri... sono stato davvero imperdonabile e vi chiedo scusa... vi prometto che non accadrà mai più...” la fissò “... posso sperare nel vostro perdono?” Sorrise. “Ma badate che non accetterò alcun rifiuto... anche perchè, per guadagnarmi il vostro perdono, mi sono permesso di farvi un piccolo regalo...” |
Sesc si portò una mano sul viso e cominciò ad accarezzarsi la guancia appena colpita da Cheyenne.
“E' una carezza per me questa...” disse con quel suo sorriso di indifferenza “... ho sentito dire che le selvagge sono più passionali delle nostre donne e volevo accertarmene di persona...” la fissò “... e comunque non ho commesso alcun oltraggio... sei una schiava no? Una concubina... ed io qui un giorno sarò il padrone... come vedi ho solo assaggiato ciò che un giorno sarà mio... e togliti quella fierezza che ostenti tanto, perchè infondo sei solo una serva... e smetti anche di apparire offesa... tanto so che ti è piaciuto...” voltò le spalle e si diresse verso la porta fischiettando “... ah, dimenticavo...” fissandola di nuovo “... stanotte l'aria è deliziosa e resterò in giardino a fissare le stelle... magari ti interessa...” rise di gusto ed uscì dalla stanza. Poco dopo giunse il colonnello. “Vedo che sei già scesa.” Disse fissando Cheyenne. “Spero di non averti fatto attendere troppo.” E ordinò ai servi di portare la cena in tavola. |
“Certo che vi dispiacerebbe.” Disse Stormo voltandosi e prendendo la mano di Elisabeth. “Del resto sono io che devo portarvi dalla vostra domestica.” Le fece l'occhiolino. “Dunque vi consiglio di starmi vicina. Molto vicina, altrimenti potrei volare via...”
Scesero così al piano inferiore e Storm pagò il locandiere. Uscirono allora fuori e si accorsero che i due soldati non c'erano più. “Bene...” mormorò Storm “... erano in buona fede...” si guardò intorno “... devo avvertirvi, cara moglie, che le nostre finanze sono tutt'altro che rosee. Ho pagato questo inaspettato soggiorno in locanda con le poche monete che ho trovato a casa di Odeys. E ora per muoverci da qui abbiamo bisogno di una carrozza... vedete quella deliziosa sartoria dall'altra parte della strada?” Indicando il punto ad Elisabeth. “Bene, attendetemi là. Cercherò di fare il prima possibile.” E si allontanò. Ritornò dopo circa un quarto d'ora alla guida di un calesse a due posti, di quelli utilizzati dai signori del posto per passeggiare in città. Saltò giù ed aiutò Elisabeth a salire. |
Clio era entrata nella locanda e lì trovò una masnada di filibustieri tutti intenti a bere e spassarsela senza farsi troppi problemi.
E tra questi vi era Giuff che appariva come il più gaio di tutti, con una bella moretta sulle ginocchia. “Ah, tu parli troppo, ragazza...” disse il capitano a Clio, quando ormai il rum aveva già da tempo cominciato a fermentare nella sua testa “... e chi ti ha detto poi di dare confidenza a quei due? Ora ti metterò un bel bavaglio, oltre che catene per tenerti ferma...” “Su, capitano, bevete ancora un po'...” sorridendo la moretta e porgendogli altro rum. “Ah, tu si che sai come trattare un uomo, bellezza!” Fece il pirata. “Però profumi troppo di fiori di campo per i miei gusti...” portò la bottiglia alla bocca e cominciò a bere di nuovo, per poi sputare un po' di quel rum sul viso della donna che teneva sulle ginocchia. “Ecco!” Esclamò divertito. “Ora odorerai come piace a me!” E la spinse a terra, mentre tutti i suoi uomini ridevano forte davanti a quella scena. Si voltò di nuovo verso Clio. “Sei ancora qui?” Sbottò. “Sai che sei seccante? Vuoi sapere della prova? E sia! Sappi allora che quei due là fuori dovranno dimostrare il loro valore appena salperemo di nuovo! Al primo arrembaggio, infatti, loro due avranno l'onore di saltare per primi sul ponte dell'altra nave! E se sopravviveranno, allora si saranno guadagnati la mia fiducia ed un posto nella mia ciurma!” Tutti esultarono davanti a quell'antica costumanza molto in voga fra i pirati. “E ora togliti di mezzo!” Con astio verso Clio. “Devo parlare d'affari con il mio prossimo socio...” si guardò intorno “... ma dov'è finito capitan Guisgard?” “E' nell'altra stanza, capitano.” Rispose uno dei suoi. “Se ne sta sempre da solo...” mormorò il Gufo Nero “... strano tipo davvero... e sia, gli farò visita io allora...” e andò nella stanza accanto. |
Musan osservò l'abbraccio fra Talia e suo padre con un vago sorriso sulle labbra.
“Il mio nome” disse lo spagnolo fissandola “suona sempre meravigliosamente quando è scandito dalla vostra voce, Analopel. E potrei mai negarvi qualcosa?” “Interrogare qui mia figlia” intervenendo Philip “è stato un atto inqualificabile ed intimidatorio! E ne risponderete voi e i vostri superiori!” “Io rispondo solo a sua eccellenza, signore.” Fissandolo Musan. “E comunque non vedo per quale motivo debba esserci astio fra noi. E' stata vostra figlia a chiedere di poter incontrare Passapour in rappresentanza di suo nonno. E vi assicuro, come lei stessa potrà confermare, che non c'è stata alcuna intimidazione da parte mia e dei miei uomini.” “Da oggi, riferite a chi di dovere, i miei familiari risponderanno alle vostre domande solo in presenza del signor Aron Blind” indicando l'uomo che era giunto con lui “che è eminente avvocato della Compagnia delle Flegee Occidentali!” “Riferirò, non temete.” Con tono fermo Musan. Philip allora prese sua figlia e con Blind lasciarono quel luogo. Per tutto il tragitto non disse nulla. Giunti a casa, dopo che anche Maria abbracciò Talia, Philip pregò la servitù di occuparsi della ragazza. “Ora va con loro.” Disse a sua figlia. “Riposati e quando ti sentirai meglio scenderai in giardino. Io sarò lì con il signor Blind. E così potrai raccontarmi tutto.” |
Sesc se ne andò e poco dopo giunse il colonnello.
Mi sedetti a tavola cercando di mantenere la calma e non fare trasparire cosa era appena successo. Ringrazia ancora il colonnello per il bel pomeriggio passato in città. I servitori iniziarono a portare in tavola cibi favolosi e esotici di cui non sapevo neppure il nome. Ad un tratto, con noncuranza chiesi al colonnello " Perdonate colonnello, ma non vedo vostro nipote al tavolo, è usanza che non ceni mai con voi?" |
" Volerete via come il vento Storm ?....allora disegnero' uno stormo di uccelli per inseguirvi"...Risi e lo feci con serenita'..lo vidi pagare cosi' come avrebbe fatto un uomo con la sua donna....ed uscimmo dalla locanda, sembrava che tutto scorresse nella normalita', ol porto era pieno di gente...urla di marinai, odore di pece e di salsedine e il luccichio del mare, che quasi accecava.....mi resi conto che parlava di soldi. aveva ragione....i soldi..." Storm, ho dei soldi alla locanda......sono abbastanza per non avere problemi, mi sarebbero serviti a comprare casa e a vivere serenamente.......ma devo andarli a prendere non pensavo di doverli portare con me "......ero una gran sbadata, i soldi non dovevo mai lasciarli in luoghi poco sicuri, ma buon Dio era la prima volta che uscivo il naso fuori di casa e gia' mi sembrava che il cervello mi scoppiasse, quante cose a cui pensare.....e Ingrid...lei era il pensiero piu' grande...." Vi apsettero' qui...state tranquillo".......Lo vidi come promesso arrivare poco dopo, a me sembro' un tempo infinito.....mi avrebbe mai abbandonata ?......ogni tanto in quei giorni il terrore di rimanere sola mi era arrivato gelido lungo la schiena..ma cosi' come si fa con un grosso boccone amaro lo avevo buttato giu'....." Avete buon gusto Storm e' una bella carrozza.....ma dobbiamo prendere i soldi alla locanda dove sono arrivata la prima notte, dovrei pagare e portare tutto via, o la cosa potrebbe diventare sospettosa...infondo sono ancora passibile di controlli....non e' cosi' che funziona?.."........rimasi a guardare la strada davanti a me...lui si sarebbe accorto prima o poi che non ero una donna di quelle che avevano una grande esperienza della vita...mi avrebbe presa per una ragazzina vizziata....e senza conoscenza, ed in realta' quella ero...e la cosa mi dava fastidio....
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Ascoltai il maestro Lin in silenzio...sembrava veramente pentito, la cosa mi fece piacere non fosse altro per il fatto che avesse ammesso di aver sbagliato.
"Una sorpresa..? Non preoccupatevi maestro, io non porto rancore verso nessuno e sono lieta che voi abbiate capito anche la mia sfuriata." Ero molto curiosa di sapere di che sorpresa si trattasse..speravo fosse anche positiva. |
Il colonnello scosse il capo a quelle parole di Cheyenne.
“Mio nipote” disse “purtroppo non rispetta nessuna regola, né sembra conoscere alcun precetto. E' un ribelle che vive infischiandosene di chiunque altro non sia se stesso. Ho cercato in tutti i modi di cambiare questo suo comportamento, sia con la comprensione, sia con l'autorità, ma pare abbia fallito. Ma ormai mi sono abituato a questo suo modo di vivere... diciamo che ognuno vive la propria vita... spero solo che non giunga mai ad importunare te, altrimenti sarei costretto a prendere seri provvedimenti stavolta.” La cena proseguì allora col colonnello che cercò subito di cambiare discorso. Non amava molto parlare di quel suo nipote così impetuoso. Finito di cenare, l'uomo mostrò a Cheyenne una scacchiera molto particolare. Era antica e di ottima fattura, risalente al XIV secolo e proveniente da Toledo. “Io adoro il gioco degli scacchi...” fece lui “... tu lo conosci? Altrimenti ti insegnerò io a giocare...” La serata trascorse così, fino all'ora in cui il colonnello, salutata Cheyenne, si ritirò per la notte. |
Non me lo feci ripetere due volte.
Mi alzai, in silenzio e disgustata dalla tavola di capitan Giuff. Raggiunsi velocemente la porta sul cortile e mi guardai indietro ad osservare la scena, rabbrividii. Spinsi la pesante porta di legno e mi ritrovai fuori, sotto il tepore di una leggera brezza. Dapprima non vidi nessuno, pensai che anche Guerenaiz fosse entrato nella locanda insieme al suo guardiamarina. Ma poi, seduto su una panca seminascosta lo vidi. Sorrisi, e mi avvicinai lentamente, per non spaventarlo. "Che ci fai qui fuori tutto solo, marinaio? A quanto ho sentito potrebbero essere i tuoi ultimi giorni su questa terra, dovresti sfruttare meglio il tuo tempo!" Gli feci l'occhiolino. "Dovresti andare dentro e sceglierti una bella ragazza per la notte...potrebbe essere l'ultima occasione, dato che al prossimo arrembaggio salterai per primo." Scossi la testa, ripensando a Giuff e alla moretta che teneva sulle ginocchia. "Maledizione, che animali..." Bisbigliai. Guardai Guerenaiz negli occhi, mi avvicinai a lui : "Avere un nemico comune ci rese potenziali alleati... Portami via da qui... Poi lasciami venire con te... " Appoggiai i gomiti alle ginocchia, sporgendomi in avanti. "Ho visto atrocità di ogni tipo vivendo in un accampamento... Massacri perpetrati da una parte e dall'altra...." Sospirai "...pensavo che nulla ormai potesse impressionarmi... Ma questo è davvero troppo... Almeno si rispettavano le stesse regole... Lo stesso codice d'onore..". Un risolino divertito mi sfuggì dalle labbra... : "comincio a rimpiangere di non essere stata acciuffata da quei dannati soldati olandesi!". Mi fermai, con gli occhi sbarrati, rammentando di aver accanto uno di loro. "Senza offesa, marinaio..." Strizzando l'occhio. |
Esitai... non volevo andare in camera mia, volevo subito raccontare tutto, volevo che sapessero subito tutto quello che sapevo io... o che credevo di sapere.
Ma la mamma di Jamiel fu inflessibile: mi circondò le spalle con un braccio e, senza sentire ragioni, mi condusse nella mia camera. Qui trovai ad attendermi un bagno caldo, poi un fresco abito pulito ed infine una tisana distensiva... non opposi alcuna resistenza a tutto questo, lasciando che la buona donna si prendesse cura di me. Infine mi lasciai sprofondare sulla mia poltrona, di fronte alla finestra, sorseggiando quell’aromatica tisana fumante... Il sole del primo pomeriggio era alto, quel giorno, e si specchiava sul mare, rifrangendosi tra le onde in mille e più scintille di luce. Io, immobile sulla banchina, ne respiravo ad occhi chiusi il profumo... mi piaceva ascoltare il silenzio, rotto solo dal debole infrangersi delle onde sugli scogli sotto di me, mi piaceva stare con il viso al sole in quelle tiepide giornate di tardo autunno... Improvvisamente dei passi proprio dietro di me infransero quel silenzio... tuttavia non mi mossi. Conoscevo quei passi, li avrei riconosciuti tra mille. Lui si avvicinò, restando tuttavia qualche passo dietro di me... attesi per qualche momento, poi sorrisi... “Iniziavo a pensare che non saresti più venuto...” mormorai. “Nutri davvero così poca fiducia in me?” domandò quella voce alle mie spalle. Il mio sorriso si allargò... e mi voltai a guardarlo. “Sai che non è così... ma desideravo così tanto che tu arrivassi che...” Anche lui sorrise... “Ho fatto il prima che mi è stato possibile...” “Lo so!” risposi, tornando a guardare il mare. Per qualche tempo restammo così... con la sua mano che stringeva la mia, osservando le onde che si rincorrevano... “Sai...” dissi ad un tratto “Ho fatto un sogno stanotte... un sogno orribile... mi sono svegliata di soprassalto e sono rimasta scossa per buona parte della mattina...” Lui si avvicinò di mezzo passo... il suo sguardo era cupo, ora, vagamente preoccupato... “Davvero?” mormorò “Che cosa hai sognato?” “Ho sognato...” esitai per un attimo, cercando le parole per spiegare quell’orribile sensazione che avevo provato “Ho sognato che ero... come... come tenuta prigioniera. Ed ero spaventata. Ma non potevo fuggire... avevo paura che, se fossi fuggita, se la sarebbero presa con le persone cui volevo più bene... con il nonno, per esempio...” La mia voce tremò appena. Lui mi osservava in silenzio... i suoi occhi erano fissi nei miei, quasi desiderasse entrare nella mia anima per scovare cos’era che l’aveva tanto turbata... “Chi?” domandò poi, dolcemente “Chi ti teneva prigioniera?” “Non lo so...” dissi scuotendo appena la testa “Non so chi fosse... ricordo solo che ero molto spaventata... ed ero preoccupata...” “Capisco... e come finiva il tuo sogno? Cosa accadeva dopo?” “Non lo so...” mormorai tristemente “Perché poi mi sono svegliata e dunque non so cos’è accaduto...” “Davvero?” sussurrò, dopo un momento di silenzio, carezzandomi appena la guancia “Strano...” “Perché dici che è strano?” domandai, sollevando gli occhi nei suoi. Sorrise... “Perché io, invece, so com’è finito quel sogno...” “Davvero?” domandai. “Certo!” “E come lo sai?” “Oh, beh... l’ho sognato!” “Oh...” sorridendo a mia volta “E vuoi raccontarmelo?” Lui mi osservò per qualche momento, in silenzio... i suoi occhi ardevano nei miei... mi sfiorò con un dito la guancia, poi lentamente mi cinse la vita e mi attrasse a sé... “Chiudi gli occhi...” sussurrò allora al mio orecchio, tenendomi stretta “Chiudi gli occhi ed immagina... immagina di guardare l’orizzonte, aspettandomi... immagina di pensarmi così intensamente da farmi giungere la tua voce ovunque io sia... immagina tutto questo... ed io ti racconterò cosa è accaduto nel tuo sogno, così saprai di non dover avere paura mai più...” Battei le palpebre, avvertendo quel ricordo scivolare via... lo trattenni con me ancora per qualche momento, crogiolandomi tra i suoi colori ed i suoi sussurri, chiudendo gli occhi ed immaginando di fargli arrivare la mia voce ovunque fosse... ma poi dovetti lasciarlo andare. La tisana era finita, ormai, quasi senza che me ne fossi accorta... non sapevo quanto tempo era passato, ma sapevo che era giunto il momento di scendere. Poggiai quindi la tazza vuota sul davanzale della finestra ed uscii dalla mia stanza, diretta in giardino. Qui, sotto la pergola, trovai mio padre intento a confabulare fittamente con il signor Blind... Mi avvicinai lentamente, salutandoli con un piccolo inchino. “Buon pomeriggio, signor Blind...” iniziai a dire, dopo essermi seduta dietro loro invito “Padre... innanzi tutto volevo chiederti perdono... sono stata sciocca ed ingenua a chiedere di poter vedere Passapour. L’ho fatto principalmente per prendere tempo, giacché quei soldati erano giunti qui per il nonno proprio nel momento in cui tu non eri a casa. E poi l’ho fatto perché pensavo, stupidamente, che mi avrebbero davvero lasciata parlare con Passapour... perché... padre, io ho vissuto per molti anni in Olanda e dunque conoscevo bene quell’uomo... poteva avere molti difetti, poteva aver avuto una vita travagliata e difficile... ma sono assolutamente certa, e tu devi credermi, che non fosse un assassino: non avrebbe mai e poi mai trucidato quelle persone indifese. E’ follia pensarlo! Così come è follia credere che il nonno possa aver commissionato una cosa del genere! Eppure Musan sostiene questo... sostiene che Passapour abbia confessato tutto questo e poi, subito dopo, provvidenzialmente, sia morto tentando la fuga!” Tacqui e li fissai per un momento... “Il signor Musan ha molto insistito su questo punto. Così come ha insistito sul fatto che, qualora tutto ciò fosse stato confermato, ne sarebbe naturalmente scaturito un increscioso incidente diplomatico, che avrebbe coinvolto tutti noi... ed in tutto questo, oggi, il signor Musan si è posto come mio, e nostro, unico e solo possibile protettore!” Di nuovo la mia voce si spense... i miei occhi rimasero in quelli di mio padre per qualche momento, poi si spostarono sull’avvocato... “Signor Blind, voi non mi conoscete... e mi rendo conto che, di quanto vi sto dicendo, non avete che la mia parola. Ma dovete credermi... vi assicuro che non sono né una sciocca né una visionaria. Padre... tu sai che non mi sono mai permessa di intromettermi nei tuoi affari, e non lo farei neanche adesso se non temessi che ben altro si cela dietro le parole del signor Musan. Io, infatti, e vi prego di correggermi se sbaglio, non credo affatto di essere io il termine ultimo di questo terribile gioco... non sono così presuntuosa, né così sprovveduta... Musan ha premuto su di me semplicemente perché sono più fragile di voi e, a suo avviso, più facilmente controllabile, ha premuto sull’affetto che sa che nutro per mio nonno e sulla mia preoccupazione per la sua sorte... ma a me pare chiaro ed evidente come il fine ultimo di tutto questo, chi è maggiormente in pericolo su uno spettro più ampio di osservazione, siate invece voi: tu per primo, papà, e subito dopo la Compagnia tutta! Ed io ho il terribile timore che Musan desideri controllare me per poi poter giungere a voi!” Esitai per un attimo, poi lentamente soggiunsi... “Se il nonno venisse, seppur ingiustamente, accusato di quanto è accaduto a Balunga... temo che la Compagnia tutta ne risentirebbe. Ed ho paura che sia questa la mira di chi vi è ostile... e mi fa orrore la sensazione che ho avuto: la sensazione che desiderino usare me, a questo fine!” |
Philip ascoltò Talia senza interromperla e senza cambiare espressione del volto.
Era accigliato e tale restò per tutto il racconto della ragazza. Come se avesse intuito qualcosa di marcio in tutta quella storia sin dal principio. “Sei stata sciocca, Talia.” Disse alla fine. “Sciocca a poter pensare di affrontare da sola questa situazione. Si, è vero, sei l'anello debole in questo caso e perciò dovevi restarne fuori. Passapour è responsabile di se stesso e tu in nessun modo puoi proclamarti sua avvocata. La situazione è delicata, anzi grave. Per questo non voglio che tu ne sia più coinvolta. Il signor Blind è stato inviato dal Consiglio Generale della Compagnia e penserà lui a tutelarci. “Signorina, ascoltatemi...” intervenne Blind “... è chiaro che a Balunga è accaduto qualcosa di molto grave e forse quella strage nasconde altro. Non vi nego, come detto anche a vostro padre, che molti membri della Compagnia quasi annuiscono riguardo alla colpevolezza di Passapour, potendo così indirizzare tutte le attenzioni a qualche fazione inglese ostile a noi olandesi. Tuttavia, le presunte accuse dello stesso Passapour, che sembrano coinvolgere anche vostro nonno, mettono tutto in discussione e su un piano totalmente imprevedibile per noi della Compagnia.” “Signor Blind... ” fece Philip “... credo sia inutile continuare ad esporre i fatti. Mia figlia non deve esserne più coinvolta. Dunque, meno sa, meglio è.” “Comprendo.” annuì Blind. “Per questo” disse Philip “verrà con voi a Minisclosa. Non voglio che resti qui a las Baias ora. Preferisco saperla lontana e al sicuro. Almeno fino a quando tutta questa storia non sarà finita.” Si voltò verso Talia. “Partirai domani stesso col signor Blind. E a Minisclosa soggiornerai nella sede della Compagnia.” |
No nente dissi arrossendo mi scusi vi avevo scalbiato per un altra donna e mi allontanai senza creare casino e i sedetti ad un tavolo e mi guardai intorno
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L’anello debole... era vero, lo ero... nonostante questo le parole di mio padre, così secche, mi colpirono...
D’istinto aprii bocca per ribattere... Ma mi bloccai. Mi bloccai perché mi resi conto che aveva ragione, dopotutto... aveva ragione su tutta la linea: ero stata sciocca ed avventata, mi ero dimostrata l’anello debole in quella faccenda, mi ero dimostrata la più ricattabile e la più soggetta a ritorsioni... Richiusi, dunque, la bocca ed abbassai lo sguardo. “Si, padre!” dissi soltanto. E poi, pensai tra me, in fondo era già un vantaggio, almeno per il momento, poter scappare il più lontano possibile da Musan... mi inquietava quello spagnolo, fin dalla prima volta che lo avevo incontrato... e dopo l’ultima, forse, mi faceva anche un po’ paura! “Se dunque non ti occorre altro, padre...” dissi allora, alzandomi “Andrei a preparare le mie cose per la partenza! Avvocato Blind... con permesso!” |
Lin sorrise ad Altea.
“Dunque, per farmi perdonare” disse “oggi ruberemo un po' di tempo alla nostra lezione, anche se, forse, quel regalo di cui vi dicevo può benissimo avere un valore didattico.” Le fece l'occhiolino. “Ora usciremo dalla vostra bella dimora, ma stavolta senza prendere la carrozza. Faremo due passi all'aria aperta, dirigendoci così sul luogo di quel certo dono. Cosa ne dite?” |
"A piedi" risposi sorpresa.."volentieri..anche perchè sono davvero curiosa però prima vorrei chiedervi una cosa".
Presi le mappe che acquistai all'emporio.."Vedete questa piccola isola, la prima vicina a Las Baias..come si chiama, è sicura?Che ne dite se chiediamo domani a qualche marinaio di portarci e farmela visitare, almeno vedrei nuovi posti" lo osservai con aria di supplica. |
“Avanti, tocca a voi, capitano.” Disse Giuff a Guisgard. “Il primo che sbaglia, perde il premio.”
“Alè!” Fece la bella prostituta francese, lanciando poi in aria la moneta. Guisgard allora prese la mira e la centrò in pieno con la sua pistola. “Bel colpo, no?” Ridendo il corsaro. “Oui, capitano!” Esclamò la francese. “Ora tocca a voi!” Voltandosi verso Giuff. “Lancia, sono pronto!” Fece il Gufo Nero. La donna lanciò un'altra moneta e subito il pirata sparò con la sua pistola, mancando però il bersaglio. “Oh...” rammaricata la donna “... mancato!” “Accidenti...” scuotendo il capo Giuff “... ho perduto! Beh, allora il premio è vostro, capitano!” Baciando la bella prostituta e poi spingendola nelle braccia di Guisgard. http://malditovivant.files.wordpress...b107.jpg?w=640 “Lancillotto e Ginevra!” Disse Guisgard, restando poi a fissarla con un sorriso compiaciuto. “E ora? Come la mettiamo? Mi dai la vittoria?” “Ma niente affatto!” Esclamò lei. “Sono ancora in gioco! E rilancio con Tristano e Isotta!” “Mmm...” fissandola lui “... vedo che sei un osso duro... allora io dico... Teseo e Arianna!” “Beh...” alzando un sopracciglio lei ed assumendo un'aria vagamente dubbiosa “... in verità è Arianna che merita un posto tra i celebri amanti, non lui... Teseo era un gran farfallone.” “Oh, avanti, miss so tutto io, non divagare!” Replicò Guisgard. “Ti ricordo le regole... il primo fra noi che non riesce a trovare una coppia di celebri innamorati perde!” “Ricordo perfettamente le regole, mio caro.” Fece lei. “Sottolineavo solo un'ovvietà, ossia che Teseo era un farfallone. E della peggior specie.” Guisgard rise. “E se tu lo neghi, allora vuol dire che lo sei anche tu!” Aggiunse lei. “Cosa? Un eroe mitologico praticamente invincibile?” Sorridendo lui. “No, un farfallone!” Sbottò lei. “Ed ora lasciami pensare alla mia risposta... dunque...” Lui la fissava continuando a sorridere. “E non tentare di distrarmi, Guardiamarina!” “Ti sto solo guardando, Gioia mia.” Disse lui. “E' vietato? Anche perchè oggi quella frangetta che ti sei accomodata sulla fronte la trovo irresistibile!” “E' vietato tentare di distrarre il proprio avversario!” Rispose lei. “Comunque, mi spiace per te, ma dico... Perseo ed Andromeda!” “Accidenti...” scuotendo il capo lui “... ma ci sono ancora altre coppie? Ne avremo dette perlomeno una dozzina a testa...” “Ti arrendi?” “Io? Affatto!” Esclamò lui. “Mi chiedevo solo se ci fossero ancora innamorati da qualche parte fra mitologia e Amor Cortese...” “Che delusione!” Sorridendo lei. “Tu che ti vanti di essere il più romantico, un cavaliere d'altri tempi, tutto amore e cortesia, battuto da una piccola dama!” “Ah, è così?” Con sguardo di sfida lui. “Allora vediamo un po'... ecco, ci sono! Sei pronta? Io dico... Pietro ed Eloisa!” Con soddisfazione lui. “Come la metti ora? Ti arrendi?” “Mai!” “Ah, ma non abbiamo parlato della posta in palio... cosa spetta al vincitore?” “Sceglierà lui... o lei...” “Interessante!” Facendole l'occhiolino Guisgard. “Ora però lasciami pensare...” tornando a concentrarsi lei, mentre lui continuava a fissarla sorridendo. “Allora...” sempre pensierosa lei. “Non siam pescatori, non siam marinai, nei gelidi mari del Nord...” cominciò a canticchiare lui “... e tutte le sere andiamo a vedere le bianche scogliere di Dover...” “La smetti?” Contrariata lei. “Di fare cosa?” “Di fare quello che stai subdolamente tentando di fare!” “Non posso guardarti, né commentare la tua frangetta” fece lui portandosi le braccia dietro la nuca “e ora neanche cantare... insomma cosa vuoi che faccia?” “Non stavi cantando, ma solo tentando di distrarmi!” Rispose lei. “E voglio che tu smetta di farlo, imbroglione!” Lui rise di gusto. “Ecco!” Imbronciata lei. “Ora vediamo se riesco a giocare tranquilla... dunque... si, ci sono! E stavolta non potrai replicare!” “Sentiamo...” curioso lui. “Allora, dico...” soddisfatta lei “... Admeto e Alcesti!” “Uh...” fece lui “... sembra un colpo decisivo alla gara...” “Si, lo sapevo!” Raggiante lei. “Sapevo che avrei vinto io!” “Oh, non cantare troppo presto vittoria...” mormorò lui “... ho ancora un asso nella manica...” “Quale?” “Beh, una coppia irraggiungibile...” fissandola lui “... una coppia che non ha nulla da invidiare a tutte quelle che abbiamo detto... e se anche la loro storia non è stata ancora narrata da qualche poeta o romanziere, lui non ama la sua amata meno di quanto Perseo amasse Andromeda, Lancillotto Ginevra o Tristano Isotta...” I suoi occhi chiari sembravano aver catturato tutti i giochi di luce di quel luminoso pomeriggio. “Quale coppia?” Chiese lei. “La coppia più bella di tutte...” “Dimmela...” “E avrò il mio premio?” “Si, se stai dicendo il vero...” annuì lei. http://25.media.tumblr.com/tumblr_m7...ju1to1_500.png “Pour nous, mon beau capitaine...” sussurrò la donna, allontanando da Guisgard quel lontano ricordo. “Un'altra volta magari...” accarezzandola lui. “Oh, mais pourquoi?” Delusa lei. “Che uomo siete? Non vi piaccio?” “Sono di quegli uomini che piacciono a te...” sorridendo lui “... quelli ricchi...” e le diede un sacchetto di monete. “Oh, merci!” Prendendo il sacchetto lei. Guisgard allora si alzò e si avvicinò ad una delle finestre, restando a fissare il mare blu e così chiaro di luci e riflessi. |
Il resto della cena passo tranquilla.
Terminato il pasto il colonnello mi mostrò una splendida scacchiera e passo la serata, armato di una notevole pazienza, a insegnarmi le regole di quello strano gioco. Alla fine iniziai ad aver una certa padronanza dei vari pezzi che componevano la scacchiera e riuscimmo a giocare una intera partita senza che io avessi bisogno di spiegazioni; naturalmente persi. Il colonnello allora decise di ritirarsi e mi augurò la buona notte. Dalla finestra del salone si intravedeva uno spicchio di luna, "è splendida-pensai- scommetto che il riflesso che fa sul lago deve essere meraviglioso." La voglia di prendere Gulltoppr per una cavalcata notturna fino al lago era tanta, ma poi, mi ricordai delle parole di Sesc e decisi che non sarebbe stato saggio recarmi in giardino. Mi ritenevo perfettamente in grado di fronteggiarlo in caso di un suo eventuale approccio ma non volevo mettermi al suo livello o dargli strane idee sul mio ruolo nella casa. Tornai quindi nella mia camera. Mi misi la veste da notte, sciolsi i capelli e mi avvicinai alla piccola biblioteca addossata alla parete. Iniziai a scorrere i titoli sulle copertine di pelle e alla fine ne scelsi uno con una bella incisione sul cuoio. Presi in braccio Gon che sonnecchiava e lessi, anche se con un po' di fatica, le prime pagine. Era un libro di poesie. Ad un tratto sentii la fatica della giornata sulle spalle, gli occhi pesanti..la luce si faceva più flebile....buio. |
“State tranquilla” disse Storm ad Elisabeth “la vostra roba all'albergo può attendere. Se tutto va come immagino e spero, stasera tornerete lì con la vostra governante, dimenticando così tutta questa spiacevole avventura.” Frustò il cavallo e il calesse partì.
Risalirono così il promontorio che a picco guardava verso il golfo, con Las Baias che pian piano diventava sempre più piccola e lontana, mentre il Sole calava man mano sopra un mare chiaro di riflessi purpurei. “I nostri cari cacciatori di taglie” fece Storm durante il tragitto “avevano un covo... di questo sono certo, perchè ne conosco l'ubicazione. E la vostra governante non può che essere lì.” Arrivarono così quasi sulla cima del promontorio e Storm fermò il calesse. Indicò ad Elisabeth una vecchia torre di avvistamento. “E' quello il covo.” Mormorò Storm. “Sono sicuro che la vostra governante si trova là. Ora ci occorre un piano.” |
Talia andò in camera sua e si preparò per la partenza.
Aiutata dalla mamma di Jamiel preparò i suoi bagagli, in modo da poter partire il giorno dopo. Philip restò ancora un po' col signor Blind e ad ora di cena tutti si riunirono nel salone. Tutti tranne Arkwin. Maria aveva avvertito il marito che il vecchio padre appariva molto provato e non mangiava ormai da un giorno intero. Si rifiutava inoltre di vedere gli altri membri della famiglia. “Meglio lasciarlo così.” Disse Philip. “La morte di Passapour sarà un brutto colpo per lui. Dopo cena proverò io a dirglielo.” Fissò poi Talia. “Appena finito di cenare sarà meglio che tu vada a salutarlo. Forse gli farà bene vederti. Domattina partirai presto e forse non ti sarà possibile farlo.” |
Sprono' il cavallo, e questo ci fece lasciare Las Baias velocemente, tutto era lontano, anche i miei averi......le piccole cose che mi rendevano esistente....viva,conoscoiuta...........il promontorio e l'acqua cristallina del golfo...solo un riflesso di colori, la natura era impareggiabile, non avrei mai potuto dipingere nulla di simile..Storm parlava, ero confusa ..una vecchia torre ed un piano...." Cosa potrei escogitare, non cosnosco questo posto, non so se vi sono entrate nascoste.........non so nulla mi chiedete troppo Storm, mi chiedete di pensare che tutto questo sia molto semplice...ho paura Storm..ho la netta sensazione che non troveremo Ingrid, non troveremo niente.........potrei solo entrare dentro ed urlare che rivoglio indietro la mia Ingrid....non ho un piano da offrirvi Storm, andate via e lasciatemi qui.....avete mantenuto fede alla vostra parola, mi avete portato nel posto dove si trova Ingrid.......e se continuerete a stare qui....la vostra vita, sara' in pericolo...".....mi avvolsi tra le braccia il mio scialle...c'era freddo
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Lin sorrise ad Altea.
“Eh, non posso dire nulla...” disse divertito il maestro “... altrimenti vi rovinerei il regalo.” Lasciarono allora la villa e scesero verso il golfo, dall'altra parte del promontorio. Arrivarono così ad un ridotto molo, dove c'era una piccola capanna di pescatori. “Io sono nato e cresciuto in un posto come questo...” fece Lin “... e vengo spesso qui, quando voglio starmene da solo...” fischiò e dalla capanna uscì un vecchio pescatore “... Wesl!” Andandogli incontro Lin. “Come stai, vecchio mio?” I due si abbracciarono. “Ti presento Altea.” Sorridendo Lin. “Oh, i miei complimenti!” Esclamò Wesl. “Che bella fidanzata ti sei trovato!” “No, Wesl...” ridendo Lin “... non è la mia fidanzata.” “E cosa aspetti?” Replicò il vecchio. “Che qualcuno arrivi prima di te?” “Wesl, è un vecchio lupo di mare” disse Lin ad Altea “e conosce tutte le leggende di questi mari. A lui potete chiedere ciò che volete su queste terre.” |
Gurenaiz passeggiava nervosamente nello spiazzo davanti alla locanda, in attesa di decidere il da farsi.
Si avvicinò a lui una vecchia. “Eh, sono cinquantanni che vivo qui” disse “e ho visto pirati di tutti i generi. Ho imparato a riconoscerli dagli occhi. Sai che un pirata possiede uno sguardo particolare e unico?” “Davvero?” Fissandola lui. “Già...” annuì la vecchia “... uno sguardo che brilla di una luce ignota a tutti gli altri uomini... posso ben dirlo, poiché io ho amato alla follia un pirata...” “E nei miei occhi cosa vedi?” “Tu non sei un pirata...” con un ghigno lei. “Cosa dici?” Stupito Gurenaiz. “Si, lo leggo nei tuoi occhi...” “Sei pazza!” “Solo due cose possono spingere un uomo comune a venire in un posto come questo...” mormorò la vecchia “... il denaro, o l'amore...” Lui la fissò. “E dai tuoi occhi comprendo quale sia questo motivo...” continuò lei “... dimmi, è bella? Si, deve esserlo davvero...” “Si...” annuì Gurenaiz. “Allora bada di non farti prendere...” disse lei “... sono malvagi gli uomini che stanno qui... ecco...” dandogli una boccettina “... usala con parsimonia... bisogna berla tutta per causare uno stato di morte apparente... infatti solo i morti vengono risparmiati da questi demoni...” e andò via. Gurenaiz restò allora a fissare quella boccettina che aveva in mano. Ad un tratto sentì una voce. Era Clio. “Dovevo immaginare si trattasse di questo...” scuotendo il capo Gurenaiz “... vogliono rendermi un assassino come loro...” fissò la ragazza “... si, andremo via da qui... andremo via insieme...” In quel momento arrivarono due filibustieri di Giuff. “In verità, bellezza mia...” rivolgendosi Gurenaiz a Clio e cambiano espressione “... ho già scelto la mia compagnia per stanotte... e non credo che lei mi rifiuterà questo, dato che potrebbe essere l'ultima mia notte d'amore... e non si rifiuta un ultimo desiderio ad un potenziale condannato a morte...” e con un gesto tanto improvviso, quanto istintivo, prese Clio fra le braccia e la baciò con trasporto. |
Rimasi esterefatta arrivata in quel piccolo molo..e ancora di più nel sapere..che il maestro proveniva da quelle umili origini.
Un senso di vergogna mi pervase, per come lo avevo trattato il giorno prima..certo che capiva cosa significasse ascoltare un vecchio marinaio e me lo confermò da come abbracciasse e parlasse con Wesl. Effettivamente, era cambiato...sembrato essere a proprio agio e mostrare il suo vero Io. Fui destata dalla richiesta del maestro..."Prima di tutto sono felice di conoscervi messer Wesl..oh sono molte le cose che vorrei chiedervi. Però..visto che ho commesso un errore non fidandomi del maestro Lin.."ci fu un momento di silenzio e ci guardammo in viso "come dicevo al maestro..io posseggo un manoscritto..originale penso...sulle confessioni del pirata Topasfier sul Tesoro nascosto di Capitan Lanzaras e dove si trova..voi che dite di questa storia? Sono dicerie o qualcosa vi è di vero? E poi avrei un grande desiderio espresso al maestro...si può visitare qualche isoletta qui vicino? O vi è pericolo di pirati?" Mi augurai che pure Wesl non fosse pietrificato dal terrore al solo sentir nominare..Capitan Lanzaras. |
Non potei fare nulla. In un attimo mi ritrovai tra le braccia di Guerenaiz, stretta a lui.
Mi sentii sfiorare dal suo viso, le sue labbra sulle mie. Mi abbandonai un istante a quel l'incontro dolce per quanto irruento. Ma poi, spalancai gli occhi, il cuore mi batteva a perdifiato. Ma... Cosa diamine stai facendo? Come puoi.... Spinsi via Guerenaiz con tutta la forza che avevo nelle braccia. I miei occhi furenti e appassionati lo fissavano. Alzai la mano destra e lo colpii al volto così forte da lasciargli un segno rosso sulla guancia. "Tu, lurido, sporco... Pirata! Osa toccarmi, o insultarmi un'altra volta e giuro che sarò l'ultima donna con cui potrai fare il gradasso!" Sentii le risate dei due scagnozzi di Giuff, ma non vedevo i loro volti. Scossi la testa, senza smettere di guardare Guerenaiz: " siete tutti uomini meschini e senza onore. Per chi diavolo mi hai preso? Solo il mio promesso sposo potrà sfiorarmi.." Mi avvicinai al suo orecchio sinistro: "Quello vero... S'intende" gli sussurrai. |
Annuii a quelle parole di mio padre.
Finimmo così di mangiare... io rimasi silenziosa durante la cena, non riuscendo a smettere di pensare a quella partenza affrettata, a come avrebbe reagito Musan quando lo avesse scoperto e a ciò che avrei detto al nonno poco dopo... Alla fine, di una cosa sola ero convinta... mi addolorava il solo pensiero, ma sentivo che era una cosa che dovevo fare... Esitai a lungo... infine mi alzai in piedi... “Padre...” iniziai a dire, mentre la madre di Jamiel toglieva le ultime stoviglie dalla tavola “Ti prego, lascia che sia io ad informare il nonno su Passapour... sento di doverlo fare... sento che è giusto che io gli parli, dato che domattina partirò!” Esitai... poi, ad un suo cenno, capii che era d’accordo... così mi congedai da tutti ed uscii dalla sala, diretta al piano superiore. Giunsi di fronte all’alta porta scura che dava sulle stanze riservate al nonno e qui sostai... ero tesa, preoccupata, triste... ero lì per dirgli che il suo fedele Passapour era morto ed anche che io sarei partita l’indomani... esitai per qualche lungo momento, con la mano a mezz’aria... infine mi feci coraggio e picchiettai appena. La stanza era immersa nella penombra... vi feci capolino, chiamando piano il nonno... poi lentamente entrai e richiusi la porta dietro di me... La stanza era invasa dalla calda, tagliente luce del tardo pomeriggio. Io, immobile e silenziosa sulla soglia, continuavo a guardarmi le scarpe, incapace a decidermi ad entrare come pure a fuggire via. Per lunghi minuti fu il silenzio, poi una voce, proveniente dalla poltrona dall’alto schienale dal apate opposta della stanza, mi fece sussultare... “Talia...” disse la voce del nonno “Cosa fai lì sulla porta? Non vuoi entrare?” “Nonno...” balbettai, sentendomi immediatamente colpevole “Nonno, io... veramente...” “Vieni avanti!” disse lui “Fatti vedere!” Di mala voglia presi ad avanzare lentamente fino a raggiungere l’ampio tavolo di mogano, che, a me bambina, pareva alto ed imponente... “Eccomi!” mormorai, mantenendo lo sguardo basso. Il nonno mi osservò per un istante... un debole sorriso aleggiò sulle sue labbra per un istante, ma subito scomparve... “Sei silenziosa oggi, signorinella... come mai?” “Io...” iniziai a dire, ma subito tacqui, chiedendomi come fosse possibile che ancora non lo avesse saputo. “Si?” mi incalzò. Silenzio. “Niente?” domandò il nonno. Non risposi, continuando a scrutare il pavimento. “Molto bene...” concluse lui “Allora credo che tu possa andare!” Trattenni il respiro... poi, sorpresa e sollevata perché la mia marachella non era stata scoperta, mi affrettai a voltarmi e a riguadagnare la fuga... Ero già arrivata sulla soglia, quando mi bloccai. Non sapevo perché... ma improvvisamente mi sentii in colpa... il nonno, dopotutto si fidava di me, e quel guai che avevo combinato un po’ per gioco ed un po’ senza pensare alle conseguenze prese a rimordermi sulla coscienza... Esitai per qualche istante... poi lentamente tornai verso il tavolo... “Nonno...” mormorai con una vocina sottile sottile “Nonno, io... io, ecco... in verità, io dovrei dirti una cosa...” L’uomo sollevò gli occhi dalle sue carte e mi fissò... “Davvero?” chiese. “Si...” dissi “Io... io non volevo fare del male... non ci ho pensato... e mi dispiace... è solo che...” “Solo che proprio non hai resistito!” completò, con un mezzo sorriso “E la povera signora Lodewijk ne ha fatto le spese... è così?” Sorpresa sollevai gli occhi e finalmente lo guardai, dall’altra parte del tavolo a cui il mio naso arrivava a fatica... “Tu lo sai?” chiesi. Il nonno annuì appena. “Ma non me lo hai detto...” mormorai “Pensavo mi avresti sgridata...” Il nonno mi osservò per un istante... poi sospirò... “Vedi, Talia... ciò che hai fatto è sbagliato e lo sai. Così come io so che non l’hai fatto con cattive intenzioni, ma solo per uno sciocco gioco. La cosa davvero importante e di cui sono orgoglioso è che sei stata tanto onesta da confessare.” mi sorrise “Sai... qualche volta dire la verità è difficile, lo so... specialmente quando si teme di ferire o di deludere le persone che amiamo... eppure, anche in quei casi, la verità è la sola cosa che conta, la sola cosa che vale davvero! Ricordatelo, Talia... la verità! Sempre! Soprattutto con le persone a cui tieni!” La stanza era buia, ma potevo distinguere la sagoma del nonno, immobile, sulla poltrona di fronte alla finestra... Mi avvicinai adagio... sapevo che, se anche non poteva voltarsi a guardarmi, mi aveva sentita e mi aveva riconosciuta... il nonno aveva il dono di sentirmi e riconoscermi quando arrivavo, lo aveva sempre fatto... “Ciao, nonno...” mormorai, giungendogli accanto e posandogli un leggero bacio sulla guancia, per poi sedermi sul tappeto ai suoi piedi, come facevo da piccola quando mi raccontava le sue storie sui suoi viaggi e sui pirati... “Sai...” dissi dopo un po’ “Sono stati lunghi questi due anni... è stato difficile ambientarsi qui, è stato difficile iniziare a vivere una nuova vita, in un nuovo mondo... non so... a volte penso che se è stato così difficile è solo perché la mia vecchia vita in Olanda mi piaceva! Sì, mi piaceva stare con te... mi piaceva la nostra casa e la vista di cui si godeva dalla terrazza alta, ti ricordi? Mi sentivo sicura là... non ho mai avuto problemi e non ho mai avuto paura... mai, neanche una volta ho avuto paura di niente...” Esitai... “Qui, invece, tutto è diverso...” mormorai poi “Ho... ho conosciuto un uomo... uno spagnolo! Lui mi ha donato un pugnale e da quel momento in poi...” La mia voce tremò forte... ma la schiarii e mi costrinsi a continuare... “E da quel momento in poi tutto è cambiato! Tutto è precipitato!” Sospirai... e, senza riuscire ad arginare le parole, raccontai tutto ciò che era accaduto con Musan... raccontai delle sue parole, di ciò che mi aveva detto e di ciò che aveva insinuato... raccontai dell’arresto di Passapour e di come ero voluta andare fino alle prigioni per vederlo... infine, con la voce spezzata raccontai di ciò che era accaduto là, del corpo senza vita che Musan mi aveva mostrato, delle sue parole, delle accuse, della paura, racconta di come mio padre era arrivato e di come mi aveva portata via... I miei occhi erano pieni di lacrime alla fine e la mia voce così rotta che faticavo a parlare... “Mi dispiace così tanto, nonno... ti ho deluso, sono stata così sciocca... così inutile... ed il povero Passpour... io so che non può essere stato lui, so che quelle accuse sono false e bugiarde... ma nessuno mi crede... nessuno vuole darmi retta... mi dispiace così tanto...” Cercai con la mia la sua mano, immobile sul bracciolo della poltrona, e su di essa poggiai la fronte e piansi... piansi per qualche tempo, sfogando con lui tutta la paura, l’ansia e la frustrazione che avevo dentro... Infine, riuscendo a calmarmi, tornai a sollevare la testa... “Perdonami!” mormorai, asciugandomi gli occhi e cercando i suoi “Perdonami... se ho pianto. Il fatto è che... beh, il fatto è che, dopo questo, papà ha deciso che era troppo pericoloso per me restare qui... dice che sono l’anello debole della catena, perciò non posso più restare qui... ed ha deciso che dovevo partire. E così... beh, così domattina presto mi metterà su una nave!” Sospirai... sentendomi come chi si è appena liberato da un peso insostenibile, un peso che avevo sul cuore. |
Gulltoppr cavalcava rapido, fiero e sicuro attorno al lago, mentre le stelle scintillavano chiare nel cielo.
Cheyenne teneva strette le briglie e poteva sentire un fresco vento che le gonfiava i capelli e le accarezzava la pelle. Ad un tratto udì una musica. Era lenta e malinconica e sembrava diffondersi ovunque intorno a lei. Ora sembrava il vento a condurla, mentre un attimo dopo pareva sorgere dalle increspate acque del lago. Poi ancora erano le foglie degli alberi a vibrare come corde di violino e un momento dopo quella musica dava l'idea di perdersi nelle tenebre tutt'intorno. Da dove giungeva dunque? Chi la suonava? Cheyenne corse allora verso la villa, dove trovò il colonnello seduto in giardino ed intento a giocare da solo una partita a scacchi. “Il re è il pezzo fondamentale” disse “e se viene mangiato la partita è persa. Ma in realtà perdere la regina equivale alla sconfitta.” Di nuovo quella musica. Poi il vento aumentò ed anche le acque del lago divennero più inquiete. Cheyenne si svegliò poco prima dell'alba e nel dormiveglia udì ancora quella misteriosa musica. Cadde di nuovo addormentata e si destò definitivamente quando il Sole era ormai alto in cielo. E anche in quei primissimi momenti sentì ancora quella musica. Ma pochi istanti dopo essa cessò. Era ormai metà mattinata e la villa si era già svegliata da un po'. |
“Smettetela.” Disse all'improvviso Storm ad Elisabeth. “Cosa sono queste chiacchiere? Siete stata coraggiosissima fino ad ora e proprio adesso volete farvi prendere dal panico? La vostra Ingrid è là dentro” indicando la torre “e dobbiamo trovare il modo di farla uscire... ma occorre un piano...” si guardò intorno, come a voler cercare qualcosa in grado di aiutarli.
Notò allora un piccolo convento poco distante. “Ecco ciò che ci occorre!” Esclamò. “E dire che da piccolo facevo sempre storie per andare in chiesa...” sorrise “... fortuna che il Buon Dio non ripaga mai con la stessa moneta...” frustò il cavallo e raggiunsero il convento “... mi spiace per voi, milady, ma ancora una volta bisognerà recitare la parte degli sposi felici.” Le fece l'occhiolino. Storm saltò giù e bussò al portone del convento. Un attimo dopo un fraticello aprì la porta. “Chi è che bussa?” “Frate...” fece Storm “... sia lodato il Cielo... io e mia moglie eravamo giunti per una bella passeggiata, quando è stata colta da un malore... credo abbia bisogno di riposare e non mi sento di farle affrontare il tragitto di ritorno a Las Baias... possiamo entrare per farla riposare un po'?” Il frate allora fissò Elisabeth sul calesse. “Cosa avete, signora?” Chiese il religioso. |
Wesl sorrise a quelle parole di Altea.
“Ma certo.” Disse il vecchio lupo di mare alla ragazza. “Certo che le isole si possono visitare, anche se non tutte. La più vicina e più sicura è Nisides, dove si trova un porto commerciale di Las Baias. E' un'isoletta tranquilla, caratteristica e molto bella. Dal porto è possibile anche vederla se l'aria è asciutta. E sappiate che il vostro maestro la conosce benissimo.” Sorrise. “E poi, quella leggenda...” mormorò “... pensavo fosse andata perduta e invece, a quanto mi dite, circolano ancora scritti che la riguardano.” Lin era a fissare il mare, senza prestare molto ascolto alle parole del vecchio marinaio, come se conoscesse già quel genere di storie. “Vi dirò, visto che siete così bella e gentile, che nessuno può affermare con certezza se quel tesoro esista o meno.” Continuò Wesl. “Forse si, o forse no, chi può dirlo. Magari era un buon bottino e poi il tempo e le dicerie l'hanno mutato in una inestimabile fortuna, chissà. Fatto sta che non ci sono prove o mappe o altre testimonianze. Dite di possedere un manoscritto forse autentico? Eh, sapete quanti ne ho veduti? E tutti giuravano di riportare il vero, rivelandosi poi solo falsificazioni. Quanto al vostro manoscritto... cosa vi fa credere che sia autentico?” |
Gurenaiz restò a fissare Clio per alcuni istanti.
Poi si portò una mano sul viso e la strofinò sulla guancia colpita dalla ragazza. “Beh, immagino sia un no questo...” disse sorridendo “... chissà allora se ripenserai a questo mio bacio, quando mi vedrai penzolare dal pennone della prossima nave che il buon capitano Giuff deciderà di assaltare... e forse allora ripenserai a questo ultimo desiderio che hai rifiutato ad un povero condannato a morte...” “Infondo mi piaci!” Esclamò uno dei due bucanieri che avevano assistito a quella scena. “Mi piace come tratti le donne!” “Si, piaci anche a me, amico!” Fece l'altro. E tutti e due risero forte. “Già, peccato però che ci abbia provato con la ragazza sbagliata.” Disse Boyuke, giunto in tempo per vedere il bacio e la reazione di Clio. “Ti avevo avvertito... il capitano non vuole che qualcuno gironzoli intorno alla ragazza...” fissando Gurenaiz “... ma forse le parole non bastano... si, forse occorrono le maniere forti con te... tenetelo fermo!” Ordinò ai due bucanieri. In un attimo Gurenaiz fu bloccato dai due e subito Boyuke cominciò a colpirlo con violenti pugni allo stomaco e poi sul viso. E lo picchiò con rabbia, fino a quando l'ufficiale olandese si piegò sulle gambe. Allora i due bucanieri lo lasciarono e Gurenaiz cadde a terra. Boyuke fece un cenno ai due e quelli cominciarono a colpire l'ufficiale con calci allo stomaco e ai fianchi. Lo picchiarono selvaggiamente, ridendo ed insultandolo. “Va bene...” mormorò Boyuke “... così può bastare...” I tre andarono via, lasciandolo a tossire e ad ansimare nella polvere. |
Rynos ed Emas subito si avvicinarono a Cavaliere25, col chiaro intento di tirarlo su di morale.
“Su, ragazzo, non abbatterti.” Disse Rynos. “Ora ti aiuteremo noi a trovare una brava ragazza!” Si guardò intorno e vide una delle donnine del posto seduta sul bancone. “Ehi, Ines!” Chiamando la ragazza. “Vieni qui, in mezzo ai tuoi amici!” La ragazza sorrise e si avvicinò ai tre. “Questo è cavaliere25.” Fece Rynos. “E vogliamo si diverta un po' Vuoi pensarci tu a fargli compagnia?” “Ma certo!” Esclamò Ines. “Sai che sei un ragazzo simpatico e carino?” Sedendosi subito sulle ginocchia di Cavaliere25. |
Arkwin ascoltò ogni parola di Talia.
E anche le sue lacrime. Il suo viso non riusciva a mostrare, a causa del suo cattivo stato di salute, espressioni chiare e definite, ma i suoi occhi erano attraversati da mille luci e ciascuna sembrava animata da una sensazione e un'emozione diversa. Apprese così tutto. Dello spagnolo, delle sue indagini, della cattura del fedele Passapour e della sua assurda morte. Ed infine anche della partenza di Talia. Ebbe allora un sussulto, quasi un moto di rabbia. Arrivò a stringere il pugno, con la chiara intenzione di liberare la sua rabbia per quell'insopportabile stato di impotenza, ma non riuscì ad andare oltre ad una smorfia indefinita. Il vecchio leone, vincitore di mille battaglie contro gli uomini, contro la fortuna e contro la natura, ora era imprigionato in un corpo malato, vecchio e stanco. Un corpo che gli impediva di difendere le persone a lui più care. Restò allora immobile e in silenzio accanto a sua nipote. E restarono così per un tempo imprecisato, fino a quando Maria entrò e pregò Talia di ritirarsi e di lasciare suo nonno riposare. La notte trascorse lenta e triste. Al mattino tutto era pronto per la partenza. Blind giunse con la sua carrozza per prendere Talia e andare insieme a lei al porto. La ragazza salutò allora i suoi genitori, mentre invece Arkwin era ancora nella sua stanza. “Tornate presto, Analopel...” fece la madre di Jamiel “... Las Baias è più bella quando voi siete qui.” “Analopel!” Arrivando di corsa Jamiel. “Avevi dimenticato questo nella tua stanza!” Dandole il pugnale di Musan. “Portalo con te, così potrai difenderti se incontrerete dei pirati lungo il viaggio!” “Che sciocchezza!” Esclamò Philip. “Il tragitto verso Minisclosa è tranquillo! Su quelle acque navigano spesso fregate olandesi o spagnole e nessun corsaro oserebbe avventurarsi in quello stretto di mare così sorvegliato!” La carrozza allora partì e poco dopo raggiunse il porto. Qui, Talia e Blind erano attesi dall'equipaggio di una nave olandese di proprietà della Compagnia delle Flegee Occidentali. Saliti a bordo, la nave partì e subito puntò le sue vele verso Minisclosa. “Non siate triste, milady...” passeggiando Blind sul ponte con Talia, insieme al comandante della nave “... Minisclosa è un posto molto accogliente e sicuro. Vedrete, vi troverete bene e presto ritornerete dalla vostra famiglia a Las Baias.” "Oh, si..." intervenne il comandante della nave "... Minisclosa è sicuramente un posto che vale la pena vedere." http://3.bp.blogspot.com/-4LCEgMcICW...h27m06s237.png |
La sfuriata di Storm mi arrivo' alle orecchie come tempesta di mare....." Sono stata coraggiosa e' vero, ma l'ho fatto sempre colta di sorpresa da avvenimenti che si sono susseguiti uno dietro l'altro e che non mi hanno dato modo di riflettere veramente su quello che stava succedendo.....ora pero' se permettete, siccome dalla terra da cui provengo in genere non salvo Ingrid di mestiere...sono un po' scossa............Il Convento..dite il Convento quello li'........non ho un buon rapporto con i frati...mia madre si rifugia in chiesa a piagnucolare tutte le volete che non mi comporto come lei desidera...come se nostro Signore avesse il tempo di pensare a queste sciocchezze.........."....Alla proposta di Storm di continuare con la scenetta dei due sposi felici non ebbi il tempo di aprire bocca che mi ritrovai difronte al portone del convento......sapeva recitare veramente bene, forse oltre al fuorilegge faceva anche l'attore....e cosi' quando mi chiesero quale malore avessi....un sorrisetto malvagio si dipinse sul mio volto...." Buonasera Padre, e' un paio di giorni che ho la sensazione di sentire strani odori, il cibo mi da' la nausea e strani capogiri mi assalgono durante la giornata......spero proprio di non aspettare un bambino....questo e' un viaggio che abbiamo fatto dopo tanto tempo........e sembra che lo stia rovinando con questo strano malessere.."...non feci in tempo a finire la frase che svenni tra le braccia di Storm
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Non riuscivo a comprendere se ciò che il comandante Gurenaiz provava per Clio fosse vero o faceva parte del suo piano......, io rimasi in disparte e guardai' la scena che mi sembrava sempre più ambigua: parlava di una principessa che doveva salvare, ma era la stessa?
Tale quesito mi lasciava, alquanto perplesso......improvvisamente, sentì dei suoni simili ad una rissa corsi verso questi ultimi e vidi che il comandante era stato percosso in malo modo.......probabilmente, la sua esuberanza gli aveva regalato ciò......come si suol dire: meglio non esporsi troppo agli istinti, rischi di incappare in qualche brutto guaio. Pian piano mi avvicinai' per portargli soccorso, ma vidi che Lady Clio già andava prendendosi cura di lui. Non proseguì verso di lui, ma mi limitai' ad osservare come sarebbe andata. |
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